Roma dalle due facce: cuore Rosso, ma il gioco è un Giallo

Fabrizio Castellucci –  In questa stagione il copione della Roma sembra scritto: una squadra aggressiva, forte fisicamente e brava a tenere salde le linee difensive, ma priva di quel cambio passo che risulta determinante in competizioni lunghe come il campionato di Serie A.

I giallorossi sembrano aver ben appreso la mentalità dello Special One, ovvero rimanere in gara e non mollare fino al fischio finale, peró molte volte la Roma appare spenta, troppo statica e incapace di creare superiorità numerica nella metà campo avversaria. La luce della squadra si riscontra in Paulo Dybala, mentre l’arma migliore sono i calci piazzati, grazie anche al capitano Lorenzo Pellegrini.

Ma escludendo il brio del numero 21, a volte sembra regnare la voglia di mantenere il match in stato di equilibrio nella speranza che venga rotto dall’episodio. Rimanendo in questa staticità, si ha la sensazione che vengano meno le sovrapposizioni, le corse per scalare in aiuto dei compagni, o dei movimenti che non vengono letti in maniera naturale. Diventa come giocare col fuoco se la partita non prende la piega desiderata.

D’altro canto, la Roma messa in campo da José Mourinho ha un cuore, non molla, lotta e si prende (alle volte) delle soddisfazioni. A questa squadra inoltre, non manca mai la spinta, in casa o in trasferta, i tifosi la sostengono sempre ed alcuni giocatori ne traggono benefici. Il cambio di marcia, almeno sul piano del gioco, non può venir meno.

Modulo o i giocatori che scendono in campo non sono in discussione, ma affidati a mani esperte come quelle dell’allenatore portoghese. Non dimenticando che Mou ha riportato un trofeo nella Capitale solo la scorsa stagione, dopo oltre 10 anni di astinenza. Resta di fatto che la doppia faccia della Roma fa storcere il naso per lunghi tratti di gara: cuore e grinta sono quelli giusti, mentre voglia di osare e imporre le proprie idee di gioco, potrebbero essere la soluzione all’altra faccia della medaglia giallo-rossa.

Per la Roma sta per arrivare un mese importante, da bivio della stagione: ottavi di Coppa Italia con il Genova, sedicesimi di Europa League con il Salisburgo e la sfida al Napoli in Campionato, sempre più prossima. I presupposti per rendere importante la stagione ci sono tutti, per questa Roma, che per i più annoia, ma non smette di dare emozioni.

La meglio gioventù – Lorenzo Pellegrini: Di Francesco come mentore e la benedizione del 10

(S.Valdarchi) – “Francesco è Francesco e come lui non ne nascerà un altro. Totti è Totti, io sono Lorenzo. Cerco solo di essere il miglior Lorenzo da mettere a disposizione della Roma”. Così, qualche giorno fa, Lorenzo Pellegrini rispondeva a chi accennava ad un paragone tra lui e lo storico numero 10. Un parallelo spesso incentivato dalle dichiarazioni di Totti, che non ha mai perso occasione per elogiare le qualità del classe ’96, ma citando il centrocampista “Totti è Totti”, usarlo come termine di paragone può solo far male a colui il quale viene accostato a Sua Maestà. Fatta questa breve e doverosa introduzione, possiamo procedere con il racconto della storia di Lorenzo Pellegrini, ragazzo cresciuto al Fulvio Bernardini e che nelle ultime tre stagioni si è ritagliato un ruolo da protagonista nella Roma.

Primavera ed esordio in Serie A

La prima volta che Pellegrini è entrato nel cancello di Trigoria era il 2005, alla tenerà età di 9 anni. Considerato da sempre un ottimo prospetto, a 12 anni la sua carriera è stata messa a rischio. Durante il suo periodo nei Giovanissimi, allenati da Vincenzo Montella, gli fu diagnosticata un’aritmia cardiaca che gli tolse per un periodo l’idoneità sportiva. Rientrato l’allarme dopo 4 mesi, ha proseguito la sua trafila nelle giovanili romaniste, fino ad approdare nel 2013 in Primavera. Ha giocato nella formazione di De Rossi per due stagioni, indossando la fascia di capitano nel 2014/15. Due annate in cui il centrocampista ha raccolto 57 presenze e 13 gol, trovando anche il tempo per debuttare tra i professionisti.

Il 22 marzo del 2015, sul sintetico del Dino Manuzzi di Cesena, Lorenzo Pellegrini muove i suoi primi passi nella Serie A, entrando nel corso della ripresa al posto di Salih Ucan. L’esordio in una partita complicata e non vivace, risolta a pochi minuti dalla fine dal gol di De Rossi. Quella rimane l’unica sua presenza con la Roma, prima del suo definitivo ritorno a Trigoria nell’estate del 2017.

Il Sassuolo ed il rapporto con Di Francesco

Una volta terminato il campionato 2014/15, infatti, Pellegrini viene ceduto al Sassuolo (diritto di recompra in favore della Roma valido per due anni), squadra rivelazione della stagione precedente nella quale si è guadagnata la qualificazione in Europa League. Nello scacchiere tattico di Eusebio Di Francesco, trova spazio come mezzala nel centrocampo a tre ed in Emilia avviene la sua consacrazione nel massimo campionato. Oltre ad acquisire esperienza in mezzo al campo, migliora il suo rapporto con la porta, grazie agli inserimenti tra le linee caratteristici del modo di giocare di Di Francesco: 11 reti e 8 assist in maglia neroverde.

Il tecnico abruzzese rappresenta per il centrocampista classe ’96 un vero e proprio mentore, capace di tirargli fuori il meglio. Proprio per questo l’allenatore, una volta lasciato il Sassuolo ed approdato sulla panchina della Roma, pretende uno sforzo economico dalla società (circa 10 milioni di euro) per averlo in rosa. Lo spazio a Roma però si riduce, vista la concorrenza in quel ruolo di calciatori come Nainggolan e Strootman, ma Pellegrini è in grado di aspettare la giusta occasione per prendersi la scena.

Scusate le spalle

Capita spesso e volentieri che il destino della carriera di un calciatore venga modificato da una sola partita, da una giocata. Il percorso di Lorenzo Pellegrini con la Roma ha avuto la stessa sorte e il crocevia è rappresentato dal derby d’andata dello scorso campionato. Dopo un primo anno passato da sostituto eccellente, nella prima parte del 2018/19 il numero 7 non viene considerato come prima scelta da Di Francesco. Con l’inizio delle competizioni però, arrivano prestazioni grigie da parte della squadra, portando il tecnico abruzzese a passare dal 4-3-3 classico ad un 4-2-3-1. Una delle prime uscite in cui viene provato il nuovo schieramento è proprio contro la Lazio, nella stracittadina del 29 settembre. Nzonzi e De Rossi in mediana, con Pastore alle spalle di Dzeko. Il flaco gioca bene, ma a metà del primo tempo incappa in uno dei soliti problemi muscolari, che lo porta ad uscire anzitempo. Al suo posto, entra proprio Pellegrini, ma invece di un ritorno al centrocampo a 3, Di Francesco lo lancia come trequartista. Giocate di qualità ed un gol, di tacco, con tanto di esultanza polemica rivolta a chi in quel momento criticava il suo rendimento. Quel giorno d’inizio autunno, si è scoperto un nuovo Pellegrini, ottimo rifinitore negli ultimi 30 metri.

10 in campo, 7 sulle spalle

Tranne che per una breve parentesi ad inizio anno nella quale Fonseca lo aveva provato davanti alla difesa, scelta dovuta soprattutto al ritardo di condizione di Jordan Veretout, il centrocampista romano non ha più abbandonato il ruolo di trequartista, specializzandosi come assist-man. Oltre agli 11 assist, Pellegrini ha fornito ai compagni 40 passaggi chiave, rimanendo in cima a questa speciale classifica nella rosa della Roma, nonostante il lungo stop (circa due mesi) dovuto alla frattura al metatarso. Nel 4-2 rifilato dai giallorossi al Sassuolo, Lorenzo è stato senza alcun dubbio il migliore in campo, confezionando tre assist ai compagni, per i gol di Cristante, Mkhitaryan e Kluivert. Una gara che ha portato Francesco Totti a dichiarare: “Sembrava che avesse la maglia numero 10 sotto alla sua”. Ma a chi chiedeva se sognasse di indossarla un giorno, l’attuale vice-capitano romanista ha risposto: “Ho già la 7 di Bruno Conti, per il momento va bene così…”.

(S. Valdarchi)

È Roma-show al Franchi contro l’ex Montella, Zaniolo al bacio

Alice Dionisi – La Roma augura buon Natale ai suoi tifosi, calando il poker alla Fiorentina nell’ultima partita del 2019 e congedando l’anno con l’immagine di Nicolò Zaniolo che bacia la maglia al gol. Montella deve fare i conti con le assenze di Ribery e Chiesa, ma i viola giocano a viso aperto nel primo quarto d’ora, andando anche in rete con Vlahovic, che si è reso subito pericoloso, ma Orsato annulla per fuorigioco. Quando la Roma ingrana la marcia, trova due gol in tre minuti: prima Pellegrini riesce liberarsi della difesa della Fiorentina, crossando per Zaniolo che serve Dzeko sotto rete. Il bosniaco firma la rete dell’1-0 al 19’, poi al 21’ Kolarov raddoppia con una punizione dal limite dell’area imprendibile per Dragowski, con il sinistro che finisce sotto l’incrocio dei pali. I viola non si lasciano abbattere e provano ad accorciare le distanze, trovando il gol con Badelj su rimpallo di Veretout al 34’. Nella ripresa gli uomini di Montella cercano il pareggio, ma la Roma è brava e attende le ripartenze per chiudere la partita. Al 73’ Lorenzo Pellegrini riesce a trovare il gol, dopo l’azione nel primo tempo che aveva permesso a Dzeko di sbloccare la partita. Il numero 7 giallorosso batte Dragowski con un destro rasoterra che condanna la Fiorentina. La Roma chiude le pratiche all’88’ siglando il poker con una rete di Zaniolo in contropiede, lanciato da Dzeko. Il giovane classe 1999 esulta e bacia lo stemma sulla maglia sotto al settore ospiti: un gesto che non è passato inosservato ai tifosi, che si godono il regalo di Natale anticipato. Adesso Montella è in bilico, nonostante i tentativi fatti dai suoi negli ultimi minuti di recupero (traversa di Vlahovic e conclusione di Sottil che finisce poco sopra la porta) il tecnico anticipa i giornalisti nel post-partita: “Fortunatamente arriva la sosta e, prima che mi facciate voi la domanda, io ho la stessa voglia di sempre e che ho sempre messo in ogni allenamento. Se ci sarà ancora il sottoscritto in panchina, ripartirò ancora una volta da questo e dai miei ragazzi, che sono veri uomini e anche oggi lo hanno dimostrato, lottando su ogni pallone”.

Alice Dionisi

Zaniolo e Pellegrini le fondamenta per costruire la nuova Roma

Luca Fantoni – Chi pensava che la sosta per le Nazionali potesse aiutare la Roma a ritrovarsi è rimasto deluso. La squadra giallorossa cade contro il Napoli e lo fa senza lottare, senza un’anima. Eppure la Champions League resta sempre lì, a soli quattro punti, perché in questa strana stagione, si fa a gara per non entrarci. Le prospettive, comunque, non sono delle più rosee. La sconfitta contro i partenopei ha fatto scivolare i capitolini al settimo posto, dietro anche ad Atalanta e Lazio, ed ora la rincorsa alla quarta posizione si fa più complicata. Se non dovesse arrivare la qualificazione nella massima competizione europea assisteremmo ad un’altra rivoluzione. Molti giocatori partiranno e ne arriveranno altri con ingaggi più bassi (diminuire il monte ingaggi sarebbe una priorità). Il futuro direttore sportivo della Roma, chiunque sia, dovrà quindi superare un difficile banco di prova. Sabatini era un mago in questo: scovare giocatori molto forti, contenendo i costi (Marquinhos e Alissoni due casi più eclatanti). Certo è che anche con una rivoluzione non si potranno cambiare tutti i giocatori della rosa; si dovrà costruire intorno a coloro che questa stagione hanno dimostrato di poterci stare alla grande in una squadra come la Roma: Nicolò Zaniolo e Lorenzo Pellegrini.

ZANIOLO – Fino al 19 settembre 2018, giorno del suo esordio contro il Real Madrid, non era nessuno o quantomeno era un giovane di cui si parlava bene, alla pari di altri acquisti estivi come Bianda e Coric. Passati 6 mesi, Nicolò Zaniolo è diventato uno dei centrocampisti più forti di tutta la Serie A e uno dei punti cardine della prossima Nazionale. 20 partite, 3 gol e 2 assist solo in campionato, più le due reti nella sfida d’andata contro il Porto. È un giocatore che nasce centrocampista centrale ma che si è adattato a giocare più avanti. Per la Roma è stato fondamentale tanto in fase di creazione di gioco quanto in quella di rottura. Non è un caso che abbia il maggior numero di contrasti vinti (1,5 a partita) rispetto a tutti gli altri esterni in rosa: Under 0,3, Schick 0,6, Kluivert 0,8, Perotti 0,8 ed El Shaarawy 1.1. Qualità ma anche quantità, quindi, per uno dei pochi che questa stagione ha mostrato di avere il cambio di passo. Il rinnovo di contratto deve essere una priorità. La Roma del futuro non può prescindere da un giocatore come lui, deve diventare il faro che guida la nave verso il porto.

PELLEGRINI – Probabilmente il pensiero di gran parte dei tifosi della Roma che questo sarebbe stato l’anno della sua consacrazione lo ha condizionato. L’inizio di stagione di Pellegrini non è stato certo da ricordare ma tutto è cambiato dopo il gol di tacco al derby. È diventato, per distacco, il giocatore della Roma che crea più azioni pericolosecon una media di passaggi chiave a partita di 2,9, più del doppio di ogni suo altro compagno di squadra. Nel nuovo ruolo di trequartista sta trovando la sua dimensione e se qualche problema fisico di troppo non l’avesse fermato per alcune giornate, molto probabilmente staremmo parlando di una stagione individuale non più buonissima, ma straordinaria. Rispetto a Zaniolo lui ha più esperienza e può provare a prendere il posto di Daniele De Rossi come futuro leader della Roma. La clausola fissata a circa 30 milioni presente nel suo contratto mette paura ai tifosi ma, almeno per il momento, tutte le dichiarazioni che il centrocampista ha rilasciato sembrano portare verso un rinnovo e un proseguimento della strada giallorossa. Se sarà rivoluzione la Roma deve ripartire da loro due, possono diventare le fondamenta di una squadra più forte, più giovane ma soprattutto, e qui il forse è d’obbligo, anche vincente.

Luca Fantoni

La Roma soffre in casa del Frosinone, vittoria all’ultimo respiro

Alice Dionisi La Roma vince in rimonta all’ultimo minuto al Benito Stirpe contro il Frosinone grazie ad una doppietta di Edin Dzeko. La formazione allenata da Baroni non era mai riuscita a segnare alle squadre che occupano le prime sei posizioni in classifica in questo campionato, ma si porta in vantaggio dopo appena cinque minuti di gioco grazie ad una rete di Ciano, che sfrutta un errore di Nzonzi e calcia verso Olsen. Male la reazione del portiere giallorosso: respinge il pallone che però rimbalza e torna dietro la linea della porta, decretando il vantaggio dei padroni di casa. Al 10’ il Frosinone attacca ancora, colpendo la traversa con Beghetto. Alla mezz’ora di gioco la Roma trova il gol del pareggio grazie alla prima rete di Edin Dzeko, che si fa strada in area in mezzo alla difesa dei padroni di casa e sfrutta la disattenzione di Goldaniga. Appena un minuto dopo, i giallorossi si portano in vantaggio con Lorenzo Pellegrini: Dzeko in contropiede serve El Shaarawy, a tu per tu con Sportiello, che calcia il pallone verso la porta, poi spedito in rete dal numero 7 della Roma, in scivolata. Esultanza alla Francesco Totti dedicata alla moglie Veronica, in dolce attesa. Nella ripresa, a dieci minuti dalla fine, Andrea Pinamonti, in prestito al Frosinone dall’Inter, trova il gol del pareggio che accende il Benito Stirpe: sfrutta l’assist di Ciano e beffa Olsen di piatto davanti alla porta. La Roma riesce a portare a casa la vittoria con il gol di Edin Dzeko sullo scadere dei minuti di recupero. Al 95’ De Rossi serve El Shaarawy di prima, il numero 92 la mette in mezzo per il bosniaco che va a festeggiare la doppietta sotto il settore ospiti. I giallorossi, in extremis e con una vittoria sofferta, confermano la striscia di risultati positivi: 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 gare disputate. Adesso testa al derby e al ritorno di Champions League contro il Porto. “Ci sono stati alcuni errori ma il bicchiere è pieno vista la vittoria -commenta l’allenatore Eusebio Di Francesco-. Sul gol De Rossi si è trovato in una posizione sbagliata e questo non deve accadere. In passato però partite così non le avremmo vinte. Nel derby sono convinto che faremo una grande partita perché possiamo solo migliorare. Ansia quarto posto? No, la Roma deve ambire alla Champions League con le pressioni. L’ambiente è destabilizzante ma dobbiamo gestirlo”.

Alice Dionisi

Pellegrini, la rinascita: “Gol di tacco? Puro istinto. Ora continuiamo così” (VIDEO)

(Keivan Karimi) – I fischi fanno parte del calcio, spesso sono fatti per contestare altri invece per dare una ‘svegliata’ ai propri beniamini. Lo sa bene Lorenzo Pellegrini, talento classe ’96 e protagonista di una strana involuzione tecnica e psicologica in questo inizio di campionato con la Roma. Da calciatore dal futuro assicurato sembrava essersi trasformato in talento sprecato, poco incline a dare una mano alla squadra, quasi svagato nelle sue prove personali.

Ieri però è arrivato il momento della rivalsa: minuto 37 del derby Roma-Lazio, Pastore esce per un affaticamento al polpaccio e Pellegrini prende il suo posto nell’inedito ruolo da trequartista. Il suo impatto nel match più sentito è straordinario. Buoni dialoghi, grande personalità e quel gol di tacco che apre le marcature e destina la Roma alla vittoria. Senza dimenticare che il buon ‘Lollo’ si concederà poi la punizione per la testa di Fazio del 3-1 e la conquista del fallo da cui scaturisce la bomba vincente di Kolarov.

Interpellato oggi da Roma Radio, il protagonista del derby ha parlato in toni entusiastici della sua miglior prestazione stagionale: “Vincere questa sfida è ancora più bello di quanto pensavo. Non ho avuto tempo per prepararmi, pensavo che Pastore non dovesse uscire ma mi hanno chiamato e sono entrato. Il gol di tacco? Puro istinto, potevo fare solo quello per calciare e l’ho fatto. Non eravamo scarsi dopo Bologna-Roma e non siamo fenomeni oggi, siamo un gruppo unito che doveva riemergere. Kolarov e De Rossi sono degli esempi, Aleksandar ha giocato con un infortunio e dimostra che tipo di professionista sia. Ora non resta che proseguire così e lavorare al meglio”.

Pellegrini, doppia bocciatura. Dopo la Roma anche la Nazionale?

(Keivan Karimi) – Da grande talento di prospettiva, cercato in estate da diversi top club come Juventus e Manchester United, a elemento dalle quotazioni a ribasso. Lorenzo Pellegrini vive forse il momento più difficile da quando è un calciatore professionista, avendo di recente ‘fallito’ alcune prove importanti sotto gli occhi dei riflettori.

Il centrocampista classe ’96 non sta convincendo con la maglia della Roma, nonostante il club gli abbia dato grande fiducia, blindandolo in estate e cedendo suoi altri compagni di reparto come Nainggolan e Strootman. Ma il giovane Pellegrini non avrebbe dato segnali positivi ad inizio stagione, tanto che il tecnico Di Francesco, che lo conosce dai tempi di Sassuolo, lo ha lasciato in panchina in 2 incontri ufficiali su 3 e bocciato contro l’Atalanta, sostituendolo dopo 45 minuti insufficienti.

Lo stesso è accaduto in Italia-Polonia di venerdì scorso; il c.t. azzurro Roberto Mancini ha conferito fiducia e maglia da titolare a Pellegrini, che però nel primo tempo della scialba gara di Nations League ha deluso, visti gli scarsi movimenti verticali ed un gioco palla a terra lento e prevedibile. Sostituito al 46′ da Bonaventura, il romanista ha ricevuto una doppia bocciatura venendo poi escluso dalle convocazioni per il match odierno contro il Portogallo. Momento dunque durissimo per il ragazzo di Cinecittà, che dovrà rialzare la testa dimostrando di essere un talento vero e pronto e non solo una stella cadente.

Pellegrini: “A Sassuolo è stato un percorso di crescita. Ho avuto offerte, ma non ho avuto dubbi. Volevo tornare alla Roma”

Simone Burioni – Il centrocampista della Roma, Lorenzo Pellegrini, è intervenuto nella conferenza stampa di presentazione a Trigoria accompagnato dal direttore sportivo Monchi. Queste le sue parole:

Monchi: “Uno dei miei obiettivi quando sono arrivato a Roma era che Lorenzo tornasse a casa sua, Roma. Sono felice perché abbiamo preso un giocatore che è un potenziale campione per il futuro”.

A Pellegrini: l’amore per la Roma ha fatto la differenza per la tua scelta?
Era il mio obiettivo tornare a casa e proseguire il mio discorso. E’ stata importante la scelta di andare via due anni per poi tornare. Ho trovato una società come il Sassuolo che mi ha aiutato al 150% e mi ha dato la possibilità di esprimermi, oltre che per come calciatore, anche come uomo. Un ringraziamento al Sassuolo ed al Presidente che mi ha aiutato. Ora sono qui e penso solo a questo.

A Monchi: cosa può dare Lorenzo a questa squadra?
Può dare molto. Credo che sia un calciatore maturo, che già aveva una maturità calcistica, ma che è aumentata al Sassuolo. Lui ci può dare molta sostanza, visto che spicca in tutti i sensi e sotto ogni punto di vista. E’ un ottimo acquisto per la squadra.

A Pellegrini: in cosa ti senti cresciuto dopo gli anni a Sassuolo? 
In tutto credo. Sia a livello calcistico, perché se sono andato via è perché ancora avevo da crescere e da maturare. Se oggi sono qui è perché ho fatto un percorso che mi ha portato ad essere pronto. Anche come uomo, mi hanno fatto capire com’è il calcio vero e la vita vera. Molte persone mi hanno aiutato emotivamente, non è facile andare via a 18 anni dopo aver varcato per 10 anni la stessa porta. Ringrazio tutto il Sassuolo, i tifosi ed il Presidente che mi ha aiutato tanto.

A Monchi: Negli Stati Uniti la Roma ha avuto tre impegni importanti. Che sensazioni ha avuto?
Buone. Siamo sul cammino giusto per raggiungere quello che chiede il mister. Qualcosa va migliorato, ovviamente. Abbiamo affrontato grandi squadra come Tottenham, PSG, senza Neymar, e Juventus, e loro hanno tenuto sostanzialmente la stessa struttura, stesso allenatore e così via, noi abbiamo cambiato. Tuttavia abbiamo giocato alla pari e per me è un motivo di soddisfazione, malgrado mi renda conto che possiamo ancora migliorare.

A Pellegrini: il Mondiale in Russia è un obiettivo per te?
Sicuramente è un obiettivo, ognuno deve porsi degli obiettivi e cercare di fare il massimo. So che c’è il Mondiale e vedremo. Bisogna vedere come andrà, abbiamo un centrocampo forte. Bisogna vedere quanto giocherò perché abbiamo un centrocampo forte, ma non mi preoccupa tanto perché posso imparare dagli altri ragazzi. Devo rubare dai grandi. Io spero di fare bene e di giocarmi bene le mie possibilità.

A Monchi: possiamo fare il punto sull’attaccante esterno? A che punto è la trattativa per Mahrez? Emre Mor è un obiettivo?
La situazione per Mahrez non è cambiata per niente rispetto alla conferenza di Moreno negli Stati Uniti. Mi piacerebbe fare due riflessioni: per prima cosa, una squadra come la Roma, che ha giocatori come Pellegrini, Strootman, Nainggolan, Dzeko, Fazio, Kolarov e così via, non può pensare che il proprio rendimento dipenda dall’arrivo di uno o di un altro esterno destro. La garanzia del rendimento è la squadra intera. Per secondo, non so se sarà Mahrez o un altro giocatore, quello che arriverà sarà importante, che porterà qualità e che collaborerà con una squadra già magnifica.

A Pellegrini: cosa ti ha chiesto Di Francesco dal punto di vista tattico?
Lavoriamo molto sui movimenti negli allenamenti. Lui cerca di darci molte linee di passaggio, muovendoci tutti nella maniera in cui chiede lui. Nel campo è il giocatore che decide qual è la soluzione migliore, ma lui cerca sempre di darci la sua impronta così andando in campo sappiamo noi cosa potremmo e sappiamo fare. Alle mezzali chiede molti inserimenti, come bisogna correre in avanti, bisogna farlo anche indietro. Ci ho lavorato tanto io, non ero molto abituato. E’ una cosa su cui preme molto. Per il resto non è semplice da spiegare, sicuramente ci vorrà un po’ di tempo prima che tutti riescano ad interpretare bene le sue richieste. C’è grande disponibilità, riusciremo in breve tempo a fare bene quello che ci chiede il mister.

A Monchi: a che punto siamo col rinnovo di Manolas?
Ho parlato con lui e gli ho trasmesso la nostra idea, che non è quella che ho detto pubblicamente. I tempi li detterà il club, lui ha fiducia nella società ed il club ha dimostrato di meritarla questa fiducia già con De Rossi, con Strootman e con Nainggolan. Si parte da una fiducia reciproca.

A Pellegrini: ti piacerebbe diventare una bandiera della Roma?
Come già detto era il mio obiettivo tornare. Qui ci sono cresciuto, per me questa è casa. Ben vengano questo tipo di domande. Da parte mia c’è tutta la disponibilità, sono contentissimo di essere tornato in questa società così importante. Il resto vedremo, sia da parte mia che da parte di tutti c’è la disponibilità di continuare insieme.

A Monchi: ti piace Emre Mor? A che punto siamo con gli esuberi?
Oggi è Emre Mor, ieri era Rodrigo Caio. Non mi piace parlare dei nomi. Sono tutti interessanti e possibili obiettivi della Roma. E’ importante la discrezione per non creare confusione. In quanto alle partenze, stiamo lavorando per trovare il meglio per loro, parlo di Gyomber, Vainqueur, Castan e Iturbe. In alcuni casi siamo vicini ad una soluzione, in altri più lontani. Resta ancora un mese, sono ottimista, loro sono persone oltre che giocatori, non manderemo nessuno in una destinazione non gradita.

A Pellegrini: la differenza tra Di Francesco a Roma ed a Sassuolo?
Sinceramente nulla, il mister come il suo staff sono sempre gli stessi, lo dico davvero. Hanno sempre lo stesso modo di pensare, molti degli allenamenti si sviluppano come facevamo a Sassuolo, non è cambiato molto. Sono molto contento di questo, si dice sempre che non è facile gestire e vedere tante situazioni, quando alle volte basta essere sé stessi.

A Monchi: state cercando un esterno destro che sia per forza mancino o può anche essere destro?
Più che il piede, che preferiremmo fosse mancino, ci interessa il profilo. Serve un esterno che non giochi solo sulla linea laterale, ma che si accentri. Serve un mancino perché viene più naturale ai mancini accentrarsi, ma potrebbe essere anche un esterno che sia destro ma che abbia questa tendenza.

A Pellegrini: le offerte di Milan e Juventus ti hanno mai messo il dubbio di poter tornare alla Roma?
A gennaio non avevo il dubbio di andare via dal Sassuolo. Non era un buon momento, stavamo passando guai sia di classifica che di infortuni. Confrontandomi con i direttori abbiamo preso atto che c’erano state queste offerte, anche della Roma, ma abbiamo deciso insieme di rimanere lì fino a fine anno. Non era giusto lasciare il Sassuolo in un momento in cui non se lo meritava. Mi hanno dato tanto, mi sembrava normale dare qualcosa in cambio a loro che mi hanno cresciuto. So bene che ci sono state squadre interessate, ma a me premeva sapere se tra questi club c’era la Roma. Il Direttore (Monchi, ndr) mi ha aiutato molto, ci siamo sentiti molto durante l’anno. Non ho avuto dubbi, la mia strada era quella e basta.

A Monchi: oltre un esterno manca anche un difensore centrale alla Roma?
Io parlo tutto il giorno con Di Francesco. Tutti i passi che compio li faccio col mister. La nostra priorità è l’attaccante esterno, questo non vuol dire che non prenderemo un difensore, ma oggi la priorità è l’attaccante esterno. Avremo due amichevoli contro Siviglia e Celta Vigo, poi vedremo se e dove migliorare questa rosa. Partendo sempre dal presupposto che le scelte sono di comune accordo col mister.

A Pellegrini: da romano e romanista, che sensazioni ti dà non giocare con Totti?
Un pochino dispiace, potevamo farlo giocare un altro anno (ride, ndr). Sono contentissimo, stare qui per me è un onore. So e spero che Francesco continui ad essere qui, lo vedrà lui se vorrà. Già essere in questo spogliatoio, con Daniele e Alessandro, per me è essere a casa, come lo è per loro e come lo è stato per Francesco. Noi siamo nati e cresciuti qui, ci sentiamo in dovere di fare sempre qualcosina in più, spero che riusciremo a farlo.

A Monchi: può spiegare la clausola di Pellegrini?
No, è una clausola privata. Si può dire che è una clausola che cambia in base al suo rendimento, però sono convinto che Lorenzo resterà qui per altri anni.

Simone Burioni