Derby della capitale fatale per Stefano Pioli. La Lazio punta su Simone Inzaghi.

La notizia era nell’aria ma ora c’è anche l’ufficialità. Con un comunicato sul proprio sito internet la Lazio dice addio a Stefano Pioli e fino al termine della stagione affida la squadra, da domani in ritiro a Norcia, all’allenatore della Primavera Simone Inzaghi. Fatale al tecnico parmigiano la pesantissima sconfitta per 4-1 nel derby (per trovare un passivo peggiore bisogna risalire addirittura al 10 marzo 2002, Lazio-Roma 1-5). Quella che poteva essere l’ultima chance di risollevare una stagione storta, o perlomeno di regalare una soddisfazione ai tifosi, si trasforma così per l’ormai ex tecnico biancoceleste nell’ultima triste apparizione sulla panchina della Lazio. “L’ennesima delusione di questa stagione” aveva detto l’allenatore a caldo a fine gara, prendendosi in pieno le proprie responsabilità: “Ammetto le mie colpe, ne abbiamo tutti e io non mi tiro indietro. Abbiamo sofferto la qualità della Roma, poi abbiamo fatto un errore grave sul loro primo gol e la partita è cambiata. Nel secondo tempo siamo rientrati meglio in gara ma non siamo riusciti a riaprire il match. Oltre alla bravura della Roma noi su tutti i gol subiti potevamo fare qualcosa di più. Il 4-1 è comunque un passivo troppo pesante e che va oltre i nostri demeriti”.  Umiliata nel derby, da domani la squadra va in ritiro a Norcia. Ritiro ovviamente punitivo, visto che il 4-1 subito all’Olimpico è solo l’ultimo capitolo di una stagione fallimentare e senza più obiettivi da raggiungere. Curiosità: l’ultima volta che la Lazio si allenò in Umbria, fu per preparare il derby del 26 maggio 2013 che valse la Coppa Italia. Da quel giorno, la Lazio non ha più vinto contro la Roma: quattro vittorie dei giallorossi (le ultime tre consecutive) e due pareggi. A guidare la squadra, come detto, sarà Simone Inzaghi, che succede a Pioli dopo quasi due stagioni sulla panchina biancoceleste. Il tecnico parmigiano, eroe lo scorso anno nella cavalcata trionfale del girone di ritorno con cui portò la squadra fino ai preliminari di Champions, in questa stagione è lontano 21 punti dalla Roma, 16 in meno di quanto seppe fare lo scorso anno. Troppo per pensare di proseguire.

Francesco Trinca

La Germania passeggia sull’Italia di Antonio Conte. Poker tedesco.

L’Italia incassa a Monaco di Baviera la peggior sconfitta della gestione Conte (1-4) e regala alla Germania la soddisfazione di tornare a battere gli azzurri, seppur in amichevole, dopo 21 anni. Il ct si aspettava risposte definitive per poter completare la lista da portare agli Europei ma non le ha avute. La squadra è apparsa solo l’ombra di quella sbarazzina ammirata con la Spagna pochi giorni fa ad Udine e, inevitabilmente, tutti gli uomini sotto esame non ne hanno giovato. A partire dal trio d’attacco Bernardeschi-Zaza-Insigne, capace di rendersi per la prima volta pericoloso solo al 68′, per passare a Montolivo, che in mezzo al campo si è spesso pestato i piedi con Thiago Motta senza riuscire a impostare gioco, e ad Acerbi, messo in difficoltà dai movimenti imprevedibili di Muller e Gotze, per finire con Florenzi e Giaccherini, bloccati sugli esterni dall’intelligente prova di Rudy e Hector. Insomma, non avendo altre amichevoli fino al 29 maggio, Conte dovrà aspettare che sia il campionato ad aiutarlo a sciogliere gli ultimi dubbi. L’unica nota lieta è arrivata da El Shaarawy che, oltre al gol della bandiera, con il suo ingresso ha portato un pizzico di vivacità in mezzo al torpore generale, confermando l’ottimo momento di forma. L’Italia è partita controllando benino gli avversari ma al primo vero tiro in porta è capitolata (24′): Bonucci ha respinto corto un cross di Muller fornendo un involontario assist al bacio per l’accorrente Kroos che con un preciso destro a giro dai 22 mt ha infilato Buffon. L’Italia si è disunita e ha faticato a reagire. Ha alzato il baricentro senza trovare, però, forza e idee per creare pericoli agli avversari. E, dopo aver rischiato su altre due conclusioni da fuori di Muller e Draxler, ha finito per capitolare ancora (45′): tutto merito di Muller che, ricevuta palla al limite, spalle alla porta, l’ha tramutata in un cross col goniometro per la testa dell’accorrente Gotze bravo a infilarsi tra Florenzi e Darmian e a battere di nuovo Buffon. La Germania ha ringraziato e al 59′ ha triplicato con una splendida azione ideata e rifinita da Draxler con la collaborazione di Gotze e la finalizzazione di Hector. Il ct ha provato a cambiare qualcosa inserendo De Silvestri, Okaka, Parolo ed El Shaarawy al posto di Florenzi, Insigne, Motta e Giaccherini con l’arretramento a sinistra a centrocampo di Bernardeschi ma l’Italia, dopo aver concluso per la prima volta nello specchio della porta (68′) con Zaza, ha finito per incassare anche il 4-0 di rimessa (75′): Bernardeschi si è perso l’inserimento in area di Rudy che si è procurato un rigore saltando in dribbling Buffon. Sul dischetto è andato Ozil che ha trasformato con freddezza. Il gol nel finale di El Shaarawy serve solo a salvare la faccia. La Germania ci ha concesso una vera e propria lezione di calcio.

Francesco Trinca

Udinese-Roma 1-2. Spalletti centra l’ottava vittoria consecutiva.

Con un gol per tempo la Roma sbanca Udine e centra l’8/a vittoria di fila. Un successo pesante perché tiene a distanza di 5 punti l’Inter, in attesa dello scontro diretto di sabato prossimo, e consente alla truppa di Spalletti di allungare ulteriormente il passo sulla Fiorentina, bloccata a sorpresa dal Verona. Il ko, invece, lascia impelagata in piena zona retrocessione l’Udinese che può solo consolarsi con la sconfitta all’ultimo minuto del Frosinone che, se non altro, la lascia a +4 dal terzultimo posto. Ma l’aria in casa bianconera resta pesante, come testimonia la contestazione a fine partita dai tifosi. Il rischio di essere esonerato per Colantuono, insomma, appare sempre più alto. Non è stata una Roma bella come quella ammirata con la Fiorentina o spigliata come a Madrid. E’ stata una Roma pragmatica che ha vinto con il minimo sforzo cercando, in parte, di recuperare le tante energie nervose consumate in settimana. La nota più positiva per Spalletti arriva da Dzeko che, oltre al gol, ha lottato su ogni pallone vincendo nettamente il duello a distanza con Danilo. Segno che il bosniaco si sta ritrovando psicologicamente. Tornerà sicuramente utile in questo rush finale di stagione in cui i giallorossi non possono permettersi alcun passo falso per entrare in Champions. L’Udinese ha poco da rimproverarsi. Subito in svantaggio, ha avuto una buona reazione a cavallo tra i due tempi, anche grazie al cambio di modulo e di uomini ordinato da Colantuono. Ma le speranze di raddrizzare una gara nata male si sono definitivamente spente sul palo colpito da Zapata in avvio di ripresa. Il gol di Fernandes nel finale è stato tardivo ma dimostra che la squadra è viva. E con questo impegno potrà giocarsi fino in fondo le sue buone chance di salvezza.

Francesco Trinca

Serie A, la Roma demolisce la Fiorentina all’Olimpico. Giallorossi di nuovo in corsa per il titolo.

Settimo sigillo per Spalletti, che rilancia la Roma nella corsa scudetto. Asfaltata la Fiorentina, giallorossi terzi in classifica, al momento a due punti dal Napoli e a cinque dalla Juventus

Con una prestazione convincente i giallorossi confermano il loro momento di grazia. Brillano gli occhi del presidente James Pallotta che può consolarsi per la curva ancora semivuota con lo spettacolo messo in mostra da una squadra che, archiviato Garcia, diverte e si diverte. Per i toscani invece un duro ritorno alla realtà in una serata in cui tutto gira storto. Al 4′ occasione per Kalinic, ma è fuorigioco. Al 15′ passaggio di G.Rodriguez, Ilicic tira alto di poco. Al 22′ passaggiodi Pjanic per Salahche fa l’assist El Shaarawy, appostato in area piccola: 1-0. Al 25′ il raddoppio: botta da fuori area di Salah, deviata da Astori: 2-0. Fiorentinanel panico, due gol in tre minuti e al quarto palo di Perotti. I viola si riprendono e si guadagnano un rigore al 47′ con Tello: Ilicic segna il 3-1. Secondo tempo. Al 57′  Perotti smarcati da Pjanic dal limite dell’area calcia male. Ma un minuto più tardi ancora assist di Pjanic per Salah, smarcatissimo, che entra in area e fa tunnel a Tatarusanu: 4-1. Palo di Totti su punizione al 46′.

Francesco Trinca

La Roma di Spalletti fa 6.

La Roma vince 3-1 contro l’Empoli, si porta al terzo posto in classifica e a 5 punti dalla Juve capolista, in attesa delle sfide dei prossimi giorni. E’ la sesta vittoria consecutiva per i giallorossi di Spalletti che partono con un 4-3-3 con Perotti a fare il falso nueve ed El Shaarawy e Salah esterni;Zukanovic prende il posto di Manolas non al meglio dopo l’influenza.
Dopo due minuti la Roma passa subito in vantaggio con una prodezza di El Shaarawy: tiro dai 25 metri che si insacca all’incrocio dei pali. La Roma gestisce bene la partita, ma al 22′ arriva il fortunoso pari dell’Empoli con un cross di Mario Rui che Szczesny respinge sul volto di Zukanovic, la palla colpisce il difensore giallorosso e rimbalza in rete.
Bastano 5 minuti alla Roma per riportarsi in vantaggio con un tiro di Pjanic sulla ribattuta di una punizione calciata malamente dallo stesso giocatore bosniaco.
Nainggolan deve lasciare il campo al 37′ per un problema al polpaccio, al suo posto entraIago Falque e la Roma si ridisegna in campo con un 4-2-3-1. Dopo i primi 10 minuti di gioco sfavillante, nella ripresa la Roma cala vistosamente al 55′, ma l’Empoli non crea particolari pericoli alla porta giallorossa. Proprio nel momento migliore delle squadra di Giampaolo, al minuto 74 arriva il terzo gol della Roma: El Shaarawy lancia Salah che defilato cerca un pallonetto, Skorupski respinge, ma accorre El Shaarawy che aveva intelligentemente seguito l’azione e insacca a botta sicura. Al 79′ il Faraone esce per Dzeko e raccoglie gli applausi dei 5 mila tifosi giallorossi presenti ad Empoli. Gli ultimi 10 minuti scorrono senza particolari emozioni, da segnalare solo un rosso a Mario Rui che scalcia vistosamenteRudiger.
Non c’è che dire, è proprio un’altra Roma.

Francesco Trinca

il caso Totti-Spalletti non ferma la Roma. Distrutto il Palermo di Iachini.

Dopo una giornata infernale che ha visto il clamoroso allontanamento  di Francesco Totti la Roma si  consola con un 5-0 sul Palermo (con le doppietta di Dzeko e Salah e il gol del 2-0 di Keita),  che regala la quinta vittoria consecutiva a Spalletti.
Il tecnico toscano è stato fischiato all’annuncio della formazione giallorossa, solo applausi e cori per Totti che a sorpresa ha seguito  in tribuna con la moglie il match dominato dai compagni.

Nel post partita Spalletti, più soft con le televisioni, più duro in conferenza stampa, non ha rinunciato a punzecchiare nuovamente il capitano: ”Sono state delle dichiarazioni frutto di un momento di rabbia e la mia scelta è scaturita di conseguenza. Non potevo lasciar perdere. Io faccio l’allenatore della Roma e non ho intenzione di non rompere le scatole a nessuno. Qualsiasi cosa Totti chiederà alla società io sarò dalla sua parte. Francesco merita rispetto come tutti, ma devo gestire un gruppo di giocatori non un singolo anche se si tratta dalla bandiera della squadra.
A me non interessano le sue scuse, io faccio il mio lavoro, lui fa il suo.
Cosa intende per rispetto? Il fatto che io debba dargli una maglia da titolare? Questo non posso farlo anche perché lui non può garantirmi molto sotto l’aspetto della corsa ovviamente è straordinario sotto l’aspetto della tecnica individuale, a volte non ha neanche bisogno di riscaldarsi, ha io piedi sempre caldo. Vito Scala mi ha detto che domani si allena, questa storia per me è chiusa. Non so se l’anno prossimo sarò ancora allenatore della Roma, dipendo dai risultati come tutti”.

Francesco Trinca

 

Roma, buona la terza. El Shaarawy si presenta ai suoi nuovi tifosi con un gol fantastico.

Finalmente arriva la prima vittoria per la Roma sotto la guida di Luciano Spalletti. Il tecnico giallorosso mette in campo fin dall’inizio i due nuovi acquisti, El Shaarawy e Zukanovic, con Rudiger improvvisato laterale di centrocampo e il Faraone dalla parte opposta. L’intuizione di Spalletti si rivela giustissima perchè il difensore tedesco, mai impiegato in quel ruolo in una difesa a 3, offre una prestazione davvero positiva. Da sogno anche l’esordio di El Shaarawy che, dopo un primo tempo in cui la Roma passa in vantaggio e poi per l’ennesima volta si fa raggiungere dagli avversari, nei primissimi minuti della ripresa riporta la squadra giallorossa in vantaggio grazie ad un bellissimo gol di tacco su assist del neo acquisto Zukanovic, anche lui autore di una buona prova (nel primo tempo salva la sua porta da un gol sicuro). Ancora opaca la prestazione di Edin Dzeko che non riesce a sbloccarsi e viene sostituito ad inizio ripresa da Totti. Il Capitano giallorosso illumina e con il suo ingresso la Roma sembra giocare molto meglio. A 5 minuti dalla fine l’eterno Francesco Totti serve un assist al bacio per Pjanic che, con un destro chirurgico, sigla la rete del 3-1 che chiude la partita. Spalletti può finalmente godersi la prima vittoria della sua nuova era.

Francesco Trinca

Il Verona centra l’impresa. All’Olimpico la nuova Roma di Spalletti non va oltre il pari.

La sterzata che chiedeva Luciano Spalletti non si è vista. Un pareggio casalingo, contro un Verona ultimo in classifica e affamato di punti, è quanto i romanisti hanno saputo dare al nuovo allenatore che, forse, si attendeva un’altra reazione.
Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che Leo Castan non è ancora (e forse non lo sarà mai più) quel centrale formibabile che era prima della delicata operazione e, magari, ci sarebbe da prenderne atto una volta per tutte. C’è anche da mettere in conto che Dzeko si sta dimostrando una delusione e che per vincere occorre comprare dei giocatori affidabili. Rescisso l’oneroso contratto con A.Cole e con Gervinho sul piede di partenza, ci sono da sistemare i rientri di Ibarbo e Dumbia, puntellare la difesa e aggiungere un vero realizzatore dal momento che la squadra è fortemente titubante in attacco.
Chi pensava che il cambio dell’allenatore potesse dare immediatamente i suoi risultati, si è fortemente sbagliato nella valutazione troppo ottimista. La squadra è zeppa di mezze figure sopravvalutate e poco coese tra loro, che non hanno un’anima e che si perdono per qualsiasi ragione: se non è una cappellata di qualcuno è la paura di tutto a minare la personalità di una formazione che non riesce ad esprimersi in nessun caso. Per il tricolore pare essere un gioco a due tra Napoli e Juve, con l’eventuale terzo incomodo che potrebbe essere l’Inter; quindi, non conquisteremo alcun trofeo in questa stagione che, ahinoi, dobbiamo un’altra volta considerare di transizione.
Per vincere, c’è ancora molto, ma molto, tempo da attendere.

Closing time per Rudi Garcia. Per la Roma c’è Spalletti.

Closing time.

C’è un pianoforte dal quale partono delle note morbide. Poi una voce: “Closing time open all the doors and let you out into the world”. Sembra profetica, dal lontano 1999, per le sorti di Rudi Garcia. Ad annunciare il suo addio la società. No. Gli addetti ai lavori. No. La sua compagna. Sì. Il suo commento sul suo profilo social non lascia spazio ad interpretazioni. “Auguro il meglio a chi prenderà il suo posto”. Nemmeno il bon ton di stare al proprio posto in un momento così delicato. Manie di protagonismo che abbiamo imparato a conoscere in questi due anni e mezzo di interregno del francese sulla panchina della Roma. Ma questo è un altro discorso… Rudi Garcia lascia il centro sportivo Fulvio Bernardini a bordo del suo suv, non prima di aver salutato tutti quelli che lo hanno accompagnato in questo lungo e, a volte, tortuoso viaggio. Nel gioco delle sliding doors c’è anche chi entra. O meglio, che rientra. Luciano Spalletti dopo interminabili ore di volo destinazione Miami e ritorno nell’italica terra, è pronto a riabbracciare Roma e i suoi tifosi dopo il brusco addio datato agosto 2009. Un altro cavallo di ritorno a stelle e strisce. La speranza è che possa andar meglio del primo, quello del boemo…il tecnico di Certaldo non avrà nemmeno il tempo di disfare le valigie: alle porte c’è la sfida con il Verona fanalino di coda. In pratica la giusta occasione per presentarsi in pompa magna ai suoi “nuovi” tifosi. Dietro l’angolo però c’è la sfida contro la Juventus che è tornata a lottare per lo scudetto dopo un inizio sconcertante. Insomma, non ci sarà nemmeno un attimo di respiro in un girone che Spalletti dovrà sfruttare al massimo per riportare la Roma in zona Champions.

Francesco Trinca

Titoli di coda per Iturbe alla Roma. Per l’ex Verona destinazione Bournemouth.

Da quando Juan Manuel Iturbe ha di fatto salutato i tifosi giallorossi su Instagram non si fa che parlare del suo sostituto da prendere durante la sessione di mercato di gennaio. Ad esempio, in queste ore in molti parlano di Diego Perotti, il ventisettenne argentino del Genoa. Ma la Roma un esterno offensivo migliore di Iturbe già ce l’ha e si chiama Alessandro Florenzi. Probabilmente l’intuizione tattica migliore di Rudi Garcia in questi anni alla Roma è stata proprio quella di spostare Florenzi più vicino alla porta. Garcia fece giocare Florenzi in quel ruolo già nella sua primissima partita sulla panchina giallorossa a Livorno nell’agosto 2013 e le cose andarono subito bene: la Roma vinse 0-2 e il secondo gol lo realizzò proprio Florenzi. Giocò da ala offensiva per tutto il campionato 2013/14 e andò bene: Florenzi segnò 6 gol e realizzò 8 assist. La stagione successiva cominciò a giocare spesso da terzino (e infatti segnò meno gol: 5). Questa stagione, in cui viene considerato dai più come il terzino destro titolare, Florenzi ha segnato fino ad ora 3 reti in campionato più l’eurogoal inChampions League contro il Barcellona. Sarà un caso, ma la sua miglior partita (quella in trasferta contro il Palermo dove ha realizzato un gol ed un assist) ha giocato da ala e non da terzino. Rudi Garcia gioca con due ali offensive. Oggi la Roma, dopo la partenza di Iturbe, ha in rosa Salah, Gervinho, Iago Falque e Florenzi. In questo ruolo, quindi, è coperta sia nei titolari che nei cambi. Perché, allora, sui mezzi d’informazione sportiva che si occupano della Roma si continua a insistere sul sostituto di Iturbe? La Roma ha bisogno di intervenire sul mercato in ben altri ruoli. Innanzitutto Sabatini dovrebbe prendere un terzino destro titolare.Maicon ha 34 anni, non si può fare affidamento su di lui. Torosidis ha dei mezzi tecnici limitati. Urge una soluzione. Prima di prendere un’altra ala offensiva, inoltre, la Roma dovrebbe portare a Trigoria un centrale di difesa titolare che possa fare coppia con Manolas (Castan evidentemente ha ancora dei problemi sennò non avrebbe giocato solo tre partite in campionato ed una in Coppa Italia, e Rudiger per ora non si sta dimostrando all’altezza) e un vice-Digne (Sead Kolasinac andrebbe bene, ma non sarebbe male cominciare a prendere in considerazione giocatori italiani visto che la Roma ne ha pochi e che ogni squadra deve avere 4 giocatori cresciuti nel proprio settore giovanile e altri 4 di formazione italiana). La capolista Inter dista dal quinto posto appena 4 punti. Comprando un terzino destro, un centrale di difesa, un terzino sinistro che possa dare il cambio a Digne – e con il ritorno di Kevin Strootman – la Roma potrebbe ancora vincere un campionato che sembrava ormai perduto. Utilizzare risorse economiche per un ruolo in cui si è già coperti sarebbe del tutto incomprensibile.

Francesco Trinca