2007, Dinamo Kiev-Roma 1-4. I giallorossi rompono il ghiaccio in Ucraina con Panucci, Giuly e Vucinic

Luca Fantoni – Quando dall’urna di Nyon escono squadre ucraine, russe o comunque del nord Europa, si dice sempre che il problema più grande è il clima rigido di quella parte del mondo. Vi immaginate giocatori come Juan o Taddei, abituati alla spiaggia di Copacabana o al sole di Roma, catapultati nel freddo gelido di Kiev? Vedere una temperatura sopra lo zero alle 20.45 di una sera di fine novembre è come un oasi nel deserto. Le gambe non girano, ogni respiro si fa più affannoso e ogni secondo che passa i gradi sembrano scendere sempre di più. Quella sera a Kiev però, un francese, un montenegrino e un italiano trasformarono il cuore dei tifosi romanisti da ghiacciato a flambé, trovando una vittoria fondamentale che assicurò il passaggio del turno. L’allenatore era Luciano Spalletti e il modulo era il consueto 4-2-3-1. In porta giocava il brasiliano Doni. La difesa a 4 era formata da Panucci, Juan, Ferrari e Cassetti. I due mediani erano Pizarro e De Rossi con Taddei, Giuly e Tonetto, nell’insolito ruolo di ala sinistra, che agivano alle spalle di Vucinic. La Dinamo di Demanienko non era oggettivamente una grandissima squadra. Nella rosa spiccavano la bandiera del club ucraino, Oleg Gusev, e l’attaccante Ismael Bangoura, autore di una discreta carriera sopratutto in Francia.

VUCINIC PROTAGONISTA – Per rompere il ghiaccio, in tutti i sensi, la Roma impiega solo quattro minuti. Panucci crossa di sinistro, Vucinic non arriva sul pallone ma con il suo movimento inganna il portiere Rybka che non riesce ad intervenire, regalando il vantaggio ai giallorossi. Il radoppio arriva al 32’ quando il folletto francese, Ludovic Giuly, si avventa su una palla vagante, salta l’estremo difensore in uscita e deposita dolcemente in rete. L’ex Monaco si ripete poco dopo, questa volta trasformandosi in uomo assist. Suo è infatti il passaggio che libera Vucinic davanti alla porta. Il montenegrino apre il piattone e fa 0-3. Nella ripresa Taddei e compagni abbassano leggermente la guardia e subiscono il gol del 1-3 con Bangoura che sfrutta un errore in anticipo di Juan e batte Doni. È solo un fuoco di paglia. A 12 minuti dalla fine infatti, Tonetto, coraggiosamente a maniche corte, mette una palla dietro per il solito Vucinic che di destro la mette all’angolino, firmando il quarto gol e regalando il passaggio del turno a Spalletti.

UN TURCO IN UCRAINA – Da Kiev a Kharkiv, casa dello Shakhtar. Se possibile farà ancora più freddo. Per mercoledì sera infatti la temperatura si aggirerà sui -10 gradi, rendendo più difficile una trasferta che, già di per se, non sarebbe stata facilissima. Gli arancio-neri, a differenza della Dinamo Kiev nel 2007, sono una buonissima squadra che può contare su elementi di assoluto talento come Marlos, Taison o Fred, già promesso sposo del Manchester City. Di talento ne hanno sicuramente anche i giallorossi che, tuttavia, non devono prendere sottogamba la partita. Un probabile protagonista del match sarà Cengiz Under, autore di 4 gol nelle ultime 3 partite. Se Di Francesco decidesse di non schierarlo sarebbe un delitto. Il turco non ha un buon rapporto con lo Shakhtar, avendo perso tutte e due le partite giocate quando vestiva la maglia del Basaksehir, ma è pronto a rifarsi, è pronto a caricarsi la squadra sulle spalle, nonostante la giovane età, ed è pronto a segnare ancora. In Ucraina sono avvisati, la Roma formato Turkish Airlines sta arrivando!

Luca Fantoni

Under the Rainbow

Margherita Bellecca – Il turco ci ha preso gusto e mette a segno il suo quarto gol consecutivo, quello con cui sblocca una partita dominata dalla Roma ma che si stava incanalando su uno scialbo pareggio a reti bianche. I giallorossi battono l’Udinese per 2-0 alla Dacia Arena confermando la crescita dell’ultimo periodo e conquistando, inoltre, il terzo posto in classifica dopo la sconfitta dell’Inter contro il Genoa.

Gengo, come viene chiamato a Trigoria, sta diventando un tassello fondamentale per la “nuova” Roma di Eusebio Di Francesco, quella del 4-2-3-1. Spesso la palla passa tra i suoi piedi e lui, mostrando una spiccata propensione alla leadership, se la fa dare. I compagni lo seguono mostrando cattiveria e voglia di aggredire l’avversario. I gol segnati dal “turchetto” sono tutti diversi, dalla botta improvvisa contro il Verona che ha sorpreso Nicolas, alla doppietta dell’Olimpico contro il Benevento, un sinistro vellutato sul primo palo ed un tiro a giro da leccarsi i baffi, fino ad arrivare al missile terra aria con cui ha trafitto Bizzarri.

Nonostante una bella Roma l’Udinese non fa brutta figura, anzi, su qualche disattenzione difensiva dei giallorossi rischia di far male e di ribaltare un pronostico che sembrava essere scritto. È ancora Alisson a fare la voce grossa e a proteggere i ragazzi aumentando così il valore del suo cartellino che potrebbe diventare proibitivo anche per le big europee.

La produzione offensiva giallorossa è ancora notevole. Dai 17 tiri fatti domenica scorsa ai 13 di cui 7 in porta contro i friulani, ma è la mole di gioco costruita che fa ben sperare per la Champions League e per le prossime partite di campionato. Di Francesco, però, ha un altro motivo per sorridere: il gol di Perotti. L’argentino, subentrato ad El Shaarawy, si è messo in luce sulla fascia sinistra mettendo a segno la sua sesta rete stagionale. Un delizioso tocco con cui ha evitato patemi d’animo che si potevano creare nel finale. Diego non segnava dalla sfida di Champions League contro il Qarabag del 5 dicembre, una rete da primo posto. Bisogna tornare ancora più indietro per il suo ultimo sigillo in campionato. Era il 18 novembre, giorno in cui ha trafitto Strakosha nel derby con un preciso rigore.

L’arcobaleno ha molti colori ma quello della Roma risplende di giallo e di rosso. Dopo un periodo di tempesta Di Francesco si vuole godere questo arco, speranzoso che la divinità turca, uscita da esso, non smetta mai di segnare.

 

Udinese-Roma 0-2: le pagelle. Poca cattiveria iniziale, poi il cinismo. Non svegliate Under! Perotti, finalmente il giusto approccio

Simone Indovino – Terza vittoria consecutiva per la Roma, che sbanca con autorevolezza la Dacia ArenaNove punti che sanno di puro ossigeno per i giallorossi dopo il brutto momento trascorso tra dicembre e febbraio. L’Udinese preme, ma i ragazzi di Di Francesco sono ben messi in campo e rischiano poco e nulla, e quando rischiano, c’è un super Alisson a fare da guardia ai pali. Ci pensa Cengiz Under a risolvere la gara, siglando la sua quarta rete di fila con un sinistro micidiale che fulmina Bizzarri. A mettere il definitivo sigillo sul match è Perotti, che sfrutta un preciso assist di Nainggolan. Da rivedere tuttavia alcune prestazioni dei singoli, Florenzi ed El Shaarawysu tutti, che non hanno applicato le qualità che li contraddistinguono.

ROMA

Alisson 7 – Se la Roma riesce a strappare i tre punti da questa trasferta deve dare il corretto merito al suo portiere. Nel primo tempo è protagonista di almeno un paio di interventi, specialmente quello su Perica, che tengono a galla i suoi. Da menzionare sempre la sua visione straordinaria di gioco.

Florenzi 5 – Con Jesus sulla fascia opposta ha la licenza di offendere. Spinge tanto, ma le sue giocate non sono mai impregnate di qualità. Sbaglia una quantità infinita di passaggi semplici e di cross, che non colgono mai i compagni. È spesso messo in difficoltà dalla velocità di Ali Adnan.

Manolas 6.5 – Buona guardia da parte del greco, che applica la sua fisicità per contrastare le avanzate degli attaccanti friulani.

Fazio 6.5 – Eccezion fatta per la fievole marcatura su Perica, si comporta in maniera adeguata a conferisce attenzione a tutta la linea difensiva. Straordinario in particolare un suo posizionamento che intercetta un pallone che avrebbe mandato in porta De Paul.

Juan Jesus 6 – Pronti via e mette subito in difficoltà il proprio portiere con un retropassaggio da brividi. Accusa l’inedita posizione in avvio di gara, poi alla lunga cresce applicandosi in maniera corretta.

De Rossi 5.5 – Rientra dal problema fisico e, come prevedibile, la forma fisica non può essere eccellente. La sua prestazione ne risente, anche se sfrutta la sua esperienza per gestire in maniera corretta i palloni che gravitano nella sua zona.

Pellegrini 6 – Più vispo in mediana rispetto De Rossi, considerata la migliore brillantezza atletica. Gestisce moltissimi palloni ma con qualche errore di troppo. Potrebbe far meglio ma i suoi 94 minuti rimangono concreti.

Nainggolan 6.5 – Non è la classica gara strappa applausi quella disputata dal Ninja, che specie nel primo tempo è sovrastato dagli spunti di Fofana. Non si rende pericoloso in zona gol, ma agisce più in mezzo al campo. Prezioso l’assist che fornisce allo scadere per Perotti.

Under 7.5 – L’uomo del momento. Fino al settantesimo tutte le azioni offensive più pericolose capitoline passano dai suoi piedi. Mette in difficoltà la difesa avversaria con i suoi scatti funambolici fino a quando decide di scaricare un sinistro pazzesco all’incrocio dei pali che regala il vantaggio ai suoi.

El Shaarawy 5 – È coinvolto tantissimo dai compagni, ed è protagonista di molte discese sulla fascia. Peccato però che ogni qualvolta che gli si presenta davanti una ghiotta occasione la sprechi malamente non applicando la giusta cattiveria. E questo la Roma non può permetterselo.

Dzeko 6 – Non gli capitano grosse occasioni, e di conseguenza difficilmente il bosniaco può capitalizzare. Si rende però partecipe della manovra dei suoi facendo salire i compagni. Buonissima l’intesa con Under: i due scambiano molto e si cercano continuamente.

Perotti 6.5 – Finalmente Diego! Dopo un periodo di torpore, l’argentino torna al gol. Si fa trovare pronto nel momento in cui l’allenatore lo butta nella mischia e realizza con freddezza la rete del raddoppio.

Strootman 6 – Una classica gestione del possesso nei minuti a lui concessi.

Defrel s.v. – Pochi giri d’orologio per il francese, che si mostra voglioso e tenta anche la via della gloria con un sinistro.

Di Francesco 7 – Forse ora ci siamo, mister. La sua Roma ha assunto delle nuove sembianze col cambio di modulo che stanno danno gli sperati frutti. Il merito maggiore è quello di riuscire a sfruttare le caratteristiche di determinati giocatori, Under su tutti. Bisogna continuare su questi binari per non perdere il treno Champions.

Simone Indovino

Tacopina: “Passo molto tempo in Italia, questa è la differenza con Pallotta. Totti? E’ una leggenda”

Simone Burioni – Joe Tacopina, attuale numero uno del Venezia, con un passato da vice presidente della Roma e da presidente del Bologna, ha parlato delle sue esperienze nel calcio, in particolare nella Capitale, dei rapporti di amicizia che si sono creati e dell’attuale presidente giallorosso James Pallotta. L’avvocato yankee con l’Italia nel cuore parla già da presidente navigato: «Devi mettere la faccia nel tuo progetto affinché ti riconoscano come uno di loro», mantenendo però la passionalità che lo contraddistingue da altri: «L’Italia è il mio paese e le opportunità che io considero sono solamente qui».

Perché ha deciso di investire in Italia?
Ho deciso di investire in Italia perché amo questo paese. Andai a vedere il derby tra Roma e Lazio ed era la prima volta che vedevo uno stadio così pieno. Cinquantamila persone cantare insieme per due ore, fu un momento eccitante ed era una cosa completamente nuova per chi viene dalle mie parti. Io stavo cercando un luogo dove investire e mi sono reso conto che il valore dei club, rispetto alle mie valutazioni, era basso. Per questo era una grande opportunità. E’ incredibile quanta gioia abbiamo provato quando abbiamo preso la Roma. Nella NBA per ottenere risultati bisogna spendere una cifra molto più alta. Per la gente del mio paese il calcio è un business, anche se comporta tante responsabilità. In Europa ci sono tante opportunità, per esempio in Francia o in Inghilterra, ma non sono adatte a me, io sono troppo passionale: il mio paese è l’Italia e le opportunità che io considero sono solamente qui. Ho aperto per primo le porte degli investimenti nel calcio italiano. Io ed il mio avvocato conoscemmo Thomas Di Benedetto ed abbiamo deciso di aggiungerci alla cordata per comprare la Roma.

Il presidente deve essere tifoso o basta che ci metta i soldi?
Deve essere entrambi, un presidente sano ha entrambe le cose. Se investi solamente perché sei tifoso, quindi non hai veri propositi di business, ma lo fai solamente per essere importante nella città, il club avrà delle carenze a livello societario. Devi avere le abilità di trovare la giusta squadra e di saper rispettare tutti gli step finanziari. Devi fare entrambe le cose per fare il presidente. Serve la tua faccia nel tuo progetto, devi vivere la città e la squadra, questi devono sapere che sei uno di loro. Questa è la ragione per cui io passo tanto tempo a Venezia.

Questo è uno dei punti per cui Pallotta viene molto criticato dai tifosi. Che ne pensa?
Ho letto delle critiche su di lui, ma preferisco non commentarle, almeno finché non lo vedrò a cena e non sarà lui a rispondere alle mie domande.

In che cosa lei e Pallotta siete simili? In cosa siete diversi? 
L’unica grande differenza tra me e Pallotta è quella di essere spesso qui. Io passo molte giornate in Italia a lavorare sui miei progetti, perché è importante. Non sono a Roma e non conosco i suoi programmi, non voglio parlare di Jim o del suo lavoro, per favore.

Che cosa ha pensato al suo arrivo nella Capitale? Le scattarono subito una foto con la sciarpa della Roma…
Quando vedo quella foto penso subito che ero molto grasso nel 2008, guarda la grandezza della mia faccia (ride, ndr). Davvero, la vedo e penso al mio primo approccio all’AS Roma assieme a George Soros. Noi parlammo con la famiglia Sensi e firmammo un contratto preliminare. Fu l’inizio della mia avventura a Roma e nel calcio. Arrivai all’aeroporto di Fiumicino e alcuni tifosi mi misero la sciarpa della Roma al collo, fu l’inizio di tutto il progetto.

Perché il primo tentativo nel 2008 non è andato a buon fine?
Non voglio entrare nella negoziazione tra la Roma e Soros, è una questione passata, si parla di dieci anni fa. Preferisco parlare della seconda volta: ho ricevuto la chiamata, due anni dopo, di Unicredit, che mi chiese se volevamo fare un gruppo unico per comprare la società ed abbiamo avuto successo.

Rimpiange qualcosa della sua esperienza nella Roma?
No, non potrei farlo. Siamo stati vicino allo Scudetto e siamo stati stabilmente nelle grandi squadre d’Europa. Tutto però accade per una ragione, Tom Di Benedetto era il presidente ed io lo il suo vice. Con il tempo, dopo quattro anni, alcune dinamiche sono cambiate ed il mio percorso alla Roma era finito. Amavo la squadra, ma non ho rimpianti perché è stata una grande esperienza dove ho trovato tanti amici, come Tonino Tempestilli, che ancora lo è, ma anche altri come Daniele De Rossi, Francesco Totti e Vito Scala. E’ stata davvero una bella esperienza.

Le piace Totti nel suo nuovo ruolo?
Francesco Totti è una leggenda nella Roma ed il giocatore più importante della sua storia. Lui sarà un dirigente molto importante perché è Totti, perché la gente ascolta le sue parole, ha influenza su di loro. Imparerà il ruolo così come ha imparato a giocare a calcio, può essere un grande dirigente. Francesco non è altro che un vincente, sono molto felice nel vederlo ancora a Roma.

Ha mai pensato ad una sinergia tra la Roma ed il Venezia? 
Nei due anni passati non c’è mai stata una sinergia. Forse in futuro, quando saliremo in Serie A, sarà possibile lavorare insieme, ma vedremo. Ora abbiamo grandi rapporti con il Real Madrid. Io ed Emilio Butragueño siamo molto amici e lavoriamo spesso insieme. Possiamo imparare molto perché il Real è il club numero uno riguardo al business.

Simone Burioni

Monchi chiede fiducia: “Il mio lavoro è vincere”

Gianluca Notari – Cinque Europa League, due Coppe del Re, una Supercoppa di Spagna e una Supercoppa Europea. Quando Monchi dice che il suo mestiere è quello di vincere, forse non ha tutti i torti. Quelle elencate sopra sono tutte le coppe vinte dal direttore sportivo quando era a Siviglia, un club dove ha speso una buona parte della sua vita, prima da calciatore e poi da dirigente. Infine, dopo anni di successi, la scelta di venire a Roma, per “poter essere il vero Monchi“, parola sua.

Intervistato da Gianluca di Marzio durante il programma Calciomercato, l’Originale di Sky, Monchi ha fatto conoscere alcuni lati di sé fino ad ora poco noti ai tifosi, come ad esempio il suo stacanovismo: “Arrivo a Trigoria alle 7.30: la mattina ho bisogno di fare esercizio fisico e quella è l’ora in cui non mi chiama nessuno“. Tra le sue passioni ci sono quella per il Carnevale di Cadice (“E’ un Carnevale diverso, e nel 2010 ho fatto il concorso di canto. Arrivai nono su 180 partecipanti“) e quella per la Roma:Sono innamorato di questa società dal momento in cui sono arrivato. Ho capito subito quanto i tifosi tengono a questa società“. Eppure, la Roma non è solo passione, ma anche tanto lavoro. Lo sa bene il ds, che dice la sua sull’impronta che vorrebbe dare alla sua squadra: “I numeri sono importanti perché siamo un’azienda, ma per i tifosi servono i trofei. In quegli anni a Siviglia quello che conta sono i trofei, e questo per ora mi manca a Roma. Io capisco perfettamente i tifosi, loro non vogliono parlare di numeri, vogliono vincere, questo è il mio lavoro. Dobbiamo costruire una società non per vincere, ma per farlo in forma continua. I tifosi non vogliono le promesse, vogliono i risultati. Li capisco, ma chiedo un po’ di fiducia: il mio obiettivo è quello di renderli felici seguendo i loro desideri“.

Monchi nel centro sportivo di Trigoria. Alla sua destra, il giornalista Gianluca Di Marzio

Poi, un focus su alcune operazioni. Sull’operazione Salah non ci sono rimpianti: “Rammarico? Alla fine possiamo arrivare a 50 milioni con i bonus, ma in quel momento avevamo bisogno di vendere e quella era un opzione importante. Poi i casi di Neymar e Mbappe hanno fatto saltare il mercato, ma in quel momento era necessario vendere“.
Lo spagnolo si sofferma poi sulla mancata cessione di Edin Dzeko al Chelsea dello scorso mese: “Noi abbiamo cominciato a parlare con loro per Emerson, poi loro hanno parlato di Edin. Gli abbiamo detto di fare un’offerta, noi abbiamo ascoltato e gli abbiamo fatto una richiesta. Loro non credo abbiano trovato mai un accordo con Dzeko. Noi volevamo vendere Emerson, non eravamo convinti di vendere invece Dzeko. Non hanno mai raggiunto la cifra che noi abbiamo richiesto“.
Dopotutto, la partenza del bosniaco avrebbe potuto giovare a Patrik Schick, che fino ad ora si è dimostrato poco incisivo: “Avremmo preso sicuramente un sostituto se lui fosse partito, ma è vero che la fiducia che abbiamo in Schick e Defrel è tanta, per questo eravamo tranquilli. Ma è sicuro che se Edin fosse partito avremmo preso un attaccante“. Proprio a proposito di Schick e Defrel, Monchi ha voluto rispondere ai tifosi che lo rimproverano di aver speso una fortuna: “Le cifre che si sanno non sono quelle. Fino ad oggi abbiamo speso 5 milioni per Schick e 6 per Defrel. Schick lo paghiamo in 5 anni e non sappiamo ancora quanto sarà. Non sono 42 milioni, non è così. In questo anno noi spenderemo 6 milioni per Schick, è un’operazione comoda per noi. Credo che Patrik diventerà fortissimo per la Roma“.

Infine, una battuta su alcuni temi caldi in casa Roma, come il rinnovo di Florenzi e la reiterata assenza dalla Capitale di Pallotta:Io e il presidente abbiamo un rapporto bellissimo. Alcune volte ho sentito che manca la sua presenza, mentre io gli dico di essere meno presente. Io parlo tutti i giorni con lui, lui è molto vicino alla squadra e alla società e ne è costantemente preoccupato. Lui ha in mente una Roma campione e così sarà. Florenzi? Rimarrà qui ancora per tanti anni“.

È chiaro che non sarà una cosa immediata per Monchi inserirsi a pieno nel mondo Roma: dopo aver speso una vita intera a Siviglia, dovrà lavorare molto prima di capire a pieno i meccanismi di questo ambiente. I presupposti, però ci sono tutti: è un ds stimato in tutto il mondo, capace di tenere alto il livello qualitativo della squadra senza mai perdere d’occhio il budget. Certo, il suo profilo rappresenta una discontinuità rispetto al passato, ma un elemento esterno come lui potrebbe segnare finalmente il famoso salto di qualità che troppo spesso la Roma ha mancato, perdendosi nei paradossi di una società dal sicuro potenziale ma dal suo mancato esercizio.

Gianluca Notari

La modestia di Defrel che può aiutare Di Francesco. Forze fresche per la Roma

Simone Indovino – Non l’ha dato molto a vedere, lasciandosi andare solamente a un’esultanza contenuta, ma chissà che gioia deve essere stata per Gregoire Defrel vedere la palla in fondo al sacco domenica sera contro il Benevento. Vero, lo score della gara era già ampiamente chiuso e il calcio di rigore non può essere definito decisivo, ma l’angoscia del primo gol con la maglia della Roma per il francese aleggiava da ormai troppo tempo. Con gentile omaggio di Edin Dzeko, doveroso sottolinearlo, che ha messo da parte la gloria personale e la possibilità di realizzare la doppietta concedendo il tiro dal dischetto al compagno.

APPLICAZIONE – Non è stato fortunato, Gregoire. E pensare che a inizio stagione la fascia destra era stata totalmente affidata a lui. Nessuna rete, ma prestazioni consistenti che conferivano una doppia fase, difensiva e offensiva, al servizio della Roma. Poi si sa, se un attaccante non riesce a segnare il periodo buio è dietro l’angolo. Un malcontento psicologico che si è riflesso anche dal punto di vista atletico, poiché il francese ha iniziato ad accusare un problema fisico dopo l’altro. Il conseguente collaudo di El Shaarawy sulla corsia orfana di Salah ha allontanato definitivamente il francese dal terreno di gioco.

SCAMPOLI POSITIVI – Messi alle spalle i diversi problemi, Di Francesco ha finalmente potuto arruolarlo nuovamente tra i suoi. Per Defrel il treno del titolare sembra ormai essere passato, ma un bravo allenatore sa riconoscere le qualità dei propri giocatori anche, o forse soprattutto, dagli allenamenti settimanali e dalle opportunità concesse in gara. A Verona, nei minuti finali, ha dato ossigeno e metri in profondità a una squadra che sembrava proprio non averne più, concedendo anche un assist al bacio a Kevin Strootman dopo un’azione personale in mezzo a diversi avversari. Ad accrescere le qualità del calciatore (che dovranno pur emergere definitivamente) c’è la modestia che lo contraddistingue. Nonostante i difficili mesi di ambientamento in una nuova realtà, certamente più grande rispetto al Sassuolo, Defrel non ha mai perso la voglia di ritagliarsi lo spazio da lui ambito.

AIUTO PREZIOSO – Sta per iniziare un periodo da brividi per la Roma, di quelli che sarebbe quasi meglio ibernarsi qualche settimana per non supplire alle tensioni del momento. I giallorossi si giocheranno una grande fetta della stagione in corso e di quella futura e per tale ragione Di Francesco deve far affidamento su tutta la rosa. Con l’avvento del nuovo sistema di gioco utilizzato, potrebbe essere proprio Defrel a garantire il giusto equilibro dietro la punta di riferimento. Nel match di domenica, dopo il suo ingresso in campo, si è notato un deciso cambio di passo di tutta la squadra in zona d’attacco. Perotti ha dimostrato la preferenza per la fascia sinistra, Nainggolansulla trequarti conferisce pericolosità grazie alle incursioni, ma non la stessa spinta offensiva che può garantire l’ex Sassuolo. Non è impensabile, di conseguenza, rivederlo all’opera in questo ruolo nelle prossime gare. Vedere quella palla in fondo al sacco può essere stata solo una grande iniezione di fiducia per Defrel che, intanto, un grande traguardo l’ha già raggiunto: farsi volere bene dai compagni. Per informazioni chiedere a Edin Dzeko.

Simone Indovino

All’Olimpico con l’Udinese

Lavinia Colasanto – Partita, pochi allenamenti e poi di nuovo in campo. Sabato pomeriggio alle 15, allo Stadio Olimpico, arriva l’Udinese di Delneri. Le due squadre si presentano al match in maniera opposta visto che la Roma viene da due vittorie, mentre i friulani hanno perso contro Torino e Milan.

Di Francesco potrebbe attingere ancora al turnover, considerando la trasferta di Champions a Baku, dove la Roma sfiderà il Qarabag mercoledì pomeriggio alle 18. Contro l’Udinese in difesa è atteso il ritorno di Manolas mentre si creerà un ballottaggio per chi giocherà col greco. Favorito Jesus su Fazio anche se non è da tagliare fuori Hector Moreno. Sulle fasce, oltre all’indomabile Kolarov, dovrebbe tornare dal primo minuto Florenzi. Altro reparto ed altro romano in campo. Dopo aver riposato contro il Benevento davanti alla difesa ci sarà De Rossi che comporrà il centrocampo con Nainggolan, recuperato dal fastidio muscolare, e Strootman. In attacco, dopo due partite in panchina, una maglia da titolare dovrebbe finire sulle spalle di Defrel. Con lui Perotti e Dzeko, a caccia di Dybala nella classifica dei cannonieri.

La stagione dell’Udinese deve ancora decollare. Al momento, l’unica vittoria, è arrivata contro il Genoa grazie ad un gol di Jankto, perno del centrocampo di Delneri. Col ceco giocheranno De Paul, rivitalizzato dopo la scorsa stagione, Fofana e l’ex laziale Behrami. In attacco, a far compagnia a Lasagna, uno tra Maxi Lopez e Bajic con Perica in dubbio. Ci sarà grande attenzione su Scuffet, ex portiere prodigio che viene da una papera contro il Torino sul gol di Belotti. Tanta pressione sul ragazzo chiamato a mantenere le promesse di qualche anno fa.

Delneri ha affrontato la Roma diciannove volte uscendo sconfitto in 9 occasioni, mentre Di Francesco non perde contro i bianconeri da 6 partite. Favorevoli anche i precedenti per i padroni di casa avanti per 46 a 21. Nella Capitale non hanno un bel ricordo del tecnico friulano che allenò Totti e compagni nel 2004/2005 per 30 partite con un ruolino di 10 vittorie, 8 pareggi e 12 sconfitte. Da aggiungere allo score di Delneri qualche litigio con Cassano.

Si va verso la sosta delle Nazionali e la Roma vuole continuare a vincere mostrando la stessa solidità avuta contro Verona e Benevento. Starà a Di Francesco mantenere alta la concentrazione perché i giallorossi hanno cominciato a viaggiare ad alta velocità e la prossima fermata non vale soltanto tre punti.

Lavinia Colasanto

La cinquina è servita

Margherita Bellecca –  All’Olimpico fa freddo, ma le serate con la tombola sono passate da tempo. La Roma asfalta il Benevento per 5-2 e si riprende il quarto posto sfruttando la sconfitta della Lazio contro il Napoli. Una vera boccata d’ossigeno per la squadra di Eusebio Di Francesco che torna alla vittoria in casa dopo 57 giorni.

L’inizio è da incubo. La difesa mostra fragilità che sembravano sconosciute ma che si sono palesate nel periodo di crisi. Poca attenzione nella marcatura, superficialità nella giocata ed anche un pizzico di sfortuna. Guilherme, grazie alla deviazione di Manolas, mette in rete l’1-0. La palla prende un giro che va contro le leggi insaccandosi all’angolino alle spalle di Alisson. Lo stadio si ammutolisce mentre fanno festa i 1500 giunti dalla Campania. Da lì comincia un’altra partita, la squadra di De Zerbi non supera più la metà campo e la Roma attacca di rabbia. Decisivo Puggioni che ci mette una pezza più di una volta, ma non sul colpo di testa di Fazio, l’uomo del destino. Dal Cagliari al Benevento, ma stesso Stadio, stessa punizione battuta da Kolarov, stessa porta e stesso esito, il gol. Il Comandante toglie molte castagne dal fuoco e tranquillizza la Roma facendo pendere la partita dalla parte dei capitolini.

Il secondo tempo è di marca turca. Under prende per mano la squadra e la trascina letteralmente alla vittoria. Perfetto l’assist per il gol di Dzeko. Un mancino che crossa così di destro è una rarità e farlo in corsa è ancora più difficile. Il colpo di testa del bosniaco, da pochi passi, sentenzia Puggioni. La palla bacia la traversa e finisce in porta per il vantaggio romanista. Ma non è finita qui. Il “turchetto” ci prende gusto con il gol e, dopo la perla contro il Verona, dimostra che il suo sinistro è molto valido. Se nella trasferta del Bentegodi ha fatto tutto da solo, questa volta è Perotti a dargli una palla con i giri contati. Il tiro di prima intenzione del piccolo esterno non lascia scampo al portiere del Benevento che deve raccogliere la palla in porta per la terza volta, la seconda in pochi minuti.

Under non ne ha abbastanza e si ripete con un gioiello d’oro da 24 carati. Il suo tiro a giro è perfetto e mette in ghiaccio la partita. Tutt’altro che perfetta, invece, la difesa della Roma che non rimane concentrata prendendo, dopo pochi istanti, l’ennesimo gol da un ex. E’ Brignola, con un passato nelle giovanili giallorosse, a mettere la palla in rete scatenando l’ira di mister Di Francesco. A fine partita c’è gloria anche per Defrel su calcio di rigore guadagnato da Dzeko. E’ proprio il bosniaco a consegnare la palla nelle mani del francese compiendo un gesto da leader. Puggioni è spiazzato e la manita giallorossa è completa. Il momento peggiore della stagione sembra essere passato, ora bisogna dare continuità ai risultati, ci riuscirà la Roma? Se questo è l’attacco la risposta non può essere che affermativa.

Margherita Bellecca

 

Roma-Benevento 5-2: le pagelle. Brutto primo tempo, poi la crescita. Dzeko dice presente, Under brilla. Si sblocca Defrel

Simone Indovino – Tre punti in saccoccia e sorpasso ai danni della Lazio. La Roma ha rispettato i favori del pronostico, trionfando in casa contro il Benevento. Avvio surreale per i giallorossi, che vanno subito in svantaggio a causa di un approccio non all’altezza. Fazio rimette in pari la gara incocciando di testa una punizione di Kolarov. Dopo essere andati negli spogliatoi con la partita ferma sul segno X, ci pensa Dzeko a regalare il sorpasso sfruttando un bellissimo cross di Under. Poco dopo è lo stesso turco a realizzare una doppietta (il secondo gol di altissima qualità col mancino) e mettere fine alla gara. Brignola riaccende tuttavia un barlume di speranza per i suoi, subito sotterrata dalla prima marcatura con la maglia della Roma per Gregoire Defrel, che sfrutta un rigore gentilmente concessogli da Dzeko.

ROMA

Alisson 5.5 – Nonostante non abbia particolari colpe, subisce due reti che gravano sulla sua prestazione. Leggermente meno attento del solito.

Florenzi 6 – Buonissimo lavoro offensivo, in cui il terzino ha più le sembianze di un’ala. Meno positiva la prestazione in ripiegamento, dove è troppo fievole la sua marcatura su Guilherme a inizio match. Nella seconda rete subita si trova nella morsa di due avversari che si fanno beffa di lui.

Manolas 5 – Niente da fare, quando il greco non applica la giusta concentrazione all’interno del match perde tutte le sue qualità. Sua la sfortunata deviazione in occasione del momentaneo svantaggio, più alcuni posizionamenti poco precisi che penalizzano la sua squadra.

Fazio 6.5 – Prestazione migliore rispetto a quella del compagno di reparto. Ha il grande merito di rimettere la partita in pari sfruttando un bel cross di Kolarov dalla sinistra.

Kolarov 6.5 – Uno stantuffo serbo quello che si vede oggi sulla corsia di sinistra. In crescita fisica rispetto le ultime uscite, si propone costantemente in avanti lottando con D’Alessandro e Letizia. Suo il perfetto assist che coglie il capoccione di Fazio, pronto a depositare in rete.

Strootman 6 – Domenica senza infamia e senza lode per l’olandese che si limita a svolgere i compiti a lui assegnatigli. Alterna giocate di pregevole qualità ad altre in cui appare troppo lento.

Gerson 6 – Inizia in sordina  e la manovra a centrocampo della Roma ne risente poiché il brasiliano ha poche idee e commette qualche errore di troppo col sinistro. Migliora il suo rendimento nella ripresa, in cui regala anche il suo apporto in fase di rottura.

Perotti 5.5 – Ritorna titolare dopo svariate giornate e la sua gara non è da stropicciarsi gli occhi. Assist per Under a parte, non imprime qualità ai 90 minuti da lui disputati. I giallorossi hanno bisogno anche del miglior Perotti per la corsa Champions.

El Shaarawy 5.5 – Siamo sempre alle solite, nel senso che gradiremmo vedere un po’ più di incisività da parte del Faraone, considerati i suoi mezzi tecnici. Calcia due volte da posizione defilata impensierendo Puggioni, ma spreca la più ghiotta occasione a sua disposizione sparando a lato un rigore in movimento.

Under 7.5 – Cresce bene, il ragazzino. Dopo la rete decisiva della settimana scorsa contro il Verona si conferma in questa serata in cui realizza due reti (la seconda marcatura in ordine cronologico di pregevolissima fattura) e un assist per Dzeko. Una piacevolissima conferma per l’allenatore, che continua a dargli fiducia giornata dopo giornata venendo ripagato.

Dzeko 6.5 – Pochi palloni giocabili nei primi 45 minuti, ma ci mette comunque tutto l’impegno possibile cercando il gol con due incornate che si scontrano prima con Brignoli e poi con la spalla di un difensore avversario. Risponde presente nella ripresa, quando raccoglie un cross di Under e deposita in gol da pochi passi ancora di testa.

Defrel 6.5 – Il suo ingresso in campo conferisce una spinta maggiore alla squadra, considerate le sue caratteristiche tecniche. Entra nuovamente in maniera corretta in gara e finalmente è premiato con un gol: un preciso calcio di rigore che dà un bacino al palo e si deposita in fondo al sacco.

De Rossi s.v. – Recupero importante per l’allenatore, che potrà di nuovo contare sul suo giocatore con più esperienza.

Schick s.v. – Qualche minuto concessogli dell’allenatore per fargli riassaggiare il terreno di gioco dopo il problema fisico.

Di Francesco 6 – L’obiettivo principale era la vittoria e le attese sono state rispettate. Il terzo posto dista adesso solamente una lunghezza ma l’allenatore dovrà rivedere diverse cose se vorrà centrare l’obiettivo prefissato. L’approccio sbagliato non è permesso a questi livelli, così come le due disattenzioni difensive in occasione dei gol subiti.

Simone Indovino

Vincere aiuta a scrollarsi di dosso tutte le paure

Margherita Bellecca – La Roma cerca continuità e, allo Stadio Olimpico domenica alle 20.45, ospita il Benevento. La giornata di campionato vedrà la Lazio contro il Napoli e l’Inter sfidare il Bologna. I sorrisi dopo i tre punti conquistati a Verona lasciano spazio a molti dubbi che Di Francesco si porta dietro dovendo inventarsi il centrocampo. L’abruzzese non avrà Nainggolan e Pellegrini per squalifica, Gonalons ancora infortunato con De Rossi ancora in dubbio per un fastidio al polpaccio. A poter giocare sulla mediana rimangono Strootman, sempre nel ruolo di regista, e Gerson nel 4-2-3-1 che con ogni probabilità sarà confermato così come il poker difensivo: Florenzi a destra, Manolas e Fazio al centro, e Kolarov a sinistra.

Attenzione alle sorprese però perché Di Francesco potrebbe tornare al 4-3-3 schierando il Comandante davanti alla difesa, con Strootman e Gerson ai suoi lati. Non sarà convocato Bruno Peres dopo l’incidente con la macchina che l’ha visto protagonista poche sere fa. In porta Alisson. Con la coperta corta a centrocampo Di Francesco ha scelte obbligate anche in attacco. In bilico Schick per un guaio muscolare, il punto di riferimento sarà sempre Dzeko. Alle sue spalle Under, in grande forma, Perotti, che proverà ad uscire da un periodo difficile, ed El Shaarawy, secondo bomber giallorosso in stagione.

Il Benevento, alla ricerca disperata di punti per lottare ancora per la salvezza, non avrà Lucioni, squalificato per doping, e l’ex Antei. L’attacco graverà sulle spalle di Coda che sarà sostenuto da un folto centrocampo composto da D’Alessandro, con un passato nelle giovanili della Roma, Sandro, Cataldi, cresciuto e maturato nella Lazio, Guilherme e Djuricic. La difesa a 4 sarà composta da Venuti, Djimsiti, Costa e Letizia. In porta Puggioni che ha rilevato Belec a gennaio.  L’unico precedente tra le due squadre è quello dell’andata quando la Roma passò al Ciro Vigorito per 4-0 con doppietta di Dzeko. Inedito, invece, lo scontro tra Di Francesco e De Zerbi.

Col ritorno alla vittoria in trasferta dopo 3 mesi la Roma spera di sfatare anche il tabù Stadio Olimpico. I giallorossi non trionfano in casa dal lontano 16 dicembre quando il Cagliari cadde al 94’ su gol di Fazio. Sarà ancora il Comandante a portare la squadra alla vittoria? Di sicuro l’argentino metterà in campo la sua personalità per spronare i ragazzi in quella che potrebbe essere una giornata importantissima in chiave qualificazione alla prossima Champions League.

Margherita Bellecca