La Roma pareggia col Siviglia. E Smalling è tornato

Pagine Romaniste (F. Belli) – Nel secondo impegno portoghese la Roma non va oltre il pareggio con il Siviglia. All’Estadio Municipal Algarve di Faro i giallorossi disputano un ottimo match, concedendo anche diverse occasioni, ma rimanendo sempre concentrati sulla partita. Nel primo tempo Mourinho schiera una formazione giovanissima e i primi minuti la Roma li passa a cercare di prendere le misure alla squadra di Lopetegui. Alla mezz’ora crescono i giallorossi (brilla ancora Bove) che vanno vicini al gol in contropiede dopo una buon’azione di Mkhitaryan, non sfruttata da El Shaarawy. Al duplice fischio è zero a zero e nella ripresa lo Special One schiera l’artiglieria pesante con Mancini, Smalling, Dzeko, Zaniolo e Pellegrini.  Al 66′ l’espulsione di Gudelj poteva sbloccare l’incontro, ma la squadra non è riuscita a fruttare la superiorità numerica. Rimane dunque il neo del reparto offensivo che non riesce a colpire come vorrebbe. Da segnalare però un ritorno importante per la difesa della Roma. Chris Smalling infatti sta tornando… Chris Smalling. Uno dei difensori centrali più forti, affidabili e concreti d’Europa. Il nuovo avvio di stagione è stato incoraggiante. Anzi, più che incoraggiante. Perché nelle prime amichevoli della Roma ha brillato come perno e scudo della retroguardia disegnata da Mourinho. Anche contro il Porto e il Siviglia si è distinto con interventi decisivi lì dietro. C’è da cancellare la scorsa stagione, contraddistinta da molti infortuni e problemi di natura fisica. Non tanto per le prestazioni, bensì per la continuità che non ha mai avuto. Infortuni più o meno pesanti, alla coscia e al ginocchio, hanno limato il suo minutaggio. Smalling, del resto, ha raccolto solamente 21 presenze. Quando lui è uscito dai radar dei convocati, la Roma è crollata. Guardando nel dettaglio, l’inglese ha giocato appena 4 partite di campionato nell’intervallo tra febbraio e maggio: praticamente ha saltato il rush finale. E ha chiuso la stagione da indisponibile. Insieme, al Manchester United, hanno vinto trofei. Hanno vissuto un’avventura profonda, intensa e ricca di soddisfazioni. Smalling ha giocato più di 100 partite nello United targato Mourinho. Smalling, di recente, ha usato parole che non si possono fraintendere: “Avere un allenatore che ti conosce è un bene, un tecnico tra l’altro di successo e determinato nel vincere trofei a tutti i costi. So quanto sarebbe importante portare un trofeo in questo club, la storia di José dice che la Roma ha scelto l’uomo perfetto per farlo“.

Francesco Belli

La meglio gioventù – Daniele De Rossi: 18 anni d’amore ed un futuro tutto da scrivere

(S. Valdarchi) – Prosegue il nostro viaggio attraverso i migliori talenti cresciuti nel vivaio romanista. Oggi è il turno di Daniele De Rossi, centrocampista nato nel 1983 ed approdato alla Roma nel 2000. Raccontare De Rossi in poche righe è un compito fin troppo complicato. Come si raccontano 18 anni d’amore in un breve testo? Come si spiegano le emozioni che un ragazzo divenuto uomo può suscitare nei cuori di così tante persone, sapendo che per lui, come per Totti, sono già state utilizzate tutte le parole possibili? La risposta è semplice, non si può. Per questo cercheremo di raccontare la storia del numero 16, solo attraverso due momenti ed alcune dichiarazioni, in attesa che lui scriva il suo futuro da allenatore.

Romanismo incarnato

Oltre alle straordinarie qualità in campo, a Daniele De Rossi è sempre stata riconosciuta una certa abilità nel parlare, nel saper toccare le corde giuste. Non sono mancate negli anni dichiarazioni dirette, esplicite, anche contro arbitraggi o parte della stampa romana, senza troppi peli sulla lingua. Ci sono state poi, una serie infinita di parole d’amore nei confronti della Roma e dei suoi tifosi. Parole a cui il ragazzo di Ostia però ha sempre dato un seguito sul campo, risultando genuino e non un personaggio costruito come tanti altri che popolano il calcio d’oggi. La vena al collo, le corse sotto al settore, i baci alla maglia, la decisione di rifiutare contratti faraonici per rimanere nella Capitale, questi sono soltanto alcuni dei gesti, quotidiani o straordinari, che testimoniano la sincerità di De Rossi nel rilasciare alcune dichiarazioni. Appurata la veridicità delle sue parole, ripercorriamo i 18 anni di Roma attraverso le sue frasi più belle e simboliche:

Il mio unico rimpianto è quello di poter dare alla Roma una sola carriera”.

Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare il gesto dell’orecchio alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma”.

Questa è casa mia, vivo per la Roma. Amo questa città e questo club, tutto ciò che amo è qui, sarebbe difficile per me cambiare”.

Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti sempre, anche dopo i 7-1, non solo dopo le belle serate, sempre”.

Io sono di proprietà dei tifosi della Roma”.

La Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.

Da ex calciatore mi troverete nel settore ospiti, col panino e la birra, per tifare i miei amici”.

Il cielo è azzurro sopra a Berlino

Nel percorso di maturazione di Daniele De Rossi, una svolta fondamentale è rappresentata dal Mondiale vinto nel 2006 in Germania. Viene convocato per la massima competizione calcistica a 23 anni ancora non compiuti da Marcello Lippi ed alla seconda giornata del girone, nella gara contro gli Stati Uniti d’America, si fa espellere per una gomitata a McBride, che riempe di sangue il volto dell’americano. La Fifa lo squalifica per ben 4 turni, dunque il centrocampista ostiense può tornare a disposizione solo per un’eventuale finale. I suoi compagni però, gli fanno e si fanno il regalo più bello e raggiungono l’obiettivo, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la coppa contro la Francia il 9 luglio. Dall’esterno, sono tutto convinti del fatto che Lippi non darà una seconda chance a De Rossi e lo terrà in panchina per tutta la gara, ma i fatti smentiscono l’opinione generale. Nel corso del secondo tempo infatti, sul risultato di 1 a 1, il 16 giallorosso sostituisce Francesco Totti. Lui non ha intenzione di passare inosservato e, involontariamente, due minuti dopo essere entrato in campo, parte in posizione irregolare in una punizione battuta da sinistra, togliendo al futuro compagno di squadra Toni la gioia di segnare il 2 a 1. Il tempo scorre, la Francia domina, ma si va ai rigori. Gli azzurri siglano i primi due, con Pirlo e Materazzi, mentre Trezeguet, il secondo tiratore francese, viene fermato dalla traversa. Tocca a Daniele De Rossi, il classe ’83, come già detto ancora molto giovane, calcia ad incrociare e batte Barthez con un tiro sotto l’incrocio. Il resto è storia. L’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta e la carriera di DDR passa dall’incoscienza dei primi anni all’autorevolezza dei successivi.

Il tramonto di una carriera, l’alba di un nuovo percorso

Il 26 maggio del 2019, in occasione di Roma-Parma, Daniele De Rossi dà il suo addio, o arrivederci, ai tifosi romanisti. Con un contratto in scadenza al 30 giugno, la società sceglie di non offrirgli un rinnovo, proponendogli un futuro da dirigente, che per il momento Daniele non sente suo. Per questo, dopo 616 presenze con la maglia della Roma, secondo soltanto a Francesco Totti (786), il numero 16 lascia la Capitale e qualche mese più tardi vola in Argentina per giocare con il Boca Juniors. Una scelta coerente con l’uomo ed il calciatore. Le cose in Sud America non vanno come sperava, almeno per quanto riguarda l’aspetto calcistico, De Rossi gioca 6 partite ed a gennaio 2020 lascia il calcio giocato, per tornare in Italia e stare vicino alla sua famiglia. Chiuso questo capitolo, ora si attende la nascita di un nuovo percorso, quello da tecnico, con una speranza nel cuore: “Mi piacerebbe un giorno allenare la Roma”.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alberto Aquilani: il talento romano frenato dai troppi infortuni

(S. Valdarchi) – In questo nostro viaggio a ritroso nel tempo, attraverso i migliori frutti del settore giovanile della Roma, incontriamo per la prima volta un giocatore che ha appeso gli scarpini al chiodo. Si tratta di Alberto Aquilani, nato nel luglio del 1984 e che l’estate scorsa, a 35 anni ancora da compiere si è ritirato dal calcio giocato. La sua carriera, comunque degna di nota e ricca di esperienze in club di livello, è stata probabilmente frenata da una certa attitudine ad infortunarsi negli anni decisivi della sua maturazione.

Il cammino a Roma

Cresciuto nella Spes Montesacro, si afferma fin da piccolo e viene portato a Trigoria, dove percorre tutto il percorso delle giovanili, fino all’approdo in prima squadra. Debutta in Serie A il 10 maggio del 2003, in un Roma-Torino 3-1 che verrà ricordato anche per il primo gol di Daniele De Rossi con la maglia romanista. Gioca anche un’altra gara in quell’annata, in Coppa Italia contro la Triestina, club nel quale gioca in prestito nella stagione 2003/04.
In Serie B Aquilani si afferma senza troppa difficoltà, arrivando a collezionare 41 presenze e 4 gol nel campionato cadetto.
Una volta tornato alla Roma, ancora ventenne, riesce a ritagliarsi un ruolo importante, fino a diventare, negli anni successivi, uno dei pilastri della formazione Spallettiana. Veste la maglia giallorossa fino al 2009, raggiungendo quota 149 gare disputate. Rimane comunque il rimpianto di aver solo intravisto il miglior Aquilani, quello della rabona di San Siro e delle grandi conclusioni dalla distanza, per colpa di diversi guai fisici – tra cui la lesione al collaterale mediale del ginocchio destro e innumerevoli stop muscolari – che ne hanno minato la continuità.
Nell’agosto del 2009, a 25 anni, viene ceduto al Liverpool per 20 milioni di euro, cifra molto importante per un mercato ancora non drogato” come quello di oggi.

Le rivali della ex

Partito dalla Capitale, Alberto Aquilani, da sempre dichiaratamente tifoso romanista, nel giro di 6 anni veste le maglie di quattro dei club storicamente poco affini al popolo giallorosso: il già citato Liverpool, Juventus, Milan e Fiorentina. Manca soltanto la Lazio per l’en plein.
Scherzi a parte, il centrocampista classe ’84 firma un contratto quadriennale con i Reds, ma in Inghilterra non riesce mai ad affermarsi fino in fondo. Dopo una prima stagione trascorsa per la maggior parte in panchina, 18 presenze in Premier di cui la metà da subentrato, il Liverpool decide di cederlo in prestito alla Juventus, alla fine del mercato estivo del 2010.
A Torino, nell’ultima Juve pre-dominio – dalla stagione successiva è partita la duratura ed ancora attuale egemonia bianconera – Aquilani ritrova la titolarità, disputando 33 gare. Questi numeri però, non spingono la società di Agnelli a riscattare il romano, che tornato oltremanica si prepara ad un ulteriore prestito. La direzione questa volta è Milano, sponda rossonera. Anche al Milan, l’ex Roma si afferma senza troppe difficoltà nello scacchiere tattico di Allegri e sfiora lo Scudetto, arrivando pochi punti dietro proprio alla Juventus.
Terminato quel campionato, il Liverpool decide per la terza cessione consecutiva, sempre in Italia, ma questa volta a titolo definitivo. Il 3 agosto del 2012 viene ufficializzato il suo passaggio alla Fiorentina. In viola rimane per 3 anni, accompagnato durante questo tempo da Vincenzo Montella in panchina, che gli mette sulle spalle la numero 10 e ne fa un cardine della sua squadra.

Le ultime esperienze ed il ritiro

Dopo il suo addio a Firenze, Alberto Aquilani gioca soltanto altre tre stagioni, prima di svincolarsi per poi lasciare definitivamente il calcio giocato. Nel 2015 tenta fortuna all’estero, in Portogallo, con la maglia dello Sporting Lisbona. Nonostante un anno piuttosto positivo, i lusitani lo cedono al Pescara, neopromossa in Serie A. Aquilani trascorre soltanto i primi 6 mesi del campionato 2016/17 in Abruzzo, scendendo in campo per 9 volte, prima di essere girato in prestito al Sassuolo. A fine stagione, anche il Delfino decide di venderlo ed il classe ’84, dopo Inghilterra e Portogallo, va a giocare in Spagna, tra le fila del Las Palmas. Quella nelle Canarie rappresenta la sua ultima esperienza da giocatore. Nell’estate del 2018, con ancora un anno di contratto, rescinde con gli spagnoli. Passato un anno da svincolato, all’età di 34 anni si ritira dal calcio.
Attualmente è il presidente della Spes Montesacro, scuola-calcio nella quale è cresciuto e dallo scorso luglio è tornato a lavorare, in una nuova veste, nella Fiorentina. Nei viola ha iniziato come tecnico dell’Under 18, ma a dicembre 2019 Giuseppe Iachini, subentrato a Vincenzo Montella, lo assume come collaboratore tecnico nel suo staff.

(S. Valdarchi)

Che fine hanno fatto? Roma Primavera 2008/09

(S. Valdarchi) – Torna l’appuntamento con la rubrica di Pagine Romaniste“Che fine hanno fatto?”. Prosegue il nostro viaggio nel tempo durante il quale analizziamo le annate della Roma Primavera, andando a scoprire il presente dei calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa nelle giovanili. Analizziamo oggi il destino ed i percorsi dei giocatori che erano a disposizione di mister Alberto De Rossi nella stagione 2008/09. Dall’elenco sono stati tolti i seguenti calciatori, dei quali abbiamo già scritto negli scorsi episodi: Valerio Frasca, Alexandru Pena, Alessandro Malomo, Simone Sini, Sebastian Mladen, Alessandro Florenzi, Davide Buono, Andrea Bertolacci, Adrian Stoian, Filippo Scardina e Stefano Pettinari.

Emanuele Trobiani

Iniziamo la nostra rassegna con il difensore centrale classe ’90, che ha appeso gli scarpini al chiodo lo scorso luglio. Passa soltanto la stagione 2008/09 con la maglia della Roma Primavera, raccogliendo 18 presenze, prima di lasciare per approdare allo Sporting Terni. Emanuele Trobiano trascorre la sua carriera nelle serie minori, passando di squadra in squadra, prima di lasciare come detto la scorsa estate. Queste i club in cui ha militato: Monterotondo, Pomezia, Almas Roma, Torre Angela e W3 Roma Team.

Riccardo Brosco

Chi invece si è affermato nel mondo del calcio professionistico è Riccardo Bosco. Il difensore centrale romano, da quando ha lasciato la Roma nell’estate del 2009, ha sempre e solo calcato i campi di Serie B. È vero gli è mancato il salto definitivo e l’esordio in Serie A, ma a 29 anni può vantare 281 presenze e 17 reti nel campionato cadetto. Da due stagioni si trova all’Ascoli, ma le squadre in cui ha militato sono diverse: Triestina, Pescara, Ternana, Latina, Carpi e, appunto, Ascoli.

Alessandro Crescenzi

Terzino in grado di giocare su entrambe le fasce, Alessandro Crescenzi era considerato uno dei maggiori prospetti di questa Primavera e i risultati in fondo non hanno smentito chi puntava su di lui. La sua carriera si è sviluppata tutta tra Serie A, Serie B e Ligue 1, in Francia. La squadra con cui ha giocato più a lungo è il Pescara, dove ha raccolto ben 79 presenze. Queste, invece, le altre società con le quali è stato sotto contratto nella sua carriera: Grosseto, Crotone, Bari, Pescara, Novara, Ajaccio, Perugia, Hellas Verona e Cremonese.

Luca Manganelli

Centrocampista mancino, dotato di buona tecnica, non è mai riuscito a farsi strada nel calcio professionistico. Luca Manganelli infatti, dopo l’esperienza con la Roma Primavera, è rimasto sempre nel calcio dilettantistico, senza allontanarsi mai dalla provincia romana. Tracciare tutto il suo percorso non è semplice, ma di lui sappiamo che ha vestito le maglie di Fidene e Pomezia, dal 2010 al 2015. Una curiosità che lo riguarda è la sua squadra attuale, il Grifone Gialloverde: società nata nel 2003 e approdata per la prima volta nello scorso anno al Campionato d’Eccellenza, rappresenta la squadra di calcio della Guardia di Finanza.

Emiliano Massimo

Passiamo al mediano classe ’89, considerato uno dei riferimenti a centrocampo da Alberto De Rossi nel 2008/09. Terminato il suo periodo nelle giovanili, la Roma lo cede in prestito biennale al Real Agro Aversa. Torna a Trigoria nel 2011, prima di essere ceduto a titolo definitivo all’Avellino. Le successive tre stagioni sono quelle in cui raccoglie i risultati maggiori, vestendo le maglie di Grosseto ed Avellino e raccogliendo presenze in Serie C e B. Da lì in poi però, inizia una discesa che lo porta a giocare in Serie D, dove ancora oggi milita. Attualmente si trova al Monterosi.

Marco D’Alessandro

Di tutta l’annata, l’unico a giocare una gara in una competizione europea (qualificazioni di Europa League con l’Atalanta) nella sua carriera. Marco D’Alessandro, esterno classe ’91 cresciuto nelle giovanili di Lazio e Roma, si è fatto presto strada nel mondo dei professionisti, raccogliendo ad oggi 140 presenze in Serie B e 130 in Serie A. I giallorossi hanno mantenuto il suo cartellino fino all’estate del 2014, girandolo sempre però in prestito, prima della cessione definitiva all’Atalanta. Oggi si trova alla SPAL, ma a fine stagione farà ritorno a Bergamo, a disposizione di mister Gasperini. Queste le squadre in cui ha giocato: Grosseto, Bari, Livorno, Hellas Verona, Cesena, Atalanta, Benevento, Udinese e SPAL.

Emiliano Tortolano

Emiliano Tortolano, un vero tuttofare. Nella sua carriera ha ricoperto, almeno una volta, ben 8 ruoli diversi in mezzo al campo, tutti dalla cintola in su. Il classe ’90, oltre che sul terreno di gioco, ha girato molto anche in Italia, giocando per quasi tutta la carriera in club di Serie C. Per parecchio tempo è rimasto sotto contratto con il Catania, ma con i siciliani è riuscito a debuttare soltanto in Coppa Italia per 44 minuti. Attualmente si trova all’Ostiamare in Serie D, queste invece le squadre con cui ha giocato nel corso della sua esperienza calcistica: Latina, Pergolettese, Sorrento, Catanzaro, Cosenza, Catania, Melfi, Sambenedettese, Viterbese, Atletico Terme Fiuggi e Ostiamare.

Johnny Giansante

Attaccante classe ’91 dotato di grandi qualità fisiche, riesce ad esordire in Serie C, prima di approdare nella Primavera della Roma. Nella stagione 2006/07, infatti, fa il suo debutto con la maglia del Giulianova, a soli 15 anni. Nell’estate successiva arriva a Trigoria, dove per due stagioni gioca con la squadra allenata da Alberto De Rossi, ma lo spazio per lui è poco (9 presenze totali) e viene ceduto al San Nicolò Notaresco, club di Serie D. Nel corso della sua carriera ha girato tra Eccellenza e Serie D, vestendo le maglie di: Jesina, Vastese, Castelfidardo, Torrese e Fontanelle.

(S. Valdarchi)

Roma, bye bye Pallotta, scatta l’era Friedkin: tutte le mosse della seconda rivoluzione americana

Dan Friedkin, nuovo proprietario della Roma

(R.Rodio) – Ieri, 6 agosto 2020, è una data che i tifosi romanisti ricorderanno a lungo. Tramite un comunicato ufficiale è stata sancita la fine dell’era James Pallotta come proprietario della A.S. Roma.

Dopo circa 8 anni il tycoon di Boston vende le proprie quote al connazionale Dan Friedkin, magnate della Toyota USA, attivo però anche nel campo dell’industria cinematografica e di quella aerea.

Il patrimonio della famiglia Friedkin si attesa intorno ai 4,1 miliardi di dollari. Il magnate, californiano di nascita ma texano di formazione, entro fine agosto effettuerà il closing, ultima prassi prima di annunciare l’acquisizione della Roma.

Da Totti a Petrachi, la Roma di Friedkin guarda al passato?

Difficile, quasi impossibile ad oggi capire le mosse di Friedkin come nuovo proprietario della Roma. Ma alcuni segnali iniziali sono di facile interpretazione, soprattutto nell’area dirigenziale.

Non ci sarà una rivoluzione totale, almeno inizialmente. Il patron statunitense si affiderà a Guido Fienga come CEO, confermandolo dopo il buon lavoro svolto negli ultimi mesi. Inoltre fu proprio il dirigente romano ad accogliere il gruppo Friedkin nella capitale lo scorso inverno, introducendolo nel cuore della società giallorossa.

Anche Mauro Baldissoni dovrebbe restare in sella, almeno finché non sarà risolta la questione Stadio di proprietà. Friedkin darà continuità al progetto di Tor di Valle e si affiderà all’ex DG, molto caro alla gestione Pallotta.

In uscita però anche diversi profili: consulenti come Franco Baldini o Alex Zecca si faranno da parte. L’attuale D.S. Morgan De Sanctis è invece al bivio: o deciderà di restare con un ruolo meno centrale (di nuovo team manager?) o potrebbe accogliere la corte dell’Ascoli in Serie B.

I più romantici sperano in un ritorno immediato di due bandiere assolute: Francesco Totti e Daniele De Rossi. L’ex capitano ha iniziato la carriera da procuratore sportivo, ma potrebbe essere tentato di rientrare come Direttore dell’area tecnica. In pratica ciò che svolge Paolo Maldini nel Milan attuale.

De Rossi invece vuole allenare. Ma prima di ritornare da protagonista a Trigoria dovrebbe iniziare la carriera in panchina in qualche piazza meno ‘esigente’.

Per il ruolo di Direttore Sportivo, ovvero l’uomo addetto al calciomercato, si parla di una chiamata alle armi per Gianluca Petrachi. Sarebbe la soluzione più ovvia: senza i contrasti con Pallotta, l’ex Torino dovrebbe rientrare senza problemi in società, riprendendo il lavoro interrotto nei mesi scorsi. Restano però da valutare i rapporti un pochino logori con Paulo Fonseca.

Non è da escludere però che la Roma possa valutare l’arrivo di un nuovo uomo-mercato: qualcuno vocifera il nome di Nicolas Burdisso, attuale D.S. del Boca Juniors. I più ‘sognanti’ invece parlano di un assalto a Fabio Paratici della Juventus o Piero Ausilio dell’Inter. Da escludere il ritorno di Walter Sabatini.

In ogni caso la Roma ripartirà da mister Fonseca, nonostante il flop europeo contro il Siviglia. Il tecnico avrà bisogno però di una rosa rinnovata, con meno rami secchi e più calciatori di spessore.

La prima mossa di mercato dovrà CATEGORICAMENTE essere il ritorno di Chris Smalling, risultato uno dei centrali più forti della Serie A. Successivamente serviranno due esterni, un regista e un vice-Dzeko all’altezza delle aspettative.

Fonseca avrà bisogno di essere protetto e coadiuvato dal club, in particolare da una figura competente a livello calcistico. In pratica un direttore che conosca tutte le sfumature del calcio italiano e che abbia il carattere giusto per fare da parafulmine. Se non sarà Totti, ci azzardiamo a consigliare due nomi alla società: ZIBI BONIEK e SEBINO NELA. Ex campioni, romanisti doc e personaggi di spessore morale e sportivo.

Le statistiche di Juventus-Roma 1-3 – Massimo risultato con il minimo sforzo. Stadium espugnato nel segno di Perotti

(S. Valdarchi) – Massimo risultato con il minimo sforzo, Fonseca non poteva chiedere di più all’ultima di campionato. La Roma supera la Juventus all’Allianz Stadium (primo successo della storia romanista nell’impianto bianconero) per 3 a 1 ed il tecnico portoghese riesce anche a far rifiatare quasi tutti i titolari, in vista della gara di giovedì contro il Siviglia, sfida valida per gli ottavi di Europa League. I capitolini chiudono la loro Serie A al quinto posto, con 70 punti all’attivo (4 in più rispetto all’anno scorso), frutto di 21 vittorie7 pareggi e 10 sconfitte. Prosegue il momento positivo della Roma, che a Torino colleziona l’ottavo risultato utile consecutivo e la settima vittoria nelle ultime otto gare. I rimpianti per il quarto posto rimangono, ma la condizione con la quale i giallorossi arrivano all’appuntamento più importante della stagione è più che positiva, e fa ben sperare.

I numeri

Entrambi gli allenatori hanno optato per il turn-over, ma la vittoria della Roma non è comunque da sminuire, visto che le seconde linee romaniste avevano di fronte giocatori del calibro di Szczesny, Bonucci, Danilo, Rabiot, Matuidi, Bernardeschi e Higuain. Il possesso palla è in perfetto equilibrio, 50% e 50%, con i padroni di casa in grado di mantenere il pallone per 9 secondi in più rispetto agli avversari: 27’22” a 27’13”. 9 tiri pari, ma gli uomini di Fonseca sono stati in grado di centrare più volte lo specchio: 7 a 4 per gli ospiti le conclusioni in porta. Così come accaduto contro il Torino, il possesso palla della Roma non consiste in una fitta rete di passaggi, ma si cerca di accelerare la manovra, andando spesso in verticale alla ricerca di occasioni da gol. 508 a 397 in favore della Juventus i passaggi riusciti, 5 a 6 il conteggio delle chance create.

Dal punto di vista atletico, dopo un inizio decisamente sotto ritmo, la gara si è accesa con il passare dei minuti. Al 90esimo, le due squadre hanno percorso rispettivamente 108,295 km e 106,051 km, dati nella media di questo fine-campionato. Giocando la ripresa in vantaggio, i giallorossi hanno aspettato di più i Campioni d’Italia, lasciando che il baricentro degli uomini di Sarri (assente per squalifica) salisse fino a 58,35 m, 9 in più rispetto ai 49,67 m del primo tempo.

Le prestazioni individuali

Per alcuni giocatori scesi in campo, quella contro la Juventus potrebbe rappresentare l’ultima apparizione in maglia giallorossa. Tra questi c’è anche Nikola Kalinic. L’attaccante croato, in prestito secco dall’Atletico Madrid, difficilmente verrà trattato dalla Roma in estate per un eventuale acquisto a titolo definitivo, ma ha deciso di salutare la squadra capitolina con un gol allo Stadium. Potrebbe tornare utile in Europa League, anche se ovviamente la maglia da titolare sarà data a capitan Dzeko. Nella vittoria in trasferta, Kalinic recupera 7 volte la palla, facendo un gran lavoro in pressing sui portatori di palla avversari. Calcia due volte nello specchio della porta, trovando il suo quinto gol in Serie A. In tutto il campionato, l’ex Fiorentina e Milan è entrato in campo per 19 volte, ma soltanto 6 da titolare. Il totale dei minuti disputati in Serie A è di 567, per una media di una rete ogni 113 minuti, non male.

Chiudiamo con Diego Perotti. Anche il Monito è nella lista dei giocatori che potrebbero lasciare Trigoria a fine stagione, ma dà il suo contributo fino all’ultimo, siglando un’importante doppietta. Calcia 3 volte, tutte e 3 nello specchio della porta difesa da Szczesny, suo ex compagno che batte dagli 11 metri con la solita freddezza. Confeziona anche l’assist per il momentaneo pareggio di Kalinic, gioca 35 palloni e chiude con l’85% di passaggi riusciti su quelli tentati.

(S. Valdarchi)

La Roma vince e convince: col Torino arriva la terza vittoria consecutiva

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma batte il Torino per 2-3 e si aggiudica il quinto posto, chiudendo il suo campionato con una giornata di anticipo. Fonseca per una gara così importante aveva deciso di affidarsi agli intoccabili, che hanno risposto sul campo: Dzeko e Smalling sono risultati per distacco i migliori, al di là dei gol siglati da entrambi e del rigore procurato dal bosniaco, che avrebbe messo a segno anche una seconda rete allo scadere se non fosse stato per un fuorigioco millimetrico. Da segnalare anche la buona partita di Diawara, capace di rendere sia in coppia con Cristante che con Veretout e autore del penalty del momentaneo 1-3. Unica vera insufficienza è quella di Pau Lopez, colpevole sulla rete di Singo, ma anche la prestazione di Mancini non è stata totalmente convincente. “19 punti su 21 disponibili” ci ha tenuto a specificarlo anche il presidente della Roma James Pallotta nel suo tweet di sostegno e congratulazioni nei confronti della squadra e del tecnico, anche perché è indubbio che questo sia un dato da non sottostimare. La formazione di Fonseca, dopo una immediata ripresa post-lockdown molto complicata (vittoria con la Sampdoria a parte), è riuscita ad alzare la testa, cambiare forma e trovare fiducia, gioco e punti. A Torino è arrivato il settimo risultato utile consecutivo, la sesta vittoria nelle ultime sette gare e la terza di fila. Altri 3 punti che portano il totale a 67 (+1 rispetto a quelli totalizzati nello scorso campionato con l’accoppiata Di Francesco-Ranieri) e il quinto posto praticamente blindato, viste le 4 lunghezze di distanza dal Milan che è sesto ad una giornata dal termine. E’ anche la settima gara con almeno 2 reti per i capitolini. Dalla dodicesima giornata del girone di ritorno, i capitolini hanno realizzato 20 gol, con una media di 2,85 realizzazioni a gara. Con la testa all’ultima giornata, allo Stadium contro la Juve, ma soprattutto ad agosto, dove ad attendere la Roma c’è il Siviglia.

Francesco Belli

Le statistiche di Spal-Roma 1-6: game, set and match. Bentornato cinismo, Bruno Peres sugli scudi

(S. Valdarchi) – La Roma si afferma sul campo della Spal, evitando alla perfezione le insidie di una gara contro una squadra già retrocessa, quindi libera mentalmente. I capitolini si impongono per 6 reti a 1, con la vittoria più larga da inizio stagione. La formazione di Fonseca, che oltre a trovare il successo lascia riposare Dzeko e Mkhitaryan elementi fondamentali per il futuro prossimo, trova la quarta vittoria nelle ultime cinque gare, collezionando il quinto risultato utile consecutivo. Ora i punti in classifica sono 61+2 dal Milan sesto che insegue. Oltre alla buona vena realizzativa, a Ferrara arriva anche la ciliegina sulla torta confezionata da Nicolò Zaniolo, il quale mette a tacere le varie polemiche che avevano appesantito l’ambiente intorno a Trigoria nei giorni scorsi. Proprio allo scadere, il classe ’99 decide di partire palla al piede dalla trequarti difensiva della Roma, superare 4 avversari e depositare in rete per il definitivo 1-6. Game, set and match.

I numeri

Le statistiche non fanno altro che confermare ciò che si evince anche dal risultato finale: la Roma ha dominato e legittimato il largo successo. 13 a 9 in favore dei giallorossi il conteggio dei tiri, 9 dei quali in porta. Con 6 gol realizzati, Kalinic e compagni hanno trasformato in rete circa il 66% dei tiri in porta effettuati, una media alta per una squadra che spesso ha sofferto di mancato cinismo. 8 a 2 le occasioni da gol. Il possesso palla è stato appannaggio degli ospiti, che hanno chiuso la partita con il 58% del totale, tradotto in 31’06”. 473 a 372 il numero di passaggi effettuati, con i romanisti in grado di finire con una percentuale di passaggi riusciti pari all’89%.

Grazie anche alla gestione del gruppo da parte di Paulo Fonseca, i vari membri della rosa romanista stanno prendendo sempre più un buon ritmo-gara. Al Paolo Mazza i capitolini hanno corso molto di più degli avversari, e in generale hanno fatto meglio anche delle precedenti uscite. 106,68 sono i chilometri percorsi dai giocatori in maglia blu, contro i 102,83 km della Spal. Sorprende infine il dato relativo al baricentro delle due squadre in campo. In modo particolare, nei primi 45′ la Roma ha schiacciato la formazione spallina nella sua metà campo: il baricentro medio romanista è stato di 54,37 m, contro i 45,92 m di Cerri e compagni.

Le prestazioni individuali

Passare da essere un panchinaro nella Serie B brasiliana a titolare nella Roma in 6 mesi si può e Bruno Peres ne è la conferma. Con gli atteggiamenti giusti, come confermato da lui stesso a fine gara, ed un nuovo modulo che lo libera da molti compiti difensivi, l’esterno brasiliano si è preso la fascia destra, guadagnandosi passo dopo passo la fiducia di Paulo Fonseca. Nella vittoria di ieri sera, il numero 33 riesce anche a mettere a segno una doppietta, la prima della sua carriera in Serie A. Il gol nella massima competizione italiana gli mancava dal 2017. Le due reti di Peres sono frutto dei suoi unici due tiri verso lo specchio della porta avversaria, ma la sua prestazione è positiva in diversi parametri. Percorre 10,157 km, mettendosi in mostra senza distinzioni sulla corsia di destra e di sinistra. Gioca 67 palloni e chiude con il 95% di passaggi riusciti.

Di prestazioni individuali positive nella Roma di Ferrara ce ne sono diverse, ma volendo evidenziare alcuni dati scegliamo come altro protagonista Aleksandar Kolarov. Con l’assenza di Ibanez, al serbo è affidata la prima impostazione. È il romanista con più palloni giocati 77 e più passaggi effettuati 56. Nella trequarti difensiva lascia un po’ a desiderare, ma ogni volta che si sgancia dal pacchetto arretrato crea insidie per gli avversari. Recupera per 11 volte la sfera e nell’unico tiro effettuato buca le mani di Letica con un gran sinistro dalla distanza, che consente ai capitolini di andare sul 3 a 1 ad inizio secondo tempo e, di fatto, chiudere l’incontro.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Inter 2-2: lo stacanovista Veretout e Miki-gol non bastano. Una Roma in crescita perde due punti

(S. Valdarchi) – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Questione di punti di vista, di stato d’animo e di momenti. Nel calcio, come nella vita, esistono episodi e giornate che possono essere valutate in modo positivo o negativo e Roma-Inter 2-2 è una di quelle partite che lascia il dubbio. Certamente, vedendo l’andamento della gara, i giallorossi hanno buttato due punti, come ammesso da Fonseca nelle interviste post-gara. Ma ora chiudete gli occhi, tornate con la mente a 15 giorni fa. La squadra capitolina usciva battuta dal San Paolo, collezionando la terza sconfitta consecutiva. Una formazione priva di idee, fragile mentalmente e tatticamente lasciava poche speranze per il futuro. Si parlava già del dopo-Fonseca, analizzando i profili disponibili per la panchina romanista. Proprio nel momento più buio invece, la Roma in due settimane è riuscita a rialzarsi, risorgendo dalle sue ceneri ritrovando convinzione e gioco. Da quel momento in poi 3 vittorie e mezza, dove la mezza è rappresentata dal pareggio casalingo contro l’Inter, la seconda forza del campionato allo stato attuale delle cose. Ecco valutando nell’insieme la situazione romanista, forse si può vedere il bicchiere mezzo pieno anche dopo il disastroso errore di Spinazzola nel finale che ha consegnato un punto alla squadra di Conte. Detto questo, all’Olimpico la Roma trova il quarto risultato utile di fila, rimane quinta a +2 da Milan e Napoli a quattro giornate dalla fine. Il prossimo impegno è fissato mercoledì sera, a Ferrara, contro una SPAL già matematicamente retrocessa.

I numeri

La Roma avrebbe meritato la vittoria, senza dubbio. Oltre al già citato andamento della gara, che vedeva i padroni di casa in vantaggio fino al minuto 88, anche le statistiche pendono a favore di Dzeko e compagni. I giallorossi hanno creato più occasioni da gol4 a 3tirando di più rispetto agli avversari, 6 a 4. In parità il numero di tiri in porta, 3 a 3. Per quel che riguarda il possesso palla, invece, gli uomini di Conte hanno avuto la meglio, 55%, con 457 passaggi riusciti, contro i 330 della Roma.

Continua a sorprendere, in senso positivo, la condizione fisica dei giocatori romanisti che a differenza di alcune gare post-lockdown arrivano spesso primi sulle seconde palle, pressano alti e tentano sempre l’anticipo sui portatori di palla avversari. 39 a 34 in favore della Roma il computo di palloni recuperati, con una più alta capacità di transizione (11 a 7 il numero delle ripartenze). Sul piano atletico i dati tra le due squadre in campo sono pressoché identici: 105,801 km percorsi dai nerazzurri, contro i 105,585 km dei capitolini; anche le velocità medie sono analoghe (6,8 km/h l’Inter, 6,7 km/h la Roma).

Le prestazioni individuali

Sono diversi i giocatori della Roma che stanno beneficiando del nuovo modulo ideato da Fonseca, il 3-4-2-1. Tra questi, c’è sicuramente Henrikh Mkhitaryan. Il trequartista armeno, accentrato rispetto al ruolo di esterno, si trova a meraviglia con Edin Dzeko e complice una buona tenuta fisica che lo sta sostenendo in questo periodo, incide con facilità negli ultimi venti metri. Contro l’Inter trova il suo 9° gol stagionale, a cui vanno aggiunti i 5 assist confezionati, per un totale di 14 reti in cui si è reso protagonista. Avendo disputato, per i diversi infortuni, 1576′ fino ad ora, Mkhitaryan fa una giocata decisiva (gol o assist) ogni 110 minuti circa, quasi una a partita. Se il fisico regge, il numero 77 può risultare decisivo con la sua esperienza anche per la fase finale di Europa League. Tornando alla sua prestazione, oltre al gol l’armeno calcia per due volte fuori dallo specchio della porta, creando un’altra occasione da gol. Gioca 43 palloni e raggiunge l’84% di precisione nei passaggi (percentuale calcolata in base al rapporto tra passaggi riusciti e quelli tentati).

Un altro calciatore in gran spolvero è Jordan Veretout. A differenza di Miki, il centrocampista francese è uno dei giocatori con più minutaggio nella Roma. In stagione ha già raccolto 41 presenze. Dopo le prime due gare di campionato, in cui Fonseca lo lasciò in panchina per un ritardo di condizione, Veretout ha saltato soltanto la partita casalinga contro l’Udinese, per squalifica. Sempre per squalifica, purtroppo, sarà costretto a saltare anche la sfida in gara secca contro il Siviglia, negli ottavi di Europa League. Nonostante tutte queste gare disputate, l’ex Fiorentina appare brillante fisicamente. Nel pareggio dell’Olimpico percorre 11,141 km, risultando il migliore dei suoi. Gioca quasi sempre in linea con Diawara, occupando tutto il campo in verticale. Recupera 8 palloni, facendo un lavoro prezioso davanti alla difesa, ma allo stesso tempo è pronto ad inserirsi alle spalle della difesa avversaria. In un suo inserimento nel secondo tempo, crea un’occasione da gol, con l’unico tiro in porta del suo match, trovando un’ottima risposta da parte di Handanovic.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Hellas Verona 2-1: passa lo straniero, Edin da record. Veretout giganteggia

(S. Valdarchi) – Sprecando e soffrendo, non troppo a leggere i numeri, la Roma di Paulo Fonseca conquista la terza vittoria consecutiva, battendo per 2-1 l’Hellas Verona. Successo che aumenta la fiducia della squadra nei propri mezzi e permette ai capitolini di raggiungere quota 57 punti, con un quinto posto più saldo visto la distanza, di 4 lunghezze, sulle inseguitrici Napoli e Milan. Un distacco buono, ma non ancora decisivo, a 5 giornate dal termine. Ora i giallorossi dovranno recuperare le forze, in vista del big match di domenica sera, quando arriverà all’Olimpico l’Inter di Antonio Conte.

I numeri

Delle tre vittorie consecutive, quella contro la formazione di Juric è stata probabilmente la meno brillante e convincente dal punto di vista del gioco. La Roma, dopo aver sbloccato in fretta il risultato, grazie al rigore trasformato al decimo da Veretout, ha aspettato gli avversari, cercando di far male in ripartenza. Il pallino di gioco è stato quasi sempre in mano all’Hellas Verona, che ha concluso la gara con il 58% di possesso palla, pari a 30’17” di gioco effettivo, rispetto ai 21’29” dei padroni di casa. Un dominio territoriale dimostrato anche dal baricentro medio – circa 6 metri in più per gli scaligeri – che però è risultato inutile anche dal punto di vista della produzione offensiva.

A creare più occasioni da gol, infatti, è stata la Roma9 a 2 le chance a favore di Dzeko e compagni, 14 a 4 i tiri, mentre 6 a 3 è il computo delle conclusioni nello specchio della porta497 a 223 per l’Hellas il numero di passaggi riusciti, con una precisione maggiore, pari all’83%, contro il 71% dei giallorossi.

Le prestazioni individuali

La gara della Roma è rispecchiata perfettamente da quella di Edin Dzeko. Il bosniaco per larghi tratti fatica a mettersi in mostra ed è chiamato ad un lavoro di sacrificio enorme, ma alla fine il suo gol regala i tre punti alla squadra di Fonseca. A dire il vero, con le 3 occasioni da gol avute a disposizione, il bomber bosniaco poteva aumentare il suo bottino, ma ciò che conta è il risultato finale. Con il suo unico tiro in porta batte Silvestri di testa, allo scadere del primo tempo, raggiungendo così quota 105 gol in maglia romanista e superando definitivamente Manfredini. Il centravanti diventa così il miglior marcatore straniero nella storia della Roma. Il podio in questa speciale classifica ora dista 3 reti, con Amedeo Amadei terzo con 108 gol realizzati. Tornando sulla prestazione del numero 9: Dzeko aiuta in difesa ed è a fine gara il giocatore con più palle recuperate – 25 – un dato rilevante per un attaccante. Il capitano giallorosso è decisivo con la testa sia in avanti, dove segna e fa da sponda per i compagni, che nel reparto arretrato, quando sventa pericoli imminenti. Sono 11 i duelli aerei vinti, anche in questo, il migliore sul terreno di gioco.

Se in questa fase, dopo lo stop lungo 3 mesi, tanti giocatori stanno soffrendo dal punto di vista fisico, Jordan Veretout rappresenta una meravigliosa eccezione. Il centrocampista francese macina chilometri percorsi, poco più di 11 nella serata romana, e risulta ancora una volta il perfetto raccordo tra difesa e attacco nel nuovo schieramento disegnato da Fonseca. Va avanti e indietro per altri 101 minutirecuperando 11 palloni e giocandone 46, soltanto Dzeko con 55 ha fatto meglio. Dal dischetto è impeccabile e sigla il suo quinto gol stagionale, dopo la perla arrivata contro il Parma.

(S. Valdarchi)