Fernando Torres si ritira dal calcio giocato. Il “Niño” che ha vinto tutto

Alice Dionisi – Il 21 giugno aveva annunciato che la partita contro il Vissel Kobe di Iniesta sarebbe stata l’ultima della sua carriera da calciatore e così è stato. Fernando Torres all’età di 35 anni appende gli scarpini al chiodo, terminando il suo percorso calcistico nel Sagan Tosu, in Giappone. Il Niño è uno dei soli cinque calciatori al Mondo (insieme a Pedro, Juan Mata, Kohler e Moller) ad aver vinto Champions, Europa League, Mondiale ed Europeo. Nato a Fuenlabrada nel 1984, inizia a giocare nei settori giovanili dell’Atletico Madrid a 11 anni. “Quando ero bambino, nella mia classe su 25 bambino, 24 tifavano Real e uno Atletico…”. Il più giovane capitano di sempre con la maglia dei colchoneros (a soli 19 anni), trascorre 12 anni nella sua squadra del cuore, di cui 6 in prima squadra. Poi nel 2007 viene ceduto al Liverpool per la consacrazione a livello internazionale, a fronte di un corrispettivo di circa 27 milioni di sterline.

A 17 anni l’esordio “tra i grandi” dell’Atletico, una settimana dopo il primo gol contro l’Albacete. Torna a Madrid a dicembre del 2014, dopo gli anni al Liverpool, Chelsea e in seguito alla breve esperienza con il Milan in Serie A. Con i colchoneros colleziona 121 reti in 351 presenze totali, prima di chiudere la carriera in Giappone col Sagan Tosu. L’eterna faccia da bambino gli fa ottenere il soprannome Niño, in Inghilterra raggiunge l’apice della sua carriera diventando uno dei migliori centravanti al mondo, ma nell’immaginario collettivo resta sempre un fanciullo.

Nel Liverpool diventa l’unico calciatore, insieme a Roger Hunt, ad andare a segno per otto partite casalinghe consecutive, nella cornice dell’Anfield, dove i tifosi impazziscono per lui. Nella sua prima stagione in Inghilterra batte il record, precedentemente appartenuto a Michael Owen, per il maggior numero di reti stagionali vestendo la maglia del Liverpool, 33. Nella stagione 2007/2008 viene eletto miglior calciatore della Premier League e nello stesso anno si piazza al terzo posto per il Pallone d’Oro.

A gennaio 2011 il trasferimento al Chelsea per 50 milioni di sterline, l’acquisto -al tempo- più costoso nella storia del calcio inglese. Non lascia il segno nel suo triennio a Stamford Bridge, ma nella sua prima stagione con i Blues conquista il titolo nazionale. L’anno successivo conquista la Champions (2012-2013), poi l’Europa League in quello dopo (2013-2014). Ad agosto del 2014 passa in prestito al Milan (una sola rete nella sua parentesi in Serie A), poi a dicembre dello stesso anno fa ritorno nell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Perde ai rigori in finale di Champions nel derby contro il Real Madrid nel 2016, ma due anni dopo vince il suo primo trofeo internazionale con la sua squadra del cuore, conquistando l’Europa League grazie alla vittoria per 3-0 sul Marsiglia. Segna una doppietta nella sua ultima partita con l’Atletico, il 20 maggio 2018, congedandosi con un emozionante messaggio per i tifosi: “Quando ero piccolo, nessuno capiva perché a scuola volessi indossare la maglia dell’Atletico dopo una sconfitta. Sapevo cosa avrei dovuto sopportare, ma non mi importava, mi rendeva più forte. Sapevo che un giorno avremmo avuto una squadra capace di rappresentarci, ci sarebbe voluto molto lavoro ma alla fine ce l’avremmo fatta. Grazie a tutti i miei compagni che hanno combattuto con me in Segunda Division. E grazie per avermi fatto sentire così fortunato, non ho mai avuto bisogno di un titolo per sentirmi il giocatore più amato del mondo. Ho avuto bisogno di una carriera per trovarmi dove desideravo 11 anni fa ma vi assicuro che ne è valsa la pena”.

Alice Dionisi

Calciomercato, colpi prenotati per Juventus e Chelsea: in arrivo Ramsey e Pulisic

Gianluca Notari – La sessione invernale di calciomercato si è chiusa da poco ed i colpi sono stati come sempre tanti. L’operazione più costosa la porta a termine il Paris Saint-Germain, che conclude l’acquisto di Leandro Paredes dallo Zenit per un totale di 47 milioni di euro. Pochi i movimenti in Italia, ad esclusione del Milan, mentre sono stati diverse le operazioni di mercato in Inghilterra.
Ma oltre all’immediato, alcuni club hanno lavorato per il futuro: si tratta di Chelsea e Juventus, le quali hanno rispettivamente ufficializzato gli acquisti di Christian Pulisic e di Aaron Ramsey a partire dal prossimo 1° luglio.

Christian Pulisic nasce nel 1998 a Hershey, piccola cittadina della Pennsylvania, negli Stati Uniti. Figlio d’arte – il padre, Mark, era un giocatore professionista di calcio indoor – Pulisic si trasferisce con la famiglia dagli USA all’Inghilterra, più precisamente ad Oxford, dove approfondisce la sua passione per il calcio. Torna a casa un anno dopo, ma nonostante l’America non sia il luogo migliore per giocare al football, Pulisic continua a giocare arrivando a vestire la maglia della Nazionale statunitense. In un torneo Under 17 in Turchia viene notato dagli osservatori del Borussia Dortmund: detto fatto, lo statunitense diventa un nuovo giocatore giallonero e si trasferisce in Germania. Dal 2016 in poi, anno in cui entra a far parte stabilmente della prima squadra, colleziona 116 presenze condite da 16 gol. La giovanissima età e la sua duttilità – può occupare facilmente in tutte le posizioni del tridente d’attacco – lo hanno reso un profilo fin troppo appetibile: così, il 2 gennaio del 2019, il Chelsea ha ufficializzato il suo passaggio a Londra per la bellezza di 64 milioni di euro. Pulisic giocherà in Germania fino a fine stagione, dopodiché volerà in Inghilterra dove, con ogni probabilità, dovrà sostituire un pezzo grosso come Eden Hazard, di cui si parla insistentemente in ottica Real Madrid.

Diametralmente opposto il profilo di Aaron Ramsey, nuovo giocatore della Juventus. Nato in Galles nel 1990, Ramsey ha passato gli ultimi 11 anni da tesserato Arsenal. Da ‘Golden Boy‘ dalle ottime premesse a centrocampista di sicura affidabilità, Ramsey è stato uno dei pochi punti durante transizione che il club del North London ha affrontato negli ultimi anni, passando da Wenger a Emery. Centrocampista polivalente in grado di giocare da trequartista, da mezzala e anche da esterno offensivo, Ramsey andrà a rinforzare un reparto che, a detta di molti addetti ai lavori che si occupano di Juventus, si è dimostrato il più carente dopo gli anni di Pirlo, Vidal, Pogba e Marchisio. “Continuerò a dare il 100% per la squadra e spero di finire la stagione bene” ha comunicato il gallese tramite il proprio profilo Instagram, ma l’idea di “aprire un nuovo capitolo a Torino” e di poter giocare insieme a campioni come Dybala e Cristiano Ronaldo già lo eccita. Svincolato, la Signora se l’è aggiudicato offrendogli un contratto di 4 anni a 7 milioni di euro a stagione. Un accordo importante, ma che dimostra ancora una volta l’intenzione della dirigenza bianconera di puntare ai vertici del calcio mondiale.

Gianluca Notari

Chelsea pigliatutto. Dopo il sondaggio per Emerson, i blues puntano anche Dzeko

Simone Burioni – Doppie sirene inglesi. “Chelsea su Emerson”, “Il Chelsea punta Dzeko”. Sono le due frasi che hanno fatto preoccupare i tifosi della Roma negli ultimi giorni. Il brasiliano era accostato alla Juventus, che già nella scorsa primavera si era avvicinata molto al terzino sinistro, ma improvvisamente è spuntato il Chelsea di Conte a fare la voce grossa. Senza perder tempo i blues si sono affacciati anche sulla possibile trattativa Dzeko.

MONCHI FA MURO – Riguardo al bosniaco, il ds giallorosso Monchi non vuole privare Di Francesco di uno dei suoi trascinatori e sembra non voler intavolare per nessun motivo una trattativa con il club inglese. Possibile pressing forsennato da parte dei blues nelle ultime ore del mercato invernale, ma per portare a Londra il numero 9 della Roma, che lo scorso anno ha chiuso la stagione da capocannoniere con 29 gol, servirà un’offerta irrinunciabile considerando anche che una vera alternativa a Dzeko nella rosa di Difra non esiste, se non Schick. Il ceco però deve ancora sbocciare e al momento non assicura una certezza per il tecnico giallorosso.

TENTAZION-E-MERSON – Altro discorso è quello legato al terzino classe ’94 che potrebbe essere sacrificato. Sulla stessa fascia l’imponente Kolarov ha oscurato il ritorno del brasiliano, infortunatosi nella partita d’addio di Francesco Totti il 28 maggio scorso, e la società di Trigoria potrebbe essere invogliata a lasciarlo partire se il Chelsea metterà sul piatto un’offerta ragionevole, che però non è ancora arrivata. Intanto Monchi sta pensando a dei possibili sostituti come lo svincolato Siqueira, ex Atletico Madrid. Particolare attenzione alle ultime ore del mercato di gennaio, che potrebbero essere infuocate. Il countdown sta per iniziare.

Simone Burioni

2008, Roma-Chelsea 3-1. La partita perfetta, vinta dai gregari

Luca Fantoni – Tre partite e due sconfitte. La prima, inaspettata, in casa contro il Cluj, l’altra a Londra. Un risultato negativo all’Olimpico contro il Chelseaavrebbe complicato molto il discorso qualificazione. Quella sera però, la Roma, in piena crisi di risultati anche in campionato, si riscoprì grande. Tornò ad essere la corazzata che l’anno prima vinse Coppa Italia, Supercoppa e che in Champions venne eliminata solo da un grande Manchester. Un Davide contro Golia calcistico, una partita in cui i blues ricevettero una lezione di calcio dai capitolini. Sulla panchina sedeva Spalletti che, per l’occasione, aveva optato per un nuovo modulo. Una sorta di 4-3-1-2 con Doni in porta, Cicinho e Panucci sulle fasce e Juan e Mexes al centro. I tre di centrocampo erano De Rossi, Pizarro e Brighi. Perrotta agiva dietro Vucinic e Totti, in campo nonostante non fosse al meglio della condizione. Il Chelsea di Scolari invece, poteva contare su nomi molto importanti. In porta c’era Cech, la colonna difensiva era il capitano John Terry. Davanti i blues avevano un talento infinito con Deco, Lampard, Joe Cole, Malouda e Anelka.

LA PARTITA – Su un campo non perfetto, dopo il nubifragio caduto sulla capitale qualche ora prima, l’arbitro Medina Cantalejo dà il via alla partita. Nelle fasi iniziali il Chelsea fa possesso palla mentre la Roma prova a ripartire in contropiede. Deco e Lampard scaldano subito i guantoni di Doni, mentre dall’altra parte è Vucinic a rendersi pericoloso con un tiro alto di poco. Al 34° i giallorossi passano in vantaggio. Pizarro apre per Cicinho che crossa in mezzo per Panucci. Il terzino italiano anticipa tutti e mette alle spalle di Cech. Il primo tempo si chiude senza ulteriori emozioni, sul 1-0. L’approccio nella ripresa di Totti e compagni è perfetto. Dopo soli tre minuti infatti, Brighi scambia con il capitano e appoggia poi per Vucinic che di destro fulmina il portiere avversario, è 2-0. Il tris arriva al 58° con il montenegrino che ruba palla a Mikel a centrocampo, si invola verso la porta e firma la doppietta. Nel finale c’è il tempo per il gol della bandiera di Terry che non rovina, però, una serata magica che resterà impressa per molto tempo nella testa dei tifosi romanisti.

Fu la vittoria dei gregari. Brighi e Perrotta giocarono, forse, la loro partita più bella in maglia giallorossa. Nella squadra di Di Francesco però, di questo tipo di giocatori ce ne sono pochi. Sono tutti protagonisti. C’è chi ha reso di più, come Kolarov e Dzeko, e chi un po’ di meno come Perotti. Proprio il numero otto è uno che può risultare determinante contro il Chelsea. Poi si sa, le Falkland-Malvinas e la “mano de dios” di Maradona insegnano, agli inglesi, gli argentini non sono mai andati a genio. Che sia Perotti, o che siano altri, qualcuno deve prendersi la squadra sulle spalle. A Londra i lupi hanno solo assaggiato la loro preda, adesso è arrivato il momento di azzannarla.

Luca Fantoni

Champions League, il girone della Roma: Chelsea e Atletico le certezze, ma occhio al Qarabag

Gianluca Notari – La fortuna, si sa, non guarda in faccia a nessuno. La sfiga, invece, si dice veda benissimo. Si scherza, naturalmente, ma è più o meno questo quello che deve esser passato per la testa ai tifosi della Roma quando ieri, dall’urna di Nyon, i giallorossi sono stati sorteggiati nel gruppo C dei gironi di Champions League, ovvero quello con Chelsea, Atletico Madrid e Qarabag. E pensare che la sorte poteva dire ben altro: la Roma sarebbe potuta essere nel girone F, quello che poi è toccato al Napoli, il quale affronterà sì il Manchester City, ma che poi dovrà vedersela con due squadre di medio cabotaggio come lo Shaktar Donetsk e il Feyenoord, veramente poca roba pensando invece alle sfide che attendono la squadra di Eusebio Di Francesco.

Il Chelsea di Antonio Conte, fresco campione di Premier League, si è presentato come testa di serie a questa Champions League. Difficile ipotizzare una sua vittoria finale: il tecnico italiano nelle coppe europee ha sempre stentato, e nonostante il livello altissimo della rosa, la stagione non è iniziata nel migliore dei modi: nonostante i Blues si siano aggiudicati il primo derby di Londra della stagione, all’esordio hanno perso in casa contro il modesto Burnley. Inoltre, rimbalzano da più parti le voci di un Conte piuttosto scontento del mercato estivo, poiché nonostante i diversi acquisti – e i molti soldi spesi – la rosa è rimasta incompleta e piuttosto corta, inadatta per affrontare 4 competizioni. Inoltre, si aspetta ancora il rientro a pieno regime di Eden Hazard, la vera stella di questa squadra, il quale potrebbe dare la giusta spinta in questo momento di confusione nell’ambiente Chelsea.

Eden Hazard, l’arma in più di Antonio Conte

L’Atletico Madrid, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni: si è scritto, parlato e discusso in ogni dove e quando sulla filosofia di gioco di Diego Simeone, che in pochi anni ha riportato l’Atletì su livelli altissimi, raggiungendo per ben 2 volte in quattro anni la finale di Champions League, persa però entrambe le volte per mano dei rivali del Real Madrid. Una squadra solida e collaudata, che però ha avuto la finestra di mercato estiva chiusa, per scontare una pena circa alcune irregolarità riscontrate dal TAS nella compravendita di giocatori minorenni. Per questo motivo, Vitòlo – promesso sposo dei Colchoneros – si è trasferito in prestito semestrale al Las Palmas, mentre Diego Costa, in rottura con il Chelsea, si sta già allenando con i nuovi/vecchi compagni rojiblancos, ma dovrà aspettare gennaio per formalizzare il tesseramento. E pazienza, infine, se Griezmann sembra soffrire di mal di pancia: trasferimento al Manchester United rimandato anche per lui, almeno fino a gennaio.

Infine il Qarabag. La squadra azera parte decisamente per fare la figura della sparring partner degli avversari più quotati, ma chissà se non riuscirà a rubare qualche punto qua e là. Difficile calcolare la squadra di Baku come un’avversaria che possa impensierire le altre tre, ma nel calcio non si sa mai. L’allenatore, Gurban Gurbanov, da quelle parti è considerato un astro nascente del calcio: capace di vincere il titolo per 4 volte consecutive, Gurbanov ha allestito una squadra giovane e di talento, che vede in Richard e Pedro Henrique i suoi giocatori più temibili. Il Qarabag è sicuramente la squadra meno quotata del girone, ma occhio a facili sottostime.

Gianluca Notari