Tonetto: “La Conference un trofeo importante. Spero sia l’inizio di un ciclo vincente”

(A. Ferrantino) – Max Tonetto in quattro stagioni con la maglia giallorossa ha vinto tre trofei: due coppe Italia e una Supercoppa, gli ultimi titoli vinti della Roma prima del trionfo in Conference League. Il difensore triestino, voluto fortemente da Luciano Spalletti nell’estate 2006, ha collezionato in giallorosso 123 presenze e 1 gol tra campionato e coppe.

Come commenta il trionfo della Roma in Conference League?

“Portare a casa un trofeo dopo tanti anni dall’ultimo è un evento importante. Vincere non è mai facile né tantomeno scontato. Questa squadra non ha mai sottovalutato la Conference League e ci ha creduto sin dall’inizio. Hanno vinto meritatamente e mi auspico che questo non sia altro che l’inizio di un ciclo vincente per la Roma”.

A quelli che la definiscono una coppetta cosa risponde?

“Nessuno si ricorderà dei secondi posti raggiunti in campionato mentre i trofei in bacheca restano. Non si può dunque definire la Conference League una coppetta. È un trofeo europeo importante e portato a casa meritatamente. Non sarà la Champions League ma è pur sempre una coppa importante che per la Roma rappresenta un punto di partenza”.

Se non ci fosse stato Mourinho la Roma avrebbe vinto lo stesso?

“Le contro prove non si hanno mai. Mourinho ha ridato entusiasmo a questa piazza sin dal suo arrivo. La sua esperienza è servita a inculcare la mentalità vincente a questi ragazzi che in campo hanno dato il massimo per il mister e i tifosi. Posso dunque dire che con un altro allenatore non sarebbe arrivata la vittoria”.

Zaniolo eroe di Coppa. Quanto è importante Nicolò per questa squadra.

“È un giocatore importante ma i due infortuni da cui è stato reduce hanno rallentato la sua crescita. Non è ancora al 100% nonostante la sua incisività nelle partite chiave. Deve ritrovare tutte le qualità che aveva prima di queste due tristi parentesi che hanno ostacolato il suo percorso. Oggi sicuramente ha classe, tecnica, tanto talento quindi ampi margini di crescita. Non so cosa succederà in questa sessione di mercato estiva ma mi auguro che resti a Roma”.

Un altro ragazzo di cui si parla poco è Zalewski. 

“Zalewski è un’intuizione di Mourinho. Il mister è stato bravissimo a trovargli un ruolo in quanto nasce come esterno d’attacco quindi con caratteristiche prettamente offensive. Ha creduto in un ragazzo di vent’anni e lo ha inserito in pianta stabile nell’undici titolare. Zalewski ha risposto nel modo giusto: con grinta, entusiasmo e senza aver mai paura di sbagliare. Però ripeto, l’artefice della sua esplosione è Mourinho”.

L’ultimo trofeo della Roma arrivò nel 2008…

“Fu la prima finale giocata in gara unica e la giocammo in casa, all’Olimpico, contro una squadra fenomenale come l’Inter. In quegli anni, aldilà delle differenze in campionato a volte minime e altre maggiori, lo scontro diretto ce lo siamo sempre giocati. Eravamo consapevoli di poter vincere quella finale e così è stato. Per valori in campo espressi le squadre in campo se la giocarono alla pari nonostante l’Inter avesse una rosa più ampia rispetto alla nostra. L’equilibrio fu annullato dal nostro pubblico, dodicesimo uomo in campo. È passato troppo tempo da quel trofeo: una piazza come Roma merita di vincere con continuità”.

Quell’anno la Roma arrivò seconda dietro all’Inter. Crede che avreste meritato di più quell’anno?

“Quando ti giochi lo scudetto punto a punto sono poi i minimi particolari a fare la differenza. Ci giocammo tutto all’ultima di campionato: noi dovevamo vincere a Catania e loro non vincere con il Parma. Per sessanta minuti siamo stati campioni d’Italia ma Ibrahimovic ci rovinò la festa ribaltando il risultato. C’è rammarico ma restano bellissimi ricordi”.

Mancini: “Daje Roma! Mourinho il re Mida del calcio. Si può aprire un ciclo vincente”

(A. Ferrantino) – Dopo 14 anni la Roma torna a far ribollire le piazze della città eterna. La vittoria di ieri sera in Conference League rappresenta una pietra miliare per questo club. Tanti gli ex che hanno seguito il percorso dei giallorossi in Europa e uno di questi è Amantino Mancini. Da Nova Lima (Brasile) il Tacco di Dio si è detto felice di questa vittoria dichiarando apertamente il suo amore per Roma, la Roma e i suoi tifosi.

La Roma ha riportato un trofeo europeo in Italia che mancava dal 2010. Come commenti questa vittoria…

È stata una vittoria importante e meritata che potrebbe essere l’inizio di un ciclo vincente. La Roma ha un organico importante ed è allenata da uno dei migliori allenatori in circolazione. L’arrivo di Mourinho nella Capitale aveva sollevato il morale di tutti e fatto sognare i tifosi. Lui è il re Mida del calcio.

È tutto merito di Mourinho?

Quando si raggiungono dei traguardi importanti, come questa vittoria in Conference League, i meriti vanno divisi. Mou è sicuramente la figura centrale di questa squadra ma i ragazzi che sono scesi in campo sono stati dei guerrieri. Hanno lottato su ogni pallone e saputo ribaltare match impossibili. La forza di questa squadra è il gruppo.

Quanto è importante Zaniolo per questa squadra?

La tripletta al Bodo e il gol vittoria contro il Feyenoord sicuramente dimostrano quanto sia importante come giocatore. Possiede una buona tecnica, ampi margini di crescita ed è in perfetta sintonia con il club e il suo mister. La vittoria in Conference League lo aiuterà a crescere ulteriormente.

L’ultimo trofeo arrivò nel 2008. Cosa si prova ad alzare una coppa a Roma?

Alzare un trofeo è l’ultimo atto di un travagliato percorso e quell’anno mancammo di un soffio lo scudetto. La vittoria della Coppa Italia fu meritata e ci prendemmo la nostra rivincita sull’Inter. Vincere con la maglia della Roma è un’emozione indescrivibile. La passione dei tifosi è travolgente e nessun’altro club, se non in pochi, possono vantare un ambiente così caldo. Io amo Roma, la Roma e i suoi tifosi.

Mkhitaryan è a un passo dall’Inter. Come giudichi questa sua decisione a poche ore dal trionfo in Conference…

Sarà stata sicuramente una decisione sua e non presa all’ultimo minuto. Forse cercava nuovi stimoli e quindi il passaggio all’Inter non va criticato.

Hai vestito la maglia della Roma e con questa squadra hai vinto tanto. Cosa significano per te questi colori?

La Roma è tutta la mia vita. L’esperienza vissuta all’ombra del Colosseo è stata la più bella della mia carriera. A rendere indimenticabile questa esperienza sono stati i tifosi, sempre presenti e con un cuore immenso. Loro non meritano solo la Conference League. Questa città merita di vincere ogni anno e mi auguro che i festeggiamenti di oggi possano ripetersi anche la prossima stagione. Daje Roma!

Roma-Feyenoord 1-0, le pagelle: Zaniolo divino, Smalling di marmo. Rui Patricio favoloso, anima Pellegrini

(Federico Sereni) – La Roma fa la storia. La prima edizione della Conference League è giallorossa. Gli uomini di Mourinho pongono fine alla sofferenza dei 14 anni senza successi riuscendo nell’impresa di cogliere un trofeo europeo. Il Feyenoord si inchina alla Roma. Gli olandesi vengono piegati dal gol di Zaniolo.

Partita eccezionale di ogni componente. Tutti, letteralmente, hanno contribuito a scrivere la storia. Su cui ci sono indubbiamente le mani di Rui Patricio. I due interventi nel secondo tempo hanno indirizzato la partita. Monumentale Smalling, pronto ogni volta a chiudere con esperienza e maestria. Perfetti Mancini ed Ibanez, sempre sul pezzo. L’italiano ha servito un assist delizioso per Zaniolo, il brasiliano preziosissimo in almeno tre interventi.

A centrocampo Cristante è, come al solito, onnipresente. Convince anche Oliveira al netto di una parte difensiva molle. Pellegrini ed Abraham si cercano, trovandosi poche volte. Lorenzo diventa comunque il primo capitano romano e romanista a portare la Roma su un tetto europeo.

LE PAGELLE

Rui Patricio 7,5; Mancini 7, Smalling 8, Ibanez 7; Karsdorp 6, Cristante 7, Mkhitaryan sv, Zalewski 7; Pellegrini 7; Zaniolo 7, Abraham 7.

Roma-Feyenoord 1-0, le pagelle: Zaniolo, la notte ti fa bello. Rui Patricio e Smalling invalicabili. Mourinho Skanderbeg

Roberto Gentili – Tirana dice Roma. E la storia anche. La squadra del condottiero Mourinho fa la storia. Rompe il digiuno di quattordici anni senza successi, centrando subito il bersaglio grosso: il titolo europeo. La prima edizione della Conference League è giallorossa. La Roma supera col minimo risultato il Feyenoord, condannato dalla rete di Zaniolo, bello di notte romanista. I lupi azzanno la preda, che cerca di divincolarsi con pressing organizzato ma sempre respinto.

Rui Patricio e Smalling monumentali. Impettiscono alle avanzate olandesi e si fanno grandi con interventi che tengono ben salde le mani della Roma sulla coppa. Li aiutano Mancini – che lancio per Zaniolo – ed un attentissimo Ibanez. Cristante fa doppio lavoro. Mkhitaryan esce dopo un quarto d’ora, Oliveira fa buchi. Pellegrini ed Abraham cercano lo squillo che non arriva. Poco danno: qui si è arrivati anche grazie a loro.

LE PAGELLE

Rui Patricio 9 –  Svirgola un rilancio e si complica da sé un tiro da lontano, non si fa ingannare dal tiro deviato da Smalling ed esce, cosa rara, sul velenoso cross di Sinistrerra. Due mandate alla porta per lasciar fuori il tiro di Sinistrerra e soprattutto di Til, terminato sulla traversa.

Mancini 8,5 – La foga che di solito adopera nei contrasti, la mette – inizialmente – nell’impostazione. I primi 3-4 lanci sono la bozza per l’assist da centrocampo al vantaggio di Zaniolo. Sinistrerra troverà sulla schiena i segni delle mani usate per contenerlo, come gli è ben riuscito anche in altre maniere. E non è arrivato neppure il giallo.

Smalling 9 – Ripresa l’energia con il riposo dell’ultima di campito col Torino, gioca la seconda finale europea, come Micki e Mourinho. La pressione lo fa girare al massimo: Dessers è oscurato, da centrocampo all’area.

Ibanez 8,5 – Le prestazioni dei compagni di reparto potrebbero far sapere la sua in sordina. Roger, però, è tutto fuorché in sardina. Intercetta le lance olandesi che cadono nel suo territorio, arrivando a difendere anche quello centrale.

Karsdorp 6,5 – Aveva assicurato che il passato non lo avrebbe influenzato. Il primo tempo ha detto il contrario. Imballato nella mente e nei gesti tecnici, crea vuoti con scelte errate ed appoggi al limite dell’autolesionismo, vedere quello che al 17’ manda Sinisterra al cross. Permette molta libertà al colombiano e più in generale alle ripartenze dei connazionali, ma a fine primo tempo il blocco sullo stesso esterno evita un pericolo non da poco. (Dall’89’ Vina 6 – Il titolo è di tutti).

Cristante 8 – Nella notte dell’esaltazione, colpisce la freddezza che adopera nelle due fasi. Continuo e sempre applicato, non si fa mai trovare fuori posto. Qualche marcatura non pesante è però influente, non lo fanno neppure le verticalizzazioni tentate. Non viene giustamente punito l’involontario tocco di mano, visionato comunque dal Var.

Mkhitaryan 6,5 – Le finali europee non gli sorridono. Di due disputate, una non è riuscito a giocarla per motivi pollici ; quella di oggi, invece, è durata esattamente un quarto d’ora. Nel piccolo ritaglio di partita, è stato utile con due intercetti. (Dal 15’ Oliveira 6 – Produce più idee che copertura. Manda nei canali giusti i palloni che gli capitano, fatica a sporcare i passaggi olandesi, pur arrivando ogni volta davanti agli avversari. Lento a leggere il gioco, la sufficienza arriva per l’importanza della serata).

Zalewski 7 – La spensieratezza della gioventù non gli fa sentire il peso della serata. Inserisce correttamente i gettoni offensivi con ottime intuizioni – geniale al 10’ a servire Zaniolo in profondità -, che però non attivano a pieno l’attacco. Infelici un paio di uscite alte, Geertruda sgasa solo così. (Dal 68’ Spinazzola 6,5 – L’infortunio gli ha impedito di disputare la finale dell’Europeo, un atto conclusivo continentale lo vive con la Roma. Ottimo il recupero a fine partita, poi il giallo per le scintille con Toornstra.

Pellegrini 8 – “Mi prendo tutta la responsabilità”. Parola di capitano. Lo fa andando sempre a sostengo di ogni compagno, spendendo un giallo e cucendo il più possibile le energie offuscate dai tremila pensieri. Non c’è nessun acuto degno di nota, ciononostante arriva quello storico: è il primo capitano romano, e romanista, a portare la Roma su un tetto continentale.

Zaniolo 10 – Bello di notte. Chiude la stagione dei tormenti e delle inutili polemiche apponendo la firma conclusiva della stagione, ma soprattutto sulla storia della Roma. La palla lanciata da Mancini gli cade addosso: di petto sistema tutte le critiche e le malelingue, con un tocco morbido batte sul tempo Bijlow, uscito a dir poco male, e fa gioire il popolo romanista. Si spende nei tackle durante il secondo tempo come un mediano consumato. (Dal 68’ Veretout 6,5 – Tocca il terreno ed entra con voglia di fare. Dà indicazioni ad Oliveira e da fare a Bijlow col tiro da fuori area).

Abraham 6,5 – Ha portato la Roma in finale, appuntamento che forse manca.  Scarna la quantità di palloni che arrivano, va a riceverne a centrocampo e viene atterrato. Ostico Senesi, una volta che gli sfugge non viene ravvisata la trattenuta dell’argentino al braccio. Una buona idea, poche quelle avute, gli viene fermata da Zaniolo, presente involontariamente sulla traiettoria. (Dall’89’ Shomurodov 6 – Prova a tenere su la squadra a fine partita e ci riesce, anche se l’intento era raddoppiare).

Mourinho 10 – Skanderbeg, condottiero nella resistenza contro i turchi-ottomani,  è l’eroe d’Albania. Lui lo è di Roma. “Niente viene dal nulla come nulla ritorna nel nulla”. Tornato in Italia, il Belpaese si ricolloca nuovamente sulla mappa europea. Alla prima stagione, al primo tentativo, riesce laddove pochi altri allenatori sono riusciti: vincere. Anzi, fa ancora di più perché porta nella bacheca romanista un trofeo europeo.

Roma-Feyenoord, le probabili formazioni e dove vederla: Mkhitaryan recuperato, Zaniolo titolare. Smalling c’è, Zalewski a sinistra

Roberto Gentili – Ad un passo dalla gloria. L’ultimo gradino da salire per sedersi sul trono ed accedere all’atteso empireo. Il diario della stagione è pressoché ultimato. C’è da scrivere la pagina conclusiva per consegnarlo agli archivi storici giallorossi. L’attesa è finita. Dopo quattordici anni la Roma torna a disputare una finale. Europea, per di più. Come non le accadeva da ben 31 giri terrestri.

Data e luogo si conoscono: Tirana, 25 maggio 2022. È il giorno che potrebbe segnare il Rinascimento romanista, guidato dall’illuminista venuto dal Portogallo. Il passaggio di José Mourinho nell’olimpo dei pochi eletti capaci di arricchire la bacheca di Trigoria passerà per l’esame d’olandese, proprio come l’ultima finale europea raggiunta. E vinta. Nell’Europa League 2016-17 era l’Ajax del polemico Bosz (“Mourinho è un narcisista”), domani a contendere la prima edizione di Conference League è il Feyenoord dell’incantato Slot (“Guardare il suo curriculum mette soggezione).

La rosa di Slot ha superato in semifinale il Marsiglia di Pau Lopez, Under e Gerson. È squadra coriacea e composta da elementi di valore. Senesi, Kokcu, Til, Sinisterra ed il capocannoniere della competizione Dessers su tutti.

Roma e Feyenoord sono unite da più di un elemento. Il primo è il precedente nei sedicesimi di finale dell’Europa League 2015-16, superati dai giallorossi (1-1 all’andata, 1-2 il ritorno), ma che viene ricordati più per i disordini degli ultrà olandesi. La città di Tirana sotto questo punto di vista si è preparata al meglio. Con la collaborazione dei corrispettivi italiani ed olandesi, la polizia albanese ha organizzato un piano di sicurezza che prevede tolleranza zero per chi creerà scompiglio.

A Tirana sia la squadra di Mourinho che gli uomini di Slot arrivano dopo essere partiti da lontano. Entrambe le formazioni hanno affrontato le peripezie dei playoff. Il Feyenoord ha cominciato il cammino addirittura dal secondo turno di qualificazione. Una marcia costante e che non si è arrestata quella dei biancorossi, incapaci di perdere fin qui.

La piccola Arena Kombetare sarà a prevalenza giallorosso, anche se non tutti i tifosi romanisti sono riusciti ad accaparrarsi i biglietti, finiti tra le mani degli albanesi, che sosteranno però la squadra di Mourinho. Uno stadio in cui vedere la finale, però, c’è comunque. La Roma ha deciso di aprire le porte dell’Olimpico. Nello stadio capitolino verrà trasmessa la partita su 6 maxischermi, siti davanti ogni settore. A popolare l’impianto più di 44mila tifosi.

LE PROBABILI FORMAZIONI DI ROMA-FEYENOORD

La grande paura di Mourinho è svanita. Nei ranghi della rosa è rientrato Mkhitaryan. Costretto allo stop di un mese dopo la lesione dell’adduttore rimediata nella semifinale d’andata in casa del Leicester, l’armeno era l’unico e macro punto interrogativo dell’undici titolare. Nella rifinitura odierna svolta prima di partire per Tirana, Mkhitaryan ha però sciolto le riserve unendosi al gruppo. Micki dovrebbe quindi essere in campo dall’inizio.

Dove? Questo è l’altro arcano. Facendo affidamento su quanto scelto da Mou prima dello stop, dovrebbe andare a centrocampo ad affiancare Cristante e uno tra Oliveira e Veretout. Messe da parte le gerarchie in vigore sin qui, in caso venisse adottata questa soluzione, è probabile che vicino al numero 4 ci sia il francese, in crescendo nelle ultime partite.

In piedi c’è però anche l’altra ipotesi. Ossia la partenza sulla trequarti vicino a Pellegrini che ricollocherebbe Zaniolo alla panchina, pronto però per l’utilizzo in caso di supplementari, o comunque a gara in corso. La sensazione, però, è che Mourinho voglia evitare di protrarre la gara. All-in quindi dall’inizio, dunque Mkhitaryan sarà a centrocampo con Cristante. Dietro, in difesa, Smalling, riposatosi nell’ultima di campionato a Torino, formerà la retroguardia con Mancini ed Ibanez. Le fasce saranno prese in consegna da Karsdorp e Zalewski. Non una gara qualsiasi per il terzino olandese, cresciuto e sbocciato proprio nel settore giovanile del club del popolo.

Pellegrini ai comandi della trequarti, probabilmente da solo. Il capitano, ad ogni modo, è probabile parta da centrocampo in caso di 3-5-2. Zaniolo andrà ad affiancare Abraham. Tra le ipotesi da considerare, anche quella di un azzardo: Shomurodov vicino all’inglese, in modo tale da tenere Nicolò come asso nella manica.

Nicolò viene dalla prestazione a due volti col Torino. Fautore del secondo rigore, trasformato da Pellegrini, ha sprecato due occasioni nitide per iscriversi al registro dei marcatori. Tammy si è sbloccato proprio col Torino. Domani cercherà il gol, per regalare la coppa alla Roma e regalarsi il titolo di capocannoniere.

Al momento il bomber della Conference è Dessers, centravanti proprio del Feyenoord. L’olandese da 10 gol nel torneo sarà il terminale del 4-2-3-1 di Slot. L’allenatore biancorosso ha avuto il suo bel da fare per recuperare i diversi infortunati, riuscendo alla fine nell’intento. A Tirana è stata infatti convocata l’intera squadra.

A scendere in campo sarà praticamente il blocco titolare. Bijlow, il portiere titolare assente però da marzo, ha recuperato. Ha preso parte al ritiro della scorsa settimana a Lagos, in Algarve, e viene dato come possibile titolare.

Chi difenderà i pali olandesi sarà però Marciano. L’israeliano 32enne sarà coperto da Geertruita, Trauner – recuperato -, Senesi (accostato alla Roma) e l’altro rientrare Malacia. Aursnes e Kocku, pupillo di Totti,  i due che formeranno la cerniera di centro. Alle spalle di Dessers si posizionerà il reparto pesante: Nelson si è ripreso dal riacuttizarsi di una precedente ferita ed avrà in mano la corsia destra, mentre Sinisterra andrà dall’altra parte e al centro agirà Til. Toornstra, il capitano, dovrebbe partire dalla panchina.

DOVE VEDERE ROMA-FEYENOORD

Diverse soluzioni per assistere alla gara tra RomaFeyenoord. La finale di Conference League sarà trasmessa sia da Sky, Dazn che TV8. Ben quattro i canali a disposizione degli abbonati alla pay-tv: Sky Sport Uno (numero 201), Sky Sport Football (numero 203), Sky Sport (numero 251) e Sky Sport 4K (numero 213).

Chi non dispone di un abbonamento né a Sky né a Dazn non ha nulla da temere. La partitissima di Tirana verrà trasmessa anche in chiaro. Disponibile infatti la visione su TV8, canale numero 8 del digitale terrestre.

Per quanto concerne lo streaming, infine, gli abbonati Sky potranno usufruire dell’app SkyGo; chi invece ha sottoscritto un abbonamento con Dazn può guardare la partita su pc e dispositivi mobili.

Pierluigi Pardo e Simone Tiribocchi la coppia che si occuperà del commento su Dazn, mentre Fabio Caressa e Beppe Bergomi racconteranno la finale per i spettatori di Sky e TV8.

ROMA-FEYENOORD, ARBITRA KOVACS

Istvan Kovacs dirigerà la finale di Conference League tra Roma e Feyenoord. Il fischietto romeno sarà coadiuvato dai connazionali Vasile Florin Marinescu e Mihai-Ovidiu Artene. Lo svizzero Sandro Schärer officerà come quarto uomo. In sala Var il tedesco Marco Frizt, l’altro teutonico Christian Dingert Avar.

La Roma e Kovacs sono legati da due soli precedenti. In ambedue le occasioni i giallorossi hanno trovato la vittoria: 2-0 al Braga nei sedicesimi di finale della scorsa edizione di Europa League e il poker (4-0) rifilato allo Zorya nei gironi di Conference.

Debutto invece con il Feyenoord. Nessun precedente infatti tra Kovacs e la squadra olandese. Prima gara anche per Frizt con ambedue le squadre.

LE PROBABILI FORMAZIONI

AS ROMA (3-4-1-2): Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibanez; Karsdorp, Cristante, Mkhitaryan, Zalewski; Pellegrini; Zaniolo, Abraham.
A disposizione: Fuzato, Boer, Maitland-Niles, Kumbulla, Spinazzola, Vina, Veretout, Oliveira, El Shaarawy, Perez, Shomurodov, Felix.
Allenatore: José Mourinho.
Indisponibili:-.
Diffidati:-.
Squalificati:-.

FEYENOORD ROTTERDAM (4-2-3-1): Marciano; Geertruida, Trauner, Senesi, Malacia; Aursnes, Kokcu; Nelson, Til, Sinisterra; Dessers.
A disposizione: Bijlow, Cojocaru, Pedersen, Hall, Sandler, Hendrix, Hartjes, Toornstra, Milano, Jahanbakshsh, Walemark, Linsenn.
Allenatore: Arne Slot.
Indisponibili:-.
Diffidati:-.
Squalificati:-.

Arbitro: Kovacs.
Assistenti: Marinescu-Artene.
IV Uomo: Schäfer.
Var: Frizt.
Avar: Dingert.

La Roma stacca il pass per l’Europa. Ora la finale

(Federico Sereni)Missione compiuta per la Roma. A Torino la squadra di Mourinho supera la prima due finali. Stavolta non c’era una coppa da alzare in cielo, ma una qualificazione da raggiungere: servivano tre punti e sono arrivati per staccare il pass diretto per la prossima Europa League. E non importa cosa faranno Fiorentina e Atalanta, destinate a contendersi il posto in Conference League, bisognerà solo capire in che posizione i giallorossi arriveranno in classifica in base al risultato della sfida dell’Olimpico tra Lazio e Verona.

Lo Special One aveva messo in guardia tutti: era questa la partita da vincere. E l’unica a cui pensare. La squadra giallorossa ha recepito il messaggio tanto che in campo si è vista una squadra vera. Trascinati dalla doppietta di Tammy Abraham (la quarta in Serie A) che raggiunge 17 centri stagionali superando Hitchens come calciatore inglese ad aver segnato di più in una singola stagione. Il rigore conquistato da Zaniolo e trasformato da Pellegrini nel finale sancisce la vittoria rotonda della compagine romanista.

Ed ora tutti a Tirana con l’unico dubbio per Mou: Mkhitaryan ci sarà? la Roma partirà martedì, ma solamente dopo la rifinitura a Trigoria. L’armeno lo convocherà, deciderà poi sull’utilizzo. Ma adesso c’è da vincere la finale che porterebbe il primo trofeo Uefa nel Palmares della Roma.

Roma-Venezia, giallorossi per l’Europa, veneti per un miracolo

Francesca Palmeri – Ultimo match di stagione allo Stadio Olimpico di Roma. I giallorossi affrontano il Venezia nella 37° giornata di Serie A. Dopo la sconfitta subita lunedì sera contro la Fiorentina, gli uomini di Mourinho dovranno dare il meglio per conquistare i 3 punti e continuare a sognare l’Europa. Già, perché proprio come dichiarato dallo stesso Special One, prima della finale di Tirana, rimane da conquistare l’obiettivo di campionato. La Roma non vince in Serie A da quattro partite: due pareggi e due sconfitte dopo il 2-1 alla Salernitana dello scorso 10 aprile. Il Venezia, anche se ultimo in classifica, è tornato al successo nell’ultimo turno, 4-3 al Bologna, dopo 10 sconfitte consecutive.

Soncin cerca la seconda vittoria di fila

Dopo una striscia di 10 sconfitte filate, il Venezia ha vinto il match più recente contro il Bologna. Soncin e i suoi giocatori potrebbero ottenere due successi consecutivi per la seconda volta in questo campionato dopo lo scorso novembre, dove trovarono la vittoria proprio contro la Roma e il Bologna. L’andata del match tra i giallorossi e il Venezia terminò 3-2 in casa dei veneziani. Sono 25 le partite giocate in Serie A tra le due squadre: 13 le vittorie dei giallorossi, 6 i pareggi e altrettanti i successi dei veneti. In casa della Roma, i precedenti sono 12, con 8 affermazioni dei padroni di casa, 2 pareggi e 2 vittorie esterne.

Statistiche del Venezia 

Il Venezia è ultimo in classifica a quota 25 punti: 6 vittorie, 23 sconfitte e 7 pareggi. Di questi 13 sono stati realizzati in casa e 12 in trasferta. La media dei gol messi a segno è di 0,92 a partita, di cui la maggior parte realizzati in casa: esattamente 21, che corrisponde al 63,64%. Quella delle reti subite è più alta: 1,92%. In questo caso però i gol subiti in casa sono superiori a quelli in trasferta: 38 contro 30. I cannoniere dei veneti sono: Mattia Caldara che ha segnato due gol contro la Roma e Thomas Henry a quota 6 gol in campionato. Attenzione, come sempre, ad Okereke.

Fiorentina-Roma, gli ultimi 15minuti di gioco sono quelli decisivi

 Francesca Palmeri – La Roma torna in campo nella 36° giornata di Serie A per la sfida in trasferta contro la Fiorentina. Dopo il passaggio in finale di Conference League e l’entusiasmo alle stelle, i giallorossi devono tornare con i piedi terra e cercare di centrare anche l’obiettivo in Campionato: il quinto posto. Il match contro i viola ha una valenza importantissima se si guarda la classifica, sono 3 i punti che distanziano la Fiorentina dalla Roma. Le due squadre si sono affrontate nella prima giornata di Campionato, vittoria dei giallorossi per 3 a 1, ma una cosa è certa: molte cose sono cambiate e ora l’effetto Mourinho si vede realmente. Dal modulo alla mentalità, all’atteggiamento in campo, la Roma è più forte e più consapevole delle proprie capacità.

La Fiorentina: statistiche e dettagli stagionali 

La Fiorentina ha attualmente 56 punti in classifica: 17 vittorie, 5 pareggi e 13 sconfitte. Sono 35 quelli guadagnati in casa in 17 gare, in questa stagione solo l’Inter è riuscita a fare meglio per la media punti interna: 2,29 per i neroazzurri e 2,06 per i viola. Oltre ad essere vicine in classifica le due squadre si trovano all’ottavo e al nono posto posto per attacchi in Serie A. La Roma ha realizzato 55 reti mentre la squadra di Italiano 54. Nella fase difensiva la Fiorentina ha subito 47 gol totali di cui 20 al Franchi e 27 in trasferta. Altro dato importante su cui porre attenzione riguarda gli ultimi 15′ di gioco. I viola hanno subito 16 gol su 47 in questo lasso di tempo, il 34% dei totali. Mentre la Roma dal canto suo ha segnato il 29% dei propri gol negli ultimi 15’ di gara. L’andamento delle ultime 5 gare di Serie A sorride ai giallorossi: la Fiorentina ha rimediato 6 punti, mentre la Roma ne ha fatti 8.

I viola del dopo Vlahovic

La Fiorentina post mercato, ha detta del suo allenatore Italiano, è più forte di quella precedente. Dopo aver ceduto il suo pupillo Vlahovic alla Juventus, ha ritrovato la serenità nell’inserimento in gruppo dei due attaccanti Arthur Cabral e Krzysztof Piatek. Vlahovic ha realizzato 17 dei 54 gol totali dei viola, dopo di lui come miglior marcatore in Serie A c’è Torreira a quota 5.

Roma, che show! Salah imprendibile e Dzeko da record: San Siro è giallorosso

(A. Ferrantino) – Allora sulla panchina della Roma sedeva Luciano Spalletti e a disposizione del mister, ancora per qualche settimana, c’era Francesco Totti. Quella fu l’ultima volta che il capitano affrontò il Milan e la Roma, per rendere indimenticabile questo match, disputò una delle sue migliori performance stagionali. A San Siro i giallorossi passeggiano sugli avversari, demoliti dalla doppietta di Edin Dzeko e le reti di El Shaarawy e De Rossi su rigore. I rossoneri rispondono presente con l’inutile gol di Pasalic che ha evitato il cappotto.

Quel 7 maggio 2017 la Roma, dopo la sconfitta nel derby, mise spalle al muro il Milan. Gli uomini di Spalletti conservarono il secondo posto sfoderando una grande prestazione a San Siro, una di quelle partite difficili da dimenticare. I giallorossi hanno umiliato il Milan dando sul campo una risposta a chi riteneva fossero ormai in piena riserva.

È stata la notte di Dzeko. Il bosniaco con quella doppietta mise a tacere le voci che in settimana l’avevano definito ancora una volta attaccante mai decisivo nei momenti importanti. Tutti zitti dopo che Edin si è rubato la scena a san Siro con una doppietta d’autore e un assist fondamentale a El Shaarawy in occasione del 3-1 che ha chiuso definitivamente i conti.

Senza gli squalificati Rudiger e Strootman, Spalletti ha deciso di spostare a destra Emerson e di mettere Paredes al fianco di De Rossi. Infine ha rilanciato Perotti a sinistra, rispedendo El Shaarawy in panchina. Montella ha invece replicato rilanciando De Sciglio, mettendolo a sorpresa a destra al posto di Calabria e non dall’out opposto in sostituzione di Vangioni. Poi ha rivisto la mediana, priva dell’appiedato Kucka, con gli innesti di Pasalic e Sosa, preferito a Locatelli.

La Roma è partita la quinta ingranata e, dopo soli 8′, è passata in vantaggio. Salah ha rubato palla sulla trequarti e ha duettato con Dzeko che ha scaraventato il pallone sotto il sette con un missile dal limite. Il Milan ha avuto una reazione d’orgoglio ma ciò non è servito a placare l’armata giallorossa. Sfruttando i larghi spazi lasciatigli dai rossoneri, la Roma ha replicato colpo su colpo e, dopo un palo colpito da Perotti con un gran destro a giro, ha raddoppiato al 28esimi ancora con Dzeko. Al 76esimo invece la rete di Pasalic illude il Milan che da lì a poco sarebbe stato martire sotto i colpi dei giallorossi.

Neppure il tempo di credere nel pari che il Milan ha incassato la doccia gelata dell’1-3 siglata, ironia della sorte, dall’ex El Shaarawy che, sfruttando una torre di Dzeko, ha infilato sotto l’incrocio un gran destro dal limite. Il Milan alzò bandiera bianca ma la Roma non si fermò e continuò a tirare in porta con facilità elevata. All’88’ arriva il poker giallorosso realizzato da De Rossi su rigore concesso da Rizzoli dopo un ingenuo fallo di Paletta ai danni di Salah lanciato a rete.

MILAN (4-3-3): Donnarumma, De Sciglio, Zapata, Paletta, Vangioni (24’st Ocampos), Pasalic, Sosa (43’st Gomez), Mati Fernandez (1′ st Bertolacci), Suso, Lapadula, Deulofeu (30 Storari, 35 Plizzari, 96 Calabria, 46 Gabbia, 73 Locatelli, 18 Montolivo, 10 Honda, 70 Bacca, 63 Cutrone). All.: Montella.

ROMA (4-2-3-1): Szczesny, Emerson, Manolas, Fazio, Jesus, Paredes, De Rossi, Salah, Nainggolan (27’st Grenier), Perotti (15’st El Shaarawy), Dzeko (dal 38′ st Peres) (19 Alisson, 18 Lobont, 15 Vermaelen, 21 Mario Rui, 30 Gerson, 10 Totti). All.: Spalletti.

ARBITRO: Rizzoli di Bologna 6.

RETI: nel pt 8′ e 28′ Dzeko; nel st 31′ Pasalic, 33′ El Shaarawy, 42′ De Rossi (R).

Roma-Leicester 1-0, le pagelle: Abraham pilota i giallorossi a Tirana, Smalling allaccia le cinture. Zalewski giovane veterano, ipnosi Pellegrini 

Roberto Gentili –“Tutto ei provò: la gloria. Maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria; la reggia e il tristo esiglio. Due volte nella polvere, due volte sull’altar”. Da oggi ci sarà il 5 maggio giallorosso. Il gigante dormiente si è svegliato. Dopo 31 anni la Roma raggiunge una finale europea. Superato quel pericolo rappresentato dalla furia del Leicester con la testata di Abraham (10’), la squadra di Mourinho si impossessa del biglietto per Tirana, sede della finale di Conference League che sarà contesa con il Feyenoord. Agli olandesi basta il 3-2 dell’andata per superare il Marsiglia dopo il pareggio (0-0) di oggi.

La Roma resiste come un sol uomo alla forza fisica ma priva di rigor logico e tattico del Leicester con una difesa straordinariamente coordinata da Smalling. Legna, sudore ed ordine a centrocampo per Cristante ed Oliveira, sfreccia Zalewski, osserva ed allontana pericoli Karsdorp. Pellegrini inventa, Abraham trasforma. E Roma ora sogna.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6,5 – Di rischi concreti ne piovono pochi. Sul solo possibile allarme del primo tempo, quel tiro trasformatori in cross di Pereira attorno alla mezz’ora, legge bene la traiettoria. Una sola raccolta ed un tiro, entrambi al centro, nella seconda frazione.

Mancini 7 – Nel filo difensivo ci sta perfettamente perché chiude continuamente più di un tentativo di offensiva inglese. Fa un passo indietro rispetto ai compagni per l’imprecisione in sbavatura ed il solito cartellino giallo che vede sventolarsi davanti agli occhi.

Smalling 8 – Re della difesa della Roma. Il gioco del Leicester si blocca ogni qualvolta passa dalle sue parti. Come se fosse in uno scacchiere, si muove in ogni direzione difensiva con pochi passi. Sulla sua testa finisce la croce che lo incorona per una prestazione sontuosa, che fa dal filo conduttore a quella dell’andata.

Ibanez 7 – Lookmam: “guarda uomo”, la traduzione più semplice. Ed allora lui lo guarda, soprattutto lo controlla e gli permette il sorpasso pochissime volte. Va di anticipo, cercando di velocizzare le azioni di ripartenza, bloccate però da imprecisioni tecniche.

Karsdorp 7 – Desiste dallo scendere fino a valle, così serve Abraham più dalle retrovie. Dove comunque ha il suo da fare nel contenere Barnes, compito che alla fine non manca. Fa spesso cose buone – diagonali ed anticipi – ma fatica a tramutarle in situazioni più concrete. Ed ora la sfida in finale contro l’ex Feyenoord.

Cristante 7 – Di lui si elogia spesso la calma e la tranquillità con cui gestisce situazioni calde. All’inizio viene però risucchiato dall’ansia e dall’atmosfera incandescente dell’Olimpico che lo conducono sulla via sbagliata, dove trova errori e macchie non da lui. Sbraccia e risale a galla tornando ad essere quello di sempre: fa diga, non sempre efficace, e giostra la manovra, virando specialmente a destra con aperture millimetriche.

Oliveira 7 – Al contrario del vicino di reparto, inizia meglio. In scioltezza tocca e smista palloni, che poi inizia a perdere col passare dei minuti risultando frenetico. Prezioso quando la Roma è costretta ad abbassare il baricentro, di bacino e con finte di corpo sguscia più volte da ingarbugliamenti vari. Scaccia la stanchezza e mantiene la lucidità necessaria per portare la barca in Porto.

Zalewski 7 – Euforico per la prestazione illuminante dell’andata, ne riprende in mano i dati e rielabora la stessa gara. Sblocca la fascia sinistra con folate conste di freschezza mentale e tecnica, incespicando talvolta in qualche decisione. Memore che una settimana fa con lanci in profondità di prima aveva creato non poco disordine, fa lo stesso e manda Pellegrini davanti a Schmeichel, che fredda il capitano. Il duello fisico, per struttura corporea, non sembra poter essere tra i suoi di forza. Smentisce aprendo spesso lo sportello per fermare Lookman.

Pellegrini 8 – Prende in mano la campanella degli allarmi e la suona già all’inizio su punizione dalla sinistra. Tre minuti dopo e la riscuote sull’angolo – sortito da un suo tiro deviato – che cade perfettamente sulla testa di Abraham. La serve, poi la palla-gol arriva anche a lui ma, pensando di essere in fuorigioco, va con poca convinzione su un meraviglioso invito di Zalewski. Vede giocatori appartatamente invisibili: alla mezz’ora c’è una palla solo da spingere per Zaniolo, che però era comunque offside, poi al 62’ da centrocampo taglia per Karsdorp.

Zaniolo 6,5 – Un Olimpico così caldo non lo ha mai visto. Ammaliato nel godere dell’abbraccio collettivo, va perdendosi nella tessitura tattica della Roma. Timido, si autoisola. Offensivamente non sfrutta, in area, un pallone che arriva da Abraham: tocca d’esterno sinistro quando magari il tiro di destro sarebbe stato maggiormente pericoloso. Dietro, però, fa forse la giocata migliore: la chiusura in scivolata al 20’ a centrocampo. Il segnale che le forze mentali fossero finite si avverte al 72’: spara in avanti un pallone senza che ci sia nessuno Sopraggiungono i crampi ed arriva la sostituzione. Mezzo voto per la serata. (Dal 78’ Veretout 6,5 – Non male vivere come una delle ultima serate  da romanista una partita così. Preziosissimo quel pallone tenuto alla fine del recupero).

Abraham 9 – Nessun gol in sette partite contro il Leicester. Sceglie l’appuntamento più importante, la serata più romanista vissuta fin qui. Alla prima occasione mette dentro. E fa sedere la Roma sull’aereo di Tirana. Questo, giocando con la somma delle partite giocate contro le Foxes ed il risultato, lo porterebbe ad un 8. Che però è troppo stretto per quanto fatto, basti vedere gli assist tentati di tacco e cavalcando lo spazio aperto, come su quella palla per Zaniolo. Allaccia poi la cintura dei compagni abitando le zone remote del campo con una sapienza tattica notevole ed una dedizione alla causa encomiabili. Ed allora che sia 9, suo numero e marchio di fabbrica del bomber che è, come testimoniano i 25 gol, che valgono il sorpasso a Volk.

Mourinho 8,5 – Re Mida, arriva e la Roma, ad un anno ed un giorno dall’annuncio dell’ingaggio dello Special One, va in finale in Europa, come non le riusciva da 31 anni. Prestazione a dir poco solida. Sofferta ma sempre in controllo. Salgono in cattedra gli inglesi: Abraham segna, Smalling mura. Una vittoria ed una qualificazione che come poche altre volte va estesa a tutta la squadra, plasmata da lui.