Calciomercato Roma, ufficiale l’arrivo di Marcano. Svincolato, contratto fino al 2021

Gianluca Notari – Il calciomercato non è ancora ufficialmente iniziato, ma i movimenti tra i club sono già entrati nel vivo. La Roma, sempre molto attiva con il suo direttore sportivo Monchi, ha infatti già ufficializzato Ivan Marcano:Il Club rende noto di aver raggiunto con il difensore un accordo per le prossime tre stagioni sportive con rinnovo automatico, condizionato al verificarsi di determinate situazioni sportive, per un’ulteriore stagione“, si legge sul sito del club capitolino.

Marcano è cresciuto nel Racing Santander, per poi giocare in patria con Getafe e Villarreal. Poi le esperienze all’estero con Olympiakos, con il quale vince due campionati e una Supercoppa di Grecia, poi Rubin Kazan, con il quale ha vinto anche la Supercoppa di Russia, fino all’approdo, nel 2014, al Porto. Qui il centrale classe ’87 diventa presto uno dei leader dei Dragões, arrivando a vincere anche il camponato lusitano nella stagione 2017/2018. L’esperienza in Portogallo si chiude quindi con la bellezza di 157 presenze, di cui 28 in Champions League, mettendo a segno ben 14 reti. “Sono molto felice di essere qui perché la Roma è un grande Società che sta lavorando molto bene, seguendo un progetto sportivo ben definito. Credo inoltre che la filosofia di gioco della squadra si sposi bene con le mie caratteristiche” ha dichiarato Marcano, il quale – salvo sorprese – comporrà insieme a Manolas, Fazio e Juan Jesus un pacchetto di centrali difensivi di assoluta affidabilità. Per lo spagnolo, che arriva da svincolato, un contratto da circa 2 milioni a stagione.

Con l’ingaggio di Marcano arriva un calciatore che arricchirà la rosa della Roma con le sue qualità, le sue doti atletiche e la sua esperienza internazionale. Gli auguro le migliori fortune“. Queste le parole di Monchi rilasciate al sito del club, che mette dunque a segno il secondo colpo di questa sessione di mercato dopo quello di Ante Corìc, centrocampista classe 1997 prelevato dalla Dinamo Zagabria.

Gianluca Notari

Premio Bearzot, Di Francesco: “Vincere vuol dire anche cambiare mentalità”

Simone Burioni – Come ogni anno, alla fine della stagione sportiva viene assegnato il ‘Premio Bearzot‘, riconoscimento promosso da US Acli in collaborazione con la Figc. Quest’anno, il premio è stato assegnato all’allenatore della Roma Eusebio Di Francesco, presente oggi al Salone d’Onore del Coni; assieme a lui, il direttore generale della squadra giallorossa, Mauro Baldissoni. Oltre a loro, presenti numerosi volti noti dello sport, come il numero 1 della Figc, Roberto Fabbricini, il presidente del CONI Giovanni Malagò, Giancarlo Abete, Ubaldo Righetti, il presidente dell’AIA Marcello Nicchi ed il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri. Oltre al ‘Premio Bearzot‘, sarà presentato per la prima volta anche il premio dedicato a Stefano Farina, l’arbitro scomparso nel maggio del 2017. A ritirarlo, come miglior arbitro emergente, Fabio Maresca.

LIVE 

Ore 13:40 – Prima lasciare il Salone d’Onore del Coni Di Francesco si scatta della foto con i bambini presenti.

Ore 13:15 – Bel gesto di Di Francesco. L’allenatore della Roma infatti dona l’assegno ricevuto al Bambin Gesù. Queste le sue parole:

Ho scelto il Bambin Gesù di Palidoro per devolvere l’assegno. Al di là che ci sono stati pochi giorni fa, ed è stata una bellissima esperienza. E’ un vero piacere aiutare il Bambin Gesù che rappresenta un fiore all’occhiello della nostra città. Ringrazio un po’ tutti senza citare nessuno in particolare perché non mi piace indicare. Dico solo che nel calcio esiste la squadra e non il singolo“.

Ore 12:45 – Eusebio Di Francesco riceve il Premio Bearzot. Queste le sue parole:

C’è stato un po’ di scetticismo all’inizio?
Sì l’ho avvertito è normale ma fa parte del gioco: la capacità, l’equilibrio, rimanere sereni e consapevoli di quali sono le proprie capacità, i propri mezzi e cercare di trasferire in un ambiente, ed in particolar modo in una squadra, il tuo pensiero che non è solo di calcio, perché oggi abbiamo parlato anche di uomini. E credo che questo premio, al di là dell’aspetto tecnico, credo che in Italia ci siano tanti grandi allenatori: la nostra forza deve essere quella di mantenere costantemente in un gruppo una mentalità, un modo di fare ed una serietà che alla lunga ci porta ad avere risultati importanti. Dico che alla fine non si è vinto niente, ma da mio punto di vista vincere non è solo portare a casa dei trofei ma già riuscire a cambiare un qualcosa all’interno di un contesto, deve essere un piccolo successo che poi, un domani, mi auguro possa venire anche in campo.

Che voti dai alla Roma in campionato e in Europa?
In Europa straordinario anche se quando si arriva in semifinale l’ambizione quella di ambire a qualcosa di più importante. Non dico che c’è mancato qualcosina, ma specialmente quella mezz’ora di Liverpool ci ha tolto quella grande soddisfazione che avremmo potuto avere. Abbiamo dimostrato di poter competere e di poter battere anche il Liverpool. Questo dispiace, anche se i ragazzi, anzi tutti abbiamo cercato di dare il nostro meglio e abbiamo trascinando un ambiente, creando un entusiasmo che ancora mi vengono i brividi a rivedere le immagini. Sarebbe stato bello stare a Kiev, avrei voluto prendere questo premio prima di andare a Kiev. Nel campionato abbiamo avuto momenti di difficoltà, ma dico sempre che a me non piace guardarmi indietro e che bisogna guardare avanti, e dico che anche nei momenti di difficoltà c’è una crescita, e vale per me, per i miei ragazzi e vale per l’ambiente che tengo a tutelare principalmente che è Trigoria.

Visto che lì è presente anche Baldissoni, avete fissato l’appuntamento per rinnovare il contratto?
E’ l’ultimo dei problemi per quanto mi riguarda anche se sono convinto che troveremo con grandissima facilità un accordo. Nello stesso tempo ho ancora un altro anno di contratto. Non ne abbiamo neanche parlato, lo può confermare anche il direttore, quello che è importante è capire cosa dobbiamo fare per migliorarci per il bene della Roma, che non è solo il campo, ma cercare di cresce e migliorare insieme. Questo è l’obiettivo. Per il contratto vedremo più avanti.

Interviene Baldissoni: “Con Eusebio parliamo di cose molto più importanti del suo contratto, parliamo di cosa occorre fare per continuare a crescere e abbiamo idee molto analoghe. Visto che ne parliamo insieme è scontato che vogliamo continuare insieme”.

A Baldissoni: Tutte le squadre italiane devono crescere, altrimenti la Juve vincerà lo scudetto per altri 20 anni…
Tutto il calcio italiano dovrebbe crescere. C’è tanto da fare per riportare il calcio italiano dove deve stare, più avanti di altre leghe europee. Per quanto ci riguarda, il percorso iniziato – che non è solo quello in campo ma è anche quello fuori – è chiaro ed evidente, puntiamo al mondo, ad un calcio globale, sia per quanto riguarda i calciatori sia attirare partner pubblicitari che consentono poi di poter mettere in campo i calciatori migliori che sono quelli che fanno divertire la gente. Noi continueremo a farlo, sperando di riuscirci sempre meglio e siamo convinti di continuare con Eusebio. Il percorso fatto in Europa è quello che ha dato più luce e risalto alla squadra e alla società. In certi contesti bisogna presentarsi sapendo di essere protagonisti, indipendentemente da quelle che sono le differenze di potenzialità e le aspettative. L’atteggiamento dimostrato dalla squadra è quello che ha consentito di arrivare in semifinale, ed il primo merito è del nostro allenatore.

Che significa allenare la Roma?
Sicuramente è un motivo di grande orgoglio, si fa questo lavoro per cercare di ambire a qualcosa di importante. Il mio desiderio principale era quello di poter allenare la Roma, ci sono riuscito, ora devo essere bravo a tenermi il posto.

Rispetto all’esperienza che ha avuto a Roma da calciatore, ha trovato cambiato l’ambiente romano da quando era giocatore? Ed il gap che dovete colmare, riguarda più la mentalità o è più un aspetto tecnico, tattico e di giocatori?
Il gap è sicuramente un po’ per tutte e due le cose. La mentalità è una cosa che oggi coltivi e poi abbandoni, si costruisce con la continuità. Parlavamo prima di gesti tecnici: la ripetitività di ciò che si fa è fondamentale. Essere inchiodati ad un pensiero ed il riportarlo costantemente e quotidianamente è fondamentale. E’ come a casa con i figli, che si dimenticano ciò che tu hai provato ad insegnare e portare come mentalità. Allora avere un comportamento importante e ricreare un senso di appartenenza con i tifosi, che secondo me poteva essere un po’ svanito. Invece ricreare questo sentimento con i tifosi e avvicinarsi a loro – perché il tifoso vive del contatto con i propri idoli. Magari prima esisteva con maggiore facilità, adesso diventa una cosa un po’ rara. Per quello invito sempre i miei ragazzi a condividere con la gente anche una fotografia perché devono essere solo felici di farla, perché un domani quando non glie la chiederanno più sarà il problema più grande.

Lei per chi avrebbe votato?
Sicuramente Inzaghi, anche se è la sua squadra è la prima avversaria della Roma, ha fatto un grande lavoro. Al di là dell’aspetto tecnico, penso sia stato bravissimo nella gestione del gruppo. Principalmente perché io vengo, tra virgolette, da una squadra di provincia e quindi da esperienze differenti, che sono secondo me fondamentali e formativi per poi gestire al meglio un gruppo e un ambiente. Credo che abbia fatto un grandissimo lavoro e lo metto insieme a Giampiero Gasperini che è stato eccezionale con l’Atalanta per quello che ha fatto e per quello che ha portato in Europa. Si avvicina alla nostra mentalità aggressiva, al desiderio fare la partita, al desiderio di essere aggressivi, di non essere attendisti: quello è un po’ il mio calcio, a me non piace vedere le squadre che stanno in attesa o di prenderle o di darle. Mi piace andare a fare le partite e questo lo rivedo in alcuni allenatori che hanno questa mentalità.

Di Francesco commenta un video con i complimenti degli altri allenatori…
In Italia ci sono ottimi allenatori, ognuno cerca di esprimere un pensiero di calcio. In Italia ci sono tantissimi tifosi-allenatori che scelgono il loro beniamino ma ogni tecnico deve avere il proprio pensiero.

Fai più complimenti a Allegri o Sarri?
Allegri ha fatto qualcosa di straordinario, perché non è mai facile vincere in maniera così consecutiva, dominare e arrivare in finale, meritando secondo me anche la semifinale di Champions per come era andata la gara contro il Real Madrid. Per quello ha fatto un percorso straordinario, con un pensiero ed un modo di vedere il calcio diverso da Sarri. Io mi avvicino un pochino più a Sarri nel modo di mettere la squadra in campo e ad Allegri nella gestione del gruppo. Non posso giudicare quello che fanno loro all’interno, ma ritengo che sia molto importante. Sono due grandissimi allenatori, con qualità differenti.

Qual è la chiave di volta per essere testimoni di coraggio, caparbietà e tenacia, valori per i quali è stato premiato?
Io credo che sul coraggio, quelli che sono gli allenatori, gli educatori, quelli che sono i miei colleghi, hanno tolto un po’ il desiderio dell’1 contro 1, del dribblare e infondere in ogni calciatore il desiderio di superare l’avversario. Credo che questo tipo di calciatore faccia la differenza. La mentalità, al di là delle qualità tecniche – perché là dove vedi la forza, la capacità ed il coraggio di superare un avversario -, la dobbiamo infondere noi ai ragazzi, anche quando sbagliano. Perché la forza è quella di saper far capire principalmente quando, come e perché una cosa la si fa, ma nello stesso tempo devono aver la forza di saper sbagliare. Quando si fanno vedere le partite ai ragazzini io sto due minuti e me ne vado.

Perché?
Perché prima di tutto, il primo pensiero che c’è quando un ragazzo cerca di dribblare uno e perde palla viene subito richiamato dicendogli di buttare la palla. Questo non è coraggio, è paura. Questo non è il desiderio di incitare un ragazzo a cercare di migliorare o a riprovare un qualcosa di importante. Io dico sempre ai ragazzi di osare, questo è fondamentale. Allo stesso tempo la caparbietà, il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno, credere nei propri mezzi, cercare il lavoro duramente è fondamentale. Quello che mi dà fastidio nei ragazzini è che quando prendi un impegno, anche se è quello di giocare nell’oratorio, lo devi fare al massimo. Qualsiasi cosa faccio devo farla al meglio di me stesso, mentre spesso i ragazzini li vedi arrivare al campo per perdere un’ora di tempo perché non hanno voglia di stare a casa. Noi invece dobbiamo dare loro il valore dello sport, a tutti i livelli. Non significa solo a livello professionistico. La tenacia è quella di non mollare mai, e si lega anche a queste cose: nelle difficoltà bisogna saper combattere, passare attraverso momenti difficili, anche attraverso il sostegno della propria squadra e del proprio tecnico per cercare di poter arrivare ad ogni obiettivo, che significa prima di tutto crescita.

Come si fa ad essere un bravo educatore con i grandi campioni?
Mi ricollego innanzitutto al premio Bearzot e tenevo a dire che sono molto orgoglioso di riceverlo, perché Enzo Bearzot è uno dei miei ricordi adolescenziali. Avevo 13 anni e vedevo l’Italia nell’82, ed il primo pensiero che avevo – per l’entusiasmo che creava in me vedere le partite, vedere le vittorie – erano l’entusiasmo e la serenità con cui le viveva Eno Bearzot, la serietà ed il modo in cui lo trasmetteva ai calciatori, ce l’ho ancore in testa ed è tutt’ora per me di grande insegnamento. Il desiderio è quello di arrotolare una pallina di carta ed andare a lavorare fuori con gli amici, e questo è uno dei ricordi più belli, che si lega credo anche a questo premio, in ricordo di un grandissimo allenatore che ci ha fatto vivere delle notti straordinarie. Alla base c’è la famiglia e ci sono valori importanti che cerchi di trasmettere all’interno di una squadra e a te stesso. A volte ci metti un po’ più di tempo, a volte non riesci ad entrare, ma quando hai la tenacia, la forza, il desiderio e davanti ti trovi la disponibilità dei ragazzi sono convinto che alla lunga queste cose le riesci a trasmettere.

Sei stato prima team manager, poi direttore sportivo. Adesso che sei diventato allenatore sei diventato un po’ matto?
Ogni tanto bisogna diventarci, te lo assicuro, per cercare di spostare gli equilibri. Dipende un po’ dal contesto. Ho trovato il mio percorso, che è quello che dico sempre ai ragazzi. Nella vita poi si arriva sempre a cecare quello che si vuole. Quando ci si guarda sempre intorno si capisce dove si deve andare. Tornando alla famiglia, mio padre mi diceva sempre “Vai a giocare fuori, perché se rimani qui ti metto a lavorare”, perché noi avevamo un’attività. Così sono andato a giocare ad Empoli. E anche quando ho smesso mi ha sempre detto di prendere il patentino da allenatore: io gli dicevo “Sei matto?”, ma sono tutto un insieme di cose che alla lunga, con le persone giuste, al posto giusto e al momento giusto, possono essere di grande aiuto.

Alisson resta?
Sì, giusto.

Un pensiero su Mancini?
Sicuramente è lui a dover dare consigli a me per l’esperienza che ha. Credo che sia la scelta giusta e credo che la scelta sia stata di cuore che è la cosa più importante. Il consiglio lo do alla gente: basta guardare indietro, bisogna guardare avanti.

Ore 12:35 – Sale sul palco il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri. Queste le sue parole:

Di Francesco, al di là delle scelte tecniche, si è trovato nella condizione di dover fare delle scelte di gestione. Eusebio ha tutta una storia dietro e credo che la scelta sia finita sull’uomo giusto quest’anno“.

Ore 12:30 – Prende la parola il numero uno della Figc Roberto Fabbricini. Queste le sue parole su DI Francesco:

Eusebio Di Francesco ha lavorato da una panchina di provincia ad una panchina molto importante. Ha fatto molto bene, ha fatto un percorso splendido in Europa e ha dimostrato delle qualità come tecnico. Ha una grande capacità di assemblare bene gli aspetti offensivi e difensivi della squadra. Anche la Roma mi ha molto divertito. Il premio ad Eusebio è stato dato con quasi l’unanimità“.

Ore 11:50 – Presso il Salone d’Onore del Coni arrivano Eusebio Di Francesco e Mauro Baldissoni, rispettivamente allenatore e direttore generale della Roma.

Simone Burioni

Arrivederci Olimpico, ci vediamo tra tre mesi

Margherita Bellecca – Per la stagione 2017/2018 l’Olimpico, sponda Roma, chiude i battenti. La partita contro la Juventus termina per 0-0 regalando il settimo scudetto consecutivo ai bianconeri e sigillando il terzo posto dei giallorossi. Ormai manca un punto per la certezza matematica. Oltre 50mila spettatori a fare una cornice ad un match combattuto soltanto nel primo tempo.

Ci hanno provato i ragazzi di Eusebio Di Francesco che sono stati molto aggressivi a centrocampo recuperando diversi palloni. Infatti le azioni più pericolose sono nate da intercetti. Splendido quello di Pellegrini su Matuidi, ma l’italiano perde un tempo di gioco prima di servire Dzeko che, in difficoltà, tira di sinistro non inquadrando la porta. Di forza e grinta quello di Nainggolan su Pjanic fischiatissimo dal pubblico. Il belga, accompagnato dal solito Dzeko, si fa ingolosire dal segnare alla squadra che odia maggiormente e finisce per essere egoista tirando male. Le manovre della Roma nascono anche dalla difesa, attenta e sempre precisa su Dybala ed Higuain. E’ proprio un altro recupero a 90 metri dalla porta di Szczesny ad innescare l’incredibile velocità di Under. Il tiro del turco è respinto, poi in seconda battuta ci prova Pellegrini, nome sul taccuino di Marotta, ma ancora una volta la porta non viene nemmeno sfiorata.

Pochi sussulti nel secondo tempo e qualche mugugno da parte degli spettatori. E’ l’ennesima palla recuperata dalla Roma a mettere paura alla Juventus con Kolarov che scarica di sinistro trovando la difesa bianconera alla respinta. Sarà quello l’ultimo tiro dei giallorossi perché poco dopo arriva il canto del cigno della partita, il cartellino rosso per Nainggolan dopo aver rimediato due gialli nel giro di 4 minuti. La stagione del belga finisce così. Da lì in poi la Juventus fa melina, la Roma non pressa e la partita finisce con 20 minuti di anticipo con le due squadre a far festa al triplice fischio, la Juventus sotto lo spicchio del settore ospiti, la Roma col suo grandissimo pubblico che l’ha sostenuta per un anno intero. Arrivederci Olimpico, ci vediamo tra tre mesi.

 

Margherita Bellecca

Zero e Uno i primi numeri dell’elenco

Margherita Bellecca – Uno e zero, due numeri, i primi dell’elenco. Un risultato, nel calcio, sintomo di ottima difesa e attacco cinico e la Roma lo conosce molto bene avendo vinto, quest’anno, per 9 volte con questo punteggio: due in Champions League e 7 in campionato. Grandi festeggiamenti quando si vince, grandi rimpianti quando si perde perché si va subito a pensare: ma non si poteva fare di più? Ed è proprio da qui che partiamo, i giallorossi potevano fare di più nelle tre sconfitte per 1-0 subite in Serie A? La risposta è si.

Il primo KO all’Olimpico nella sfida infuocata contro il Napoli. A decidere la partita uno sfortunato assist di De Rossi per Insigne ed un primo tempo approcciato nel peggiore dei modi. Di traverso anche la sorte sul piano offensivo con, stranamente, due pali colpiti che hanno salvato Reina. Il portiere spagnolo è stato miracoloso su uno di questi sul colpo di testa di Fazio indirizzato all’angolino.

In ordine cronologico si finisce alla partita di Torino contro la Juventus, banco di prova per la nuova Roma di mister Di Francesco. Anche qui il primo approccio con il match non è dei migliori, anzi, i bianconeri vanno subito in vantaggio con Benatia. La difesa della Roma rappresenta alla perfezione “La bella addormentata” con gli juventini capaci di battere in porta per tre volte nel giro di pochi secondi. Neanche un supereroe come Alisson poteva fare qualcosa. I rimpianti, però, ci sono anche all’Allianz Stadium perché le occasioni per portare a casa punti la Roma ce l’ha. La prima con El Shaarawy respinto da Szczesny di riflesso, la seconda con Florenzi che prende la traversa e l’ultima, quella più clamorosa, con Schick in contropiede ipnotizzato dal polacco.

L’ultima sconfitta per 1-0 è nel periodo di crisi vera contro la Sampdoria. I giallorossi, tra mercato ed una condizione fisica approssimativa, cadono sotto il colpo di Zapata. A Dzeko e compagni non bastano 17 tiri per buttare dentro la palla. Per fortuna sono state più le vittorie col minimo risultato. Così la Roma ha aperto la stagione a Bergamo con uno degli acquisti più discussi dell’estate: Kolarov. Il serbo è stato uno dei protagonisti assoluti dell’annata romanista. Suo il rigore guadagnato contro il Crotone e sua la punizione che ha trafitto Sirigu allo Stadio Olimpico Grande Torino. Due colpi da sei punti in partite veramente sofferte. Punite con lo stesso risultato anche Bologna, magia di El Shaarawy, Cagliari per ben due volte, una con Fazio allo scadere e quella più fresca con Under che ha deciso anche il match contro l’Hellas con una botta da fuori.

Punti pesanti, d’importanza Capitale. Punti che hanno consentito alla Roma di mettere un piede e mezzo nella prossima Champions League e di conquistarli anche in giornate dove l’espressione del calcio difranceschiano non era al massimo del suo livello. E’ così che si vincono anche gli Scudetti, è così che si matura ed è così che la Roma vuole continuare il suo percorso di crescita per provare ad impensierire la Juventus a partire da domenica.

 

Margherita Bellecca

Monchi sonda il terreno per Facundo Milán. L’agente è stato a Trigoria, potrebbe diventare un obiettivo

Simone Burioni – Monchi mette gli occhi su Facundo Nahuel Milán Osorio. L’attaccante, mancino, classe 2001 in forza nel Defensor Sporting, piace molto al direttore sportivo spagnolo, che lo porterebbe volentieri a Trigoria, probabilmente a rimpinguare il reparto offensivo della Primavera. L’agente del giocatore, nella giornata di ieri, si è recato a Trigoria per un incontro interlocutorio. L’operazione però, per ora, è in stand by: l’uruguaiano è intenzionato ad avviare le pratiche per ottenere il passaporto comunitario. La trattativa partirebbe nel caso in cui lo diventasse, altrimenti si farebbe più complessa. Monchi resta vigile in attesa di novità.

Facundo Milan è l’ultima pepita lanciata dal club uruguayo, e non per caso. Il giovane Facundo, che per questioni d’età non ha ancora il suo apodo, veste la maglia del club di Montevideo sin da quando ha 9 anni, e con risultati semplicemente mostruosi: i numeri del talentino sono favolosi, con 34 reti in solo anno nella Sub-14 e, soprattutto, la bellezza di 118 reti nelle inferiores. Facundo ha fatto sfracelli nell’Under-15, diventandone subito il capitano e il principale goleador, segnando 47 reti e timbrando addirittura 7 volte il cartellino contro il Plaza Colonia in una stagione che ha visto il Defensor conquistare il campionato, ma i suoi numeri complessivi sono da brivido: oltre alle 7 reti segnate in quel match, ecco 19 triplette complessive, che l’hanno subito reso un giocatore al di sopra delle categorie giovanili e assolutamente pronto per il grande salto nonostante sia un classe 2001.

Un grande salto che è diventato possibile a fine agosto, quando il Defensor l’ha aggregato per la prima volta agli allenamenti della prima squadra, e realtà domenica scorsa: il Defensor è fermo sullo 0-0 contro il Plaza Colonia (ah, il destino!) e non riesce a sbloccare il risultato, e allora l’allenatore Eduardo Acevedo si gioca la carta dell’imprevedibilità. Dentro il giovane Facundo Milan che così, dopo la Nazionale U17 (14 presenze e 2 gol), assaggia anche la Primera Division, e nel migliore dei modi: la pepita della Violeta entra al 56′, e ci mette pochissimo a diventare la figura del partido. La rete all’esordio arriva al 71′, andando a ”sporcare” di petto un cross di un compagno, il bis al 74′ in tap-in: doppietta all’esordio, ma soprattutto due gol in 18′ nel campionato dei ”grandi” a 16 anni, un traguardo raggiunto da pochi, che potrebbe tra l’altro lanciare Facundo Milan nel calcio che conta. D’altronde i 118 gol realizzati nelle giovanili non si dimenticano in fretta, e il fiuto del gol è innato per la Joya del Defensor: riuscirà il giovane attaccante a imporsi definitivamente nella rosa dei campioni in carica, e diventare la nuova certezza della Violeta? Lo scopriremo a breve, ma intanto il suo è stato un debutto da sogno, davvero bello da commentare per gli appassionati del futbol.

Simone Burioni

Roma, report tra entrate e uscite

Simone Burioni – Questa estate non serviranno operazioni a coda di gatto maculato. Il percorso in Champions League e la quasi qualificazione alla prossima, garantiscono alla Roma un assegno da otto zeri e la sicurezza che da Nyon, sede del castello della UEFA, non arriverà nessuna pressione per far uscire dalle mura di Trigoria un giocatore. Monchi, ormai abbiamo imparato un po’ a conoscerlo, lavora su più tavoli come un giocatore di poker esperto e tra bluff e trattative reali ha cominciato già a costruire la Roma che verrà. Per la difesa il direttore sportivo si è seduto alla roulette tedesca dove sono usciti i numeri 3 e 10. 3 come il numero di maglia di Pavel Kaderabek, terzino destro dell’Hoffenheim. 10 come i milioni richiesti per il classe ’92. Il ceco potrebbe fare da spalla a Karsdorp, in attesa del pieno recupero dell’olandese, e gioverebbe anche a Florenzi che tornerebbe nel suo ruolo naturale. A centrocampo Monchi, invece, gioca a blackjack. Sono due le carte che lo spagnolo ha in mano: Ante Coric, giovane della Dinamo Zagabria bloccato da mesi e in attesa dell’accordo tra le società, e l’asso brasiliano Anderson Talisca per cui la situazione è più complicata. Il Besiktas vuole riscattare il giovane, ma i fondi per finanziare l’operazione arriverebbero dalla loro qualificazione in Champions, tutt’altro che sicura in questo momento. Qualora la trattativa andasse in porto il club turco rilancerebbe la richiesta di 35 milioni, prezzo che costringerebbe il diesse della Roma ad abbandonare la mano. Per l’attacco Monchi gioca direttamente da casa. Al tavolo di Trigoria, infatti, si è seduto Mino Raiola che dal suo mazzo ha tirato fuori due jolly: Balotelli e Kluivert. Per il primo, anche se in scadenza di contratto, il Nizza chiede un indennizzo di 10 milioni euro secondo un accordo raggiunto col procuratore al momento della firma. Per il secondo, figlio di Patrick ex stella di Milan e Barcellona, l’Ajax ne chiede 20. Da scartare l’ipotesi Bernard per il quale l’agente, a tu per tu in Portogallo con Monchi, ha sparato alto chiedendo 10 milioni di bonus alla firma.

Ma attenzione! Un paesaggio paradisiaco che va in contrapposizione con quello che è il bilancio della Roma e la permanenza tra i paletti del Fair Play Finanziario. Arriveranno acquisti ma anche cessioni, più o meno dolorose perché, come insegna il direttore generale Mauro Baldissoni: “Quello che si fa, si fa per vincere e non per coprire un buco di bilancio e basta”. Allora i nomi più in voga sono sempre gli stessi. Se Alisson verrà blindato con un cospicuo rinnovo di contratto con adeguamento dell’ingaggio, Bruno Peres potrebbe dirigersi verso la porta di uscita e con lui, uno dei maggiori indiziati per la difesa: Manolas. Da non sottovalutare nemmeno la situazione legata a Florenzi e al suo contratto. In mezzo al campo c’è da fare i conti con la condizione fisica di Strootman e la vita sregolata di Nainggolan, di motivazioni che possono scemare dopo la semifinale in Champions e dalle ricche offerte che possono arrivare a Trigoria. L’ottima stagione dei giallorossi fa gola alle squadre europee che potrebbero assaltare il bottino conquistato dalla Roma. In bilico anche la permanenza di El Shaarawy e quella di Perotti. Monchi è chiamato a giocare con uno stack minore rispetto a quello delle potenze europee e dovrà vincere le World Series di poker con le sue armi che l’hanno reso uno dei più vincenti nel calcio moderno.

Simone Burioni

Trigoria, incontro tra Monchi e l’agente di Bruno Peres: sarà addio alla Roma

Simone Burioni – Bruno Peres lascerà la Roma. Nel pomeriggio è andato in scena a Trigoria un incontro tra Monchi e Bernardo Silva, agente dell’esterno. Nel corso della riunione si è discusso del futuro del brasiliano e la società, come appreso dalla nostra redazione, ha comunicato al procuratore che Peres è nella lista dei cedibili per la sessione estiva di calciomercato. Ora l’obiettivo delle parti è trovare una squadra che possa acquistare il terzino, che a giugno avrà un costo residuo di 9 milioni di euro. Negli scorsi giorni si è parlato di un interesse dell’Inter, destinazione gradita al numero 25 giallorosso. Per approfondire la questione Silva volerà a Milano, dove con ogni probabilità vedrà Piero Ausilio, direttore sportivo nerazzurro. La prossima settimana è previsto un nuovo contatto tra Monchi e l’entourage di Peres per chiarire meglio la situazione. In Brasile infatti è ancora possibile chiudere le trattative e una di queste potrebbe portare al Santos proprio il terzino che non è riuscito a ricavarsi uno spazio importante in giallorosso e soprattutto la stima dell’ambiente. La società paulista è pronta a piombare sull’ex calciatore del Torino e i giallorossi potrebbero anche valutare la sua partenza, nonostante le poche alternative che la rosa offre a mister Eusebio Di Francesco nel ruolo.

Simone Burioni

Roma il traguardo è vicino!

Margherita Bellecca – Due partite alla fine del campionato ed un punto da conquistare per partecipare alla prossima Champions League. Lo striscione del traguardo è molto vicino, ma la maratona ha in serbo ancora una sfida delicata: quella contro la Juventus. Domenica sera allo Stadio Olimpico, alle 20.45, arrivano i futuri Campioni d’Italia e freschi vincitori della Coppa nazionale.

Una settimana intera per lavorare per mister Di Francesco che ha potuto dare respiro ai suoi ragazzi dopo la difficile trasferta di Cagliari. Contro i bianconeri si rivedrà Strootman a centrocampo, recuperato dal problema all’emicostato. Con lui Capitano De Rossi, che ha segnato per 3 volte contro la Juventus, una delle sue vittime preferite in Serie A, e Nainggolan uno sempre col dente avvelenato quando si tratta di giocare contro Buffon e compagni. In difesa verso il rientro Manolas dopo aver saltato la trasferta in Sardegna. Il greco potrebbe partire dalla panchina e lasciare spazio a Jesus che ha scontato la squalifica. L’altro centrale sarà Fazio. Sugli esterni Florenzi e Kolarov. Imbarazzo della scelta in attacco perché mister Di Francesco potrebbe fare a meno soltanto di Defrel. Perotti, l’unico in dubbio, può stringere i denti e strappare una convocazione per andare almeno in panchina. Il trittico che metterà paura alla Juventus sarà composto dalle frecce El Shaarawy ed Under e da bomber Dzeko, fermo ad una rete contro i bianconeri in 4 partite giocate. Scalpita anche Schick che ha voglia di rifarsi dal tremendo errore della partita d’andata.

Allegri, che ha rischiato di perdere lo Scudetto dopo il gol di Koulibaly nello scontro diretto, tira un sospiro di sollievo per il double che farà. L’attenzione, però, è sempre massima e quindi inutile pensare ad un ampio turnover. Dopo la passerella per Buffon contro il Milan, domenica toccherà a Szczesny in un confronto serrato con Alisson. In difesa giocheranno Lichtsteiner, l’ex Benatia, Rugani che rileverà Chiellini infortunato ed Alex Sandro. Spazio ad una vecchia conoscenza romanista a centrocampo: Pjanic, che sarà accompagnato da Khedira. Mentre il tris Mandzukic, Dybala e Douglas Costa, sarà alle spalle di Higuain.

182 incontri tra Roma e Juventus, la seconda squadra più sfidata dai giallorossi nella loro storia alle spalle dell’Inter. Il bilancio è schiacciante a favore dei bianconeri con ben 86 vittorie, 46 sono quelle dei capitolini, 50 i pareggi. Le cose vanno meglio in casa perché la Roma è avanti per 34 a 27. Spera di proseguire questo cammino Di Francesco che, in 9 partite contro i piemontesi, ha perso per 7 volte. Stesso destino contro Allegri, 6 sconfitte in 9 occasioni.

Come a dicembre arbitrerà Paolo Tagliavento di Terni che recentemente ha diretto la Roma nella vittoria per 3-0 contro la SPAL. Si augurano un risultato così ampio i tifosi romanisti che occuperanno i seggiolini dell’Olimpico per l’ultima volta in stagione. Lo faranno in oltre 50mila sperando di salutare la squadra con i tre punti e con la certezza matematica della Champions League.

 

Margherita Bellecca

Incontro ad Oporto tra Monchi e l’agente di Bernard. Operazione complicata: chiesti oltre 10 milioni di bonus alla firma

Simone Burioni – Il viaggio di Monchi in Portogallo non è più un mistero. Il ds della Roma, accompagnato da Federico Balzaretti, la scorsa settimana si è imbarcato verso Oporto per alcuni incontri in vista dell’apertura della sessione di calciomercato estiva. Come raccolto dalla Redazione, il dirigente spagnolo ha incontrato l’agente di Bernard per ascoltare le richieste dell’entourage per accaparrarsi le prestazione del brasiliano che si libererà a parametro zero al 30 giugno: oltre 10 milioni di euro di bonus alla firma e 4 milioni di euro netti di contratto, nonché la sicura partecipazione alla prossima Champions League della Roma. Le cifre, probabilmente troppo alte per il club di Trigoria, complicano non poco la trattativa, senza contare lo status di extracomunitario dell’esterno in forza allo Shakhtar Donetsk. Bernard ha richieste in Cina ed è seguito dal Chelsea. Il sogno di Monchi è Federico Chiesa: talento di proprietà Fiorentina, il classe 1997 è considerato l’elemento ideale da Eusebio Di Francesco per il suo 4-3-3 ma non sarà facile per trattare. La dirigenza viola non considera offerte inferiori ai 40 milioni di euro e la folta concorrenza, in particolare di Inter e Juventus, potrebbe fare aumentare il prezzo. Un affare accessibile dunque solo in caso di cessione di un big, ipotesi che la Roma non vuole perseguire

Simone Burioni

La Champions deve essere archiviata

Margherita Bellecca – La Champions deve essere archiviata perché, domenica sera alle 20.45 alla Sardegna Arena, comincia il rush finale del campionato contro il Cagliari. Se si vuole andare ancora nella massima competizione europea, si devono fare almeno sei punti su nove nelle tre giornate restanti. I rossoblù stanno vivendo il maggior periodo di crisi con due sconfitte nelle ultime tre partite e squadra in ritiro.

Per continuare l’ottimo momento in campionato Di Francesco mischierà ancora le carte. Le fatiche di coppa, fisiche e mentali, potrebbero pesare sul gruppo. Alisson difenderà i pali della Roma con Peres che tornerà ad occupare la fascia destra. Al centro obbligato il duo Manaolas-Fazio per la squalifica di Jesus che rientrerà contro la Juventus. A sinistra Kolarov ha speso tanto, quindi spera di giocare Silva o a sorpresa Luca Pellegrini. Rotazione anche a centrocampo dove si vedrà Gonalons agire al posto di De Rossi. Ancora out Strootman e riconfermato Lorenzo Pellegrini al fianco di Nainggolan. Davanti c’è spazio per Under entrato soltanto a gara in corso contro il Liverpool. A fargli spazio potrebbe essere Schick mentre saranno confermati Dzeko ed El Shaarawy anche per via degli infortuni di Perotti, che tornerà contro la Juventus, e Defrel.

Il Cagliari si gioca una bella fetta di salvezza. Non si vuole sbilanciare Lopez che è pronto a schierare un 3-5-2 con Sau e Pavoletti in attacco. Il piccolo sardo ha già segnato alla Roma l’anno scorso nel 2-2 finale. In mezzo al campo non c’è Cigarini squalificato per due giornate. Giocheranno quindi Padoin, Faragò, Barella, Ionita e Lykogiannis, che possono garantire un ottimo equilibrio alla squadra. La difesa, priva di Castan anch’esso squalificato, si reggerà su Pisacane, Ceppitelli e Andreolli. In porta Cragno. Da sottolineare l’assenza di Joao Pedro fermato per doping.

85 le partite giocate tra Roma e Cagliari col vantaggio netto dei giallorossi per 36 a 23 e con 26 pareggi. Il bilancio viene praticamente pareggiato in Sardegna dove i rossoblù sono addirittura avanti per 18 a 16. 10 volte è uscito il segno X, l’ultima il 28 agosto del 2016. Positivo il duello tra Di Francesco e Lopez, l’abruzzese è avanti per 1-0 che è anche il risultato maturato durante la partita d’andata per il gol di Fazio allo scadere. Roma, Lazio ed Inter giocheranno in tre orari diversi con i giallorossi che chiuderanno il programma della giornata. Questo può essere un vantaggio visto che si sapranno i risultati delle avversarie che giocheranno contro Atalanta ed Udinese, due squadre che hanno ancora molto da dire in campionato. Bisogna vincere per consolidare il terzo posto a soltanto 3km dal traguardo finale.

 

Margherita Bellecca