La seconda vita di Diego Perotti: Argentina, Spagna, Italia e ancora Argentina

Gianluca Notari – La numerologia non è una scienza semplice. Anzi, a dirla tutta, non è neanche una scienza. E’ un attitudine, uno studio volto a trovare relazioni, di matrice mistica o esoterica, tra numeri ed eventi riguardanti esseri viventi o meno. Ci si può credere o no, ma senza dubbio alcuno ha i suoi lati interessanti.

Presumendo di non conoscere un giocatore, la prima azione istintiva è quella di cercarlo su internet. Aprendo la pagina Wikipedia di Diego Perotti, si legge: “Diego Perotti è un calciatore argentino, centrocampista o attaccante della Roma e della nazionale argentina“. Primo pensiero: questo è forte. Continuando a scrollare la pagina, si legge: “Presenze in Nazionale dal 2009: 2“. La particolarità è che anche suo papà Hugo, pure lui calciatore, ha indossato la maglia albiceleste solamente due volte. Ma il giallorosso, al contrario del padre, non si vuole fermare.

Diego Perotti nasce a Moreno, cittadina in provincia di Buenos Aires, il 26 luglio del 1988. Chi nasce lì, solitamente, è subito costretto a scegliere tra due squadre: Boca o River, non si scappa. Nel suo caso, però, la scelta fu quasi obbligata. Papà Hugo, nella sua breve e tormentata carriera, giocò per 7 stagioni con gli xeneizes, divise in due esperienze: la prima della durata di 5 anni, e la seconda di due, intervallate da una breve parentesi – senza tra l’altro mai scendere in campo – con l’Atletico Nacional de Medellìn. Durante le ultime stagioni in maglia Boca collezionò pochissime presenze, appena due. Ma prima di appendere gli scarpini al chiodo, giocò un’ultima stagione, con la maglia del Gimnasia La Plata. Naturalmente, anche qui, le presenze furono soltanto due.

Perotti inizia la sua carriera nelle giovanili del Boca Juniors, ma prima di fare l’esordio da professionista si trasferisce nel più modesto Deportivo Moròn. Dopo una prima stagione da protagonista, si trasferisce nella squadra B del Siviglia, per poi entrare a far parte in pianta stabile nella prima squadra nella stagione 2008-2009. In maglia rojiblancos, nelle quasi 6 stagioni giocate in Andalusìa, conquista due trofei: la Coppa di Spagna del 2010 e l’Europa League del 2014. Anche se, ad onor del vero, nella stagione 2013/2014 lasciò il Siviglia a gennaio, in seguito ai numerosi infortuni accusati nella prima parte di stagione. Così, il figliol prodigo torna a casa, “à la Boca”. Ma anche qui le cose non vanno come dovrebbero: le presenze sono poche, appena due (toh), e successivamente Perotti dichiarerà: “Dopo quella stagione al Boca Juniors pensai di smettere“. Ma la vita, a volte, ti concede una seconda possibilità. E vedendo le volte in cui il numero 2 ricorre nella vita di Perotti, non c’erano poi molti dubbi.

E la seconda chance del Monito si chiama Italia: “Il Genoa mi ha cambiato la vita“, ammetterà poi Diego. Contro ogni aspettativa, nella stagione 2014/2015 terrà una continuità di rendimento impressionante e, esaltato dal 4-3-3 di Gasperini, colleziona 28 presenze condite da 4 gol e ben 6 assist, attirando su di sé gli occhi delle big italiane, il Napoli su tutti: per ogni argentino, Napoli rappresenta la Terra Promessa, dove tutti sognano di ripercorrere le orme del Diez per eccellenza, Diego Armando Maradona. Invece, l’altro Diego, Perotti, rimane a Genova fino al gennaio 2016, quando si trasferisce a Roma. Il suo impatto con i giallorossi è formidabile: nelle 15 partite in cui forma un tridente formidabile con El Shaarawy e Salah, Perotti segna 3 gol e confeziona 7 assist. L’anno seguente diventa sempre più protagonista della squadra di Spalletti, regalando anche ai giallorossi l’accesso in Champions League all’ultima giornata, il giorno dell’addio di un altro numero 10, Francesco Totti.

Ora, dopo un inizio di stagione positivo nella nuova Roma di Di Francesco, arriva forse la sorpresa più inattesa: la convocazione in Nazionale. La prima volta era stato convocato da Maradona, nel 2009, mentre la seconda e ultima gara l’aveva giocata nel 2011, contro la Nigeria. La gioia di Perotti per una convocazione che mancava da più di 6 anni è stata incontenibile e prontamente ha postato sui social una sua immagine in maglia albiceleste con le parole: «Tra cose buone e cose cattive, ma la vita e il calcio mi hanno mostrato che non devi mai arrenderti o abbassare le braccia. Vamos Argentina!»

La voglia di continuare a stupire è tanta, così come la voglia di ricordare a papà Hugo che il numero due, in fondo, è solamente un numero, e che la vita è pronta sempre a darti un’altra chance. Chi si ferma è perduto, anche se di cognome ti chiami Perotti.

Gianluca Notari