14-06-1986 Desideri e Cerezo regalano alla Roma il trionfo in Coppa Italia.

Il 14 giugno 1986 arriva all’Olimpico la Sampdoria per la gara di ritorno della Finale di Coppa Italia. L’andata è finita 2-1 per i blucerchiati e il gol di Tovalieri a Marassi è davvero un bottino importante nell’ottica del doppio scontro. La Roma, priva di molti titolari per gli impegni con le rispettive nazionali (in quei giorni in Messico si stava giocando il mondiale, poi vinto dall’Argentina di Maradona) si presenta con una formazione “riempita” di giovani. Mancano infatti Tancredi, Conti, Ancelotti, Nela e Boniek. Siamo all’indomani della splendida cavalcata in campionato finita tragicamente (in senso sportivo) contro il Lecce. Tengono banco il caso Bonetti e il caso Dundee. Nonostante tutto l’Olimpico è una polveriera e risponde presente alla chiamata alle “armi” per sostenere e spingere la Roma all’impresa.

In questa atmosfera si gioca la Finale di Coppa Italia. Prima della partita la rabbia verso le istituzioni del calcio si trasforma in striscioni di protesta: “F.I.G.C. trema, Roma non ti ama”“I soldi di Viola fanno parlare, quelli degli altri fanno tacere”“L’Italia calcistica rimpiange Artemio Franchi”,“F.I.G.C. le vostre manovre sono sempre più sporche”. Poi ancora “Sordillo disonesto, hai ottenuto ciò che volevi”, “Sordillo, raccontaci Italia-Camerun” e “Uomo del sud, mafioso del Nord” quelli rivolti al Presidente Federale.

Finalmente le squadre entrano in campo. La Roma, costretta a vincere, si getta a capofitto nella metà campo avversaria alla ricerca disperata del gol del vantaggio. I blucerchiati, invece, cercano di addormentare il gioco. Dopo quaranta minuti di schermaglie inconcludenti, l’occasione per cambiare volto al match arriva: Giannini ruba un pallone sulla trequarti, senza pensarci due volte serve Tovalieri che entra in area e viene atterrato da Mannini. L’arbitro Lanese decreta la massima punizione che Desideri realizza con una “gran botta”.  Nella ripresa la Sampdoria cerca di accelerare e i giallorossi giocano in contropiede. C’è il tempo di vedere l’espulsione di Graziani per reazione e un paio di interventi notevoli del giovane portiere giallorosso Gregori.

La Roma soffre. Subire un gol significherebbe perdere la coppa. Subire un gol significherebbe perdere ancora. Due volte in una stagione no, non si può.  All’86’ Eriksson decide di far entrare Cerezo, forse solo per la passerella finale. Lui, che solo perché non al meglio della condizione non è in Messico. Ad un minuto dal termine succede quello che non ti aspetti. Allo scadere dei novanta minuti il calcio decide di diventare poesia: Toninho è al centro dell’area, non proprio la sua posizione, ma evidentemente ha un appuntamento con il pallone che Impallomeni mette al centro. Un cross di rara precisione in favore di Toninho il quale lo raccoglie di testa in elevazione e lo deposita in rete.

L’Olimpico è una bolgia, la paura è spazzata via. Si può finalmente gioire. E può gioire Cerezo, per l’ultima volta con la maglia giallorossa sulla sua pelle. Toninho esulta ormai a torso nudo verso la Sud che incita a gran voce il suo nome facendolo scoppiare in lacrime, un saluto sentimentalmente forte.  Pruzzo in virtù del due a zero maturato all’Olimpico può alzare al cielo la sesta Coppa Italia della storia giallorossa.

Francesco Trinca

 

Coppa Italia, trionfa la Juventus grazie a Morata. Il sogno del Milan termina ai tempi supplementari.

La Juventus vince la Coppa Italia battendo il Milan per 1-0 dopo i tempi supplementari nella finale all’Olimpico. Il gol decisisvo segnato da Morata al 110′. Il Milan perde l’ultimo treno utile per l’Europa. Con la sconfitta, in Europa League va il Sassuolo 6/o in campionato. “Sono molto contento per questa partita: un campionato e una coppa in più per il museo della Juve”. E’ il commento a caldo del match-winner Alvaro Morata, dai microfoni di RaiSport dopo la vittoria dei bianconeri nella finale di Coppa Italia. “Ieri l’avevo sognato – dice ancora lo spagnolo -. I miei amici mi avevano chiesto se avrei giocato dall’inizio e avevo detto loro di no. Allora mi avevano detto ‘entrerai e farai gol’: se tutte le finali fossero così sarebbe bellissimo”. “E’ il bello del calcio – insiste Morata -. Qui in tribuna c’erano mio padre e miei amici, penso anche alla mia fidanzata che da quando sto con lei sono un altro anche in campo”. “Complimenti al Milan – conclude -, che ha giocato una grande partita: è stato difficile batterli, ma alla fine è il risultato ciò che conta. Dove sarò nella prossima stagione? Per me questa non è finita, prima devo fare la mia parte agli Europei e quindi non posso pensare ad altro”. Al termine della finale di Coppa Italia persa allo stadio Olimpico per 1-0 ai supplementari contro la Juventus, la Curva Sud che ospita i tifosi del Milan si è divisa su come valutare la sconfitta. La maggior parte dei supporters rossoneri ha comunque apprezzato lo sforzo nell’ultima partita di stasera, applaudendo a lungo la squadra di Brocchi. Si dissocia invece uno spicchio di curva, che rimane vuoto ed esibisce due striscioni emblematici: “Indegni” e “Vergogna”.

Francesco Trinca

Fra tre giorni partirà il pre-ritiro azzurro. Il 31 Conte ufficializzerà i convocati per Euro 2016.

È stato giocatore, sa cosa vuole dire un infortunio alla vigilia di un Europeo: Antonio Conte lo ripete spesso in questi giorni ai collaboratori, spiegando la sua ansia mentre lavora a ritmo serrato per preparare la spedizione in Francia e definire la lista dei 23 azzurri. Le scelte, gioco forza, non potranno infatti essere immediate né scontate. A complicare la situazione della sua Italia ci si sono messi gli infortuni – quello di Marchisio in testa -, i tanti azzurri reduci da problemi fisici e con poca brillantezza nelle gambe (Verratti o Thiago Motta) o i titolari che hanno perso il posto nei loro club (Eder o Pellè). Il momento delle scelte e della preparazione è arrivato. A due settimane dal via dell’avventura le riunioni con lo staff si moltiplicano. Non ci sarà spazio per Balotelli, perché la filosofia di Conte e il modo di vivere il calcio del milanista sono antitetici, né bastano poche partite per meritarsi l’azzurro; Pirlo e De Rossi hanno timide chance di un ultimo appello viste le difficoltà a centrocampo; Rossi è out; ci sarà spazio per new entry nel test al via il 18 maggio, da Pavoletti a Zappacosta, passando per Baselli, Benassi, Rugani, Belotti. Ma prima dei nomi, Conte sceglierà il criterio: la forma fisica, la capacità di arrivare carichi all’Europeo. Il 16 maggio una prima lista di 25-26 giocatori per il preritiro a Firenze, esclusi i giocatori impegnati nelle finali di coppe (Milan,Juve, Psg, più Darmian e Okaka: in tutto 13); il 23 gli azzurri da Europeo più 3 o 4 giovani di prospettiva da portare in Francia comunque, come riserve e per fargli fare esperienza; entro il 31 l’ufficialità all’Uefa, con la possibilità di cambio per infortunio fino all’ l’11 giugno. Il ct, che ad autunno pensava al possibile rinnovo azzurro e ora, dopo aver scelto un ritorno al campo quotidiano, continua a non darsi pace del poco spazio concesso alla nazionale e della data scelta per la finale di Coppa Italia, userà l’unico ‘stagè concessogli per capire: i 3 giorni di preritiro faranno da selezione psico-fisica, al pari del rendimento nelle finali di Coppa per gli altri.15

Francesco Trinca

Spalletti: “Il secondo posto? Sarebbe un miracolo. Strootman è una macchina”

Luciano Spalletti ha le idee chiare. L’obiettivo è il sorpasso ai danni del Napoli e l’ingresso alla prossima Champions League senza il rischio preliminare.

Domani all’Olimpico arriva il Chievo: «Sarà difficile battere il Chievo, il fatto che siano tranquilli e che abbiano fatto vedere a tutti il loro valore, gli dà qualcosa in più. Noi abbiamo già incontrato squadra forti, perciò non ci cambia molto».

Ci sarà di nuovo Strootman in campo? «Lui è una macchina, è sempre uguale. Fin dal primo giorno che l’ho visto a disposizione dentro il gruppo è sempre stato uguale. Si allena sempre alla stessa maniera. Anche se tu cerchi un allenamento meno intenso, lui cerca sempre il massimo, per essere dentro la figura che gli piace essere, il leader. Quando è tornato dentro sé stesso ha avuto un segnale che aveva lavorato bene. Ha giocato la prima partita veramente importante, da campione quale è, al livello che ci si aspetta da lui. Ma la formazione si fa domani».

Domani all’Olimpico tornerà il grande pubblico«Per noi il pubblico significa molto, avevamo nostalgia. Ogni volta che arrivavamo allo stadio chiedevamo quanti spettatori c’erano. Significa ritrovare un grandissimo amico, che precedentemente ti aveva aiutato tantissimo, e poi per un periodo non ha potuto più aiutarti, ora lo ritrovi, è un grandissimo piacere. È ricominciare con una forza maggiore. Quando si ha una squadra bella e una curva bellissima diventa tutto più semplice».

Totti sarà titolare? Spalletti non lo dice, però non nasconde la sua soddisfazione per il rendimento del Capitano della Roma, che sta per firmare il rinnovo del contratto. «Secondo me Totti sta facendo perfettamente quella che era la figura che speravo diventasse. Perché in termini di presenza dentro la squadra, dentro il gruppo, di intensità e qualità negli allenamenti, sta facendo esattamente quello che volevo. Io sono molto soddisfatto del suo contributo».

«Il secondo posto è un miraggio, un miracolo. Ma anche il terzo posto, dal livello cui siamo partiti, era quasi impossibile da raggiungere. A questi calciatori va quindi dato il grandissimo merito di aver portato a casa un risultato quasi impossibile». Così il tecnico della Roma, Luciano Spalletti, alla vigilia della gara col Chievo, penultima partita di campionato. «Ora ci siamo creati un’opportunità che possa avvenire l’impossibile. E l’impossibile qualche volta succede – prosegue l’allenatore toscano guardando con un pizzico di speranza al sorpasso sul Napoli -. Noi siamo stati bravi a lavorare per questo, ma l’opportunità passa attraverso la vittoria di domani». Quando all’Olimpico arriverà la squadra di Maran: «Loro verranno a giocarsi la partita perché gli piace fare così contro chiunque, è il loro timbro, è difficilissimo riuscire poi a batterli. E il fatto che siano tranquilli gli dà sicuramente qualcosa in più. Ma a noi non ci cambia molto».

Francesco Trinca

Rincorsa al secondo posto, la Roma spera grazie ai gol dell’inesauribile Francesco Totti.

Lo aveva annunciato in Conferenza Stampa e ha mantenuto la parola: Luciano Spalletti schiera Kevin Strootman titolare nella delicata partita contro il Genoa, per mantenere vive le speranze di secondo posto. Il centrocampista giallorosso lotta come un leone per tutto il match: bentornato Kevin.
La Roma parte subito forte e al sesto minuto trova il gol con Salah, dopo una splendido scambio con Perotti ed El Shaarawy; i giallorossi regalano calcio spettacolo e sfiorano il raddoppio con una girata al volo di Nainggolan. Il Genoa però trova il gol del pareggio al 13° con l’ex Tachtsidis. La partita non cambia con la Roma che continua ad attaccare sfiorando il vantaggio due volte con El Shaarawy. Al minuto 25 i giallorossi si vedono negati un rigore per una manata di Izzo proprio ad El Shaarawy, il migliore in campo nel primo tempo.
Nella ripresa la Roma cala e non riesce ad impensierire il Genoa che si difende bene. Dopo un quarto d’ora arriva il primo cambio di Spalletti che inserisce Totti al posto di Perotti; i giallorossi però subiscono la rete di Pavoletti che porta i grifoni in vantaggio. Spalletti si gioca il tutto per tutto ed inserisce anche Dzeko al posto di Maicon, la Roma ricomincia a macinare gioco e a rendersi pericolosa, ma ci pensa il solito Totti a suonare la carica e ad agguantare il pareggio con una punizione fulminate. Pochi minuti dopo il Capitano giallorosso ci riprova, ma questa volta Lamanna riesce a respingere il tiro. La Roma ci crede e continua a spingere, all’87’ su assist perfetto di Dzeko, El Shaarawy riesce finalmente a battere Lamanna e a regalare la vittoria alla Roma che mantiene ancora viva la corsa al secondo posto.

Francesco Trinca

Leo Castan, dal calvario post-operatorio alla gioia del ritorno in campo. E ora?

La prossima estate romana sarà molto calda, non solo dal punto di vista meteorologico. I nodi da sciogliere in casa giallorossa saranno molti (chi sarà il direttore sportivo? A Totti verrà rinnovato il contratto? Dzeko resterà? Uno fra Pjanic e Nainggolan verrà ceduto per fare cassa?) e a questi si deve aggiungere la delicata situazione di Leandro Castan che, in un modo o nell’altro, dovrà necessariamente essere risolta.

Dopo l’operazione a cui si è sottoposto nel dicembre 2014 per rimuovere il cavernoma, Castan è diventato un problema. Quest’anno fra campionato e Coppa Italia è sceso in campo appena sei volte. Alla prima di campionato Rudi Garcia, che forse pensava di aver recuperato totalmente il giocatore, lo schierò dal primo minuto a fianco di Manolas. Come finì in parità? Gol di Jankovic e Florenzi. Castan non vide più il campo per quasi due mesi, fino a quando l’ex allenatore della Roma, nella partita casalinga contro l’Empoli, fece ricorso al turnover in vista della trasferta europea di Leverkusen. Quella volta andò bene: i giallorossi vinsero 3-1, gol di Pjanic, De Rossi, Salah e Buchel per i toscani. Anche la presenza successiva di Castan è legata alla Champions League. Il 24 novembre la Roma perse 6-1 al Camp Nou contro il Barcellona. Cinque giorni dopo i giallorossi affrontarono in casa l’Atalanta e Garcia scelse di far partire Castan dall’inizio. I bergamaschi vinsero grazie alle reti di Gomez e Denis. Castan giocò poi tutto l’ottavo di finale di Coppa Italia contro lo Spezia che vide i liguri imporsi ai calci di rigore.

Il 9 gennaio, tre giorni dopo la prima partita dell’anno contro il Chievo, la Roma giocò all’Olimpico contro il Milan. Alla fine del primo tempo Manolas tornò nello spogliatoio malconcio e Castan lo sostituì. Con questa partita che terminò in parità (gol di Rudiger e Kucka) si concluse anche l’era Rudi Garcia. Durante la sua prima conferenza stampa da nuovo allenatore della Roma Luciano Spalletti raccontò di aver chisto proprio a Castan: «E se ti faccio giocare domani?». La risposta sarebbe stata: «Vedrà che prestazione che faccio». Sembrò quindi che Spalletti fosse l’uomo giusto per rilanciare il difensore brasiliano. Ma le cose andarono diversamente. Castan fu autore di una brutta prestazione: fu lui a commettere il fallo da rigore che permise all’Hellas di pareggiare. Cinque minuti dopo Spalletti sostituì Castan con Rudiger.

Da quel 17 gennaio Leandro Castan non ha più giocato neanche due secondi nonostante la Roma abbia avuto, oltre all’impegno di campionato, anche quello europeo contro il Real Madrid. Quando ha giocato Castan, la Roma ha vinto solo una volta. Se è solamente una questione di sfortuna nessuno può dirlo con certezza, ma rimane un dato di fatto importante, e sarebbe da ingenui sottovalutarlo.

Castan è stato decisamente sfortunato. Prima con Marquinhos e poi con Benatia ha fatto vedere grandi cose e, se non si fosse dovuto operare, anche con Manolas avrebbe formato un muro difensivo difficilmente battibile. Ma è arrivata l’ora di capire se Castan in futuro potrà essere utile alla Roma o se è meglio che la strada dei giallorossi e quella del difensore brasiliano si dividano.

Francesco Trinca

Il tiro di Nainggolan allo scadere riapre la corsa al secondo posto. Roma a -2 dai partenopei.

Questa volta non è stato lui a segnare, ma la scossa quando entra è sempre forte e trascinatrice: l’azione del gol di Nainggolan prende il via proprio da un geniale lancio di prima di Capitan Totti. Partita delicata all’Olimpico che comincia con una Roma aggressiva, è dei giallorossi la prima occcasione, con Salah che calcia al volo su un rinvio errato di Albiol, ma la palla finisce di poco lontana dall’incrocio dei pali. Rudiger e Manolas riescono a tenere bene a bada Higuain, ma proprio il greco, a causa di una manata del pipita, deve uscire anzitempo per un problema all’occhio. Al 26′ viene annullata una rete a Callejon per fuorigioco. Il Napoli sfiora ancora il pari con Higuain che si libera in area di Rudiger e del subentrato Zukanovic e solo un miracolo di Szczesny evita il gol del vantaggio dei partenopei. Dall’altra parte la squadra di Spalletti, che pur gestisce bene la palla, non riesce a creare evidenti pericoli alla porta di Reina anche per la grande prestazione di Koulibaly. Il primo tempo termina a porte inviolate, ma la Roma è ancora sfortunata perchè perde anche Florenzi per un problema muscolare, al suo posto entra Maicon. Il Napoli spinge, ma i giallorossi riescono a controllare bene le offensive, senza però riuscire a colpire con le ripartenze di El Shaarawy, Perotti e Salah sostenute anche da Maicon. La partita si infiamma al minuto 81 con l’ingresso di Totti, ma dopo due minuti la Roma rischia di prendere gol con Hamsik che a botta sicura, dopo un’altra prodigiosa parata di Szczesny su Higuain, si vede anticipare da un tempestivo Rudiger. E’ dai piedi di Totti, però, che all’89’ prende il via l’azione del vantaggio giallorosso, dopo un lancio di prima dei suoi in area di rigore la palla gestita da Panic Maicon e Salah, arriva a al limite dell’area per l’accorrente Nainggolan che con un destro chirurgico batte Reina e regala 3 importantissimi punti alla Roma. Ora il Napoli è distante solo 2 punti e, con la Roma in vantaggio negli scontri diretti, la squadra di Sarri dovrà stare molto attenta a non fare altri passi falsi.

Francesco Trinca

Niente olimpiadi per Alisson. L’estremo difensore brasiliano si unirà alla Roma a luglio.

Alisson a disposizione di Spalletti a luglio e non più a fine agosto. Dunga, infatti, avrebbe rinunciato al futuro portiere giallorosso per le Olimpiadi di Rio preferendo inserire tra i convocati Willian. Una buona notizia, anche se non ancora ufficiale, che arriva dalla tv brasiliana Tv Globo. Quello che sarebbe potuto diventare uno dei maggiori grattacapi per Walter Sabatini (o il prossimo direttore sportivo), secondo questa indiscrezione, sembrerebbe in via di risoluzione. La Roma molto probabilmente dovrà fare i conti con il ritorno all’Arsenal di Szczesny e riaccogliere a Trigoria Lukasz Skorupski. Il portiere polacco classe ’91, nonostante l’esperienza ad Empoli, non offre grandissime garanzie. Alisson dunque, si candida per l’immediata titolarità, nonostante l’inesistente esperienza con un calcio molto differente da quello sudamericano. Le 12 apparizioni in Libertadores però, sono un punto in suo favore. 15 gol subiti in nove partite, per tre volte uscito imbattuto dalla contesa. Con l’indiscrezione lanciata da Tv Globo, sembra voler prendere il via un altro, infinito, tormentone di mercato, che terrà tutti con il fiato sospeso.

Francesco Trinca

Derby della capitale fatale per Stefano Pioli. La Lazio punta su Simone Inzaghi.

La notizia era nell’aria ma ora c’è anche l’ufficialità. Con un comunicato sul proprio sito internet la Lazio dice addio a Stefano Pioli e fino al termine della stagione affida la squadra, da domani in ritiro a Norcia, all’allenatore della Primavera Simone Inzaghi. Fatale al tecnico parmigiano la pesantissima sconfitta per 4-1 nel derby (per trovare un passivo peggiore bisogna risalire addirittura al 10 marzo 2002, Lazio-Roma 1-5). Quella che poteva essere l’ultima chance di risollevare una stagione storta, o perlomeno di regalare una soddisfazione ai tifosi, si trasforma così per l’ormai ex tecnico biancoceleste nell’ultima triste apparizione sulla panchina della Lazio. “L’ennesima delusione di questa stagione” aveva detto l’allenatore a caldo a fine gara, prendendosi in pieno le proprie responsabilità: “Ammetto le mie colpe, ne abbiamo tutti e io non mi tiro indietro. Abbiamo sofferto la qualità della Roma, poi abbiamo fatto un errore grave sul loro primo gol e la partita è cambiata. Nel secondo tempo siamo rientrati meglio in gara ma non siamo riusciti a riaprire il match. Oltre alla bravura della Roma noi su tutti i gol subiti potevamo fare qualcosa di più. Il 4-1 è comunque un passivo troppo pesante e che va oltre i nostri demeriti”.  Umiliata nel derby, da domani la squadra va in ritiro a Norcia. Ritiro ovviamente punitivo, visto che il 4-1 subito all’Olimpico è solo l’ultimo capitolo di una stagione fallimentare e senza più obiettivi da raggiungere. Curiosità: l’ultima volta che la Lazio si allenò in Umbria, fu per preparare il derby del 26 maggio 2013 che valse la Coppa Italia. Da quel giorno, la Lazio non ha più vinto contro la Roma: quattro vittorie dei giallorossi (le ultime tre consecutive) e due pareggi. A guidare la squadra, come detto, sarà Simone Inzaghi, che succede a Pioli dopo quasi due stagioni sulla panchina biancoceleste. Il tecnico parmigiano, eroe lo scorso anno nella cavalcata trionfale del girone di ritorno con cui portò la squadra fino ai preliminari di Champions, in questa stagione è lontano 21 punti dalla Roma, 16 in meno di quanto seppe fare lo scorso anno. Troppo per pensare di proseguire.

Francesco Trinca

La Germania passeggia sull’Italia di Antonio Conte. Poker tedesco.

L’Italia incassa a Monaco di Baviera la peggior sconfitta della gestione Conte (1-4) e regala alla Germania la soddisfazione di tornare a battere gli azzurri, seppur in amichevole, dopo 21 anni. Il ct si aspettava risposte definitive per poter completare la lista da portare agli Europei ma non le ha avute. La squadra è apparsa solo l’ombra di quella sbarazzina ammirata con la Spagna pochi giorni fa ad Udine e, inevitabilmente, tutti gli uomini sotto esame non ne hanno giovato. A partire dal trio d’attacco Bernardeschi-Zaza-Insigne, capace di rendersi per la prima volta pericoloso solo al 68′, per passare a Montolivo, che in mezzo al campo si è spesso pestato i piedi con Thiago Motta senza riuscire a impostare gioco, e ad Acerbi, messo in difficoltà dai movimenti imprevedibili di Muller e Gotze, per finire con Florenzi e Giaccherini, bloccati sugli esterni dall’intelligente prova di Rudy e Hector. Insomma, non avendo altre amichevoli fino al 29 maggio, Conte dovrà aspettare che sia il campionato ad aiutarlo a sciogliere gli ultimi dubbi. L’unica nota lieta è arrivata da El Shaarawy che, oltre al gol della bandiera, con il suo ingresso ha portato un pizzico di vivacità in mezzo al torpore generale, confermando l’ottimo momento di forma. L’Italia è partita controllando benino gli avversari ma al primo vero tiro in porta è capitolata (24′): Bonucci ha respinto corto un cross di Muller fornendo un involontario assist al bacio per l’accorrente Kroos che con un preciso destro a giro dai 22 mt ha infilato Buffon. L’Italia si è disunita e ha faticato a reagire. Ha alzato il baricentro senza trovare, però, forza e idee per creare pericoli agli avversari. E, dopo aver rischiato su altre due conclusioni da fuori di Muller e Draxler, ha finito per capitolare ancora (45′): tutto merito di Muller che, ricevuta palla al limite, spalle alla porta, l’ha tramutata in un cross col goniometro per la testa dell’accorrente Gotze bravo a infilarsi tra Florenzi e Darmian e a battere di nuovo Buffon. La Germania ha ringraziato e al 59′ ha triplicato con una splendida azione ideata e rifinita da Draxler con la collaborazione di Gotze e la finalizzazione di Hector. Il ct ha provato a cambiare qualcosa inserendo De Silvestri, Okaka, Parolo ed El Shaarawy al posto di Florenzi, Insigne, Motta e Giaccherini con l’arretramento a sinistra a centrocampo di Bernardeschi ma l’Italia, dopo aver concluso per la prima volta nello specchio della porta (68′) con Zaza, ha finito per incassare anche il 4-0 di rimessa (75′): Bernardeschi si è perso l’inserimento in area di Rudy che si è procurato un rigore saltando in dribbling Buffon. Sul dischetto è andato Ozil che ha trasformato con freddezza. Il gol nel finale di El Shaarawy serve solo a salvare la faccia. La Germania ci ha concesso una vera e propria lezione di calcio.

Francesco Trinca