Monchi: “Acquisti e cessioni? Convinto sia il metodo migliore. La Roma ha obiettivi a lungo termine”

Simone Burioni– Rispetto a molti suoi colleghi, e rispetto agli standard di segretezza del suo lavoro, Monchi è uno di quelli che difficilmente si nega alla stampa. Come se non bastasse, per spiegare il suo modo di vedere il calcio, il ds ha scritto anche un libro, “Il metodo Monchi“, mettendo a nudo l’uomo prima e il dirigente poi. A pochi giorni dalla sfida della sua Roma a Madrid contro il Real, lo spagnolo torna a parlare: stavolta, approfittando della sua presenza in Spagna, ha parlato ai microfoni dei network iberici El Mundo e ABC.

Cominciando a parlare della nuova sfida intrapresa con il club giallorosso dopo una vita spesa a Siviglia, Monchi fa il punto su quanto questa esperienza lo abbia fino ad ora gratificato: “Ho cominciato questa nuova avventura conoscendo il club, la città, l’atmosfera e la filosofia con la quale si lavorava, i meccanismi interni e le ripercussioni mediatiche che ha la squadra sul pubblico. Un anno dopo aver iniziato, dopo aver raggiunto una semifinale di Champions e il terzo posto in campionato, posso dire di essere soddisfatto. Sono cresciuto molto a livello professionale, dopo Siviglia avevo bisogno di nuovi stimoli e di una nuova sfida. Il romanista è di un’incredibile emotività, paragonabile ai sivigliani. Devi tenerne conto quando porti avanti la tua politica, senza però evitare delle scelte impopolari”. Sul momento più bello della sua esperienza a Roma ci sono pochi dubbi: “La rimonta con il Barcellona? Ha portato autostima e una spinta per un progetto a lungo termine, basato sulla crescita internazionale del marchio Roma. Se si guarda al nostro lavoro sui social si può capire bene, il club ha un profilo davvero moderno“.

Ma lasciandosi la stagione passata alle spalle, Monchi ha scelto vendere pezzi importanti – Nainggolan, Strootman e Alisson su tutti – e ricostruire la squadra per dare linfa nuova al nuovo ciclo che sembra essersi aperto: “È un compito molto difficile, non voglio negarlo. Veniamo da un risultato molto alto, capace di generare grandi aspettative e dobbiamo mantenere tutto questo. Se si comprano dodici nuovi giocatori è perché sono convinto che sia questo il modo per raggiungere un obiettivo del genere. Ma dobbiamo essere cauti, non si deve pensare che tutto possa funzionare da subito, serve tempo e lavoriamo affinché ne occorra il meno possibile”.
L’obiettivo è naturalmente quello di migliorarsi, anche se non sarà facile, a partire dalla prossima partita contro il Real Madrid: “Non abbiamo avuto molta fortuna con il sorteggio, questa è la verità. Non è il massimo cominciare contro la squadra più vincente degli ultimi anni, ma andremo al Bernabéu per giocarcela, come abbiamo fatto su tutti i campi. Con l’addio di Ronaldo vedo un Real con più motivazioni, vogliono dimostrare di poter ottenere gli stessi risultati anche senza di lui. Sono loro i favoriti per la vittoria finale”. Infine, un punto sul campionato, non certo iniziato con il piede giusto: “Questo inizio non ha fatto arrabbiare solo i tifosi, ma anche me e l’allenatore. Non siamo contenti ma ho tanta fiducia in questa squadra e nello staff tecnico. Capisco la delusione dei tifosi ma la Roma se vuole crescere deve comprendere che un brutto inizio di campionato è solo un momento di crisi. Questo sarebbe da grande club, con obiettivi a lungo termine”.

Simone Burioni

Crisi Roma, le scelte sbagliate di Monchi

Gianluca Notari – La stagione è ancora lunga, ma lungo sembra essere anche il tunnel in cui si è cacciata la Roma. La sconfitta interna contro il Milan sancisce quale sia il momento della squadra giallorossa, capace di tutto – come la qualificazione da prima in classifica nel girone di Champions League – e il suo contrario – un campionato che procede a singhiozzo ed un’eliminazione prematura in Coppa Italia.
Le accuse dei tifosi sono rivolte principalmente alla dirigenza, complice secondo loro di aver smantellato una squadra competitiva senza aver le capacità per rimpiazzare i giocatori partiti. “Qui non i vende, qui si vince” aveva detto Monchi in una delle sue prime conferenze stampa, ma la sensazione che rimane ai supporters giallorossi è quella di una squadra in affanno che fatica ancora a recepire i dettami tattici di Eusebio Di Francesco. Ma il tecnico ex Sassuolo, così come la rosa consegnatagli a inizio anno, sono frutto delle decisioni di Monchi e, procedendo con ordine nell’analisi del suo lavoro, non si fatica molto prima di trovare alcune scelte che lasciano non pochi dubbi.

DIFESA – Ceduto Antonio Rudiger, la rosa della Roma poteva comunque contare su diverse soluzioni: oltre a Manolas, stella del reparto, Fazio e Juan Jesus erano difficilmente considerabili all’altezza del tedesco partito in direzione Chelsea. Auspicabilmente, Monchi avrebbe dovuto puntare su un titolare, ma fra tutte le scelte possibili lo spagnolo ha scelto di puntare su Hector Moreno. Dopo una (piccola) manciata di presenze, il messicano è partito verso la Spagna, lasciando la Roma con tre soli centrali più il rientrante Elio Capradossi. Sull’out di sinistra si è dimostrata sicuramente vincente la scelta di puntare su Aleksandar Kolarov, anche se al serbo avrebbe fatto comodo un sostituto. In realtà il sostituto c’era pure, se non fosse che non appena rientrato dall’infortunio, anche Emerson Palmieri è stato ceduto al Chelsea. Sulla destra, invece, Rick Karsdorp è stato acquistato infortunato ed è rimasto indisponibile per quasi metà stagione.

CENTROCAMPO – Nonostante sia uno dei reparti che ha subito meno defezioni, la linea mediana di Eusebio Di Francesco stenta a decollare. Oltre ai soliti Nainggolan, Strootman e De Rossi – anche loro non esenti da critiche -, gli acquisti di Pellegrini e soprattutto Gonalons hanno impoverito il reparto dopo le partenze estive di Paredes e Keita. Il francese, in particolar modo, avrebbe dovuto contendere il posto a Daniele De Rossi ma, viste le poche garanzie fornite dall’ex Lione, il capitano giallorosso è costantemente costretto agli straordinari.

ATTACCO – Probabilmente è qui che risiedono le maggiori colpe di Monchi: dopo aver venduto Salah e passato un’intera estate a rincorrere Mahrez, rimasto poi a Leicester, nelle ultime ore di mercato il ds ha chiuso l’acquisto di Patrik Schick. Un ottimo prospetto, su questo non ci piove, ma alla squadra serviva un esterno d’attacco, cosa che difficilmente il ceco potrà fare. Visto pochissimo fino ad ora – anche lui alle prese con diversi guai fisici -, la posizione di ala destra è stata occupata fino ad ora da Defrel – arrivato come vice-Dzeko -, Gerson e Under, che dopo mesi di adattamento sta finalmente giustificando i milioni spesi per lui in estate.

Monchi non è certo l’unico responsabile di questa annata poco esaltante e le sue scelte non si dimostreranno tutte errate. Ma dopo il secondo posto e gli 87 punti della scorsa stagione, i tifosi speravano fosse arrivato il momento del definitivo salto di qualità. Appuntamento al prossimo anno, dunque, o forse a al successivo, oppure a quello seguente, magari a quello dopo ancora…

Gianluca Notari

Monchi chiede fiducia: “Il mio lavoro è vincere”

Gianluca Notari – Cinque Europa League, due Coppe del Re, una Supercoppa di Spagna e una Supercoppa Europea. Quando Monchi dice che il suo mestiere è quello di vincere, forse non ha tutti i torti. Quelle elencate sopra sono tutte le coppe vinte dal direttore sportivo quando era a Siviglia, un club dove ha speso una buona parte della sua vita, prima da calciatore e poi da dirigente. Infine, dopo anni di successi, la scelta di venire a Roma, per “poter essere il vero Monchi“, parola sua.

Intervistato da Gianluca di Marzio durante il programma Calciomercato, l’Originale di Sky, Monchi ha fatto conoscere alcuni lati di sé fino ad ora poco noti ai tifosi, come ad esempio il suo stacanovismo: “Arrivo a Trigoria alle 7.30: la mattina ho bisogno di fare esercizio fisico e quella è l’ora in cui non mi chiama nessuno“. Tra le sue passioni ci sono quella per il Carnevale di Cadice (“E’ un Carnevale diverso, e nel 2010 ho fatto il concorso di canto. Arrivai nono su 180 partecipanti“) e quella per la Roma:Sono innamorato di questa società dal momento in cui sono arrivato. Ho capito subito quanto i tifosi tengono a questa società“. Eppure, la Roma non è solo passione, ma anche tanto lavoro. Lo sa bene il ds, che dice la sua sull’impronta che vorrebbe dare alla sua squadra: “I numeri sono importanti perché siamo un’azienda, ma per i tifosi servono i trofei. In quegli anni a Siviglia quello che conta sono i trofei, e questo per ora mi manca a Roma. Io capisco perfettamente i tifosi, loro non vogliono parlare di numeri, vogliono vincere, questo è il mio lavoro. Dobbiamo costruire una società non per vincere, ma per farlo in forma continua. I tifosi non vogliono le promesse, vogliono i risultati. Li capisco, ma chiedo un po’ di fiducia: il mio obiettivo è quello di renderli felici seguendo i loro desideri“.

Monchi nel centro sportivo di Trigoria. Alla sua destra, il giornalista Gianluca Di Marzio

Poi, un focus su alcune operazioni. Sull’operazione Salah non ci sono rimpianti: “Rammarico? Alla fine possiamo arrivare a 50 milioni con i bonus, ma in quel momento avevamo bisogno di vendere e quella era un opzione importante. Poi i casi di Neymar e Mbappe hanno fatto saltare il mercato, ma in quel momento era necessario vendere“.
Lo spagnolo si sofferma poi sulla mancata cessione di Edin Dzeko al Chelsea dello scorso mese: “Noi abbiamo cominciato a parlare con loro per Emerson, poi loro hanno parlato di Edin. Gli abbiamo detto di fare un’offerta, noi abbiamo ascoltato e gli abbiamo fatto una richiesta. Loro non credo abbiano trovato mai un accordo con Dzeko. Noi volevamo vendere Emerson, non eravamo convinti di vendere invece Dzeko. Non hanno mai raggiunto la cifra che noi abbiamo richiesto“.
Dopotutto, la partenza del bosniaco avrebbe potuto giovare a Patrik Schick, che fino ad ora si è dimostrato poco incisivo: “Avremmo preso sicuramente un sostituto se lui fosse partito, ma è vero che la fiducia che abbiamo in Schick e Defrel è tanta, per questo eravamo tranquilli. Ma è sicuro che se Edin fosse partito avremmo preso un attaccante“. Proprio a proposito di Schick e Defrel, Monchi ha voluto rispondere ai tifosi che lo rimproverano di aver speso una fortuna: “Le cifre che si sanno non sono quelle. Fino ad oggi abbiamo speso 5 milioni per Schick e 6 per Defrel. Schick lo paghiamo in 5 anni e non sappiamo ancora quanto sarà. Non sono 42 milioni, non è così. In questo anno noi spenderemo 6 milioni per Schick, è un’operazione comoda per noi. Credo che Patrik diventerà fortissimo per la Roma“.

Infine, una battuta su alcuni temi caldi in casa Roma, come il rinnovo di Florenzi e la reiterata assenza dalla Capitale di Pallotta:Io e il presidente abbiamo un rapporto bellissimo. Alcune volte ho sentito che manca la sua presenza, mentre io gli dico di essere meno presente. Io parlo tutti i giorni con lui, lui è molto vicino alla squadra e alla società e ne è costantemente preoccupato. Lui ha in mente una Roma campione e così sarà. Florenzi? Rimarrà qui ancora per tanti anni“.

È chiaro che non sarà una cosa immediata per Monchi inserirsi a pieno nel mondo Roma: dopo aver speso una vita intera a Siviglia, dovrà lavorare molto prima di capire a pieno i meccanismi di questo ambiente. I presupposti, però ci sono tutti: è un ds stimato in tutto il mondo, capace di tenere alto il livello qualitativo della squadra senza mai perdere d’occhio il budget. Certo, il suo profilo rappresenta una discontinuità rispetto al passato, ma un elemento esterno come lui potrebbe segnare finalmente il famoso salto di qualità che troppo spesso la Roma ha mancato, perdendosi nei paradossi di una società dal sicuro potenziale ma dal suo mancato esercizio.

Gianluca Notari