26 luglio 1921: nasceva Amedeo Amadei, l’Ottavo Re di Roma.

Il 26 luglio del 1921 nasce Amedeo Amadei, il primo ad essere insignito dell’appellativo di “Ottavo Re di Roma”.

A Roma, Amadei, non arriva in auto oppure in aereo. Il suo mezzo è la bicicletta, amica fedele che da Frascati lo portò fino a Testaccio, ad insaputa della famiglia, per la classica “leva annuale”. Il provino è positivo e la società giallorossa decide che necessita delle sue “gambe” proprio come il padre necessità invece delle sue “braccia” nel forno di famiglia a Frascati. Le sorelle riusciranno a convincere il pater familias a non impedire al giovane Amedeo la possibilità di far parte dei ragazzi della Roma accollandosi loro la parte di lavoro del “Fornaretto”.

Esordisce così in serie A il 2 maggio 1937 contro la Fioentina (2-2): “Amadei è una ottima promessa, ha lavorato con volontà e precisione, e non si è emozionato. Certo manca di esperienza…” (Cit. Il Littoriale, 3 maggio 1937). Ha solo 15 anni, nove mesi e sette giorni ed è ancora oggi il più giovane esordiente nella massima serie. La settimana successiva i giallorossi vengono travolti dalla Lucchese 5-1 ma Amadei segna il primo dei suoi cento gol in campionato con la maglia della Roma e, vista la giovane età, anche questo è un record ancora imbattuto.

Nella sua storia giallorossa attraversa l’epopea di Testaccio, il primo scudetto della compagine giallorossa, la guerra e la Roma in crisi finanziaria del periodo post-bellico. Un autentico genio del calcio nostrano, dotato di un tiro devastante associato a rara velocità. Basti pensare che il suo movimento tipico è aggirare l’avversario toccando la palla a sinistra e scattando sulla destra per poi ricongiungersi con il pallone. La Roma crede in lui e lo manda a farsi “le ossa” con l’Atalanta in serie B. Poi torna e conquista il posto da titolare.
È l’autentico trascinatore, a soli vent’anni, della trionfale stagione dello scudetto del ’42: i compagni lo lanciano negli spazi e lui s’invola siglando 18 reti.
Durante la semifinale di Coppa Italia contro il Torino nel 1943 viene convalidato un gol molto dubbio ai granata. Ne segue una mischia e qualcuno colpisce il guardalinee. Ne farà le spese Amadei che viene squalificato a vita. Solo tempo dopo si saprà che fu Dagianti il colpevole. Nel 1944 godrà di un’amnistia ma nel frattempo è scoppiata la guerra. Il calcio nazionale si ferma e riprende su base locale e i calciatori per vivere si dividono parte degli incassi.

Nel dopoguerra la Roma ha nel solo Amadei l’unica fonte per fronteggiare la crisi e decide di venderlo, non prima di disputare e contribuire alla salvezza nel campionato 1947/48 con diciannove reti.

Viene ceduto all’Inter e poi al Napoli ma, con la Roma nel cuore, ogni volta puntualizza che potrà decidere di non scendere in campo contro la compagine giallorossa nel caso in cui quest’ultima sia in difficoltà di classifica: “Non potete pretendere che io pugnali mia madre”. Altro calcio, altri sentimenti.

Scontato il suo inserimento nella Hall of Fame giallorossa dopo 234 battaglie e 111 gol. E’ nella coreografia del derby dell’11 gennaio 2015 “Figli di Roma, capitani e bandiere, questo è il mio vanto che non potrai mai avere“.

 

Francesco Trinca

 

Marko Pjaca, dalla Croazia a Torino con furore.

La Juventus piazza il colpo formato Euro. Marko Pjaca ha firmato per i bianconeri!

Talentuoso esterno, capace di giocare a centrocampo e in attacco, classe 1995 epiede destro, Pjaca si è imposto all’attenzione dell’intero continente con un ottimo Europeo disputato con la sua Nazionale. Una competizione, quella appena conclusa in Francia, nella quale ha mostrato tutte le sue doti tecniche, riassunte da un dato: solo Hazard e Bale hanno fatto rilevare una media dribbling riusciti più alta della sua: 3,33 a partita.È giovane, Pjaca, ma non si può dire che la sua non sia una carriera da vincente predestinato. Nato a Zagabria il 6 maggio 1995, Pjaca ha già all’attivo 11 presenze in Nazionale (con un gol) e ha già messo a segno, con la Dinamo Zagabria, la stessa “doppia doppietta” realizzata dai bianconeri nelle ultime due stagioni: Campionato e Coppa di Lega. Se si crede nelle coincidenze, è già un ottimo inizio.Ancora qualche numero: dopo 3 stagioni nella Lokomotiva Zagabria (dal 2011 al 2014), in cui mette insieme 49 presenze e 9 reti in Campionato, 6 presenze e 2 gol in Coppa di Lega e due presenze in Europa, Pjaca si trasferisce, appunto, alla Dinamo.Cosa ha vinto lo abbiamo appena raccontato: sono due stagioni nelle quali Pjaca è indubbio protagonista, con 60 presenze e 19 reti in Campionato, 10 partite e 1 gol in Coppa nazionale, cui si sommano 20 partecipazioni e ben 6 gol in competizioni europee. Dati di una carriera ancora breve, che in bianconero può aggiungere nuove ed esaltanti pagine.

Francesco Trinca

Juan Jesus, da promessa a flop nerazzurro. A Roma per rilanciarsi.

Juan Jesus è già un romanista a tutti gli effetti. Oggi farà conoscenza dei suoi nuovi compagni di squadra, dopo la stretta di mano con Spalletti avvenuta ieri sera, al suo arrivo a Pinzolo .

Sposato, legato alla famiglia e agli amici, poco amante della vita notturna, Juan Jesus è arrivato all’Inter 4 mini e mezzo con aspettative molto alte. Nel 2010, anno in cui ha esordito in prima squadra con l’Internacional, aveva conquistato la Libertadores, nel 2011 è stato il turno del Sudamericano Sub20 e poi il Mondiale U20, in Colombia. Mancino, difensore centrale ma dotato di fisico e corsa che gli consentono anche di giocare sulla fascia, lascia i nerazzurri dopo 142 presenze, un gol e una sola espulsione. Nel 2015 fu squalificato con la prova tv per una gomitata a Chiellini, che gli costò la prima crisi con l’Inter. La seconda è della scorsa estate, quando ha capito che con la coppia Miranda-Murillo per lui ci sarebbe stato poco spazio. Voleva andare via subito, la spesa di poco meno di 4 milioni per acquistarlo era stata già ammortizzata, ma l’Inter non lo ha ceduto, nonostante Sabatini, in ottimi rapporti con il suo agente, lo seguisse. A

desso Spalletti gli chiederà di tornare quel giocatore che a 20 anni faceva innamorare mezzo Sud America e mezza Europa. Un difensore dal carattere ‘fumantino’ (lo scorso maggio h avuto un diverbio in campo con Mancini, che lamentava una mancata copertura), alla Roma Juan Jesus ha l’occasione di giocare titolare, in attesa del ritorno di Ruediger. Senza cali di concentrazione (che facevano infuriare gli allenatori dell’Inter), la Roma è pronta a scommettere che potrà tornare quello di una volta.

 

Francesco Trinca

Roma, Szczesny resta per volere di Spalletti. Caceres è sempre più vicino.

La Roma si raduna giovedì e sabato parte per il ritiro di Pinzolo. Spalletti è pronto, motivatissimo ma aspetta segnali dalla società. Segnali che fanno rima con calciatori. Al momento infatti la Roma deve ancora annunciare il primo rinforzo per la prossima stagione (Gerson, che sbarca oggi, è stato ufficializzato nella seconda semestrale del 2015) e ha perso nello scacchiere titolare Digne e Pjanic, non dimenticando Keita che da Lucio era considerato più che un sesto uomo nel basket (a dimostrazione le 13 gare su 19 disputate nel girone di ritorno). All’elenco non va aggiunto Szczesny che in settimana definirà il proprio futuro nella capitale: il polacco resterà alla Roma. La formula sarà quella del prestito oneroso con diritto di riscatto fissato a 18 milioni. Da soddisfare anche le richieste del portiere che ha posto come conditio sine qua non per rimanere che venga confermato il preparatore Nanni. Spalletti è d’accordo, Sabatini e Massara un po’ meno (contattato il preparatore della nazionale di Conte, Filippi).

GLI ARRIVI Entro mercoledì, verranno poi ufficializzati gli acquisti di Mario Rui e Alisson(da definire poi il suo futuro: non va esclusa l’ipotesi prestito). Attesa per Caceres: trattativa in dirittura d’arrivo. Negli ultimi giorni da registrare le classiche schermaglie tra le parti, con Sabatini che ha provato ad abbassare l’ingaggio (2 milioni) del triennale proposto al difensore (inserendo dei bonus) e l’agente Fonseca che invece è fermo sulle sue richieste. L’intesa, a meno di sorprese, sembra però imminente. Capitolo a parte merita invece Zabaleta. Dopo l’ottimismo delle scorse settimane, da registrare ieri un po’ d’inquietudine: il problema legato alle commissioni non è una formalità come in un primo momento poteva sembrare. L’Inter, sollecitata da Mancini, rimane sullo sfondo. L’alternativa all’argentino anche: Zappacosta (che tra l’altro essendo italiano aiuterebbe in vista della regola Figc 4+4) è uno dei profili più apprezzati da Spalletti.

Una volta sistemate le fasce, toccherà al centrale. Da tempo la Roma punta su Vermaelen. Anche in Spagna ieri confermavano l’interesse giallorosso asserendo che la differenza tra domanda (10) e offerta (8) si aggira sui 2 milioni. A Trigoria in realtà preferirebbero diluire l’operazione con la classica formula del prestito con diritto di riscatto ma quello che va limato è soprattutto l’oneroso ingaggio del belga (4 milioni). In lizza resta anche Juan Jesus: il cartellino dall’Inter è stato in gran parte ammortizzato e il costo è sceso a 6-7 milioni. Intanto rischia di diventare un caso Diawara. L’avvocato che lo assiste (Piraino) è uscito allo scoperto dichiarando che il calciatore «vuole andare via». Il centrocampista è atteso a Bologna tra mercoledì e giovedì e parlerà con la dirigenza.

Francesco Trinca