Le scuse pericolose dell’Aia al Milan: la Roma aspetta ancora…

(Federico Sereni) – Quello andato in scena ieri sera dopo Milan-Spezia è un episodio che rischia di essere pericoloso per il resto del campionato, e anche per quello passato. Le scuse dell’Aia rivolte al Milan dopo il grossolano errore dell’arbitro Serra segnano letteralmente una spaccatura tra chi riceve dei trattamenti e chi ne riceve altri. Ci sta che lo stesso fischietto si scusi in campo per non aver visto/dato il vantaggio, ma deve finire lì. Un’associazione deve rimanere ferma sul proprio lavoro dicendo, al massimo, “l’arbitro ha sbagliato e daremo uno stop“. Le scuse, invece, sono decisamente troppo.

LA ROMA ASPETTA

Quello che è successo ci porta indietro al 17 ottobre del 2021 quando alla Roma, contro la Juventus, non venne dato un vantaggio a porta vuota con Abraham che aveva insaccato il gol del pareggio. Ci fu un rigore (sbagliato da Veretout) e le spiegazioni assurde del signor Orsato che dimostrò di non conoscere, o almeno questo è trapelato, il regolamento: “Il portiere esce, rigore, fuorigioco, e se non fischio? Sui rigori non si dà vantaggio. E poi date la colpa a me perché ha sbagliato il rigore?“, le parole a Bryan Cristante nel tunnel degli spogliatoi. In quel caso non arrivarono scuse da parte dell’Associazioni Italiana Arbitri ma soltanto una piccola frase “errore-non errore” che non vuol dire letteralmente nulla. O è errore o non lo è. Così come per i restanti torti arbitrali avuti, di cui non stiamo qui a fare un elenco, c’è stato soltanto un grande silenzio. La Roma aspetta ancora, così come aspetta anche l’indignazione dei media che, invece, in queste ore sta spopolando.

Geometrie, grinta e personalità: Sergio Oliveira, un gladiatore per Mourinho

(Federico Sereni) – José Mourinho può finalmente gioire. Ha finalmente il centrocampista che chiedeva ormai da mesi. Dal mercato estivo che, con le vicende Spinazzola e Dzeko, ha cambiato fisionomia durante il suo percorso. Questi mesi sono stati di pura sofferenza per la Roma: due titolarissimi (Cristante e Veretout), pochi cambi a disposizione usati col contagocce e quando chiamati all’appello non sempre hanno risposto presente. Diawara, Villar (soprattutto), Bove e Darboe non hanno mai impensierito il duo degli intoccabili e non hanno mai scalfito il pensiero di Mourinho: voglio un centrocampista.

ECCO IL CENTROCAMPISTA

Appena iniziato gennaio il tecnico portoghese è stato subito accontentato. Prima le voci su Zakaria, poi Grillitsch, poi Kamara ed infine lo scacco matto: Sergio Oliveira. L’ex Porto era nella lista dei desiderabili già ad agosto, ma per tempistiche e folla nel reparto, non è arrivato. In questa stagione ha giocato poco, ma è rimasto comunque un faro per tutti i ragazzi che militano nei Dragoes. Conceicao e i tifosi, poi, non sono stati felici di questa decisione da parte della società che aveva fatto una promessa ad Oliveira: qualora fosse arrivata un’offerta da una società importante lo avrebbero lasciato andare. Così è stato.

CLASSE E GRINTA

L’arrivo di Sergio Oliveira cambia fisionomia al centrocampo della Roma. E’ un giocatore elegante, che sa sempre cosa fare e dalle ottime geometrie (tira magistralmente anche punizioni e rigori). Descritto così sembra soltanto un regista puro, ma a tutto questo aggiunge altre qualità. Grinta, personalità, contrasti. In questo giocatore c’è tutto ciò che alla Roma serve soprattutto sotto la voce personalità. In molte partite, soprattutto le ultime due contro Milan e Juventus, ai giocatori giallorossi è mancato quel guizzo nel tenere testa ad una squadra importante. Il processo di crescita continua e va fatto anche con l’inserimento di questo tipo di calciatori. Ecco Sergio Oliveira: un gladiatore per Mourinho.

Spezia-Roma, le PAGELLE: Kumbulla stordito, Cristante da brividi. Mkhitaryan ultimo baluardo

MILAN, ITALY – OCTOBER 26: Marash Kumbulla (L) of AS Roma celebrates his goal with his team-mats during the Serie A match between AC Milan and AS Roma at Stadio Giuseppe Meazza on October 26, 2020 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

(R.Rodio) – I voti e le pagelle al termine di Spezia-Roma, ultimo match della stagione 2020-2021:

-SPEZIA-

Rafael 6.5; Vignato 6, Terzi 6, Capradossi 7, Bastoni 6.5 (Ramos 6); Estevez 6 (Erlic s.v.), Agoumé 7 (Maggiore 6), Pobega 6.5 (Ricci 6); Verde 7 (Agudelo 5.5), Nzola 6, Gyasi 6. All: Italiano 6.5

-ROMA-

Fuzato 7 – Nella confusione generale è una delle poche note liete. Almeno 2-3 interventi decisivi, che denotano i suoi ottimi riflessi. Incolpevole sui due gol concessi da una difesa assente.

Karsdorp 6 – Ineccepibile per impegno e chiusure difensive in extremis, è anche uno dei più brillanti in fase offensiva come appoggio sulla destra. Resiste anche ad un problema muscolare nel finale.

Mancini 5,5 – Non si risparmia, nel bene e nel male. Non manca qualche errore, compensato discretamente con la cattiveria che non guasta mai. E’ arrivato al finale di stagione con la lingua di fuori.

Kumbulla 4 – Dopo il buon derby di sabato scorso torna a soffrire letalmente, ogni volta che il pallone transita dalle sue parti. Inizia male, sbagliando appoggi e facendosi sfuggire il veloce Nzola, ma non migliora col tempo.

Santon 4,5 – Sembra quasi un’ala più che un terzino, dietro a sé lascia una voragine nella quale Verde fa ciò che vuole. Nullo in fase di contenimento, Fonseca lo sostituisce all’intervallo per disperazione. (46′ Reynolds 4 – Dopo averlo visto questa sera diventa un problema di chi lo manda in campo. Non è in grado nè tatticamente nè tecnicamente di competere a questi livelli e probabilmente dovrà andare in prestito per dimostrare di meritarsi un posto nella Roma. Perde tutti i duelli e non azzecca un tempo di gioco nemmeno a pagarlo oro. Per ora bocciato).

Darboe 4,5 – Fisiologico che dopo i tanti elogi e le prove positive arrivasse la prima bocciatura. Mai in partita, sbaglia sia nel giro-palla sia nel posizionamento in campo. Tenta la pressione alta senza logica. Fuori giri. (61′ Villar 5 – La sintesi del calo verticale, da titolare fisso a rincalzo non così ineccepibile. Non regala velocità alla manovra, giocando troppo in orizzontale).

Cristante 4 – Semplicemente tutto sbagliato. La sua ultima serata stagionale è condita da orrori in mezzo al campo, ripartenze regalate allo Spezia e un gol divorato sull’1-2. Vederlo con la fascia al braccio fa venire i brividi.

Pedro 5 – Forse uno dei pochi a muoversi con costanza nel primo tempo orrorifico della Roma. L’impressione è che abbia sottovalutato l’impegno, sbagliando sempre l’ultima scelta. (71′ Pastore 5,5 – La forma atletica è ormai un miraggio, ma le qualità tecniche ancora una volta si confermano. Serve a Cristante un cioccolatino poi sprecato, peccato che le gambe non tengano più di un quarto d’ora).

Mkhitaryan 6,5 – Assente ingiustificato nel primo tempo, dove appare rallentato e senza mordente. Si trasforma dopo l’intervallo, lasciando l’apatia e la noncuranza negli spogliatoi e tirando fuori le marce alte che servono a sconquassare la difesa spezzina. Alla fine arriva il gol che vale la Conference League, suo tredicesimo stagionale (più 10 assist). Sicuramente una delle note più liete della stagione.

El Shaarawy 6 – Nella sua prova caotica gli va dato atto di aver buttato il pallone dentro quando serviva, con un suo classico inserimento e destro angolato. La condizione e la lucidità sono ancora lontane da quelle dei bei tempi. Ma per il futuro la Roma proverà a ritrovarlo.

Borja Mayoral 4,5 – Considerazioni da fare sul suo futuro, se contro uno Spezia già salvo non riesce mai a farsi notare. Pochissimi palloni toccati ed uno straccio bagnato calciato da buona posizione. Impalpabile. (61′ Dzeko 6 – Fatica ad entrare nel match, ma la sua sponda ‘sporca’ consente alla Roma di pareggiare).

All. Fonseca 4 – Non è ammissibile preparare una partita del genere, in cui solo la Roma doveva avere motivazione, in una maniera del genere. Quattro punte, inserimenti contemporanei dei terzini e di un mediano (Cristante) per 45’ privi di senno. Il primo tempo è impari il duello tattico con Italiano. Il primo cambio dopo l’intervallo è Reynolds, a testimoniare la totale confusione. Viene salvato da una giocata di Dzeko e Mkhitaryan per strappare con moltissima difficoltà un settimo posto davvero poco decoroso. Quando si parla di signori nel calcio magari bisognerebbe vedere anche la professionalità con cui si fanno le cose, oltre al modo in cui si va davanti alle telecamere.

Calciomercato Roma: ultimi dettagli da limare per Oliveira. Ufficialità tra domani e mercoledì

(R.RODIO) La trattiva per regalare a Josè Mourinho il tanto atteso centrocampista è ormai ben avviata: la Roma sembra ormai convinta di potersi accaparrare le prestazioni di Sergio Oliveira del Porto, ma stando a quanto emerge la chiusura non sarebbe proprio imminente. L’emittente satellitare riporta di alcuni ultimi dettagli da limare tra i club: per lo sbarco di Oliveira nella Capitale, dunque, ci sarebbe ancora da aspettare un paio di giorni.

Folle, fragile e senza leadership: la Roma cade sotto i colpi della Juventus

(Federico Sereni) – Durissima da digerire, difficile da spiegare. Quanto accaduto ieri all’Olimpico ha lasciato un senso di stupore misto ad incredulità. Perché cose di questo tipo solo la Roma riesce a farle accadere in un pomeriggio da manicomio con i tifosi giallorossi che lasciano lo stadio sbattendo la testa al muro letteralmente impazziti.

E stavolta non c’entrano allenatori, la piazza o quant’altro. Qua probabilmente c’è bisogno di uno sciamano. Contro la Juventus la Roma domina in lungo e in largo per un’ora, portandosi addirittura sul 3-1 che poteva quasi dare sicurezza. Poi in sette minuti incassa tre gol. Sembrava di averle viste tutte e invece sul 3-4  Pellegrini fallisce anche un rigore. Gli  ultimi minuti finali con un uomo in più sono vani, nonostante i segnali positivi dopo la partita di San Siro tre giorni prima contro il Milan.

Vantaggio di Abraham, raddoppio di Mkhitaryan con deviazione fortunata, prima della perla su punizione di Pellegrini. Poi Locatelli, Kulusevski e De Sciglio, in soli sette minuti, ribaltano il punteggio e il risultato spedendo Mourinho nel profondo rosso. Proprio lo Special One ha rimarcato la mancanza di leadership perché un blackout così è inspiegabile ripescando una Juventus nell’abisso in cui l’aveva cacciata. La classifica si complica ulteriormente.

Milan-Roma 3-1, le pagelle: Abraham intruso, Smalling muraglia inglese ma crolla nel finale. Ibanez, ombre a San Siro

Roberto Gentili –  Nella calza per la Befana la Roma trova la sconfitta. Il debutto nel nuovo anno è amaro. La squadra di Mourinho – tornato a San Siro dopo dodici anni – viene sconfitta 2-1 dal Milan. L’avvio è in salita, di quelle quasi insuperabili. Dopo un quarto d’ora, lo svantaggio è doppio. Per un tocco di mano di Abraham sul tiro di Hernandez, il Var chiama Chiffi al Var. Viene dunque decretato il rigore, trasformato da Giroud (6’). Dopo dieci minuti Messias raddoppia (16’).

La Roma si affaccia per la prima volta dalle parti di Maignan – salvatore rossonero – alla mezz’ora. Zaniolo, però, calcia contro il portiere francese. A cinque minuti dal termine del primo tempo Abraham – questa volta intruso dalla parte giallorossa – devia il tiro di Pellegrini ed accorcia le distanze. Le distanze vacillano più volte nel secondo tempo. Il Milan colpisce due traverse: una con Diaz dalla distanza, l’altra su punizione dell’ex Florenzi. A sancire il risultato è il gol del 3-1 di Leao (82’).

LE PAGELLE

Rui Patricio 6 – Stringe i denti e non fa caso al dolore alla schiena. Puntuale e reattivo sul tiro da fuori di Hernandez. La conclusione, però, è deviata dal braccio di Abraham. Dal conseguente rigore è spiazzato da Giroud. Esce poi sul francese nel raddoppio, portandolo sul palo, che scaturisce la ribattuta vincente di Messias. Nel finale para il rigore ad Ibrahimovic.

Mancini 4,5 – Sorveglia il centro-destra e le sbavature sono ridotte al minimo. Accresce la propositività offensiva. Rovina tutto al rientro dagli spogliatoi. Nel secondo tempo, in una situazione d’uscita, si annebbia la ragione e sbaglia un semplice passaggio in area. Si offusca ulteriormente e verrà espulso dopo aver causato il rigore per il 3-1. Guarderà la sfida con la Juve da casa.

Smalling 5,5 – Muraglia inglese. Scappa a protezione della porta dopo il palo di Giroud, non riesce ad intercettare il preciso tiro del raddoppio di Messias. Vi riesce chiudendo ed allontanando ogni tentativo rossonero di sfondare. Crolla nel finale e lascia lo spazio per il terzo gol.

Ibanez 3,5 – Ombre a San Siro. Parte male perdendo un paio di due aerei, fa la frittata sbagliando un retro passaggio, effettuato a metà. Gli errori in fase di appoggio saranno una costante per tutta la gara. Non riesce inoltre a fermare le discese rossonere.

Karsdorp 4,5 – Parte a mille portandosi negli unici accenni – fino alla mezz’ora – giallorossi. Troppo basso un cross, ci manda poi Mkhitaryan. Rimane nel vivo delle azioni romaniste. Al 15’ perde una palla, la recupera orgogliosamente dopo un duello con Hernandez. Con l’esterno rossonero, poi, ingaggia un diverbio dopo che il transalpino aveva fatto finta di portare fuori la palla per permettere i soccorsi ad un compagno a terra in area, salvo però poi approfittarne per tentare un discesa. L’olandese non gradisce e glielo dice come più chiaramente non si può. Viene ammonito, poi espulso a poco più di un quarto d’ora dalla fine per un fallo proprio su Hernandez.

Mkhitaryan 5 – Inizia mettendosi al centro insieme a Karsdorp. Sembra il preambolo per accendersi, ma la fiammata non arriva. Il fuoco dell’iniziativa rimane piuttosto basso.

Veretout 5 – Dedito più all’interdizione nella parte iniziale dei primi 45’, è impreciso quando chiamato ad impostare. In ripartenza, Abraham è vicino a lui, ma non riesce ad appoggiare. Riceve una ditata nell’occhio da Diaz, ne paga le conseguenze con un paio di lanci alla cieca. Riprende la vista e la ragione fino al momento della sostituzione. Fa quel che può. (Dal 72’ Cristante 5 – Entra insieme ad El Shaarawy, altro ex in casa Roma. Stessa gara del Faraone, cui aggiunge solo più grinta, non utile).

Pellegrini 5,5 – Riprende il comando della Roma. Per trovare le giuste combinazioni non ci mette tanto. Pulisce con la solita – e rimpianta – eleganza tanti palloni. Davanti l’area, però, è impreciso nel toccare indietro per Mkhitaryan. Si ripete quando sventaglia – per la terza volta – Zaniolo: la sponda di Abraham è probabilmente troppo a destra per essere invitante. Lo è di certo il tiro deviato dall’inglese per accorciare le distanze. (Dal 72’ Felix 5 – Inaugura il nuovo anno con la solita foga. La stessa che lo porta a contrastare a tutta birra Maignan).

Vina 5,5 – Poco presente – non per demeriti suoi – nella manovra del gioco, scivola a vuoto contro Diaz che lo salta. Non fa lo stesso Messias, fermato da terra. Continua facendo il suo. (Dal 72’ El Shaarawy 5 – Disponibile dell’ultimo minuto, non porta qualcosa di utile per acciuffare il pareggio).

Zaniolo 5,5 – Dopo un paio di tentativi di ripartenze non andate a buon fine ed altrettanti vele, la prima vera chance capita sui suoi piedi. Mandato a tu per tu davanti a Maignan, viene però portato all’esterno: non può fare altro che tirare quasi addosso al portiere francese. Vezzoso, lento quando lanciato da Pellegrini. La rapidità di pensiero ed esecuzione mancata prima: tiro dalla distanza, deviato da Tammy. Riprende in mano il velo per ingannare Gabbia ed andare in area: qui cade a terra dopo il contatto con Tonali, in maniera regolare secondo Chiffi. Nella ripresa si prende la scena inserendosi oggi qualvolta la Roma super il centrocampo.

Abraham 5,5 – Intruso, in mezzo come mercoledì. Da una parte e dall’altra. Ingenuamente e/o in maniera sbadata, allunga il braccio sul tiro di Hernandez. Decretato il rigore, viene ammonito. Lesto nel girarsi dopo l’errore di Kalulu e lanciare Zaniolo a tu per tu con Maignan. Devìa poi il tiro da fuori area del compagno di reparto. C’è anche sul tiro di Pellegrini, girato a rete per accorciare il risultato. Esce scontento. E fa bene ad esserlo. (Dal 76’ Shomurodov SV).

Il primo Abraham è promosso: gol, corsa e tanta qualità

(Federico Sereni) – È stato l’acquisto dell’estate, il più esoso almeno in termini di investimento. In ordine di tempo è però arrivato dopo Rui Patricio, Shomurodov e Viña e ha fatto inevitabilmente molto più clamore. Il 15 agosto è sbarcato a Roma Tammy Abraham, l’attaccante del Chelsea campione d’Europa in carica, pronto a prendersi il 9 lasciato libero dall’altro centravanti che tanto bene ha fatto nella Capitale, Edin Dzeko. Mourinho dirà poi che il mercato è stato di “risposta”, ma le aspettative sul centravanti inglese sono tante perchè l’investimento da 40 milioni di euro e un contratto fino al 2026 significa tanto, troppo.

Certo, difficile prendere il trono di un centravanti come Dzeko che ha fatto innamorare i tifosi giallorossi con i suoi 119 gol in 260 presenze, con giocate da fuoriclasse e colpi da campione, diventando anche il terzo miglior marcatore e il miglior marcatore straniero della storia della Roma. Dunque tante aspettative, l’ombra del bosniaco alle spalle, l’investimento fatto: tanti gli ingredienti per poter fallire in una piazza calda e pazza come quella romana. Qualcuno avrebbe potuto pensare anche alla poca esperienza del centravanti inglese, che magari avrebbe fatto fatica ad adattarsi ad un calcio diverso.

Ma la risposta di Abraham in questa prima parte della stagione è stata esaltante. Ma partiamo dall’inizio. L’attaccante inglese, arrivato da pochi giorni a Roma, viene schierato a sorpresa dal 1′ contro la Fiorentina in un Olimpico “pieno”. Il match finisce 3-1 e a segnare sono Mkhitaryan e Veretout, ma la scena la ruba quel ragazzo arrivato da Londra da qualche giorno. Abraham chiude il match con due assist, una traversa e riesce provocare l’espulsione di Dragowski. Mette in campo poi un repertorio di dribbling, passaggi e sponde che entusiasma i tifosi dell’Olimpico. Poi il primo gol contro la Salernitana (un destro micidiale a baciare il palo) e quello contro l’Udinese (di tacco e a porta sguarnita). Poi una piccola flessione dopo la sconfitta contro la Lazio, ma l’ambientamento al calcio italiano non è mai semplice e Mourinho lo sa bene tanto che lo difende quando cominciano a venire fuori alcune critiche: “Viene da una squadra, il Chelsea, che è abituata a dominare e in cui le punte che devono pensare solo segnare. Da noi deve anche lavorare per la squadra. Deve crescere anche a livello fisico e di fatica“.

La svolta però arriva con il Venezia quando Mou decide di cambiare modulo, di passare al 3-5-2 e dare un sostegno accanto ad Abraham, un altro centravanti a supporto. Da quel momento Tammy trova continuità e rendimento costante che lo portano a segnare in quella partita in Laguna (persa poi 3-2), contro il Torino e nella fantastica vittoria per 4-1 contro l’Atalanta. In Conference è attualmente il capocannoniere con 6 gol. Il bottino tra Serie A e Conference League recita 12 gol e 3 assist: uno score da invidiare anche se solo paragonato a quello del suo predecessore al primo anno in Italia. E pensare che senza la sfortuna e problemi di mira sarebbe già a 20 gol: il centravanti in questo scorcio di stagione ha già colpito 8 legni.

A proposito dei numeri di Dzeko: il centravanti bosniaco aveva deluso al suo arrivo dal Manchester City con appena dieci gol in tutta la stagione tra campionato e Champions. Abraham lo ha già superato a metà della stagione: se questo è l’inizio c’è da divertirsi.