300 punti

(E.Bandini) – “Io devo difendere la Roma, perché qui si fa apparire un mondo diverso di quello che c’è alla Roma. Trigoria è un giardino fiorito, c’è qualcuno che vuole far sembrare tutto brutto, ma qui c’è un ambiente bello”. Chissà se Luciano Spalletti quando pronunciava queste parole in diretta Sky dopo Roma-Sassuolo avrà pensato al fatto che la Roma con la vittoria sulla squadra di Di Francesco avesse raggiunto i 300 punti negli ultimi quattro campionati. 300, sì. 300 sono tondi e indicano l’importante livello raggiunto dalla società, nonostante spesso il dibattito cittadino – tirato in ballo da Spalletti nel virgolettato sopra citato – dipinga una realtà diversa. È opinione comune e diffusa, negli ultimi tempi si ha una percezione più alta della Roma fuori dai confini del Grande Raccordo Anulare. Tant’è. Si diceva, 300 punti. Il conteggio parte da quando i giallorossi sono tornati a frequentare in pianta stabile il podio del campionato, ovvero dalla Serie A 2013-2014. Da allora la formazione capitolina è sempre arrivata almeno a quota 70 e non è mai scesa oltre il terzo gradino. 85 punti il primo anno, 70 il secondo, 80 il terzo e 65 quest’anno (numero parziale alla ventinovesima giornata). Non è dato sapere se anche al termine del torneo in corso si resterà nelle prime tre posizioni, ma il margine di sicurezza sulla Lazio quarta (+8) può far guardare con ottimismo alla possibile qualificazione in Champions (diretta o meno). Ammesso che i biancocelesti di Inzaghi vincano le restanti 9 gare, servirebbero altri 20 punti – sui 27 a disposizione – per avere l’aritmetica certezza dell’Europa che conta.

In Italia solo la Juventus ha sforato il tetto dei 300, arrivando a 353. I 53 punti di differenza sui capitolini certificano il dominio bianconero nell’ultimo quinquennio con cinque scudetti di fila. Ma se la Juve è oggettivamente la più forte, il discorso cambia se si vanno ad analizzare i dati degli altri competitor nazionali. A 300 punti non ci è arrivato nessun altro: il Napoli (286), la Fiorentina (241), l’Inter (237), la Lazio (236), il Milan (219). Nessuno. Non solo, la Roma nel corso degli anni ha maturato 14 lunghezze più del Napoli, 59 sulla Fiorentina, 63 sull’Inter, 64 sulla Lazio, addirittura 81 sul Milan. Nonostante opinionisti stimati come l’ex CT azzurro Arrigo Sacchi continuino a sponsorizzare la causa milanese: “Milan e Inter sono le uniche che potrebbero contrastare la Juve. Roma e Napoli non hanno storia”. Sarà, ma le statistiche parlano chiaro e misurano il presente. La media punti romanista in un campionato si è attestata a 75, mentre nelle 143 partite disputate siamo a 2,097. Questo per quanto riguarda l’Italia. E nel resto d’Europa chi altro ha fatto più di 300 punti? Contando i campionati più competitivi del continente, Premier League, Liga, Ligue1 e Bundesliga, solo cinque squadre sono davanti alla Roma. Si tratta di – in ordine di punteggio – Paris Saint Germain (336), Barcellona (335), Real Madrid (334), Bayern Monaco (319), Atletico Madrid (311). Invece, seguendo il medesimo criterio, alle spalle della Roma ci sono Manchester City e Chelsea (288), Monaco (287), Arsenal (275), Liverpool e Tottenham (262), Manchester United (252), Lione (251), Siviglia (248), Borussia Dortmund (241).

In Inghilterra nessuno è arrivato a 300, ma la Premier è un torneo più equilibrato rispetto agli altri e nel 2016 ha dovuto fare i conti con l’exploit del Leicester che ha scombinato le solite gerarchie. È un fatto che la Serie A sia livellata verso il basso con poche eccellenze, ma anche in Liga la dittatura Barca-Real è una realtà consolidata e difficilmente attaccabile. Discorso simile per Francia e Germania dove Paris e Bayern comandano senza troppe difficoltà, a parte la recente leadership del Monaco in Ligue1. La Roma fa eccezione solo in una regola: chi ha totalizzato più di 300 punti nel periodo preso in considerazione, ha conquistato almeno un titolo nazionale. Ed è un peccato perché in questo lasso di tempo la Roma ha fatto sue il 62% delle gare disputate. Significa che su 143 partite di Serie A ne ha vinte 89, pareggiate 33 e perse 21. In altre parole, la chiave degli ultimi quattro anni è stata la programmazione del club. 300 punti in Serie A non si fanno per caso.

Chi è Monchi

Yuri Oggiano – Ramon Rodriguez Verdejo, o semplicemente Monchi, sarà il prossimo direttore sportivo della Roma. Lo spagnolo ha partecipato ad un summit, con i vertici giallorossi tra cui il Presidente Pallotta in quel di Londra, per cominciare a mettere nero su bianco i progetti per la prossima stagione.

Monchi, nato a San Fernando nel 1968, può essere definito il Re Mida dei direttori sportivi, tutto quello che compra lo rivende ad un prezzo molto alto generando una quantità infinita di plusvalenze, se ne calcolano oltre 300 milioni di euro al Siviglia che nel suo periodo ha vinto 5 Europa League, una Supercoppa UEFA, una Supercoppa di Spagna ed una Coppa del Re.

Tra i grandissimi colpi del futuro diesse della Roma troviamo tra i più recenti Bacca, Gameiro e Krychowiak, andando nel passato Reyes e Jesus Navas, nel mirino giallorosso per la sessione estiva di mercato, e il gioiello della sua incredibile campagna in Spagna, Sergio Ramos venduto poi al Real Madrid per 27 milioni di euro.

L’andaluso, per fare questo tipo di mercato, utilizza i mesi che succedono la sessione estiva, da fine agosto a dicembre. Monchi, insieme ai suoi collaboratori, studia tutti i campionati e a fine mese stila una top 11 della competizione, sfoltendo così la rosa dei giocatori visionati, arrivando a circa 400. Con l’anno nuovo si parte per tagliare ancor di più la lista, ogni calciatore selezionato viene messo sotto gli occhi attenti di alcuni membri dello staff di Monchi. Tale profilo viene poi studiato in vari contesti, dalle partite in casa e fuori, fino ad arrivare agli avversari incontrati. Completata la descrizione c’è finalmente il confronto con l’allenatore, non sempre si riesce a prendere la prima scelta ma i giocatori sono comunque di qualità, Fazio, Keita, Perotti, Kanoutè per citarne qualcuno.

Pallotta spera che Monchi possa replicare tutto questo alla Roma, giovani forti per creare una squadra competitiva, colpi a basso costo inaspettati per avere una rosa completa e di qualità ma soprattutto degli acquisti che nel futuro potranno permettere di generare plusvalenze, vero ossigeno per le casse giallorosse. I tifosi sperano e nello stesso tempo sognano, il mito di Monchi sta per sbarcare a Roma e forse le possibilità di vincere un trofeo, ripercorrendo le orme del Siviglia, aumentano sempre di più.

Yuri Oggiano