Lorenzo il Magnifico, dall’investitura di Totti alla maturazione con Mourinho

(Federico Sereni) – 26 anni oggi, romano, romanista e una carriera da dedicare alla Roma. Il personaggio è Lorenzo Pellegrini. Il Capitano giallorosso, la C maiuscola è d’obbligo, è diventato grande e non si parla dell’età, ma del Pellegrini giocatore. Per molto tempo, quasi tutti gli anni nella Capitale, si sono avute voci perlopiù negative su di lui: “Non può essere l’erede di Totti e De Rossi“, “Non sarà mai un grande calciatore“, “Non mi rappresenta“, solo per dirne alcune tra le più gettonate. Quest’anno il ragazzo di Cinecittà ha frantumato ogni dubbio ed ora tutta la tifoseria, anche se qualcuno ancora non si arrende, viaggia sulla stessa barca.

IL FATTORE MOU

Senza nulla togliere a Di Francesco e Fonseca, il salto di Pellegrini c’è stato con un allenatore carismatico, vincente e che non lascia nulla al caso. Per Mourinho, Lorenzo, è stato sempre al centro del progetto: “Avessi tre Pellegrini li farei giocare tutti“, una delle frasi iconiche rivolte al numero 7 (chissà presto 10). E lui non si è fatto attendere ed ha subito preso per mano la Roma. Nel vero senso della parola. L’ha trascinata fuori dal pantano (si pensi alla gara contro il Cagliari), l’ha fatta splendere (contro la Lazio), l’ha fatta vincere (il percorso in Conference League). Mourinho ha trovato il suo generale in campo, uno Special One aggiunto dotato di stesso carisma e tenacia.

L’INVESTITURA DI TOTTI

Uno che è arrivato molto prima su Lorenzo Pellegrini, anche quando si facevano dei paragoni con Florenzi per la successione della fascia da Capitano, è stato sicuramente Francesco Totti. Da sempre suo pupillo: “Non ho sentito Florenzi, ho sentito invece Lorenzo. Non ci credeva al mio addio, ora ci crederà. A lui ho promesso tante cose e spero che queste possano avverarsi. È un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori. È una persona pulita, può fare bene alla Roma, può dare tanto a questa società e a questa maglia. Lui la onorerà fino alla fine, perché è un tifoso della Roma“, disse quando fece quella conferenza fiume al CONI. Ed ora suo possibile erede: “Per me potrebbe anche essere il nuovo 10 della Roma, non credo però la prenderà conoscendolo. È un grande giocatore, l’ho già detto“. Orgoglio romano come lo sono stati Totti e De Rossi, tra i più recenti, e leader indiscusso di questa Roma che lo segue e che non lo lascia mai solo. Tanti auguri Lorenzo.

Zeki Celik, chi è il terzino del Lille in arrivo alla Roma

(Federico Sereni) – La Roma pare abbia trovato il suo nuovo terzino destro. Stando ai rumours ci sarebbe l’accordo della società con Zeki Celik, terzino destro classe 1997 del Lille con cui si è laureato campione lo scorso anno. Ma andiamo a scoprire chi è il nuovo difensore giallorosso.

Chi è Celik?

Terzino dotato di una buona tecnica di base, Zeki Celik è un esterno basso di difesa a cui piace molto la spinta offensiva. Il suo piede preferito è il destro, e grazie anche ad un’ottima struttura fisica con i suoi 180 cm di altezza, riesce ad abbinare corsa, sostanza, e qualità nella sua fascia di competenza. All’occorrenza, il calciatore attualmente in forza al Lille, può ricoprire il ruolo di esterno di centrocampo; tuttavia, la sua duttilità gli permette di poter essere schierato come terzino in una difesa a quattro o all’occorrenza come centrocampista di fascia in un 3-5-2 o 3-4-3.

Lille, numeri di Celik

Zeki Celik grazie alle sue caratteristiche di spinta è stato determinante per la vittoria della Ligue 1 del Lille la passata stagione. Quest’anno invece, la squadra transalpina non è stata capace di ripetersi, il turco però ha ugualmente disputato un’annata di tutto rispetto collezionando 32 presenze condite da 2 gol e 3 assist nel campionato francese; in Champions League invece è sceso in campo 7 volte senza mai contribuire direttamente ad alcun gol. Celik fu scovato dal Lille nel 2018, all’epoca giocava nell’Istanbul spor, club turco con il quale il calciatore si mise in mostra attirando su di se l’interesse della squadra francese. Nel campionato in corso ha ottenuto 13 presenze, 1 gol e 2 assist in Ligue 1 a cui si aggiungono 2 presenze e 1 gol in Europa League.

Zaniolo parla e la Roma si irrita: è di nuovo gelo

(A. Ferrantino)È calato il gelo tra la Roma e Zaniolo, protagonista di una lunga intervista al settimanale «Sport week» della Gazzetta dello Sport, in cui l’attaccante parla (molto) della sua vita privata, ma anche del suo futuro che potrebbe essere lontano dalla Capitale. Tutto ciò in un momento cruciale della sua avventura romanista, con un contratto in scadenza nel 2024 in attesa di essere rinnovato o, in alternativa, di una cessione.

Le parole di Nicolò non hanno fatto piacere alla Roma, sicuramente nemmeno ai tifosi che dopo la sua esultanza sul pullman durante i festeggiamenti per la vittoria della Conference, non si aspettavano un’apertura così netta nei confronti di Juventus e (soprattutto) Milan. «L’interesse delle grandi squadre – uno dei passaggi “incriminati” – mi fa piacere. Questo non mi distrae, mi alleno ancora più motivato per dimostrare che sia giusto essere accostato a questi top club. Se dovesse succedere di andare via dalla Roma mi mancherebbero tante persone, non solo Abraham». Su Dybala. «Mi sembra eccessivo essere paragonato a lui, che è unico. La vita è imprevedibile, non si sa mai cosa succede».

Infine il commento su Ibrahimovic e la «gioia» per lo scudetto del Milan. «Tra gli obiettivi raggiunti in questa stagione c’è la nostra partita insieme, che hanno vinto loro 3-1, ma che per me è stata comunque bellissima. Ho coronato un sogno. Ibra è un fenomeno, sono contento che abbia vinto lo scudetto, lui ha riportato in alto il Milan e se lo meritava». Dichiarazioni che arrivano a qualche giorno di distanza da quelle del suo agente Vigorelli («L’interesse del Milan sarebbe una bellissima notizia»), che nei prossimi giorni incontrerà Pinto.

Se l’agente presenterà offerte soddisfacenti, la Roma, che valuta il calciatore almeno 50 milioni, le prenderà in considerazione; così come Vigorelli ascolterà la proposta di rinnovo dell club. Se non si dovesse arrivare ad un accordo si andrà avanti nella situazione attuale, con il rischio di uno stallo da separati in casa che nessuno, Mourinho per primo, vuole.

Intanto è in dirittura d’arrivo l’operazione col Lille per l’esterno destro turco Celik, che costerà circa ai giallorossi 7 milioni. In vendita da lunedì i mini abbonamenti validi per le tre gare del girone di Europa League e per gli ottavi di Coppa Italia.

Roma, è il giorno di Matic: Tiago Pinto stringe per Frattesi

(A. Ferrantino) – Oggi è il giorno di Nemanja Matic. Il centrocampista serbo questa mattina sbarcherà all’aeroporto di Ciampino, poi sosterrà le visite mediche e firmerà il contratto che lo legherà alla Roma almeno per i prossimi dodici mesi, prima di ripartire per le vacanze. Matic è il primo tassello della seconda Roma di Josè Mourinho, che lo ha voluto con forza quando ha capito che Mkhitaryan aveva deciso di declinare l’offerta giallorossa per accettare la corte dell’Inter.

Trentaquattro anni da compiere il primo agosto, Matic si legherà alla Roma con un contratto annuale e opzione per il secondo: il rinnovo scatterà automaticamente quando l’ex calciatore di Chelsea e Manchester United, che guadagnerà 3,5 milioni netti che i premi potranno arrivare a 4,2, raggiungerà la metà delle presenze. Dopo lo sbarco a Ciampino, il serbo andrà a Villa Stuart per sostenere le visite mediche prima di raggiungere Trigoria per le firme: ad attenderlo troverà Tiago Pinto, rientrato dopo qualche giorno di vacanza in Portogallo.

Il g.m. giallorosso in questi giorni lavora su più tavoli per dare una rosa il più possibile completa a Mourinho. Col Sassuolo va avanti la trattativa per Frattesi, mai stato così vicino al rientro a Trigoria. «È pronto per la Roma – ha dichiarato ieri Guido Angelozzi, ex d.t. della società neroverde, ora al Frosinone – è un ragazzo con una personalità impressionante. Quando l’abbiamo preso insieme a Marchizza e Mazzitelli abbiamo litigato con Massara perché non volevano cederlo. Alla fine l’abbiamo spuntata ma la Roma ha mantenuto il 30% sulla rivendita». Una percentuale che farà la differenza nella trattativa, così come il possibile inserimento di Felix o Volpato. In alternativa, si monitora Marc Roca, centrocon campista classe ’96 che il Bayern Monaco valuta 7 milioni.

Ancora da definire il futuro di Sergio Oliveira. La Roma vuole lo sconto dal Porto e non pagherà i 13 milioni previsti per il diritto di riscatto. La volontà del calciatore sarà decisiva, ma gli interessamenti di Napoli e Valencia potrebbero complicare i piani della Roma. Col Valencia, in Spagna ne sono sicuri, prosegue la trattativa per portare in giallorosso Guedes: l’esterno offensivo classe ’96 nei giorni scorsi ha detto chiaramente che vuole cambiare aria, il Valencia chiede 35 milioni.

Matic, in dirittura di arrivo. Esperienza, intelligenza e ordine al servizio di Mou

(Federico Sereni) – La prossima settimana sarà quella dell’arrivo di Nemanja Matic a Roma. Tra la giornata di lunedì e quella di martedì il centrocampista serbo è atteso nella Capitale per sostenere le visite mediche.  Il 4 luglio inizierà poi l’avventura con la maglia giallorosso. Per quella data è previsto infatti l’inizio del raduno a Trigoria. Matic arriva a Roma dopo essersi svincolato dal Manchester United. L’accordo col club capitolino è stato trovato sulla base di un contratto annuale a 3,5 milioni più bonus, che fanno lievitare la cifra fino a 4,2 milioni. L’operazione è realizzata usufruendo del Decreto Crescita giacché negli ultimi due anni Matic ha lavorato all’estero.

Colpo importante l’ingaggio del serbo che vanta ben 6 trofei in bacheca: 3 Premier League, 1 FA Cup e 1 Carabao Cup con il Chelsea, e 1 Taca da Liga con il Benfica. Duttile centrocampista, con grande visione di gioco e capacità offensive tanto che nasce addirittura da numero 10. Oggi Matic è soprattutto un mediano e a ritagliarli questo ruolo fu nel 2011 l’allora tecnico del Benfica, Jorge Jesus, che portò alla svolta nella sua carriera. Il centrocampista classe 1988 porterà sicuramente ordine, intelligenza tattica e appunto l’esperienza che serve soprattutto dopo l’addio di Mkhitaryan a parametro zero.

Ad incidere sulla trattativa, come sempre, la presenza di Josè Mourinho. Il rapporto tra i due è sicuramente solido e profondo. Lo Special One ha allenato il calciatore sia al Chelsea che al Manchester United. Qualche anno fa, ai tempi dell’esperienza con i Blues, il portoghese disse: “È cresciuto come giocatore in Portogallo ed è diventato un fantastico centrocampista a tutto tondo. Mi piace molto per la sua stabilità“. Tutti si augurano possa sorprendere anche in giallorosso.

 

Roma, bloccati Solbakken e Celik

(A. Ferrantino) – Sarà una Roma ad immagine e somiglianza di Josè Mourinho, quella della prossima stagione. Rispetto al recente passato, la sintonia con cui tecnico, g.m. e proprietà si sta rivelando un vantaggio nella costruzione della rosa. Mourinho, dopo un anno di «apprendistato» che si è concluso con la vittoria di un «titulo», probabilmente in anticipo rispetto alla tabella di marcia, sa benissimo su chi può contare e su chi no, chi deve andare e chi deve restare, e anche chi, tra i calciatori di prima fascia, può rappresentare un sacrificio per rendere più forte la rosa.

Il mercato romanista si svilupperà in più fasi. La prima è già partita e porterà a Trigoria almeno quattro calciatori necessari per allungare la rosa dei 13-14 che lo scorso anno è stata spremuta dal tecnico. La seconda prevede la vendita dei calciatori in esubero (Veretout, Diawara, Darboe) e dei rientranti dai prestiti (Kluivert, Villar, Bianda, Coric mentre Olsen è già andato). La terza l’arrivo di un colpo «alla Abraham», per il centrocampo o per l’attacco.

Due calciatori sono già praticamente presi: il primo è il portiere Svilar, il secondo è Nemanja Matic, con cui c’è accordo totale sullo stipendio (3.5 milioni netti più bonus legati alle presenze) e sulla durata del contratto (un anno con opzione di rinnovo automatico al raggiungimento del 50% delle presenze). Le visite mediche e la firma sul contratto dovrebbero esserci tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. In questa prima fase dovrebbero concludersi anche altre due operazioni: come esterno destro basso è stato bloccato Zeki Celik del Lille, mentre sempre per la stessa fascia, ma più offensivo, c’è un accordo da tempo con Ola
Solbakken del Bodo.

L’esterno turco ha un accordo con la Roma per un quinquennale a 2 milioni di euro netti. Il Lille chiede 10 milioni per il cartellino, Tiago Pinto è fermo a 6, è probabile che ci si possa incontrare a metà strada. Per Solbakken la Roma ha il coltello dalla parte del manico visto che il contratto del norvegese scade a dicembre: Pinto è disposto a pagare un «indennizzo» per averlo subito, anche se il Bodo non vuole liberarlo prima dei preliminari di Champions League che si giocheranno a luglio. Altro nome che nelle ultime ore è tornato di moda è quello di Davide Frattesi. La Roma qualche giorno fa ha formalizzato un’offerta di 15 milioni al Sassuolo, che lo valuta 25. Pinto può contare sullo sconto del 30% sulla futura rivendita del centrocampista cresciuto nel settore giovanile giallorosso.

Con il Sassuolo il discorso potrebbe allargarsi e coinvolgere Felix e Berardi, individuato come prima alternativa in caso di partenza di Zaniolo, ma prima bisognerà capire quale sarà il futuro dell’eroe di Tirana, in bilico tra rinnovo e cessione. Capitolo abbonamenti: ieri la Roma ha annunciato che è stata raggiunta quota 30mila tessere vendute.

Tonetto: “La Conference un trofeo importante. Spero sia l’inizio di un ciclo vincente”

(A. Ferrantino) – Max Tonetto in quattro stagioni con la maglia giallorossa ha vinto tre trofei: due coppe Italia e una Supercoppa, gli ultimi titoli vinti della Roma prima del trionfo in Conference League. Il difensore triestino, voluto fortemente da Luciano Spalletti nell’estate 2006, ha collezionato in giallorosso 123 presenze e 1 gol tra campionato e coppe.

Come commenta il trionfo della Roma in Conference League?

“Portare a casa un trofeo dopo tanti anni dall’ultimo è un evento importante. Vincere non è mai facile né tantomeno scontato. Questa squadra non ha mai sottovalutato la Conference League e ci ha creduto sin dall’inizio. Hanno vinto meritatamente e mi auspico che questo non sia altro che l’inizio di un ciclo vincente per la Roma”.

A quelli che la definiscono una coppetta cosa risponde?

“Nessuno si ricorderà dei secondi posti raggiunti in campionato mentre i trofei in bacheca restano. Non si può dunque definire la Conference League una coppetta. È un trofeo europeo importante e portato a casa meritatamente. Non sarà la Champions League ma è pur sempre una coppa importante che per la Roma rappresenta un punto di partenza”.

Se non ci fosse stato Mourinho la Roma avrebbe vinto lo stesso?

“Le contro prove non si hanno mai. Mourinho ha ridato entusiasmo a questa piazza sin dal suo arrivo. La sua esperienza è servita a inculcare la mentalità vincente a questi ragazzi che in campo hanno dato il massimo per il mister e i tifosi. Posso dunque dire che con un altro allenatore non sarebbe arrivata la vittoria”.

Zaniolo eroe di Coppa. Quanto è importante Nicolò per questa squadra.

“È un giocatore importante ma i due infortuni da cui è stato reduce hanno rallentato la sua crescita. Non è ancora al 100% nonostante la sua incisività nelle partite chiave. Deve ritrovare tutte le qualità che aveva prima di queste due tristi parentesi che hanno ostacolato il suo percorso. Oggi sicuramente ha classe, tecnica, tanto talento quindi ampi margini di crescita. Non so cosa succederà in questa sessione di mercato estiva ma mi auguro che resti a Roma”.

Un altro ragazzo di cui si parla poco è Zalewski. 

“Zalewski è un’intuizione di Mourinho. Il mister è stato bravissimo a trovargli un ruolo in quanto nasce come esterno d’attacco quindi con caratteristiche prettamente offensive. Ha creduto in un ragazzo di vent’anni e lo ha inserito in pianta stabile nell’undici titolare. Zalewski ha risposto nel modo giusto: con grinta, entusiasmo e senza aver mai paura di sbagliare. Però ripeto, l’artefice della sua esplosione è Mourinho”.

L’ultimo trofeo della Roma arrivò nel 2008…

“Fu la prima finale giocata in gara unica e la giocammo in casa, all’Olimpico, contro una squadra fenomenale come l’Inter. In quegli anni, aldilà delle differenze in campionato a volte minime e altre maggiori, lo scontro diretto ce lo siamo sempre giocati. Eravamo consapevoli di poter vincere quella finale e così è stato. Per valori in campo espressi le squadre in campo se la giocarono alla pari nonostante l’Inter avesse una rosa più ampia rispetto alla nostra. L’equilibrio fu annullato dal nostro pubblico, dodicesimo uomo in campo. È passato troppo tempo da quel trofeo: una piazza come Roma merita di vincere con continuità”.

Quell’anno la Roma arrivò seconda dietro all’Inter. Crede che avreste meritato di più quell’anno?

“Quando ti giochi lo scudetto punto a punto sono poi i minimi particolari a fare la differenza. Ci giocammo tutto all’ultima di campionato: noi dovevamo vincere a Catania e loro non vincere con il Parma. Per sessanta minuti siamo stati campioni d’Italia ma Ibrahimovic ci rovinò la festa ribaltando il risultato. C’è rammarico ma restano bellissimi ricordi”.

Mancini: “Daje Roma! Mourinho il re Mida del calcio. Si può aprire un ciclo vincente”

(A. Ferrantino) – Dopo 14 anni la Roma torna a far ribollire le piazze della città eterna. La vittoria di ieri sera in Conference League rappresenta una pietra miliare per questo club. Tanti gli ex che hanno seguito il percorso dei giallorossi in Europa e uno di questi è Amantino Mancini. Da Nova Lima (Brasile) il Tacco di Dio si è detto felice di questa vittoria dichiarando apertamente il suo amore per Roma, la Roma e i suoi tifosi.

La Roma ha riportato un trofeo europeo in Italia che mancava dal 2010. Come commenti questa vittoria…

È stata una vittoria importante e meritata che potrebbe essere l’inizio di un ciclo vincente. La Roma ha un organico importante ed è allenata da uno dei migliori allenatori in circolazione. L’arrivo di Mourinho nella Capitale aveva sollevato il morale di tutti e fatto sognare i tifosi. Lui è il re Mida del calcio.

È tutto merito di Mourinho?

Quando si raggiungono dei traguardi importanti, come questa vittoria in Conference League, i meriti vanno divisi. Mou è sicuramente la figura centrale di questa squadra ma i ragazzi che sono scesi in campo sono stati dei guerrieri. Hanno lottato su ogni pallone e saputo ribaltare match impossibili. La forza di questa squadra è il gruppo.

Quanto è importante Zaniolo per questa squadra?

La tripletta al Bodo e il gol vittoria contro il Feyenoord sicuramente dimostrano quanto sia importante come giocatore. Possiede una buona tecnica, ampi margini di crescita ed è in perfetta sintonia con il club e il suo mister. La vittoria in Conference League lo aiuterà a crescere ulteriormente.

L’ultimo trofeo arrivò nel 2008. Cosa si prova ad alzare una coppa a Roma?

Alzare un trofeo è l’ultimo atto di un travagliato percorso e quell’anno mancammo di un soffio lo scudetto. La vittoria della Coppa Italia fu meritata e ci prendemmo la nostra rivincita sull’Inter. Vincere con la maglia della Roma è un’emozione indescrivibile. La passione dei tifosi è travolgente e nessun’altro club, se non in pochi, possono vantare un ambiente così caldo. Io amo Roma, la Roma e i suoi tifosi.

Mkhitaryan è a un passo dall’Inter. Come giudichi questa sua decisione a poche ore dal trionfo in Conference…

Sarà stata sicuramente una decisione sua e non presa all’ultimo minuto. Forse cercava nuovi stimoli e quindi il passaggio all’Inter non va criticato.

Hai vestito la maglia della Roma e con questa squadra hai vinto tanto. Cosa significano per te questi colori?

La Roma è tutta la mia vita. L’esperienza vissuta all’ombra del Colosseo è stata la più bella della mia carriera. A rendere indimenticabile questa esperienza sono stati i tifosi, sempre presenti e con un cuore immenso. Loro non meritano solo la Conference League. Questa città merita di vincere ogni anno e mi auguro che i festeggiamenti di oggi possano ripetersi anche la prossima stagione. Daje Roma!

Roma-Feyenoord 1-0, le pagelle: Zaniolo divino, Smalling di marmo. Rui Patricio favoloso, anima Pellegrini

(Federico Sereni) – La Roma fa la storia. La prima edizione della Conference League è giallorossa. Gli uomini di Mourinho pongono fine alla sofferenza dei 14 anni senza successi riuscendo nell’impresa di cogliere un trofeo europeo. Il Feyenoord si inchina alla Roma. Gli olandesi vengono piegati dal gol di Zaniolo.

Partita eccezionale di ogni componente. Tutti, letteralmente, hanno contribuito a scrivere la storia. Su cui ci sono indubbiamente le mani di Rui Patricio. I due interventi nel secondo tempo hanno indirizzato la partita. Monumentale Smalling, pronto ogni volta a chiudere con esperienza e maestria. Perfetti Mancini ed Ibanez, sempre sul pezzo. L’italiano ha servito un assist delizioso per Zaniolo, il brasiliano preziosissimo in almeno tre interventi.

A centrocampo Cristante è, come al solito, onnipresente. Convince anche Oliveira al netto di una parte difensiva molle. Pellegrini ed Abraham si cercano, trovandosi poche volte. Lorenzo diventa comunque il primo capitano romano e romanista a portare la Roma su un tetto europeo.

LE PAGELLE

Rui Patricio 7,5; Mancini 7, Smalling 8, Ibanez 7; Karsdorp 6, Cristante 7, Mkhitaryan sv, Zalewski 7; Pellegrini 7; Zaniolo 7, Abraham 7.

Roma-Feyenoord 1-0, le pagelle: Zaniolo, la notte ti fa bello. Rui Patricio e Smalling invalicabili. Mourinho Skanderbeg

Roberto Gentili – Tirana dice Roma. E la storia anche. La squadra del condottiero Mourinho fa la storia. Rompe il digiuno di quattordici anni senza successi, centrando subito il bersaglio grosso: il titolo europeo. La prima edizione della Conference League è giallorossa. La Roma supera col minimo risultato il Feyenoord, condannato dalla rete di Zaniolo, bello di notte romanista. I lupi azzanno la preda, che cerca di divincolarsi con pressing organizzato ma sempre respinto.

Rui Patricio e Smalling monumentali. Impettiscono alle avanzate olandesi e si fanno grandi con interventi che tengono ben salde le mani della Roma sulla coppa. Li aiutano Mancini – che lancio per Zaniolo – ed un attentissimo Ibanez. Cristante fa doppio lavoro. Mkhitaryan esce dopo un quarto d’ora, Oliveira fa buchi. Pellegrini ed Abraham cercano lo squillo che non arriva. Poco danno: qui si è arrivati anche grazie a loro.

LE PAGELLE

Rui Patricio 9 –  Svirgola un rilancio e si complica da sé un tiro da lontano, non si fa ingannare dal tiro deviato da Smalling ed esce, cosa rara, sul velenoso cross di Sinistrerra. Due mandate alla porta per lasciar fuori il tiro di Sinistrerra e soprattutto di Til, terminato sulla traversa.

Mancini 8,5 – La foga che di solito adopera nei contrasti, la mette – inizialmente – nell’impostazione. I primi 3-4 lanci sono la bozza per l’assist da centrocampo al vantaggio di Zaniolo. Sinistrerra troverà sulla schiena i segni delle mani usate per contenerlo, come gli è ben riuscito anche in altre maniere. E non è arrivato neppure il giallo.

Smalling 9 – Ripresa l’energia con il riposo dell’ultima di campito col Torino, gioca la seconda finale europea, come Micki e Mourinho. La pressione lo fa girare al massimo: Dessers è oscurato, da centrocampo all’area.

Ibanez 8,5 – Le prestazioni dei compagni di reparto potrebbero far sapere la sua in sordina. Roger, però, è tutto fuorché in sardina. Intercetta le lance olandesi che cadono nel suo territorio, arrivando a difendere anche quello centrale.

Karsdorp 6,5 – Aveva assicurato che il passato non lo avrebbe influenzato. Il primo tempo ha detto il contrario. Imballato nella mente e nei gesti tecnici, crea vuoti con scelte errate ed appoggi al limite dell’autolesionismo, vedere quello che al 17’ manda Sinisterra al cross. Permette molta libertà al colombiano e più in generale alle ripartenze dei connazionali, ma a fine primo tempo il blocco sullo stesso esterno evita un pericolo non da poco. (Dall’89’ Vina 6 – Il titolo è di tutti).

Cristante 8 – Nella notte dell’esaltazione, colpisce la freddezza che adopera nelle due fasi. Continuo e sempre applicato, non si fa mai trovare fuori posto. Qualche marcatura non pesante è però influente, non lo fanno neppure le verticalizzazioni tentate. Non viene giustamente punito l’involontario tocco di mano, visionato comunque dal Var.

Mkhitaryan 6,5 – Le finali europee non gli sorridono. Di due disputate, una non è riuscito a giocarla per motivi pollici ; quella di oggi, invece, è durata esattamente un quarto d’ora. Nel piccolo ritaglio di partita, è stato utile con due intercetti. (Dal 15’ Oliveira 6 – Produce più idee che copertura. Manda nei canali giusti i palloni che gli capitano, fatica a sporcare i passaggi olandesi, pur arrivando ogni volta davanti agli avversari. Lento a leggere il gioco, la sufficienza arriva per l’importanza della serata).

Zalewski 7 – La spensieratezza della gioventù non gli fa sentire il peso della serata. Inserisce correttamente i gettoni offensivi con ottime intuizioni – geniale al 10’ a servire Zaniolo in profondità -, che però non attivano a pieno l’attacco. Infelici un paio di uscite alte, Geertruda sgasa solo così. (Dal 68’ Spinazzola 6,5 – L’infortunio gli ha impedito di disputare la finale dell’Europeo, un atto conclusivo continentale lo vive con la Roma. Ottimo il recupero a fine partita, poi il giallo per le scintille con Toornstra.

Pellegrini 8 – “Mi prendo tutta la responsabilità”. Parola di capitano. Lo fa andando sempre a sostengo di ogni compagno, spendendo un giallo e cucendo il più possibile le energie offuscate dai tremila pensieri. Non c’è nessun acuto degno di nota, ciononostante arriva quello storico: è il primo capitano romano, e romanista, a portare la Roma su un tetto continentale.

Zaniolo 10 – Bello di notte. Chiude la stagione dei tormenti e delle inutili polemiche apponendo la firma conclusiva della stagione, ma soprattutto sulla storia della Roma. La palla lanciata da Mancini gli cade addosso: di petto sistema tutte le critiche e le malelingue, con un tocco morbido batte sul tempo Bijlow, uscito a dir poco male, e fa gioire il popolo romanista. Si spende nei tackle durante il secondo tempo come un mediano consumato. (Dal 68’ Veretout 6,5 – Tocca il terreno ed entra con voglia di fare. Dà indicazioni ad Oliveira e da fare a Bijlow col tiro da fuori area).

Abraham 6,5 – Ha portato la Roma in finale, appuntamento che forse manca.  Scarna la quantità di palloni che arrivano, va a riceverne a centrocampo e viene atterrato. Ostico Senesi, una volta che gli sfugge non viene ravvisata la trattenuta dell’argentino al braccio. Una buona idea, poche quelle avute, gli viene fermata da Zaniolo, presente involontariamente sulla traiettoria. (Dall’89’ Shomurodov 6 – Prova a tenere su la squadra a fine partita e ci riesce, anche se l’intento era raddoppiare).

Mourinho 10 – Skanderbeg, condottiero nella resistenza contro i turchi-ottomani,  è l’eroe d’Albania. Lui lo è di Roma. “Niente viene dal nulla come nulla ritorna nel nulla”. Tornato in Italia, il Belpaese si ricolloca nuovamente sulla mappa europea. Alla prima stagione, al primo tentativo, riesce laddove pochi altri allenatori sono riusciti: vincere. Anzi, fa ancora di più perché porta nella bacheca romanista un trofeo europeo.