2015, Lazio-Roma 1-2. Da Manolas a Yanga-Mbiwa: due colpi di testa per la Champions

Luca Fantoni – È incredibile come, qualche volta, a compiere le grandi imprese siano gli antieroi per eccellenza, giocatori il cui compito è mandare la palla più lontana dalla porta e non dentro. Sarebbe facile far segnare Dzeko, tanto lui segna sempre. Quando a gonfiare la rete sono Yanga-Mbiwa o Manolas, l’atmosfera durante e dopo diventa surreale. “Ma veramente hanno segnato loro? Quelli che di testa ci rinviavano solo?”. Si, veramente. Se poi in mezzo ci buttiamo anche il destino che ha restituito al greco ciò che gli aveva tolto una settimana prima, ecco che i contorni storici e mistici dell’impresa sono delineati. Torniamo a quel giorno però. 25 maggio 2015. Roma e Lazio si stanno giocando l’accesso diretto alla Champions League, un derby di alta classifica. I biancocelesti sono dietro di un punto e devono vincere per forza. I giallorossi al contrario, possono anche accontentarsi del pareggio. Tipica situazione in cui Totti e compagni rovinerebbero tutto. E invece no, non questa volta. Perché essere romanista ti regala tanti dolori, è vero, ma certe volte ti regala gioie immense. In panchina c’era Garcia. In difesa la coppia centrale era formata dai due eroi, Yanga-Mbiwa e Manolas. Sulle fasce giocavano Torosidis e Holebas bassi, e Florenzi e Iturbe alti. A centrocampo c’erano De Rossi, Keita e Nainggolan con Totti unica punta.

SORPRESE – Nell’aria c’è già qualcosa di strano fin dall’inizio, vuoi perché Iturbe è titolare, vuoi perché la prima ad attaccare è la Lazio, ma già si preannuncia che sarà un pomeriggio pieno di sorprese. A rendersi pericolosi sono subito Felipe Anderson e Klose con il colpo di testa del tedesco che in altre nove occasioni su dieci sarebbe sicuramente entrato. Il primo tempo finisce così, con poche emozioni. Nella ripresa sono sempre i biancocelesti a partire forte con Basta che sfiora il gol. Al 61’ Ibarbo sostituisce Totti. Ibarbo per Totti? Siamo tornati indietro a Roma-Slovan Bratislava di Luis Enrique? I risultati dicono proprio di no, perchè dodici minuti più tardi il colombiano si defila sulla fascia e mette in mezzo un cross basso sul quale arriva Iturbe che deposita il pallone alle spalle di Marchetti. Questo è uno dei tre gol con la maglia giallorossa per l’argentino. Ha scelto l’occasione giusta. Poco dopo i laziali rialzano la testa con un gol di Djordjevic ma, a cinque minuti dalla fine, Pjanic batte una punizione in mezzo all’area, sulla quale spunta la testa di Yanga-Mbiwa che, come farà il suo compagno di reparto tre anni dopo, spizza la palla quel poco che basta per mandarla in porta. La Roma è in Champions League senza passare per i preliminari grazie all’uomo meno atteso, quello che i gol doveva evitarli.

CRESCITA – Non sempre andrà in questo modo. Per la legge dei grandi numeri arriveranno prima o poi altri dolori. Quello che la Roma può fare è cercare di ridurli, cominciando a costruire una mentalità che non ha mai avuto prima. Qual è il rischio del derby? Sicuramente il sentirsi appagati, pensare che una semifinale di Champions basti a rendere una stagione esaltante. No, non basta. Non basta perché se smetti di sognare potevi anche non cominciare a farlo, non basta perché se vuoi essere ricordato devi arrivare primo, non basta perché dopo anni di delusioni e di vittorie sfumate all’ultimo pallone è arrivato il momento che quel pallone rotoli nella porta avversaria. La Roma deve ricordarsi che non gioca più in 11, ma a questi ce ne deve aggiungere 55mila che martedì erano stanchi, tesi e felici come i giocatori. Nel derby non saranno così tanti ma saranno altrettanto affamati, desiderosi di trasmettere questa fame a De Rossi e compagni. Il Liverpool può aspettare, ora bisogna chiudere la settimana perfetta con una vittoria sulla Lazio.

Luca Fantoni

L’ultimo tour de force

Lavinia Colasanto – Il primo tour de force stagionale della Roma sta per terminare. All’appello mancano le partite contro il Qarabag e il Milan. I giallorossi affronteranno prima gli azeri in trasferta, mercoledì pomeriggio alle 18, nella sfida valida per la seconda giornata di Champions League, e poi il Milan domenica a San Siro.

Di Francesco ha dimostrato di saper utilizzare il turnover alla perfezione ed anche per la partita contro il Qarabag il tecnico sta pensando a qualche cambio. Chi ci sarà sicuramente è Alisson, trafitto da Stryger Larsen dopo 363 minuti di imbattibilità tra campionato e coppa. Davanti al brasiliano Manolas dovrebbe fare coppia con Jesus, tenuto a riposo contro l’Udinese. Sulle fasce Kolarov e Peres che farà rifiatare Florenzi. Attese delle novità anche a centrocampo perché si candidano ad un ruolo da protagonisti Gonalons e Pellegrini al posto di De Rossi e Strootman. Con il francese e il giovane azzurro giocherà Nainggolan. Più difficile la situazione in attacco per le condizioni di Perotti. L’esterno è stato convocato dopo il brutto taglio sulla caviglia subito contro l’Udinese. Il tecnico potrebbe non rischiarlo e per giocare con Dzeko ed El Shaarawy, entrambi in stato di grazia, ci sarà un ballottaggio tra Defrel e Cengiz Under, col francese in leggero vantaggio.

Il Qarabag, alla prima esperienza nella fase a gironi della Champions, ha perso il primo incontro con il Chelsea per 6-0, dimostrando di essere l’anello debole del gruppo. Il tecnico Gurbanov non potrà contare sull’esperienza dei suoi giocatori ma si appoggerà ai 30 mila del Tofiq Bahramov, che sarà gremito. Non ci sarà il calciatore più rappresentativo per gli azeri, il norvegese Elyounoussi, costretto a dare forfait per infortunio. L’attacco peserà sulle spalle di Ndlovu che sarà supportato da Henrique, Michel e Guerrier.

Nessun precedente tra Roma e Qarabag con i giallorossi all’esordio assoluto contro una squadra dell’Azerbaigian. Non sarà così per i padroni di casa che hanno affrontato 4 volte un’italiana in Europa League. Gli azeri hanno sfidato Inter e Fiorentina raccogliendo soltanto un pareggio a fronte di tre sconfitte.

Dopo lo 0-0 casalingo contro l’Atletico Madrid la Roma è chiamata a conquistare i tre punti, per mantenere vive le speranze di passare il turno, ma soprattutto per sfatare il tabù Champions che grava sui giallorossi che durante l’era americana hanno vinto soltanto due volte su 17 incontri.

Lavinia Colasanto

Pallotta: “Sorteggio grandioso. Bello rivedere Salah”

Simone Burioni – James Pallotta, Presidente della Roma, è stato intervistato dai cronisti presenti allo Studio Tonucci ed ha parlato del sorteggio giallorosso contro il Liverpool. Queste le sue parole:

Il sorteggio?
Grandioso, mi piace. E’ come un derby. Il Liverpool è dei ragazzi di Boston, John Henry, sarà divertente e sarà bello rivedere Salah.

L’ha chiamato?
Mi ha telefonato l’altra sera, gli ho scritto un messaggio ma non ci ho parlato oggi perché ero impegnato in riunioni. Sarà grandioso.

Può essere la rivincita dell’84?
Non ero ancora nato (ride, ndr). No non è vero, ero nato. Non credo sia una rivincita, è un’altra generazione. Dovrebbe essere una bella partita che non vediamo l’ora di affrontare.

Ha scritto a Salah?
L’abbiamo già fatto. Per 180′ sarà una guerra ma per il resto della vita saremo amici e lui ha risposto “al 100%”.

Preferisce la prima ad Anfield e il ritorno a Roma?
Mi piace l’andata a Liverpool e il ritorno a Roma. Va bene così.

Pensa che la Roma sia favorita?
Certo, possiamo vincere. Abbiamo affrontato il Barcellona che si diceva fosse la migliore squadra al mondo. La squadra ha giocato come mai le avevo visto fare in questi 5 anni, quindi so che possiamo giocare bene come fatto come contro il Chelsea. Dobbiamo giocare bene senza commettere errori. Quando arrivi a giocare contro queste 3-4 squadre, devi eliminare più errori possibili perché loro possono trarne vantaggio. Se giochiamo come abbiamo fatto col Barcellona, dovremmo essere a buon punto.

Simone Burioni

Roma-Barcellona, una storia non da romanisti

Gianluca Notari – Questa storia non è una storia per romanisti. Questa è la storia di un gruppo di alieni, sbarcati per caso nei pressi dello Stadio Olimpico, che hanno affrontato e ribaltato la tradizione, l’equilibrio, lo status quo. Ed è solo un caso che questo invincibile gruppo di alieni abbia per una sera vestito la maglia della Roma, perché alla Roma, queste cose, non riescono mai. Roma-Barcellona doveva essere l’ennesimo Roma-Sampdoria, Roma-Liverpool o Roma-Lecce, l’ennesimo rimpianto di qualcosa che poteva essere ma che non è stato. L’ennesima gara in cui alla fine si esce dallo stadio e si impreca, ci si arrabbia, e si maledice il giorno in cui si è scoperto l’amore per questi colori. No: questa storia non è una storia per romanisti.

Eppure, dopo una notte troppo magica per poter sembrare vera, quello che doveva essere non è stato. La Roma è riuscita in qualcosa di straordinario, non ha disatteso i sogni dei tifosi e no, non è uscita dalla Champions League tra fischi e rimpianti. Roma-Barcellona 3-0, semifinale raggiunta e Barça eliminato ai quarti. Troppo bello per essere vero eppure, per una volta, è tutto vero.
E allora via ai caroselli, via alle adunate in piazza, via agli sfottò e alle grida di gioia. Perché Roma ha vinto, e nessuno se la sa godere più dei tifosi della Roma. Perché questa, oltre alla vittoria di Di Francesco, di Pallotta, di Dzeko, De Rossi e Manolas, sarà sempre e per sempre la vittoria dei tifosi. Un sogno, forse, o una bellissima storia da raccontare ai nipoti.

L’auspicio è che questa partita sia la prima pietra di un lungo percorso, ma ciò che importa adesso è che la Roma ha vinto e per la seconda volta nella sua storia raggiunge la semifinale della massima competizione europea. Ora tutto sembra possibile, anche pensare di arrivare allo Stadio Olimpico di Kiev per giocarsi una finale a dir poco insperata. Per ora c’è solo da sperare che quel gruppo di alieni non vada via da Roma prima della fine della stagione, lasciando i tifosi giallorossi liberi di sognare ancora un po’. Perché sognare sì che è per romanisti.

Gianluca Notari

Roma-Barcellona 3-0, le dichiarazioni dei protagonisti. Di Francesco: “L’obiettivo è la finale”

Gianluca NotariRoma-Barcellona 3-0 potrebbe essere considerato il titolo di un film americano di fantascienza, dove i più deboli hanno la propria occasione di vincere contro la tirannia dei più forti. Ma fuori dall’immaginario hollywoodiano, Roma-Barcellona è una bellissima verità. La Roma ha raggiunto per la seconda volta nella sua storia le semifinali di Champions League, prima e unica volta da quando la competizione si chiama così. Un match così a Roma non si era mai visto: anche nella famosa rimonta contro il Dundee United, l’avversario non aveva questa aurea sacrale attorno. Invece, questa volta, l’avversario era il Barcellona di Leo Messi: “Abbiamo battuto i più forti del mondo” dice Kostas Manolas. La sua corsa sotto la Tribuna Monte Mario con le braccia allargate e la bocca spalancata per le urla di gioia rimarrà impressa nella mente di tanti tifosi giallorossi per il resto della loro vita.

Continua il greco: “Ci abbiamo creduto, la Roma c’è, è una squadra forte e merita tutto il meglio. Venivamo da tre brutti risultati e avevamo molto stress. Ci abbiamo creduto e abbiamo dato tutto“. Un’impresa titanica quella dei giallorossi, guidati in campo da Daniele De Rossi e fuori da un allenatore, Eusebio Di Francesco, in assoluto stato di grazia. Sua la mossa vincente del cambio modulo: con il 3-4-3 ha messo la sua squadra in condizione di accettare l’uno contro uno in fase difensiva per guadagnare un uomo a centrocampo. “Ho fatto questa scelta per levargli ampiezza e con gli attaccanti vicini volevo essere più aggressivo. In questo momento, però, mi interessa la filosofia della squadra. Questa vittoria non nasce da stasera, ma da un’identità e un pensiero che porto avanti da tempo anche se non è sfociato alcune volte in delle vittorie che avremmo meritato. Abbiamo cambiato sistema perché avevo studiato il Barcellona e avevo visto che aveva avuto difficoltà contro una squadra con la difesa a tre. Credevo che ritoccando qualcosina saremmo stati ancora più aggressivi e così è stato“.
Infine De Rossi, che con il gol su rigore riscatta l’autogol dell’andata: “La partita dell’andata ci aveva detto che loro erano forti ma non così tanto come negli anni scorsi. Abbiamo avuto occasioni, ci siamo segnati da soli… Non c’era quel distacco“. Per lui, come per Di Francesco, l’avvicinamento alla partita è stato vissuto con speranza, sì, ma anche con consapevolezza:Eravamo consapevoli che sarebbe stato difficile. Ma c’era un pizzico di convinzione. Ma da qui al risultato di stasera ce ne passava. Merito di tutti e del mister“.

Difficile adesso dire dove può arrivare questa Roma: come detto dall’allenatore giallorosso nei minuti subito dopo il fischio finale, “L’obiettivo adesso è la finale di Kiev“, anche se non sarà una passeggiata arrivarci. Le due possibili avversarie, oltre al Liverpool, si sapranno stasera: con chiunque saranno le sfide per la Roma sarà una battaglia. Manolas, però, conosce la strada: “Con il nostro pubblico, nessuno ci può battere”.

Gianluca Notari

La Roma compie l’impresa

Margherita Bellecca – E’ la serata in cui 60mila cuori hanno battuto all’unisono. Una serata dove si sentiva nell’aria il profumo dell’impresa. E’ la serata in cui l’impresa c’è stata veramente. E’ la serata di Roma-Barcellona 3-0. E’ la serata di Edin Dzeko, trascinatore in Champions League e vero mattatore del match dell’Olimpico. Va in gol, prende la palla da dentro la porta e la rimette in mezzo al campo perché c’è una partita da rimontare. Fa a spallate e si fa rispettare da Pique ed Umtiti, guadagna il rigore con cattiveria che De Rossi trasforma con clamorosa freddezza.

E’ la serata proprio del Capitano uscito a pezzi una settimana fa dal Camp Nou. Partita strepitosa sotto ogni punto di vista, non dà respiro a Messi tornando ad essere un muro davanti alla difesa. E quel rigore battuto come Ago 34 anni fa è solo la ciliegina sulla torta. E’ la serata di Manolas, altro beffato da quella maledetta notte di Barcellona. Il colpo di testa del greco, su magistrale angolo di Under, è un segno del destino, la palla subisce un effetto strano ed è spinta dentro da tutto il popolo romanista.

E’ la serata di Eusebio Di Francesco e di Patrik Schick. Il primo azzarda una un cambio di modulo mai visto in questi mesi venendo ripagato dal secondo che, all’esordio assoluto in Champions League, fa partire la sua riscossa con la Roma. E’ la serata di James Pallotta, giunto nella Capitale proprio per la partita contro i catalani. E’ la serata delle rivincite, del bagno nella fontana di Piazza del Popolo e di tutte le accuse che cadono giù come le foglie dagli alberi in autunno.

E’ la serata di tutti i romanisti, da chi era allo stadio, a chi l’ha vista in TV fino ad arrivare a chi non l’ha potuta vedere ma soltanto sentire per radio. E’ la serata in cui tutto passa in secondo piano, dove tutte le amarezza si cancellano, è la serata che ci porta in semifinale di Champions League. Ora sogniamo perché tanto non costa nulla.

 

Margherita Bellecca

Roma-Barcellona 3-0: le pagelle. Viva la pazza gioia di essere giallorossi. È semi, grazie Roma

Simone Indovino – Non l’avrebbe detto nessuno, neanche il più ottimista dei tifosi. Neanche chi l’aveva sognato stanotte, neanche chi aveva scommesso di tutto pur di farlo accadere. E invece è accaduto. Di fronte a un Olimpico vecchia scuola, la Roma piega il Barcellona 3-0 ed è in semifinale di Champions League dopo una partita che definire perfetta è semplicemente riduttivo. Dzeko mattatore assoluto, che apre le marcature dopo appena 5 minuti e si procura il rigore che De Rossi trasforma nella ripresa con freddezza invidiabile. Ci pensa poi Kostas Manolas con una capocciata d’autore a regalare la qualificazione. Godiamocela, adesso. Grazie Roma. 

ROMA

Alisson 7 – Quando è chiamato in causa, c’è sempre, sempre. L’uscite alla fine sono da cardiopalma, ma sono state a dir poco provvidenziali.

Fazio 8 – Morde le caviglie di tutti sin dal primo secondo di gioco. Nella difesa a tre arriva spessissimo sul fondo addirittura a crossare e con buonissimi risultati. Nuova vita per l’argentino? Grande Fede, grande Comandante.

Manolas 9 – EROICO. È l’uomo decisivo, è l’uomo della semifinale. Un’incornata perfetta che si infila alle spalle di Ter Stegen che può solo guardare la rete gonfiarsi. Nel finale compie due autentici miracoli che mantengono la porta inviolata. La colonna greca si è veramente eretta.

Juan Jesus 7.5 – Dal suo lato ha un certo Leo Messi e lo argina che meglio non si può, con le buone e con le cattive. La difesa a tre valorizza certamente al meglio le sue doti.

Florenzi 8 – Un pendolino sulla fascia destra, un su e giù costante a inebriare la linea mediana del Barcellona e Jordi Alba. Stasera, i palloni che mette al centro sono una squisitezza. Vedi Barca all’Olimpico e sorridi, anche tanto, Ale.

De Rossi 9 – Assist dopo 5 minuti, freddezza da invidiare sul rigore, legna davanti la difesa, visione di gioco periferica. Serve altro? Questa è tua, capitano.

Strootman 8 – Ringhia Kevin, ringhia. Non appena il Barcellona batte il calcio d’avvio, l’olandese compie uno scatto portentoso per andare immediatamente in pressione. La sua partita è tutta lì.

Kolarov 8 – Semedo, una bella cartolina di Aleksandar sul comodino non sarebbe proprio male. Il carattere che lo contraddistingue aiuta in maniera esponenziale la Roma in questa magica serata. Preziosissimo in fase di ripiegamento nonostante la posizione iniziale leggermente avanzata.

Nainggolan 7.5 – Tanto cuore, tanta corsa, tanto Ninja. Ancora non al meglio fisicamente e si vede, ma mette a prescindere tutto sé stesso all’interno del match per contribuire alla causa.

Schick 7 – Sin dalle prime battute mostra un buon passo e una buona voglia. Qualità che conferma per il resto della sua gara, eccezion fatta per qualche momento di sonnecchiamento. Potrebbe far di più in occasione del colpo di testa in cui colpisce da solo al centro dell’area di rigore.

Dzeko 9 – Come il tuo numero di maglia, Edin. La miglior partita in quasi tre anni romanisti l’hai fatta nella serata più importante della storia recente della Roma. Gol in avvio, rigore procurato, e un possesso palla a dir poco strabiliante. Meno male che sei rimasto con noi, Edin.

Under 7.5 – Entra in campo infervorato e questo non fa che aiutare la Roma nell’arrembaggio finale prima del terzo gol, e nella difesa del risultato negli ultimi giri d’orologio.

El Shaarawy 7.5 – Finalmente un approccio straordinario da parte del Faraone che impensierisce la difesa blaugrana nei minuti in cui calca il campo.

Di Francesco 9 – Il mago di Sambuceto. Da Sassuolo alla semifinale di Champions League, tutto in meno di un anno. Prepara la gara in maniera a dir poco impeccabile, chiedendo ai suoi un pressing che annichilisce il gioco del Barcellona. Goditela DiFra, ma concentrazione alta: che questo sia solo l’inizio. Forza Roma.

Simone Indovino

Un sogno che forse diventerà realtà

Margherita Bellecca – Crederci, sognare. Tutte belle parole, tutte espressioni di fantasia che devono trovare nella realtà la concretizzazione. Questo cercherà di fare la Roma questa sera contro il Barcellona, alle 20.45 nella gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League, allo Stadio Olimpico di fronte a quasi 70mila spettatori.

Nessun calcolo, nessun turnover, dentro tutti i migliori come confermato anche da mister Di Francesco in conferenza stampa. E allora spazio a quella difesa che ha dato tante belle soddisfazioni all’abruzzese con Alisson in porta. Il brasiliano sembra leggermente in calo ma l’impresa passerà anche dalle sue possibili parate. Davanti al numero uno Florenzi a destra, Manolas e Fazio, in cerca di riscatto dopo l’opaca prova contro la Fiorentina, al centro, e Kolarov a sinistra, riposatosi per gran parte del match di sabato pomeriggio. A centrocampo fisico e quantità con De Rossi, voglioso di rivincita per rimediare all’incredibile autogol dell’andata, Strootman e Nainggolan, che non ha potuto partecipare alla partita di una settimana fa per infortunio. In attacco c’è un solo punto di riferimento e porta il nome di Edin Dzeko. Se non segna lui la Roma fa una fatica bestiale a buttarla dentro. Per aiutare il bomber ci saranno El Shaarawy ed uno tra Schick ed Under. Per il turco una corsa contro il tempo per essere nelle migliori condizioni. Out Perotti che rischia di saltare anche il derby.

Valverde può sorridere per il recupero di Busquets. L’avvicinamento di Messi e compagni a questa partita è stato dei migliori. Il numero 10 ha segnato una tripletta al Leganes e ha lasciato i problemi fisici alle spalle. A far compagnia alla Pulce ci sarà Suarez. A centrocampo le classiche geometrie di Iniesta e Rakitic col supporto atletico di Sergi Roberto. In difesa impossibile rinunciare a Pique, Umtiti e Jordi Alba con la fascia destra che sarà coperta ancora una volta da Semedo. In porta Ter Stegen.

Di rimonte memorabili in Champions League ce ne sono state, l’ultima proprio col Barcellona protagonista. Sconfitta in Francia contro il Paris Saint Germain per 4-0 e ribaltamento storico in Catalogna con la vittoria per 6-1. Anche la Roma ha piazzato un’importante zampata, non per il passaggio del turno ma durante il girone. Vittima la squadra catalana che cadde per 3-0 sotto i colpi di Tommasi, Emerson e Montella. Questi tre ora non ci sono più ma giocatori come Nainggolan, Strootman e Dzeko possono ripercorrere le orme degli scudettati in maglia giallorossa. Ai tifosi non importa chi segnerà o chi sarà protagonista, fondamentale sarà buttarla dentro, cosa che alla Roma, nell’ultimo periodo, non riesce bene.

 

Margherita Bellecca

LUISS, Baldissoni presente all’evento Champions Impact: “Sponsor? Siamo in dirittura di arrivo con alcune collaborazioni”

Simone Burioni- Questa mattina Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, ha partecipato all’evento Champions Impact presso la sede dell’Università LUISS Guido Carli di Roma. Insieme al dirigente giallorosso presente anche Francesco Calvo, Chief Revenue Officer del Barcellona. L’incontro, organizzato in collaborazione con Italia Camp, doveva avere come moderatore il COO della Roma Guido Fienga che non è potuto essere presente all’evento per un contrattempo. Il direttore generale ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue parole:

La Roma è un patrimonio quotidiano della città. I numeri del bilancio servono a portare risultati tangibili, cioè trofei. La ragione principale dell’investimento americano è l’identificazione con la città. Lo studio partiva da una considerazione: Roma era una delle cinque città più conosciute del mondo. La Roma fin dalla sua nascita si è identificata con la città. In tutti i documenti che abbiamo dalla fondazione in poi, tutti parlano dei colori della Roma e dicono che abbia “i colori di Roma”. È per vocazione, sin dalla nascita, una società rappresentante della città. Noi ragioniamo sempre in termini di Partnership, parliamo di condivisione. Abbiamo creato una struttura produttiva di spessore, che fa prodotti live, che vincoliamo attraverso i vari social. Siamo in dirittura di arrivo con alcune collaborazioni. Quanto impatta la tecnologia sull’andamento dei giocatori e della squadra? È un tema ricorrente. Il nostro proprietario è un attivo investitore sullo sviluppo di intelligenza artificiale. È una materia condivisa dalla società. Abbiamo amplificato la raccolta dati, creato software chiamati “AS Roma system”. È un tema su cui crediamo e investiamo concretamente.La corrente amministrazione ha deciso di accompagnarci nel progetto stadio perfettamente consapevole delle ricadute economiche e sociali di un progetto di questa portata. Ma sono tante le iniziative con risvolti sociali che svolgiamo assieme al Comune, ad esempio abbiamo fornito defibrillatori alle scuole calcio assieme all’Assessorato, oppure facciamo formazione nelle scuole con “A scuola di tifo” insegnando la lotta al bullismo e al razzismo. La Roma si pone nella prospettiva della responsabilità. Dal momento che si comprende di rappresentare qualcosa di importante, perché siamo una comunità, ogni scelta ha il senso della responsabilità. Una delle prime considerazione è stata: cosa fare con i ragazzi giovani che giocano per noi? Ad esempio, gli abbiamo affiancato uno psicologo, perché vengono da altre città e vivono senza le loro famiglie. Sentono tutte le tensioni e le incertezze, perciò vogliamo seguirli e aiutarli. Meno del 3% dei giocatori che frequentano le giovanili diventano professionisti: le squadre di calcio sono complici di questo sogno, ma poi devono compiere delle scelte. Perciò abbiamo ritenuto necessario proporre un percorso alternativo a chi non diventa professionista, facendolo partecipare alle attività didattiche di una scuola di Ostia, un liceo scientifico a indirizzo sportivo. Inoltre abbiamo deciso di insegnarli anche una seconda lingua, perché può aprire molte opportunità: ad esempio quando facciamo il camp in Florida molti ragazzi vengono presi dai College americani, perciò diamo loro la possibilità di frequentare delle università economicamente poco accessibili”.

A lui si è aggiunto Calvo che ha detto:

“Alla base del Barcellona ci sono cinque valori. Umiltà, fatica, ambizione, rispetto e lavoro di squadra. Cerchiamo di formare individui e non solamente atleti, che sono una conseguenza. Nel Barcelona sono più importante le emozioni che trasmettiamo che la vittoria, questa è una conseguenza del bel gioco e dello spettacolo. L’impatto dei campioni nel campo e fuori? Noi abbiamo una grande fortuna, sono cresciuti tutti nel Barcellona: Pique, Messi, Iniesta e così via. Loro sono un esempio per i giovani, conoscono il peso e la storia del Club. Ci aiutano tanto a dare un esempio. Come si misura l’impatto di un campione? Anche qui siamo viziati: Messi ha fatto il Barcellona o il Barcellona ha fatto Messi? Nessuno può rispondere, è troppo difficile. I biglietti così costosi? Il Barcellona ha uno stadio di 90mila persone, per essere abbonato devi essere socio. 600 euro è il prezzo medio per i biglietti per tutte le gare di tutte le competizioni. Il prezzo per l’abbonamento è molto basso, se li mettessimo seguendo la media europea guadagneremmo, almeno, 50 milioni in più all’anno. Il prezzo alto è per il settore ospiti e sui posti rimanenti perché ci sono pochi biglietti e favoriamo chi è abbonato.

Simone Burioni

2002, Roma-Barcellona 3-0. Emerson, Montella e Tommasi sono gli artefici dell’impresa

Luca Fantoni – Quattro punti in due partite con il Barcellona. La Champions League dell’epoca era ancora con la formula del doppio girone e, dopo aver superato il primo con Real Madrid, Anderlecht e Lokomotiv Mosca, nel secondo la Romatrova il Liverpool, il Galatasaray e il Barça. Contro i blaugrana i giallorossi realizzarono due imprese, pareggiare al Camp Nou e vincere 3-0 all’Olimpico, ma non si riuscirono comunque a qualificare a causa dei pareggi con gli inglesi e con i turchi. Gli uomini di Capello fallirono pur uscendo imbattuti contro quella squadra che poi arrivò primae venne fermata solamente in semifinale. I capitolini giocavano con Antonioli in porta. La difesa a 3 era formata da Zebina, Samuel e Panucci, con Cafù e Candela sulle fasce. In mezzo al campo c’erano Emerson e Lima, con Totti, Batistuta e Delvecchio davanti. Il Barcellona di Rexach rispondeva con Reina tra i pali. Christanval e De Boer erano i due difensori centrali con Puyol a destra e Sergi a sinistra. Sulla mediana agivano Cocu e Thiago Motta mentre Luis Enrique, Gerard e Rivaldo supportavano l’unica punta Kluivert.

TUTTO NELLA RIPRESA – Il primo tempo è l’antitesi del calcio. Lo stile di quel Barcellona diede poi vita al Guardiolismo, con tanto possesso palla ma molto sterile. La Roma, che ha la necessità di vincere, stranamente si adegua a questo ritmo lento e non tenta quasi mai la giocata. La partita si accende nella ripresa con l’ingresso in campo di Montella. La pressione dei giallorossi si fa più costante e al 61’ trovano il vantaggio. Totti appoggia dietro per Candela, il francese tira forte ma la sua conlusione “sbatte” su Emerson e finisce in porta. Passano 13 minuti ed è Vincenzo Montella a raddoppiare. L’aereoplanino prima recupera un pallone sulla trequarti, poi servito da Totti salta un difensore e con il destro batte Reina. A scrivere il lieto fine completo sulla notte stellare dei capitolini ci pensa l’antieroe per eccellenza, Damiano Tommasi, che lascia partire una staffilata da fuori area e regala tre punti a Capello.

IMPRESA – Nonostante nella debacle del Camp Nou si sia comunque vista una Roma propositiva e che ha saputo tenere il campo, il risultato è quello che è. Il 4-1 è pesante, forse troppo. Torneranno Nainggolan e Under, che tanto erano mancati in Catalogna, ma sarà comunque difficile anche avere una minima possibilità di ribaltare il risultato. I capitolini devono comunque provarci e lo devono fare per quei 60mila tifosi che saranno allo stadio, che hanno comprato il biglietto pur sapendo che forse sarebbe stata una partita già decisa. In ogni caso, anche se non servirà in ottica qualificazione, una vittoria con il Barça sarebbe importante a livello di prestigio e a livello mentale per tornare poi a concentrarsi sul campionato con sensazioni positive e non, magari, con un’altra sconfitta.

Luca Fantoni