Pedro: come ti cambio la Roma

(Jacopo Venturi) – L’acquisto di Pedro da parte della Roma quest’estate è passato quasi sotto silenzio. Sarà perché è stata una trattativa lunga ma dall’esito che, a un certo punto, era scontato. Sarà perché è lui stesso a mantenere sempre un basso profilo. Sarà quel che sarà, ma nella Capitale è arrivato un giocatore con un curriculum da fuoriclasse, avendo vinto tutto, e con colpi di un livello superiore. E se qualcuno non se ne fosse reso conto subito, ci ha pensato lo spagnolo a farlo capire in pochissime partite. Fonseca lo ha fatto intendere chiaramente con i fatti: Pedro è un titolarissimo di questa Roma. Già dalle prime due partite con Verona e Juventus l’ex Chelsea aveva messo in mostra classe, talento e leadership, oltre che un feeling naturale con altri due campioni come Mkhitaryan e Dzeko. Contro l’Udinese, in una brutta partita generale della squadra, è stato letteralmente l’uomo in più, quello capace con una giocata di tirare fuori dai guai in compagni in giornata no. Esattamente di questo aveva bisogno la Roma, di una guida tecnica e morale che potesse essere non solo complementare a giocatori come Dzeko ma anche alternativa, perché il bosniaco può spegnersi per qualche partita, com’è fisiologico che sia, ma la squadra non può fermarsi con lui. Insomma, in tre partite Pedro ha fatto vedere quale impatto può avere sulla squadra di Fonseca e non c’è ragione di credere che questo non sarà via via sempre più importante.

(Jacopo Venturi)

SERIE A 2020/2021: le probabili FORMAZIONI delle 20 squadre

(R.Rodio) – Il calciomercato estivo-autunnale si è conclusa dopo una sessione particolare, durata dal 1 settembre al 5 ottobre.

Ecco come dovrebbero schierarsi le formazioni delle partecipanti al campionato 2020/2021:

ATALANTA (3-4-2-1): Gollini; ROMERO, Caldara, Palomino; DEPAOLI, De Roon, Freuler, Gosens; MIRANCHUK, Gomez; Zapata. All: Gasperini.

BENEVENTO (4-3-3): Montipò; Letizia, GLIK, Caldirola, FOULON; IONITA, Schiattarella, DABO; IAGO FALQUE, LAPADULA, CAPRARI. All: F. Inzaghi.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; DE SILVESTRI, Danilo, Tomiyasu, HICKEY; Schouten, Poli; Orsolini, Soriano, Barrow; Palacio. All: Mihajlovic.

CAGLIARI (4-3-3): Cragno; Faragò, GODIN, Walukiewicz, TRIPALDELLI; Nandez, MARIN, Rog; OUNAS, Simeone, Joao Pedro. All: Di Francesco.

CROTONE (3-5-2): Cordaz; MAGALLAN, Marrone, LUPERTO; PEREIRA, PETRICCIONE, CIGARINI, Zanellato, RECA; Simy, RIVIERE. All: Stroppa.

FIORENTINA (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, MARTINEZ QUARTA, Caceres; CALLEJON, BONAVENTURA, AMRABAT, Castrovilli, BIRAGHI; Ribery, Kouamé. All: Iachini.

GENOA (3-5-2): Perin; Biraschi, BANI, GOLDANIGA; ZAPPACOSTA, Lerager, BADELJ, ZAJC, PELLEGRINI; SCAMACCA, PJACA. All: Maran.

INTER (3-5-2): Handanovic; D’Ambrosio, De Vrij, KOLAROV; HAKIMI, VIDAL, Brozovic, Barella, Young; Lukaku, Lautaro M. All: Conte.

JUVENTUS (3-4-1-2): Szczesny; De Ligt, Bonucci, Chiellini; CHIESA, ARTHUR, Bentancur, Alex Cuadrado; KULUSEVSKI; MORATA, C. Ronaldo. All: Pirlo.

LAZIO (3-5-2): REINA; HOEDT, Luiz Felipe, Acerbi; Lazzari, Milinkovic-Savic, Leiva, Luis Alberto, FARES; Immobile, MURIQI. All: S. Inzaghi.

MILAN (4-2-3-1): Donnarumma; DALOT, Kjaer, Romagnoli, T. Hernandez; Kessie, TONALI; DIAZ, Calhanoglu, Rebic; Ibrahimovic. All: Pioli.

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, RRHAMANI, Koulibaly, Mario Rui; F. Ruiz, BAKAYOKO, Zielinski; Mertens, OSIMHEN, Insigne. All: Gattuso.

PARMA (4-3-1-2): Sepe; Laurini, OSORIO, VALENTI, Gagliolo; CYPRIEN, Brugman, Kurtic; Kucka; Inglese, Gervinho. All: Liverani.

ROMA (3-4-2-1): Mirante; Mancini, SMALLING, KUMBULLA; Peres, Pellegrini, Veretout, Spinazzola; PEDRO, Mkhitaryan; Dzeko. All: Fonseca.

SAMPDORIA (4-4-2): Audero; Bereszynski, Tonelli, Colley, Augello; CANDREVA, A. SILVA, VERRE, Jankto; Quagliarella, KEITA. All: Ranieri.

SASSUOLO (4-2-3-1): Consigli; Muldur, CHIRICHES, Ferrari, Kyriakopoulos; Locatelli, M. LOPEZ; Berardi, Djuricic, Boga; Caputo. All: De Zerbi.

SPEZIA (4-3-3): ZOET; SALA, Terzi, CHABOT, MATTIELLO; Bartolomei, Ricci, POBEGA; FARIAS, Galabinov, VERDE. All: Italiano.

TORINO (4-3-1-2): Sirigu; VOJVODA, Bremer, N’Koulou, MURRU; Meité, Rincon, LINETTY; Verdi; Belotti, BONAZZOLI. All: Giampaolo.

UDINESE (3-5-2): Musso; Becao, BONIFAZI, Samir; ter Avest, De Paul, ARSLAN, PEREYRA, OUWEJAN; Lasagna, DEULOFEU. All: Gotti.

VERONA (3-4-2-1): Silvestri; CETIN, CECCHERINI, MAGNANI; Faraoni, Veloso, VIEIRA, Lazovic; BENASSI, Zaccagni; KALINIC. All: Juric.

Il lampo di Pedro rilancia la Roma davanti ai Friedkin

(Federico Sereni) – La Roma abbatte il muro dell’Udinese e vince la sua prima gara di questo campionato, davanti agli occhi della famiglia Friedkin, grazie ad una perla di Pedro. Così l’uomo dei 27 titoli vinti in carriera, colui che non segnava una rete da marzo, approfitta al meglio di un passaggio sbagliato di Becao e regala la gioia ai tifosi giallorossi.  E’ stata una partita complicata per gli uomini di Fonseca, che hanno dovuto affrontare una squadra chiusa dietro e compatta anche se ferma a 0 punti in campionato e 0 gol segnati. Per il portoghese una vittoria importante che mette le critiche da parte.

A differenza della gara contro la Juventus, nella trasferta di Udine di positivo ci sono solo i tre punti. I maggiori pericoli della gara sono infatti arrivati grazie alle giocate di De Paul e agli inserimenti di Lasagna. Per i giallorossi da segnalare i pericoli sulle fasce, soprattutto con il contributo di Spinazzola che tiene più basso Ter Avest. Sono infatti due cross dell’esterno azzurro per Pedro e Pellegrini a creare due potenziali occasioni, poi mal finalizzate. La vera occasione però capita a Dzeko, trovato da una verticalizzazione di Ibanez. Il bosniaco però, davanti a Musso, spreca tirando alto sulla traversa.

Poi è l’errore in disimpegno di Becao, che al 10’ libera Pedro bravo a santificare il match con una gran conclusione dal limite. Da quel momento, però, la Roma esce di scena in fase offensiva, nonostante gli spazi a disposizione per le ripartenze, e neppure gli ingressi dei baby Perez e Kluivert la scuotono.

I sorteggi delle italiane in Europa League: bene la Roma, sfortunati Milan e Napoli

Alice Dionisi – Vanno in scena a Nyon i sorteggi per la fase a gironi dell’Europa League 2020/2021. L’ex Napoli e Juventus, Ciro Ferrara, che ha vinto con i partenopei la Coppa Uefa nel 1989, ha estratto i bussolotti delle 48 squadre partecipanti, suddivise in 12 gironi, ma senza portare tanta fortuna alle italiane. Va bene alla Roma, testa di serie nel girone A, che affronterà i campioni in carica svizzeri dello Young Boys, i romeni del Cluj e i bulgari del CSKA Sofia. Il tecnico Fonseca, però, vuole comunque mantenere alta la concentrazione dei suoi calciatori in vista delle sfide europee: “Mai pensare che affronteremo squadre facili. Sono club campioni dei rispettivi paesi, ma penso che la Roma sia la principale pretendente del gruppo”. Non hanno avuto altrettanta fortuna Napoli e Milan, con i rossoneri (in terza fascia) che hanno pescato il girone più difficile. La squadra allenata da Gattuso, testa di serie, affronterà gli spagnoli del Real Sociedad, gli olandesi dell’Az Alkmaar e i croati del Rijeka nel gruppo F, mentre il Milan dovrà vedersela con gli scozzesi del Celtic, i cechi dello Sparta Praga e i francesi del Lille nel gruppo H.

Buono il bilancio dei precedenti scontri diretti della Roma contro le sue avversarie: 4 vittorie su 4 contro il CSKA Sofia, mentre in altrettanti incontri precedenti con il Cluj i giallorossi sono usciti vittoriosi due volte, con un pareggio e una sconfitta. Gli elvetici dello Young Boys, che sono sempre riusciti a strappare almeno una vittoria alle italiane, hanno affrontato la Roma in occasione della Coppa delle Alpi nel 1960, dove i giallorossi sono sempre usciti vittoriosi. Sarà proprio lo Young Boys il primo avversario: esordio il 22 ottobre in trasferta (ore 18.55), ritorno il 3 dicembre all’Olimpico (ore 21). Sarà poi il turno del CSKA Sofia, che prima affronterà la Roma in Italia il 29 ottobre, poi chiuderà la fase a gironi con l’ultima partita il 10 dicembre. Roma-Cluj e Cluj-Roma andranno invece in scena il 5 e il 26 novembre.

Alice Dionisi

Fonseca e i suoi fratelli: come Roma ti cambia la faccia

(Federico Sereni) – Potevamo aspettarci che non sarebbe stata la miglior conferenza della sua carriera, ma di certo nessuno avrebbe prospettato questa inquietudine. La conferenza stampa di Paulo Fonseca è un misto di facce, malumori, insoddisfazione mista a tensione che l’allenatore sente continuamente. Perché il viso ci dice tutto. E non è un caso che esista la fisiognomica. Forse l’insoddisfazione dal mercato, problemi di carattere extra campo, incertezze legate al suo futuro. Ciò che balza all’attenzione è il modo di rispondere in modo secco e laconico, come se volesse finire al più presto le domande della stampa.

E quando sembra voler cominciare un discorso ha un solo obiettivo: smorzare qualsiasi questione. La formazione è un esempio lampante. E magari è anche un messaggio ben chiaro: io ho solo questi di giocatori. A proposito di linguaggio del viso, chi non ha notato il corrugamento della fronte e le sopracciglia alzate sulla domanda del rifiuto di entrare di Edin nella partita contro il Verona. Fonseca era sorpreso. Ovviamente in negativo, esterrefatto dei rumors continui sul suo conto e dei suoi giocatori. Per questo quando si torna sulla trattativa Smalling, il mister devia ancora il nodo della questione e vuole rimanere concentrato sulla partita contro la Juventus. Chissà se qualcuno in società si sia infastidito delle sue parole a proposito dei contatti col difensore inglese. L’immagine che ne viene fuori è sicuramente poco serena.

E allora quando si parla di ambiente romano, basta vedere la faccia di Fonseca al secondo anno da allenatore. Sembra essere invecchiato di 10 anni. Un po’ come i suoi “fratelli”: Luis Enrique e Luciano Spalletti. Loro come il portoghese hanno vissuto l’ambiente, toccando con mano cosa si prova ad allenare nella Capitale. Rimane vero che l’allenatore non sta avendo riscontro dal mercato, soprattutto perché avrebbe voluto un difensore d’esperienza per il big match di domenica. Fortuna che la società lo ha rassicurato, in particolare Fienga, quando nelle scorse ore ha specificato che il mister non è mai stato in discussione e vorrebbe proseguire il progetto iniziato lo scorso anno. Si sa, tutto dipende da i risultati, e forse una vittoria all’Olimpico potrebbe far tornare il sorriso sul volto di Paulo.

Mercato, uno degli intermediari della trattativa Smalling è arrivato a Trigoria per discutere con Fienga

(Federico Sereni) – Sembrava quasi naufragata la trattativa che avrebbe dovuto portare Smalling a Roma, o sarebbe meglio dire riportare. E invece si sta assistendo a un’accelerata negli ultimi giorni che potrebbe ribaltare la situazione. In mattinata uno degli intermediari dell’operazione, Jozo Palac, è arrivato a Trigoria alle 11 per discutere con Fienga. Le parti cercano di risolvere gli ultimi dettagli prima di chiamare il giocatore e farlo sbarcare nuovamente nella Capitale. La Roma ha offerto 15 milioni di euro al Manchester United, che sembra aver accettato rispetto alla richiesta iniziale di 20 più bonus. Nell’operazione potrebbe finire anche il terzino olandese Fosu-Mensah, ma Fienga deve prima cedere un terzino.

 

Uno degli intermediari dell’affare Smalling atteso a Roma domani. Possibile inserimento di Dalot

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma prova a fare dei passi in avanti per regalare Chris Smalling a Paulo Fonseca. Oggi i giallorossi hanno alzato l’offerta al Manchester United e domani è atteso nella Capitale uno degli intermediari della trattativa. Il difensore è stato accostato anche all’Inter, ma nell’intervista pre-partita contro il Benevento il diesse Ausilio ha bloccato la sua partenza, così come quella di Ranocchia. Per Smalling, dunque, è in corsa soltanto la Roma. Nella trattativa tra Roma e Manchester United, potrebbe essere inserito anche il cartellino del laterale difensivo Dalot. L’inglese sarebbe un rinforzo fondamentale per Paulo Fonseca, che potrebbe cosi affiancarlo a dei compagni di reparto decisamente più giovani e immaturi: Kumbulla, Mancini e Ibanez. C’è però da vincere il braccio di ferro del Manchester United che come tutti i club inglesi è restio a cedere un giocatore a un prezzo inferiore al suo valore.

Francesco Belli

La meglio gioventù – Daniele De Rossi: 18 anni d’amore ed un futuro tutto da scrivere

(S. Valdarchi) – Prosegue il nostro viaggio attraverso i migliori talenti cresciuti nel vivaio romanista. Oggi è il turno di Daniele De Rossi, centrocampista nato nel 1983 ed approdato alla Roma nel 2000. Raccontare De Rossi in poche righe è un compito fin troppo complicato. Come si raccontano 18 anni d’amore in un breve testo? Come si spiegano le emozioni che un ragazzo divenuto uomo può suscitare nei cuori di così tante persone, sapendo che per lui, come per Totti, sono già state utilizzate tutte le parole possibili? La risposta è semplice, non si può. Per questo cercheremo di raccontare la storia del numero 16, solo attraverso due momenti ed alcune dichiarazioni, in attesa che lui scriva il suo futuro da allenatore.

Romanismo incarnato

Oltre alle straordinarie qualità in campo, a Daniele De Rossi è sempre stata riconosciuta una certa abilità nel parlare, nel saper toccare le corde giuste. Non sono mancate negli anni dichiarazioni dirette, esplicite, anche contro arbitraggi o parte della stampa romana, senza troppi peli sulla lingua. Ci sono state poi, una serie infinita di parole d’amore nei confronti della Roma e dei suoi tifosi. Parole a cui il ragazzo di Ostia però ha sempre dato un seguito sul campo, risultando genuino e non un personaggio costruito come tanti altri che popolano il calcio d’oggi. La vena al collo, le corse sotto al settore, i baci alla maglia, la decisione di rifiutare contratti faraonici per rimanere nella Capitale, questi sono soltanto alcuni dei gesti, quotidiani o straordinari, che testimoniano la sincerità di De Rossi nel rilasciare alcune dichiarazioni. Appurata la veridicità delle sue parole, ripercorriamo i 18 anni di Roma attraverso le sue frasi più belle e simboliche:

Il mio unico rimpianto è quello di poter dare alla Roma una sola carriera”.

Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare il gesto dell’orecchio alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma”.

Questa è casa mia, vivo per la Roma. Amo questa città e questo club, tutto ciò che amo è qui, sarebbe difficile per me cambiare”.

Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti sempre, anche dopo i 7-1, non solo dopo le belle serate, sempre”.

Io sono di proprietà dei tifosi della Roma”.

La Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.

Da ex calciatore mi troverete nel settore ospiti, col panino e la birra, per tifare i miei amici”.

Il cielo è azzurro sopra a Berlino

Nel percorso di maturazione di Daniele De Rossi, una svolta fondamentale è rappresentata dal Mondiale vinto nel 2006 in Germania. Viene convocato per la massima competizione calcistica a 23 anni ancora non compiuti da Marcello Lippi ed alla seconda giornata del girone, nella gara contro gli Stati Uniti d’America, si fa espellere per una gomitata a McBride, che riempe di sangue il volto dell’americano. La Fifa lo squalifica per ben 4 turni, dunque il centrocampista ostiense può tornare a disposizione solo per un’eventuale finale. I suoi compagni però, gli fanno e si fanno il regalo più bello e raggiungono l’obiettivo, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la coppa contro la Francia il 9 luglio. Dall’esterno, sono tutto convinti del fatto che Lippi non darà una seconda chance a De Rossi e lo terrà in panchina per tutta la gara, ma i fatti smentiscono l’opinione generale. Nel corso del secondo tempo infatti, sul risultato di 1 a 1, il 16 giallorosso sostituisce Francesco Totti. Lui non ha intenzione di passare inosservato e, involontariamente, due minuti dopo essere entrato in campo, parte in posizione irregolare in una punizione battuta da sinistra, togliendo al futuro compagno di squadra Toni la gioia di segnare il 2 a 1. Il tempo scorre, la Francia domina, ma si va ai rigori. Gli azzurri siglano i primi due, con Pirlo e Materazzi, mentre Trezeguet, il secondo tiratore francese, viene fermato dalla traversa. Tocca a Daniele De Rossi, il classe ’83, come già detto ancora molto giovane, calcia ad incrociare e batte Barthez con un tiro sotto l’incrocio. Il resto è storia. L’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta e la carriera di DDR passa dall’incoscienza dei primi anni all’autorevolezza dei successivi.

Il tramonto di una carriera, l’alba di un nuovo percorso

Il 26 maggio del 2019, in occasione di Roma-Parma, Daniele De Rossi dà il suo addio, o arrivederci, ai tifosi romanisti. Con un contratto in scadenza al 30 giugno, la società sceglie di non offrirgli un rinnovo, proponendogli un futuro da dirigente, che per il momento Daniele non sente suo. Per questo, dopo 616 presenze con la maglia della Roma, secondo soltanto a Francesco Totti (786), il numero 16 lascia la Capitale e qualche mese più tardi vola in Argentina per giocare con il Boca Juniors. Una scelta coerente con l’uomo ed il calciatore. Le cose in Sud America non vanno come sperava, almeno per quanto riguarda l’aspetto calcistico, De Rossi gioca 6 partite ed a gennaio 2020 lascia il calcio giocato, per tornare in Italia e stare vicino alla sua famiglia. Chiuso questo capitolo, ora si attende la nascita di un nuovo percorso, quello da tecnico, con una speranza nel cuore: “Mi piacerebbe un giorno allenare la Roma”.

(S. Valdarchi)

I segnali positivi dal pareggio contro la Juventus

(Jacopo Venturi) – La stagione giallorossa è decollata in mezzo a una turbolenza, ma sembra che le condizioni possano migliorare a breve. La sconfitta a tavolino contro il Verona ha levato un punto guadagnato da una partita non brillante, ma la squadra di Fonseca contro la Juventus ha messo in mostra alcune delle sue migliori qualità. È vero, i giallorossi non sono riusciti ad andare oltre al pareggio e le due reti sono arrivate entrambe su rigore, ma c’è da ricordare che dall’altra parte c’erano i campioni d’Italia e che le occasioni per i padroni di casa sono state diverse. La Roma infatti ha messo ripetutamente in difficoltà la squadra di Pirlo, sfruttando soprattutto quella che sembra essere la sua caratteristica migliore: la capacità di ripartire. Fonseca aveva impostato la partita per incidere proprio su contropiede e il suo piano avrebbe funzionato alla perfezione, se non avesse incontrato uno Dzeko poco ispirato in fase realizzativa. Il bosniaco ha infatti sbagliato due gol non perdonabili per un attaccante del genere, ma ha l’attenuante di essere sempre e comunque il miglior costruttore di gioco della squadra. Dunque è comprensibile talvolta meno lucidità negli ultimi metri. Sono positivi dunque i segnali per Fonseca, che anche in fase difensiva ha poco da recriminare i suoi, che sono riusciti per larghi tratti della partita a neutralizzare la potenza di fuoco juventina. Con questa impostazione la sua Roma può fare quello che non ha fatto nella scorsa stagione: giocare una stagione continua, rispettando il valore della sua rosa.

(Jacopo Venturi)

Perché ha poco senso parlare di Allegri per la panchina della Roma

(Jacopo Venturi) – Accostare il nome di Massimiliano Allegri alla panchina della Roma, a prescindere dall’attinenza alla realtà della voce che sta girando negli ultimi giorni, può avere un senso. Oppure può non averne nessuno. Dipende dai punti di vista. Il primo, quello che vede come sensato cambiare a stagione appena cominciata, prende in considerazione il fatto che su Allegri si voglia costruire. Il secondo, quello che non vede motivi per mettere da parte Fonseca, suggerisce che sarebbe quantomeno controproducente, per la stagione in corso, cambiare un allenatore con il quale la squadra in gran parte ha già lavorato un anno. Presa coscienza di queste due prospettive, c’è un punto che a Trigoria deve essere chiarito prima di procedere in qualsiasi direzione: se si vuole andare su Allegri per costruire e perché è un’occasione unica in questo momento, non c’è nessun motivo di proseguire il rapporto tecnico con Fonseca. Perché se questa è la chiave di lettura, non è un problema di quanto il portoghese possa andare bene o male, perché la scelta sarebbe semplicemente di andare avanti con un altro allenatore per prendere una strada diversa. I dubbi però sul fatto che a Trigoria il punto di vista dominante sia questo ci sono. Infatti, Allegri è libero da mesi e se i Friedkin avessero voluto dare questa svolta lo avrebbero potuto fare subito, senza aspettare una partita di campionato e una preparazione intera. Le voci dunque sembrano destinate a rimanere tali, a meno che la nuova proprietà della Roma non cambi idea repentinamente o che Fonseca non dimostri di aver completamente perso il controllo della situazione. Due scenari, che, al momento, sembrano abbastanza lontani dalla realizzazione.

(Jacopo Venturi)