Diawara, solo gli infortuni a frenare l’ascesa del guineano

(Jacopo Venturi) – Un infortunio al ginocchio poco dopo il suo esordio con la Roma, un altro poco prima dello stop del campionato per il Coronavirus. Amadou Diawara non è di certo stato fortunatissimo in questi mesi giallorossi dal punto di vista fisico, ma quando è stato bene ha fatto vedere perché la Roma, nella sorpresa generale, ha chiesto lui al Napoli nel momento in cui i partenopei hanno bussato alle porte di Trigoria per chiedere Manolas. Diawara ha dimostrato di essere esattamente quello che serviva alla Roma. In una squadra in cui i centrocampisti di ruolo hanno tutti avuto un passato da trequartisti o lo sono (Cristante, Pellegrini, Pastore, Veretout), il guineano è il vero equilibratore del gioco. Lo si vede poco, ma è presentissimo e ciò che si sente di solito è la sua assenza. La Roma sembra essere meno compatta, meno sicura senza di lui a centrocampo. Per questo la tenuta fisica preoccupa. I giallorossi hanno fatto esperienza in questi anni di giocatori formidabili e straordinariamente importanti che però non sono riusciti a imporsi a causa degli infortuni (su tutti Strootman) e dunque si deve cercare di fare il possibile per preservare Diawara. Un giocatore silenzioso, ma che sa fare la differenza.

(Jacopo Venturi)

Viaggiando nella Hall Of Fame: Sebino Nela, l’incredibile Hulk giallorosso

Pagine Romaniste (F. Belli) – “Scatta l’ala, una finta e poi vola sul fondo. Dimmi chi la fermerà. Ma stanotte che notte di pace e di guai. Forse un uomo vincerà, forse l’uomo vincerà”…Come dimenticare “Correndo Correndo” di Venditti. L’ha scritta nel 1987, dopo che Sebino Nela si era rotto il crociato. Per molti l’“incredibile Hulk“, come era soprannominato dai tifosi, era finito, uscendo sconfitto dalla più grande sfida che la vita gli aveva sbattuto in faccia fino a quel momento. Persino i romanisti non credevano più a un suo ritorno, loro che ogni domenica lo incitavano urlando “Picchia Sebino, picchia!”. Fino a quel momento, perché anni dopo sarà costretto a lottare di nuovo, questa volta contro un maledetto tumore. Una lotta estenuante e difficile che l’ha portato a un passo dal baratro. In un’intervista al Corriere dello Sport a febbraio ha dichiarato: “Ho visto la morte in faccia. Non so quante volte mi sono trovato di notte a piangere nel letto. Anch’io ho pensato al suicidio come Di Bartolomei negli anni della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio…”. Un guerriero, nella vita come in campo.

L’arrivo a Roma e il dito medio al tecnico del Dundee

E’ arrivato a Roma nel 1981 per volontà di sua maestà Niels Liedholm. Difensore molto dotato fisicamente, proprio per questa forza preponderante nasce il soprannome che lo associa all’eroe Marvel. Forte ma anche buono. Del resto Gandhi diceva che quando alla gentilezza si aggiunge la forza, quest’ultima è irresistibile. Irresistibile, ecco il termine giusto. Nell’anno della finale col Liverpool è il miglior terzino destro del campionato nonostante sia mancino. Ma anche risoluto e estremamente sincero. Ancora oggi rimprovera a Falcao l’essersi tirato indietro dalla lotteria dei rigori in quella maledetta finale. E poi grintoso. Tutti i tifosi ricordano un loro beniamino per un gol, un gesto tecnico, una parata…Invece Sebino lo ricordano per il dito medio al tecnico del Dundee alla fine della partita di ritorno, come ha ricordato lui stesso a Roma Tv“Mi sono anche un po’ vergognato ma ci voleva. Era stato molto duro sui giornali dopo l’andata in Scozia. A fine gara non vedevo l’ora insieme ad Agostino e Oddi di andare a contatto con quest’uomo”. E ultimo, più importante di tutto, tifoso della Roma. “Acquisito” con quel “Ti Amo” che gli ha rivolto lo stadio nel 1985 nella gara interna col Bayern Monaco. E’ questa la storia di Sebino Nela, un uomo forte ma anche gentile. Del resto le anime forti, come dice Khalil Gibran, sono quelle temprate dalla sofferenza. Sono cosparse di cicatrici. – Pagine Romaniste (F. Belli)