Addio all’angelo dalla faccia sporca

Margherita Bellecca – Il mondo del calcio e tutti gli appassionati di questo sport piangono Antonio Valentin Angelillo che venerdì 5 gennaio, è venuto a mancare all’età di 80 anni.  33 gol fecero di lui il primatista di reti segnate in un campionato di serie A a 18 squadre.

Era la stagione 1958-1959 e l’angelo dalla faccia sporca, giocava nell’Inter già dall’anno precedente. Arrivato in Italia nel 1957, dopo aver giocato nel 1956 nel Boca Juniors ed aver vinto la Coppa America con l’Argentina, sua terra natia. Nonostante il Boca volesse riportarlo in Argentina, nel 1961 per 270 milioni passa alla Roma, debuttando anche nel 1962 in Nazionale Italiana, neutralizzato grazie alle origini del nonno. Nel 1965, passa al Milan poi successivamente al Lecco e infine chiude la sua carriera agonistica nel 1971, dopo aver giocato anche nel Genoa.

Nello stesso anno comincia la carriera da allenatore iniziando con una squadra dilettantistica, l’Angelana di Santa Maria degli Angeli, successivamente però, nel 1981, quando Angelillo passa ad allenare nella città toscana di Arezzo, compie un miracolo sportivo. Vince la Coppa Italia di serie C1 portando gli amaranto in serie B e nel 1983-1984 sfiora per 5 punti il passaggio in serie A. Chiude la sua carriera da allenatore nel 1991 passando a lavorare come osservatore dell’Inter in Sudamerica al fianco di Zanetti. Si ritira dal calcio scegliendo di rimanere a vivere ad Arezzo, città dove si è spento.

Angelo Losi, suo ex compagno di squadra nella Roma, ha voluto ricordarlo così: “La scomparsa di Angelillo è stato un duro colpo, fu un compagno di squadra eccezionale, la notizia mi ha lasciato di stucco. Angelillo era un amicone, un ragazzo molto aperto, stava bene con tutti, partecipava molto bene a qualsiasi momento, era facile essere suo amico. È stato uno dei sudamericani più importanti che hanno giocato in Italia”.

Margherita Bellecca

1986, Roma-Atalanta 4-0. Doppietta di Boniek, poi Giannini e Pruzzo, la Befana è giallorossa

Luca Fantoni – Inizio del 1986. La Spagna e il Portogallo entrano nell’Unione Europea, da poco è stato lanciato il primo sistema operativo “Windows 1.0”, i Queen stavano per monopolizzare le classifiche di tutto il mondo con il loro album “A Kind of Magic” e la Roma, con Eriksson in panchina, cercava di ritornare a vincere dopo lo scudetto del 1983. La prima partita di quell’anno vedeva come avversario l’Atalanta di Nedo Sonetti. Si giocava il 5 Gennaio. All’andata, nella prima giornata di campionato, i giallorossi avevano vinto a Bergamo con un gol di scarto e con la rete del loro terzino, Sebino Nela. Notate delle similitudini? Tranquilli, non siete gli unici. I capitolini scendevano in campo con Tancredi in porta. La difesa a 4 era formata da Nela e Oddisulle fasce con Bonetti e Righetti al centro. L’altro quartetto, questa volta di centrocampo, era composto da Gerolin, che sostituiva Conti, Ancelotti, Boniek e Cerezo. Pruzzo e Tovalieri costituivano il temibile duo d’attacco. Gli orobici rispondevano con un undici di tutto rispetto che annoverava tra i giocatori migliori gente del calibro di Gentile, Prandelli e Donadoni.

LA PARTITA – Con Paulo Roberto Falcao sugli spalti, la Roma e il pubblico sembrano subito ritrovare entusiasmo dopo il deludente pareggio per 0-0 contro il Como nella giornata precedente. Il dominio dei giallorossi, evidente sin dalle prime battute, si concretizza al 42°. Ancelotti serve l’accorrente Nela sulla sinistra, il quale mette un cross sul secondo palo dove Boniek si fa trovare pronto ed insacca. Il polacco si ripete al 59°. Dopo una serie di confusi rimpalli in area infatti, il centrocampista si avventa su una palla vagante a mezza altezza e al volo, di destro, la manda sotto l’incrocio dei pali. Passano 12 minuti e l’Atalanta subisce il tris. Questa volta è il turno di Giannini, subentrato all’infortunato Oddi, di battere il portiere Malizia con un bel tiro di esterno da fuori area. Al 78° ci pensa Pruzzo con un colpo di testa, la specialità della casa, a calare il definitivo poker che regala la vittoria alla squadra di Eriksson. Nel finale si fa male il portiere degli ospiti e Sonetti, non avendo più cambi disponibili, decide di mandare in porta il terzino destro Osti.

Alla Roma di Di Francesco una vittoria del genere servirebbe come il pane. Bisogna allontanare le critiche piovute sulla squadra dopo le ultime deludenti prestazioni. L’osservato speciale, è inutile negarlo, sarà Patrik Schick. Il ceco non sta attraversando un periodo facile ma il pubblico giallorosso si è dimostrato maturo, applaudendolo durante l’uscita dal campo contro il Sassuolo. L’attaccante, sia che parta dall’inizio sia che entri a partita in corso, ha estremamente bisogno di una prestazione al suo livello per riprendersi psicologicamente e per non aggravare ulteriormente la situazione. Questo precedente tra le due squadre, sempre a ridosso della Befana, fa sperare per il meglio. Le premesse ci sono tutte, è arrivato il momento di trasformarle in fatti.

Luca Fantoni

Roma-Sassuolo 1-1: le pagelle. L’anno non finisce come si sperava. Missiroli e la Var fermano Di Francesco

Simone Indovino – Tutto il popolo capitolino sperava di stappare alla mezzanotte di domani con una vittoria in saccoccia della propria Roma, ma questo non avverrà a causa del pareggio maturato dalla sfida di oggi contro il Sassuolo. Partita lenta e macchinosa da parte dei ragazzi di Di Francesco, che riescono a sbloccarla grazie a Pellegrini, ben assistito da Dzeko. La manovra rallenta a poco a poco nella ripresa, finché un cross dalla sinistra non coglie in area Missiroli che sorprende Jesus e infila Alisson. A nulla vale l’assalto finale dei padroni di casa, che realizzano con Florenzi ma il gol viene annullato poco dopo a causa dell’intervento della Var. Un finale di dicembre che si conferma amarissimo.

ROMA

Alisson 5.5 – Bravo per tutto il corso della partita fino al gol subito. Vero che il colpo di testa è abbastanza ravvicinato, ma è altrettanto vero che il brasiliano sarebbe potuto forse essere più reattivo tra i pali.

Florenzi 6.5 – Nulla si può imputare al giocatore romano, che mette tutto se stesso nell’ultima gara dell’anno. Tanta corsa sulla fascia destra e un gol di pregevolissima fattura realizzato sotto la sud, vano a causa della Var che strozza in gola la gioia del classe ’91 e di tutti i tifosi.

Manolas 6.5 – Disputa solo 45 minuti a causa di un problema fisico accusato nel primo tempo, giocati tuttavia in maniera eccellente dal greco che ferma a suo modo tutte le pericolose avanzate del Sassuolo nel tempo in cui rimane sul terreno di gioco.

Fazio 6 – Partenza con qualche disattenzione di troppo, in cui è aiutato dal compagno di reparto. Con l’uscita di Manolas è lui a erigersi a direttore della difesa mettendo in atto una prestazione sufficiente.

Kolarov 5.5 – Calo, probabilmente più fisico che altro, fin troppo vistoso nella ripresa. Troppi gli errori su appoggi banali che rischiano di far ripartire i velocisti del Sassuolo.

De Rossi 5.5 – Una discreta prestazione in fase di manovra; tuttavia il capitano non si fa vedere molto e quindi i compiti più ardui passano al compagno di reparto Pellegrini, decisamente più vispo. In una delle ultime azioni incomprensibilmente non calcia col sinistro ma tenta un improbabile assist.

Pellegrini 7 – Questo pomeriggio è l’uomo in più della Roma, specialmente nei primi 60 minuti. Realizza il momentaneo vantaggio capitolino con un preciso sinistro che punisce i suoi ex tifosi. Cala la sua intensità nei restanti giri d’orologio, trascinato dalla pochezza fisica dei compagni.

Nainggolan 6.5 – Quanta intensità mostrata oggi dal Ninja. Morde le caviglie di tutti gli opponenti scippando palloni per gran parte del match. Non riesce tuttavia ad essere insidioso in fase offensiva ed è forse proprio su questo che Di Francesco dovrebbe lavorare maggiormente.

Perotti 5.5 – I soliti spunti ci sono, ma quest’oggi si rivelano avulsi. Non si rende mai realmente pericoloso per la difesa avversaria e non conferisce il giusto aiuto ai compagni di reparto.

Schick 5 – Bisogna a malincuore ammettere che il ceco non ha trovato il modo di far dimenticare l’errore commesso contro la Juve nei circa 50 minuti disputati quest’oggi. Grande confusione per l’ex Sampdoria, incapace di trovare il giusto guizzo per mettersi in mostra. Di Francesco lo richiama in panchina inserendo in campo El Shaaraawy.

Dzeko 6 – Sembra avere uno spirito diverso rispetto le ultime uscite e sul campo si vede subito. Inserisce nella sua gara tanta grinta e qualità fornendo il prezioso assist che Pellegrini trasforma. Scarica in porta tutta la sua rabbia con un sinistro potentissimo in rete, peccato che la Var rilevi una mezza spalla in fuorigioco…

Juan Jesus 5 – Subentra al poto di Manolas nel primo tempo ma è messo in difficoltà dagli attaccanti avversari. Ha la grande colpa di farsi sorprende da Missiroli che realizzata con un colpo di testa la marcatura del pareggio.

El Shaarawy 5 – Svaria molto sulla fascia destra senza riuscire a dare lo spunto giusto. Poco meno di 45 minuti di poca consistenza per il Faraone.

Under s.v – Pochi minuti, qualche buona accelerazione e un buonissimo cross non sfruttato dai compagni.

Di Francesco 5 – La crisi di gioco e risultati inizia a diventare preoccupante e l’allenatore dovrà immediatamente far qualcosa per ribaltare questo momento. Quello che appare sotto gli occhi di tutti quest’oggi è la mancata cattiveria e intensità dei suoi ragazzi, rei di essersi abbassati troppo in determinate occasioni.

Simone Indovino

Lorenzo, la lunga strada per diventare il Magnifico

Simone Indovino – Il Lorenzo più famoso della storia italiana, De Medici, detto Il Magnifico, nacque proprio l’1 gennaio. Governi, guerre e politica rinascimentale sono le vicende che hanno contraddistinto la sua vita e che gli hanno consentito di guadagnarsi il famoso appellativo. Svariati secoli dopo, nella Capitale italiana, c’è un altro Lorenzo che ha tantissima voglia di fare e di diventare grande. Si parla ovviamente di Pellegrini, un patrimonio che la Roma non può fare altro che coccolare per appoggiare la sua crescita.

CERTI AMORI NON FINISCONO – Aveva appena 9 anni quando indossò per la prima volta la maglia della Roma. Tante stagioni nelle giovanili, che si concludono con l’esordio in Serie A nel 2015 durante un Cesena-Roma. Poi il consueto prestito per valorizzare le sue doti: il Sassuolo, sotto la guida di Di Francesco, mette in risalto le sue caratteristiche e fa di Lorenzo uno dei centrocampisti più promettenti d’Italia. Fino ad arrivare all’estate 2017, in cui Monchi, fiutate le capacità del ragazzo, utilizza il diritto di riacquisto per riportarlo nella Capitale, spegnendo le speranze delle pretendenti italiane che desideravano averlo in rosa.

MATURITÀ – Il presente dice che Pellegrini è uno degli uomini di punta del centrocampo giallorosso. Certo, in maniera comprensibile ha inizialmente pagato lo scotto del salto in una squadra che ha come obiettivo quello di militare nelle zone alte della classifica. Qualche critica di troppo subito rispedita al mittente a suon di prestazioni, spesso sottolineate dallo stesso Di Francesco. Anche nelle gare in cui la Roma non dimostrava la qualità che il mister chiedeva, il classe ’96 sembrava essere l’unico in grado di rispondere agli schemi e ai movimenti auspicati dall’allenatore, forte ovviamente del lavoro compiuto a Sassuolo.

PROTAGONISTA – I numerosi impegni che hanno coinvolto la Roma in questi 4 mesi stagionali hanno obbligato Di Francesco a svolgere delle rotazioni per mantenere alta la qualità delle gare. Pellegrini è tra quelli che è entrato con maggiore convinzione in questa sorta di turnover, complice un momento non proprio brillantissimo del “diretto concorrente” Strootman. I giallorossi non si trovano in un momento positivo, e certi calciatori sono adesso chiamati a dare qualcosa in più per tornare a lottare come all’inizio di dicembre. Lorenzo può senz’altro essere tra questi, perché possiede sia qualità sia carattere. Intanto ha anche aggiustato la mira: sono arrivati due gol nelle ultime settimane, contro la Spal e nel recente passato col Sassuolo. Peccato che la marcatura con la sua ex squadra non abbia portato i tre punti, lasciando amarezza nel centrocampista: «Non è sempre bello segnare se non si portano a casa i 3 punti, specie quando sai che devi vincere. Non riesco neanche ad essere contento, ma sono dispiaciuto».

OBIETTIVI – C’è ovviamente ancora da lavorare, sia dal punto di vista personale che collettivo. Il momento non positivo della Roma può essere superato solo rimanendo tutti uniti. L’Atalanta è il prossimo scoglio da affrontare e i tre punti sono quasi d’obbligo per riprendere la marcia e non abbattere definitivamente il morale. Non possiamo ancora sapere se Di Francesco cavalchi l’onda e schieri nuovamente Pellegrinititolare, ma di certo non potrebbe essere una brutta scelta. Perché Lorenzo magari non affronterà lotte politiche, ma può diventare comunque grandissimo. Anzi, Magnifico.

Simone Indovino

Vecchi ricordi per Eusebio

Lavinia Colasanto – Ultima partita del 2017 con l’obiettivo di rialzare la testa. La Roma, allo Stadio Olimpico sabato alle 15, ospita il Sassuolo in una partita dal forte sentimentalismo per Di Francesco. I giallorossi devono scrollarsi di dosso le scorie del match contro la Juventus, mentre il Sassuolo è reduce da tre vittorie consecutive a dimostrazione che la cura Iachini sta funzionando.

5 anni, una promozione in Serie A, un esonero, una qualificazione in Europa League, poi giocata da grande squadra, e il salto di categoria alla Roma. E’ stato questo il percorso di Eusebio Di Francesco in neroverde, una piazza che l’ha consacrato nel calcio che conta. Per il match che chiude l’anno l’abruzzese dovrà fare a meno soltanto del lungodegente Karsdorp, infortunato al legamento crociato del ginocchio sinistro. La difesa sarà comandata da Alisson che davanti a sé troverà Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov. A centrocampo agiranno Capitan De Rossi, Nainggolan, entrambi diffidati, e Pellegrini che dovrebbe spuntarla su Strootman. Davanti ancora tridente con Dzeko, a fare da punto di riferimento, che sarà sostenuto da Schick, pronto al riscatto dopo l’incredibile errore contro la Juventus, e Perotti. Panchina per El Shaarawy, Gerson, Under e l’ex Defrel che tornerà tra i convocati. Si è parlato molto di un cambio di modulo ma questa soluzione sembra essere ancora prematura.

Iachini, che ha ancora in mano uno scalpo importante, quello dell’Inter, risponde sempre con un 4-3-3 che prevede in attacco l’ex Politano, in grande forma, Berardi, a lungo uno degli obiettivi del mercato della Roma, ed uno tra Matri e Falcinelli, con quest’ultimo in dubbio per la brutta botta subita contro il palo nel momento del gol all’Inter. Centrocampo fisico con Duncan, Magnanelli e Missiroli che aggiunge quella qualità che può innescare gli attaccanti. In difesa Lirola, Goldaniga, Acerbi, alla 102esima partita consecutiva, e Peluso, in porta Consigli.

Roma e Sassuolo si sono incontrate 8 volte, 5 vittorie per i giallorossi, 3 pareggi e nessun successo per i neroverdi. All’Olimpico, però, i capitolini hanno sempre faticato vincendo soltanto una volta a fronte di 3 pari. Sono 4 i precedenti tra i due tecnici con Di Francesco avanti per 2 a 1, il bilancio si completa con un pareggio.

In un giorno di grande emozione per l’abruzzese la Roma cerca quella vittoria scaccia fantasmi dopo una settimana che l’ha vista uscire dalla Coppa Italia e perdere il terzo scontro diretto per lo scudetto, su tre giocati, in campionato. Ci sarà spazio per i ricordi prima e dopo la partita, durante, invece, ci dovranno essere 11 lupi affamati e vogliosi di riprendere quel cammino che ultimamente ha trovato degli ostacoli perché la lotta per vincere sarà lunga e la Roma non deve mollare.

Lavinia Colasanto

Ultima partita del 2017 con l’obiettivo di rialzare la testa

Margherita Bellecca –  La Roma, allo Stadio Olimpico sabato alle 15, ospita il Sassuolo in una partita dal forte sentimentalismo per Di Francesco. I giallorossi devono scrollarsi di dosso le scorie del match contro la Juventus, mentre il Sassuolo è reduce da tre vittorie consecutive a dimostrazione che la cura Iachini sta funzionando.

5 anni, una promozione in Serie A, un esonero, una qualificazione in Europa League, poi giocata da grande squadra, e il salto di categoria alla Roma. E’ stato questo il percorso di Eusebio Di Francesco in neroverde, una piazza che l’ha consacrato nel calcio che conta. Per il match che chiude l’anno l’abruzzese dovrà fare a meno soltanto del lungodegente Karsdorp, infortunato al legamento crociato del ginocchio sinistro. La difesa sarà comandata da Alisson che davanti a sé troverà Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov. A centrocampo agiranno Capitan De Rossi, Nainggolan, entrambi diffidati, e Pellegrini che dovrebbe spuntarla su Strootman. Davanti ancora tridente con Dzeko, a fare da punto di riferimento, che sarà sostenuto da Schick, pronto al riscatto dopo l’incredibile errore contro la Juventus, e Perotti. Panchina per El Shaarawy, Gerson, Under e l’ex Defrel che tornerà tra i convocati. Si è parlato molto di un cambio di modulo ma questa soluzione sembra essere ancora prematura.

Iachini, che ha ancora in mano uno scalpo importante, quello dell’Inter, risponde sempre con un 4-3-3 che prevede in attacco l’ex Politano, in grande forma, Berardi, a lungo uno degli obiettivi del mercato della Roma, ed uno tra Matri e Falcinelli, con quest’ultimo in dubbio per la brutta botta subita contro il palo nel momento del gol all’Inter. Centrocampo fisico con Duncan, Magnanelli e Missiroli che aggiunge quella qualità che può innescare gli attaccanti. In difesa Lirola, Goldaniga, Acerbi, alla 102esima partita consecutiva, e Peluso, in porta Consigli.

Roma e Sassuolo si sono incontrate 8 volte, 5 vittorie per i giallorossi, 3 pareggi e nessun successo per i neroverdi. All’Olimpico, però, i capitolini hanno sempre faticato vincendo soltanto una volta a fronte di 3 pari. Sono 4 i precedenti tra i due tecnici con Di Francesco avanti per 2 a 1, il bilancio si completa con un pareggio.

In un giorno di grande emozione per l’abruzzese la Roma cerca quella vittoria scaccia fantasmi dopo una settimana che l’ha vista uscire dalla Coppa Italia e perdere il terzo scontro diretto per lo scudetto, su tre giocati, in campionato. Ci sarà spazio per i ricordi prima e dopo la partita, durante, invece, ci dovranno essere 11 lupi affamati e vogliosi di riprendere quel cammino che ultimamente ha trovato degli ostacoli perché la lotta per vincere sarà lunga e la Roma non deve mollare.

Margherita Bellecca

Juventus-Roma 1-0: le pagelle. Incubo Stadium, stesso epilogo da 3 anni. Schick non sfrutta il pallone del pari allo scadere

Simone Indovino – Terza sconfitta consecutiva per 1-0 maturata in casa della Juventus. A decidere la gara di questa sera è il solito gol dell’ex, quello di Benatia, che sfrutta un’altra imprecisione difensiva da calcio d’angolo e insacca. Roma che non mostra l’ardore che i propri tifosi avrebbero voluto vedere almeno nei primi 60 minuti, poi viene fuori un po’ di amor proprio e i ragazzi di Di Francesco si riversano in avanti alla ricerca del pari. Tante azioni confuse che portano tuttavia a una traversa di Florenzi e, nel finale, a un’occasione d’oro per Schick. Il ceco spreca tutto sparando in faccia a Szczesny prima del triplice fischio dell’arbitro.

ROMA

Alisson 6.5 – Incolpevole sul tap-in da pochi passi di Benatia; poco prima era stato bravissimo a respingere da vicino due conclusioni avversarie. Sempre pronto e attento quando è chiamato in causa, specialmente nei secondi 45 minuti e nel finale su Pjanic.

Florenzi 6 – Dal suo lato agiscono Alex Sandro e Manduzkic, che sovrastano il romano più fisicamente che tecnicamente. Per il resto fa il suo dovere sulla fascia destra, rischiando di pareggiare la gara: solo la traversa blocca in gola il suo urlo di gioia.

Manolas 6 – Da annoverare una sua “estirada” in cui toglie il pallone dalla disponibilità di Khedira su un assist di Higuain. Fa buona guardia sull’argentino.

Fazio 6 – Discorso simile a quello del compagno di reparto considerato che mette due pezze decisive nel primo tempo. Peccato che su una di queste nasca il gol del vantaggio avversario in cui subisce un blocco decisivo e non può andare a staccare per difendere.

Kolarov 6 – Carattere più che qualità quello messo in mostra oggi dal serbo. Si propone sempre in avanti e prova a dare scossoni decisivi ai suoi compagni ma il suo sinistro è arrugginito: sono infatti imprecisi i cross che mette in mezzo all’area sia durante l’azione che su palla da fermo.

De Rossi 5.5 – Prende un giallo a inizio gara che lo condiziona in maniera non indifferente per tutta la partita, dove spesso è costretto a frenarsi. Lavoro in mezzo al campo così così, qualche pallone perso di troppo regala delle buone chance ai bianconeri.

Strootman 5 – 70 minuti di ombra per l’olandese, che è sempre sopraffatto dai centrocampisti avversari, trovandosi spesso preso nella loro morsa. Poco lucido in determinate situazioni.

Nainggolan 5.5 – Mette il cuore e si vede, ma non riesce a tradurre a pieno questa sua voglia di fare. Sbaglia alcuni appoggi banali non da lui, come nel caso dell’errato passaggio su Florenzi che si sarebbe trovato una prateria davanti in area di rigore della Juve.

El Shaarawy 5.5 – La prima vera occasione per la Roma capita sui suoi piedi, ma il Faraone vede respingersi il suo tentativo di tap-in da pochi passi dall’ex compagno Szczesny. Forse sarebbe potuto essere più cattivo. Nel resto della gara combina poco in fase offensiva, ma è prezioso in retroguardia come aiuto ai terzini.

Perotti 5 – Gara evanescente del numero 8 che larghissimo a sinistra non riesce a mettere in mostra le giocate a lui predilette. Prova qualche accelerazione ma le sue azioni personali si concludono sempre con un nulla di fatto.

Dzeko 5.5 – Più partecipe alla manovra offensiva rispetto le ultime uscite, ma è reo di non aver mai vinto un contrasto aereo con Benatia. Ha sul piede destro una buona occasione per trovare la via del pari ma il suo tiro secco finisce alto.

Schick 5 – La velocità in attacco migliora col suo ingresso in campo e questa è un’indicazione positiva. Potrebbe innalzarsi a beniamino della tifoseria romanista ma a 30 secondi dal termine, a tu per tu con Szczesny, non coglie la rete ma soltanto il corpo immolato del polacco.

Pellegrini 5.5 – Conferisce forze fresche al centrocampo romanista, ma potrebbe fare di più in determinate occasioni.

Under s.v. – Pochi giri d’orologio ma positivi: la sua velocità mette in grande apprensione la difesa di Allegri.

Di Francesco 5.5 – Sembra che quest’oggi la sua squadra abbia perso la partita sotto l’aspetto del carattere. I 95 minuti in campo non hanno messo in mostra divari tecnici ma i suoi ragazzi hanno sofferto la maggiore fisicità e voglia degli opponenti. Un doppio stop con le squadre torinesi che mina leggermente il lavoro generale, per fortuna che arriva subito il Sassuolo.

Simone Indovino

Dal Torino al Torino

Margherita Bellecca –  La settimana della Roma prosegue con una delle sfide più sentite e difficili della storia: quella contro la Juventus. C’è da riscattare l’eliminazione dalla Coppa Italia e per farlo non ci poteva essere avversario peggiore. La classifica parla chiaro, quella che si giocherà sabato sera, alle 20.45, all’Allianz Stadium, è un match che vale una bella fetta di Scudetto.

Di Francesco accantonerà il turnover per far spazio alla “Roma tipo” e cambierà nove undicesimi dei giocatori visti allo Stadio Olimpico contro i granata. Verranno confermati soltanto Strootman ed El Shaarawy. In porta, nonostante le belle parate di Skorupski, tornerà Alisson mentre davanti a lui ci saranno i giganti Manolas e Fazio con Florenzi e Kolarov, a riposo contro il Torino, sulle corsie. A guidare la squadra a centrocampo Capitan De Rossi che sarà protetto da Nainggolan e dall’olandese. Scontato anche l’attacco perché col Faraone cercheranno di scalfire la difesa della Juventus Dzeko e Perotti, due giocatori vogliosi di riscatto dopo i rigori sbagliati contro Torino e Cagliari. Il bosniaco, inoltre, nelle ultime 11 partite di campionato è andato a segno soltanto una volta. Nulla da fare per Schick che, dopo tre partite consecutive da titolare, tornerà a sedersi in panchina.

Se Di Francesco ha le idee chiare, stessa cosa non si può dire per Allegri che fino all’ultimo cercherà di recuperare Mandzukic per farlo giocare dal primo minuto. Se il croato non ce la dovesse fare è pronto Dybala, tornato al gol contro il Genoa in Coppa Italia. I punti fermi dell’attacco juventino sono Higuain e Cuadrado, così come a centrocampo non si muoverà l’ex Pjanic, che giocherà con Khedira ed uno tra Matuidi e Douglas Costa. Altri dubbi in difesa per il tecnico toscano perché si batteranno per un posto Barzagli e Lichtsteiner a destra, Alex Sandro e Asamoah a sinistra, in mezzo ci saranno Chiellini e Benatia. Ancora incerta la presenza di Buffon con Szczesny che scalda i guantoni.

I precedenti sono nettamente a favore della Juventus che nella storia ha battuto la Roma per 85 volte, perdendo in 46 occasioni. A Torino le cose non cambiano con i giallorossi in striscia negativa da 7 partite, quelle giocate allo Stadium. L’ultima vittoria dei capitolini in Piemonte è datata 27 gennaio 2011 quando Vucinic e Taddei decisero il quarto di finale di Coppa Italia. Negativo anche il bilancio di Eusebio Di Francesco contro Allegri. In 8 match l’abruzzese è uscito vincitore soltanto 2 volte, contro le 5 del toscano.

Dal Torino a Torino, con un solo imperativo in testa: riacquisire la fiducia nei propri mezzi per continuare a lottare e, per come detto da Di Francesco, per dare fastidio alle squadre di vertice.

Margherita Bellecca

2010, Juventus-Roma 1-2. Un colpo di testa di Riise nel recupero firma l’ultima vittoria a Torino in Serie A

Luca Fantoni – Juventus-Roma. Alcuni la identificano come un’eterna lotta tra seguire le regole ed essere fuori dagli schemi. Altri come un scontro tra filosofie: vincere e far emozionare. Altri ancora preferiscono che non arrivi mai. Quello che è certo è che non è una partita come tutte le altre. Da quando è arrivata la proprietà americana, e da quando è stato costruito lo Juventus Stadium (ora Allianz), i risultati dei giallorossi in trasferta sono stati a dir poco negativi. Sette partite e sette sconfitte di cui 4 almeno con 3 gol di scarto. Oggi però vogliamo parlare dell’ultima affermazione ai piedi della Mole, in campionato, della squadra all’epoca allenata da Ranieri. Un 2-1 all’ultimo secondo, in rimonta, all’Olimpico di Torino… C’è altro modo per spiegare la felicità? Quella partita fu una rampa di lancio per la grande rimonta che portò quasi allo scudetto dei capitolini. In porta giocava Julio Sergio. In difesa a destra c’era Cassetti, a sinistra Riise e al centro Burdisso e Juan. Il centrocampo era formato da Taddei, De Rossi, Pizarro e Perrotta mentre Toni e Vucinic costituivano il duo d’attacco. Totti era in panchina a causa delle non perfette condizioni fisiche. La Juventus di Ferrararispondeva con Buffon tra i pali. Grygera, Chiellini, Legrottaglie e Grosso in difesa. I tre di centrocampo erano Salihamidzic, Sissoko e Marchisio con Diego che agiva alle spalle di Amauri e Del Piero.

LA PARTITA – Clima glaciale. Quella sera a Torino il termometro segna sei gradi sotto lo zero. Nel primo tempo la Roma sembra accusare questo freddo, tanto che è la Juve a dominare. Dopo 8 minuti Toni è costretto a dare forfait per infortunio e al suo posto entra Totti. Il primo a provarci è Marchisio con un tiro-cross che attraversa pericolosamente tutta l’area. Dieci minuti dopo è il turno di Amauri e Legrottaglie ma i loro colpi di testa si spengono a lato di poco. La partita si sblocca nella ripresa. Diego, sempre sugli scudi quando incontra i capitolini, dopo una percussione centrale cerca di darla in mezzo. Juan prova ad intervenire ma alza un campanile sul quale Del Piero si avvita e di sinistro al volo mette il pallone in porta. Gol da applausi. A questo punto la partita cambia. Al 67° Taddei viene trattenuto in area da Grosso, è rigore. Dal dischetto si presenta Totti che non sbaglia. 13 minuti più tardi Riise si invola da solo contro Buffon. Il portiere lo stende fuori dall’area ma viene espulso per fallo da ultimo uomo. Al 93° l’apoteosi. Pizarro mette un cross dolcissimo sul secondo palo dove Riise, di testa, batte Manninger e fa esplodere di gioia il popolo giallorosso. Fu la definitiva rinascita del “Roscio”, uno dei terzini sinistri più amati degli ultimi anni.

Sicuramente il primo approccio con la città di Torino, questa settimana, non è stato dei migliori. Ora è arrivato il momento del riscatto. Bisogna spezzare la maledizione dello “Stadium e questo, forse, è l’anno buono. Sarà difficile, nessuno lo mette in dubbio, ma i ragazzi di Di Francesco devono scendere in campo con il pensiero che non hanno nulla da perdere e giocare come sanno fare. Niente esperimenti, niente novità di formazione. Pressing alto e corsa per tutti i 90 minuti, questo è l’obiettivo. Uscire da Torino da imbattuti rappresenterebbe un grande passo in avanti per la crescita mentale della squadra e, sopratutto dopo l’eliminazione in Coppa Italia, la città e i tifosi hanno bisogno della dimostrazione che questo club può lottare per qualcosa di importante.

Luca Fantoni

Roma-Torino 1-2: le pagelle. Già finito il sogno stella d’argento, brutto stop in vista della Juve

Simone Indovino – Continuano ad aleggiare gli spettri della Coppa Italia sulla Roma. Ancora una volta i giallorossi sono fuori dalla competizione in maniera più che prematura, estromessi per mano del Torino sul prato dello Stadio Olimpico. La formazione rivoluzionata non favorisce i ragazzi di Di Francesco, che non si trovano mai nella maniera corretta. Due disattenzioni difensive portano alle marcature di De Silvestri e Edera, match winner per gli ospiti. Nel finale i capitolini provano a reagire, ma Dzeko sbaglia un rigore e gli attacchi rimangono confusionari, eccezion fatta per la marcatura di Schick che riaccende momentaneamente le speranze. Anche la Dea Bendata non aiuta: una traversa nel primo tempo e un palo nel secondo, colpiti rispettivamente da El Shaarawy e Schick. 

ROMA

Skorupski 6.5 – Difficile far di più nelle reti subite, ma il polacco si mostra un portiere di buonissima caratura respingendo diverse conclusioni insidiose nella prima frazione di gioco. Decisivo anche nel finale per non rendere il passivo più pesante.

Bruno Peres 6.5 – Nella depressione generale della serata l’ex di turno sfodera una buona partita personale che può far parzialmente sorridere l’allenatore. Buonissima abnegazione in fase difensiva e ottimo passo in avanti. Un plauso anche per le pericolose palle messe in mezzo dal fondo.

Juan Jesus 5.5 – Era chiamato a guidare la retroguardia in assenza di Fazio e Manolas ma il brasiliano non adempie ai suoi doveri. Impreciso spesso in uscita, regala alcuni palloni insidiosissimi agli avversari.

H.Moreno 6 – Nella coppia dei centrali è il messicano quello che si comporta meglio, gestendo bene gli attaccanti granata che gravitano nella sua zona.

Emerson 5 – Dispiace che l’ex Santos debba ricordarsi del ritorno da titolare dopo il lungo stop con questa prestazione. Inizia bene, riversandosi in avanti col passo a cui ci aveva abituato. Ma entrambe le reti subite sono sul suo groppone: nella prima subisce un blocco decisivo perdendosi la marcatura di Belotti, nel secondo fa sfilare inspiegabilmente il pallone venendo sorpreso da Edera.

Gonalons 5 – Ancora una prestazione incolore del francese, che in fase di regia appare troppo lento e macchinoso e spesso impreciso. Il calcio d’angolo da cui nasce il primo gol avversario è una diretta conseguenza di un brutto pallone perso in mezzo al campo.

Strootman 6.5 – Rimane uno dei pochi che prova veramente a metterci il cuore, correndo per tutta la lunghezza del campo e proponendosi spesso in avanti. Pregevoli i crossi che mette al centro dell’area, peccato che i suoi compagni non abbiamo la stessa voglia.

Gerson 6 – 65 minuti circa non da buttare, ma il brasiliano ha dimostrato in questi mesi una qualità non indifferente che dovrebbe mettere più a servizio della squadra. Tende a portare troppo il pallone rallentando la manovra; va vicino al pari poco prima di lasciare il campo.

Under 5 – Parte col giusto piglio, proponendosi sulla fascia destra con costanti accelerazioni e dribbling. Perde la spinta con il passare dei minuti, venendo sempre sovrastato dai difensori avversari e intestardendosi con troppe azioni personali, perdendo sempre il pallone. Di Francesco lo richiama in panchina a 30 minuti dallo scadere.

El Shaarawy 6 – Trova una soluzione balistica da fuori area che coglie l’incrocio dei pali e si stampa sulla linea di porta: il Faraone avrebbe di certo meritato più fortuna. Più vispo nei primi 45 minuti, in cui prova a caricarsi la squadra sulle spalle.

Schick 6.5 – Per lo meno è arrivata la prima gioia per il ceco, seppur tardiva e utile solo a riaprire la partita a pochi minuti dallo scadere. Avulso alla manovra nel primo tempo, migliora col passare dei giri d’orologio. Va anche vicino al pareggio ad appena 10 secondi dal triplice fischio.

Perotti 6 – Conferisce quello sprint che manca alla squadra in avanti, insinuandosi con facilità tra le maglie avversarie. Per motivi da chiarire non va sul dischetto lasciando il pallone a Dzeko.

Pellegrini 5 – Non un buon impatto nella partita per il romano, troppo fievole in determinate situazioni.

Dzeko 5 – Non è nel suo migliore stato fisico e psicologico e si vede. Il tecnico lo butta nella mischia per tentare di riprendere il match in extremis, ma il bosniaco calcia malissimo il rigore che avrebbe potuto riaprire la partita. Fallisce anche una buona occasione di testa nei pressi del novantesimo.

Di Francesco 5 – L’imperativo era non sottovalutare la Coppa Italia, ma sembra proprio essere stato questo l’errore del tecnico. Una formazione con troppi giocatori diversi rispetto al solito penalizza la sua Roma, che viene subito estromessa dal trofeo. Un passo falso che non ci voleva in vista dell’altra importantissima gara di sabato sera con la Juventus.

Simone Indovino