Inizia una nuova era, Roma ai Friedkin

Alice Dionisi – È arrivata l’ufficialità tramite una nota della società: Dan Friedkin, a capo del Friedkin Group, è il nuovo proprietario della Roma. Dopo nove anni di gestione, James Pallotta lascia il testimone al venticinquesimo proprietario della storia del club capitolino: “Voglio augurare a Dan, Ryan e a calciatori, staff e tifosi, buona fortuna per il futuro. Come tutti i tifosi della Roma nel mondo, mi auguro che i Friedkin possano ripartire da ciò che abbiamo costruito nel corso degli ultimi otto anni, trasformando la Roma in un club realmente internazionale, per portarla al prossimo livello. La Roma è una squadra di calcio incredibilmente speciale ed io lascio numerosi ricordi indimenticabili”. Un affare da 591 milioni totali, “Romulus and Remus Investments” sarà la società dove confluirà l’86% delle quote della Roma. “Il nostro impegno è totale. Saremo molto presenti a Roma, una città che occupa un posto speciale nei nostri cuori, mentre ci imbarchiamo in questo emozionante viaggio” Sono le parole di Dan Friedkin, “riconosciamo che ci è stata affidata una squadra che rappresenta una parte vitale dell’anima di Roma, e questa è una responsabilità che prenderemo sempre molto sul serio e umilmente.  Non posso infine non riconoscere l’incredibile forza, la passione e la lealtà dei tifosi e della Curva Sud. Saremo al vostro fianco nello sviluppo di questa squadra e nella sfida per i trofei del futuro. Non vediamo l’ora di iniziare a lavorare e di cominciare la nostra nuova stagione”. Nel comunicato ufficiale del club si leggono anche le dimissioni della “vecchia guardia”, mentre viene confermato l’amministratore delegato Guido Fienga.Ha dimostrato di essere un ottimo CEO per la Roma e insieme abbiamo costruito un ambizioso piano strategico -ha dichiarato il nuovo presidente- Gli forniremo tutto il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari per sviluppare tali piani e per aiutarlo a rimanere focalizzato nel corso delle cruciali prossime settimane; sarà soprattutto la sua voce a parlare per l’AS Roma. La nostra visione condivisa per il club e la squadra è quella di privilegiare un approccio di investimento sostenibile e a lungo termine piuttosto che soluzioni rapide di dubbia durata”. Il nuovo cda accoglie anche il figlio di Dan, Ryan Friedkin, insieme a Marc Watts e Eric Williamson.

Alice Dionisi

Le imprese della Roma in Europa: Villarreal, sottomarino affondato

Alice Dionisi – È il 16 febbraio del 2017 e la Roma è chiamata ad affrontare il Villarreal nei sedicesimi di finale di Europa League. Dopo essersi classificati primi nella fase a gironi contro Astra Giurgiu, Viktoria Plzen e Austria Vienna, i giallorossi devono fare i conti con la miglior difesa di Spagna. Sulla panchina siede per la seconda volta Luciano Spalletti mentre a sfidarlo c’è Escribá: la sua squadra solo una volta in campionato ha subìto più di due gol (nella sconfitta per 3-1 in Copa Del Rey contro la Real Sociedad).

BATTAGLIA NAVALE

Al Madrigal (Stadio della Ceramica) la prima mezz’ora procede senza grandi colpi di scena. I primi due tiri in porta avvengono a distanza di un minuto l’uno dall’altro, Gaspar per gli spagnoli e Dzeko per i giallorossi, entrambi però vengono bloccati dai rispettivi portieri senza troppi sforzi. È Emerson Palmieri a sbloccare la partita al 32’, il brasiliano sfrutta un errore di Castillejo e spedisce la palla sotto l’incrocio dei pali, spiazzando Asenjo. Le formazioni vanno a riposo sullo 0-1, ma lo show della Roma deve ancora iniziare. Nella ripresa il Villarreal ci prova, ma si sbilancia troppo e permette la ripartenza di Salah (appena entrato dalla panchina) che serve Dzeko in area. Il bosniaco non si lascia sfuggire l’occasione e zittisce di nuovo i tifosi spagnoli con lo 0-2. La serata del cigno di Sarajevo è appena iniziata, perché Edin uscirà dal campo con in mano il pallone della tripletta. Juan Jesus gli fornisce la palla del terzo gol, poi all’86’ è ancora il numero 9 a trovarsi di fronte al portiere, chiudendo definitivamente la partita. Lo 0-4 finale premia l’impegno costante degli uomini di Spalletti nei 90 minuti e rende superflua la gara di ritorno.

IL PROTAGONISTA

La tripletta a Vila-Real porta Dzeko a quota 28 gol in 33 partite, coronandolo capocannoniere in Europa League con 8 reti. Il calciatore visto in campo il primo anno in maglia giallorossa è solo un brutto ricordo, il bosniaco è autore di una prestazione (e stagione) sontuosa. L’ultimo giocatore in grado di segnare tre volte nell’arco di un match al Madrigal era stato Patrick Kluivert sedici anni prima, papà di Justin -oggi alla Roma- che quell’anno disputò la finale proprio in Europa League con la maglia dell’Ajax. A fine gara Dzeko si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, “Sono stato sempre così”, e aggiunge “Ora voglio dimostrare sempre di più”. Insaziabile. Il poker calato dalla Roma scaccia la paura della “difesa di ferro”, i giallorossi affondano il sottomarino spagnolo. Allo Stadio della Ceramica Spalletti lascia i cocci.

Alice Dionisi

 

Bustos si allontana: su di lui anche Napoli e Lazio

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – Durante lo stop al calcio giocato, i discorsi legati al mercato sono andati avanti e tra i vari nomi accostati alla Roma c’è stato anche quello di Nahuel Bustos, attaccante argentino classe ’98 del Talleres. Stando a quanto riportato da calciomercato.it però, i discorsi tra il suo entourage e la dirigenza giallorossa sono fermi ormai da settimane e questo stallo sta favorendo la concorrenza. In molti, infatti, sono sulle tracce di Bustos: Valencia, Porto, Krasnodar, club di Ligue 1 e Premier League. In Italia, il centravanti piace anche a Lazio e Napoli, che però sono fermi a contatti preliminari. La valutazione di Bustos si aggira intorno ai 10/12 milioni di euro. Non sarà facile fare mercato per la Roma visto il licenziamento per giusta causa del direttore sportivo Petrachi e le conseguenti denunce di mobbing che quest’ultimo lancia contro la società. E’ esplosa la bolla Petrachi, manifestata da un messaggio decisamente offensivo inviato dal ds al presidente James Pallotta, un tipo suscettibile non poco: giovedì sera sul suo cellulare è comparso un sms in italiano del direttore sportivo che gli rivolgeva epiteti non proprio gratificanti. Il motivo: Petrachi si era offeso perché il presidente aveva dimenticato di citarlo durante un’intervista in cui parlava del rapporto tra il tecnico Paulo Fonseca e i dirigenti. Intanto nelle stesse ore Edin Dzeko ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Qatar Airways: Va tutto bene dopo il lockdown. Abbiamo ripreso ad allenarci ogni giorno e ci stiamo preparando per la ripresa della Serie A. La quarantena? Non è stata la migliore parte dell’anno, ma ho cercato di pensare sempre positivo perché ho avuto modo di passare molto più tempo con la mia famiglia e con i miei figli. Per me non è stato così brutto il lockdown. Avevamo più tempo per noi perché spesso mi mancavano durante l’anno. Poi continuavo ad allenarmi in casa sei volte a settimana. All’inizio non andava male, ma gli ultimi giorni volevo veramente tornare a Trigoria e allenarmi in campo. Cosa amo di Roma? Amo tutto, ma soprattutto amo stare qui per la mia famiglia e i miei figli che amano stare qui. Possiamo mangiare benissimo, ci piace anche stare in questa storica città. Quando le persone vengono qui ci sono tante cose da vedere. Sono contento di far parte di questo fantastico club. Forse il momento migliore della mia carriera è stato qui, quando ho segnato una doppietta al Chelsea allo Stamford Bridge. La nostra cavalcata in Champions non la dimenticherò mai”

Francesco Belli

Tre nomi per il dopo Petrachi

Alice Dionisi – Non sarà Morgan De Sanctis il direttore sportivo della Roma la prossima stagione. L’ex portiere potrebbe accettare la proposta dell’Ascoli e diventare il direttore generale del club di Serie B e salutare quindi i giallorossi quest’estate. 40 giorni dopo il comunicato con il quale la società annunciava la sospensione con effetto immediato di Gianluca Petrachi dalle sue mansioni, il club è alla ricerca di un nuovo direttore sportivo per sostituirlo. Sono tre i profili valutati dalla Roma, due dei quali sono vecchie conoscenze del club.

FABIO PARATICI

Una carriera da calciatore alle spalle, militando in club di Serie C1 e C2 fino al 2004. Diventa osservatore per la Sampdoria, fino a quando Marotta -che trova in lui il suo uomo di fiducia- non lo nomina capo degli osservatori dei blucerchiati. Dopo aver ottenuto la licenza alla FIGC, diventa direttore sportivo del club ligure, dove rimarrà fino al 2010. Sempre in compagnia del mentore Marotta passa alla Juventus, dove i due rimangono insieme per 8 anni prima del passaggio di quest’ultimo all’Inter, a dicembre 2018, con la nomina di amministratore delegato. In seguito all’uscita di scena di Marotta, viene nominato Chief Football Officer della Juventus, club con il quale ha appena conquistato il nono scudetto consecutivo. Il suo nome resta il primo sulla lista dei desideri della Roma, ma solo qualora il dirigente dovesse terminare il suo rapporto con i bianconeri. Nel 2018 è stato protagonista dell’operazione di mercato che ha portato Cristiano Ronaldo al club piemontese, tra gli altri trasferimenti, prima del portoghese, quello di Carlos Tevez dal Manchester City, Paul Pogba dallo United a parametro zero, Paulo Dybala dal Palermo e Andrea Pirlo, dopo dieci stagioni al Milan. La sua candidatura a prossimo d.s. della Roma, per adesso, resta un’ipotesi.

FREDERIC MASSARA

Terminata l’attività da calciatore, intraprende quella di vice-allenatore per alcuni anni, prima di iniziare a collaborare con Walter Sabatini, prima nel Palermo, poi alla Roma. La sua esperienza in giallorosso è caratterizzata da alti e bassi: nel 2016 viene nominato direttore sportivo, per sostituire lo stesso Sabatini con il quale aveva iniziato la sua carriera da dirigente, salvo poi decidere di seguirlo alla guida dell’area tecnica delle squadre di proprietà di Suning, (l’Inter e il Jiangsu Suning) nel 2017, quando alla Roma arriva Monchi. A giugno del 2018 torna a Trigoria come braccio destro dello spagnolo, per poi essere nominato nuovamente direttore sportivo del club giallorosso a marzo del 2019, quando Monchi rescinde il suo contratto con la società. L’incarico però dura solo qualche mese: a giugno dello stesso anno arriva la risoluzione ufficiale del suo contratto con la Roma, per poi diventare direttore sportivo del Milan nella stessa estate. “E’ sempre stato dedito alla causa del Club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità”, aveva commentato James Pallotta in seguito al suo secondo addio. Dopo un solo anno al Milan, potrebbe fare di nuovo ritorno nella Capitale e il suo profilo piace a Franco Baldini. In occasione della sfida contro i rossoneri lo scorso 28 giugno a San Siro, il ds ha avuto un lungo colloquio con il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni. In coppia con Sabatini ha portato Javier Pastore al Palermo, tra le operazioni di mercato per la Roma invece figurano i nomi di Lamela, Pjanic, Marquinhos, Benatia e Nainggolan.

NICOLAS BURDISSO

131 presenze con la maglia della Roma, dal 2009 a gennaio 2014, ha segnato 6 gol in giallorosso, prima di essere ceduto al Genoa, a 6 mesi dalla scadenza del suo contratto. Si è ritirato dal calcio giocato nel 2018, dopo un anno al Torino, per poi essere nominato nello stesso anno direttore sportivo del Boca Juniors, club dove ha giocato dalle giovanili fino all’esordio in prima squadra. Conclude il suo rapporto con gli xeneizes a dicembre 2019, prima di vedere la squadra vincere il titolo in Primera Division. “Da quando sono uscito dal Boca sto aspettando delle possibilità per tornare, spero in Europa, il calcio che mi piace più. Spero però che prima o poi il mio percorso e quello della Roma si possano incontrare” ha dichiarato l’ex difensore, commentando la possibilità di tornare nella Capitale in veste di direttore sportivo. Complice il rapporto con Daniele De Rossi, con il quale ha condiviso lo spogliatoio durante i suoi anni da calciatore alla Roma, Burdisso è stato fondamentale per portare l’ex centrocampista in Argentina. Dei tre profili presi in considerazione, al momento il suo è l’unico disponibile.

Alice Dionisi

La Roma dei cambi: i ds giallorossi nell’era americana

Alice Dionisi – Fuori Gianluca Petrachi. Dopo un solo anno nella Roma, il direttore sportivo salentino è stato licenziato “per giusta causa”, voto unanime del cda del club a seguito di una sospensione immediata da tutti i suoi incarichi. Un fraintendimento con Pallotta e dei messaggi infuocati che il presidente non ha digerito: così finisce la sua avventura in giallorosso. Quattro ds nel corso dell’era americana, da Walter Sabatini a Monchi, il “doppio” Massara e Petrachi.

Sabatini

Alla Roma dal 2011 al 2016, la sua è stata l’esperienza più longeva nel corso della gestione a stelle e strisce. L’uomo delle plusvalenze: ha portato nella Capitale tanti giocatori che hanno fatto sognare i tifosi, ma il suo mercato è stato anche caratterizzato da alcuni flop. Tra i nomi “top”, figli della sua intuizione, Miralem Pjanic, (comprato dal Lione nel 2011 per 11 milioni di euro e ceduto alla Juventus per 32 milioni), Erik Lamela (acquistato per 17 milioni dal River Plate, venduto al Tottenham per 30), Marquinhos (7,2 milioni al Corinthians, rivenduto al PSG per 31,4), Benatia (una plusvalenza di 13 milioni), Nainggolan, Dzeko, Salah, Alisson, Strootman e Rudiger. Tra le “macchie” sul suo curriculum, Iturbe, Destro, Gerson e Ashley Cole. Nell’ottobre del 2016 rescinde consensualmente il suo contratto con il club.

Monchi

Meno di due anni nella Capitale per il direttore sportivo ex Siviglia (dove poi è tornato), accolto alla Roma con entusiasmo per le premesse di un operato brillante nel club spagnolo, ma uscito di scena senza applausi. Monchi ha portato in giallorosso Kolarov, Pellegrini, Under, Cristante, Kluivert e  Zaniolo, la punta di diamante del suo mercato alla Roma. Il malumore nei confronti del suo operato deriva, soprattutto, dalle cessioni fatte e dalle sostituzioni di quest’ultime. Su tutti Alisson, rimpiazzato con Olsen. Tanti i flop durante il suo corso: dal lungo contratto di Pastore, a Schick, da Nzonzi a Moreno, Bianda, Marcano, Gonalons e Coric. Anche nel suo caso, rescissione consensuale del contratto a seguito dell’eliminazione dalla Champions League.

Massara

L’uomo “nel mezzo”, il traghettatore dei direttori sportivi. Braccio destro di Walter Sabatini, lo affianca prima al Palermo, poi alla Roma. Proprio nella Capitale prende il posto del suo “maestro” nel momento delle sue dimissioni, salvo poi seguirlo all’Inter al termine della stagione. Un anno dopo fa il suo ritorno alla Roma e nel marzo del 2019, dopo l’addio di Monchi, gli viene nuovamente affidato il timone, tornando a ricoprire il ruolo che aveva prima dell’arrivo dello spagnolo. Ha il merito di aver scoperto, insieme a Sabatini nel Palermo, giocatori del calibro di Abel Hernandez, Josip Ilicic e Javier Pastore.

Petrachi

Arrivato dal Torino di Cairo (non senza lasciare attriti con il presidente granata), la sua esperienza in giallorosso è durata appena un anno. Nel mercato estivo del 2019 ha messo a segno ben trenta colpi, tra cessioni e acquisti, ed è stato in grado di rimediare ad alcuni degli errori commessi dai suoi predecessori. Ha portato alla Roma, tra i tanti, Smalling, Mkhitaryan, Spinazzola, Veretout e Mancini, riuscendo a cedere gli esuberi che affollavano Trigoria, da Schick a Nzonzi e Gerson. Sotto la sua gestione sportiva è arrivato anche il rinnovo di Edin Dzeko, quando il bosniaco sembrava essere ad un passo dall’Inter.

Alice Dionisi

Petrachi-Roma, licenziamento per giusta causa

Alice Dionisi – Il 18 giugno la Roma annunciava la sospensione con effetto immediato del direttore sportivo Gianluca Petrachi dalle sue mansioni, affidando la gestione di allenatore e squadra all’amministratore delegato Guido Fienga. A meno di un mese di distanza, il Consiglio d’Amministrazione del club ha votato all’unanimità il licenziamento per giusta causa del dirigente salentino, che si è visto recapitare la lettera dalla società e adesso potrebbe portare la questione in tribunale. Il contratto di Petrachi, infatti, prevede ancora due anni di contratto e l’ex Torino ha rifiutato ogni offerta di buonuscita. La causa scatenante sarebbero stati degli sms adirati del ds inviati al presidente James Pallotta, colpevole di non averlo menzionato nell’intervista celebrativa rilasciata al sito del club per festeggiare il primo anno di Fonseca sulla panchina della Roma, dove esaltava il suo operato e il rapporto del portoghese con i dirigenti giallorossi. Nella versione integrale dell’intervista (non ancora pubblicata) Pallotta aveva menzionato anche il direttore sportivo, ma il danno ormai era già stato fatto. Il testimone (momentaneamente ancora nelle mani di Fienga) potrebbe passare ufficialmente all’ex portiere Morgan De Sanctis, ma in attesa di sapere quale sarà il prossimo passo della società, Petrachi -che non ha trovato nessun accordo con la Roma- si prepara per rivolgersi alla sezione lavoro del Tribunale di Roma, difeso dalla triade di avvocati Sara Agostini, Paolo Rodella e Filippo Aiello. Il rapporto del ds salentino con la squadra e con l’allenatore si era già incrinato dopo la sua sfuriata nello spogliatoio durante l’intervallo di Sassuolo-Roma, quando Fonseca lo aveva invitato ad uscire. Dalla gaffe “il calcio non è uno sport per signorine” all’indagine nei suoi confronti dopo essersi lasciato sfuggire che aveva iniziato a lavorare per i giallorossi quando era ancora sotto contratto con il Torino, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’intervista rilasciata a Sky Sport ad inizio mese, dove accusava la squadra di scarsa concentrazione in allenamento. Il rapporto sembra ormai irrecuperabile e la vicenda è destinata a proseguire per vie legali.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: il Torneo Anglo-Italiano

Alice Dionisi – Il Torneo Anglo-Italiano, disputatosi dal 1970 al 1996, era una competizione la cui partecipazione era riservata a club italiani e inglesi. Sei squadre provenienti dalla Serie A si scontravano contro altrettante società britanniche, 4 di First Division, una di Second Division e una di Third Division. La formula iniziale prevedeva tre gironi distinti, composti da squadre di entrambi i Paesi, che però si scontravano solo con le straniere. Due classifiche distinte (una per ciascuna nazionalità) decretavano i due migliori team che si affrontavano in finale. Nelle prime tre edizioni veniva assegnato un punto per ogni gol fatto, due per la vittoria e uno per il pareggio e nella terza (l’anno in cui vinse la Roma) venne introdotta anche la regola del fuorigioco ridotto soltanto agli ultimi 16 metri di campo. Nel corso degli anni cambiarono sia la modalità di partecipazione (con squadre della Serie C e delle leghe dilettantistiche inglesi o Serie B e Division One), sia la formula di assegnazione dei punti -fu il primo torneo internazionale ad introdurre i tre punti per le vittorie-. Gli incontri disputati in Italia venivano arbitrati da inglesi e viceversa, mentre il campo per giocare la finale era quello della squadra che aveva conseguito il miglior punteggio nella prima fase (l’andata). La Coppa non è mai stata riconosciuta ufficialmente né dalla Uefa, né da FIGC e FA.

La fase a gironi

La Roma disputò il torneo in quattro edizioni, dal 1969/70 al 1972/73 e fu la prima squadra italiana a vincerlo, nel 1971/72, dopo i successi di Swindon Town e Blackpool. Nella fase iniziale, che si giocava in Italia, i giallorossi affrontarono Carlisle United e Stoke City (ma non la quarta squadra del girone, il Catanzaro, come da regolamento). Nelle quattro partite giocate la Roma conquistò due vittorie (entrambe contro lo Stoke City), un pareggio e una sconfitta (contro il Carlisle United). Con un totale di 14 punti (uno in più dell’Atalanta, seconda nella classifica) la formazione allenata da Herrera conquistò il primo posto tra le squadre italiane e il diritto di disputare la finale. A piazzarsi primo tra le inglesi invece fu il Blackpool, campione in carica, con 26 punti.

Chi va a Roma…

La finale si giocò allo Stadio Olimpico in un caldo pomeriggio del 24 giugno 1972 davanti a 40.000 spettatori. La Roma era chiamata a salvare la reputazione del calcio italiano, soprattutto dopo la sconfitta del Napoli contro lo Swindon Town nella prima edizione. Gli undici schierati dal “Mago” Herrera per affrontare il Blackpool, detentore del titolo, furono Ginulfi, Cappelli, Liguori, Salvori, Bet, Santarini, Cappellini, Spadoni, Zigoni, Cordova e Franzot. Il primo tempo si concluse a reti inviolate, poi nella ripresa i padroni di casa tirarono fuori la grinta necessaria per aggiudicarsi la vittoria. Il primo a finire nel tabellino dei marcatori fu Cappellini al 48’, poi al suo posto entrò in campo Scaratti, autore della seconda rete al 74’. 10 minuti dopo è Zigoni a segnare il terzo gol, inutile la rete di Alcock all’89’, poco dopo l’arbitro Linemayer mette bocca al fischietto e decreta la fine della partita. Il trofeo viene alzato dal capitano Franco Cordova, compensando la stagione altalenante in Serie A.

Alice Dionisi

Le imprese della Roma in Europa: Totti riscrive la storia al Bernabeu

Alice Dionisi – Quando la Roma ha affrontato il Real Madrid in occasione della Guinness International Champions Cup nell’estate del 2014, vincendo 1-0 grazie ad un gol di Francesco Totti, il pensiero del capitano sarà stato “Déjà-vu”. Nella stagione 2002/2003 gli avversari dei giallorossi in Champions League nella prima fase a gironi (ne erano ancora previste due, con la seconda al posto degli ottavi di finale), oltre ai Blancos, erano AEK Atene e Genk. L’avventura in Europa non inizia nel migliore dei modi: una sconfitta per 3-0 contro i Galacticos allo Stadio Olimpico e un pareggio 0-0 in Grecia. La prima vittoria arriva grazie ad una rete di Antonio Cassano in casa contro il Genk, poi al ritorno contro i belgi la Roma non va oltre lo 0-0.

NOTTE DI SOGNI, DI COPPE E DI CAMPIONI

Il 30 ottobre del 2002 Fabio Capello è pronto per sfidare nuovamente i campioni in carica del Real Madrid. Al Santiago Bernabeu Vicente Del Bosque sfodera l’artiglieria pesante: Casillas tra i pali, Salgado, Hierro, l’ex giallorosso Helguera, Roberto Carlos, Cambiasso, Makelele, Figo, Raul, Zidane e Ronaldo. La Roma risponde Antonioli, Panucci, Aldair, Samuel, Candela, Cafu, Tommasi, Emerson, Delvecchio, Montella e Totti. Durante i primi minuti di gioco Raul si rende protagonista, prima con un tentativo di testa, poi con un gol annullato per fuorigioco. La reazione dei giallorossi arriva prontamente qualche minuto dopo. Al 27’ del primo tempo Montella serve a Totti la palla gol e il numero 10 non si lascia sfuggire l’occasione, siglando la rete della vittoria. I padroni di casa provano a recuperare la partita, ma Antonioli nega insistentemente il pareggio a Ronaldo e Raul, salvando il risultato. Il fischio dell’arbitro Dallas sancisce la fine e avvicina la Roma alla qualificazione per il turno successivo.

STORICA

I 3 punti conquistati sono fondamentali per il passaggio del turno (come secondi, a pari punti con gli spagnoli) ma sono anche una conquista storica: erano 35 anni che una squadra italiana non vinceva a casa del Real Madrid. La Grande Inter nel ’67 era stata l’ultima a trionfare al Bernabeu ma il gol di Totti sfata il mito dei Galacticos. Il capitano lo sapeva, “Mi sono regalato un sogno, me lo sentivo che avrei segnato qui a Madrid come era accaduto lo scorso anno” (ottobre 2001, Real Madrid-Roma 1-1, ndr). Gli avversari si tolgono il cappello, Casillas ammette: “Mi ha fatto venire i brividi”. Se ne ricorderanno anche i tifosi spagnoli, quando nel 2016 omaggeranno Totti con una standing ovation al momento del suo ingresso in campo. Una vittoria di misura ma anche un’impresa. Capello è certo “Qui non si vince se non si è grandi” e la Roma la sua grandezza quella sera l’ha mostrata.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: Real Madrid, buona la prima

Alice Dionisi – Stagione 2007/2008. La prima Roma di Luciano Spalletti in Champions League si piazza seconda nella fase a gironi, alle spalle del Manchester United. Il 21 dicembre a Nyon si tengono i sorteggi per gli ottavi di finale: i giallorossi affronteranno il Real Madrid di Cannavaro, Robben e Van Nistelrooy. Unico precedente di vittoria contro i Galacticos nel 2001, una partita che però racconteremo un altro giorno.
ILLUSIONE RAÚL
La gara di andata si gioca allo Stadio Olimpico. Dopo appena 8 minuti i blancos si portano in vantaggio con un gol di Raúl. Nell’azione successiva l’arbitro Fandel nega alla squadra ospite il raddoppio per fuorigioco e al 21’ los merengues sono ancora vicini al secondo gol. Tre minuti dopo è Pizarro a ristabilire la parità, il Pec scaglia il pallone verso la porta e spiazza Casillas: 1-1. Nella ripresa Mancini vanifica il tentativo di Cannavaro di salvare il risultato e insacca in rete. È il 58’ e l’Olimpico esplode, la Roma è in vantaggio. La partita è ancora lunga e il Real Madrid cerca il pareggio, ci provano Sergio Ramos, ancora Raúl e Diarra, ma la risposta dei giallorossi è sempre un secco “no”. Triplice fischio, sugli spalti è festa. Mister Spalletti è contento dei suoi ragazzi: “Oggi mi sono arrabbiato poco, perché la squadra ha fatto tutto talmente bene…”.
LA REPLICA
Al Santiago Bernabeu i padroni di casa sono chiamati a riscattare la gara d’andata, ma è di nuovo la Roma a prendere in mano le redini della situazione. Il clou della serata sono i venti minuti finali, l’espulsione di Pepe al 71’ lascia la squadra allenata da Schuster in inferiorità numerica e Taddei sfrutta la situazione, portando i giallorossi in vantaggio 2 minuti dopo. Lo 0-1 dura appena 120 secondi, Raúl batte di nuovo Doni, con il VAR il gol sarebbe stato annullato per fuorigioco (forse, con la Roma non si sa mai). 15 minuti col fiato sospeso, basterebbe una rete del Real Madrid per andare ai supplementari. Subentrato al posto di Mancini, ci pensa Mirko Vucinic in pieno recupero a replicare il risultato d’andata. Per il secondo anno consecutivo Spalletti porta la squadra tra le migliori otto di Europa, approdando ai quarti grazie ad un 4-2 complessivo ai campioni di Spagna. “Qualcuno credeva che la Roma non fosse un’avversaria all’altezza del Real Madrid ma i giallorossi hanno dimostrato che si sbagliava” ha raccontato Schuster. Nonostante il doppio tentativo, anche capitan Raúl alla fine si è arreso: “Eravamo convinti di qualificarci, invece la Roma è stata più brava di noi”. Andata e ritorno.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: lo spareggio con l’Hibernian

Alice Dionisi – La regola dei gol fuori casa non ha sempre portato bene alla Roma. A volte è bastato il piede destro di Bruno Peres sulla linea della porta, altre invece la rete fatale è arrivata quando eravamo già pronti a festeggiare, in attesa soltanto del triplice fischio. Prima ancora dell’introduzione della norma da parte della UEFA, in caso di parità c’erano gli spareggi. I giallorossi hanno anche affidato il loro destino al lancio di una monetina, non sempre atterrata dal lato giusto. Se nella stagione 1960-61 fossero esistiti gli “away goal” la Roma non avrebbe portato a casa la Coppa Delle Fiere.

Era il 27 maggio del 1961 e sulla panchina sedeva Alfredo Foni. Nel doppio confronto con l’Hibernian in semifinale arrivarono due pareggi: 2-2 in Scozia e 3-3 in casa. Il torneo reclamava una finalista e venne estratto lo stadio Olimpico per la terza gara supplementare. Tra le mura amiche, davanti ai suoi tifosi, i giallorossi riuscirono nell’impresa che consentì loro di proseguire il cammino che li portò al primo trofeo europeo della storia del club.

Dopo essere rimasto a secco nella gara d’andata all’Easter Road di Edimburgo, Pedro “Piedone” Manfredini segnò una doppietta nella gara di ritorno. Al bomber argentino però non bastavano più neanche le triplette -quelle si limitava a segnarle alla Lazio in campionato-, così nella partita decisiva all’Olimpico realizzò quattro gol in meno di 60 minuti. La prima arrivò subito dopo il fischio d’inizio, poi ancora al 10’, al 35’ e al 57’. Manfredini aprì le danze al trionfo della Roma, Menichelli e Selmosson si unirono per firmare il definitivo 6-0 sugli scozzesi. Panetti in porta negò all’Hibernian anche la mera consolazione di finire sul tabellino dei marcatori dal dischetto: la vittoria fu tutta a tinte gialle e rosse.

L’assenza della regola dei gol in trasferta permise alla Roma di disputare la finale di Coppa Delle Fiere contro il Birmingham. Quella finale, poi, la Roma la vinse. Questa però è un’altra storia.

Alice Dionisi