La Roma di Ranieri stenta a decollare

(Jacopo Venturi) – La Roma di Claudio Ranieri parte ad handicap. È chiaro che non possano essere imputate tutte le colpe all’allenatore testaccino, che è subentrato a Di Francesco in una situazione, tecnica e ambientale, particolarmente complicata. Non sembra però che l’ex Leicester sia riuscito a dare nemmeno quella usuale scossa che solitamente imprimono gli allenatori che si siedono su una panchina a stagione in corso. Dopo tre punti non brillanti con l’Empoli è arrivata la sconfitta esterna con la Spal, alla quale è seguito il tonfo di ieri contro il Napoli. Tre partite sono ovviamente troppo poche per valutare l’operato di un tecnico, ma proprio l’ultima uscita ha lanciato segnali non incoraggianti. La Roma era partita male ma si era fortunosamente ripresa a fine primo tempo, chiudendo con la prima frazione con un insperato pareggio. Nella seconda parte di gara gli uomini di Ranieri avrebbero potuto sfruttare il vantaggio emotivo dato dal 1-1 in extremis, ma sono stati invece sopraffatti dal Napoli. Dei meriti vanno dati alla formazione partenopea, ma i giallorossi sono sembrati decisamente troppo fragili, troppo inclini a crollare di fronte alla prima difficoltà.  Ancora troppo simili a quelli di tre settimane fa, come forse è logico che sia. Ecco dunque che Ranieri dovrà lavorare ancora prima di poter vedere dei risultati; ma il tempo stringe, mancano 9 partite e la situazione di classifica si fa sempre più complicata.

(Jacopo Venturi)

Roma al capolinea! Il Napoli passeggia all’Olimpico: 4-1

(K.Karimi) – Il capolinea della stagione è definitivamente arrivato. La Roma non sa più vincere e fatica persino a pareggiare, come dimostra la batosta subita in casa con il Napoli. Un 4-1 in favore degli azzurri che passeggiano all’Olimpico senza neanche alzare i ritmi, ma approfittando di una squadra decisamente sotto tono e in crisi di identità.

Gli azzurri di Carlo Ancelotti partono subito alla grande: neanche 2 minuti e Milik imbeccato da Verdi protegge palla e beffa Olsen sul primo palo con un gran sinistro. Partenza shock dei giallorossi e partita già indirizzata in favore del Napoli, che per quasi tutto il primo tempo giocano in scioltezza e dominano gli avversari. Un solo episodio sembra riaprire il match per gli uomini di Ranieri: al 45′ Schick viene messo giù in area da Meret e guadagna un calcio di rigore, trasformato con freddezza da Perotti. 1-1 sorprendente all’intervallo, ma chi pensa che la gara possa vedere una Roma finalmente quadrata e in partita sbaglia di grosso.

Pronti, via e nella ripresa si presenta un copione già visto: al 4′ Callejon pesca Mertens sul secondo palo, Olsen buca la presa ed è 2-1 per il Napoli. Che stavolta non si fa rimontare, bensì punta a dilagare e ci riesce con i sigilli di Verdi e Younes, attaccanti di riserva che si esaltano nel soleggiato pomeriggio capitolino. La Roma si vede solo con una traversa colpita da Nzonzi nel finale, a risultato ormai compromesso. Super Napoli che mette il sigillo sul suo secondo posto in classifica, mentre i giallorossi sono in crisi nerissima: la sfida di mercoledì con la Fiorentina diventa una sorta di salvagente per l’intera stagione.

Roma-Napoli 1-4: le pagelle. Saluti finali all’Europa che conta? Partenopei che demoliscono una squadra inesistente

Simone Indovino – Parliamoci chiaro, ogni tifoso della Roma non vede l’ora che sia metà maggio e che questa stagione infernale rimanga solo negli annali. Il Milanperde, il distacco dal quarto posto può diminuire, e i giallorossi che fanno? Regalano un’altra prestazione aberrante, venendo distrutti dal meritevole Napoli di Ancelotti. Non si salva nessuno nella debacle di questo fine marzo: Olsen sbaglia ancora, la difesaè distratta, il centrocampo è immobile e l’attacco non vede la porta. Ma quello che fa sempre più male è vedere degli uomini in campo senza la voglia di ribaltare la situazione e di rendere onore al club.

ROMA

Olsen 4.5 – Con la collaborazione degli attaccanti avversari è anche protagonista di alcune parate interessanti, specie quella su Verdi, che tengono a galla i suoi. Decisivo in negativo, poi, l’errore che regala il 2-1 agli avversari. Raggiunto il pari in maniera piuttosto casuale è inammissibile un abbaglio del genere che condiziona nuovamente la partita.

Santon 5 – Certamente più propositivo di Kolarov, anche se ovviamente conclude ben poco.

Manolas 4.5 – Già è stato un miracolo il fatto che fosse regolarmente in campo. All’interno della gara naufraga con il resto dei compagni.

Fazio 4.5 – Non fa più notizia che tutti i gol degli avversari siano “aiutati” da marcature piuttosto fittizie dell’argentino, la cui stagione è destinata a terminare come iniziata.

Kolarov 4.5 – Inutile alla causa, sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Raramente si vede arrivare sul fondo per proporre qualche cross.

Nzonzi 4 – Difficile da commentare, ancora. Lento, lentissimo, impiega un’eternità anche a compiere un banale passaggio, quando non lo sbaglia. I centrocampisti avversari vanno al doppio della sua velocità.

De Rossi 5 – Quali colpe vogliamo dargli? Cosa può fare un giocatore di quasi 36 anni di fronte all’impotenza di questa squadra imbarazzante? Fa quel che può, considerata anche la sua forma fisica.

Schick 4 – Rigore a parte conquistato, grazie più a un’ingenuità di Meret che dalla positività della sua giocata, non si vede mai in nessuna circostanza. Quando prova a mettere la testa fuori dal guscio, sbaglia appoggi e cross.

Cristante 4.5 – Ha voglia di fare ma questo si tramuta in una fretta che praticamente sempre compromette la qualità della sue giocate.

Perotti 6 – Con tutta la buona volontà del mondo è a conti fatti l’unico a provarci. Fa quello che deve, ovvero realizza il rigore conquistato e prova qualche spunto sulla sua corsia. Ma se i compagni di reparto non collaborano…

Dzeko 4 – Il tabù Olimpico chissà per quanto ancora andrà avanti. Sin dai primi minuti si vede ancora il Dzeko svogliato e poco concentrato che poco serve alla Roma. Il resto della squadre lo assiste poco, ma lui non fa nulla per cambiare la situazione.

Zaniolo 5 – Lo colpisce un virus che gli impedisce di giocare dall’inizio. Quando entra in campo è ormai tutto compromesso.

Kluivert s.v. – Appena qualche minuto.

Under s.v. – Toh, chi si rivede.

Ranieri 4.5 – È palese che la colpa di tutto questo non può essere sua. Ma dopo tre settimane piene di lavoro magari ci si poteva aspettare qualcosa in più. Evidentemente i discorsi motivanti portati avanti dal tecnico, ai giocatori, entrano da un orecchio ed escono dall’altro.

Simone Indovino

Roma, possibile il rientro di Bruno Peres già in estate. Attesi dei contatti con i giallorossi

Simone Burioni – Passa di nuovo per l’Italia il futuro di Bruno Peres. Il terzino di proprietà della Roma, con ogni probabilità non sarà riscattato dal San Paolo, con cui ha un contratto fino al 31 dicembre 2019, e sarà quindi costretto a rientrare nella Capitale. Tuttavia, le speranze dell’entourage del calciatore sono quelle di anticipare i tempi e di riportarlo all’ombra del Colosseo già in estate, per poi farlo muovere verso altre destinazioni, visto che il legame tra le due parti è fino al 30 giugno 2021. Il ragionamento è semplice: a forza di prestazioni negative e non convocazioni, il valore del cartellino di Bruno Peres si sta abbassando e potrebbe convenire anche alla Roma anticipare i tempi del rientro per poter limitare il deprezzamento del cartellino, in vista di una futura rivendita. Dal lato del brasiliano il discorso è estremamente logico: in Brasile non trova spazio e non è felice. L’idea dei giallorossi, invece, è tutta da valutare. In settimana ci sarà un contatto telefonico tra l’agente del terzino e la Roma e, ad aprile, è previsto un incontro a Trigoria per capire se le volontà di entrambe le parti coincidono. Nello scacchiere però, va incluso anche il San Paolo, che dovrà rinunciare con mesi d’anticipo alle prestazioni del calciatore.

Simone Burioni

Ranieri anticipa Roma-Napoli: “Gruppo propositivo. Manolas, De Rossi e Kolarov vogliono giocare”

(K.Karimi) – Claudio Ranieri, tecnico della Roma, ha parlato in conferenza stampa in vista del match con il Napoli in programma domenica. Queste le parole dell’allenatore giallorosso:

Dopo la sosta come ha trovato la squadra?
Finalmente ho rivisto lo spogliatoio pieno, chi era stanco ha fatto soltanto massaggi e cure, oggi li ritrovo tutti in campo. Li ho visti belli propositivi, è la cosa più importante.

Domenica sfiderà Ancelotti…
Ritrovare Carlo è sempre un piacere, grande ex giocatore, grande allenatore, sono molto contento di salutarlo. Spero che sarà una partita positiva per noi.

Ha usato toni forti dopo Ferrara, che cosa si aspetta ora?
Naturalmente ho usato una comunicazione forte e mi aspetto una risposta forte, un allenatore non fa nulla per nulla. Mi aspetto cose importanti dai giocatori che giocano nella Roma, risposte di carattere e personalità.

Olsen giocherà?
Per me Robin è un buonissimo portiere, non sto mettendo in discussione la sua titolarità. Lo seguivo prima che venisse alla Roma. Ha la mia fiducia.

Che cosa possono dare De Rossi e Kolarov?
Sono due giocatori importanti, sono due pezzi da novanta di qualsiasi squadra. Sarebbe una grossa gioia per me, per la squadra e per i tifosi se dovessero esserci. Dovrò valutare bene le condizioni, stanno tornando tutti, ma non sono al 100%. Devo valutare bene le risorse a disposizione, a me non piace rischiare di perdere un giocatore per 3-4 partite, meglio fargliene saltare una. Valuterò bene ogni scelta, sperando di non portarli ad una fase critica.

Se lei riuscisse di arrivare in Champions con questa Roma sarebbe uno dei successi più grandi in carriera? El Shaarawy-Dzeko?
Io credo che questa squadra abbia le potenzialità per lottare per entrare in Champions. Le altre, davanti e dietro, spingono forte. Quindi mi auguro che i miei giocatori reagiscano forte alle avversità. Il fatto di El Shaarawy e Dzeko è uno scazzo normale che avviene in ogni famiglia, ora è tutto a posto. Va tutto bene.

Ha mai detto “Chi me l’ha fatto fare?”?
No, mai. La Roma l’ho sempre seguita, anche da lontano. Sapevo dove venivo, sapevo che era una situazione eccezionale, per cui mi sono messo al lavoro. Per cui spero che il mio lavoro dia i frutti.

Quanto sarà importante l’apporto dei tifosi?
Il rapporto tifosi-squadra a Roma è tutto. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. L’ho sempre detto e sempre pensato. Cambiano giocatori, allenatori, presidenti, ma il tifoso resta. Il tifoso resta sempre, il tifoso romanista è passionale. Lo dico sempre alla squadra: il tifoso a Roma vuole vedere che dai tutto sul campo, poi se sbagli viene accettato. Loro capiscono che stai dando tutto. I nostri tifosi sono la nostra arma in più, possono darci fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi, quando c’è un errore il pubblico deve incoraggiare. Se il pubblico rumoreggia ai tuoi errori subisci un colpo, spero che i tifosi capiscano il momento psicologico della squadra e ci stiano dietro con fiducia e amore.

All’intervallo di Ferrara ha sostituito El Shaarawy dopo la lite con Dzeko, perché questa scelta? E’ stata una scelta tattica?
E’ stata solo una riflessione tattica, loro sono abituati a giocare col 4-3-3, in cui gli esterni fanno un lavoro diverso rispetto al 4-4-2. Avevo già parlato con El Shaarawy prima, gli avevo chiesto determinate cose come quarto di sinistra, non facendole e avendo già in mente di mettere Perotti, ho fatto questo cambio. Solo un cambio tattico, non riguarda la discussione che hanno avuto.

Quante possibilità ci sono che Manolas sia al centro della difesa?
Ho diversi giocatori che stanno rientrando, Kostas ancora non sta in gruppo con me, verrà oggi fuori. Ho la piacevole visione che tutti vogliono giocare e tutti vogliono esserci in questo momento di difficoltà. Questo è un buon motivo di soddisfazione. Non posso mettere tutti insieme tutti gli infortunati, ho solo tre cambi a disposizione e non voglio perderli per più tempo. Lui vuole giocare, già me l’ha detto, ma io devo valutare bene tutto. Tutti i difensori sono bravissimi, non ci sarebbero problemi per Fazio e Ivan (Marcano, ndr).

Come affronterete il Napoli? Si può chiedere qualche corsa in più ai giocatori offensivi?
Il Napoli è cambiato con Ancelotti, è molto più verticale e vanno subito al dunque mettendo la palla per gli attaccanti. Dobbiamo essere molto attenti tra le linee perché cercheranno di dare palla attraversando il nostro centrocampo. Pressare sì, ma si fa pressing quando hai 90 e passa minuti di pressing offensivo. Sennò bisogna stare attenti.

Quali sono gli elementi positivi a cui i tifosi possono appellarsi per questo finale di stagione?
Il tifoso della Roma è sempre positivo, per cui dopo ci resta male. Ci sono ottimi scontri nelle partite che restano, mi auguro che noi tifosi saremo fiduciosi e speranzosi e si riesca a raggiungere l’obiettivo che abbiamo posto.

Perché fa la conferenza due giorni prima della partita?
Per dirvi meno cose (ride, ndr). Preparare una partita non è uno scherzo, stando all’estero mi sono abituato a farla due giorni prima, ti puoi concentrare di più sulla squadra. So che siete comprensivi e vi ringrazio.

GGR

Ranieri: “Il rapporto tra tifosi e squadra a Roma è tutto”

Simone Burioni – Claudio Ranieri, tecnico della Roma, ha parlato in conferenza stampa in vista del match con il Napoli. Queste le sue parole:

Dopo la sosta come ha trovato la squadra?
Finalmente ho rivisto lo spogliatoio pieno, chi era stanco ha fatto soltanto massaggi e cure, oggi li ritrovo tutti in campo. Li ho visti belli propositivi, è la cosa più importante.

Domenica sfiderà Ancelotti…
Ritrovare Carlo è sempre un piacere, grande ex giocatore, grande allenatore, sono molto contento di salutarlo. Spero che sarà una partita positiva per noi.

Ha usato toni forti dopo Ferrara, che cosa si aspetta ora?
Naturalmente ho usato una comunicazione forte e mi aspetto una risposta forte, un allenatore non fa nulla per nulla. Mi aspetto cose importanti dai giocatori che giocano nella Roma, risposte di carattere e personalità.

Olsen giocherà?
Per me Robin è un buonissimo portiere, non sto mettendo in discussione la sua titolarità. Lo seguivo prima che venisse alla Roma. Ha la mia fiducia.

Che cosa possono dare De Rossi e Kolarov?
Sono due giocatori importanti, sono due pezzi da novanta di qualsiasi squadra. Sarebbe una grossa gioia per me, per la squadra e per i tifosi se dovessero esserci. Dovrò valutare bene le condizioni, stanno tornando tutti, ma non sono al 100%. Devo valutare bene le risorse a disposizione, a me non piace rischiare di perdere un giocatore per 3-4 partite, meglio fargliene saltare una. Valuterò bene ogni scelta, sperando di non portarli ad una fase critica.

Se lei riuscisse di arrivare in Champions con questa Roma sarebbe uno dei successi più grandi in carriera? El Shaarawy-Dzeko?
Io credo che questa squadra abbia le potenzialità per lottare per entrare in Champions. Le altre, davanti e dietro, spingono forte. Quindi mi auguro che i miei giocatori reagiscano forte alle avversità. Il fatto di El Shaarawy e Dzeko è uno scazzo normale che avviene in ogni famiglia, ora è tutto a posto. Va tutto bene.

Ha mai detto “Chi me l’ha fatto fare?”?
No, mai. La Roma l’ho sempre seguita, anche da lontano. Sapevo dove venivo, sapevo che era una situazione eccezionale, per cui mi sono messo al lavoro. Per cui spero che il mio lavoro dia i frutti.

Quanto sarà importante l’apporto dei tifosi?
Il rapporto tifosi-squadra a Roma è tutto. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. L’ho sempre detto e sempre pensato. Cambiano giocatori, allenatori, presidenti, ma il tifoso resta. Il tifoso resta sempre, il tifoso romanista è passionale. Lo dico sempre alla squadra: il tifoso a Roma vuole vedere che dai tutto sul campo, poi se sbagli viene accettato. Loro capiscono che stai dando tutto. I nostri tifosi sono la nostra arma in più, possono darci fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi, quando c’è un errore il pubblico deve incoraggiare. Se il pubblico rumoreggia ai tuoi errori subisci un colpo, spero che i tifosi capiscano il momento psicologico della squadra e ci stiano dietro con fiducia e amore.

All’intervallo di Ferrara ha sostituito El Shaarawy dopo la lite con Dzeko, perché questa scelta? E’ stata una scelta tattica?
E’ stata solo una riflessione tattica, loro sono abituati a giocare col 4-3-3, in cui gli esterni fanno un lavoro diverso rispetto al 4-4-2. Avevo già parlato con El Shaarawy prima, gli avevo chiesto determinate cose come quarto di sinistra, non facendole e avendo già in mente di mettere Perotti, ho fatto questo cambio. Solo un cambio tattico, non riguarda la discussione che hanno avuto.

Quante possibilità ci sono che Manolas sia al centro della difesa?
Ho diversi giocatori che stanno rientrando, Kostas ancora non sta in gruppo con me, verrà oggi fuori. Ho la piacevole visione che tutti vogliono giocare e tutti vogliono esserci in questo momento di difficoltà. Questo è un buon motivo di soddisfazione. Non posso mettere tutti insieme tutti gli infortunati, ho solo tre cambi a disposizione e non voglio perderli per più tempo. Lui vuole giocare, già me l’ha detto, ma io devo valutare bene tutto. Tutti i difensori sono bravissimi, non ci sarebbero problemi per Fazio e Ivan (Marcano, ndr).

Come affronterete il Napoli? Si può chiedere qualche corsa in più ai giocatori offensivi?
Il Napoli è cambiato con Ancelotti, è molto più verticale e vanno subito al dunque mettendo la palla per gli attaccanti. Dobbiamo essere molto attenti tra le linee perché cercheranno di dare palla attraversando il nostro centrocampo. Pressare sì, ma si fa pressing quando hai 90 e passa minuti di pressing offensivo. Sennò bisogna stare attenti.

Quali sono gli elementi positivi a cui i tifosi possono appellarsi per questo finale di stagione?
Il tifoso della Roma è sempre positivo, per cui dopo ci resta male. Ci sono ottimi scontri nelle partite che restano, mi auguro che noi tifosi saremo fiduciosi e speranzosi e si riesca a raggiungere l’obiettivo che abbiamo posto.

Perché fa la conferenza due giorni prima della partita?
Per dirvi meno cose (ride, ndr). Preparare una partita non è uno scherzo, stando all’estero mi sono abituato a farla due giorni prima, ti puoi concentrare di più sulla squadra. So che siete comprensivi e vi ringrazio.

Simone Burioni

Tor di Valle, Roma estranea ai fatti. Baldissoni: “Fare lo stadio è un nostro diritto”

Gianluca Notari – Sembra non finire mai l’epopea legata allo Stadio della Roma. Il 20 marzo scorso, il Comune di Roma è stato travolto da un altro scossone: il reato è quello di corruzione e tra gli indagati risulta anche Marcello De Vito, uomo di spicco del Movimento 5 Stelle e soprattutto presidente del consiglio comunale cittadino. Secondo l’accusa, De Vito sarebbe colpevole di aver intascato tangenti da Luca Parnasi, arrestato a inizio indagini nello scorso giugno e proprietario di Eurnova, azienda a sua volta proprietaria dei terreni di Tor di Valle su cui dovrà sorgere il nuovo Stadio della Roma. Ciò che più colpisce, nei giorni seguenti alla disposizione dell’arresto per De Vito, è stata una comunicazione quantomeno distorta che ha fatto risaltare in modo inesatto il progetto sul nuovo stadio. Titoli di giornale, lanci d’agenzia, servizi al telegiornale: ovunque era riportata la dicitura “Stadio della Roma“, senza che però il progetto fosse minimamente invischiato nelle carte della Procura. Infatti, nonostante De Vito e Parnasi siano persone invischiate nel progetto dello stadio, l’iter non è stato in alcun modo toccato dalla vicenda, come confermato a giugno da Paolo Ielo, pubblico ministero a capo delle indagini: «Non ci sono atti amministrativi relativi allo stadio per cui si ravvisano alterazioni. La Roma non c’entra nulla».

Fatto sta che la il club di Pallotta, estraneo a tutti i fatti relativi alle indagini, si troverà nuovamente a dover difendere un diritto già acquisito due volte, tante quante sono state le delibere di pubblica utilità fornite dal Comune di Roma, prima con la giunta Marino e poi con quella targata Raggi. I dirigenti giallorossi intanto continuano a lavorare per trovare una nuova impresa a cui affidare la costruzione dell’impianto: le ultime voci parlano soprattutto della Salini Impregilo, colosso dell’ediliza romana, ma non sono da escludere anche altre ipotesi come alcune aziende del nord Italia.

Per la Roma, a commento della vicenda, ha parlato Mauro Baldissoni, curatore ormai a 360° del progetto di Tor di Valle: «Per noi non è un’aspettativa ma un diritto veder realizzato lo Stadio nei tempi più rapidi possibili visto che la conferenza di servizi l’ha approvato oramai da 15 mesi. Da un punto di vista giuridico non c’è alcun motivo per un rallentamento del processo». Purtroppo, con i tempi della burocrazia italiana, qualche rallentamento probabilmente ci sarà. La Roma, tuttavia, è ancora seriamente intenzionata a costruire la sua nuova casa e le parole di Baldissoni, alle orecchie dei tifosi, suonano come una promessa solenne.

Gianluca Notari

Monchi a cena con la dirigenza della Roma. Presenti Baldissoni, Massara e Balzaretti

(Jacopo Venturi) – Il rapporto tra la Roma e Monchi si è concluso ufficialmente qualche giorno fa, ma il suo rapporto con la dirigenza capitolina è tutt’altro che concluso. L’ex direttore sportivo giallorosso e la maggior parte della dirigenza dei capitolini si sono incontrati questa sera a cena al ristorante l’Isola d’Oro. All’incontro, conclusosi alle 23.25, oltre allo spagnolo, erano presenti il vicepresidente Mauro Baldissoni, il ds Frederic Massara, il dirigente Federico Balzaretti, il capo dello scouting Francesco Vallone e Massimo Tarantino, il responsabile del settore giovanile. Rimane dubbio il contenuto della conversazione, poiché Monchi ha lasciato il club giallorosso da pochissimo ed è insolito che un dirigente dimissionario si ritrovi dopo così poco tempo con i suoi ex colleghi. Che sia stata una questione di denaro, di chiarimenti o di future “collaborazioni” è certo però che non questa sera non sia andato in scena un riavvicinamento tra lo spagnolo e la Roma.

(Jacopo Venturi)

Roma, volano stracci tra Monchi e Pallotta. Incognita sul futuro direttore sportivo

Gianluca NotariVolano stracci in casa Roma, costretta ad affrontare l’ennesimo momento di difficoltà che ciclicamente si ripresenta. Questa volta, per non farsi mancare nulla, oltre alla crisi tecnica che sta vivendo la squadra – uscita malconcia dopo l’ennesima figuraccia della stagione dopo la partita persa a Ferrara contro la Spal – si è aggiunta anche la diatriba tra Pallotta e Monchi. Lo spagnolo è tornato ufficialmente da ieri a ricoprire il ruolo di direttore sportivo del Siviglia: dopo la separazione avvenuta lo scorso 8 marzo con la Roma, Monchi non ha aspettato un attimo per tornare da dove era venuto, rintanandosi nella realtà che lo aveva lanciato nel calcio che conta ormai tanti anni fa. Durante la sua conferenza di presentazioni, il direttore non ha risparmiato parole al vetriolo indirizzate ai vertici del club giallorosso: “Sono andato via prima per una semplice ragione. Ho capito che l’idea della proprietà era diversa dalla mia. Il presidente voleva andare a destra e io a sinistra. Continuare così non aveva senso“.

Monchi era arrivato in Italia con la stigmate del talento, portando con sé un palmarès di tutto rispetto visti i 9 trofei conquistati con il club andaluso. Eppure, il Re Mida del calciomercato ha lasciato più problemi di quanti non ne avesse trovati al momento del suo arrivo: squadra fuori dalla zona Champions, infermeria piena, monte ingaggi alle stelle e molti dubbi sul futuro.

Pallotta, dal canto suo, non ha voluto far attendere la sua risposta, arrivata ieri tramite i canali ufficiali del club: “Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. Cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014“.

Difficilmente, leggendo le parole del patron giallorosso, si può non essere d’accordo. Pallotta e soci hanno investito molto su Monchi, lasciandogli carta bianca su tutte le decisioni sportive intraprese dal club nell’ultimo biennio. Le cose, come dichiarato dallo stesso presidente, non sembrano aver funzionato, nonostante i lauti compensi percepiti dallo spagnolo: per i suoi due anni scarsi con la divisa della Roma ha incassato quasi due milioni di euro nella prima stagione, ricevendo l’intero stipendio stagionale nonostante fosse stato ufficialmente assunto solo nell’aprile del 2017. L’anno seguente ha incassato un milione e cinquanta mila euro, mentre per questa stagione ha ricevuto circa mezzo milione, senza contare un bonus da 1.454.000 euro per il “raggiungimento di determinati obiettivi sportivi. Un bel gruzzoletto, insomma, che però non ha portato i frutti sperati.

Ora la società sembra proiettata verso il futuro: serviranno un nuovo allenatore e probabilmente un nuovo direttore sportivo, qualora non venisse premiata la figura di Ricky Massara, fedelissimo di Baldissoni. I nomi per la panchina più caldi, al momento, sono quelli di Gasperini, Giampaolo e Sarri, mentre per il ruolo da ds si valutano i profili di Ausilio – che sembra essere il preferito al momento -, Petrachi del Torino oltre ad un clamoroso ritorno di Walter Sabatini. Le riserve saranno sciolte solamente in estate, quando la Roma dovrà affrontare l’ennesima rivoluzione. Sperando però che le cose, stavolta, possano finalmente andare in modo diverso.

Gianluca Notari

Una Roma sedotta e abbandonata

Margherita Bellecca – Sedotta e abbandonata. E’ così che Monchi lascia la Roma. A poco più di una settimana dalla rescissione con i giallorossi, il ds spagnolo torna a Siviglia. Salta tutto quindi con l’Arsenal, con Londra che sembrava il terreno adatto per sperimentare ed esportare il ruolo del direttore sportivo in una realtà da sempre restia a certe figure.

E’ durata soltanto un anno e mezzo la sua avventura alla Roma. Non abbastanza per lasciare un’impronta indelebile, ma sufficiente per convincere i tifosi, e come sembra anche a lui stesso, di aver sbagliato le scelte e la piazza nella quale operarle. Troppe le trattative dilatate nel tempo e sfumate all’ultimo (Mahrez prima e Malcom poi), troppi gli acquisti che non hanno reso come ci si sarebbe aspettato e per i quali si è speso tanto. Troppo facili le plusvalenze accumulate con quel parco giocatori messo sul mercato. Troppe anche le dichiarazioni alle quali non è seguito un risvolto pratico: “Qui non si vende, si vince!” una promessa disattesa dalla prima all’ultima parola.

Di Monchi resta il rammarico per ciò che sarebbe potut essere e che invece non è stato. Una delusione paragonabile al peggiore dei primi appuntamenti in una storia d’amore. Un ritorno il suo per certi versi inspiegabile, nell’unica realtà Evidentemente il richiamo del giardino di casa è troppo forte per dirgli di no. Il compito del prossimo direttore sportivo, al di là della figura che la dirigenza sceglierà, sarà quello di farsi carico del fallimento di Monchi e, con anche optando per scelte impopolari, riallestire le impalcature di un progetto iniziato con grandi annunci ma le cui fondamenta non sono state ancora costruire. Il ds spagnolo lascia una sola certezza nella capitale: la Roma può farcela benissimo anche senza di lui.

 

 

Margherita Bellecca