Frongia: “Stadio della Roma? Andiamo avanti e realizziamolo. Siamo stati noi a risolvere molti dei problemi che erano stati posti”

David Moresco – Daniele Frongia, assessore allo Sport, Politiche Giovanili e Grandi Eventi dell’amministrazione Raggi, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla redazione di Pagine Romaniste. Intercettato a margine dell’evento “Una stella per Marta“, evento dedicata alla studentessa Marta Russo, il pentastellato ha risposto alle domande riguardanti il progetto sullo Stadio della Roma, arrivato oramai alla sua decisiva approvazione. Queste le sue parole:

Quanta soddisfazione c’è nel vedere un’epopea come quella dello Stadio della Roma giungere finalmente al termine?
Abbiamo tenuto la barra dritta, come detto più volte da parte nostra propendevamo sempre per una conclusione positiva di questa Conferenza di Servizi. Ricordiamo tutti i pareri positivi, abbiamo risolto moltissimi problemi che erano stati posti, poi risolti brillantemente dai nostri uffici, dai nostri assessori competenti e naturalmente dalla sindaca che ha coordinato il lavoro.

C’è ancora l’incognita del Ponte di Traiano: come si risolverà la questione?
Noi abbiamo risolto molti problemi di nostra competenza. Io sono ottimista sul fatto, se anche le altre istituzioni lo vorranno troveremo la soluzione anche su questo.

L’intervento del ministro Lotti, con la telefonata al ministro dei Trasporti Delrio, ha sbloccato la situazione oppure si sarebbe conclusa in modo positivo ugualmente?
A me sembra una cosa costruita, del tutto avulsa dall’iter previsto dalla legge, cioè la Conferenza dei Servizi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, quindi le ricostruzioni che dicono che un intervento dall’esterno abbia risolto la situazione mi sembrano fuori dal contesto. Detto questo, noi teniamo alla collaborazione tra le varie istituzioni: Regione e Governo ci aiutino, andiamo avanti nella stessa direzione. Non c’è un colore politico sullo stadio, andiamo avanti e realizziamolo.

La Conferenza riprenderà martedì?
Questo dovete chiederlo all’assessore all’Urbanistica Montuori che coordina i lavori, io non partecipo alla Conferenza dei Servizi. Non so la data.

Se la Conferenza dovesse concludersi in maniera positiva, a quando la prima pietra?
Prima facciamola finire, poi daremo le date. Non saranno date che sembrano promesse politiche, ma saranno date concrete.

David Moresco

Montuori: «Lo Stadio della Roma si farà! Ponte di Traiano? Migliora l’accessibilità, ma servono atti formali»

David Moresco – Siamo arrivati finalmente alla conclusione dell‘epopea dello Stadio della Roma. Lunedì e martedì prossimo si chiuderà la Conferenza dei Servizi. Le prescrizioni, come quelle di Città Metropolitana, sono state sciolte grazie ad alcuni incontri privati e si va dritto verso l’approvazione del progetto. In occasione dell’evento presso la Quasar Design University, durante la giornata di incontro “Orizzonti del Novecento Europeo”, noi della redazione di Pagine Romaniste abbiamo incontrato l’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Luca Montuori, che ci ha parlato non solo delle ultime novità sulla futura casa giallorossa, ma anche dei suoi gusti artistici e architettonici. Ecco le sue dichiarazioni a PR:

Finalmente lo Stadio della Roma. Possiamo dirlo ad alta voce?
Per quanto riguarda noi sì. Abbiamo lavorato a questa revisione del precedente progetto, che aveva incontrato tanti ostacoli e che era stato bloccato dalla Conferenza dei Servizi. Abbiamo lavorato alla revisione, che rispecchia le linee che abbiamo dato. Per quanto riguarda noi lo Stadio si fa, però c’è una Conferenza dei Servizi che decide, però ci sono quattro pareri, tutti favorevoli, possiamo dire: lo Stadio si fa.

Quanto può dare lo Stadio della Roma alla Capitale ed al movimento calcistico nazionale?
Ci siamo preoccupati di vari aspetti. Primo, che potesse dare il più possibile alla città, allargando il sistema dell’interesse pubblico all’intero quadrante: prolungando al massimo il sistema infrastrutturale, collegando parti di città, ad oggi molto distanti per tempi di percorrenza. Speriamo che alla città possa dare il massimo. Quanto darà in termini al calcio? Io ho una visione sul rapporto tra calcio, politica, stati nazionali e così via. E’ tutto un sistema atipico, nel quale il calcio gioca un ruolo molto importante, rispetto ad anni fa. Non è iniziata oggi, ma potrà dare molto perché oramai le squadre non sono solo persone che giocano a pallone, ma veri e propri sistemi economici. La squadra con lo stadio di proprietà è un sistema economico che ha più valore e quindi si pone sul mercato in maniera diversa ed è importante. L’interesse per la prima applicazione della Legge sugli Stadi è perché si vuole dimostrare che funziona e che altre squadre possano seguire le orme della Roma e costruire con questo sistema lo stadio di proprietà. L’importante è sempre che le città mettano il beneficio pubblico come prima cosa e che queste operazioni devono essere guidate nel massimo interesse pubblico, facendo l’interesse sia della città, ma anche degli investitori privati.

Come riprenderà la prossima Conferenza dei Servizi?
C’è il Rappresentante Unico di Roma Capitale che si siederà al tavolo. In questi giorni si sono svolti incontri tecnici per sciogliere gli ultimi dubbi: la Città Metropolitana ha risolto le sue questioni ed il suo parere diventa favorevole, sciogliendo le prescrizioni che aveva posto precedentemente. Si è data l’immagine di contrasti tra persone, ma queste stanno normalmente al tavolo insieme, si conoscono da anni e lavorano tranquillamente insieme a diversi progetti.

Vi dà fastidio che passi l’idea che una telefonata del Ministro Lotti abbia sbloccato un lavoro che voi fate da mesi?
Noi abbiamo lavorato a questa soluzione da mesi e la Conferenza dei Servizi riguarda questo progetto. Poi c’è un intervento da parte di un Ministro, che per ora è una telefonata e che si dovrà concretizzare in atti, che siano conformi alle norme. Come ben si sa, la Legge sugli Stadi prevede che l’equilibrio economico finanziario sia trovato all’interno dell’operazione, così come noi abbiamo fatto. Nel momento in cui tutto questo si placherà in un’unica soluzione noi saremo contenti. Tutto ciò che migliora l’accessibilità a quel quadrante per noi è positivo.

Ci può spiegare cosa sta accadendo attorno al Ponte di Traiano?
Quando è stata fatta la precedente delibera, il Ponte dei Congressi non era stato finanziato, quindi, per raggiungere l’equilibrio dell’interesse pubblico, era stato necessario garantire un’accessibilità all’area e quindi realizzare un ponte. Quando noi abbiamo preso in mano il progetto, non abbiamo fatto altro che lavorare sul solco di quella delibera, perché altrimenti avremmo dovuto ricominciare la procedura e avevamo sul tavolo degli elementi nuovi che aggravavano la situazione: il vincolo idrogeologico e tutta un’altra serie di cose. Avevamo anche degli elementi che, invece, la alleggerivano. Non approfittare dell’alleggerimento non avrebbe rispettato l’interesse pubblico. Ci dobbiamo ricordare che dare diritti edificatori ai privati è a carico dei cittadini. La possibilità di conferire diritti edificatori è facoltà delle amministrazioni. L’idea del costo zero è sbagliata, quella roba costava un intervento che appesantiva quel quadrante. Noi riteniamo che, all’interno di quella situazione, il Ponte dei Congressi svolgeva la funzione di alleggerimento del traffico ed abbiamo deciso di ridurre le cubature e dare meno diritti edificatori, per avere un equilibrio, che la stessa legge sugli stadi richiede, cioè che vengano fatti quei pochi interventi che permettano di mantenere l’equilibrio economico finanziario. Riteniamo di aver rimesso in equilibrio questa anomalia.

Se durante gli scavi si dovesse trovare un reparto archeologico, che cosa succederà?
Questa volta la risposta è seria, non lo so (ride, ndr).

Secondo lei qual è l’eredità del Novecento?
Secondo me l’eredità del Novecento è la particolarità della modernità italiana. Cioè l’apporto che l’Italia ha saputo dare al momento della modernità nel trovare una propria strada nella relazione con il proprio passato o con la storia, ma non con il passato della retorica. Scusate ma lo dico subito perché altrimenti nasce il problema della retorica nel ventennio. Con il passato nel senso con il paesaggio, con alcuni archetipi o con alcune modalità di relazionarsi con il territorio, che in alcuni posti in Europa non erano il linguaggio della modernità. Io penso ad architetti come Alberto Libera, come lo stesso Giuseppe Terragni, che è sempre stato celebrato per la perfezione della sua modernità. C’è chi lo ha riletto, penso a Franco Purini, che ci ha sempre spiegato come la casa del fascino di Covre in realtà fosse la rilettura della griglia della città romana riportata su un prospetto di un’opera moderna appunto.

Se dovesse scegliere uno dei cinque periodi del Novecento lei, a livello architettonico, quale sceglierebbe?
Se parliamo dell’Italia devo dire che non mi è mai piaciuto l’idea delle correnti o della divisione in periodi. Ho sempre visto la storia come un sistema che va sincronicamente a prendersi dei pezzi che preferisce e li rimette insieme in un altro calderone. Quindi non saprei dire un momento particolare. Anzi per me proprio il rapporto con la storia sta nella possibilità di mettere un edificio del 1920 insieme ad uno del 1350. Cioè di poter mettere il Rinascimento Fiorentino con la capacità di ridurre la superficie e la grafica con Giuseppe Vaccaro e quindi con Venturi. Mi interessa questa capacità di saper leggere attraverso la storia, senza mai chiuderla che è uno dei rischi di chi ha sempre opposto il futurismo al razionalismo. L’errore è stato quello di chiudersi in una interpretazione ideologica e politica. E’ chiaro che il futurismo ha una sua cifra stilistica, è un suo problema estetico anche se ha altri tipi di architettura. Mi piace pensare però che la bottiglia di Boccioni sia un oggetto che ha influenzato tante architetture. Penso anche a Frangheri. Credo che tutta vada letto in questa chiave.

Lei è romano. C’è un edificio o un monumento di Roma che le piace in maniera particolare?
Allora come monumento, prendendo la definizione così prendo tempo (ride, ndr), secondo me dobbiamo escludere gli edifici, perché in quel caso allora potremmo estenderlo anche a problemi urbani come una strada o ad un intervento, prima di diventare assessore mi ero messo a studiare tutto il problema legato a via Giulia come è nata nel rapporto tra politica e realizzazione urbana. Però se dovessi pensare ad un monumento come luogo che mi piace particolarmente, nel termine più tradizionale del termine, è Piazza del Quirinale e quindi la Fontana dei Dioscuri.

David Moresco

De Rossi ma che combini!

Lavinia Colasanto – Si ferma a 12 la striscia di vittorie consecutive in trasferta della Roma. I giallorossi non vanno oltre l’1-1 contro il Genoa nel ventoso pomeriggio di Marassi, perdendo terreno dalle prime della classe. Partita molto fisica e fallosa, con pochi sprazzi di bel calcio, si cerca di badare al sodo ma spesso le due squadre sbagliano l’ultimo passaggio, vanificando ogni sforzo prodotto.

Dopo un primo tempo degno di un film horror la pellicola assume i ricami di un thriller. Il match diventa divertente e gli animi si surriscaldano col pubblico che fa la sua parte. Dopo un lungo attaccare la Roma trova il vantaggio con guizzo di El Shaarawy. Il Faraone è lesto a sfruttare la sua nuova posizione, da esterno alto a sinistra, dopo l’uscita di Perotti, e realizza col destro ottenendo il massimo risultato dal perfetto cross di Florenzi. Per l’azzurro si tratta del quarto gol in campionato, il primo in trasferta, anche questo di pregevole fattura. La trama va avanti senza sorprese con la Roma in pieno controllo della partita fino al punto di massimo shock, quello che neanche il miglior regista poteva pensare di progettare. Calcio di rigore per il Genoa e rosso diretto per De Rossi dopo una manata a Lapadula a palla lontana. Interviene il VAR che aiuta Giacomelli. Il direttore di gara è irremovibile e concede il tiro dal dischetto che proprio l’ex attaccante del Milan realizza con freddezza.

Tutto da rifare per la Roma che però non ha la forza per andare di nuovo in vantaggio, fermandosi a pochi centimetri dalla gloria. Incredibili le occasioni per Strootman, 12esimo legno colpito in campionato per i giallorossi, e per Defrel allo scadere, con tutta la squadra, compresa di staff tecnico, a protestare per un rigore. Qui il VAR resta silenzioso candidandosi al titolo di miglior attore non protagonista. La stagione è ancora lunga, ma la Roma ha cominciato col piede sbagliato quel poker di partite che possono segnare il suo destino: lottare per lo scudetto o restare nella mischia per conquistare la Champions League. Il futuro è ancora tutto da scrivere a cominciare dalla partita casalinga di venerdì pomeriggio, alle 18.30 contro la SPAL. Serve ripartire immediatamente senza leccarsi le ferite perché le altre non aspettano.

Lavinia Colasanto

De Rossi espulso. La Roma frena

Serena Randazzo – “Sbagliando si impara” dice un noto proverbio. E dovrebbe valere per tutti, o quasi. Non di certo per Daniele De Rossi, che di errori ne ha fatti tanti, calcisticamente parlando, ma di lezioni ne ha imparate ancora evidentemente poche. Nella partita di ieri sera contro il Genoa, il centrocampista giallorosso ha rimediato, quasi certamente, due giornate di squalifica per uno schiaffo a Lapadula. La squadra della Capitale era in vantaggio per 1 a 0 a 20 minuti dal fischio finale ed aveva totalmente sotto controllo la partita, quando, dopo un calcio d’angolo battuto dal grifone, Giacomelli ferma il gioco e corre a bordo campo per consultare il VAR. Cartellino rosso per De Rossi e calcio di rigore, questa la sentenza. Le immagini sono chiare: il calciatore di Ostia ha rifilato una manata all’attaccante genoano, giudicata violenta dall’arbitro senza alcuna esitazione. Gesto istintivo? Folle? Stizzito? Non esiste spiegazione. L’unica certezza sta nella rete del pareggio realizzata proprio dall’ex Milan. La partita terminerà sul’1-1, con una grande occasione sprecata dagli uomini di Di Francesco, che nel post partita dichiarerà: “ci siamo pareggiati da soli”. Grande verità. La condotta antisportiva di De Rossi allibisce la piazza romana, che prontamente condanna il giocatore. Non esistono pro in questo episodio, nessuna giustifica.

 

Un leggero passo indietro però è necessario farlo. Il 31 ottobre la Roma vince per 3 a 0 sul Chelsea di Antonio Conte. Dilaga l’entusiasmo della tifoseria romanista per la città, Daniele De Rossi si presenta alle consuete interviste del post partita e dichiara: “Bisogna essere sempre orgogliosi di essere romanisti. Anche quando si perde 7-1, io lo sono sempre”. E la storia della Roma lo dimostra. Di passi falsi ce ne sono sempre stati, ma sarà lì che servirà essere orgogliosi di aver scelto questi colori. Lo scivolone è di nuovo arrivato. Brutto, inutile e ingiustificabile, ma c’è. Bisognerà ora allacciarsi gli scarpini e correre più degli altri per provare a rimediare, dato che con non è con il rancore che si conquistano punti. A questo punto chi davvero crede in questa squadra, saprà perdonarlo, perché sa che nel bene o nel male Daniele De Rossi è anche questo.

Serena Randazzo

Totti al centro sportivo La Longarina

David Moresco – Michela Baldo, Marinella Pellegrini, Carla Caiazzo, Laura Finocchiaro, Liliana Bartolini e Sara Di Pietrantonio. Qualcuno avrà sentito i loro nomi al telegiornale, altri avranno letto le loro storie sui quotidiani, molti altri invece si chiederanno chi sono, perché di loro si parla poco o nulla. Sono alcune delle donne assassinate, con coltelli, pistole o con la benzina, come è successo a Sara, arsa viva dall’ex fidanzato. È dedicato a lei l’evento organizzato dal Dipartimento per le Pari Opportunità al Centro Sportivo Longarina, a “casa” di Francesco Totti. Il Capitano, seduto di fianco ad altri due Campioni del Mondo, Simone Perrotta e Angelo Peruzzi, oltre a calciare il pallone che dà il via alla partita di beneficenza, tira un calcio anche alla violenza contro le donne: «È assurdo e surreale. Cercheremo di dare il massimo affinché le cose cambino». 

Di poche parole Francesco Totti, che fa di tutto per uscire dai riflettori e sfuggire alle telecamere che lo inseguono: il ruolo da dirigente gli impone maggiore attenzione alle dichiarazioni. Le strumentalizzazioni sono dietro l’angolo. Contano di più i gesti. È arrivato al Centro Sportivo con il figlio Cristian, perché i giovani prendano esempio. Il rispetto, sul rettangolo di gioco o verso le donne, è un valore su cui basare la propria vita, va tramandato di padre in figlio. 

CHAMPIONS«La qualificazione in Champions League è ancora aperta, dipende solamente da noi», il commento di Totti all’indomani della sconfitta contro l’Atletico Madrid. A chi gli dice che con lui in campo l’Italia si sarebbe qualificata ai Mondiali in Russia, l’ex numero 10 risponde con il solito umorismo: «Ma chi mi si prende?».

David Moresco

Thomas Vermaelen: Barcellona è la scommessa da vincere

Gianluca Notari – Per chi ama il calcio, domani sera ci sarà una partita imperdibile: Valencia-Barcellona, rispettivamente prima e seconda in classifica del campionato più spettacolare d’Europa, la Liga spagnola. Entrambi gli allenatori hanno adottato nelle settimane scorse un massiccio turnover per arrivare al top a questo appuntamento: nel Valencia hanno riposato Rodrigo, Guedes e Carlos Soler, mentre nel Barcellona, nella sfida di Champions contro la Juventus, a sedersi in panchina è stato sua maestà Messi.

Il Valencia è la vera sorpresa di quest’anno: dopo la scorsa stagione, dove dopo 3 cambi di guida tecnica si è classificato 12°, l’allenatore Marcelino ha riportato gli Xotos nei piani alti del campionato. Il Barcellona, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni. I blaugrana sembrano aver assorbito senza troppi problemi l’addio imprevisto di Neymar e, complice l’infortunio di Dembelé – arrivato proprio per sostituire il brasiliano -, il tecnico Valverde ha reinventato la filosofia del club catalano, abbandonando il 4-3-3 che per un decennio ha fatto le fortune del club, adottando invece un 4-4-2 con un centrocampo a rombo che garantisce più copertura centrale e lascia maggiore spazio ai tezini, Jordi Alba e Nelson Semedo, di percorrere liberamente la fascia senza preoccuparsi più del dovuto della fase difensiva.

Ci sarebbe molto da dire sugli interpreti e sulle caratteristiche di questo Barcellona 2.0, ma leggendo le probabili formazioni del big match di domani c’è un giocatore che balza subito all’occhio. Un giocatore che il club di Bartomeu aveva praticamente ceduto lo scorso anno, ma che è tornato in Catalogna per aver fallito la sua missione a Roma. Questo giocatore è Thomas Vermaelen, e domani sera, complice la squalifica di Piqué, sarà titolare al fianco di Umtiti nella sfida più importante di questo spezzone di stagione.

Vermaelen inizia la sua carriera in Belgio al Germinal Beerschot, squadra con sede ad Anversa, per poi trasferirsi appena quattordicenne nelle giovanili dell’Ajax, in Olanda. Con la squadra di Amsterdam, tra il 2003 ed il 2009 colleziona 143 presenze, guadagnandosi la fascia di capitano prima e le attenzioni di di Arséne Wenger poi. Il tecnico francese riuscì a strapparlo alla feroce concorrenza, e nell’estate del 2009 il belga di trasferisce all’Arsenal. All’ombra del Big Ben, Vermaelen si conferma come uno dei migliori centrali del mondo. Diventa presto un punto fermo della sua nazionale, e dopo appena 2 stagioni in maglia Gunners viene eletto a vice-capitano, scelto personalmente da Wenger per tenere le redini dello spogliatoio insieme a capitan Van Persie, colonna della squadra. Se il racconto continuasse in questo modo, sciorinando magari i diversi trofei vinti dal classe ’85, si sarebbe certi di assistere all’agiografia di un campione universalmente riconosciuto come tale. Invece, la fragilità fisica di Vermaelen lo ha trascinato spesso nel dimenticatoio, quasi mai annoverato tra i centrali migliori del pianeta. Eppure, nella stagione 2013-14 – l’ultima a Londra -, nonostante i problemi al ginocchio riesce a mantenere una certa continuità, collezionando 21 presenze in totale. A fine stagione, arriva la chiamata del Barcellona, e chiaramente Vermaelen coglie l’occasione al volo.

Ma la prima stagione in Spagna è un incubo: subisce uno stiramento alla coscia prima dell’inizio di stagione, e le seguenti ricadute gli permettono di scendere in campo in maglia blaugrana solamente una volta, nell’ultima partita di campionato pareggiata per 2-2 al Camp Nou contro il Deportivo la Coruna. La stagione seguente, invece, le cose vanno piuttosto bene, ma non abbastanza da meritare la riconferma in squadra. Così, nell’estate del 2016, si trasferisce in prestito gratuito alla Roma. L’esordio, come poi sarà l’intera stagione, è terrificante: nel preliminare di Champions League contro il Porto, Vermaelen viene espulso dopo appena 40 minuti. I soliti problemi fisici tempestano la sua stagione: la pubalgia lo tiene fuori dai campi di gioco per i primi tre mesi della stagione, e la conseguente esplosione di Federico Fazio – insieme alla poca propensione di Spalletti nel cambiare gli interpreti – lo relegano per tutto il resto della stagione in panchina. Le presenze, a fine anno, sono appena 9, e il pacco Vermaelen torna a Barcellona.

Quest’anno le cose non sembrano essere cambiate: fino ad ora, nonostante la buona tenuta fisica, Vermaelen ha giocato solamente una gara in Coppa del Re. Ma domani sera, il belga si giocherà un’importante chance per il suo futuro. Contro di lui ci sarà Zaza, già a quota 9 gol in questo campionato: un ottimo test per l’ex Arsenal, che potrà dar prova della sua affidabilità nonostante l’intermittenza con cui è sceso in campo nelle ultime stagioni. Certo, giocarsi il posto con Pique, Umtiti e Mascherano non deve essere la cosa più semplice del mondo ma, infilando qualche buona prestazione consecutiva, Vermaelen potrebbe candidarsi finalmente come valida alternativa per il Barcellona di Valverde. E restituire al mondo del calcio uno dei suoi migliori centrali.

Gianluca Notari

Dal Genoa a Genoa, quanti ricordi per Perotti

Margherita Bellecca – Dopo il trionfo nel derby e la caduta indolore in Champions League, la Roma è pronta a sfidare il Genoa, domenica pomeriggio alle 15 a Marassi. La fatica accumulata nelle precedenti due partite, ma soprattutto, la voglia di punti del Grifone in piena lotta per non retrocedere, sono due armi che Di Francesco dovrà disinnescare. Morale in salita per i padroni di casa usciti con i tre punti dalla trasferta di Crotone alla prima di Ballardini in panchina, subentrato a Juric.

Il tecnico romanista continuerà a ruotare i giocatori in un turnover, che al momento, è stato vincente. Ancora da verificare le condizioni di Florenzi, non convocato per la partita contro l’Atletico per un’infiammazione al ginocchio non operato. Il terzino farà di tutto per esserci, altrimenti toccherà ancora a Peres comporre la difesa con Manolas, Jesus, pronto al rientro dal primo minuto, e Kolarov. A centrocampo si rivedrà De Rossi e potrebbe esserci una giornata di riposo per Nainggolan, che negli ultimi quattro giorni ha stretto i denti per poter giocare. Al posto del belga si scalda Pellegrini, voglioso di riscattare la brutta prova in Champions. Completerà il reparto Kevin Strootman. Di Francesco avrà l’imbarazzo della scelta in attacco, anche grazie alla possibile convocazione per Schick, la prima dal 28 ottobre, quando la Roma giocò contro il Bologna. Il ceco non partirà titolare e, forse, non entrerà nemmeno in campo a differenza di Dzeko, alla ricerca di quel gol che in campionato manca ormai da sei turni. A far compagnia al bosniaco si candidano El Shaarawy, dopo aver giocato pochi minuti contro l’Atletico, e Defrel, per far rifiatare Perotti. Ma attenzione alla possibile sorpresa Under mentre Gerson sembra tagliato fuori.

Pochi dubbi per Ballardini. Uno di questi riguarda l’attacco con l’ex laziale Pandev in ballottaggio col giovane Pellegri, che ha già segnato alla Roma nell’ultima giornata dello scorso campionato. A supportare una delle due punte ci sarà l’estro e il genio di Taarabt che sarà accompagnato dalla quantità di Rigoni, dalla velocità di Laxalt, dalle geometrie di Miguel Veloso e dalla grinta di Omeonga. In difesa il quartetto composto da Izzo, e gli ex Spolli, Zukanovic e Rosi. In porta Perin.

Sono 109 le partite giocate tra Roma e Genoa con i capitolini avanti per 52 a 35. Bilancio non confermato a Marassi dove il Grifone comanda 27 a 11. Sarà, invece, la terza sfida tra Di Francesco e Ballardini, un pareggio ed una vittoria per l’abruzzese.

Il ricordo più nitido è quel Roma-Genoa 3-2, con la bomba di Perotti scagliata alle spalle di Perin all’ultimo secondo. Ripartire da quella euforia che ha caratterizzato anche il post derby ma senza essere presuntuosi, come sottolineato da Eusebio Di Francesco dopo l’Atletico Madrid. Il campionato chiama e la Roma è pronta a rispondere ancora una volta presente.

Margherita Bellecca

Atletico Madrid-Roma: le pagelle. Fazio il totem, incubo Bruno Peres

Gianluca Notari – Per la qualificazione erano buoni due risultati su tre, ma purtroppo è arrivata una sconfitta. Niente panico, la qualificazione è ancora ampiamente alla portata della Roma: battendo il Qarabag i giallorossi sarebbero matematicamente qualificati, ma se l’Atletico Madrid non dovesse vincere a Londra, De Rossi e compagni approderebbero comunque agli ottavi. Quella del Wanda Metropolitano è stata una partita combattuta, per lunghi tratti in equilibrio, sbloccata solamente da una prodezza di Griezmann, tornato al gol dopo quasi due mesi di digiuno con il club. Infine, Gameiro a chiudere i giochi, che insacca da posizione defilata dopo aver saltato Alisson, su imbucata dell’implacabile Griezmann. Una prova in generale degli uomini di Di Francesco sufficiente solo a tratti, ma che fortunatamente non compromette il buon lavoro fatto fin’ora.

LE PAGELLE

Alisson 5.5 – Incolpevole in occasione dei gol, riesce sempre a gestire il pallone con i piedi, seppur con un pizzico di fiducia in eccesso che lo porta spesso a rischiare la giocata.
Bruno Peres 4 – Il peggiore in campo. Manchevole in fase di spinta, dove sbaglia sempre la scelta, disastroso in fase difensiva: è dalla sua parte infatti che giunge il cross per il primo gol dell’Atletico. Per finire in bellezza, rimedia il secondo giallo che gli farà saltare la sfida decisiva contro il Qarabag.
Manolas 5.5 – Lontano parente del Manolas visto al derby: inizia la gara facendosi soggiogare da Torres come l’ultimo dei dilettanti, e subito dopo rimedia un giallo per una scivolata a metà campo – francamente inutile – su Augusto Fernandez.
Fazio 7.5 – Sontuoso, è il vero comandante della difesa giallorossa. Ci mette qualche minuto a prendere le giuste misure, ma la sua partita è un crescendo di chiusure e lanci millimetrici, spesso arricchendo il tutto con qualche dribbling spettacolare.
Kolarov 5.5 – Spinge in tandem con Perotti, perché è lì che la Roma riesce a sfondare, ma i suoi cross sono meno precisi del solito. Cala nel finale.
Pellegrini 5 – Spaesato, il giovane giallorosso non riesce a trovare la giusta posizione in campo per tutta la partita. Giustamente sostituito.
Gonalons 6 – La sua intelligenza tattica è superiore agli altri e si vede: il francese si propone sempre in appoggio ai compagni e smista con diligenza i palloni che riceve. Carente in fase di copertura, ma nel complesso prestazione sufficiente.
Nainggolan 6.5 – L’unico tiro che poteva impensierire Oblàk è il suo, che da posizione defilatissima prova a beffare il portiere sloveno ma sfortunatamente il pallone finisce sul palo. Per il resto tanta qualità e tanta corsa in ambedue le fasi. Il solito ninja.
Gerson 4.5 – Soffre dall’inizio della partita la prestazione di Filipe Luis, uno dei migliori dei suoi, e paga lo scotto di ‘novellino‘ su questi palcoscenici. Mai incisivo, sciupa due potenziali occasioni nel primo tempo. Evanescente.
Dzeko 5 – Stavolta non è neanche riuscito a fare il solito lavoro in appoggio alla squadra. Ha lottato, improvvisato un paio di dribbling, preso a spallate gli arcigni difensori ‘rojiblancos’, ma non è certo il migliore Dzeko. Inoltre, il gol manca da oltre un mese.
Perotti 6.5 – Il più pericoloso della Roma, nel primo tempo vince costantemente i duelli contro il terzino avversario, Thomas, che poi terzino non è: Perotti lo salta sempre, ma nell’ultimo passaggio non riesce mai a trovare il giusto guizzo. Rimane comunque l’unico ad impensierire la retroguardia avversaria.
dal 62′: Strootman 5.5 – Entra al posto di Pellegrini, ma non cambia di molto le cose.
dal 70′: Defrel 5.5 – Appannato, necessita di più continuità.
dal 78′: El Shaarawy sv – Entra appena in tempo per verificare che sì, le condizioni del campo lasciano a desiderare.
Di Francesco 5.5 – Questa volta il turover non paga: Pellegrini e Gerson subiscono la fisicità degli spagnoli, ma l’atteggiamento aggressivo è comunque costante per tutta la partita. Bene nella conferma di Fazio.

Gianluca Notari

CONI, termina il Consiglio straordinario. Nessun commissariamento della FIGC

Simone Burioni – Come già preannunciato pochi giorni fa dal presidente del Coni Giovanni Malagò, si è svolto il Consiglio straordinario che deciderà se commissariare o meno la FIGC, dopo le dimissioni del presidente Carlo Tavecchio. Oltre a Malagò, presenti altri 18 consiglieri che stanno prendendo parte alla riunione.

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Ore 18:20 – Prende la parola Giovanni Malagò: “Penso fosse doveroso che il presidente del Coni convocasse una giunta straordinaria. Tutti i membri di Giunta, tecnici, editoriali, olimpici estivi e invernali hanno espresso la loro opinione. C’è stata una individuazione di opionioni personali molto importanti su questa vicenda, su quella che era stata la mia narrazione dei fatti, che molto in sintesi vado a raccontare. Ci sono due problematiche, una sostanziale, oggettiva, cioè che questa vicenda del mondo del calcio sicuramente coinvolge il sistema non del Comitato Olimpico e del sistema sportivo italiano, ma il sistema Paese in un modo assolutamente diverso e imparagonabile con qualsiasi altro sport e federazione. In questi giorni c’è un onda, una piena che i media hanno riportato e coinvolge travolge tutto e tutti. Sarebbe da persone non serie fingere che non sia successo niente, soprattutto per chi ha responsabilità istituzionali e pubbliche come me e gli altri organi di Giunta. Sotto questo punto di vista la mia posizione è netta, se volete categoria, per me il calcio italiano va riformato, vanno cambiate le cose sotto tanti punti di vista. Come si deve arrivare a questo? Non si può che passare per un commissariamento. Un commissariamento con poteri ampi e lungo, non uno che passa per i normali avvicendamenti di altre federazioni. Il male è profondo, esiste ha radici di carattere statutario. C’e’ un problema formale, amministrativo, che riguarda i pezzi di  carta. Gli uffici legali sostengono che oggi non ci sono i presupposti per il commissariamento della Federcalcio.  Cosi’ come sono scritte le regole, se noi oggi avessimo portato in Giunta una delibera di  commissariamento della Figc, saremmo stati oggetto di un ricorso da parte di uno di questi signori che vogliono evitare tale scenario. Così come sono scritte le carte, sappiamo che il ricorso avrebbe grande possibilità di successo. Io non posso esporre il Coni a questo rischio, perché questa è un’organizzazione seria, solida, e non puoòfinire in un disastro. Ma questa situazione fa riflettere. So che per la Lega di Serie A è stata convocata un’assemblea elettiva il 27, so che c’è la possibilità fino al 30 di mettere le X nelle caselle. Le caselle mancanti sono ben 9: presidente, amministratore delegato, consigliere di Lega che deve essere un terzo indipendente in base al nuovo statuto, i quattro membri delle società in rappresentanza del consiglio di Lega, i due rappresentanti delle società nell’ambito federale. Se succede tutto questo, in bocca al lupo calcio, non possiamo fare niente. Noi siamo molto dispiaciuti che si debba percorrere un’altra strada ma non abbiamo gli strumenti giuridici per impedirlo. Nel caso questo non accada, dato che l’esercizio del commissario è di natura straordinaria, se non si arriva a dama, quel commissariamento non può essere procrastinato, perché si va nella straordinaria amministrazione, mentre il presidente dimissionario può solo svolgere funzioni di ordinaria amministrazione. A quel punto si riconvoca una Giunta e si faranno le dovute considerazioni.”

Si sente preso in giro dalla Serie A?
Assolutamente no, anzi penso che in questo momento la Serie A, con tutte le sue responsabilità in questa vicenda, sia vittima. Non ha potuto partecipare alle dimissioni di Carlo Tavecchio non avendo i rappresentanti e adesso deve porsi il problema. Se io nomino gli organi a me va bene che la FIGC vada a regolari elezioni, e a quel punto la Serie A non può lamentarsi se ha sempre una percentuale di voto e le cose in Federcalcio non funzionano. La Serie A adesso ha l’occasione di dimostrare che conta.

Tutto quello di cui ha parlato deve succedere entro l’11 dicembre?
Sì, è così. Fermo restando che ci sono passaggi tecnici-statutari che sono al vaglio degli avvocati. C’è un rimbalzo tra Federazione e Lega che prevede dei passaggi che devono essere verificati, ma la finestra è quella che va dal 30 novembre all’11 dicembre.

Il nome buono può essere quello di Cosimo Sibilia?
Il più grande errore che uno possa fare oggi è indicare un nome. Non ci penso a fare queste considerazioni. Sicuramente la Lega Dilettanti è quella che in termini di forza di numeri maggiormente impatta in questa vicenda.

Ore 16.35 – Il presidente Giovanni Malagò apre il consiglio che deciderà le sorti della FIGC.

Ore 16.30 – Il vice Presidente vicario del Coni, Franco Chimenti, prima dell’inizio della riunione è stato intercettato dai microfoni dei cronisti presenti:

Propenso al commissariamento o meglio aspettare l’assemblea di Lega di lunedì?
Sinceramente vorrei adeguarmi a ciò che dicono i legali. Bisogna agire con attenzione.

Lei è un possibile commissario?
Assolutamente no, potete star tranquilli.

Simone Burioni

Roma, occhio ai festeggiamenti

Margherita Bellecca – Festeggiare ma non troppo. La Roma è attesa da un’altra sfida difficile e delicata, contro l’Atletico Madrid, al Wanda Metropolitano nel mercoledì di Champions. Per la squadra di Simeone è l’ultima spiaggia poiché si trova a 3 punti in classifica, a 5 lunghezze dai  giallorossi che potrebbero staccare il pass per gli ottavi di finale in caso di pareggio o vittoria, altrimenti dovranno aspettare la partita casalinga contro il Qarabag.

Di Francesco tornerà ad affidarsi al turnover per continuare la rotazione dei suoi giocatori, vista anche la fatica accumulata durante il derby. In difesa riposerà Florenzi, alle prese con una leggera infiammazione al ginocchio destro, quello non operato. Stessa sorte per Fazio. I due lasceranno il posto a Peres, caricato da una grande chiusura su Lukaku contro la Lazio, e a Jesus, uno dei giocatori rivitalizzati quest’anno dal tecnico. Il resto del reparto vedrà agire Manolas e Kolarov, davanti ad Alisson. A centrocampo potrebbe tirare il fiato Nainggolan, anche per non aggravare il guaio all’inguine che gli è quasi costato il derby. Pellegrini scalpita ed è pronto a tornare titolare. Per un romano che entra uno che esce perché De Rossi, muro difensivo al derby, potrebbe lasciare spazio a Gonalons. Conferma per Strootman. Rebus anche in attacco per Di Francesco. Se Dzeko e Perotti sono tranquilli, lo stesso non si può dire di El Shaarawy visto che alle sue spalle spinge Gerson con Defrel leggermente defilato. Niente da fare per Under e Schick. Il ceco potrebbe tornare in panchina contro il Genoa.

I Colchoneros, che durante l’ultimo turno di Liga hanno pareggiato il loro derby contro il Real, sono pronti a rischiare tutto di fronte al pienone del loro nuovissimo stadio. Simeone si affiderà a Griezmann che, anche se non sta vivendo un grande momento, è sempre pericoloso  con i suoi guizzi. Da decidere il partner del francese. Si giocano una maglia da titolare Correa, Gameiro  e Fernando Torres. Il centrocampo vedrà protagonisti Koke, Gabi, Thomas e Saul, sembra tagliato fuori Ferreira Carrasco. La difesa, il reparto più forte dell’Atletico, si reggerà sui giganti Godin e Gimenez, sulle fasce Juanfran e Lucas, in porta Oblak.

“Testa a Madrid” ha ordinato Di Francesco ai suoi alla ripresa degli allenamenti e così sarà. Ad attendere e a sostenere la Roma 3000 tifosi che faranno sentire il loro calore anche lontano dalla Capitale. Gli ottavi sono ad un passo ma guai a prendere sottogamba una partita che potrebbe far tornare la Roma tra le migliori 16 d’Europa.

Margherita Bellecca