Ranieri: “L’Inter è una bella sfida. Allenare la squadra di cui sei tifoso ti rende orgoglioso”

Simone Burioni – Claudio Ranieri, tecnico della Roma, ha parlato in conferenza stampa in vista del match con l’Inter. Queste le sue parole:

Che effetto le fa tornare a San Siro da allenatore della Roma?
Già mi fa effetto essere l’allenatore della Roma, se è San Siro o un altro stadio non mi cambia nulla. Essere tifoso e allenare la tua squadra è qualcosa che ti rende orgoglioso oltre ogni limite. Andare a giocare contro l’Inter, che è molto vicino alla Champions League, per noi è una bella sfida.

Inter-Roma può essere una partita decisiva per capire a che punto è il processo di crescita della squadra?
Se ci fosse una battuta d’arresto non cambierebbe il nostro umore, ma un risultato positivo potrebbe darci ancora di più una spinta notevole. Far bene significherebbe molto, perdere non cambierebbe la nostra determinazione di voler arrivare fino alla fine lottando su ogni pallone.

Il dinamismo e cambio di passo di Pellegrini può dare più garanzie di Nzonzi?
Decido sempre la sera prima della partita. Ho visto tutti i ragazzi bene, vogliosi. Tutte le mie considerazioni saranno messe a punto proprio venerdì sera. Condivido la sua esternazione: Lorenzo ha un passo più rapido di Steven. Nzonzi è un punto di riferimento dove fa giocare la palla con uno o due tocchi. E’ un giocatore importante per la squadra.

Come valuta il lavoro tecnico di Spalletti a Milano?
Non valuto gli altri, li stimo tutti. Facciamo un lavoro bellissimo ma difficile. I fattori di successo sono figli di piccoli particolari.

Che differenza c’è tra Roma e Milano?
Ogni città, ogni piazza ha le sue differenze, ma dipende dal momento storico in cui ci vai a lavorare. Spalletti conosce benissimo Roma e sta conoscendo adesso Milano. Io ho avuto poco tempo per conoscere Milano, sono entrato ed andato via in corsa. Ho avuto pochi mesi. Ho perso due calciatori, uno importantissimo come Motta e uno di bellissime e giovani speranze che era Coutinho. Fino a quando c’erano Motta e Coutinho l’Inter si era ripresa, nel momento in cui Motta è voluto andare al PSG la squadra non ha più avuto il punto di riferimento centrale e ci siamo spenti.

Dzeko-Schick si rivedranno insieme sabato sera o è un esperimento da mettere da parte?
Io non ho cambiato idea, ho fatto il farmacista, sapevo le problematiche che avevo in squadra. Sapevo che Daniele (De Rossi, ndr) non poteva tenere tutta la partita allora nella mia mente ho detto: “Se parto con Lorenzo (Pellegrini, ndr) poi quando lo devo mettere nel posto di Daniele magari è stanco anche lui”. Per questo sono partito con due punte. Venerdì sera farò le stesse valutazioni contro una squadra in salute, che corre e lotta. Farò le mie valutazioni pensando a tutti i 90 minuti.

Zaniolo potremo vederlo un po’ più accentrato? Sulla destra è sembrato in calo…
Non credo che adesso Nicolò stia nel momento migliore, credo che il suo miglior ruolo sia da mezzala a tutto campo, non è neanche dietro la punta. Trequartista o esterno per me è la stessa cosa, ma la sua conformazione fisica e mentale lo rende mezzala a tutto campo. In questo momento, è un ragazzo di 18 anni, è più una mezzala che un’ala o un trequartista.

Quando parla di Roma e ha quello stemma sulla tuta le brillano gli occhi. E’ difficile essere profeti in Patria?
Io mi trovo bene qui a Roma. Mi brillano gli occhi per due squadre: per la Roma e per il Cagliari. A Cagliari ho scalato tutte le categorie, dalla C alla A. Ho tutte le mie ex nella mente, ma Roma e Cagliari ce le ho nel cuore. Non mi sento né profeta né non profeta, ma un professionista che alcune volte ha avuto le possibilità di poter lavorare come sa lavorare, in altre occasioni sono arrivato in momenti storici non positivi. Forse è il mio karma, ma dove sono andato sono arrivato in momenti particolari, ma sono soddisfatto della mia carriera, che non è finita.

Le due vittorie consecutive hanno dato autostima alla squadra? E’ entrato in sintonia con i ragazzi dal punto di vista mentale?
Questo mese e mezzo ci ha portato ad una conoscenza migliore, loro sanno come ragiono, per loro è più facile che devono capire solamente me, io ci metto di più perché sono tanti. E’ logico che le due partite ci hanno dato un’autostima importante: non prendere gol e soffrire per vincerle ci ha dato ancora di più convinzione. La partita di San Siro sarà importantissima se arriva la vittoria, in caso di sconfitta non ci cambia granché: dobbiamo comunque sudare, lottare e far vedere ai nostri tifosi che vogliamo arrivare in fondo a testa alta.

Conte ha detto che ha bisogno di un progetto. La Roma può offrire un progetto convincente all’allenatore del prossimo anno?
Questo fatto mi è piaciuto molto, menomale che mi avete messo in mezzo (ride, ndr), ma questo fatto non sta a me. Io so quello che devo fare io: cercare di portare la squadra il più in alto possibile, non sono io che stabilisco i programmi futuri, siamo gli ultimi a sapere tutto. Penso a fare il mio per quest’anno, ma dipende da quello che vorrà fare il Presidente e da che cosa succedrà a fine campionato perché una cosa è arrivare in Champions League, una cosa è non arrivarci.

La possibilità di rivedere un 4-3-3 sabato è concreta? Under è pronto per partire dal primo minuto oppure opterà per Kluivert?
Diciamo che sto vedendo tutti bene, le mie considerazioni della sera prima della partita bene è quanto li vedo bene e quanti quanti possono arrivare ai 90 minuti sicuri. Sono queste le mie difficoltà, cercare di capire quanti hanno i 90 minuti e quanti no. Non posso mettere in campo 4 giocatori che non hanno 90 minuti, perché posso fare solamente tre cambi. Ho detto tutto e non ho detto niente, come al solito (ride, ndr).

La Roma è più sicura della sua costruzione oppure deve essere sempre più giudiziosa?
Dobbiamo essere sempre giudiziosi, ma mi piace giocare all’attacco e dare emozioni ai tifosi. Quante squadre iniziano da dietro e vanno a far gol? Io sono un allenatore pratico, vedo cosa ho, che cosa possono fare al meglio i miei calciatori e non li voglio portare a rischiare. In questo momento dobbiamo essere pratici e dare emozioni ai nostri tifosi. Come possiamo fare? Dobbiamo lottare su ogni palla e mettere il cuore su ogni intervento, dobbiamo far capire ai nostri tifosi che vogliamo vincere. Più difficile è poi farlo sul campo, devo cercare gli strumenti idonei per far sì che questo accada in campo.

Simone Burioni