Tempo di bilanci: la Roma dal 2010 al 2019

Alice Dionisi – Termina il 2019 ed è tempo di bilanci anche a Trigoria. Il club ha chiesto ai tifosi di votare il miglior giocatore del decennio, il miglior acquisto, la miglior partita, il miglior allenatore e la migliore stagione. Senza molte sorprese, Francesco Totti è stato eletto il miglior giocatore del club negli ultimi dieci anni, alle sue spalle De Rossi, Dzeko, Florenzi e Nainggolan. In corsa per il miglior acquisto del decennio c’erano Zaniolo, Salah, Alisson e Dzeko, ed è stato proprio il bosniaco, acquistato da Sabatini nel 2015 dal Manchester City, il migliore negli ultimi dieci anni. Suo anche il gol preferito dai tifosi della Roma nello stesso arco temporale, quello allo Stamford Bridge contro il Chelsea nella fase a gironi di Champions League, quando i giallorossi riuscirono a pareggiare 3-3 contro i Blues allenati da Antonio Conte. Claudio Ranieri, alla guida della Roma all’inizio del decennio (2009-2011) e nella seconda esperienza (nel 2019, quando è subentrato a Eusebio Di Francesco per traghettare la squadra fino al termine della stagione) è stato votato come miglior allenatore, vincendo su Spalletti, Garcia e Di Francesco. Con l’89% dei voti, Roma-Barcellona 3-0 è stata eletta come la più bella partita disputata dai giallorossi nell’arco degli ultimi dieci anni. La rimonta ai danni dei blaugrana nella stagione 2017-2018 di Champions League è rimasta nei cuori dei tifosi, scelta (quasi) unanime. La miglior stagione, secondo i fan, è stata proprio quella 2017-2018. Nel corso dei dieci anni (iniziati con Rosella Sensi a capo della società) la Roma in campionato si è piazzata 4 volte seconda (con Spalletti, Garcia e Ranieri), due volte terza, tre volte sesta e una volta settima (con Thomas Di Benedetto presidente del club). La semifinale contro il Liverpool nella stagione 2017-18 è stato il miglior piazzamento europeo nell’arco del decennio, mentre in Italia i giallorossi hanno conquistato due finali di Coppa Italia e una di Supercoppa.

Alice Dionisi

 

 

Viaggiando nella Hall Of Fame: Giorgio Carpi, il signorino con la Roma(n) nel cuore

Pagine Romaniste (F. Belli) – Roma-Lazio, 11 gennaio 2015. I giallorossi secondi in classifica guidati da Rudi Garcia rimontano un doppio svantaggio grazie a una doppietta di Totti. Gol in spaccata, selfie, miracolo di De Sanctis all’ultimo su Klose e tanto altro. Il vero show però è sugli spalti. Prima del match la Curva Sud dà vita a una delle più belle coreografie di sempre: 16 volti storici del club innalzati sopra uno striscione che recita: “Figli di Roma, capitani e bandiere. Questo il mio vanto che non potrai mai avere. Tutti giocatori formidabili che si sono contraddistinti per il loro attaccamento alla maglia, una fedeltà cieca che vale loro appunto la denominazione di “capitani e bandiere”. Due di questi volti però raccontano una storia diversa: Giorgio Carpi e Giuliano Taccola. Due giocatori che non hanno giocato insieme neanche 100 partite in Serie A. E allora perché sono stati scelti? Oggi raccontiamo la storia di Giorgio Carpi. Nasce a Verona nel 1909 da una famiglia aristocratica, col padre Andrea che entra nella dirigenza del Roman club portando tutta la famiglia con se nella CapitaleLa Roma ancora non esiste. Il padre sarà uno di quei dirigenti favorevole alla fusione con la Fortitudo e l’Alba Roma che porterà alla nascita, nel 1927, dell’Associazione Sportiva Roma, nonostante morirà pochi mesi prima in un incidente stradale. Giorgio era la stella del Roman, e per questo fu uno dei pochi della sua squadra selezionato anche nella nuova società. Rimarrà alla Roma, prima da giocatore e poi ricoprendo vari incarichi dirigenziali, fino al 1959.

La scelta d’amore e il primo derby capitolino

Non percepisce mai uno stipendio: il suo attaccamento è tale da farlo giocare senza compenso, accontentandosi del rimborso spese. E’ vero, se lo può permettere, ma il suo gesto è comunque straordinario. Non era un campione, e non a caso trova pochissimo spazio in prima squadra. Il “signorino”, così chiamato per le origini nobili e il portamento di alta classe, ha fatto una scelta: quella di rimanere ai margini. Riesce comunque a togliersi una bella soddisfazione: gioca la partita d’inaugurazione di Campo Testaccio contro il Brescia, recuperando il pallone da cui poi nasce il primo gol storico di Volk. E poi c’è anche un altro episodio. Così il giornalista Vittorio Finizio racconta la sua estasi e quella di altri compagni dopo il primo derby vinto, con gol di Volk: “Tripudi, osanna e scarrozzata finale in Via del Gambero, dove era la rinomata bottiglieria Farneti. Farneti era stato magnate dell’Alba, non aveva digerito la fusione, si era fatto laziale. Ed ecco pronti Carpi, Bibbitone, Degni e naturalmente Attilio Ferraris IV passargli e ripassargli davanti in carrozza, con facce da luna piena. Questo era il clima di quel primo derby capitolino!”. Un romanista vero, pronto a festeggiare in prima linea. Ed è per questo che il signorino era in quella coreografia, perché il tempo passa ma i sentimenti restano. E non vengono dimenticati. Pagine Romaniste (F. Belli)

Fonseca: “Roma all’inizio di un percorso. Pronti a migliorare la rosa. Pallotta? Non c’è, ma si sente”

(Keivan Karimi) – Metà stagione da allenatore della Roma. I risultati parlano per lui. Paulo Fonseca ha conquistato la capitale, con prestazioni all’altezza e un cammino totalmente positivo, soprattutto per come si è chiuso il 2019 giallorosso.

Oggi la Gazzetta dello Sport ha pubblicato un’intervista intrigante che segna la metà del percorso stagionale della sua Roma. Fonseca si dimostra ambizioso ma cauto, con le idee chiare ma senza alcun cenno di adagiamento sugli allori.

Quali sono i suoi riferimenti da tecnico?
Fino a 26-27 anni non pensavo alla panchina. Poi ho iniziato a vedere le cose diversamente, ero interessato a tutto ciò che facevamo come lavori ed esercitazioni. Ma in Portogallo la svolta è stata Mourinho, il più grande allenatore della nostra storia. Ci siamo parlati poche volte, ma c’è un rapporto di reciproco rispetto. Lui ha segnato una trasformazione, un nuovo modo di concepire gli allenamenti, lui e il professor Vitor Frade sono stati dei riferimenti per allenatori come me, che iniziavano la carriera. Personalmente non ho mai copiato nessuno, ma sono stato influenzato da tutti gli allenatori avuti. Su tutti due: Jean Paul, che nelle giovanili dello Sporting Lisbona ha scoperto Quaresma e Cristiano Ronaldo, e Jorge Jesus, ora al Flamengo.

Lei è arrivato alla Roma in un momento non facile, con la tifoseria in subbuglio per gli addii di De Rossi e Totti. Ha mai pensato che con loro tutto potesse essere più facile?
Non ci ho mai pensato, quando mi è stata offerta la Roma loro non c’erano già più. Sono stati due grandissimi giocatori, è facile immaginare che se fossero qui sarebbero coinvolti nel processo e, vista la loro qualità, aiuterebbero squadra e gruppo a salire di livello. A me piace costruire il gioco dal basso e il miglior De Rossi si sarebbe integrato bene nel nostro gioco. Certo, ora è in età avanzata e non più al 100%, ma al top lo abbiamo apprezzato tutti.

È una difficoltà in più il fatto che parte della tifoseria non ami il presidente Pallotta e che lui non venga a Roma da quasi seicento giorni?
Io da parte dei tifosi percepisco un calore molto forte. Il seguito è impressionante. Sono fantastici. Tutti gli allenatori vorrebbero questo sostegno. È vero che Pallotta non è qui fisicamente, ma s’informa ogni giorno sull’andamento della squadra. E poi oggi il calcio è cambiato, nel mondo ci sono tanti esempi di altri club in cui i presidenti vivono in altri paesi. Non credo che questo costituisca un problema per la Roma o influenzi il nostro lavoro. Pallotta non c’è, ma si sente.

È arrivato nella stagione più aperta degli ultimi anni. Ha l’impressione che con qualche ritocco anche la Roma possa lottare per lo scudetto?
Penso che non sia giusto creare grandi aspettative. Meglio vivere con senso della realtà. Siamo all’inizio di un percorso. C’è un allenatore nuovo, un direttore sportivo nuovo, tanti giocatori sono arrivati e tanti sono andati via. Sono soddisfatto dell’andamento della squadra, ma sarebbe ingiusto creare questa pressione. Non vale la pena fare piani a lungo termine quando la prossima partita è sempre la più difficile. Sopratutto qui in Italia, dove l’ultima in classifica può battere la prima. Comunque, ho la consapevolezza che la Roma stia crescendo.

Il suo primo bilancio sulla Roma e sul campionato italiano?
Molto positivo, sono molto contento della squadra e della Serie A. Certo, il campionato è molto duro. Ci sono squadre e allenatori forti, ogni partita è diversa, ma dà grandi motivazioni. Di natura sono ottimista. E così penso che il 2020 possa essere meglio del 2019.

Gli obiettivi della vostra stagione sono mutati?
No. Il primo resta quello di arrivare tra le prime 4 per andare in Champions. Detto questo non cambio idea: rafforzando questa squadra, credo che entro l’arco della durata del mio contratto, si possa vincere qualcosa. Logico, però, che anche ora si giochi per vincere. La Coppa Italia non è facile, ci aspetta il Parma e poi forse la Juve, ma ci proveremo. L’Europa League si è trasformata in una mini Champions, visto le grandi squadre che ci sono, ma di sicuro non trascureremo questa competizione.

Dal prossimo mercato si aspetta rinforzi?
Gennaio è un mercato difficile. Eventuali rinforzi devono migliorare la rosa, non è facile. Prenderemo qualcuno se ci saranno delle uscite per alzare il livello. Petagna? Ottimo giocatore, ma non per il mio gioco.

Caso Florenzi: per via della Nazionale, al posto suo resterebbe o andrebbe via?
Non devo mettermi nei suoi panni. Lo capisco, ma quello che succede a lui con la Nazionale succede anche ad altri. Sono consapevole di quello che rappresenta per il club e per i tifosi. È un grandissimo professionista, non abbiamo mai avuto problemi, con lui ho un ottimo rapporto. Resta sempre un opzione tecnica, ma questo vale anche per gli altri giocatori. Io devo pensare solo al bene della Roma. Non posso pensare al fatto se Florenzi giochi o meno in Nazionale, anche se lo comprendo.

Sia sincero: pensa di restare a lungo qui?
I risultati indirizzano sempre la nostra vita, ma oltre che per la città, mi piacerebbe restare in un club che mi fa sentire a casa. La Roma è una delle società più importanti del mondo, vorrei restarci molto tempo.

La rivincita di Diawara: da riserva a uomo in più della Roma

(Jacopo Venturi) – Amadou Diawara è arrivato alla Roma quasi per sbaglio. Probabilmente non vestirebbe giallorosso se il Napoli non avesse voluto Manolas. Anche l’impatto non è stato facilissimo: le prime partite viste dalla panchina, poi le occasioni contro Lecce e Cagliari prima di un fastidioso infortunio al ginocchio. Dal suo rientro però Diawara è sembrato essere l’uomo giusto nel posto giusto e al momento giusto. Ha giocato da titolare nelle ultime cinque partite, dimostrando di essere, tra i centrocampisti a disposizione di Fonseca, quello che per caratteristiche meglio si sposa con Veretout. Il guineano è un giocatore meno dinamico nella metà offensiva rispetto al francese, ma compensa con una presenza totale in quella difensiva e in una grande aggressività nel recupero della palla. Non è poi di sicuro un regista alla Pirlo, ma è ordinato, geometrico, capace di imporre il suo ritmo alla partita. Il difetto più evidente sta negli errori banali e gravi che talvolta ancora fa in zone nevralgiche, esponendo la difesa. Ma anche questo aspetto del suo gioco in queste ultime uscite è sempre più marginale, a dimostrazione di quanto la fiducia lo stia facendo progredire. Insomma, la Roma non solo ha un giocatore in più sul quale può contare: ha il giocatore che gli mancava per completare un puzzle.

(Jacopo Venturi)

È Roma-show al Franchi contro l’ex Montella, Zaniolo al bacio

Alice Dionisi – La Roma augura buon Natale ai suoi tifosi, calando il poker alla Fiorentina nell’ultima partita del 2019 e congedando l’anno con l’immagine di Nicolò Zaniolo che bacia la maglia al gol. Montella deve fare i conti con le assenze di Ribery e Chiesa, ma i viola giocano a viso aperto nel primo quarto d’ora, andando anche in rete con Vlahovic, che si è reso subito pericoloso, ma Orsato annulla per fuorigioco. Quando la Roma ingrana la marcia, trova due gol in tre minuti: prima Pellegrini riesce liberarsi della difesa della Fiorentina, crossando per Zaniolo che serve Dzeko sotto rete. Il bosniaco firma la rete dell’1-0 al 19’, poi al 21’ Kolarov raddoppia con una punizione dal limite dell’area imprendibile per Dragowski, con il sinistro che finisce sotto l’incrocio dei pali. I viola non si lasciano abbattere e provano ad accorciare le distanze, trovando il gol con Badelj su rimpallo di Veretout al 34’. Nella ripresa gli uomini di Montella cercano il pareggio, ma la Roma è brava e attende le ripartenze per chiudere la partita. Al 73’ Lorenzo Pellegrini riesce a trovare il gol, dopo l’azione nel primo tempo che aveva permesso a Dzeko di sbloccare la partita. Il numero 7 giallorosso batte Dragowski con un destro rasoterra che condanna la Fiorentina. La Roma chiude le pratiche all’88’ siglando il poker con una rete di Zaniolo in contropiede, lanciato da Dzeko. Il giovane classe 1999 esulta e bacia lo stemma sulla maglia sotto al settore ospiti: un gesto che non è passato inosservato ai tifosi, che si godono il regalo di Natale anticipato. Adesso Montella è in bilico, nonostante i tentativi fatti dai suoi negli ultimi minuti di recupero (traversa di Vlahovic e conclusione di Sottil che finisce poco sopra la porta) il tecnico anticipa i giornalisti nel post-partita: “Fortunatamente arriva la sosta e, prima che mi facciate voi la domanda, io ho la stessa voglia di sempre e che ho sempre messo in ogni allenamento. Se ci sarà ancora il sottoscritto in panchina, ripartirò ancora una volta da questo e dai miei ragazzi, che sono veri uomini e anche oggi lo hanno dimostrato, lottando su ogni pallone”.

Alice Dionisi

La Roma chiude l’anno in bellezza, ma il progetto di Fonseca è solo a metà

(Jacopo Venturi) – La Roma di Fonseca brilla a Firenze. Nell’ultima gara dell’anno i giallorossi hanno giocato la loro miglior partita sotto la guida del tecnico portoghese, considerato il livello degli avversari, la trasferta e la prestazione offerta. Il risultato poderoso di 1-4 e la grande gara disputata sono però solamente numeri, dati, fatti da mettere a margine di un’analisi che deve comprendere più ampiamente che cosa ha fatto fin qui la Roma e soprattutto che cosa può e deve fare di qui in avanti. Ricollegando dunque i due estremi del percorso all’interno del quale è la squadra di Fonseca, il suo passato e il suo futuro, si giunge a una conclusione: la strada intrapresa è giusta, ma soprattutto ha un senso. La Roma è partita con qualche difficoltà e nel mese di ottobre stava rischiando di perdersi. Poi, insistendo su precise e chiarissime idee di gioco, ha iniziato a trovare continuità, esprimendosi ad alti livelli. Viene da chiedersi se il livello della formazione giallorossa sia questo o se la squadra possa spingersi oltre. La rosa ha qualche limite, gli infortuni sono sempre molti e le fragilità difensive non sono scomparse, ma sembra che la Roma abbia imparato a conviverci. Questa convivenza con la difficoltà ha portato la Roma a un solido quarto posto, a sette punti dalla vetta. La scalata sembra improbabile ma la certezza sta nella consapevolezza di essere una squadra che merita le parti alte della classifica e ambizioni importanti.

(Jacopo Venturi)

 

La Roma chiude l’anno in bellezza: 4-1 alla Fiorentina e quarto posto consolidato

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma, reduce dalla vittoria per 3-1 sulla Spal, ha affrontato la Fiorentina in terra toscana nell’ultimo match del 2019. I giallorossi hanno battuto la squadra di mister Montella 4-1 andando in vantaggio grazie alla rete di Dzeko che al 18′ ha sfruttato un perfetto assist di Zaniolo, trovando il tap-in vincente. La Roma ha subito trovato il raddoppio con Kolarov, al 22′, che ha trasformato un calcio di punizione. La Fiorentina ha poi accorciato le distanze grazie a Badelj, al 31′, nonostante qualche polemica su un presunto fallo commesso ai danni di Zaniolo ad inizio azione. Al 72′ poi Pellegrini ha chiuso il match realizzando la rete del 3-1. A decretare il definitivo 4-1 ci ha pensato però Zaniolo all’88’. Adesso la Roma sale a quota 35 punti e si porta provvisoriamente a -1 dal terzo posto.  Si segnala il fatto che dal settore ospiti sono stati intonati cori contro Pallotta, patron giallorosso. Nota negativa per una serata altrimenti indimenticabile: Lorenzo Pellegrini è uscito dallo stadio a causa di un infortunio al piede destro. Si spera niente di grave per lui. Questa l’analisi di Fonseca a fine gara: “Sono molto soddisfatto di questa partita. E’ stata una vittoria molto importante. Abbiamo fatto una buona partita e abbiamo fatto quello che abbiamo preparato. Non era facile con la Fiorentina. Oggi noi abbiamo fatto una bellissima partita. Quarto posto? Per me la prossima partita è la più importante. Devo dire che abbiamo fatto questi mesi una buona prima parte di stagione ma alla fine dobbiamo migliorare perché vogliamo vincere sempre. La cosa più importante è comunque la prossima partita. Abbiamo molto per migliorare. Possiamo controllare meglio la partita con la palla. Abbiamo perso la palla quando non dovevamo. Ci sono molti aspetti che dobbiamo migliorare. L’evoluzione della squadra è buona, i giocatori sono fiduciosi e convinti dell’idea della squadra. Questo per me è molto importante”. Con questa vittoria, si chiude anche il decennio 2010-2020 della Roma. In settimana, il club ha fatto votare ai tifosi la migliore partita di questo periodo. Risultato: I supporter hanno premiato il ritorno dei quarti di finale di Champions League 2017/2018, Roma-Barcellona 3-0.

Francesco Belli

2019 chiuso in bellezza: la Roma schianta 4-1 la Fiorentina

(Keivan Karimi) – I tifosi della Roma possono sognare e passare le festività natalizie nel migliore dei modi. Tutto grazie all’ultima grande vittoria del 2019, un successo esterno sulla Fiorentina che consolida il 4° posto in classifica.

Roma meritevole del piazzamento Champions, ma che stasera al ‘Franchi’ dimostra tutte le sue qualità odierne: saper soffrire, dominio territoriale e cattiveria sotto porta.

Il 4-1 sulla Fiorentina è risultato giusto e straripante. I viola, privi del duo Chiesa-Ribery, partono aggressivi nell’anticipo del venerdì sera. Ma la squadra di Paulo Fonseca dimostra saggezza e cattiveria. Non a caso al primo affondo Edin Dzeko colpisce: al 19′ Pellegrini inventa, Zaniolo rifinisce e il bosniaco punisce Dragowski da due passi.

Raddoppio immediato: punizione al limite conquistata da Zaniolo. Come al solito si presenta in battuta Aleksander Kolarov che supera la barriera col suo classico sinistro magico e trova l’angolino. 2-0 e partita già in ghiaccio.

La Fiorentina nel finale di tempo ha un moto d’orgoglio: un’azione ben orchestrata da Castrovilli porta al tiro Caceres. Una deviazione favorisce Milan Badelj che non sbaglia e prova a riaprire il match.

Nella ripresa però la Roma si comporta da squadra matura. Controlla l’eventuale ritorno di fiamma toscano e chiude i conti appena possibile. Il gol che taglia le gambe alla Fiorentina è di Lorenzo Pellegrini: il migliore in campo dialoga con Dzeko e mette alle spalle di Dragowski la terza rete.

Chiude i conti l’ex Nicolò Zaniolo, che in campo aperto non può sbagliare col suo piattone sinistro e stabilisce uno splendido poker, che vendica il clamoroso 7-1 subito dalla Roma al Franchi in Coppa Italia a gennaio scorso.

Un successo che dà ottimismo e fiducia alla banda Fonseca, sempre più in zona Champions League e pronta a vivere un 2020 da protagonista.

Il tabellino del match:

FIORENTINA (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Caceres; Lirola (83′ Sottil), Pulgar, Badelj, Castrovilli (83′ Eysseric), Dalbert; Boateng (66′ Pedro), Vlahovic. All. Montella.

ROMA (4-2-3-1): Pau Lopez; Florenzi, Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout; Zaniolo (90′ Spinazzola), Pellegrini (86′ Under), Perotti (76′ Mkhitaryan); Dzeko. All: Fonseca.

Arbitro: Orsato di Schio

Marcatori: 19′ Dzeko, 21′ Kolarov, 34′ Badelj, 73′ Pellegrini, 88′ Zaniolo.

Viaggiando nella Hall Of Fame: Sergio Santarini, il libero che ha fermato Pelè

Pagine Romaniste (F. Belli) – Lo stoico Epitteto diceva : “Nessuno è libero se non è padrone di se stesso”. L’uomo veramente libero quindi può scegliere di fare una cosa piuttosto che un’altra, anche se sbagliata. La chiave di tutto è la scelta. E così nel gergo calcistico il “libero” è il difensore che, sciolto dall’obbligo di marcare un avversario, può tenere la palla e impostare l’azione come un vero e proprio regista arretrato. Ruolo nato in Svizzera negli anni 30′ col Servette di Rappan, ha raggiunto poi il culmine col suo più celebre interprete Beckenbauer, salvo poi cessare di esistere col fuorigioco e la difesa a zona. E’ un ruolo, quello del difensore libero, che ha rivoluzionato il calcio. A Roma questa rivoluzione è stata importata da Sergio Santarini. Cresciuto calcisticamente nel Rimini, si fa notare in un’amichevole col Venezia che l’aveva richiesto solamente per l’occasione contro il Santos. In quella partita, a 20 anni, marca il giocatore più forte del mondo Pelè in maniera formidabile, senza concedergli il minimo spazio. Viene così notato e poi acquistato dall’Inter di Herrera, che lo ha impiegato come sostituto dello storico libero nerazzurro Armando Picchi. E cosi quel giovane stopper si trasforma in libero, imparando dal compagno di reparto.

L’arrivo a Roma e la rivoluzione col barone

Quando il mago prende il treno in direzione Roma, che è sempre il treno più bello che parte da Milano, se lo porta con se, preferendolo a “Core de Roma” Losi. Ma la svolta arriva col barone. Come lo stesso Santarini dirà: “Ora mi torna in mente il ritiro di Brunico. Proposi a mister Liedholm di modificare il nostro sistema di gioco. Accettò immediatamente, aggiungendo con il suo sorriso e il suo modo di fare: ‘Però… mi date una mano?!’. Insieme a lui, e lo dico con sincera umiltà, siamo stati i primi a rivoluzionare il calcio italiano lanciando il modulo a zona. Grandi critiche agli inizi, ma la strada da seguire sarebbe stata quella. Scelgo questo episodio perché la Roma, altrimenti, non sarebbe diventata quello che è diventata”. Una rivoluzione, quella di cui Santarini fu ideatore e in parte artefice, che porterà la Roma a vincere lo scudetto nel 1983. Uno scudetto che non vedrà mai, perché se ne era già andato al Catanzaro. Non è ormai così giovane da reggere la difesa a zona, non a caso già nell’ultima stagione aveva perso il posto da titolare. Ma come dirà Falcao al termine di quella cavalcata gloriosa: “Se oggi abbiamo vinto lo dobbiamo anche a tutti quelli che hanno iniziato il lavoro con noi tre anni fa. Mi riferisco a Santarini…”. Questa è la storia di “Santa“, un vero e proprio sognatore, perché senza sogno non esiste la rivoluzione. Pagine Romaniste (F. Belli) 

Europa League, ai sedicesimi sarà Roma-Gent

Alice Dionisi – L’urna di Nyon ha decretato gli accoppiamenti per i sedicesimi di finale di Europa League. La Roma affronterà i belgi del Gent, mentre l’Inter se la vedrà con il Ludogorets. I giallorossi, in seconda fascia, hanno evitato il pericolo Manchester United, mentre l’Inter, retrocessa dalla Champions League, schiva avversari più ostici come il Leverkusen e lo Shakhtar Donetsk. L’Istanbul Basaksehir, qualificatosi in prima fascia dal girone in cui era presente anche la Roma, affronterà lo Sporting Lisbona. Dall’Inghilterra il Manchester United, l’Arsenal e il Wolverhampton se la vedranno rispettivamente con Club Brugge, Olympiakos ed Espanyol. I sorteggi hanno inoltre decretato che il Porto dovrà affrontare il Bayer Leverkusen, l’Ajax gli spagnoli del Getafe e il Celtic se la giocherà contro il Copenaghen, mentre il Siviglia affronterà il Cluj e il Basilea l’Apoel. Lask- AZ Alkamaar, Francoforte-Salisburgo, Shakhtar Donetsk- Benfica, Wolfsburg-Malmoe e Rangers-Braga le altre sfide ai sedicesimi.

La gara di andata si giocherà il 20 febbraio alle ore 21 allo Stadio Olimpico, ritorno in Belgio il 27 febbraio alle 18.55. Presenti a Nyon per rappresentare la Roma, Manolo Zubiria, Chief Global Sporting Officer, e Gianluca Gombar, team manager. “Tutte le squadre presenti a questo punto della competizione sono squadre forti, noi eravamo pronti per qualsiasi avversario” ha commentato Zubiria, “Vogliamo andare lontano in Europa League, quindi saremo pronti per le due sfide con il Gent. Ci siamo prefissati l’obiettivo di andare più lontano possibile, vogliamo giocare fino alla fine“.

Mantiene la concentrazione alta Paulo Fonseca, consapevole che il Gent, insieme al Braga, è stata l’unica squadra ad uscire imbattuta dalla fase a gironi della competizione. Bilancio favorevole ai giallorossi quello contro le squadre belghe in Europa: in 14 precedenti, sono arrivate 8 vittorie per la Roma, 4 pareggi e 2 sconfitte. Nella stagione 2009/2010 le vittorie per 3-1 e per 7-1 ai danni del Gent. Ha commentato così il sorteggio Fonseca: “Il Gent è una buona squadra, è terza in campionato e ha ottenuto il primo posto in un girone difficile con avversarie come Wolfsburg e Saint-Etienne. Abbiamo davanti due gare complicate, che sono sicuro affronteremo con il coraggio e l’ambizione di chi vuol vincere”.

Alice Dionisi