(Keivan Karimi) – La conferenza stampa di presentazione di Henrik Mkhytarian come nuovo calciatore della Roma è divenuto anche il pretesto per le speranze e le promesse del d.s. Gianluca Petrachi, che ha spiegato le mosse estive e parlato seriamente degli obiettivi stagionali.
“Siamo orgogliosi di aver portato un altro giocatore di livello internazionale – ha detto Petrachi – Sono convinto che la sua capacità tecnica, la sua personalità e la sua intelligenza possa portare tanto a tutta la Roma calcio. Siamo pronti a garantirgli tutto ciò di cui ha bisogno: sostegno, affetto e soprattutto voglia di giocare al calcio. Credo che la Roma e la sua tifoseria si metterà nella condizione di far sentire tutto il proprio calore a questo calciatore”.
Parla Mkhitaryan in inglese: “Sono davvero felice di essere qui, prima di arrivare ho passato un periodo non facile. Sono consapevole di dove sono arrivato e cosa vogliono fare qui, ho incontrato i compagni e il mister oggi, c’è un ambiente ideale per un futuro roseo”.
In quale ruolo credi di poter dare il tuo apporto alla Roma?
“Posso ricoprire tutte le posizioni d’attacco, quello che per me più conta è essere utile alla squadra. La mia prerogativa è partire dall’esterno per accentrarmi e metterò a disposizione tutte le mie qualità”
Giocando in Nazionale avevi già incontrato qualche tuo nuovo compagno negli scorsi giorni. Avete parlato?
“Già dopo la partita con l’Italia avevo parlato con Alessandro di Roma e della partita con l’Italia, sia con DZeko dopo la sfida con la Bosnia. Ora però le Nazionali sono alle spalle e siamo concentrati sulla Roma”
La media gol nelle ultime stagioni è stata più bassa rispetto alle tue qualità. Cosa ti manca per fare un salto di qualità a livello realizzativo?
“In Nazionale gioco più centrale dietro la punta e ho più spazio, devo essere anche in area per finalizzare. Con Arsenal e Manchester United partivo da una posizione più arretrata, il mio ruolo era più quello di cucire il centrocampo con l’attacco. Il mio obiettivo è fare più gol e assist possibili”
Per Petrachi: negli ultimi giorni sono arrivati più giocatori in prestito. Questo è un problema per dare continuità?
“Per quanto riguarda Smalling e Miki era anche difficile imbastire operazioni diverse. Volevo fare investimenti sui giovani, in passato sono stati fatti investimenti importanti su giocatori per i quali magari era meglio prendere in prestito e valutarne le caratteristiche. Quando un mese fa mi era stato detto di prendere Miki era impensabile farlo in prestito, andava comprato. E’ un top player e aveva delle caratteristiche economiche per cui bisogna essere attenti anche al bilancio. Il ragazzo ha rinunciato anche a dei soldi per essere qui, ecco perché parlavo di intelligenza per un calciatore che vuole scommettere su se stesso. Con lui e Smalling abbiamo fatto delle operazioni furbe, come dico io. Il tempo dirà se avremo fatto le cose giuste”
In passato hai giocato contro lo Shakhtar: cosa pensi dello stile di gioco di Fonseca?
“Ho seguito lo Shakhtar sia in Champions che in campionato, ha sempre giocato un calcio spettacolare e offensivo. Mi ha stupito come tenesse testa anche alle grandi squadre, senza avere paura. Spero che il mister possa fare lo stesso qui a Roma offrendo un calcio spettacolare”
Per Petrachi: sulla questione centravanti?
“Nelle mie conferenze ho sempre detto che DZeko era il centravanti ideale della Roma e mi sarebbe piaciuto tanto trattenerlo. A volte si fanno anche strategie per arrivare a certi obiettivi, ho sempre nutrito la speranza di tenere DZeko. Tutto quello che era successo lo scorso anno aveva pesato sull’umore del calciatore, io ho fatto di tutto per fargli capire che qui il vento stava cambiando, ho cercato di fargli capire che all’Inter non sarebbe stato così importante come qui. Ho fatto un prezzo che l’Inter non ha mai raggiunto e questo dimostrava che non era così importante. Gli altri sono stati sempre alternativa, la nostra prima scelta era DZeko”.
Dopo la partita con l’Armenia ti sono arrivati messaggi dai tifosi? Perché dalla Premier sei venuto in Italia?
“Ho ricevuto molti messaggi dai tifosi, erano contenti della mia prestazione e io lo ero per loro. Ora però voglio concentrarmi sulla Roma, è una nuova esperienza, lotterò fino alla fine, cercherò di aiutare la squadra. Non ho paura della pressione, so che quando si gioca per grandi squadre è così, il minimo errore viene criticato e la cosa positiva esaltata. Ho 30 anni, so come gestirle e come comportarmi. Ho scelto la Serie A perché è una grande occasione, ho accettato subito con entusiasmo, non abbiamo neanche parlato di soldi. Sono qui per godermi il calcio e raggiungere gli obiettivi”
Per Petrachi: siamo a 4 infortuni dall’inizio della stagione. Cosa state facendo per porre fine a questo problema?
“Sicuramente sono valutazioni oggettive che personalmente sto facendo. Posso dirvi tranquillamente che lo scorso anno nel Torino ho avuto pochissimi infortuni a livello muscolare. Quando arrivi in un’altra squadra devi capire le metodologie e quando arrivi in top squadre ci sono giocatori con personal trainer e devo valutarli. A volte esiste anche la casualità, capisco che qua siano tutti scottati dai 50 problemi muscolari e l’attenzione sia altissima. La storia di Pastore si conosce, quello che mi ha stupito è Zappacosta perché si è fatto male in riscaldamento e non presentava alcun problema. Quello di Under ci può stare perché è un fibra bianca, un esplosivo. Posso garantire che faremo il massimo, stiamo rifacendo i campi perché i ragazzi spesso si sono lamentati della durezza del terreno ed è un alibi che voglio togliere. Rizolleremo tutti i campi e mi auguro che da oggi in poi le cose possano migliorare”
Hai la sensazione che lasciando la Premier lasci il campionato più importante. Vuole tornarci da vincente o è una scelta definitiva?
“Ho lasciato l’Inghilterra quindi ormai appartiene al passato, sono concentrato sulla Roma e sulla Serie A. Scegliendo la Roma non penso di aver fatto un passo indietro, si è presentata questa occasione e l’ho colta all’istante. Per un calciatore è importante giocare e trarre piacere da quello che fa, cosa che all’Arsenal nell’ultimo mese non capitava”
Per Petrachi: alla fine del mercato, pensa di aver raggiunto i suoi obiettivi? E’ un mercato da Champions League?
“Credo di averci messo l’anima in questo calciomercato, ho cercato di mettere tutto quello che avevo dentro con una logica calcistica. Ho cercato di fare una piccola rivoluzione perché era necessario farla. A tutti voi ho chiesto un po’ di pazienza, quando si dice di essere all’anno zero non si può pensare di non averne anche se nel calcio il tempo non lo dà nessuno. Ho pensato a qualcosa su cui far rinascere l’orgoglio romanista, sono convinto di aver creato un gruppo importante, tanti giocatori che non volevano stare qui sono andati via. Abbiamo fatto rinnovi di giocatori importanti come Zaniolo, Under che tanti dicevano avremmo dovuto venderli e invece li abbiamo tenuti qui. Su delle basi importanti che aveva, secondo me sono stati inseriti giocatori di spessore. C’è un allenatore che sta cercando disperatamente di portare la sua cultura del lavoro, certamente non vorrei più parlare di calciomercato ma del Sassuolo. Dal punto di vista del punteggio forse ci manca qualcosa per la partita contro il Genoa, quando non ti arrivano i risultati nell’immediatezza c’è sempre un po’ di sconforto ma sono molto ottimista, vedo come si allenano i ragazzi e vedo quel senso d’appartenenza, vedo che stanno a cena insieme. Quando sono arrivato c’era molta disgregazione, ora vedo unità. Non posso garantire che sia da Champions perché non faccio il veggente, però penso di aver costruito una squadra tosta che partita dopo partita farà vedere il proprio valore”
Sulla Var: d’accordo o meno? Magari, avendola, il suo compagno non sarebbe stato espulso contro l’Italia
“Ci sono situazioni in cui la Var può diventare utile, altre in cui non lo è perché rende tutto più noioso e pesante e il calcio non deve perdere il proprio ritmo. Capita che si segna, si esulta e poi si annulla oppure che il Var conferma ma poi non si esulta come prima”
Per Petrachi: molti allenatori prendono la classifica del monte ingaggi per dare la classifica della propria squadra. La Roma è terza: come può lavorare lei in futuro visto che ci sono giocatori come Pastore che hanno un contratto altissimo e lungo…
“Oggi non ho visto accuratamente l’indagine fatta dalla Gazzetta, ho visto un pochino il nostro monte ingaggi e c’è qualche incongruenza, non so se siamo terzi veramente. Su questo dato sarei molto cauto però da quello che ho visto io ci sono qualche inesattezza anche su giocatori di altre squadre che conosco. Però generalmente il fatturato unito al monte ingaggio ha sempre determinato la vittoria o un piazzamento di prestigio in campionato. Sicuramente il monte ingaggi della Roma è un pochino in su, se dai tanti soldi a un giocatore quello deve essere in grado di portare la croce. Su questo la Roma deve migliorare e cercheremo di farlo nel tempo. Il mio obiettivo è poter ricalibrare un po’ il tutto cercando di mantenere un tasso qualitativo altissimo”
Tifosi della Roma impazziti dopo averti visto giocare in Nazionale. Come mai l’Arsenal decide di lasciarti andare in prestito negli ultimi giorni?
“E’ una domanda difficile perché non sono nel board dell’Arsenal, quindi non so perché abbiano deciso di lasciarmi andare. Era un mio desiderio perché lì non stavo giocando abbastanza, volevo venire alla Roma perché sapevo avrebbe giocato molte partite e c’era possibilità di giocare. Sicuramente per l’Arsenal non è stato semplice lasciarmi andare in prestito, ora sono qui e voglio mostrare il mio lavoro”
Per Petrachi: si era lamentato del mercato lungo, era una strategia? C’è un rimpianto di mercato?
“Sicuramente è stata un’opportunità, il fatto che il mercato inglese chiudesse prima è stato un vantaggio. Un mese fa mi era stato detto che c’era la possibilità di comprarlo ma a cifre importanti e con un ingaggio da top-player. Poi ho pensato ad altre soluzioni, si era parlato anche di un ragazzo brasiliano che aveva delle caratteristiche interessanti ma andava preso alle nostre condizioni. A quel punto ho risentito Mino Raiola, gli ho detto che non avrei fatto più l’esterno brasiliano ma se c’era la possibilità di prendere Miki in prestito l’avrei fatto. Parlando con Raiola gli ho anche detto che secondo me lui è più adatto al campionato italiano che alla Premier, essendo un giocatore prettamente tecnico. L’idea di puntare su di lui era di metterlo in condizione di esprimere le sue capacità. L’attesa per gli ultimi acquisti è stata sicuramente una cosa voluta. Rimpianti? Non ne ho, credo di essere riuscito a fare tutto quello che avevo in testa. Non sono state fatte due uscite per volontà dei calciatori, forse questa è l’unica cosa. Con due unità in meno forse saremmo ancora più coesi e compatti, magari questi due giocatori che sono rimasti potranno avere la possibilità di contraddirmi. Ma rimpianti in entrata non ne ho sicuramente. Tutto ciò che ho fatto è stato sempre sincronizzato con la società, Fienga rappresenta in Italia la persona che decide, tutto è stato fatto con l’approvazione di Pallotta, ringrazio la Roma per avermi messo nelle possibilità di fare quello che per me era giusto fare”
Sei stato escluso dalla finale di Europa League a Baku per motivi geopolitici. Credi avrai gli stessi problemi per la trasferta di Istanbul?
“Non ci sarà alcun problema in Turchia, ci ho già giocato diverse volte. I problemi dell’Armenia con l’Azerbaijan sono diversi da quelli con la Turchia, che sono una vecchia storia”
Per Petrachi: a che punto è il lavoro di Fonseca?
“Proprio ieri ho avuto un confronto col mister, abbiamo parlato proprio di questo: deve portare avanti il proprio credo, la propria mentalità. E’ normale che quando tendi a destrutturare una mentalità, ti scontri a volte con un pensiero diverso. Credo debba insistere su quello che sta portando avanti da un mese perché quando arriveranno i risultati, e sono sicuro che arriveranno, i calciatori si convinceranno. Ci è mancato un po’ di equilibrio finora, ora c’è bisogno che qualche risultato ci venga dietro anche con fortuna, perché è decisiva, ma credo Fonseca potrà fare il proprio calcio in maniera coraggiosa”
Pensi ti servirà un periodo di adattamento?
“Quando sono arrivato in Germania e Inghilterra ero più giovane, ora non credo avrò problemi ad adattarmi. Dipenderà da me quanto rapidamente riuscirò ad integrarmi ed adattarmi, per il momento sono qui in prestito quindi vorrò farlo il prima possibile”
Per Petrachi: è stato molto difficile gestire gli esuberi?
“E’ stato uno dei grandi problemi. Perché non puoi fare una squadra di 50 calciatori, per ogni entrata dovevo pensare alla singola uscita. Non è stato semplice perché alcuni giocatori, forti della ricchezza del proprio contratto, tendono a fare opposizione. Poi a Roma, una città bellissima con una tifoseria accogliente, non è semplice spostare calciatori. Il fatto di essere coerenti credo ti aiuti ad essere chiaro, ho cercato di far capire loro che era più giusto andare via piuttosto che fare le comparse o giocatori che non avessero un senso. All’80% ci siamo riusciti, sono contento di come è avvenuta la campagna acquisti e cessioni”
Hai parlato anche con Fonseca e avete parlato del Sassuolo? Sei a disposizione e pensi di poter partire già titolare?
“Si ho parlato con lui, abbiamo parlato di diverse cose. Non ho ancora fatto il mio primo allenamento con la squadra, la decisione spetterà al tecnico se farmi partire dall’inizio o in panchina. Sono ambizioso e sono qui per vincere, non per perdere tempo”
Per Petrachi: Paratici e Marotta le vogliono più o meno bene secondo lei? Prima ha menzionato tutti tranne Baldini: gli ha dato consigli?
“Sono orgoglioso di aver mantenuto la promessa data ai tifosi quando ho detto che la Roma non sarebbe stata la succursale di nessuna squadra. Questa forza d’urto è stata compresa da parte di tutti. Oggi tutti hanno capito che non possono venire a Roma e prendersi i calciatori come vogliono o fare i prepotenti. Se c’è da parlare di un calciatore ci sono tempi e modi, spero che finché ci sarò io questa cosa venga rispettata. Franco è stato tanto al suo posto, ero stato chiaro quando sono arrivato alla Roma, nel rispetto dei ruoli. Parlai con Baldini di quello che chiedeva l’Arsenal per Miki ma io non potevo spendere quei soldi, questo è il tipo di collaborazione che mi faceva comodo. Ho continuato a sentire Raiola e quando lavori con certi agenti hai anche la forza di non far uscire notizie. L’arrivo di Miki si è saputo la domenica sera. Non ho avuto grandi problemi con Franco, ha mantenuto il suo posto e c’è stato il rispetto delle distanze. Sono contento di come si sia bilanciato il rapporto. Che poi Franco abbia un contatto diretto con Pallotta questo fa piacere però, per esempio, Baldini non era neanche a conoscenza dell’operazione Smalling, semplicemente perché non c’era neanche il tempo di metterlo al corrente”.
Hai svelato gli obiettivi della squadra: credi che le coppe siano alla portata della Roma?
“La stagione è appena iniziata ma sono sicuro che un passo alla volta potremo raggiungere i nostri obiettivi, sono sicuro che qui tutti i giocatori siano per vincere, non solo per giocare a calcio. Si viene ricordati soltanto se si vince, credo che le ambizioni mie e della Roma vadano di pari passo”
Per Petrachi: su Schick, aveva già capito che era meglio mandarlo via o nel ritiro ha avuto l’occasione di meritarsi un posto nella rosa?
“Credo che l’operazione Schick, non discutendo il valore del calciatore che è di enorme potenzialità, però il modo in cui è arrivato aveva creato dei sogni. E così come aveva creato delle aspettative, ormai era un po’ marchiato. Credo che molto dipenda dal suo carattere, dalla sua voglia, dal metterci il sangue, la passione, che possano determinare quello step in più. Spero che il ragazzo si ritrovi e metta in mostra quello che in Nazionale riesce spesso a fare. Rimane un patrimonio della Roma perché la formula è un prestito con diritto di riscatto, che è stato un po’ cambiato perché c’è stato qualche problemino col Lipsia, ma sono convinto che il giocatore possa fare bene, scrollandosi di dosso quello che Roma gli aveva attaccato, senza volerlo”
Cosa hai preso dai tuoi tecnici nel passato e cosa pensi di poter prendere da Fonseca?
“Ogni allenatore che ho avuto mi ha dato qualcosa, voglio continuare ad imparare il prima possibile, ad esempio voglio poter parlare la lingua al più presto perché è importante poter parlare con i compagni. Sono contento di poter imparare da Fonseca, per me sarà anche una scoperta”.