Le imprese della Roma in Europa. Il cammino in Coppa dei Campioni, il Dundee United

Alice Dionisi – Vincere è sempre bello. Vincere quando tutti ti danno già per sconfitto però lo è ancora di più. Dopo aver conquistato il secondo scudetto nella stagione 1982-83, la Roma l’anno successivo disputa per la prima volta la Coppa dei Campioni. I giallorossi allenati da Nils Liedholm nella loro prima apparizione tra “i grandi” affrontano e sconfiggono gli svedesi del Göteborg, i bulgari del CSKA Sofia e i tedeschi della Dinamo Berlino.

DOCCIA FREDDA AL TANNADICE PARK

In semifinale è Roma-Dundee. In Scozia, l’11 aprile 1984, finisce 2-0 per i padroni di casa, davanti a 3.000 tifosi in trasferta. I giallorossi, senza Falcão, al Tannadice Park subiscono le reti di Dodds e Stark. Una doccia fredda per chi, come il presidente Dino Viola, aveva creduto in un sorteggio fortunato contro “i pescatori”. Il sogno della finale allo Stadio Olimpico diventa chimera. Oltre il danno, la beffa; a fine partita la squadra tornò negli spogliatoi accompagnata dagli insulti: “Italian bastards”.

LIBERAZIONE

Il ritorno si gioca il 25 aprile. I giallorossi chiedono e ottengono il permesso di giocare il pomeriggio, un orario insolito e una temperatura alla quale i campioni di Scozia non erano abituati. L’arbitro Vautrot annulla un gol a Bruno Conti, ma poi ci pensa Roberto Pruzzo. O Rey di Crocefieschi impiega 17 minuti per azzerare il vantaggio del Dundee, al 21’ segna di testa su azione da calcio d’angolo, poi replica al 38’. Nella ripresa McAlpine atterra Pruzzo, il fischietto francese indica il dischetto: è calcio di rigore. La responsabilità di tirare se la prende il capitano, Agostino di Bartolomei. È 3-0, la rimonta è servita. Nella festa generale di uno Stadio Olimpico che registrava il record di presenze, Sebino Nela volle prendersi una rivincita in più, andando a mostrare il dito medio all’allenatore McLean che non si era risparmiato le offese nella gara d’andata. Non era il Barcellona di Messi e Iniesta e la Roma non partiva da un netto 4-1 a sfavore. La voglia di rivalsa, però, era la stessa. La “Romantada”, parte 1.

Alice Dionisi