Edin Dzeko: da eroe di una calda domenica estiva a caso da sciogliere.

Si è presentato all’Olimpico con lo stacco sulla testa di Chiellini e la corsa sfrenata sotto la Curva Sud. Un gol difficilmente potrebbe giustificare la folla che lo ha accolto a Fiumicino il giorno del suo arrivo. Certo il destino c’aveva messo del suo. Primo gol in campionato in casa contro la rivale di sempre. Chi non avrebbe sperato potesse essere realmente lui l’attaccante della provvidenza? Ora a distanza di quasi un mese Edin Dzeko inizia ad essere un caso. Contro la Sampdoria il bosniaco non ha inciso e ha agito troppo volte lontano dall’area, il suo habitat naturale. Così è mancata la sua zampata decisiva e il bel gioco dei giallorossi si è rivelato un vero e proprio boomerang. Inutili i 18 calci d’angolo da dove non è nata nessuna azione interessante, ancora meno i 21 cross del primo tempo (un vero e proprio record).

Solo un gol in campionato, in 343′, di testa contro la Juventus. La specialità della casa e allora perché farlo giocare distante dalla porta? Un rebus che Rudi Garcia deve risolvere alla svelta. Anche perché gli inserimenti dei centrocampisti e degli esterni hanno portato solo al gol di Salah. C’è da apprezzare l’impegno di Edin che va a cercarsi palloni che gli dovrebbero arrivare.

In più le dissantenzioni difensive hanno completato il quadro della caduta di Marassi. Cali di tensione decisivi dei singoli: quello di Manolas è solo l’ultimo della serie che sono costati diversi punti alla Roma. Ora c’è il Carpi e non si può più fallire: serve una goleada per il morale e per la classifica.

 

 

LE STATISTICHE

– 21 cross e 10 corner battuti dalla Roma nel primo tempo, un record in una partita di questo campionato dopo 45 minuti.

– 18 corner battuti dai giallorossi a fine partita: era dal novembre 2013 che una squadra non ne batteva così tanti in una partita di Serie A (sempre la Roma, contro il Cagliari, 19 corner).

– La Roma ha crossato 39 volte su azione, un record in una partita di questo campionato.

– 8 tiri nello specchio stasera per la Roma, 32 in questo campionato – record nella Serie A in corso.

– Nello scorso campionato, si è segnato in media un gol su cross (inclusi corner) ogni 81 traversoni.

– Terzo gol per Eder contro la Roma in Serie A, il primo con la maglia della Sampdoria.

– Sei gol e un assist per Eder nelle prime cinque giornate – l’italo-brasiliano non aveva mai segnato così tanto nell’arco di cinque presenze.

– Otto gol in Serie A per Salah, quattro in casa, altrettanti in trasferta.

– Un gol e due assist per Pjanic nelle ultime tre presenze in Serie A.

– L’ultimo autogol della Roma in campionato era stato quello di Goicochea contro il Cagliari nel febbraio 2013.

– Nei primi due anni di Garcia la Roma aveva vinto tutte le prime cinque giornate di campionato.

– 10 punti dopo 5 giornate per la Samp – solo tre volte ha fatto meglio nelle ultime 16 stagioni di Serie A disputate.

Francesco Trinca

Biglia e Parolo affondano il Verona. Secondo successo consecutivo dopo quello sul grifone.

Prima il Genoa, poi il Verona. Stefano Pioli infrange due tabù in poche ore: dopo il successo sul Grifone, arrivato a interrompere una serie di otto sconfitte consecutive contro i rossoblù, la Lazio riesce anche a invertire la rotta contro l’Hellas. L’ultimo biancoceleste a firmare un colpo grosso nel Bentegodi scaligero era stato addirittura Karl-Heinz Riedle, ottobre del 1991, una vita calcistica fa. Anche stavolta i capitolini soffrono, vanno sotto pur controllando il gioco per l’intera prima frazione ma riescono a ribaltare con le reti dei due pilastri della mediana. Lucas Biglia trasforma un penalty, Marco Parolo colpisce su calcio di punizione nonostante l’inferiorità numerica provocata dal rosso del “solito” Mauricio. Vince la Lazio, dunque, ed è un successo pesante non solo dal punto di vista del morale – in due trasferte di campionato, Felipe Anderson e compagni avevano rimediato un passivo di nove reti a zero – ma anche da quello della classifica, visto che i tre punti odierni portano i biancocelesti a quota 12.
Merita comunque un applauso la tenacia messa in mostra dai ragazzi di Mandorlini, orfani dei due centravanti Toni e Pazzini. Con Siligardi ko nell’immediata vigilia delle convocazioni, il tecnico ha chiesto a Juanito Gomez di partire al centro dell’attacco e ha alzato Jacopo Sala, buttando nella mischia Hallfredsson dopo quasi un mese di stop. Il rientrante in casa Lazio è invece capitan Biglia, che prende il posto di Cataldi in un 4-2-3-1 che vede ancora Milinkovic-Savic a ridosso di Djordjevic. Ottima la prova del classe 1995, pessima quella del centravanti, mai pericoloso sulle palle alte e inconcludente in zona-gol. Gli ospiti partono bene e vanno a segno, anche se a gioco fermo, proprio con il gigante serbo, che insacca a porta vuota da due metri sugli sviluppi del corner. L’arbitro Giacomelli rileva una scorrettezza a centro area ma l’esame del replay non solo non evidenzia irregolarità biancocelesti, ma mette in mostra un’evidente trattenuta di Souprayen ai danni di Gentiletti: se fischio doveva essere, sarebbe stato lecito assegnare il penalty ai ragazzi di Pioli. Proteste laziali anche poco più tardi, per un contatto alquanto galeotto tra Helander e Felipe Anderson. Il controllo del gioco è saldamente nelle redini dei romani, pericolosissimi in occasione di un cross di Milinkovic-Savic: Djordjevic si presenta in ritardo all’appuntamento col vantaggio. Lo stesso non si può dire dell’Hellas, che sblocca alla prima occasione. I cross di Viviani su palla inattiva sono storicamente velenosi ma la difesa laziale dorme, Juanito Gomez colpisce in spaccata e centra la traversa, Gentiletti e Lulic non liberano ed Helander fa 1-0 di testa.

Francesco Trinca

Zaza non basta ad Allegri. A Torino Blanchard scrive la storia e gela la Juventus.

Prima partita da titolare e primo gol in maglia bianconera per Simone Zaza. Poteva essere una serata memorabile per l’ex Sassuolo, ma la gloria gliela strappa Leonardo Blanchard al 92’, in pieno recupero. Il difensore classe 1988, tifoso juventino dichiarato, pareggia la rete di Zaza e regala ai ciociari il primo punto in assoluto in Serie A. Per la Juventus c’è tanto, tantissimo da recriminare. Una partita dominata dall’inizio alla fine, ma con troppe occasioni da gol gettate al vento: ben 25 i tiri in porta e una sola marcatura. Il Frosinone si difende, come detto. Ma quando ci prova fa male. Come alla mezz’ora: punizione di Soddimo con palla in area, Pogba rinvia corto e Castillo con un guizzo manda la sfera sul palo. Poi ci prova Frara e Barzagli con il braccio staccato dal corpo si oppone. Sembra rigore netto ma non per l’arbitro che concede solo un angolo agli ospiti. Poco dopo Sturaro di testa non trova la porta mentre Pogba coglie una clamorosa traversa quando al 41’ stacca in area con un terzo tempo cestistico e colpisce la sfera di testa. A inizio ripresa Allegri cambia tutto, la vuole vincere a ogni costo questa partita. E allora dentro Dybala e Chiellini e fuori Sturaro e Lichtsteiner. Modulo ultra offensivo e ha inizio così un vero e proprio assedio verso la porta difesa da Leali. Dopo una manciata di minuti colpo di testa di Zaza che scavalca il portiere e prende la traversa. Arriva Pereyra per il tap-in ma viene contrastato forse anche fallosamente e poi anche Cuadrado non centra la porta. Il colombiano ancora protagonista qualche secondo dopo ma il suo destro muore sull’esterno della rete. Al 5’ ecco il primo gol di Zaza in maglia bianconera: assist di Cuadrado e conclusione dal limite con un ‘liscio’ di Blanchard che inganna Leali. Il 2-0 non arriva, Allegri chiede allora di gestire il vantaggio, senza più rischiare contropiedi fastidiosi. Stellone invece si gioca anche le carte Rosi e Dionisi al posto di Matteo Ciofani e Castillo. Hernanes ci prova ancora per i suoi dal limite ma trova pronto Leali. Sono solo tre i minuti di recupero e la Juventus vede il traguardo vicino. I bianconeri non prendono nessuna ripartenza e nessun contropiede, ma prendono gol a difesa schierata. Gori si conquista un calcio d’angolo. Palla in area, Pogba è in ritardo sulla marcatura su Blanchard che ti testa batte Neto facendo esplodere l’incredula panchina ospite. Il triplice fischio pone fine al match e dà inizio ai fischi dei tifosi bianconeri presenti allo Stadium che, proprio come la panchina ospite, sono rimasti increduli per un pareggio che nessuno avrebbe pronosticato prima del fischio d’inizio.

Francesco Trinca

La Roma passa a Frosinone grazie alle reti di Iago Falque e Iturbe.

Senza incantare ma col giusto cinismo, così la Roma vince a Frosinone e si porta a quota 7 in classifica, avvicinandosi nel migliore dei modi al debutto da brividi in Champions League, mercoledì all’Olimpico contro il Barcellona. La squadra di Garcia non è quella brillante vista contro la Juventus, ma è merito di un Frosinone che ha sfoderato la propria miglior prestazione per provare a cancellare quel fastidioso zero nella casella dei punti. Colpiscono alla fine dei due tempi i giallorossi: prima del riposo, sblocca Iago Falque (con lo sfortunato contributo di Soddimo), allo scadere è Iturbe a mettere il risultato in ghiaccio.

Rudi Garcia passa al 4-2-3-1, con Dzeko là davanti e capitan Totti subito alle sue spalle, con Iago Falque e Gervinho ad agire sulle fasce. Keita e De Rossi formano la barriera davanti ad una difesa nella quale debutta Rudiger. Qualche sorpresa anche nell’undici di Stellone, con Chibsah che rileva l’influenzato Gori mentre Tonev viene preferito a Paganini (e sarà un’ottima scelta, perché il bulgaro sarà tra i migliori in casa gialloazzurra). I piani del tecnico dei ciociari si complicano dopo soli venti minuti di gara, perché capitan Gucher si fa male ed è Sammarco a prenderne il posto.

L’avvio di gara mostra tutta la voglia di far bene di un Frosinone ben messo in campo e aggressivo in fase di non possesso, caricato a mille da un Matusa gremito. Più timido l’avvio di gara della Roma, che cresce col passare dei minuti ma va a sbattere contro la muraglia gialloazzurra, che lascia davvero pochi varchi. Non aiuta la giornata no di Dzeko, che litiga con un campo gibboso e (nel primo tempo) soffre il sole negli occhi. Il bosniaco potrebbe sbloccare il risultato all’11’, ma manca clamorosamente il tap-in sottomisura sul perfetto cross basso di Iago Falque. La risposta ciociara è affidata a Tonev, le cui conclusioni mancine dal limite creano qualche brivido: poco prima della mezz’ora, è Szczesny a strozzare in gola l’urlo di gioia suo e di tutto il Matusa.

Francesco Trinca