Roma, quanti errori con il Real Madrid. E l’infermeria è sempre più piena

Simone Burioni – Poteva essere la partita della svolta, invece è stato solamente un altro buco nell’acqua. Certo, sembra strano avere recriminazioni in un Roma-Real Madrid, ma le tante occasioni sprecate e gli errori grossolani lasciano ai tifosi sensazioni di amarezza che difficilmente riusciranno a mandar giù.

Ci sono stati, però degli aspetti positivi: il primo da annoverare è sicuramente quello del passaggio agli ottavi di Champions. Nel pomeriggio, la vittoria del Plzen sul campo del CSKA Mosca aveva infatti sancito il passaggio al prossimo turno sia dei giallorossi che dei blancos, che all’Olimpico si giocavano il primo posto e con questo la possibilità di affrontare, nel turno successivo, una squadra più abbordabile rispetto ai top club europei.
Altra nota positiva sono state alcune (poche) prestazioni individuali: Under, fino all’erroraccio nel finire di primo tempo, ha giocato su livelli discretamente alti dimostrando una certa affidabilità. Conferme sono inoltre arrivate da Zaniolo, decretato unanimemente come migliore in campo, e da Florenzi, che ha coperto bene e attaccato con continuità nonostante gli avversari che si ritrovava di fronte non fossero dei più facili da affrontare. In ripresa anche Cristante, nonostante sia ancora lontano da quello ammirato nella scorsa stagione.

Passiamo alle note dolenti. Il primo punto è che la difesa continua a traballare: oltre ai meccanismi collettivi che necessitano di una profonda revisione, gli errori individuali cominciano ad essere un problema non più trascurabile. Prima Jesus in Udinese-Roma, ieri lo sciagurato retropassaggio di Fazio: così diventa troppo facile per gli avversari e troppo difficile per i giallorossi. Specialmente se quando vai in attacco poi non la butti dentro: tante le occasioni sciupate dalla squadra di Di Francesco, su tutte quella di Under, che non può permettersi leggerezze in nessun momento, figurasi con il Real Madrid.
Ultimo aspetto da dover considerare sono gli infortuni: nelle ore prima della gara la Roma ha saputo di non poter contare su Dzeko, fermato da un fastidio muscolare, mentre durante il match si è fermato anche El Shaarawy. Entrambi, saranno difficilmente recuperati per la partita di domenica contro l’Inter.

La situazione in infermeria si fa sempre più critica, così come quella in campo. Di Francesco è chiamato a trovare soluzioni, ed in fretta anche: il tempo passa e la Roma non può permettersi ulteriori passi falsi.

Simone Burioni

Champions League, dopo 7 anni sarà ancora Roma contro Shakhtar

Gianluca Notari – Sono andati in scena a Nyon i sorteggi per gli ottavi di Champions League. Fortunate, ma non fortunatissime, le italiane: la Juventus, prima estratta dall’urna, ha pescato il Tottenham, mentre la Roma, dopo 7 anni, ritrova lo Shakhtar Donetsk. Non la peggiore combinazione possibile, per carità, ma l’attenzione verso un avversario abituato a solcare i campi europei dovrà essere massima.

IL PRECEDENTE – Per i giallorossi, l’ultimo ricordo legato agli ucraini non è dei migliori. In occasione degli ottavi di Champions della stagione 2010-2011, la squadra allenata da Ranieri perse per 3-2 il match di andata all’Olimpico, perdendo anche la seguente gara di ritorno con un secco 3 a 0, quando in panchina sedeva però Vincenzo Montella. Rispetto a quel doppio confronto, però, è cambiato tutto: quanto per lo Shakhtar che per i capitolini.

SHAKHTAR – Gli ucraini hanno dato continuità al loro progetto di ibridazione della squadra, proseguendo ad importare talenti dal Brasile, la cui colonia in maglia neroarancio è ormai da anni una costante. Furono proprio i brasiliani, nel 2011, a dare il colpo di grazia alla Roma: dei 6 gol complessivi segnati dai minatori, ben 5 portavano firma verdeoro. Willian, Jadson, Douglas Costa, Eduardo e Luiz Adriano segnarono una rete ciascuno tra il match di andata e quello di ritorno, oltre al gol del difensore ceco Hubschmann. Oggi, nonostante alcuni di quei giocatori lì abbiano preso strade dorate verso i grandi club europei, lo Shakhtar Donetsk continua a ballare samba e a bere mate. Oggi, infatti, la squadra continua ad avere un alta concentrazione di brasiliani in squadra: 8, per la precisione.
Quello che tra di loro si è messo più in mostra è senza dubbio Fred, il metronomo di centrocampo scuola Internacional di Porto Alegre che tanto piace a Guardiola. Quest’ultimo, secondo i rumors, avrebbe già pronta per lui un’offerta monstre di 70 milioni di euro. Non male. Ma non è l’unico degno di nota.

La forza della squadra di Fonseca è senza dubbio nel reparto offensivo, e anche qui, guarda un po’, si parla portoghese. Specialmente sugli esterni: Marlos e Bernard sono infatti i titolari che giocano, rispettivamente, alla destra e alla sinistra del puntero Ferreyra. No, lui è argentino.
Per il primo dei due i riflettori del grande calcio si sono accesi tardi. Nonostante sia un classe ’88, fino al 2012 Marlos giocava in Brasile, con la maglia del Coritiba prima e del San Paolo poi. Dopodiché la chiamata dall’Ucraina, precisamente dal Metalist. In maglia gialloblù due anni e tante buone prestazioni, che gli valgono il passaggio allo Shakhtar per 8 milioni di euro, nell’estate del 2014.
Diverso invece il discorso per Bernard. Una carriera vissuta da predestinato, quella del classe ’92, quando con la maglia dell’Atletico Mineiro attirava su di sé gli sguardi di tutti i maggiori club europei. Eppure, nonostante l’enorme attenzione attorno al suo nome, nel 2013 lo Shakhtar Donetsk lo strappa alla concorrenza con un’offerta da 25 milioni di euro. E’ insieme a Fred la punta di diamante di questa squadra: destro di piede, è solito giocare partendo dalla sinistra per poi rientrare e tentare il dribbling e il tiro in porta. Alto un metro e 64 appena, fa della sua leggiadrìa fisica la sua arma migliore: funambolico e rapido, con la palla al piede è difficile da stoppare, visto l’enorme tasso tecnico di cui è dotato.

IL CONFRONTO – Senza dubbio, quelli che si giocheranno il 21 febbraio ed il 13 marzo saranno due incontri equilibrati, tra due squadre con tanti difetti quante virtù. La Roma di Di Francesco, se forse difetta rispetto agli avversari nel tasso qualitativo della fase d’attacco, può vantare una solidità nel reparto difensivo garantita dalle prodezze di Alisson oltre che alla provata affidabilità della coppia di centrali. Cosa che invece manca agli uomini di Fonseca: Pyatov, storico portiere dello Shakhtar, è sempre stato individuato come il punto debole della squadra, confermando spesso le diffidenze nei suoi confronti con prestazioni tutt’altro che memorabili. Un’altra pecca della difesa degli ucraini è probabilmente la velocità: se questa è in un certo qual modo garantita dagli esterni bassi Butko (o Dodò) ed Ismaily, lo stesso non si può dire di Ordets e Rakitsky. Quest’ultimo, però, vanta una notevole qualità tecnica in fase d’impostazione, che gli permette di essere il vero regista basso della squadra, vista la propensione del compagno di squadra Fred a muoversi liberamente in tutto il campo, dicordando un po’ il lavoro che svolge Gundogan nel City di Guardiola (coincidenze?).

PROSPETTIVE – Lo Shakhtar Doentsk non è certamente cliente migliore da poter incontrare. In questa edizione di Champions League ha vinto in casa 3 partite su 3 (Feyenoord, Napoli e City – anche se quest’ultimo era già qualificato), concedendo però ben 9 gol: una media di 1,5 a partita, un dato decisamente positivo per una squadra in grado di sapersi difendere bene come la Roma. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di una qualificazione alla portata dei giallorossi: un punteggio non troppo negativo al Metalist Stadium di Charkiv sarebbe un’ottima notizia, avendo la consapevolezza poi di potersi giocare il tutto per tutto in casa, in uno Stadio Olimpico che sogna di tornare a vivere importanti notti d’Europa.

Gianluca Notari

Atletico Madrid-Roma: le pagelle. Fazio il totem, incubo Bruno Peres

Gianluca Notari – Per la qualificazione erano buoni due risultati su tre, ma purtroppo è arrivata una sconfitta. Niente panico, la qualificazione è ancora ampiamente alla portata della Roma: battendo il Qarabag i giallorossi sarebbero matematicamente qualificati, ma se l’Atletico Madrid non dovesse vincere a Londra, De Rossi e compagni approderebbero comunque agli ottavi. Quella del Wanda Metropolitano è stata una partita combattuta, per lunghi tratti in equilibrio, sbloccata solamente da una prodezza di Griezmann, tornato al gol dopo quasi due mesi di digiuno con il club. Infine, Gameiro a chiudere i giochi, che insacca da posizione defilata dopo aver saltato Alisson, su imbucata dell’implacabile Griezmann. Una prova in generale degli uomini di Di Francesco sufficiente solo a tratti, ma che fortunatamente non compromette il buon lavoro fatto fin’ora.

LE PAGELLE

Alisson 5.5 – Incolpevole in occasione dei gol, riesce sempre a gestire il pallone con i piedi, seppur con un pizzico di fiducia in eccesso che lo porta spesso a rischiare la giocata.
Bruno Peres 4 – Il peggiore in campo. Manchevole in fase di spinta, dove sbaglia sempre la scelta, disastroso in fase difensiva: è dalla sua parte infatti che giunge il cross per il primo gol dell’Atletico. Per finire in bellezza, rimedia il secondo giallo che gli farà saltare la sfida decisiva contro il Qarabag.
Manolas 5.5 – Lontano parente del Manolas visto al derby: inizia la gara facendosi soggiogare da Torres come l’ultimo dei dilettanti, e subito dopo rimedia un giallo per una scivolata a metà campo – francamente inutile – su Augusto Fernandez.
Fazio 7.5 – Sontuoso, è il vero comandante della difesa giallorossa. Ci mette qualche minuto a prendere le giuste misure, ma la sua partita è un crescendo di chiusure e lanci millimetrici, spesso arricchendo il tutto con qualche dribbling spettacolare.
Kolarov 5.5 – Spinge in tandem con Perotti, perché è lì che la Roma riesce a sfondare, ma i suoi cross sono meno precisi del solito. Cala nel finale.
Pellegrini 5 – Spaesato, il giovane giallorosso non riesce a trovare la giusta posizione in campo per tutta la partita. Giustamente sostituito.
Gonalons 6 – La sua intelligenza tattica è superiore agli altri e si vede: il francese si propone sempre in appoggio ai compagni e smista con diligenza i palloni che riceve. Carente in fase di copertura, ma nel complesso prestazione sufficiente.
Nainggolan 6.5 – L’unico tiro che poteva impensierire Oblàk è il suo, che da posizione defilatissima prova a beffare il portiere sloveno ma sfortunatamente il pallone finisce sul palo. Per il resto tanta qualità e tanta corsa in ambedue le fasi. Il solito ninja.
Gerson 4.5 – Soffre dall’inizio della partita la prestazione di Filipe Luis, uno dei migliori dei suoi, e paga lo scotto di ‘novellino‘ su questi palcoscenici. Mai incisivo, sciupa due potenziali occasioni nel primo tempo. Evanescente.
Dzeko 5 – Stavolta non è neanche riuscito a fare il solito lavoro in appoggio alla squadra. Ha lottato, improvvisato un paio di dribbling, preso a spallate gli arcigni difensori ‘rojiblancos’, ma non è certo il migliore Dzeko. Inoltre, il gol manca da oltre un mese.
Perotti 6.5 – Il più pericoloso della Roma, nel primo tempo vince costantemente i duelli contro il terzino avversario, Thomas, che poi terzino non è: Perotti lo salta sempre, ma nell’ultimo passaggio non riesce mai a trovare il giusto guizzo. Rimane comunque l’unico ad impensierire la retroguardia avversaria.
dal 62′: Strootman 5.5 – Entra al posto di Pellegrini, ma non cambia di molto le cose.
dal 70′: Defrel 5.5 – Appannato, necessita di più continuità.
dal 78′: El Shaarawy sv – Entra appena in tempo per verificare che sì, le condizioni del campo lasciano a desiderare.
Di Francesco 5.5 – Questa volta il turover non paga: Pellegrini e Gerson subiscono la fisicità degli spagnoli, ma l’atteggiamento aggressivo è comunque costante per tutta la partita. Bene nella conferma di Fazio.

Gianluca Notari

Ancora la Champions, ancora Edin Dzeko

Gianluca Notari – Stimolante. L’aggettivo che più si utilizza per descrivere le gare di Champions League è stimolante. Vero, si può pensare. Giocare in grandi stadi, gloriosi e storici, contro avversari di fama mondiale, dev’essere senz’altro stimolante. A volte può sorgere un po’ di tensione, un po’ di reverenza nei confronti di figure totemiche che difficilmente si ha l’opportunità di affrontare. E per questo, spesso, in partite così importanti come sarà quella di stasera tra Roma e Chelsea, i calciatori tendono sempre a dare quel qualcosa in più. Però, non è detto che si riesca. Anzi: ci sono giocatori che raggiungono il picco massimo di efficacia e di continuità solamente in campionato. Uno di questi, è Edin Dzeko.

Dzeko fa il suo esordio in Champions League nella stagione 2009-2010 con la maglia del Wolfsburg, dopo aver sbaragliato la concorrenza nell’anno precedente andando a vincere uno storico titolo di Bundesliga. La coppia d’attacco di quella squadra, Dzeko-Grafite, è ancora oggetto di venerazione da parte dei tifosi biancoverdi. Quell’anno, in coppa, segna 4 reti in 6 partite. Niente male per un esordiente. Ma la storia d’amore che sembrava poter nascere tra il bosniaco e le notti europee si ferma lì. Perché con la maglia del Manchester City, Dzeko segna appena 3 reti in 24 apparizioni, ovvero un gol ogni 8 partite. Poco, davvero troppo poco per quell’attaccante magnifico che, regolarmente, dava bella mostra di sé in campionato. Perché in Premier, il 9 giallorosso segna sempre e con regolarità: 50 gol in 130 presenze, al netto però del primo spezzone di stagione con i citizens (passò dal Wolfsburg al City nella finestra di mercato del gennaio 2011) in cui segna appena due gol in 15 presenze, e dell’ultima travagliata stagione (4 gol in 22 presenze), dove colleziona più infortuni che marcature. Poi, a fine anno, si trasferisce nella Capitale.

Nel suo primo anno di Roma, Edin ritrova la Champions: l’annata storta, porta il cigno di Sarajevo a trovare due sole segnature in 7 presenze, in linea con la media gol tenuta in campionato (8 reti in 31 presenze nella Serie A 2015-2016). I giallorossi, in quel campionato, arrivano terzi in classifica, e la stagione successiva non riescono a passare lo scoglio dei preliminari di Champions League contro il Porto. Così, Totti e compagni, si ritrovano a dover giocare l’Europa League 2016-2017 dove, a sorpresa, Dzeko fa bene, benissimo, riuscendo a raggiungere anche il titolo di capocannoniere della competizione, con 8 gol in altrettante presenze. Il resto è storia recente: nella Champions di quest’anno il bosniaco ha già siglato 3 reti in appena 3 presenze, una media incredibile che oggettivamente non appartiene alla sua storia personale. La speranza di tutti i tifosi giallorossi è che Dzeko possa continuare a segnare con questa regolarità, lasciando loro tempo e modo di credere in qualcosa in cui era difficile sperare quando, dall’urna di Montecarlo, la Roma fu sorteggiata nel girone C, assieme ad Atletico Madrid e Chelsea.

Il passaggio del turno ora è possibile, soprattutto grazie a lui, Dzeko, che a Roma – numeri alla mano – sta vivendo le migliori stagioni della sua vita professionale. La media gol in campionato è di uno ogni 1,77 partite, mentre nelle due esperienze precedenti, in Germania e in Inghilterra, è di una rete ogni 2,07 gare. In Champions League, ancora meglio: un gol ogni due partite con la maglia della Roma, addirittura un gol ogni 3 partite e mezzo con le maglie di City e Wolfsburg. Insomma, come spesso capita da qualche tempo a questa parte, le speranze della Roma, in campionato o in coppa, hanno solo e soltanto un nome: Edin Dzeko.

Gianluca Notari

Champions League, il girone della Roma: Chelsea e Atletico le certezze, ma occhio al Qarabag

Gianluca Notari – La fortuna, si sa, non guarda in faccia a nessuno. La sfiga, invece, si dice veda benissimo. Si scherza, naturalmente, ma è più o meno questo quello che deve esser passato per la testa ai tifosi della Roma quando ieri, dall’urna di Nyon, i giallorossi sono stati sorteggiati nel gruppo C dei gironi di Champions League, ovvero quello con Chelsea, Atletico Madrid e Qarabag. E pensare che la sorte poteva dire ben altro: la Roma sarebbe potuta essere nel girone F, quello che poi è toccato al Napoli, il quale affronterà sì il Manchester City, ma che poi dovrà vedersela con due squadre di medio cabotaggio come lo Shaktar Donetsk e il Feyenoord, veramente poca roba pensando invece alle sfide che attendono la squadra di Eusebio Di Francesco.

Il Chelsea di Antonio Conte, fresco campione di Premier League, si è presentato come testa di serie a questa Champions League. Difficile ipotizzare una sua vittoria finale: il tecnico italiano nelle coppe europee ha sempre stentato, e nonostante il livello altissimo della rosa, la stagione non è iniziata nel migliore dei modi: nonostante i Blues si siano aggiudicati il primo derby di Londra della stagione, all’esordio hanno perso in casa contro il modesto Burnley. Inoltre, rimbalzano da più parti le voci di un Conte piuttosto scontento del mercato estivo, poiché nonostante i diversi acquisti – e i molti soldi spesi – la rosa è rimasta incompleta e piuttosto corta, inadatta per affrontare 4 competizioni. Inoltre, si aspetta ancora il rientro a pieno regime di Eden Hazard, la vera stella di questa squadra, il quale potrebbe dare la giusta spinta in questo momento di confusione nell’ambiente Chelsea.

Eden Hazard, l’arma in più di Antonio Conte

L’Atletico Madrid, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni: si è scritto, parlato e discusso in ogni dove e quando sulla filosofia di gioco di Diego Simeone, che in pochi anni ha riportato l’Atletì su livelli altissimi, raggiungendo per ben 2 volte in quattro anni la finale di Champions League, persa però entrambe le volte per mano dei rivali del Real Madrid. Una squadra solida e collaudata, che però ha avuto la finestra di mercato estiva chiusa, per scontare una pena circa alcune irregolarità riscontrate dal TAS nella compravendita di giocatori minorenni. Per questo motivo, Vitòlo – promesso sposo dei Colchoneros – si è trasferito in prestito semestrale al Las Palmas, mentre Diego Costa, in rottura con il Chelsea, si sta già allenando con i nuovi/vecchi compagni rojiblancos, ma dovrà aspettare gennaio per formalizzare il tesseramento. E pazienza, infine, se Griezmann sembra soffrire di mal di pancia: trasferimento al Manchester United rimandato anche per lui, almeno fino a gennaio.

Infine il Qarabag. La squadra azera parte decisamente per fare la figura della sparring partner degli avversari più quotati, ma chissà se non riuscirà a rubare qualche punto qua e là. Difficile calcolare la squadra di Baku come un’avversaria che possa impensierire le altre tre, ma nel calcio non si sa mai. L’allenatore, Gurban Gurbanov, da quelle parti è considerato un astro nascente del calcio: capace di vincere il titolo per 4 volte consecutive, Gurbanov ha allestito una squadra giovane e di talento, che vede in Richard e Pedro Henrique i suoi giocatori più temibili. Il Qarabag è sicuramente la squadra meno quotata del girone, ma occhio a facili sottostime.

Gianluca Notari