Focus tattico. Come e perché Schick può giocare esterno

Gianluca Notari – “Essere o non essere, questo è il problema” recitava l’Amleto di Shakespeare. Che il drammaturgo avesse previsto l’arrivo di Schick alla Roma? Sembra decisamente pretenzioso. Eppure, da giorni, non si fa altro che ragionare su questo annoso problema: ma Schick può essere l’esterno giusto per Di Francesco? E la risposta sembra essere piuttosto semplice se lo si è visto giocare per più di qualche volta. Se non ci si lascia spaventare dal fisico imponente del ceco (1.88 cm d’altezza) si può facilmente leggere quale sarà la sua collocazione tattica in questa stagione. Quella che si vede qui sotto è la mappa cromatica dei palloni giocati dall’attaccante: dove i riquadri sono più scuri, maggiore è stata la presenza del giocatore palla al piede.

Stesso schema – Gli scenari più probabili sono almeno due, ed in entrambi i casi la posizione iniziale di Schick sarebbe quella di esterno destro nel 433 che mister Di Francesco sembra decisamente restìo ad abbandonare anche in casi di estrema necessità (si pensi ad esempio alla partita contro l’Inter di sabato, quando la difesa a tre sembrava la scelta più consona). Nel primo caso – esplicato anche piuttosto chiaramente da Adani di Sky Sport nel post gara contro i nerazzurri – all’ex Sampdoria il mister chiederà un movimento a mezzaluna partendo dall’esterno: ricevendo palla per poi scaricarla sul compagno accorrente (presumibilmente il terzino destro, la mezzala o il regista), Schick può andare a posizionarsi poco sotto a Dzeko. A questo punto, se il marcatore avversario lo ha seguito, si crea lo spazio per offendere sul fronte destro d’attacco: lì dovranno essere bravi il terzino destro e la mezzala destra della Roma ad inserirsi per arrivare al cross. Se invece il terzino sinistro avversario non seguisse Schick la linea difensiva rimarrebbe intatta, ma si creerebbe un mismatch al centro, dove il ceco ed il bosniaco potrebbero far valere la loro strapotenza fisica e mettere in difficoltà la retroguardia avversaria. Il secondo caso, invece, ruota intorno alla figura di Dzeko: il nove giallorosso ha, in passato, sempre giocato in coppia con un altro attaccante (Grafite al Wolfsburg, Aguero al Manchester City), il che lo ha reso il magnifico giocatore che tutti conosciamo. Condividere con Schick il fronte d’attacco potrebbe quindi rappresentare un valore aggiunto per lui: in una Roma che pecca un po’ in qualità, dove l’unico giocatore di fantasia è Perotti, Dzeko potrebbe scivolare qualche metro più in basso aiutando il centrocampo nella manovra e, soprattutto, attirando su di sé uno se non due difensori avversari, lasciando quindi molto spazio alle sue spalle in cui sia Schick sia Perotti potrebbero creare scompiglio. Chiariamoci: Dzeko non sarà certo il trequartista dell’undici di Di Francesco, il solo pensiero di allontanarlo dall’area di rigore è delittuoso. Il bosniaco però viene spesso incontro alla squadra per creare gioco, ed è sempre lui a ricevere palla spalle alla porta dalle retrovie. Per questa sua caratteristica, Dzeko è il compagno perfetto per Schick, il quale può sfruttare lo spazio che il compagno può creare con il suo movimento.

Pro e contro – Ovviamente Schick non è un’ala pura come la si pensa nell’immaginario comune. Difficilmente punterà il fondo per andare al cross, mentre molto spesso si troverà ad accentrarsi per ripiegare sul piede preferito e cercare il dialogo con i compagni. L’aspetto su cui maggiormente si concentrerà il mister sarà la fase difensiva: il lavoro svolto fino ad oggi da Defrel è stato molto prezioso, anche se passato sotto traccia. Non è da dimenticare che la Roma, sia contro l’Atalanta che contro l’Inter ha vissuto le maggiori difficoltà proprio nel momento in cui il francese è stato sostituito. Perciò anche Schick dovrà sacrificarsi in fase difensiva, ma naturalmente nessuno gli chiederà di fare il tornante.

La squadra – La particolarità nel creare una coppia di attaccanti così offensiva come quella della Roma sta il centrocampo: evidentemente mister Di Francesco si fida molto della sua linea mediana, ed è certo che non appena tutti e tre entreranno nel top della forma saranno in grado di sorreggere il tridentissimo Perotti-Dzeko-Schick senza troppi sforzi. Bisognerà solamente oliare qualche meccanismo e dare tempo a Strootman e Nainggolan di metabolizzare i propri doveri in mezzo al campo. In più non vanno dimenticati i terzini, elemento imprescindibile nello scacchiere del tecnico abbruzzese: la probabile coppia titolare Kolarov-Karsdorp, in attesa del rientro di Emerson Palmieri, garantisce corsa e qualità in entrambe le fasi, utili per dare sfogo alla manovra su entrambe le corsie esterne nei casi in cui sia Perotti che Schick convergano verso il centro del campo. Le idee per esaltare il ceco di certo non mancano a mister Di Francesco, e le qualità della squadra non potranno far altro che esaltarne gli interpreti migliori. Con buona pace dei detrattori, che si convinceranno di come Schick sia un ottimo esterno d’attacco.

Gianluca Notari