Roma, quando a tradire sono i figli della capitale.

Partiamo subito da un se, alterando l’ordine della fabula: se ieri all’87’ Florenzi non avesse effettuato quel passaggio abominevole, questo articolo non avrebbe motivo di esistere. Meglio essere chiari. Purtroppo, però, quel suicidio tecnico c’è stato e, nostro malgrado, ha generato tutta una serie di pensieri e riflessioni che, col distacco tipico del giorno dopo, portano a un’amara verità: talvolta a condannare la Roma sono proprio coloro che, al contrario, dovrebbero prenderla per mano.

Ieri è toccato a Florenzi, ma appena sei giorni fa è stato il turno di Daniele De Rossi, nativo di Ostia ma simbolo (contrastato) della causa giallorossa. Contrastato su tutto e da sempre, bisogna dirlo; eppure, tra le lamentele incessanti di chi lo ha sempre avversato, quell’espulsione gratuita rimediata a centrocampo contro un avversario da battere (e non da abbattere) è davvero difficile da perdonare, tanto che ieri perfino Spalletti ha deciso di sottrargli la fascia da capitano.

De Rossi perde la fascia e la Roma perde la faccia, dunque. Ma forse il top dei top (qui inteso come diminutivo di toppate) è ancora lungo da eguagliare. Sì, perché se sbagli un passaggio e provochi un pareggio alla seconda di campionato, beh hai sempre margine di recupero; così come se fai un fallaccio e condanni la tua squadra all’estromissione dalla Champions, puoi sempre sperare nell’Europa League. Ma se sbagli un calcio di rigore in una finale di Coppa dei Campioni, conscio che fin lì forse non arriverai per i prossimi 30-35 anni, ecco che allora scatta la frustrazione.

Per chi non l’avesse ancora capito, stiamo parlando di Bruno Conti e del suo errore dal penalty nella partitissima col Liverpool. Correva l’anno 1984: a Roma la Orlandi era sparita da un anno, a Milano nasceva la Lega e, nonostante queste priorità, il nettunense Conti guadagnava le prima pagine dei quotidiani sbaragliando tutto e tutti. Chissà cosa avrebbe pensato poi se gli avessero detto anche che, di lì a qualche anno, suo figlio sarebbe stato odiato quella stessa curva in cui finiva il pallone da lui scagliato, e che avrebbe fatto fortuna altrove. Proprio in quel Cagliari che ieri, tanto per cambiare discorso, ha condannato al purgatorio l’ennesimo simbolo giallorosso.

Francesco Trinca

La Roma vola alla volta di Cagliari con tanta voglia di riscattare l’eliminazione in Champions.

L’eliminazione nel preliminare di Champions, che possiamo definire senza dubbio clamorosa visto il risultato e la prestazione dell’andata, rischia di avere molteplici effetti in questa stagione per la Roma. In primis dal punto di vista economico, anche se è vero che la Roma teoricamente in questo momento non ha bisogno di vendere perché il 30 giugno scorso è scaduto il periodo relativo agli scorsi anni del FFP (e la squadra giallorossa è già sicura della multa non avendolo rispettato) e la dirigenza sembra aver confermato la rosa in blocco, evitando cessioni eccellenti in questa finestra. Quello che rischia di essere più deleterio è per la squadra è l’ambiente, che fra i processi messi in atto dalla stampa e un malcontento più che giustificato potrebbero incidere sui risultati anche a breve termine degli uomini di Spalletti, pregiudicando la stagione sul nascere. Sarà importante dunque reagire subito domenica sera a Cagliari ripartendo da una vittoria, avendo di fronte una squadra che per quanto ostica non sembra avere una rosa in grado di impensierire troppo la Roma.

A difendere i pali rossoblu ci sarà Storari, vero e proprio incubo per la Roma con le sue innumerevoli prestazioni eccellenti contro i colori giallorossi (su tutte Roma-Samp dell’aprile 2010): davanti a lui difesa a tre per Rastelli con Ceppitelli e Bruno Alves già sicuri del posto. Ballottaggio Capuano-Salomon per la terza maglia, col primo in vantaggio.

A centrocampo il tecnico dei sardi sembra essere orientato a confermare gli stessi uomini della prima giornata. Dunque Isla e Murru larghi sulle fasce, con Padoin, Ionita e Di Gennaro al centro per cercare di interrompere il palleggio romanista ed avere anche abbastanza qualità in impostazione. Ancora panchina in vista per Munari, pronto però a subentrare.

Davanti confermata la coppia Sau-Borriello anche perché sia Joao Pedro che Farias hanno svolto differenziato venerdì, entrambi alle prese con problemi fisici che molto probabilmente li terranno fuori dalla sfida di domenica sera.

I precedenti

Sono 36 le sfide fra le due compagini in Sardegna, con un conteggio totale di 14 vittorie cagliaritane e 13 giallorosse: 9 i pareggi quindi. Il primo incontro risale alla stagione 1964/1965 (la prima in Serie A per i rossoblu), terminata 1-0 per i padroni di casa con rete di Cappellaro. L’ultima sfida risale invece al febbraio 2015, quando la Roma si impose 1-2 con le reti di Ljajic e Paredes (M’Poku per il Cagliari).

I sardi hanno esordito con una sconfitta a Genoa alquanto particolare: dopo essere andati in vantaggio con Borriello, hanno sfiorato il raddoppio con un palo colpito da Giannetti e sul ribaltamento di fronte hanno subito il pareggio di Ntcham per poi subire nel minuto successivo lo svantaggio con Laxalt. Nel finale Rigoni ha firmato anche il 3-1.

A dirigere la sfida sarà Paolo Silvio Mazzoleni della sezione di Bergamo, assistito da Posado e Longo. Ben 18 i precedenti col fischietto lombardo, con cui i giallorossi hanno registrato 12 vittorie, 5 pareggi ed una sola sconfitta (2011/2012 a San Siro con il Milan). Per il Cagliari invece 13 incontri ed una sola vittoria (con la Fiorentina 1-0, febbraio 2014), accompagnata da 4 pareggi e ben 8 sconfitte.

Francesco Trinca

 

Bruno Peres è ufficialmente un giocatore della Roma. Prestito oneroso con obbligo di riscatto a 12 milioni.

La corsa contro il tempo è servita: la Roma inserirà questa sera Bruno Peres nella lista Uefa per averlo nel preliminare contro il Porto (probabilmente per la gara di ritorno). L’accordo con il Torino è stato raggiunto stanotte, in giornata è stato invece messo nero su bianco quello con il suo procuratore: prestito oneroso (1 milione) con obbligo di riscatto fissato a 12,5, più un milione e mezzo di bonus. Il Torino ha mantenuto una percentuale su una futura rivendita, lui firmerà un contratto di 5 anni a circa 2 milioni più premi. Jeans e maglietta bianca, un borsone in spalla, sorridente: il terzino è atterrato così a Fiumicino, da Linate, alle 16.10. “Sono felice, forza Roma”, si è limitato a dire prima di lasciare l’aeroporto e andare a Villa Stuart per le visite mediche. Ad accoglierlo pochi tifosi, a chi gli chiedeva se avesse già parlato con Spalletti ha risposto: “No”, a chi invece gli chiedeva di giocare sabato all’esordio in campionato contro l’Udinese non ha risposto. In serata la Roma ha ufficializzato l’acquisto di Bruno Peres. “L’AS Roma è lieta di annunciare l’ingaggio di Bruno Peres dal Torino FC – si legge nella nota del club -. Il contratto prevede l’acquisto a titolo temporaneo dei diritti alle prestazioni sportive del calciatore, a fronte di un corrispettivo di 1 milione di euro, con obbligo di acquisizione a titolo definitivo, condizionato al verificarsi di determinate situazioni sportive, per un corrispettivo di 12,5 milioni di euro. L’accordo include inoltre il pagamento di un corrispettivo variabile, fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro, per bonus legati al raggiungimento da parte del club e del calciatore di determinati obiettivi sportivi”. Nel comunicato della Roma ci sono anche le prime dichiarazioni del calciatore: “Sono estremamente felice di iniziare questa nuova avventura – così Bruno Peres -. Non vedo l’ora di conoscere i nuovi compagni e di mettermi a disposizione del mister. Nel frattempo farò il tifo davanti alla tv domani sera! Forza Roma!”.

Francesco Trinca

Marko Pjaca, dalla Croazia a Torino con furore.

La Juventus piazza il colpo formato Euro. Marko Pjaca ha firmato per i bianconeri!

Talentuoso esterno, capace di giocare a centrocampo e in attacco, classe 1995 epiede destro, Pjaca si è imposto all’attenzione dell’intero continente con un ottimo Europeo disputato con la sua Nazionale. Una competizione, quella appena conclusa in Francia, nella quale ha mostrato tutte le sue doti tecniche, riassunte da un dato: solo Hazard e Bale hanno fatto rilevare una media dribbling riusciti più alta della sua: 3,33 a partita.È giovane, Pjaca, ma non si può dire che la sua non sia una carriera da vincente predestinato. Nato a Zagabria il 6 maggio 1995, Pjaca ha già all’attivo 11 presenze in Nazionale (con un gol) e ha già messo a segno, con la Dinamo Zagabria, la stessa “doppia doppietta” realizzata dai bianconeri nelle ultime due stagioni: Campionato e Coppa di Lega. Se si crede nelle coincidenze, è già un ottimo inizio.Ancora qualche numero: dopo 3 stagioni nella Lokomotiva Zagabria (dal 2011 al 2014), in cui mette insieme 49 presenze e 9 reti in Campionato, 6 presenze e 2 gol in Coppa di Lega e due presenze in Europa, Pjaca si trasferisce, appunto, alla Dinamo.Cosa ha vinto lo abbiamo appena raccontato: sono due stagioni nelle quali Pjaca è indubbio protagonista, con 60 presenze e 19 reti in Campionato, 10 partite e 1 gol in Coppa nazionale, cui si sommano 20 partecipazioni e ben 6 gol in competizioni europee. Dati di una carriera ancora breve, che in bianconero può aggiungere nuove ed esaltanti pagine.

Francesco Trinca

Juan Jesus, da promessa a flop nerazzurro. A Roma per rilanciarsi.

Juan Jesus è già un romanista a tutti gli effetti. Oggi farà conoscenza dei suoi nuovi compagni di squadra, dopo la stretta di mano con Spalletti avvenuta ieri sera, al suo arrivo a Pinzolo .

Sposato, legato alla famiglia e agli amici, poco amante della vita notturna, Juan Jesus è arrivato all’Inter 4 mini e mezzo con aspettative molto alte. Nel 2010, anno in cui ha esordito in prima squadra con l’Internacional, aveva conquistato la Libertadores, nel 2011 è stato il turno del Sudamericano Sub20 e poi il Mondiale U20, in Colombia. Mancino, difensore centrale ma dotato di fisico e corsa che gli consentono anche di giocare sulla fascia, lascia i nerazzurri dopo 142 presenze, un gol e una sola espulsione. Nel 2015 fu squalificato con la prova tv per una gomitata a Chiellini, che gli costò la prima crisi con l’Inter. La seconda è della scorsa estate, quando ha capito che con la coppia Miranda-Murillo per lui ci sarebbe stato poco spazio. Voleva andare via subito, la spesa di poco meno di 4 milioni per acquistarlo era stata già ammortizzata, ma l’Inter non lo ha ceduto, nonostante Sabatini, in ottimi rapporti con il suo agente, lo seguisse. A

desso Spalletti gli chiederà di tornare quel giocatore che a 20 anni faceva innamorare mezzo Sud America e mezza Europa. Un difensore dal carattere ‘fumantino’ (lo scorso maggio h avuto un diverbio in campo con Mancini, che lamentava una mancata copertura), alla Roma Juan Jesus ha l’occasione di giocare titolare, in attesa del ritorno di Ruediger. Senza cali di concentrazione (che facevano infuriare gli allenatori dell’Inter), la Roma è pronta a scommettere che potrà tornare quello di una volta.

 

Francesco Trinca

Italia-Spagna 2-0 siamo ai quarti! Chiellini e Pellè affondano la Roja.

Bestie nere, furie rosse, chiamatele come volete, tanto l’unico colore che conta, qui a Parigi, oggi è l’azzurro. Meravigliosa, coraggiosa Italia: 2-0 alla Spagna, l’avventura a Euro 2016 continua. I detentori del titolo lasciano l’Europeo agli ottavi e forse chiudono un ciclo. Problemi loro: noi andiamo a Bordeaux, con una prestazione maiuscola, un copione “tipo Belgio” e Chiellini-Pellè nel tabellino dei marcatori. Non battevamo gli spagnoli in una competizione ufficiale dal ’94, l’ultima volta, a Kiev, ne avevamo prese quattro. Ma stavolta è un’altra storia. In tornei come l’Europeo, la gestione della fatica è un fattore chiave. E il turnover azzurro contro l’Irlanda paga dividendi, perché i ragazzi di Conte corrono, corrono, corrono. Anche De Sciglio, preferito a Darmian nel 3-5-2, è attivo a sinistra: chiude su un tentativo di Fabregas e propone cross interessanti, sul migliore dei quali Parolo trova l’incornata. Niente da fare, per il giocatore più paragonato a Tardelli l’appuntamento col gol in Nazionale è ancora rimandato. A cavallo della mezz’ora, però, gli azzurri beneficiano di tre minuti di follia di Sergio Ramos, che prima rischia l’autogol e poi abbatte Pellè al limite dell’area. Dov’è Pirlo, quando servirebbe? Negli Stati Uniti… ma non c’è nemmeno il tempo di evocarne la grandezza, perché la punizione di Eder porta al gol. De Gea non trattiene il fendente dell’oriundo, Giaccherini si avventa sul pallone e Chiellini, al 33′, mette dentro sul rimpallo. Esplode il settore del tifo azzurro, l’Italia è in vantaggio e se lo stramerita. Anzi, se De Gea non volasse per negare il raddoppio a Giaccherini, andrebbe al riposo avanti di due gol.

Il cronometro corre, si entra nell’ultimo terzo di gara e la Spagna, finalmente, si scuote. Senza De Rossi, l’Italia agevola il risveglio delle furie rosse, anche in un lunedì in cui hanno ben poco di furioso. Aduriz, Sergio Ramos e Lucas Vazquez (in campo al posto di Morata, che ha steccato la prova di maturità) falliscono tre chance, sebbene l’ultima sia stoppata dal fuorigioco. Poi s’iscrivono al tiro a segno anche Iniesta e Piqué, ma in porta c’è Buffon, mica l’ultimo della pista. Dentro Pedro, Insigne e Darmian per lo sprint finale. Lorenzo accende subito la luce, ma trova i guanti di De Gea. Dall’altra parte siamo a Piqué centravanti. E la mossa per un pelo non si rivela vincente, perché al 90′ Buffon è ancora strepitoso nel dirgli di no. Aggrappati ai guanti del capitano, resistiamo alla marea rossa montante. E quando il pallone corre sul lato opposto, Insigne allarga il gioco per Darmian, l’esterno del Man Utd mette in mezzo e Pellè confeziona il raddoppio tutto “made in Premier”. Game, set and match. Conte corre e non si ferma più. Come la sua Italia. Prossimo ostacolo la Germania, il 2 luglio. Occhio a darci per spacciati.
Francesco Trinca

A Lione esplode la gioia azzurra. Buona la prima per Antonio Conte.

Che Italia, signori. Che partenza a Euro 2016: sconfitto per 2-0 il favorito Belgio a Lione, con una prova tutta cuore e cervello, tutta in stile Antonio Conte. Il pareggio tra Irlanda e Svezia ci proietta al comando del girone: è lunga, è lunghissima, ma intanto è così.  Il primo tempo? Partiamo dalla fine: Clattenburg fischia l’intervallo e Buffon, prima di raggiungere gli spogliatoi, agita il pugno sotto la curva azzurra, che ricambia alzando i decibel. Gigi fa così perché ha appena incassato 46 minuti di conferme, esulta in quel modo perché l’Italia ha eseguito alla grande le istruzioni telecomandate da Conte in queste settimane. Si carica, il capitano, perché gli azzurri sono in vantaggio allo Stade des Lumieres, ed è un 1-0 che ci sta tutto. Equilibrio doveva essere il nostro credo: detto, fatto. L’Italia si muove come una testuggine, coprendo il campo con intelligenza e concedendo ai belgi appena un paio di tiri di Nainggolan nei primi venti minuti. Wilmots ha schierato i suoi in un 4-2-3-1 che diventa 4-3-3 a seconda della posizione di Fellaini, i cui avanzamenti decentrano Lukaku (molto nervoso) sulla destra. Ma la Nazionale di Conte, vestita di un 3-5-2 che non dovrebbe sorprendere nessuno, stupisce invece per la facilità con cui tiene in campo e crea gioco.  La dimostrazione di quanto sia delicato il meccanismo tattico di Conte? Basta guardare cosa succede quando salta un ingranaggio, come all’8′ della ripresa: Darmian perde un pallone banale, il Belgio libera la corsa di De Bruyne, che invita Lukaku nelle praterie. Buffon esce alla disperata, l’attaccante dell’Everton lo grazia e le parole di Gigi verso l’esterno del Manchester United sono inadatte alla fascia protetta in tv. Anche se in mezzo c’è un altro bel colpo di testa di Pellè deviato da Courtois, Conte chiarisce che non si scherza: fuori Darmian, dentro De Sciglio. E Hazard? Il capitano belga prova ad accendersi, ogni tanto, con qualche percussione delle sue. Va anche al tiro, sospinge un Belgio che va a strappi, come lui. Wilmots aumenta la potenza di fuoco, dentro Mertens per Nainggolan. Minuto dopo minuto, la pressione belga si fa più costante, anche se l’apporto di De Bruyne, altra stella di questa selezione, scarseggia. Nemmeno Origi e Ferreira Carrasco bastano ai diavoli rossi. Con il passare dei minuti l’unico ordine che arriva dalla panchina è quello che chiama alla strenua resistenza. Il pallone è deciso a non entrare, almeno nella porta azzurra. Perchè la zampata vincente arriva da Graziano Pellè allo scadere. A Lione esplode il boato tricolore. Buona la prima per l’Italia di Antonio Conte.

Francesco Trinca

Coppa Italia, trionfa la Juventus grazie a Morata. Il sogno del Milan termina ai tempi supplementari.

La Juventus vince la Coppa Italia battendo il Milan per 1-0 dopo i tempi supplementari nella finale all’Olimpico. Il gol decisisvo segnato da Morata al 110′. Il Milan perde l’ultimo treno utile per l’Europa. Con la sconfitta, in Europa League va il Sassuolo 6/o in campionato. “Sono molto contento per questa partita: un campionato e una coppa in più per il museo della Juve”. E’ il commento a caldo del match-winner Alvaro Morata, dai microfoni di RaiSport dopo la vittoria dei bianconeri nella finale di Coppa Italia. “Ieri l’avevo sognato – dice ancora lo spagnolo -. I miei amici mi avevano chiesto se avrei giocato dall’inizio e avevo detto loro di no. Allora mi avevano detto ‘entrerai e farai gol’: se tutte le finali fossero così sarebbe bellissimo”. “E’ il bello del calcio – insiste Morata -. Qui in tribuna c’erano mio padre e miei amici, penso anche alla mia fidanzata che da quando sto con lei sono un altro anche in campo”. “Complimenti al Milan – conclude -, che ha giocato una grande partita: è stato difficile batterli, ma alla fine è il risultato ciò che conta. Dove sarò nella prossima stagione? Per me questa non è finita, prima devo fare la mia parte agli Europei e quindi non posso pensare ad altro”. Al termine della finale di Coppa Italia persa allo stadio Olimpico per 1-0 ai supplementari contro la Juventus, la Curva Sud che ospita i tifosi del Milan si è divisa su come valutare la sconfitta. La maggior parte dei supporters rossoneri ha comunque apprezzato lo sforzo nell’ultima partita di stasera, applaudendo a lungo la squadra di Brocchi. Si dissocia invece uno spicchio di curva, che rimane vuoto ed esibisce due striscioni emblematici: “Indegni” e “Vergogna”.

Francesco Trinca

Fra tre giorni partirà il pre-ritiro azzurro. Il 31 Conte ufficializzerà i convocati per Euro 2016.

È stato giocatore, sa cosa vuole dire un infortunio alla vigilia di un Europeo: Antonio Conte lo ripete spesso in questi giorni ai collaboratori, spiegando la sua ansia mentre lavora a ritmo serrato per preparare la spedizione in Francia e definire la lista dei 23 azzurri. Le scelte, gioco forza, non potranno infatti essere immediate né scontate. A complicare la situazione della sua Italia ci si sono messi gli infortuni – quello di Marchisio in testa -, i tanti azzurri reduci da problemi fisici e con poca brillantezza nelle gambe (Verratti o Thiago Motta) o i titolari che hanno perso il posto nei loro club (Eder o Pellè). Il momento delle scelte e della preparazione è arrivato. A due settimane dal via dell’avventura le riunioni con lo staff si moltiplicano. Non ci sarà spazio per Balotelli, perché la filosofia di Conte e il modo di vivere il calcio del milanista sono antitetici, né bastano poche partite per meritarsi l’azzurro; Pirlo e De Rossi hanno timide chance di un ultimo appello viste le difficoltà a centrocampo; Rossi è out; ci sarà spazio per new entry nel test al via il 18 maggio, da Pavoletti a Zappacosta, passando per Baselli, Benassi, Rugani, Belotti. Ma prima dei nomi, Conte sceglierà il criterio: la forma fisica, la capacità di arrivare carichi all’Europeo. Il 16 maggio una prima lista di 25-26 giocatori per il preritiro a Firenze, esclusi i giocatori impegnati nelle finali di coppe (Milan,Juve, Psg, più Darmian e Okaka: in tutto 13); il 23 gli azzurri da Europeo più 3 o 4 giovani di prospettiva da portare in Francia comunque, come riserve e per fargli fare esperienza; entro il 31 l’ufficialità all’Uefa, con la possibilità di cambio per infortunio fino all’ l’11 giugno. Il ct, che ad autunno pensava al possibile rinnovo azzurro e ora, dopo aver scelto un ritorno al campo quotidiano, continua a non darsi pace del poco spazio concesso alla nazionale e della data scelta per la finale di Coppa Italia, userà l’unico ‘stagè concessogli per capire: i 3 giorni di preritiro faranno da selezione psico-fisica, al pari del rendimento nelle finali di Coppa per gli altri.15

Francesco Trinca

Spalletti: “Il secondo posto? Sarebbe un miracolo. Strootman è una macchina”

Luciano Spalletti ha le idee chiare. L’obiettivo è il sorpasso ai danni del Napoli e l’ingresso alla prossima Champions League senza il rischio preliminare.

Domani all’Olimpico arriva il Chievo: «Sarà difficile battere il Chievo, il fatto che siano tranquilli e che abbiano fatto vedere a tutti il loro valore, gli dà qualcosa in più. Noi abbiamo già incontrato squadra forti, perciò non ci cambia molto».

Ci sarà di nuovo Strootman in campo? «Lui è una macchina, è sempre uguale. Fin dal primo giorno che l’ho visto a disposizione dentro il gruppo è sempre stato uguale. Si allena sempre alla stessa maniera. Anche se tu cerchi un allenamento meno intenso, lui cerca sempre il massimo, per essere dentro la figura che gli piace essere, il leader. Quando è tornato dentro sé stesso ha avuto un segnale che aveva lavorato bene. Ha giocato la prima partita veramente importante, da campione quale è, al livello che ci si aspetta da lui. Ma la formazione si fa domani».

Domani all’Olimpico tornerà il grande pubblico«Per noi il pubblico significa molto, avevamo nostalgia. Ogni volta che arrivavamo allo stadio chiedevamo quanti spettatori c’erano. Significa ritrovare un grandissimo amico, che precedentemente ti aveva aiutato tantissimo, e poi per un periodo non ha potuto più aiutarti, ora lo ritrovi, è un grandissimo piacere. È ricominciare con una forza maggiore. Quando si ha una squadra bella e una curva bellissima diventa tutto più semplice».

Totti sarà titolare? Spalletti non lo dice, però non nasconde la sua soddisfazione per il rendimento del Capitano della Roma, che sta per firmare il rinnovo del contratto. «Secondo me Totti sta facendo perfettamente quella che era la figura che speravo diventasse. Perché in termini di presenza dentro la squadra, dentro il gruppo, di intensità e qualità negli allenamenti, sta facendo esattamente quello che volevo. Io sono molto soddisfatto del suo contributo».

«Il secondo posto è un miraggio, un miracolo. Ma anche il terzo posto, dal livello cui siamo partiti, era quasi impossibile da raggiungere. A questi calciatori va quindi dato il grandissimo merito di aver portato a casa un risultato quasi impossibile». Così il tecnico della Roma, Luciano Spalletti, alla vigilia della gara col Chievo, penultima partita di campionato. «Ora ci siamo creati un’opportunità che possa avvenire l’impossibile. E l’impossibile qualche volta succede – prosegue l’allenatore toscano guardando con un pizzico di speranza al sorpasso sul Napoli -. Noi siamo stati bravi a lavorare per questo, ma l’opportunità passa attraverso la vittoria di domani». Quando all’Olimpico arriverà la squadra di Maran: «Loro verranno a giocarsi la partita perché gli piace fare così contro chiunque, è il loro timbro, è difficilissimo riuscire poi a batterli. E il fatto che siano tranquilli gli dà sicuramente qualcosa in più. Ma a noi non ci cambia molto».

Francesco Trinca