L’eliminazione in Coppa Italia inguaia Garcia. A Roma è scattato già il toto-allenatore.

Dopo la pesante sconfitta di Coppa Italia casalinga contro lo Spezia ai rigori, Rudi Garcia rischia l’esonero anche prima dell’ultima partita dell’anno contro il Genoa.
Quattro i possibili candidati, ma è ancora poco chiaro se la società voglia ingaggiare un traghettatore oppure puntare subito ad un grande nome.
Scartato Ancelotti (che pare vicino al Bayern Monaco), i nomi in lizza sono: Spalletti, Mazzarri, Bielsa e Lippi.
Quest’ultimo sembra il favorito numero uno: Lippi accetterebbe il ruolo per 6 mesi per poi lasciare lo spazio probabilmente a Conte.
Fatto sta che la Roma entro stasera deciderà se cambiare immediatamente o dare l’ennesima opportunità all’allenatore francese (che oggi ha tenuto un altro confronto con la squadra prima dell’allenamento), ma la sensazione è che anche in caso di vittoria la sua testa possa saltare. Se l’allenatore dovesse essere confermato, resterebbe comunque sulla graticola. I bonus maturati durante la prima, fantastica, stagione sulla panchina della Roma, sembrano essere esauriti. Ora non può più sbagliare. L’impressione però è che i suoi siano sulle gambe e soprattutto privi di idee. Dopo un inizio incoraggiante, la Roma non sembra essere più la stessa. La sosta per la nazionali ed il pareggio nel pantano del Dall’Ara devono aver mandato fuori giri il motore di quella che a inizio stagione sembrava una vera e propria macchina da guerra.

Francesco Trinca

Napoli-Roma termina senza reti. A sorridere è l’Inter di Mancini.

In un San Paolo stracolmo, ma senza tifo giallorosso, il Napoli di Sarri aveva il dovere di vincere per non lasciare troppo vantaggio all’Inter e per cancellare il 3-2 rimediato a Bologna dalla squadra di Donadoni. La Roma, dal canto suo, dopo delle prestazioni evanescenti, aveva il dovere di non perdere, al di là dei sempre più inopportuni proclami di Mister Garcia.
Una partita strana e non solo perché molto tattica e contratta, ma anche perché c’era la reale possibilità che una delle due formazioni potesse guadagnare l’intera posta.
La Roma è stata fortunata in un paio di occasioni sprecate dai partenopei, ma anche brava in un paio di interventi del portierone polacco che sta riscattando gli errori commessi in passato. Sterile il gioco d’attacco, ma in una delle poche occasioni, i giallorossi erano anche riusciti a battere Reina, con De Rossi che si vedeva poi annullata la rete perchè il guardalinee sventolava la bandierina, sostenendo che la palla fosse uscita nel cross effettuato da Ruediger.
Continuiamo a pensare che questa Roma non è quella che i suoi tifosi speravano. Vero che mancano molti giocatori infortunati, ma pur vero che chi è abile ed arruolato dovrebbe dare di più di quello che ha dato finora.
Si torna da Napoli con un punticino che non fa classifica e neppure morale, aspettando il sorteggio di domani a Nyon dove i giallorossi conosceranno l’avversario che affronterà in Champions nel mese di febbraio. Fatto sta che l’indomito tifoso della Lupa, spera sempre che possa cambiare la sorte e che la Roma torni ad essere quella Magica che lo fa sognare. Non penso che sia credere troppo, perché dopo anni di illusioni e promesse, il tifo romanista dovrebbe pur avere qualche soddisfazione e non solo “consolasse co l’ajetto”.

Francesco Trinca

Il Barcellona dell’ex Luis Enrique distrugge la Roma. Al Camp Nou finisce 6 a 1.

Roma umiliata al Camp Nou. La squadra di Garcia viene travolta 6-1 dal Barcellona nella quinta partita della fase a gironi della Champions League e incassa un’autentica lezione di calcio dalla squadra di Luis Enrique che domina in lungo e in largo la partita e asfalta i giallorossi grazie alle doppiette di Messi e Suarez e ai gol di Piqué e Adriano. Inutile nel finale la rete di Dzeko. E’ una disfatta totale per la Roma che esce con le ossa rotte e il morale a pezzi dal Camp Nou. E subisce un’altra umiliazione europea dopo i 7-1 contro Bayern Monaco e Manchester United. Un autentico naufragio quello dei giallorossi che si sono consegnati da subito al Barça, senza opporre la minima resistenza. Impauriti e impotenti. E i blaugrana si sono scatenati. Le speranze di qualificazione della squadra di Garcia, però, restano intatte: dopo il pareggio tra Bate Borisov e Bayer Leverkusen, alla Roma basterà battere i bielorussi all’Olimpico per accedere agli ottavi di finale da seconda in classifica. Il Barcellona, invece, può già festeggiare il primo posto del girone. La serata non sembra essere delle migliori quando Dzeko viene pescato nel cuore dell’area di rigore blaugrana da Nainggolan e di testa spedisce il pallone alto sopra la traversa. Certo, l’occasione divorata dal bosniaco non poteva far da preludio ad una serata del genere nei pensieri dei tifosi romanisti. Dopo tre minuti arriva il vantaggio di Suarez. In quel momento la squadra di Rudi Garcia esce dal campo, si spegne, perde completamente l’orientamento. Passano altri 180 secondi ed è Messi a raddoppiare per il Barca. L’Argentino e Suarez chiuderanno la serata con un doppietta, torneranno a pungere rispettivamente al sessantesimo minuto e prima della chiusura del primo tempo. Quattro gol potrebbero sembrare abbastanza ma ad infierire ci pensano Pique e Adriano. Il gol di Dzeko in chiusura è solo un’amara consolazione. La grande Roma dell’Olimpico, in grado di tener testa alle stelle del Barcellona sembra già un lontano ricordo. Sono passati appena due mesi e sembrano passate due stagioni. La sosta per le nazionali deve aver mandato fuori giri il motore.

Francesco Trinca

Juventus-Milan, decide Dybala. Super Donnarumma non basta al Milan.

La Juventus è inarrestabile. I campioni d’Italia in carica tornare a suonare la carica dopo la sosta con una vittoria cruciale. Allo Stadium di Torino i bianconeri battono il Milan di Sinisa Mihajlovic per 1-0 grazie a un gol nella ripresa di Paulo Dybala, rischiando poco o nulla con un Buffon inoperoso per 92′ e decisivo all’ultimo respiro nell’unico tiro in porta dei rossoneri. La Juventus resta, quindi, un tabù per il diavolo che non batte Buffon e compagni da cinque confronti. Si ferma a cinque, invece, l’imbattibilità milanista che non perdeva dalla sfida casalinga contro il Napoli. Clima inevitabilmente diverso dopo i fatti di Parigi: in uno Stadium commosso ha risuonato la Marsigliese in memoria delle vittime degli attentati. Se non era un dentro o fuori poco ci mancava, perchè se è vero che il Milan ora si ritrova dietro la Juventus di appena un punto, è anche vero che la sfida di Torino ha messo in mostra tutte le debolezze della squadra di Mihajlovic che quest’anno, Lazio a parte, ha perso tutti i confronti diretti con le big del campionato. Un dato fondamentale per comprendere il cammino fatto fin qui da Montolivo e compagni, che faticano e non poco ad affrontare le squadre più attrezzate tecnicamente. In pratica, il ko dello Stadium potrebbe essere un vero e proprio colpo al morale e alle certezze dei rossoneri, peraltro già abbondantemente fragili. Applausi per una Juve solida che, dopo le due vittorie consecutive prima della sosta, riprende a macinare punti e gioco, soprattutto nella ripresa dove il Milan ha fatto davvero fatica a creare azioni d’attacco. Juventus e Milan giocano un  primo tempo equilibrato, con stoccate da entrambe le parti. A rendersi più pericolosi sono i rossoneri, ma la mira davanti a Buffon non è delle migliori. Ha del clamoroso la palla gol che capita sulla testa di Cerci. L’ex Toro, tutto solo al limite dell’area piccola, anziché girare verso Buffon tenta una sponda sul secondo palo dove, però, non c’è nessuno. I bianconeri ci provano spesso da fuori, poi prima dello scadere del tempo chiamano alla grande parata Donnarumma. L’estremo difensore rossonero è bravissimo a deviare in angolo una punizione di Hernanes deviata verso il sette da Bonaventura. Nella ripresa deve volare nuovamente per mandare in corner una gran conclusione di Pogba da fuori. E’ il preludio al gol che arriva al 20′ quando Dybala, tutto solo in area, raccoglie un cross dalla sinistra di Sturaro e infila di potenza e precisione un incolpevole Donnarumma. Il diavolo accusa il colpo con i campioni d’Italia che cercano il gol che chiuderebbe definitivamente il match. La gara però resta in bilico fino all’ultimo e proprio al 93′ Cerci riscalda per la prima volta in partita i guanti di Buffon prima del triplice fischio del direttore di gara.

Francesco Trinca

Derby capitolino, decidono le reti di Dzeko e Gervinho. Polemiche per il penalty concesso al bosniaco.

Esulta la Roma, in un atmosfera surreale. Il derby della capitale, senza le due curve a dare colore allo stadio Olimpico non è la stessa cosa. Dzeko su rigore nel primo tempo, Gervinho in contropiede nella ripresa: i giallorossi battono la Lazio 2-0 e restano a un punto dall’Inter capolista. Non c’è stracittadina senza polemiche: la squadra di Pioli contesta il penalty concesso da Tagliavento dopo nove minuti per il contatto tra l’attaccante bosniaco e Gentiletti. Casi di moviola a parte, è stata comunque una partita emozionante, soprattutto nel primo tempo. Ma più di quello che è accaduto in campo, il derby numero 179 resterà alla storia per il clima surreale nel quale si è giocato, con le curve senza tifosi. L’episodio che spezza la fase di studio iniziale arriva al 9′. Dzeko sulla trequarti si gira, alza la testa, punta la difesa della Lazio palla al piede e viene steso da Gentiletti proprio quando sembra avere toccato la riga. Tagliavento non ha dubbi e concede il rigore, ma i giocatori biancocelesti protestano convinti che il fallo sia stato commesso fuori area. Gentiletti tocca prima il piede del bosniaco fuori area, poi c’è un altro contatto con il ginocchio dei due giocatori. Sul dischetto va proprio l’attaccante bosniaco, che calcia centrale e batte Marchetti. La Lazio risponde subito e ha l’occasione per il pareggio con Candreva: lancio di Basta per l’ala laziale che entra in area e prova un destro potente che finisce alto. Ancora biancocelesti al 17′.  Lulic serve ancora Candreva nello spazio, ma è provvidenziale l’uscita di Szczesny molto fuori l’area di rigore. Si gioca su ritmi alti, non c’è un attimo di respiro.Tra le linee della Roma c’è troppo spazio e per i centrocampisti laziali è spesso facilissimo trovare gli attaccanti smarcati. È quello che succede al 26′, quando si accende Felipe Anderson. Il brasiliano riceve palla sulla trequarti e può scaricare in porta un destro di una potenza terrificante. Szczesny è battuto, ma la palla centra in pieno la traversa e torna in campo. La Roma risponde quattro minuti più tardi. Gervinho entra in area e calcia di destro, il suo tiro diventa un assist per Dzeko che anticipa Basta e tocca in spaccata a porta vuota: la palla incredibilmente finisce fuori. Ancora giallorossi pericolosi subito dopo con destro rasoterra dalla distanza di Nainggolan che centra il palo ed esce alla destra di Marchetti. La Roma è più prudente, fa giocare la Lazio e preferisce ripartire in contropiede sfruttando gli spazi che si aprono invitanti per Gervinho. Proprio grazie a questa chiave tattica arriva il gol del raddoppio degli uomini di Rudi Garcia.  La Lazio concede campo alle spalle della propria retroguardia  ed è proprio l’ivoriano ad approfittarne bruciando in accelerazione Basta e insaccando il pallone del 2 a 0 definitivo. Pioli prova la mossa della disperazione lanciando nella mischia Klose. La Lazio è viva e costruisce occasioni vanificate però dalla scarsa lucidità di Keita e del bomber tedesco.La Roma conquista tre punti grazie alla prova monumentale di Kostas Manolas che dirige la retroguardia con maestria e personalità. L’assenza della curva sud però condiziona gli umori. E’ un vero peccato che il cuore del tifo giallorosso non abbia potuto assistere ad un successo così netto.

Francesco Trinca

La Roma passa al Franchi e si porta in vetta alla classifica. Decisivi Salah e Gervinho.

C’è una sola prima della classe (per ora): la Roma. La classe di Salah e la velocità di Gervinho al Franchi prendono la Roma per mano e la portano in vetta alla classifica. Fiorentina-Roma finisce 1-2 per i giallorossi, inesorabili davanti e ben chiusi dietro, meritevoli del risultato finale. In recupero il gol di Babacar. A Garcia poco importa dei fischi fiorentini contro Salah e lancia l’egiziano davanti con Gervinho e il ritrovato Dzeko, di nuovo titolare dopo l’infortunio. E al settimo minuto arriva il premio alle scelte del tecnico: Salah e Pjanic scambiano lungo il lato lungo dell’area di rigore dalla destra e l’egiziano spara a giro sul palo lungo. Gran gol! L’esultanza è a impatto zero, quasi nulla, perché il romanista preferisce alzar le mani quasi per scusarsi verso il popolo fiorentino. Conta poco, è 1 a 0 per la Roma. La Fiorentina si tira su le maniche e comincia a macinare gioco, con la sua consueta manovra ragionata, avvolgente, ma che punge poco una Roma molto ordinata dietro. Almeno fino a quando Kalinic non si presenta da solo dalle parti di Szczesny, ma in precario equilibrio, riesce solo a metterla di poco alta. Ma al 34′ da corner viola parte la 4×100 romanista, comandata da Gervinho, appaiato da Salah. I velocisti romanisti prendono tutti in contropiede e proprio l’ivoriano rimane freddo e insacca all’angolo di destra della porta di Tatarusanu: 2-0 per la Roma, in un Franchi gelato. Nell’azione rimane stirato De Rossi, che ha avviato l’azione di ripartenza. Cambio con Vainqueur e proteste per il capitano della Roma, che salterà il turno infrasettimanale. L’ultimo sussulto del primo tempo è di Vecino, ma Szczesny allunga in corner. Nessun cambio per il secondo tempo, che chiaramente si svolge sui temi di gioco più logici visto il risultato, con la Fiorentina che tiene il comando del gioco e la Roma a ripartire. E al 55′ Pjanic, in un contropiede firmato Dzeko-Gervinho, arriva a battere a porta spalancata, colpendo Bernardeschi sulla linea di porta. Paulo Sousa prova con Mati Fernandez e Giuseppe Rossi per Badelj e Blaszczykowski, poi con Babacar per Gonzalo Rodriguez. Al 68′ si svegliano i viola e arrivano alla prima occasione vera della ripresa, con Bernardeschi che di sinistro prende però in pieno Szczesny.   Dopo la bordata di fischi riservata a Salah al momento del suo cambio al minuto 94′  arriva il gol di Babacar, che spara di destro su assist in profondità di Borja Valero: 1-2. Subito dopo il fischio finale, che saluta la Roma, nuova capolista della Serie A.

Francesco Trinca

Italia-Norvegia: in palio c’è la testa del girone H.

L’ultimo sforzo. Dopo la sbornia per la qualificazione diretta ad Euro 2016, ottenuta con il convincente 3-1 in Azerbaigian, l’Italia ospita la Norvegia allo Stadio Olimpico di Roma per chiudere in bellezza il Girone H: la sfida vale il primo posto, visto che gli scandinavi hanno solo due punti in meno degli azzurri, ma serve anche per alimentare la speranza di essere teste di serie nei sorteggi per i gironi della fase finale. La squadra di Conte deve infatti battere la Norvegia e prestare orecchio al risultato del Belgio, concorrente diretto per l’ultimo posto tra le sei teste di serie. Qualora la Nazionale di Wilmots non battesse Israele, gli azzurri entrerebbero di diritto tra le teste di serie. Difficile che accada, ma la speranza è l’ultima a morire. E poi il nostro girone è ancora aperto: la Croazia, impegnata a Malta, spera in un sorpasso all’ultimo tornante proprio sulla Norvegia. Sono ben sedici i precedenti dell’Italia con la Norvegia, con un bilancio di 9 vittorie azzurre, 4 pareggi e 3 successi scandinavi. Indimenticabile l’1-0 della Nazionale di Arrigo Sacchi ai Mondiali americani del 1994: al Giants Stadium gli azzurri, in dieci dal 21′ per l’espulsione di Pagliuca, sconfissero la squadra di Olsen grazie alla perentoria inzuccata di Dino Baggio su punizione di Signori. Fu la partita della celeberrima sostituzione di Roberto Baggio con il portiere Marchegiani, entrato al posto di Pagliuca. Il ‘Divin Codino’, al momento del cambio, si domandò in diretta mondiale se Sacchi fosse pazzo… meno nobile ma comunque positivo il precedente del 9 settembre 2014, quando a Oslo l’Italia di Conte si impose 2-0 sulla Norvegia spianandosi la strada verso al qualificazione appena raggiunta in Azerbaigian: le reti azzurre furono firmate da Leonardo Bonucci e Simone Zaza, che a distanza di un anno si ritrovano compagni di squadra anche nella Juventus.

Francesco Trinca

La Roma passa al Barbera. Decisivo uno straripante Gervinho. Guai in vista per Iachini.

La Roma capitalizza al meglio le occasioni che le capitano in appena 27 minuti, piazzando 3 lampi che squarciano il Barbera e spaccano la partita, che finisce poi 4 a 2 per i giallorossi. Segnano Pjanic, Florenzi e Gervinho doppietta, Gilardino e Gonzalez salvano la bandiera rosanero, tra il sospiro di sollievo di Garcia e quello inquieto e trafelato di Iachini, che dovrà vedersela con Maurizio Zamparini, non il miglior profilo qualora si volesse chiacchierare di lavoro. Garcia sceglie l’equlibrio, che è stato il primo assente nel match di Champions a Borisov, più di Dzeko e Totti. Il francese blinda le fasce con le coppie Torosidis-Florenzi a destra, Digne-Falque a sinistra, portando Nainggolan a far la guardia a Pjanic, centrocampista puro per l’occasione. Un 4-2-3-1 che sa stringersi a 4-4-2 tipico in fase di non possesso, mentre Gervinho e Salah sono liberi di pensare le loro giocate. Iachini, difeso pubblicamente dalla tifoseria, con striscioni che lo vogliono in panchina a prescindere dai risultati, sceglie Trajkovski con Vazquez davanti e Hiljemark trequartista, con Gilardino solo in panchina. Ma la Roma zittisce subito il Barbera, con Florenzi e Pjanic che triangolano a velocità supersonica al 2′, col bosniaco che fa centro col tocco  sotto del bosniaco sull’uscita di Sorrentino.  Il Palermo prova a reagire, prima con Vazquez che sfrutta una folle uscita di Szczesny, che spiazza il retropassaggio di Manolas, ma la palla dell’italoargentino finisce di poco a lato. Al 13′ arriva sulla faccia dei rosanero un altro schiaffone, piazzato da Florenzi, che di destro chiude dal limite, tutto solo, un’azione passata da Salah per Pjanic, con assist fortuito per il nazionale di Conte: 0-2. Il colpo stordisce i padroni di casa e al minuto 27 arriva il ko, il terzo: stavolta è Gervinho, centravanti per l’occasione, che danza leggero parallelamente al lato lungo dell’area palermitana, per poi sparare sotto al sette di destro, al primo spiraglio tra le gambe dei difensori. Gran gol davvero dell’ivoriano, che pare sempre di più vicino alla sua versione chic 2013/14, piuttosto che a quella horror dello scorso anno.

Francesco Trinca

Edin Dzeko: da eroe di una calda domenica estiva a caso da sciogliere.

Si è presentato all’Olimpico con lo stacco sulla testa di Chiellini e la corsa sfrenata sotto la Curva Sud. Un gol difficilmente potrebbe giustificare la folla che lo ha accolto a Fiumicino il giorno del suo arrivo. Certo il destino c’aveva messo del suo. Primo gol in campionato in casa contro la rivale di sempre. Chi non avrebbe sperato potesse essere realmente lui l’attaccante della provvidenza? Ora a distanza di quasi un mese Edin Dzeko inizia ad essere un caso. Contro la Sampdoria il bosniaco non ha inciso e ha agito troppo volte lontano dall’area, il suo habitat naturale. Così è mancata la sua zampata decisiva e il bel gioco dei giallorossi si è rivelato un vero e proprio boomerang. Inutili i 18 calci d’angolo da dove non è nata nessuna azione interessante, ancora meno i 21 cross del primo tempo (un vero e proprio record).

Solo un gol in campionato, in 343′, di testa contro la Juventus. La specialità della casa e allora perché farlo giocare distante dalla porta? Un rebus che Rudi Garcia deve risolvere alla svelta. Anche perché gli inserimenti dei centrocampisti e degli esterni hanno portato solo al gol di Salah. C’è da apprezzare l’impegno di Edin che va a cercarsi palloni che gli dovrebbero arrivare.

In più le dissantenzioni difensive hanno completato il quadro della caduta di Marassi. Cali di tensione decisivi dei singoli: quello di Manolas è solo l’ultimo della serie che sono costati diversi punti alla Roma. Ora c’è il Carpi e non si può più fallire: serve una goleada per il morale e per la classifica.

 

 

LE STATISTICHE

– 21 cross e 10 corner battuti dalla Roma nel primo tempo, un record in una partita di questo campionato dopo 45 minuti.

– 18 corner battuti dai giallorossi a fine partita: era dal novembre 2013 che una squadra non ne batteva così tanti in una partita di Serie A (sempre la Roma, contro il Cagliari, 19 corner).

– La Roma ha crossato 39 volte su azione, un record in una partita di questo campionato.

– 8 tiri nello specchio stasera per la Roma, 32 in questo campionato – record nella Serie A in corso.

– Nello scorso campionato, si è segnato in media un gol su cross (inclusi corner) ogni 81 traversoni.

– Terzo gol per Eder contro la Roma in Serie A, il primo con la maglia della Sampdoria.

– Sei gol e un assist per Eder nelle prime cinque giornate – l’italo-brasiliano non aveva mai segnato così tanto nell’arco di cinque presenze.

– Otto gol in Serie A per Salah, quattro in casa, altrettanti in trasferta.

– Un gol e due assist per Pjanic nelle ultime tre presenze in Serie A.

– L’ultimo autogol della Roma in campionato era stato quello di Goicochea contro il Cagliari nel febbraio 2013.

– Nei primi due anni di Garcia la Roma aveva vinto tutte le prime cinque giornate di campionato.

– 10 punti dopo 5 giornate per la Samp – solo tre volte ha fatto meglio nelle ultime 16 stagioni di Serie A disputate.

Francesco Trinca

Biglia e Parolo affondano il Verona. Secondo successo consecutivo dopo quello sul grifone.

Prima il Genoa, poi il Verona. Stefano Pioli infrange due tabù in poche ore: dopo il successo sul Grifone, arrivato a interrompere una serie di otto sconfitte consecutive contro i rossoblù, la Lazio riesce anche a invertire la rotta contro l’Hellas. L’ultimo biancoceleste a firmare un colpo grosso nel Bentegodi scaligero era stato addirittura Karl-Heinz Riedle, ottobre del 1991, una vita calcistica fa. Anche stavolta i capitolini soffrono, vanno sotto pur controllando il gioco per l’intera prima frazione ma riescono a ribaltare con le reti dei due pilastri della mediana. Lucas Biglia trasforma un penalty, Marco Parolo colpisce su calcio di punizione nonostante l’inferiorità numerica provocata dal rosso del “solito” Mauricio. Vince la Lazio, dunque, ed è un successo pesante non solo dal punto di vista del morale – in due trasferte di campionato, Felipe Anderson e compagni avevano rimediato un passivo di nove reti a zero – ma anche da quello della classifica, visto che i tre punti odierni portano i biancocelesti a quota 12.
Merita comunque un applauso la tenacia messa in mostra dai ragazzi di Mandorlini, orfani dei due centravanti Toni e Pazzini. Con Siligardi ko nell’immediata vigilia delle convocazioni, il tecnico ha chiesto a Juanito Gomez di partire al centro dell’attacco e ha alzato Jacopo Sala, buttando nella mischia Hallfredsson dopo quasi un mese di stop. Il rientrante in casa Lazio è invece capitan Biglia, che prende il posto di Cataldi in un 4-2-3-1 che vede ancora Milinkovic-Savic a ridosso di Djordjevic. Ottima la prova del classe 1995, pessima quella del centravanti, mai pericoloso sulle palle alte e inconcludente in zona-gol. Gli ospiti partono bene e vanno a segno, anche se a gioco fermo, proprio con il gigante serbo, che insacca a porta vuota da due metri sugli sviluppi del corner. L’arbitro Giacomelli rileva una scorrettezza a centro area ma l’esame del replay non solo non evidenzia irregolarità biancocelesti, ma mette in mostra un’evidente trattenuta di Souprayen ai danni di Gentiletti: se fischio doveva essere, sarebbe stato lecito assegnare il penalty ai ragazzi di Pioli. Proteste laziali anche poco più tardi, per un contatto alquanto galeotto tra Helander e Felipe Anderson. Il controllo del gioco è saldamente nelle redini dei romani, pericolosissimi in occasione di un cross di Milinkovic-Savic: Djordjevic si presenta in ritardo all’appuntamento col vantaggio. Lo stesso non si può dire dell’Hellas, che sblocca alla prima occasione. I cross di Viviani su palla inattiva sono storicamente velenosi ma la difesa laziale dorme, Juanito Gomez colpisce in spaccata e centra la traversa, Gentiletti e Lulic non liberano ed Helander fa 1-0 di testa.

Francesco Trinca