La meglio gioventù – Daniele De Rossi: 18 anni d’amore ed un futuro tutto da scrivere

(S. Valdarchi) – Prosegue il nostro viaggio attraverso i migliori talenti cresciuti nel vivaio romanista. Oggi è il turno di Daniele De Rossi, centrocampista nato nel 1983 ed approdato alla Roma nel 2000. Raccontare De Rossi in poche righe è un compito fin troppo complicato. Come si raccontano 18 anni d’amore in un breve testo? Come si spiegano le emozioni che un ragazzo divenuto uomo può suscitare nei cuori di così tante persone, sapendo che per lui, come per Totti, sono già state utilizzate tutte le parole possibili? La risposta è semplice, non si può. Per questo cercheremo di raccontare la storia del numero 16, solo attraverso due momenti ed alcune dichiarazioni, in attesa che lui scriva il suo futuro da allenatore.

Romanismo incarnato

Oltre alle straordinarie qualità in campo, a Daniele De Rossi è sempre stata riconosciuta una certa abilità nel parlare, nel saper toccare le corde giuste. Non sono mancate negli anni dichiarazioni dirette, esplicite, anche contro arbitraggi o parte della stampa romana, senza troppi peli sulla lingua. Ci sono state poi, una serie infinita di parole d’amore nei confronti della Roma e dei suoi tifosi. Parole a cui il ragazzo di Ostia però ha sempre dato un seguito sul campo, risultando genuino e non un personaggio costruito come tanti altri che popolano il calcio d’oggi. La vena al collo, le corse sotto al settore, i baci alla maglia, la decisione di rifiutare contratti faraonici per rimanere nella Capitale, questi sono soltanto alcuni dei gesti, quotidiani o straordinari, che testimoniano la sincerità di De Rossi nel rilasciare alcune dichiarazioni. Appurata la veridicità delle sue parole, ripercorriamo i 18 anni di Roma attraverso le sue frasi più belle e simboliche:

Il mio unico rimpianto è quello di poter dare alla Roma una sola carriera”.

Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare il gesto dell’orecchio alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma”.

Questa è casa mia, vivo per la Roma. Amo questa città e questo club, tutto ciò che amo è qui, sarebbe difficile per me cambiare”.

Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti sempre, anche dopo i 7-1, non solo dopo le belle serate, sempre”.

Io sono di proprietà dei tifosi della Roma”.

La Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.

Da ex calciatore mi troverete nel settore ospiti, col panino e la birra, per tifare i miei amici”.

Il cielo è azzurro sopra a Berlino

Nel percorso di maturazione di Daniele De Rossi, una svolta fondamentale è rappresentata dal Mondiale vinto nel 2006 in Germania. Viene convocato per la massima competizione calcistica a 23 anni ancora non compiuti da Marcello Lippi ed alla seconda giornata del girone, nella gara contro gli Stati Uniti d’America, si fa espellere per una gomitata a McBride, che riempe di sangue il volto dell’americano. La Fifa lo squalifica per ben 4 turni, dunque il centrocampista ostiense può tornare a disposizione solo per un’eventuale finale. I suoi compagni però, gli fanno e si fanno il regalo più bello e raggiungono l’obiettivo, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la coppa contro la Francia il 9 luglio. Dall’esterno, sono tutto convinti del fatto che Lippi non darà una seconda chance a De Rossi e lo terrà in panchina per tutta la gara, ma i fatti smentiscono l’opinione generale. Nel corso del secondo tempo infatti, sul risultato di 1 a 1, il 16 giallorosso sostituisce Francesco Totti. Lui non ha intenzione di passare inosservato e, involontariamente, due minuti dopo essere entrato in campo, parte in posizione irregolare in una punizione battuta da sinistra, togliendo al futuro compagno di squadra Toni la gioia di segnare il 2 a 1. Il tempo scorre, la Francia domina, ma si va ai rigori. Gli azzurri siglano i primi due, con Pirlo e Materazzi, mentre Trezeguet, il secondo tiratore francese, viene fermato dalla traversa. Tocca a Daniele De Rossi, il classe ’83, come già detto ancora molto giovane, calcia ad incrociare e batte Barthez con un tiro sotto l’incrocio. Il resto è storia. L’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta e la carriera di DDR passa dall’incoscienza dei primi anni all’autorevolezza dei successivi.

Il tramonto di una carriera, l’alba di un nuovo percorso

Il 26 maggio del 2019, in occasione di Roma-Parma, Daniele De Rossi dà il suo addio, o arrivederci, ai tifosi romanisti. Con un contratto in scadenza al 30 giugno, la società sceglie di non offrirgli un rinnovo, proponendogli un futuro da dirigente, che per il momento Daniele non sente suo. Per questo, dopo 616 presenze con la maglia della Roma, secondo soltanto a Francesco Totti (786), il numero 16 lascia la Capitale e qualche mese più tardi vola in Argentina per giocare con il Boca Juniors. Una scelta coerente con l’uomo ed il calciatore. Le cose in Sud America non vanno come sperava, almeno per quanto riguarda l’aspetto calcistico, De Rossi gioca 6 partite ed a gennaio 2020 lascia il calcio giocato, per tornare in Italia e stare vicino alla sua famiglia. Chiuso questo capitolo, ora si attende la nascita di un nuovo percorso, quello da tecnico, con una speranza nel cuore: “Mi piacerebbe un giorno allenare la Roma”.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alberto Aquilani: il talento romano frenato dai troppi infortuni

(S. Valdarchi) – In questo nostro viaggio a ritroso nel tempo, attraverso i migliori frutti del settore giovanile della Roma, incontriamo per la prima volta un giocatore che ha appeso gli scarpini al chiodo. Si tratta di Alberto Aquilani, nato nel luglio del 1984 e che l’estate scorsa, a 35 anni ancora da compiere si è ritirato dal calcio giocato. La sua carriera, comunque degna di nota e ricca di esperienze in club di livello, è stata probabilmente frenata da una certa attitudine ad infortunarsi negli anni decisivi della sua maturazione.

Il cammino a Roma

Cresciuto nella Spes Montesacro, si afferma fin da piccolo e viene portato a Trigoria, dove percorre tutto il percorso delle giovanili, fino all’approdo in prima squadra. Debutta in Serie A il 10 maggio del 2003, in un Roma-Torino 3-1 che verrà ricordato anche per il primo gol di Daniele De Rossi con la maglia romanista. Gioca anche un’altra gara in quell’annata, in Coppa Italia contro la Triestina, club nel quale gioca in prestito nella stagione 2003/04.
In Serie B Aquilani si afferma senza troppa difficoltà, arrivando a collezionare 41 presenze e 4 gol nel campionato cadetto.
Una volta tornato alla Roma, ancora ventenne, riesce a ritagliarsi un ruolo importante, fino a diventare, negli anni successivi, uno dei pilastri della formazione Spallettiana. Veste la maglia giallorossa fino al 2009, raggiungendo quota 149 gare disputate. Rimane comunque il rimpianto di aver solo intravisto il miglior Aquilani, quello della rabona di San Siro e delle grandi conclusioni dalla distanza, per colpa di diversi guai fisici – tra cui la lesione al collaterale mediale del ginocchio destro e innumerevoli stop muscolari – che ne hanno minato la continuità.
Nell’agosto del 2009, a 25 anni, viene ceduto al Liverpool per 20 milioni di euro, cifra molto importante per un mercato ancora non drogato” come quello di oggi.

Le rivali della ex

Partito dalla Capitale, Alberto Aquilani, da sempre dichiaratamente tifoso romanista, nel giro di 6 anni veste le maglie di quattro dei club storicamente poco affini al popolo giallorosso: il già citato Liverpool, Juventus, Milan e Fiorentina. Manca soltanto la Lazio per l’en plein.
Scherzi a parte, il centrocampista classe ’84 firma un contratto quadriennale con i Reds, ma in Inghilterra non riesce mai ad affermarsi fino in fondo. Dopo una prima stagione trascorsa per la maggior parte in panchina, 18 presenze in Premier di cui la metà da subentrato, il Liverpool decide di cederlo in prestito alla Juventus, alla fine del mercato estivo del 2010.
A Torino, nell’ultima Juve pre-dominio – dalla stagione successiva è partita la duratura ed ancora attuale egemonia bianconera – Aquilani ritrova la titolarità, disputando 33 gare. Questi numeri però, non spingono la società di Agnelli a riscattare il romano, che tornato oltremanica si prepara ad un ulteriore prestito. La direzione questa volta è Milano, sponda rossonera. Anche al Milan, l’ex Roma si afferma senza troppe difficoltà nello scacchiere tattico di Allegri e sfiora lo Scudetto, arrivando pochi punti dietro proprio alla Juventus.
Terminato quel campionato, il Liverpool decide per la terza cessione consecutiva, sempre in Italia, ma questa volta a titolo definitivo. Il 3 agosto del 2012 viene ufficializzato il suo passaggio alla Fiorentina. In viola rimane per 3 anni, accompagnato durante questo tempo da Vincenzo Montella in panchina, che gli mette sulle spalle la numero 10 e ne fa un cardine della sua squadra.

Le ultime esperienze ed il ritiro

Dopo il suo addio a Firenze, Alberto Aquilani gioca soltanto altre tre stagioni, prima di svincolarsi per poi lasciare definitivamente il calcio giocato. Nel 2015 tenta fortuna all’estero, in Portogallo, con la maglia dello Sporting Lisbona. Nonostante un anno piuttosto positivo, i lusitani lo cedono al Pescara, neopromossa in Serie A. Aquilani trascorre soltanto i primi 6 mesi del campionato 2016/17 in Abruzzo, scendendo in campo per 9 volte, prima di essere girato in prestito al Sassuolo. A fine stagione, anche il Delfino decide di venderlo ed il classe ’84, dopo Inghilterra e Portogallo, va a giocare in Spagna, tra le fila del Las Palmas. Quella nelle Canarie rappresenta la sua ultima esperienza da giocatore. Nell’estate del 2018, con ancora un anno di contratto, rescinde con gli spagnoli. Passato un anno da svincolato, all’età di 34 anni si ritira dal calcio.
Attualmente è il presidente della Spes Montesacro, scuola-calcio nella quale è cresciuto e dallo scorso luglio è tornato a lavorare, in una nuova veste, nella Fiorentina. Nei viola ha iniziato come tecnico dell’Under 18, ma a dicembre 2019 Giuseppe Iachini, subentrato a Vincenzo Montella, lo assume come collaboratore tecnico nel suo staff.

(S. Valdarchi)

Che fine hanno fatto? Roma Primavera 2008/09

(S. Valdarchi) – Torna l’appuntamento con la rubrica di Pagine Romaniste“Che fine hanno fatto?”. Prosegue il nostro viaggio nel tempo durante il quale analizziamo le annate della Roma Primavera, andando a scoprire il presente dei calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa nelle giovanili. Analizziamo oggi il destino ed i percorsi dei giocatori che erano a disposizione di mister Alberto De Rossi nella stagione 2008/09. Dall’elenco sono stati tolti i seguenti calciatori, dei quali abbiamo già scritto negli scorsi episodi: Valerio Frasca, Alexandru Pena, Alessandro Malomo, Simone Sini, Sebastian Mladen, Alessandro Florenzi, Davide Buono, Andrea Bertolacci, Adrian Stoian, Filippo Scardina e Stefano Pettinari.

Emanuele Trobiani

Iniziamo la nostra rassegna con il difensore centrale classe ’90, che ha appeso gli scarpini al chiodo lo scorso luglio. Passa soltanto la stagione 2008/09 con la maglia della Roma Primavera, raccogliendo 18 presenze, prima di lasciare per approdare allo Sporting Terni. Emanuele Trobiano trascorre la sua carriera nelle serie minori, passando di squadra in squadra, prima di lasciare come detto la scorsa estate. Queste i club in cui ha militato: Monterotondo, Pomezia, Almas Roma, Torre Angela e W3 Roma Team.

Riccardo Brosco

Chi invece si è affermato nel mondo del calcio professionistico è Riccardo Bosco. Il difensore centrale romano, da quando ha lasciato la Roma nell’estate del 2009, ha sempre e solo calcato i campi di Serie B. È vero gli è mancato il salto definitivo e l’esordio in Serie A, ma a 29 anni può vantare 281 presenze e 17 reti nel campionato cadetto. Da due stagioni si trova all’Ascoli, ma le squadre in cui ha militato sono diverse: Triestina, Pescara, Ternana, Latina, Carpi e, appunto, Ascoli.

Alessandro Crescenzi

Terzino in grado di giocare su entrambe le fasce, Alessandro Crescenzi era considerato uno dei maggiori prospetti di questa Primavera e i risultati in fondo non hanno smentito chi puntava su di lui. La sua carriera si è sviluppata tutta tra Serie A, Serie B e Ligue 1, in Francia. La squadra con cui ha giocato più a lungo è il Pescara, dove ha raccolto ben 79 presenze. Queste, invece, le altre società con le quali è stato sotto contratto nella sua carriera: Grosseto, Crotone, Bari, Pescara, Novara, Ajaccio, Perugia, Hellas Verona e Cremonese.

Luca Manganelli

Centrocampista mancino, dotato di buona tecnica, non è mai riuscito a farsi strada nel calcio professionistico. Luca Manganelli infatti, dopo l’esperienza con la Roma Primavera, è rimasto sempre nel calcio dilettantistico, senza allontanarsi mai dalla provincia romana. Tracciare tutto il suo percorso non è semplice, ma di lui sappiamo che ha vestito le maglie di Fidene e Pomezia, dal 2010 al 2015. Una curiosità che lo riguarda è la sua squadra attuale, il Grifone Gialloverde: società nata nel 2003 e approdata per la prima volta nello scorso anno al Campionato d’Eccellenza, rappresenta la squadra di calcio della Guardia di Finanza.

Emiliano Massimo

Passiamo al mediano classe ’89, considerato uno dei riferimenti a centrocampo da Alberto De Rossi nel 2008/09. Terminato il suo periodo nelle giovanili, la Roma lo cede in prestito biennale al Real Agro Aversa. Torna a Trigoria nel 2011, prima di essere ceduto a titolo definitivo all’Avellino. Le successive tre stagioni sono quelle in cui raccoglie i risultati maggiori, vestendo le maglie di Grosseto ed Avellino e raccogliendo presenze in Serie C e B. Da lì in poi però, inizia una discesa che lo porta a giocare in Serie D, dove ancora oggi milita. Attualmente si trova al Monterosi.

Marco D’Alessandro

Di tutta l’annata, l’unico a giocare una gara in una competizione europea (qualificazioni di Europa League con l’Atalanta) nella sua carriera. Marco D’Alessandro, esterno classe ’91 cresciuto nelle giovanili di Lazio e Roma, si è fatto presto strada nel mondo dei professionisti, raccogliendo ad oggi 140 presenze in Serie B e 130 in Serie A. I giallorossi hanno mantenuto il suo cartellino fino all’estate del 2014, girandolo sempre però in prestito, prima della cessione definitiva all’Atalanta. Oggi si trova alla SPAL, ma a fine stagione farà ritorno a Bergamo, a disposizione di mister Gasperini. Queste le squadre in cui ha giocato: Grosseto, Bari, Livorno, Hellas Verona, Cesena, Atalanta, Benevento, Udinese e SPAL.

Emiliano Tortolano

Emiliano Tortolano, un vero tuttofare. Nella sua carriera ha ricoperto, almeno una volta, ben 8 ruoli diversi in mezzo al campo, tutti dalla cintola in su. Il classe ’90, oltre che sul terreno di gioco, ha girato molto anche in Italia, giocando per quasi tutta la carriera in club di Serie C. Per parecchio tempo è rimasto sotto contratto con il Catania, ma con i siciliani è riuscito a debuttare soltanto in Coppa Italia per 44 minuti. Attualmente si trova all’Ostiamare in Serie D, queste invece le squadre con cui ha giocato nel corso della sua esperienza calcistica: Latina, Pergolettese, Sorrento, Catanzaro, Cosenza, Catania, Melfi, Sambenedettese, Viterbese, Atletico Terme Fiuggi e Ostiamare.

Johnny Giansante

Attaccante classe ’91 dotato di grandi qualità fisiche, riesce ad esordire in Serie C, prima di approdare nella Primavera della Roma. Nella stagione 2006/07, infatti, fa il suo debutto con la maglia del Giulianova, a soli 15 anni. Nell’estate successiva arriva a Trigoria, dove per due stagioni gioca con la squadra allenata da Alberto De Rossi, ma lo spazio per lui è poco (9 presenze totali) e viene ceduto al San Nicolò Notaresco, club di Serie D. Nel corso della sua carriera ha girato tra Eccellenza e Serie D, vestendo le maglie di: Jesina, Vastese, Castelfidardo, Torrese e Fontanelle.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Matteo Politano: non tutte le strade riportano a Roma

(S. Valdarchi) – Nel 1993 a Monte Mario è nato un bambino di nome Matteo, che è cresciuto guardando lo Stadio Olimpico e sognando di giocarci dentro un giorno, vestendo la maglia della sua squadra del cuore: la Roma. 27 anni dopo, Matteo Politano non è ancora riuscito a realizzare quel sogno, nonostante ci sia andato vicino moltissime volte. Dal 2000 al 2004 gioca nella Selva Candida, ma la netta superiorità nei confronti dei pari età lo mette in mostra ben presto e ad 11 anni viene notato dagli osservatori della Roma, che lo portano al Fulvio Bernardini. Gioca fin da piccolo come esterno offensivo, piede mancino, rapido e bravo tecnicamente, ama partire largo a destra per rientrare e creare pericoli con tiri in porta ed assist per i compagni. Per quel che riguarda la Nazionale, ha compiuto tutta la trafila dall’Under 19 in poi, arrivando a collezionare 3 presenze ed un gol per la selezione maggiore.

Gli anni a Trigoria

Come detto, l’attaccante arriva alla Roma da giovanissimo, nel 2004. La prima stagione degna di nota è quella del 2009/10, quando Politano e compagni, guidati da Andrea Stramaccioni, conquistano il titolo di Campioni d’Italia nella categoria Allievi Nazionali. Dal 2010 al 2012 rimane a disposizione di Alberto De Rossi e con la Primavera giallorossa arriva il secondo titolo della sua ancor giovane carriera: lo Scudetto del 2010/11. Nell’estate del 2012, l’esterno romano lascia la Capitale senza veder realizzato il sogno di esordire all’Olimpico ed approda in prestito al Perugia.

Tra Perugia e Pescara

In Umbria, Politano gioca da titolare in Lega Pro, aiutando il Grifone a raggiungere anche i playoff per la Serie B. L’annata a Perugia frutta al classe ’93 33 presenze e 8 gol. Al termine della stagione, viene richiamato a Roma, dove però rimane soltanto qualche mese, prima di essere ceduto, questa volta in comproprietà al Pescara. In Abruzzo gioca due campionati di Serie B, allenato da Serse Cosmi prima e Massimo Oddo poi. Entrambi i tecnici puntano forte sul talento capitolino, che riesce a scendere in campo per ben 81 volte, segnando 12 gol e fornendo 10 assist. Numeri che convincono la Roma, nell’estate del 2015 ad aggiudicarsi alle buste il suo cartellino.

L’exploit al Sassuolo

Dopo i tre anni lontano da Trigoria, la storia si ripete e passati gli esami in Serie C e B, per Matteo Politano arriva la prima esperienza nella massima competizione. La nuova destinazione è il Sassuolo, dove Eusebio Di Francesco stravede per lui e lo vuole come esterno d’attacco nel suo 4-3-3. In Emilia arriva la definitiva esplosione di Politano, che partecipa alla stagione da favola dei neroverdi nel 2015/16, raggiungendo la storica qualificazione in Europa League. In quel campionato segna anche il suo primo gol in Serie A, proprio all’Olimpico contro la squadra in cui è cresciuto e per cui, da sempre, fa il tifo. A fine anno, il Sassuolo lo riscatta e, per la prima volta dal 2004, il cartellino di Politano non è di proprietà della Roma. Rimane in neroverde fino al giugno del 2018, facendo il suo debutto in Europa League e finendo la sua esperienza con 110 presenze, 24 gol e 14 assist.

L’Inter, il mancato ritorno a casa ed il trasferimento ai piedi del Vesuvio

A luglio 2018, Luciano Spalletti convince l’Inter ad investire su Politano e la società nerazzurra lo acquista in prestito con diritto di riscatto. Il classe ’93 trascorre una stagione e mezza a Milano, per un’esperienza a due facce. Nella prima stagione, infatti, l’esterno viene messo al centro del progetto tecnico e gioca praticamente sempre, debuttando anche in Champions League. La successiva, invece, inizia con un cambio sulla panchina interista: Antonio Conte prende il posto di Spalletti e le cose per Matteo Politano mutano rapidamente. Il tecnico pugliese cambia modulo e nel suo 3-5-2 non c’è spazio per l’attaccante romano. Proprio per questo, durante la sessione invernale di mercato, l’Inter decide di venderlo. Si intavola una trattativa con la Roma, che propone come pedina di scambio Leonardo Spinazzola. Politano atterra a Fiumicino, fa le foto con la sciarpa giallorossa e si sottopone alle visite mediche, tutto pronto per il suo ritorno a casa. Tuttavia, come spesso accade nel calciomercato, le cose cambiano in fretta e l’accordo salta per dettagli ancora non del tutto chiari. Fatto sta che il romano abbandona la sua città con le lacrime agli occhi e pochi giorni dopo viene ceduto al Napoli, in prestito con obbligo di riscatto. In Campania gioca soltanto 7 partite, complice lo stop al calcio dello scorso marzo.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessio Cerci: dal fallimento in Spagna alla Salernitana, con la costante Ventura

(S. Valdarchi) – La carriera di Alessio Cerci ha disegnato nel corso degli anni una parabola che ha conosciuto il suo punto più alto nelle due stagioni al Torino, dal 2012 al 2014, con un rendimento che ha portato l’Atletico Madrid, uno dei club europei più importanti in quel momento, ad investire su di lui. Dall’esperienza in Spagna in poi, invece, la traiettoria è diventata discendente, facendo girare il talento di Valmontone tra Hellas Verona, neopromossa in Serie A, e Turchia, fino alla Salernitana, squadra che attualmente detiene il suo cartellino.

Gli inizi

Nato nel 1987, l’attaccante esterno cresce nel Valmontone, prima di passare alla Roma nel 2003. In giallorosso completa il suo percorso nelle giovanili, vincendo lo Scudetto Primavera nel 2004/05 ed arrivando ad esordire in prima squadra il 16 maggio del 2004, gara che coincide con l’ultima panchina di Fabio Capello nella Capitale. Essendo ancora molto giovane, rimane a disposizione di mister De Rossi fino al 2006, riuscendo comunque a collezionare altre 4 presenze con la Roma tra Serie A e Coppa Italia. Terminata la sua trafila nel calcio giovanile, la società romanista decide di mandarlo in prestito per fargli fare esperienza. Così, per tre stagioni consecutive, Alessio Cerci gioca lontano da Trigoria, pur rimanendo di proprietà del club capitolino. Dopo i due campionati passati tra i cadetti con Brescia e Pisa, il mancino trascorre un’annata in Serie A con l’Atalanta. Tra questi tre prestiti, quello in Toscana risulta sicuramente il più felice dal punto di vista dei risultati, considerando i 10 gol e 9 assist (al netto di un infortunio che l’ha tenuto fermo per due mesi) con i quali termina il campionato di Serie B 2007/08. Non è un caso che al Pisa le cose siano andate così bene; ad allenarlo infatti c’è Gian Piero Ventura, tecnico che lungo la carriera di Cerci si è dimostrato forse l’unico in grado di tirargli fuori il meglio.
Una volta terminati gli anni in prestito, l’ala rimane a Roma nel 2009/10, stagione segnata dall’avvicendamento in panchina tra Luciano Spalletti e Claudio Ranieri, e l’esaltante rincorsa Scudetto, fallita ad un passo dal traguardo con la sconfitta firmata Pazzini. In quell’annata comunque Cerci trova spazio nelle fila romaniste, riuscendo a scendere in campo per 19 volte e siglando i suoi primi, ed ultimi, 3 gol in giallorosso.

Esaltazione e caduta

Chi conosce un po’ di astronomia sa che i pianeti vivono diverse fasi nella loro vita e tra queste ce ne sono due chiamate esaltazione e caduta. Senza inoltrarci oltre in un campo così lontano dal calcio, anche la carriera di Alessio Cerci è stata caratterizzata da due momenti simili, molto vicini tra loro. Partito da Roma nell’estate del 2010 a titolo definitivo, l’attaccante gioca per due stagioni alla Fiorentina. Nonostante i rapporti complicati con la tifoseria viola, Cerci decide nel 2011 di rifiutare il passaggio al Manchester City, guidato all’epoca da Roberto Mancini. Dopo Firenze approda al Torino, e nei granata ritrova Gian Piero Ventura. In Piemonte le sue prestazioni migliorano ancora, ed il tecnico guida il Toro al ritorno in Europa nel 2014, dopo 19 anni di esilio. A quel punto, l’esterno scuola Roma è ricercato da molti club europei, tra cui l’Atletico Madrid, squadra per cui firma nel luglio dello stesso anno. I Colchoneros, in un periodo di forma straordinaria, sono reduci da una delle finali di Champions League perse contro i cugini del Real. Quella in Spagna sembra poter rappresentare la svolta definitiva nel percorso di Cerci, ma le cose per lui si mettono male e lo spazio a disposizione è poco. Rimane sotto contratto con l’Atletico per tre anni, durante i quali torna in Italia per due esperienze, non esaltanti, in prestito al Milan ed al Genoa. Il fallimento nella penisola iberica rappresenta la fine dell’ascesa del classe ’87, che di lì a breve si ritrova all’Hellas Verona, neopromossa in Serie A, per poi andare in Turchia, nel MKE Ankaragucu.

Ancora tu

Ci sono carriere di giocatori che sono indissolubilmente legate ad alcuni tecnici. Per Alessio Cerci, come già detto, l’allenatore più importante nel corso degli anni è stato, senza dubbio, Gian Piero Ventura. Nel suo ormai famoso 4-2-4, l’attaccante romano ricopre il ruolo di esterno, riuscendo ad esaltarsi e risultando determinante per gli equilibri della squadra. Dopo averlo scoperto nel Pisa e lanciato definitivamente nel Torino, il tecnico genovese ha ritrovato il suo pupillo la scorsa estate, quando Cerci è passato alla Salernitana di Claudio Lotito. Il rendimento non è quello degli anni migliori, ma l’ex CT dell’Italia ha recentemente dichiarato: “Dopo due anni senza giocare era davanti ad una montagna da scalare. Mi ha sorpreso, perché non ha mai mollato e la montagna l’ha scalata a mani nude. Mi basterebbe averlo all’80%“.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Stefano Okaka: l’attaccante giramondo che fece impazzire la Sud con un gol di tacco

(S. Valdarchi) – La carriera di Stefano Okaka si preannunciava come quella di un predestinato, corteggiato da grandi club europei fin da piccolo e bomber indiscusso nelle categorie giovanili. Ma come spesso accade, la fisicità a quell’età influisce molto sulle previsioni e sulle valutazioni, illudendo i più, ma non riuscendo poi ad affermarsi ad alti livelli.
Nato a Castiglione del Lago nell’agosto del 1989 da genitori nigeriani, Okaka arriva alla Roma nel 2004, segnalato a Bruno Conti da Zbigniew Boniek. I giallorossi riescono ad assicurarsi le sue prestazioni, battendo la concorrenza di Aston Villa e Milan. Da lì parte il suo percorso al Fulvio Bernardini.

Record dopo record

Dopo una decina di partite disputate con gli Allievi, Alberto De Rossi lo porta con sé nella Primavera e nel 2004/05 Okaka sigla 20 reti, aiutando la Roma a conquistare il titolo di Campione d’Italia. Il centravanti umbro detiene il record come marcatore più giovane del Torneo di Viareggio. Tale primato non rimane l’unico nella sua carriera per molto; visti gli ottimi risultati ottenuti con la formazione di De Rossi, la convocazione ed il debutto in prima squadra non tardano ad arrivare. Il 29 settembre 2005, in occasione di un Aris Salonicco-Roma di Coppa Uefa, diventa il più giovane italiano ad esordire nelle competizioni europee. L’8 dicembre dello stesso anno, invece, diventa il più giovane marcatore nella storia della Coppa Italia, andando in rete in un Napoli-Roma 0-3. Rimane a Trigoria fino all’estate del 2007, prima di essere mandato in prestito al Modena.

Il suo straordinario “Arrivederci Roma”

Da quel momento in poi, Stefano Okaka trascorre 5 anni come tesserato della Roma, vestendo le maglie di altrettanti club in prestito (Modena, Brescia, Fulham, Bari e Parma), tra Serie BA e Premier League. I risultati in queste compagini sono vari, con esperienze esaltanti, come le prime in Italia, ed altre meno. I ducali nell’estate del 2012 riscattano il classe ’89, acquistandolo a titolo definitivo, ma il trasferimento che resta più nel cuore e nella mente dei tifosi romanisti è, probabilmente, quello al Fulham; non tanto per i risultati ottenuti in Inghilterra, quanto per l’ultimo atto nella squadra romana prima della partenza. È il 30 gennaio 2010 e la Roma, impegnata nella rincorsa Scudetto all’Inter, sfida in casa il Siena. La gara è bloccata sull’1-1 e Ranieri, con Totti, Vucinic e Toni in tribuna per vari infortuni, nel secondo tempo inserisce Okaka al posto di Brighi. Il giorno dopo, a Fiumicino, c’è un aereo direzione Londra che lo aspetta per portarlo al Fulham, ma l’attaccante decidere di salutare il popolo romanista in gran stile. A due minuti dal termine del tempo regolamentare, il centravanti gira in porta con il tacco il pallone servitogli da Pit e corre verso la Curva Sud, rincorso da Daniele De Rossi che, con la solita vena gonfia, gli urla di tutto. Parole intuibili dal labiale, non trascrivibili in un articolo, e che riassumeremo con un semplice e stupito: “Ma che cosa hai fatto?”.

La Samp, la Nazionale ed il presente in bianconero

Negli anni successivi al suo passaggio al Parma, Stefano Okaka gira ancora molto, accostando esperienze all’estero con le maglie di Anderlecht e Watford, ad altre in Italia con Spezia, Sampdoria ed Udinese. I suoi anni migliori, senza dubbio, sono quelli che vanno dal 2013 al 2016, ai tempi di Sampdoria ed Anderlecht. In queste due esperienze, Okaka viene messo al centro del progetto e, giocando con una certa frequenza, torna ad affinare il suo feeling con la porta avversaria. I risultati ottenuti in rossoblù gli permettono anche di arrivare a vestire la maglia della Nazionale, sotto la guida tecnica di Antonio Conte. Disputa 4 partite con l’Italia, tra il 2014 ed il 2016, segnando il gol vittoria al debutto, in un’amichevole contro l’Albania. Dal gennaio del 2019 ad oggi, l’attaccante scuola Roma è sotto contratto con l’Udinese ed il suo rendimento in Friuli è promettente: 11 reti in 38 gare. Uno stato di forma che ha portato Stefano a confessare recentemente in un’intervista di auspicare ad una convocazione da parte del CT Mancini, per gli Europei in programma nel giugno del 2021.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Andrea Bertolacci: un romano a Genova. Dagli inizi al Lecce all’estate da svincolato

(S. Valdarchi) – Il salto dalla Primavera al professionismo è tutt’altro che semplice, le carriere di diversi calciatori ne sono la prova. Altri invece riescono ad affermarsi ad alti livelli, ma pur essendo cresciuti nella squadra della propria città, la squadra per la quale da sempre fanno il tifo, non riescono mai a debuttare con quei colori. È il caso di Andrea Bertolacci, nato a Roma l’11 gennaio del 1991. Centrocampista dotato di un’ottima tecnica, entra a far parte del settore giovanile romanista nel 2006 e ci rimane per quasi quattro stagioni, giocando per un anno e mezzo con la Primavera di Alberto De Rossi. Il suo cartellino, in alcuni momenti diviso in comproprietà, resta della Roma fino al 2015, ma Bertolacci non ha ancora mai giocato un minuto con la società capitolina.

Tra Lecce e Genoa

Nel gennaio del 2010, la Roma decide di cedere in prestito per 18 mesi Bertolacci al Lecce, squadra allora in Serie B. Nella prima mezza stagione in Puglia, il classe ’91 disputa 6 gare e partecipa alla promozione dei salentini nella massima categoria. Nella stagione successiva arriva l’approdo in Serie A, con 9 presenze totali, numeri che convincono lo stesso il Lecce a riscattarlo. Il club romano però fa valere il diritto di contro-riscatto, concedendo ai pugliesi un altro prestito, questa volta secco, dalla durata annuale. Il 2011/12 rappresenta il campionato della sua consacrazione e termina con 28 apparizioni all’attivo e 3 reti, una delle quali proprio in un Roma-Lecce terminato 2-1.
Nell’estate del 2012 rinnova il suo contratto con la Roma, prolungando per 5 anni, ma viene ceduto a luglio al Genoa, in comproprietà. Rimane in rossoblù per 3 stagioni, giocando da titolare in un club di media-classifica e varcando la soglia delle 100 presenze in Serie A. In Liguria però si comincia a notare la sua tendenza ad infortunarsi, caratteristica che lo ha portato nella sua carriera a fermarsi 15 volte per problemi muscolari.

Gli anni a Milano e l’estate da single

Il 23 giugno del 2015, il ds romanista Walter Sabatini riscatta la metà del suo cartellino per 8,5 milioni di euro, prima di cederlo qualche giorno dopo al Milan per 20 milioni, all’interno dell’operazione che porta in rossonero anche Alessio Romagnoli.
Il primo anno a Milanello rimane ad oggi probabilmente il più felice della carriera di Bertolacci. Sinisa Mihajlovic lo considera una pedina fondamentale nel suo scacchiere tattico ed arriva a vestire con una certa regolarità anche la casacca azzurra della Nazionale. Dalla stagione successiva, invece, lo spazio il Lombardia per lui si riduce, fatto che porta la società a cederlo in prestito nel 2017, ancora una volta al Genoa.
Dopo l’ennesima parentesi genoana, il centrocampista romano resta a disposizione del Milan fino a giugno 2019, scendendo in campo però soltanto in quattro occasioni, tutte in Europa League. Il suo contratto viene portato a scadenza e trascorre l’estate da svincolato di lusso.

Alla ricerca del riscatto

I mesi passano, ma l’offerta giusta tarda ad arrivare e la stagione 2019/20 inizia con Andrea Bertolacci ancora senza una squadra. Le cose però cambiano in fretta e, ad inizio ottobre, arriva un’altra chiamata da Genova, questa volta sponda blucerchiata. Il classe ’91 firma con la Sampdoria un contratto con scadenza al giugno del 2020 ed esordisce il 20 ottobre al Ferraris, nel pareggio a reti bianche contro la Roma. Da quel momento in poi, Bertolacci gioca altre 6 gare sotto la guida di mister Ranieri, fino allo stop del calcio dovuto dal Coronavirus.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessandro Florenzi: una favola dal finale dolceamaro

(S. Valdarchi) – Essere il capitano della Roma, non è lo stesso che esserlo in una qualsiasi altra squadra. Chi tifa questa squadra lo sa. Probabilmente dall’esterno si fa più fatica a comprenderlo, ma è così. Da Fulvio Bernardini ad Agostino Di Bartolomei, da Giacomo Losi a Daniele De Rossi, passando per il regno ventennale di Francesco Totti: storie di giocatori diventati simboli di una tifoseria. Arrivare dopo lo storico 10, uomo che ha infranto ogni record immaginabile con la maglia romanista indosso, ed il centrocampista di Ostia non è semplice per nessuno e non lo è stato per Alessandro Florenzi. Non avendo la tecnica dell’uno ed il romanticismo dell’altro, Florenzi ha provato ha colmare queste lacune con l’umiltà, il cuore e lo spirito di sacrificio, ma non sempre agli occhi dei tifosi questo è bastato. Dopo 280 presenze in giallorosso, nello scorso gennaio il classe ’91 ha lasciato la Capitale per approdare al Valencia. Il suo futuro è ancora oggi incerto, ma facciamo un passo indietro e vediamo il suo percorso fin dai tempi delle giovanili.

Gli inizi: tra Primavera e Crotone

Alessandro Florenzi approda in Primavera nel 2008 e disputa tre stagioni a disposizione di mister Alberto De Rossi, arrivando ad indossare anche la fascia di capitano nel 2010/11. Nella sua ultima annata con i giovani vince lo Scudetto, giocando da mediano nel 4-3-3 del tecnico romano. Nella stessa stagione arriva anche il suo esordio tra i professionisti, quando il 22 maggio del 2011 subentra a Francesco Totti in un Roma-Sampdoria terminato 3-1.
Nella sessione di mercato estiva viene ceduto in prestito al Crotone in Serie B. In Calabria vive un campionato da protagonista, scendendo in campo per 37 volte e siglando 11 reti. Viene premiato come “Miglior giovane della Serie B 2011/12”, convincendo i rossoblù a riscattarlo. La Roma però, vista la crescita impressionante di Florenzi tra i cadetti, decide di far valere il suo diritto di controriscatto e lo riporta a Trigoria.

Ale Multiuso

Da quel momento in poi, Alessandro Florenzi diventa un pilastro della Roma. Cambiano gli allenatori, cinque di preciso, ma nessuno mette mai in dubbio la sua presenza nello scacchiere tattico. Anche se la sua posizione non rimane mai la stessa. Dopo aver giocato da mediano in Primavera, Zdenek Zeman lo lancia come intermedio nel suo centrocampo a 3. Un ruolo che esalta le capacità d’inserimento del classe ’91, in grado di partecipare a 9 reti stagionali (4 gol e 5 assist) a soli 20 anni. La sua vena realizzativa sboccia definitivamente con Rudi Garcia in panchina. Il ragazzo di Vitinia compone il tridente insieme a Totti e Gervinho, in una squadra che nei primi tempi gira a perfezione e centra il traguardo delle 10 vittorie consecutive. L’allenatore francese, nei suoi due anni e mezzo in giallorosso, scopre la grande abilità di Florenzi nell’adattarsi e lo sposta, a seconda delle gare e delle esigenze, tra attacco, centrocampo e difesa. In un calcio moderno, in cui i ruoli classici e definiti perdono il loro valore, il prodotto del vivaio romanista si riscopre anche terzino destro. Nelle stagioni successive, il numero 24 gioca ovunque nella catena di destra, arrivando a disputare ben 280 partite con la Roma, condite da 28 gol e 32 assist.

Il rinnovo di Dzeko, Fonseca ed il Valencia

Dopo 16 anni nella Roma, considerando anche le giovanili e al netto della parentesi al Crotone, per Alessandro Florenzi arriva il momento di indossare la fascia di capitano. Siamo nell’estate del 2019. A dire il vero, il numero 24 lo è già stato in moltissime occasioni, ma dopo l’addio di De Rossi sta a lui raccogliere l’eredità e guidare la squadra. Non è più il vice di nessuno, ora tocca a lui. Al Fulvio Bernardini è tempo di grandi cambiamenti: oltre a DDR lascia anche Totti, dopo due anni da dirigente, e arrivano Petrachi e Fonseca, che prendono in mano la gestione dell’area tecnica. La sessione di mercato vede i soliti avvicendamenti e sul piede di partenza sembra esserci anche Edin Dzeko, in procinto di firmare con l’Inter di Antonio Conte. Tra i due club non c’è intesa economica, ma il bosniaco resta comunque con un contratto in scadenza da lì ad un anno. In quell’occasione, Florenzi compie il primo, grande gesto da capitano ed offre al centravanti la sua fascia, in cambio di una sua permanenza nella Capitale. Il 9 firma il contratto, ringrazia dell’offerta il terzino e, come giusto che sia, la declina.
Si chiude la finestra dei trasferimenti e parte il calcio giocato, ma le prove non sono finite qui. Paulo Fonseca, arrivato dallo Shakhtar Donetsk, non trova un posto al classe ’91 nella sua formazione tipo e, dopo annate da titolare fisso, Alessandro Florenzi si vede costretto a sedersi in panchina. Come accennato all’inizio, dove non è potuto arrivare con tecnica e romanticismo, il tuttofare ha messo umiltà, cuore e spirito di sacrificio. Le assenze dal campo pesano, soprattutto con un Europeo alle porte, ma non esce mai una parola fuori posto, perché la Roma viene prima di tutto e io ho cercato di fare questo, ho messo la Roma davanti a me“.
I mesi passano ed i protagonisti della vicenda, Fonseca e Florenzi, si parlano chiaramente e decidono insieme che per il bene di tutti è meglio trovare una soluzione nel mercato invernale. Così, nel gennaio del 2020 arriva la partenza per Valencia, in prestito secco. Tra varicella e Coronavirus, in Spagna non hanno ancora potuto apprezzare il romano, mentre il suo futuro resta tutto da scrivere.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessio Romagnoli: 11 anni a Trigoria, ma il cuore è biancoceleste

(S. Valdarchi) – Alessio Romagnoli è al momento uno dei più forti difensori centrali italiani. Paragonato spesso a Nesta per qualità fisiche e tecniche, a 25 anni è il capitano del Milan ed ormai da qualche tempo nel giro della Nazionale. Nato nel 1995 ad Anzio, Romagnoli è cresciuto nelle giovanili della Roma, squadra con la quale ha esordito nel calcio professionistico. Sul suo futuro ci sono alcuni dubbi: società come Barcellona ed Inter hanno manifestato il loro interesse per il centrale, che ha un contratto in scadenza a giugno 2022. Prima di scoprire i prossimi passi della sua carriera però, concentriamoci sul suo passato, partendo proprio dagli anni a Trigoria.

Gli undici anni di Roma

Nato e cresciuto ad Anzio, sul litorale romano, Alessio Romagnoli viene notato dagli osservatori giallorossi molto presto e portato al Fulvio Bernardini nel 2003, a soli 8 anni. Con il club capitolino, il centrale compie tutta la trafila del calcio giovanile, arrivando in Primavera a 16 anni. Tuttavia, le presenze con la squadra di De Rossi sono poche (15), perché viste le sue doti, il classe ’95 viene messo fin da diciassettenne a disposizione della prima squadra. Stimato da Zdenek Zeman, Romagnoli trascorre tutta la stagione 2012/13 con la rosa guidata dal boemo, che in undici giorni, dall’11 al 22 dicembre 2012, lo fa esordire prima in Coppa Italia da titolare e poi in Serie A. L’esordio dal primo minuto nel massimo campionato, invece, arriva quando sulla panchina romanista è già arrivato Aurelio Andreazzoli, in occasione di un Roma-Genoa del 3 marzo 2013“Buona la prima” si direbbe in un set: il centrale quella sera trova anche il primo gol in Serie A, mettendo in rete di testa, su cross di Francesco Totti.
Nella stagione successiva, con Rudi Garcia come allenatore, Romagnoli colleziona 11 presenze in Serie A, prima di lasciare la Capitale nell’estate del 2015.

Il prestito alla Sampdoria

Nel luglio del 2015, Alessio Romagnoli viene acquistato dalla Sampdoria in prestito con diritto di riscatto e contro-riscatto in favore della Roma. L’annata in blucerchiato porta i risultati sperati, con il centrale di Anzio che acquisisce esperienza in un club importante di Serie A. A Genova, infatti, il ventenne gioca 30 partite in campionato. Da subito mostra anche la sua affinità con la porta avversaria, visti i due gol ed assist realizzati.

Da giovane a capitano, la crescita nel Milan

Nonostante l’ottimo rendimento, la Sampdoria sceglie di non riscattare Romagnoli, facendolo tornare a Roma. A Trigoria però, il centrale resta poche settimane, tempo di fare nuovamente le valigie e ripartire, questa volta destinazione Milano. Il Milan infatti decide di puntare pesantemente sul difensore, investendo 25 milioni di euro ed assicurandosi le sue prestazioni. Così, dall’estate del 2015 ad oggi, il prodotto del vivaio romanista difende i colori rossoneri. In annate non proprio gloriose per il Milan, Romagnoli ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto di riferimento. Dalla scorsa stagione, inoltre, è stato nominato capitano del club a soli 23 anni, dopo il ritorno di Leonardo Bonucci alla Juventus. Queste le statistiche con i lombardi: 181 partite giocate, 7 gol ed un assist.

“Romagnoli, cuore laziale”

Passati pochi mesi dalla sua partenza per Milano, comincia a circolare sui social un selfie di Alessio Romagnoli con la maglia della Lazio. Tra lo stupore generale, la voce viene confermata: il difensore, nonostante le undici stagioni a Trigoria, è fin da bambino un tifoso della Lazio. Una passione che si manifesta il 28 febbraio del 2018, in occasione della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra il Milan ed i biancocelesti all’Olimpico. Per decretare la finalista occorrono i rigori ed il tiro decisivo tocca proprio al centrale romano che non fallisce. Un gol pesante, ma Romagnoli non esulta e rimane impassibile davanti alla gioia dei compagni. Proprio per questo episodio, la Curva Nord nel successivo Lazio-Milan di campionato gli dedica uno striscione: “Romagnoli, cuore laziale”.

(S. Valdarchi)

Che fine hanno fatto? Roma Primavera 2010/11

(S. Valdarchi) – Torna l’appuntamento con la rubrica: “Che fine hanno fatto?”. Prosegue il nostro viaggio nel tempo durante il quale analizziamo le annate della Roma Primavera, andando a scoprire il presente dei calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa nelle giovanili. Analizziamo oggi il destino ed i percorsi dei giocatori che erano a disposizione di mister Alberto De Rossi nella stagione 2010/11, annata che ha visto la squadra romanista conquistare il titolo di Campione d’Italia, vincendo la finale per 3-2 contro il Varese. Dall’elenco sono stati tolti i seguenti calciatori, dei quali abbiamo già scritto negli scorsi episodi: Francesco Proietti Gaffi, Mirko Pigliacelli, Alessandro Orchi, Fabrizio Carboni, Federico Barba, Stefano Sabelli, Federico Viviani, Valerio Verre, Gianmario Piscitella, Amato Ciciretti, Matteo Politano, Gianluca Caprari e Gianluca Leonardi.

Alexandru Pena

Con l’avvento di Pigliacelli, perde il posto da titolare nella Primavera romanista nel campionato 2010/11. Nell’estate del 2011 viene mandato in prestito in Romania, dove gioca per la seconda squadra della Dinamo Bucarest, scendendo in campo per 14 volte. Tornato in Italia, la Roma lo cede in via definitiva al Bari. Resta in Puglia per due stagioni, agendo però da secondo portiere della squadra barese, prima di liberarsi nel luglio del 2014. Rimane per qualche mese senza contratto, prima di approdare al Matera, ma anche qui non trova spazio e nell’estate del 2015 lascia definitivamente il calcio.

Luca Antei

Difensore centrale promettente, che è riuscito ad affermarsi a livelli importanti, ma costantemente tormentato da infortuni. Basti pensare che attualmente è lontano dai campi per la rottura del legamento crociato, la terza dall’inizio della sua carriera. Come detto però, è riuscito ad affermarsi, trascorrendo un anno in prestito al Grosseto, in Serie B, prima di partire per Sassuolo. In neroverde arriva la sua consacrazione, in 5 stagioni conquista la promozione in Serie A, fino ad arrivare al debutto in Europa League. Il suo rapporto con il Sassuolo termina però nel 2017, quando si trasferisce al Benevento, dove gioca ancora oggi.

Paolo Frascatore

Paolo Frascatore ha girato moltissimo nella sua carriera, cambiando 11 maglie (senza contare quella della Roma), spostandosi tra la Serie B, la Serie C e la massima divisione in Svizzera. In Lega Pro (poi tornata a denominarsi Serie C) ha giocato con: Benevento, Pistoiese, Reggiana, Sudtirol, Triestina e Padova, club con il quale è sotto contratto ancora oggi. Sassuolo, Reggina, Pescara e Carpi, invece, sono state le squadre con cui si è messo in mostra nel campionato cadetto, mentre in Svizzera ha indossato la maglia del Lausanne-Sport.

Alessandro Florenzi

Uno dei calciatori che più si è messo in luce tra quelli raccontati fin qui in questa rassegna. Dopo aver vinto il campionato Primavera con la fascia di capitano al braccio, Florenzi gioca per un anno a Crotone, rendendosi protagonista in Serie B. Ricomprato in estate dalla Roma, il tuttofare di Vitinia entra nelle rotazioni dei titolari con Zeman in panchina. Passano gli anni, cambiano i suoi ruoli sul terreno di gioco, ma Florenzi continua ad essere ritenuto un prezioso jolly da tutti gli allenatori che passano per Trigoria. Nell’ultima stagione però, Paulo Fonseca gli concede poco spazio ed a gennaio parte in prestito, destinazione Valencia. A giugno tornerà a Roma e si definirà il suo futuro. Restano comunque i numeri di una bella esperienza, che lo ha portato a diventare il capitano della squadra capitolina: 280 presenze e 28 reti. Il numero 24 si è affermato anche in Nazionale, con 35 apparizioni e 2 gol in Azzurro.

Sebastian Mladen

Giocatore polivalente, in grado di giocare come mediano, difensore centrale e terzino destro, nato in Romania nel 1991. Trascorre tre stagioni nella Roma Primavera, giocando come riserva, ma raccogliendo in totale 57 presenze e vincendo il titolo nel campionato 2010/11. La sua carriera, dopo l’esperienza romana, è maturata e si è sviluppata in patria, dove gioca ancora oggi con il Viitorul. Per il resto, ci sono da registrare un paio di parentesi al di fuori dei confini romeni, una in Italia con il Sudtirol ed una in Portogallo con la maglia dell’Olhanense.

Francesco Caratelli

Il terzino destro classe ’93 cresciuto alla Roma, non è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo del calcio. Una volta lasciata Trigoria, nell’agosto del 2011, approda al Vicenza, dove gioca per una stagione nella Primavera dei biancorossi. Dopo l’anno in Veneto, tenta la fortuna a Pescara, dove però non fa mai l’esordio con la Prima Squadra. A quel punto torna vicino casa, al Pomezia e gioca lì fino al 2016. Una volta terminato il contratto con i rossoblù, rimane nel giro del calcio dilettantistico del Lazio.

Gianmarco Falasca

Approdato alla Roma molto giovane, il centrocampista ha concluso il suo percorso nelle giovanili altrove, con le squadre Primavera di Inter e Lazio. È rimasto sotto contratto con i biancocelesti fino al settembre del 2014, senza mai però trovare l’esordio in Prima Squadra. Di spazio, nel calcio dei grandi, l’ha trovato soltanto in Serie C e Serie D, con le seguenti squadre: Olbia Calcio, Racing Club Roma, Nuorese Calcio, Albalonga, Monterosi ed Atletico Terme Fiuggi.

Bongoura Thiam

Passiamo all’attaccante classe ’93 italo-guineano, nato a Roma. Nella stagione che porta allo Scudetto romanista, gioca 9 gare, segnando 4 gol. Prosegue il suo cammino nelle giovanili con il Tor di Quinto, prima d’essere notato e comprato dal Parma. In Emilia però non riesce mai ad esordire con la Prima Squadra, pur rimanendo sotto contratto fino all’agosto del 2015. Tante esperienze in prestito nelle categorie minori, con le maglie di Bellaria, Savona e La Venere, prima di ritirarsi dal calcio giocato nel luglio 2016.

Louis Dième

Nato a Thiès, Senegal, nel dicembre del 1992, Dième non ha mai lasciato l’Italia, dopo esser cresciuto calcisticamente qui. Passate le annate, positive anche al livello individuale, nella Primavera della Roma, comincia la sua lunga carriera in Serie D, che dura ancora oggi. Nel campionato dilettantistico ha giocato 134 partite, vestendo le maglie di: Racing Fondi, Città di Castello, Rieti, Nocerina, Città di Gela e Sporting Club Triestina.

Mattia Montini

Né vodka, né martini, tutti ubriachi di Montini. Così affermava qualche tifoso sui social, dopo la magica serata estiva del 2011, quando la Roma in Finale Primavera contro il Varese vinceva per 3-2, ai supplementari, con una tripletta del centravanti. Passata l’ebbrezza di quella notte, la carriera di Montini non è stato poi tanto esaltante anche se è riuscito comunque a farsi strada tra il calcio professionistico. In Italia per lui non è mai arrivato l’esordio nella massima serie, mentre ha trascorso una stagione (2013/14) in Serie B con le maglie di Cittadella e Juve Stabia. Per il resto, tante gare giocate in Serie C, con diversi club, e un’esperienza positiva all’estero, in Romania. L’attaccante è sotto contratto dal novembre del 2018 con la Dinamo Bucarest ed ha già raccolto 41 presenze, segnando 17 gol.

(S. Valdarchi)