2001, Liverpool-Roma 0-1. La prima e unica vittoria in Inghilterra è amara per i giallorossi

Luca Fantoni – Una vittoria. Questo è il misero bottino ottenuto dalla Roma su 16 partite in Inghilterra. È il 2001. I giallorossi si apprestano a vincere il loro terzo scudetto e, a metà febbraio, sono ancora impegnati sul fronte europeo, in Coppa Uefa. L’avversario agli ottavi di finale è il Liverpool allenato da Houllier e che può vantare in squadra giocatori come Heskey, un giovane Gerrard e, sopratutto, Michael Owen, pallone d’oro di quell’anno. All’andata, all’Olimpico, finisce 0-2 per i Reds grazie ad una doppietta proprio del “Wonderboy”. Una settimana dopo, nello storico Anfield, i ragazzi di Capello sono chiamati ad un impresa per ribaltare la qualificazione. L’allenatore friulano schiera il suo solito 3-5-2 con Antonioli in porta, Zebina, Zago e Samuel in difesa. Rinaldi e Candela agiscono sulle fasce, con il terzetto di centrocampo formato da Assunçao, Tommasi e Nakata. Davanti giocano Montella e Delvecchio. Gli inglesi si posizionano con un 4-4-2 con Westerveld tra i pali, Babbel, Carragher, Henchoz e Hyypïa in difesa, Barmby, Hamann, McCallister e Ziege in mezzo al campo, Heskey e Owen in attacco.

LA PARTITA – La Roma inizia subito forte, senza alcun timore riverenziale, conscia di dover recuperare un passivo di due reti. Nel primo tempo c’è un’occasione per parte. Prima Delvecchio calcia a lato, strozzando troppo il sinistro, poi Owen si divora il vantaggio a tu per tu con Antonioli. La seconda frazione si apre nel peggiore dei modi. Zebina trattiene in area Heskey e l’arbitro Aranda fischia, piuttosto generosamente, il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta il “Wonderboy” che si fa però ipnotizzare dal portiere. I giallorossi passano dal possibile inferno al paradiso in dieci minuti. Al 69° infatti, Guigou, entrato poco prima al posto di Rinaldi, raccoglie una palla fuori area elascia partire un sinistro che si infila alle spalle di Westerveld. A quel punto Tommasi e compagni iniziano a credere alla rimonta e si buttano in avanti. A dodici dalla fine, il cross di Montella sbatte sul braccio di Babbel. L’arbitro fischia il rigore, per poi ripensarci pochi istanti più tardi ed assegnare soltanto calcio d’angolo, tra le proteste, giustificate, di tutti i romanisti. I Reds riescono a resistere all’assalto finale e si portano a casa una qualificazione che, a prescindere dall’errore arbitrale, si era decisa con la sconfitta per 2-0 all’Olimpico.

Allora si parlò di una vittoria “mutilata”. Un successo Mercoledì contro il Chelsea, al contrario, potrebbe dare uno sprint alla stagione della Roma e facilitare notevolmente il discorso qualificazione. Di Francesco era in panchina sedici anni fa, nella sfida di Anfield, e lo sarà anche a Stamford Bridge, stavolta per guidare i giallorossi, per dimostrare a tutti che, dopo Giulio Cesare e Guigou, qualcun altro è pronto a conquistare l’Inghilterra.

Luca Fantoni