A San Siro va in scena “La morte del Cigno”

Gianluca Notari – Un ultimo ballo. Dopodiché, il volo del Cigno di Sarajevo, in Italia, si interromperà per sempre. Anche se lui, le ali, le spalancherà nuovamente, per fare ritorno nella terra che lo ha visto affermarsi come uno dei più grandi attaccanti in circolazione, l’Inghilterra. Di Edin Dzeko a Roma si è sempre parlato: tanto, quando ha fatto bene, troppo, quando ha fatto male. A volte è stata colpa sua: sono stati molti, infatti, i gol sciupati da parte sua che magari avrebbero portato punti preziosi, o magari solamente entusiasmo e numeri più elevati. Il più clamoroso di tutti fu in quel Roma-Palermo 5-0, dove Dzeko riuscì con il sinistro a mandare fuori un pallone già in porta. Eppure, tante volte, il bosniaco è stato in grado di zittire tutti, collezionando gol sensazionali e giocate da applausi. Proprio in quell’occasione, infatti, siglò una doppietta fantastica, dimostrando che Edin Dzeko è un giocatore umorale e spesso dal rendimento alterno, questo sì, ma che è pure molto bravo nel giocare al gioco del calcio.

I detrattori non sono mai mancati: “fa gol solo con le piccole“, si diceva; “non è mai decisivo“, ancora; “nei momenti importanti sparisce“, confermavano altri. Anche quando, facendosi beffe delle critiche, sotto la sapiente guida di Luciano Spalletti, nella stagione 2016-2017 mette a segno 39 gol stagionali: capocannoniere della Serie A e capocannoniere dell’Euopa League, nonostante la Roma fosse poi uscita in modo scellerato agli ottavi di finale, dopo il doppio confronto con il Lione. Corsi e ricorsi storici: sarà probabilmente ancora lui, Luciano Spalletti, a rappresentare per Dzeko un altro spartiacque nella sua vita professionistica. Perché, se con il tecnico toscano il 9 giallorosso ha giocato la migliore stagione in carriera, questa volta Spalletti sarà probabilmente l’ultimo mister che incontrerà Dzeko nel suo cammino in Italia.

L’accelerata del Chelsea per assicurarsi il bosniaco è arrivata pochi giorni fa, subito dopo l’affondo per Emerson Palmieri, altro partente in direzione Londra. Il possibile blocco del mercato dei Blues – per tesseramento irregolare di giocatori minorenni – ha fatto scattare l’allarme a Cobham: Conte è rimasto notoriamente insoddisfatto dal mercato estivo e, con la probabile impossibilità di fare acquisti nella prossima finestra, gli investimenti in questa sessione dovranno essere molti e di sicuro affidamento. Ecco dunque spiegato il perché puntare su Edin: nonostante ormai gli anni siano quasi 32, Dzeko ha davanti a sé ancora un paio d’anni di calcio a ottimi livelli. Inoltre, l’alternanza con Morata gli garantirà il lusso di poter rifiatare spesso, senza esser costretto agli straordinari così come lo era a Roma. E poi Dzeko conosce già molto bene il campionato, dato che ha vestito la maglia del Manchester City per due stagioni e mezzo.

Insomma, chi trova Dzeko trova un tesoro, su questo non ci piove. Pioverà invece a Londra, dove piove sempre, dove il Cigno è diretto e dove ha avuto il suo ultimo vero acuto: due gol siglati a Stamford Bridge, di cui uno bellissimo, una meraviglia degna di un’opera di Čajkovskij.”La morte del Cigno“, ad esempio. Un ultimo ballo, per poi volare via.

Gianluca Notari

Dzeko-Emerson al Chelsea, affare in chiusura per oltre 50 milioni: da limare la distanza di 5 milioni sui bonus

Gianluca Notari – Che vendere fosse necessario era cosa nota, magari non ci si aspettava che le cessioni fossero due. Ma tant’è: il trasferimento di Emerson Palmieri ed Edin Dzeko al Chelsea è in fase di chiusura. I due club hanno trovato l’accordo per entrambi i giocatori sulla base di 50 milioni di euro: a questo punto c’è solamente da limare la distanza di 5 milioni tra domanda e offerta riferita ai bonus, con i giallorossi che vorrebbero circa 60 milioni in totale.

Ma con due pedine in uscita, la Roma dovrà pensare anche agli acquisti: per la fascia sinistra le ipotesi più accreditate portano il nome di Barreca del Torino, Horn del Colonia e Darmian del Manchester United. Tre profili diversi tra loro, ma ugualmente in grado di fare rifiatare Kolarov, onnipresente nel’undici giallorosso.
Per quanto riguarda il ruolo di attaccante centrale, invece, si parla del possibile prestito di Michy Batshuayi: la punta belga, oltre ai giallorossi, è stata offerta a diversi club europei, su tutti Borussia Dortmund e Siviglia. Un altro nome accostato alla Roma per sostituire Dzeko è quello di Olivier Giroud, che in uno strano incrocio di mercato libererebbe il posto al Chelsea per il bosniaco per poi prenderne quello a Roma.

Squadra e dirigenti sono ora concentrati sulla partita contro l’Inter, ma gli agenti sono a lavoro per chiudere l’affare. Da tutte le parti coinvolte filtra comunque un diffuso ottimismo: c’è ancora distanza, ma la volontà è quella di voler chiudere l’affare. L’accelerata finale ci sarà probabilmente all’inizio della prossima settimana, dopo la gara di San Siro.

Gianluca Notari

Chelsea pigliatutto. Dopo il sondaggio per Emerson, i blues puntano anche Dzeko

Simone Burioni – Doppie sirene inglesi. “Chelsea su Emerson”, “Il Chelsea punta Dzeko”. Sono le due frasi che hanno fatto preoccupare i tifosi della Roma negli ultimi giorni. Il brasiliano era accostato alla Juventus, che già nella scorsa primavera si era avvicinata molto al terzino sinistro, ma improvvisamente è spuntato il Chelsea di Conte a fare la voce grossa. Senza perder tempo i blues si sono affacciati anche sulla possibile trattativa Dzeko.

MONCHI FA MURO – Riguardo al bosniaco, il ds giallorosso Monchi non vuole privare Di Francesco di uno dei suoi trascinatori e sembra non voler intavolare per nessun motivo una trattativa con il club inglese. Possibile pressing forsennato da parte dei blues nelle ultime ore del mercato invernale, ma per portare a Londra il numero 9 della Roma, che lo scorso anno ha chiuso la stagione da capocannoniere con 29 gol, servirà un’offerta irrinunciabile considerando anche che una vera alternativa a Dzeko nella rosa di Difra non esiste, se non Schick. Il ceco però deve ancora sbocciare e al momento non assicura una certezza per il tecnico giallorosso.

TENTAZION-E-MERSON – Altro discorso è quello legato al terzino classe ’94 che potrebbe essere sacrificato. Sulla stessa fascia l’imponente Kolarov ha oscurato il ritorno del brasiliano, infortunatosi nella partita d’addio di Francesco Totti il 28 maggio scorso, e la società di Trigoria potrebbe essere invogliata a lasciarlo partire se il Chelsea metterà sul piatto un’offerta ragionevole, che però non è ancora arrivata. Intanto Monchi sta pensando a dei possibili sostituti come lo svincolato Siqueira, ex Atletico Madrid. Particolare attenzione alle ultime ore del mercato di gennaio, che potrebbero essere infuocate. Il countdown sta per iniziare.

Simone Burioni

Ancora la Champions, ancora Edin Dzeko

Gianluca Notari – Stimolante. L’aggettivo che più si utilizza per descrivere le gare di Champions League è stimolante. Vero, si può pensare. Giocare in grandi stadi, gloriosi e storici, contro avversari di fama mondiale, dev’essere senz’altro stimolante. A volte può sorgere un po’ di tensione, un po’ di reverenza nei confronti di figure totemiche che difficilmente si ha l’opportunità di affrontare. E per questo, spesso, in partite così importanti come sarà quella di stasera tra Roma e Chelsea, i calciatori tendono sempre a dare quel qualcosa in più. Però, non è detto che si riesca. Anzi: ci sono giocatori che raggiungono il picco massimo di efficacia e di continuità solamente in campionato. Uno di questi, è Edin Dzeko.

Dzeko fa il suo esordio in Champions League nella stagione 2009-2010 con la maglia del Wolfsburg, dopo aver sbaragliato la concorrenza nell’anno precedente andando a vincere uno storico titolo di Bundesliga. La coppia d’attacco di quella squadra, Dzeko-Grafite, è ancora oggetto di venerazione da parte dei tifosi biancoverdi. Quell’anno, in coppa, segna 4 reti in 6 partite. Niente male per un esordiente. Ma la storia d’amore che sembrava poter nascere tra il bosniaco e le notti europee si ferma lì. Perché con la maglia del Manchester City, Dzeko segna appena 3 reti in 24 apparizioni, ovvero un gol ogni 8 partite. Poco, davvero troppo poco per quell’attaccante magnifico che, regolarmente, dava bella mostra di sé in campionato. Perché in Premier, il 9 giallorosso segna sempre e con regolarità: 50 gol in 130 presenze, al netto però del primo spezzone di stagione con i citizens (passò dal Wolfsburg al City nella finestra di mercato del gennaio 2011) in cui segna appena due gol in 15 presenze, e dell’ultima travagliata stagione (4 gol in 22 presenze), dove colleziona più infortuni che marcature. Poi, a fine anno, si trasferisce nella Capitale.

Nel suo primo anno di Roma, Edin ritrova la Champions: l’annata storta, porta il cigno di Sarajevo a trovare due sole segnature in 7 presenze, in linea con la media gol tenuta in campionato (8 reti in 31 presenze nella Serie A 2015-2016). I giallorossi, in quel campionato, arrivano terzi in classifica, e la stagione successiva non riescono a passare lo scoglio dei preliminari di Champions League contro il Porto. Così, Totti e compagni, si ritrovano a dover giocare l’Europa League 2016-2017 dove, a sorpresa, Dzeko fa bene, benissimo, riuscendo a raggiungere anche il titolo di capocannoniere della competizione, con 8 gol in altrettante presenze. Il resto è storia recente: nella Champions di quest’anno il bosniaco ha già siglato 3 reti in appena 3 presenze, una media incredibile che oggettivamente non appartiene alla sua storia personale. La speranza di tutti i tifosi giallorossi è che Dzeko possa continuare a segnare con questa regolarità, lasciando loro tempo e modo di credere in qualcosa in cui era difficile sperare quando, dall’urna di Montecarlo, la Roma fu sorteggiata nel girone C, assieme ad Atletico Madrid e Chelsea.

Il passaggio del turno ora è possibile, soprattutto grazie a lui, Dzeko, che a Roma – numeri alla mano – sta vivendo le migliori stagioni della sua vita professionale. La media gol in campionato è di uno ogni 1,77 partite, mentre nelle due esperienze precedenti, in Germania e in Inghilterra, è di una rete ogni 2,07 gare. In Champions League, ancora meglio: un gol ogni due partite con la maglia della Roma, addirittura un gol ogni 3 partite e mezzo con le maglie di City e Wolfsburg. Insomma, come spesso capita da qualche tempo a questa parte, le speranze della Roma, in campionato o in coppa, hanno solo e soltanto un nome: Edin Dzeko.

Gianluca Notari

Da Dzeko a Charles: cronistoria di una Roma… d’oro

Gianluca NotariTredici giocatori. Nella sua storia, la Roma ha avuto candidati in lizza per il Pallone d’Oro tredici calciatori, per un totale di diciotto candidature. Dopo due lustri in cui nessun giallorosso aveva raggiunto questo traguardo, quest’anno è toccato a Edin Dzeko: dopo aver vinto il titolo di capocannoniere della Serie A e quello di capocannoniere dell’Europa League, era difficile rimanere fuori dalla lista dei 30 migliori calciatori che giocano in Europa. Prima di lui però è toccato ad altri, giocatori simbolo della storia della Roma. L’ultimo fu Francesco Totti, nel 2007, l’anno in cui poi vinse la Scarpa D’Oro. Tornando ancora indietro nel tempo, nel 2004 fu inserito Traianos Dellas, fresco vincitore del più incredibile dei campionati Europei degli ultimi decenni. Nel 2003 ancora Totti, mentre nel 2002 fu la volta di Marcos Cafu, che da poco aveva sollevato nel cielo di Yokohama la quinta Coppa del Mondo della storia del Brasile. Nel 2001 toccò ancora al numero 10 insieme a Damiano Tommasi, testa e corpo della Roma tricolore, mentre nel 2000 di nuovo il Capitano, che durante l’estate si era reso autore dell’insano ‘cucchiaio’ a Van der Sar nella semifinale degli Europei, e Gabriel Omar Batistuta, appena trasferitosi in giallorosso.

Poi anni di vuoto, tornando indietro nel tempo fino al 1992, quando Thomas Hassler, in quegli anni sulla cresta dell’onda con la propria Nazionale, si piazzò al quarto posto, risultando tra tutti i romanisti quello che è arrivato più in alto. Per tre volte poi fu Rudi Voeller ad essere tra i 30 selezionati finali, nel 1987, nel 1990 e nel 1991. Poi Boniek nell’85, e Bruno Conti nell’82 e nell’83. Da qui in poi si va nella preistoria: Karl-Heinz Schnellinger nel 1963, quando era di proprietà della Roma ma giocava nel Mantova. In casacca giallorossa ci giocò la stagione successiva, quella ’64-’65, quando poi fu ceduto al Milan, di cui divenne una bandiera per ben nove anni. L’ultimo della lista, ed il primo in ordine temporale, fu John Charles: attaccante gallese classe 1931, giocò con la Roma per una sola stagione, mettendo a segno quattro reti in appena dieci presenze. Fu inserito nella lista per il Pallone d’Oro nel 1962, arrivando ottavo nella classifica finale.

Gianluca Notari