La Roma di Mourinho

(Federico Sereni) – Ci sono voluti mesi, come normale che sia, ma finalmente abbiamo la prima vera versione della Roma di Mourinho. Nessun volo pindarico, nessun fuoco d’artificio, ma soltanto una giusta considerazione sul lavoro svolto in questo tempo dallo Special One. Addetti lavori, media e social l’avevano già battezzato come “bollito” per via della sua ultima avventura in Inghilterra. Completamente sbagliato visto che i risultati hanno dato sempre ragione al portoghese. Col Manchester United tre trofei (gli ultimi poi conquistati dai Red Devils) con tanto di Europa League vinta. Dopo il buio più completo. Col Tottenham una finale di Coppa raggiunta, ma non disputata per via di una dirigenza alquanto bizzarra che l’ha esonerato a pochi giorni dalla partita contro il Mancheser City. In campionato? Nel lasso di tempi in cui ha allenato i londinesi ha segnato il quarto punteggio totale alle spalle dei mostri sacri.

Come spesso accade, quindi, la gente è arrivata a una conclusione troppo frettolosa e troppo netta. Il lavoro di Mourinho alla Roma è stato, è e sarà ancora lungo perchè una squadra non si costruisce in poco tempo, ma intanto le basi sono state gettate. Dopo un mercato difficoltoso, per via di vicende improvvise, la stagione è iniziata nel migliore dei modi anche se poco dopo sono spuntate le prime asperità. Una rosa dove non si poteva contare su tutti, giocatori al di sotto delle loro possibilità e qualcuno che non ha mostrato personalità. Da lì, come nel ciclismo, è cominciata una selezione naturale: chi ha meritato la Roma ha avuto i suoi minuti, gli altri fuori tra panchina e mercato.

È proprio gennaio che ha cambiato la Roma e non propriamente grazie agli innesti. Tra giocatori e tecnico, dopo cambi di modulo e prove varie, c’è stato un click. Dopo le partite contro Milan e Juventus (dove i giallorossi erano sopra per 3-1 a 20 dalla fine), la Roma ha tolto la parola sconfitta dal proprio vocabolario di campionato. 10 risultati utili consecutivi e una crescita, tra grinta e compattezza, continua. In pieno stile Mourinho i giocatori non hanno mai mollato riprendendo anche partite che sembravano disperate, oppure hanno demolito con grandi prestazioni Atalanta e Lazio.

È sicuramente un piccolo passo verso la costruzione di qualcosa. La squadra che Mourinho sta plasmando sta prendendo tutte le sue caratteristiche, anche difensive. Ora tutti si sacrificano, tutti aiutano il compagno e tutti fanno un grande gruppo. Ci saranno sicuramente ancora alti e bassi, soprattutto in questa stagione, ma ora la Roma sta finalmente crescendo.

Zalewski, l’arma in più sulla fascia. Personalità e tecnica al cospetto della Roma

(Federico Sereni) – Oramai non bisogna nemmeno più stupirsi: Nicola Zalewski è a tutti gli effetti un arma in più per la fascia. E Mourinho lo sa bene perché per personalità e coraggio non ha nulla da invidiare ai compagni. Il giovane polacco di Tivoli sta impressionando in Prima squadra dopo aver brillato nel vivaio giallorosso e chissà che possa essere un punto fermo per il futuro. Contro la Sampdoria è stato, a suo modo, determinante. Nell’azione del gol vittoria lui ha prodotto il cross dopo aver sgasato sulla fascia sinistra. Non si tratta di assist per via del rinvio maldestro di Thorsby, ma vale lo stesso i complimenti da parte dei tifosi.

Non è l’episodio sporadico che lo rende speciale a 20 anni. Ciò che ha conquistato Mourinho e sta facendo innamorare i tifosi è la capacità di scegliere la giocata giusta. Magari anche con il lusso di sbagliare il passaggio, o il lancio. Ma vede il campo e conosce il gioco. Il tutto coadiuvato da una tecnica sopraffina, uso del destro e del sinistro allo stesso modo. L’esterno polacco è l’esempio di come è possibile arrivare in Prima squadra lavorando bene sin dalla Primavera, che tanto viene snobbata.

Sampdoria-Roma, i punti di forza dei blucerchiati: Ciccio Caputo e la fase offensiva

Francesca Palmeri – Dopo la sosta riparte la Serie A. Nella 31° giornata la Roma affronta in trasferta la Sampdoria. Nella gara di andata il match è terminato per 1-1 con le reti di Shomurodov e Gabbiadini. Questa volta i giallorossi dovranno cercare di conquistare i 3 punti per mantenere la scia positiva: è imbattuta da nove giornate in campionato (5 vittorie, 4 pareggi) e ha vinto in tre delle ultime quattro. L’obiettivo non sarà solo la vittoria ma anche riuscire a sfatare una ‘maledizione’ che dura da 13 anni: è dalla stagione 2007/08 che la Roma non batte Genoa Sampdoria in trasferta. L’ultima volta che i giallorossi sono riusciti a vincerle entrambe a Marassi risale alla panchina di Luciano Spalletti e al sogno scudetto.

La stagione blucerchiata

I punti che distanziano in classifica le due squadre sono diversi, come i singoli obiettivi. I liguri puntano ad abbandonare la zona bassa della classifica e gli uomini di Mourinho a raggiungere il quarto posto. Sarà una sfida difficile e insidiosa. I blucerchiati hanno ripreso fiducia grazie alla vittoria sul Venezia per 2-0. I punti totali sono 29: 15 totalizzati al Ferraris e 14 in trasferta. Uno dei punti di forza della squadra di Giampaolo è la fase offensiva. Dopo il ritorno del tecnico lo scorso gennaio, la Sampdoria è la squadra con la terza migliore percentuale realizzativa in Serie A (14.3%, dietro solo a Verona e Juventus nel parziale). Resta comunque maggiore il numero dei gol subiti rispetto a quelli fatti per la Sampdoria28 in casa e 23 fuori.

Le pedine indispensabili di Giampaolo

Tra gli uomini più importanti per Giampaolo, spiccano due nomi noti: Candreva e Caputo. Antonio Candreva è a quota 8 retiCiccio Caputo, attuale capocannoniere dei liguri, ha realizzato tre reti nelle ultime tre partite, quelle in totale sono 9 nell’attuale campionato. Oltretutto l’attaccante è secondo per partecipazioni attive tra i blucerchiati in questo campionato – alle spalle di Candreva a 15 – e primo per tiri nello specchio (22) tra i compagni. Il bilancio contro i giallorossi è però negativo, è andato a bersaglio solo in una delle sue sei sfide di campionato contro la Roma. In quel caso Caputo firmò una doppietta nei primi 16 minuti di gioco, l’1 febbraio 2020 con la maglia del Sassuolo.

Italia, che flop! Niente campioni, ma ora spazio ai giovani: ecco da chi ripartire

foto La Presse

(Keivan Karimi) – Un vero e proprio incubo. Ormai quando si parla di Mondiale, per la Nazionale italiana si tratta di un tabù inaspettato, soprattutto per chi ha appena vinto un campionato europeo e nel palmarès conta 4 titoli planetari.

Il punto più basso e sciatto della storia calcistica azzurra è giunto con lo 0-1 subito internamente dalla Macedonia del Nord. Addio al sogno di giocarsi da protagonisti il Mondiale in Qatar e spazio all’ennesima caccia al colpevole.

I problemi sono enormi, impossibili da analizzare con un semplice articolo di giornale. Ai tifosi italiani ora non resta altro che sperare in un futuro più roseo, ad un ricambio generazionale che, però, sulla carta appare faticoso.

In Italia non vi sono campioni. Solo ottimi giocatori, qualche talento intraprendente e poi molti elementi mediamente buoni. Niente a che vedere con certe generazioni passate. Ma, in attesa di una riforma strutturata sui vivai nostrani, bisogna fare di necessità virtù.

Insigne e Immobile al capolinea, rischia anche Jorginho

Partiamo allora da chi, dopo l’inutile amichevole di martedì in Turchia, non farà più parte del gruppo azzurro. Gli over 30 della rosa difficilmente saranno confermati, soprattutto se Roberto Mancini dovesse dare le dimissioni da commissario tecnico.

Chiellini, dall’alto dei suoi 38 anni, dirà certamente addio alla Nazionale. Lo seguirà l’amico Bonucci, che ne ha 34 ma potrebbe comunque fare da chioccia per il passaggio generazionale. Via dal giro azzurro anche i vari Acerbi, Florenzi, De Sciglio, Sirigu e l’ultimo entrato Joao Pedro. Al capolinea pure Insigne, che giocherà in Canada da luglio prossimo, ed un Immobile che non ha mai avuto un gran feeling con l’azzurro. Rischia il taglio pure Jorginho, passato dall’essere regista indispensabile ad uno dei colpevoli maggiori del flop Mondiale.

Dai rientri di Chiesa e Spinazzola alle nuove leve

La nuova Italia, quella che ahinoi guarderà il Mondiale 2022 da casa, dovrà ripartire dalle due mancanze più grandi degli ultimi mesi. Chiesa e Spinazzola, infortunati di lusso che ad EURO 2020 avevano trascinato il gruppo di Mancini. I loro rientri saranno fondamentali per dare velocità ed imprevedibilità ad una squadra fin troppo prevedibile.

Si ripartirà inevitabilmente da coloro che hanno tutto il tempo per rifarsi. Come Donnarumma, Bastoni, Verratti, Barella, Berardi e tanti altri nazionali che meritano ancora fiducia. Ma anche da coloro che Mancini finora ha considerato poco: Calabria, titolarissimo del Milan, Ferrari leader della difesa del Sassuolo, i talenti di Zaniolo e Scamacca, la verve di Tonali e Zaccagni.

Poi i giovani. Ricominciare a dare fiducia agli Under 21 nel più breve tempo possibile, confrontandosi col c.t. giovanile Nicolato. Serve sfrontatezza, carattere e determinazione nell’Italia che verrà, non più gente a cui tremano le gambe e senza voglia di vincere.

LA LISTA DEI CALCIATORI DELLA NUOVA ITALIA:

Portieri: Donnarumma, Meret, Cragno, Carnesecchi, Vicario.

Terzini destri: Calabria, Di Lorenzo, Zappa, Bellanova, Del Prato, Zanoli.

Terzini sinistri: Spinazzola, Emerson, Dimarco, Lu. Pellegrini, Cambiaso, Parisi, Udogie.

Difensori centrali: Bastoni, Mancini, Ferrari, Romagnoli, Lovato, Casale, Gatti, Okoli, Viti.

Centrocampisti: Barella, Verratti, Lo. Pellegrini, Tonali, Locatelli, Frattesi, Cristante, Sensi, Pobega, Rovella, Maggiore, Ricci, Fagioli.

Esterni offensivi: Chiesa, Berardi, Zaniolo, Politano, Orsolini, Zaccagni, Verde, Vignato, Sottil.

Attaccanti: Scamacca, Belotti, Raspadori, Kean, Pinamonti, Lucca, Esposito, Colombo.

Tra campionato e Conference League: il rush finale della Roma

(Federico Sereni) – Una decina di giorni per riprendere fiato, per riordinare le idee e poi tuffarsi negli ultimi due mesi scarsi di stagione. Per la Roma due strade da percorrere: la Serie A e la Conference League. La prima per arrivare il più avanti possibile, magari blindando almeno un posto in Europa League, l’altro per centrare una Coppa che manca ormai da troppo tempo.

IL CAMPIONATO

Fino a questo momento la Lega Serie A ha diramato soltanto le date delle partite dalla 31esima alle 33esima giornata. Gli orari della Roma cambiano poco visto che giocherà, come spesso accaduto, alle ore 18. Accadrà contro la Sampdoria e la Salernitana il 3 e il 10 aprile. Col Napoli, data la presenza della partita contro il Bodo giovedì 14, il tutto è stato spostato a lunedì 18 aprile, il giorno di Pasquetta, alle ore 19. Le ultime giornate di campionato diranno tutto e non saranno affatto semplici. Dopo il Napoli c’è l’Inter. Poi un passaggio più “semplice” casalingo contro il Bologna prima di andare a trovare Italiano a Firenze. La Serie A si chiuderà contro Venezia e Torino: una potrebbe cercare ancora la salvezza, l’altra vorrà chiudere al meglio una buona stagione davanti al proprio pubblico.

LA CONFERENCE LEAGUE

Qualificatasi ai quarti di finale la Roma ha pescato il Bodo/Glimt dall’urna di Nyon. La sfida c’è già stata durante la fase a gironi e le cose non sono andate proprio alla perfezione. Ora ci sarà la rivincita. Le partite si giocheranno il 7 aprile in Norvegia e il 14 in Italia. Entrambe alle ore 21. L’eventuale semifinale ci sarà il 28 aprile col ritorno il 5 maggio (per la Roma o il Bodo, Leicester o PSV) e poi la finale di Tirana il 25 maggio.

Roma-Lazio 3-0, le pagelle: Abraham on fire, Pellegrini e Micki ornatori. Karsdorp, gli ingranaggi funzionano. Zalewski esterno cum laude

Roberto Gentili – Sognavo questa Roma e Roma c’è”. La città eterna si colora di giallorosso. L’andata era la prova, il test, oggi la squadra di Mourinho ha gettato tre giganti strisce giallorosse per i rioni, i quartieri e nella città. La Roma fa suo il derby. Senza storie. Perché a fine primo tempo la Lazio è già sotto 3-0. In svantaggio i biancocelesti si ritrovano appena entrano in campo. Il corner di Pellegrini è diretto in porta, la traversa lo mette sul ginocchio di Abraham (1’).

Tammy – ora a 23 firme romaniste, -1 da Volk – trasforma poi in raddoppio il succulento assist di Karsdorp, ripetendo così la coppia che ha regalato i quarti di Conference giovedì. Siamo al 20’, la Roma non demorde e continua ad entrare con forza nella metà campo laziale. Nella cui porta arriva un getto potente e al contempo di rara bellezza di Pellegrini (41’). Più di sofferenza la ripresa, mai però la Roma va in sofferenza vera. Arriva la vittoria nel derby, arrivano i tre punti che portano – aspettando l’Atalanta nel posticipo – al quinto posto con 51 punti, -8 dalla Juve.

Una Roma perfetta. In ogni aspetto e in ogni reparto. Pochi i sussulti cui Rui Patricio deve far fronte, anche per merito di una difesa granitica, combattiva ed attenta dal primo all’ultimo momento. Sulle fasce Karsdorp sfreccia e mette assist, Zalewski è più accorto e prezioso in egual misura. Cristante si diverte ad ampliare il raggio d’azione – che palla quella per Abraham nel secondo tempo – mentre Oliveira guarda le spalle con esperienza. Pellegrini e Mkhitaryan sprigionano qualità e classe, Abraham fa la storia a suon di gol.

LE PAGELLE

Rui Patricio 7 – Il tiro non angolatissimo ma potente di Luis Alberto al trentesimo è la sveglia in un primo tempo in cui ha avuto poco da fare. Rimane sul pezzo nella ripresa.

Mancini 7 – Tratta Pedro in maniera ruvida: l’ex non si scatena anche per merito suo. Aggredisce gli altri con fisico e sguardi fulminati. Non va mai in concreta difficoltà. Ammonito per essersi fatto giustizia da sé su Luis Alberto, che aveva colpito – probabilmente in maniera involontaria – Oliveira.

Smalling 7 – Al minimo spazio interviene la gambona di Chris. Efficace la copertura sul tiro di Immobile a fine primo tempo che avrebbe potuto creare problemi. Guida il reparto con convinzione e senza affanno.

Ibanez 7,5 –  Un ballottaggio vinto. Come i contrasti. L’inesperienza di Zalewski lo porta a fargli da tutor. Lascia arzigogoli vari ed eventuali a casa, impugna bastone col quale lancia il più lontano possibile ogni minaccia.

Karsdorp 7,5 – L’assist per la qualificazione ai quarti lo ha rivitalizzato. E allora perché non metterne un altro? Due cross intercettati prima di servire, in un’azione partita con lui a terra, nuovamente Tammy – il feeling deve essere alimentato, promette bene – per la rete. Anticipi e carattere lo portano ad una lodevole gara.

Cristante 7,5 – Minuti di adattamento per scegliere gli spazi da abitare nella convivenza con Oliveira, poi è il solito perno essenziale. Dà più di una mano dietro, a Zalewski soprattutto. Suo il soggetto, e parte della sceneggiatura, del raddoppio. Danza ipnotizzando Luis Alberto e conclude l’azione fatta partire da lui stesso. Quel lancio di 40 metri per Abraham avrebbe meritato altra sorte.

Oliveira 7 – Di derby caldi, tra Porto e Paok, se ne intende. Quello capitolino lo impara a conoscere da subito. Il malloppo della contesa lo entusiasma. Le infilate offensive sono rare, maggiori e di certo più importanti le cuciture. (Dall’81’ Veretout sv).

Zalewski 7   Quelle vissute fino ad ora erano interrogazioni, oggi ha avuto l’esame di maturità. E lo ha superato. Il primo quarto d’ora è impeccabile: risponde correttamente a tutte le domande, non all’imbeccata di Micki (25’) in cui paga inesperienza e poca freddezza. Sorpassi fermati, tanti, e lasciati passare, pochi, con Anderson. Applausi meritati all’uscita. (Dal 74′ Vina 6 – Spallate ed ordine).

Pellegrini 8,5 – Cosa vuoi che sia una faringite quando c’è il derby da giocare. Da vincere. Giovedì lo aveva debellato, sembrava dovesse lasciarlo a casa come gli è successo all’andata per squalifica ma non è così. Maglia da titolare, fascia al braccio e via a guidare la Roma. Cerca il gol già al primo angolo (e minuto) su bandierina: arriva il vantaggio di Tammy. La stessa qualità che ha impiegato nell’adornare il gioco la mette anche nella punizione di fine primo tempo. E tutto sotto gli occhi di Totti. (Dall’86’ Bove sv)

Mkhitaryan 8 –Ruolo? Nessun problema, l’importante è giocare”. La pedina preziosa che rappresenta viene mossa  da Mou lì in avanti, sulla trequarti. Parla con Pellegrini la lingua dei giocatori di classe: dialogando nel gergo riservato a pochi, in rosa e non, ricamano azioni di immensa eleganza. Arriva il vantaggio. Da solo attiva il raddoppio lasciando sul corridoio di Karsdorp l’invito. Nelle tasche gliene avanzano: uno lo dedica a Zalewski, un paio agli avversari.

Abraham 8,5 – La seconda presenza è quella buona. Fulmina con il gol all’inizio, rende esterrefatti con la mezza rovesciata del raddoppio. Viene a farsi valere anche in difesa, Mou gli dice di rimanere alto. Non lo ascolta. Recuperi con furbizia – abbinate al 15’ per rimediare ad un’impressione di Zalewski – per una gara totale. Nella ripresa sciupa il grande pallone arrivatogli da quaranta metri da Cristante.

Mourinho 8 –  Il primo, come da tradizione personale, è andato agli avversari. Imparati i meccanismi, recupera terreno. Sorprende con la scelta di lasciare Zaniolo fuori. Ma sorprende soprattutto la facilità con cui la Roma fa proprio il derby. Con convinzione, carattere. E bel gioco. Aspetta che la Lazio venga a cercare palla in difesa per snocciolare il sapere tecnico.

Roma-Lazio, le mosse di Sarri e l’andamento positivo delle ultime partite

Francesca Palmeri – È arrivato il tanto atteso giorno derby: Roma-Lazio. Incontro importante per entrambe le squadre e soprattutto tanto sentito dalle tifoserie. In palio ci sono tre punti fondamentali, che in caso di vittoria, permetterebbero ai giallorossi di superare i biancocelesti e di provare ancora a sperare per raggiungere l’obiettivo stagionale: il quarto posto. Lo scontro di andata ha visto la vittoria per 3-2 della Lazio, sarà quindi importante per gli uomini di Mourinho trovare un riscatto e cercare di rimediare agli sbagli commessi in passato. Dal canto suo la rosa di Sarri cercherà di fare lo stesso e darà il massimo per ottenere il massimo risultato. Ma si sa, inutile fare previsioni per una partita così. Il derby è una gara a sé che coinvolge da sempre un’intera città, è quella partita che ti fa stare con il fiato sospeso per 90 minuti, dove il cuore non si ferma mai. Tanti sono i momenti iconici che hanno fatto la storia di questo match: da Totti con il selfie sotto la Sud e il “6 unica”, il gol di Di Canio, Chinaglia e la fuga scudetto, il poker di Montella e tanti altri. C’è poco da aspettarsi, il derby della Capitale è solo da vivere.

Le mosse di Sarri 

La Lazio è entrata in clima derby già lunedì sera, subito dopo il match vinto contro il Venezia per 1-0. La Roma si troverà davanti un altro tipo di avversaria rispetto a quella di sei mesi fa, visto che il big match di andata si è giocato a settembre ed entrambi gli allenatori erano dei neo-arrivati sulle panchine. Potevamo definire la vittoria della Lazio per 3-2 non ancora del tutto sarriana, il vero gioco del nuovo allenatore ha iniziato a prendere piede subito dopo la sosta natalizia. Ad oggi la mano del tecnico toscano è evidente, una squadra molto più compatta e quadrata soprattutto nella fase difensiva. Sono stati poi recuperati singoli molto importanti: Luis Alberto, Lazzari e Leiva. Hanno cominciato a far bene anche i nuovi acquisti, c’è anche chi si è confermato, in fase offensiva: Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni (oggi squalificato). Ed infine il trascinatore laziale per eccellenza: Ciro Immobile. Il capitano della Lazio continua a trascinare, segnare e mietere nuovi record, ad oggi è il miglior marcatore della storia del club per reti complessive.

Statistiche Lazio nella stagione 2021/22

Attualmente la Lazio si trova al 5° posto in classifica con 49 punti. Nelle ultime 5 partite il trend è positivo, sono 10 i punti realizzati in totale: 3 vittorie, 1 pareggio e 1 persa. C’è da aspettarsi un’ottima prestazione da parte dei biancocelesti. Dei 49 punti realizzati fino ad ora: 28 sono quelli conquistati in casa e 21 quelli in trasferta. Per quanto riguardo l’andamento delle reti fatte33 sul terreno amico e 25 fuori; mentre per quelle subite18 all’Olimpico e 24 nelle trasferte con una media di 1,45 gol a partita. Miglior marcatore Ciro Immobile, che è riuscito ad andare assegno ben 21 volte di cui 6 su rigore. Tra i migliori assist-man troviamo invece Milinkovic-Savic con 8. Occhi puntati anche su Felipe Anderson e Luis Alberto, entrambi si sono resi utili alle mosse offensive laziali con 5 assist ciascuno.

Roma, hai visto l’Atletico? Stesso modulo di Mourinho, ma gli interpreti fanno la differenza

Atletico Madrid (LaPresse)

(Keivan Karimi) – Ieri l’Atletico Madrid ha confermato la sua straordinaria vena gloriosa in campo europeo. Nonostante una stagione in Liga sotto le aspettative, la squadra del ‘Cholo’ Simeone è approdata ai quarti di Champions League andando a vincere sul campo del Manchester United.

Una prova vigorosa, concreta e compatta, scaturita da una preparazione ormai tipica del gioco dei colchonerosDifesa sicura, centrocampo rapido nel costruire ripartenze ed un attacco letale. Niente spettacolarità o dominio del possesso palla, bensì una vittoria nata dallo spirito di gruppo e dalla qualità di ripartenza.

La prova di ieri dovrebbe essere d’esempio per la Roma e l’ambiente giallorosso. Sia per l’atteggiamento dell’Atletico, non lontano dalle idee calcistiche di José Mourinho, sia per l’approccio tattico utilizzato dalla squadra spagnola.

Anche lo ‘Special One’ preferisce lasciare il dominio del gioco all’avversario di turno, puntando sulla compattezza e la sicurezza difensiva, sulla verticalità e sulla rapidità nelle ripartenze e nei cambi di fronte. Inoltre utilizza il 3-5-2 proprio come Simeone, strutturandolo in maniera molto simile anche nelle caratteristiche degli interpreti.

Tre difensori in linea, due esterni a tutto campo, un regista davanti alla difesa, due mezzali di qualità e corsa e due attaccanti a muoversi e dare profondità al resto della squadra. Componenti simili, ma la differenza sta tutta nella qualità dei giocatori a disposizione, in particolare nella linea a cinque di centrocampo.

L’Atletico ieri ha schierato due laterali in grado di fare con costanza il lavoro sia di spinta che di copertura difensiva, come Llorente e l’autore del gol vittoria Renan Lodi. Un metronomo davanti alla difesa come Herrera (accostato alla Roma) e due centrocampisti di raccordo dalle ottime qualità tecniche, ovvero De Paul e capitan Koke. Più un mediano strutturato come Kondogbia, subentrato per dare quantità al centrocampo nell’assalto finale del Manchester.

Il difetto del 3-5-2 romanista è proprio nell’esperienza e nella tecnica degli interpreti. Karsdorp è un esterno destro dal buon passo, ma si perde troppo spesso in fase di cross o assistenza. A sinistra fra Vina, El Shaarawy e Zalewski manca ancora quel laterale dominante in attesa di ritrovare Spinazzola al 100%.

In mezzo manca da troppo tempo un regista. Cristante si sta improvvisando tale, con fortune alterne. Diawara e Darboe non sono neanche presi in considerazione, mentre Mourinho ha già bocciato Sergio Oliveira in quel ruolo, definendolo tutt’altro che utile nello smistare palloni. Il primo vero investimento dell’estate 2022 in casa Roma dovrà essere proprio in questo ruolo, con i soliti Xhaka, Kamara e Grillitsch come primi nomi fattibili.

Dove invece la Roma sempre già messa bene è nelle posizioni intermedie. Pellegrini e Mkhitaryan sono garanzie per qualità, personalità e dinamismo, ma soprattutto il capitano deve migliorare le proprie prestazioni, entrando più nel vivo del gioco e accelerando le giocate. Inoltre mancano alternative reali: l’armeno quasi 33enne non può risultare imprescindibile per la Roma di oggi.

Migliorando il centrocampo e gli esterni si potrà forse finalmente vedere una Roma davvero mourinhana, solida e forte a centrocampo, con gli elementi giusti per ribaltare l’azione e mettere gli attaccanti in condizione di fare più gol possibili.

Sergio Oliveira, l’uomo delle prime volte. Ma le sue prove non convincono

Sergio Oliveira (LaPresse)

(Keivan Karimi) – A gennaio scorso la Roma cercava con forza un nuovo centrocampista. Possibilmente un regista, capace di donare qualità ed efficacia alla manovra fin troppo prevedibile della squadra di Mourinho.

È arrivato Sergio Oliveira, classe ’92 di origine portoghese. Prestito con diritto di riscatto, sotto la regia del super agente Jorge Mendes. Un calciatore dalle classe indiscussa, che sembrava essersi subito inserito nei piani giallorossi.

Sergio è l’uomo delle prime volte. Pronti, via subito due reti in campionato: su rigore al Cagliari ed in contropiede all’Empoli. Gol al debutto pure in Conference League, giovedì scorso in casa del Vitesse.

Tutti contenti dunque? Non proprio, perché nonostante i numeri realizzativi siano eccellenti, Oliveira non sta convincendo. Per due semplici motivi: le sue prestazioni sono troppo spesso sottotono, ed inoltre Mourinho pare non avergli ancora trovato un ruolo ideale in mediana.

Da Roma-Genoa in avanti, del 5 febbraio scorso, Oliveira è sempre stato sostituito da Mourinho a gara in corso. In due occasioni (contro Verona e Udinese) addirittura dopo soli 45 minuti. Bocciature conclamate per un centrocampista abile nel gioco palla a terra, ma che perde lucidità quando c’è da difendere o da contrastare, risultando piatto nel suo lavoro.

Tatticamente è un equivoco. Non è un regista classico, a detta di Mou, neanche una mezzala di corsa o inserimento. Eppure nella Roma del 3-5-2 rilanciato come modulo standard, l’ex Porto viene schierato da intermedio, risultando troppo spesso lento ed indecifrabile. Francamente il suo meglio Oliveira lo ha dato ai tempi dei ‘Dragoes’ in un 4-4-2, giocando da centrocampista di costruzione al fianco di un mediano più fisico e dinamico di lui.

Paradosso Sergio Oliveira; un calciatore che appena debutta sa fare gol e tirare benissimo i rigori, ma allo stesso tempo appare tatticamente poco utile ed enigmatico. La Roma e Tiago Pinto ci pensino bene prima di spendere 13 milioni di euro a giugno per riscattarlo. Forse, se si continuasse a giocare con tali schemi, sarebbe meglio spendere tale cifra su altri obiettivi.

Grinta Roma, nessuno come i giallorossi: 8 punti conquistati nei minuti di recupero

(Federico Sereni) – Per la Roma non è una stagione facile. Si viaggia tra alti e bassi come fossero cambi di vestiti. Questo, però, fa parte di un percorso intrapreso da questa estate che porterà la squadra ad una nuova consapevolezza. Fino a quel momento ci saranno giorni felici (come i successi contro l’Atalanta) e altri bui (i mancati risultati contro Bologna o Sampdoria tra gli altri). In questi mesi, però, la Roma ha assorbito una delle tante caratteristiche di José Mourinho: la voglia di non mollare mai.

IL DATO

Su questo campo nessuno va come la squadra giallorossa. Nei minuti di recupero sono ben 8 i punti conquistati: 2 vittorie e altrettanti pareggi. Indimenticabile la corsa sotto la Curva Sud dopo la perla di El Shaarawy contro il Sassuolo alla terza giornata (2-1). Una partita complicatissima per la Roma dove è stata salvata anche da un paio di legni. All’ultimo secondo la gioia e l’esplosione. La differenza, però, arriva nelle ultime giornate. I capitolini stanno staccando una bella striscia di partite senza sconfitte (con quella di ieri siamo ad 8) e il merito è proprio di questa voglia di rimanere attaccati al match fino al fischio finale. La vittima è ancora il Sassuolo, ma questa volta ad andare in gol è Bryan Cristante con un colpo di testa (2-2). Si prosegue poi con le ultime giornate: prima lo Spezia col rigore di Tammy Abraham (0-1) e poi, fresca di ieri, contro l’Udinese con Capitan Pellegrini sempre dagli 11 metri (1-1).

LE ALTRE

Chi si “avvicina” alla Roma è il Sassuolo che nel recupero ha conquistato 6 punti. Negli annali rimarrà la vittoria contro la Juventus colpita in contropiede da Maxime Lopez al 95esimo, ma ad essere punita è stata anche la Fiorentina da Defrel allo scadere. Stesso discorso per lo Spezia che nell’extra-time si è tirato fuori dalla zona retrocessione. Decisivi i punti presi contro il Venezia, con una botta da fuori di Bourabia, e Milan in una partita a dir poco contestata dai rossoneri. Chi lotta per lo Scudetto ha invece guadagnato 1 punto (Milan), 3 punti (Napoli), 4 punti (Inter e Juventus).