Roma-Lazio 3-1: le pagelle. Pellegrini show totale, Kolarov li punisce al 71°. Fazio croce e delizia, ora l’Europa

Simone Indovino – Non c’è occasione migliore rispetto a un derby per scacciare (speriamo definitivamente) il momento negativo che la Roma si è trascinata dietro per troppe settimane. Vero che all’inizio la squadra sembra timorosa, ma col passare dei minuti si scioglie. Pastore lascia il campo per infortunio, e al suo posto entra Pellegrini. Sarà lo sliding doors che cambierà la storia della partita. Il gol di tacco a fine primo tempo muta l’inerzia del match, facendo andare i giallorossi a riposo in una condizione psicologica favorevole. Un erroraccio di Fazio rischia di compromettere quanto di buono fatto, ma è l’ex Kolarov a fare la voce grossa su punizione e regalare il nuovo vantaggio. Ci pensa lo stesso difensore argentino a farsi perdonare e a siglare la rete della sicurezza.

ROMA

Olsen 6 – Ha poco da fare sul gol subito, messo in condizione avverse dal compagno. Per il resto una buona gestione delle uscite e dei tiri che lo fanno uscire dal torpore dei primi 60 minuti.

Santon 7.5 – Una piacevolissima conferma quella dell’ex Inter che in una partita così delicata gioca una delle sue migliori prestazioni assolute. Ferma le avanzate avversarie, riparte con grande corsa e tecnica. Ha anche il merito di procurarsi la punizione su cui Fazio insacca grazie a un perfetto anticipo su un avversario.

Manolas 7 – Tanto, tantissimo cuore per il greco che prende per mano Immobile e non lo lascia praticamente mai. Lotta come un leone su tutti i palloni e termina la gara stremato.

Fazio 6.5 – Comandante per quasi tutta la partita, errore clamoroso che fa scendere i fantasmi in campo, di nuovo Comandante quando si trova al momento giusto nel posto giusto e insacca di testa. Facciamo finta di dimenticarci quello svarione?

Kolarov 7.5 – Un gol dell’ex al derby è una delle cose più goduriose, passateci la licenza stilistica, che possano accadere. Con la sua bomba ristabilisce le gerarchie in campo e poi corre come un matto per esultare. Si, l’impressione è che il passato alla Lazio è proprio dimenticato.

De Rossi 6.5 – Esce acciaccato, probabilmente perché nei 70 minuti disputati aveva dato veramente tutto. La seicentunesima presenza è festeggiata con una vittoria splendida.

Nzonzi 6.5 – Poco appariscente, sostanzioso fino a scoppiare. Tantissima quantità in mezzo al campo da parte del francese, che gestisce con calma olimpica tantissime situazioni anche delicate. Smista con attenzione il pallone per tutta l’ampiezza del campo.

Florenzi 7 – Quanto ha corso Alessandro, un pendolino su e giù per la fascia. Nella prima frazione di gioco si limita ad aiutare in difesa, nel secondo tempo si prende diverse licenze ed offende al meglio. Peccato per quell’occasione non sfruttata per un piccolo ritardo al tiro.

Pastore 6 – 37 minuti prima di arrendersi, purtroppo, a un ulteriore problema fisico. I difensori della Lazio gli vanno spesso sopra fisicamente, ma quando ha la palla tra i piedi la manovra della Roma guadagna in qualità.

El Shaarawy 6 – Se avesse avuto quel pizzico di cattiveria in più avrebbe certamente timbrato il cartellino. È comunque prezioso nel far ripartire l’azione e conferisce tanto aiuto in retroguardia.

Dzeko 6.5 – Non riesce a trovare la via del gol, pur avendo una ghiottissima occasione da lui stesso creata. Questo lo fa innervosire un po’, ma come richiesto dal tecnico, è sempre parte della manovra. Illumina spesso per i compagni, in particolare brillantissimo l’assist che Florenzi non riesce a sfruttare.

Lo.Pellegrini 8 – Non sappiamo se questi 60 minuti circa basteranno a far cambiare del tutto le future prestazioni del centrocampista, ma oggi è da premio Oscar. Gol di tacco, punizione del vantaggio procurata con un grande inserimento, assist per Fazio nel finale. Basta così?

Cristante 6.5 – Finalmente un ingresso in campo con gli attributi. Sfrutta al meglio la sua brillantezza fisica rispetto agli avversari e permette alla Roma di guadagnare campo nel finale.

J.Jesus s.v. – Non fa altro che contribuire al risultato finale con un po’ di legna.

Di Francesco 7.5 – A conti fatti avrebbe dovuto fare bottino pieno tra Frosinone e Lazio per salvare la sua panchina. Missione compiuta, la sua Roma sembra finalmente aver trovato una quadratura ma guai ad abbassare la guardia, perché già martedì c’è uno snodo decisivo nel girone di Champions League.

Simone Indovino

SERIE A – Il derby è della Roma! Battuta la Lazio 3-1 (VIDEO)

(Keivan Karimi) – La Roma si rialza e trova il successo nella partita più sentita. Vittoria per 3-1 dei giallorossi sul campo della Lazio, in un match dominato dagli uomini di Di Francesco, finalmente ben schierati in campo e abili anche a ripartire dopo il momentaneo pareggio subito.

Una gara tesa e iniziata bene dalla Lazio di Inzaghi, che prova a spingere ma senza mordente, mentre la Roma costruisce le palle-gol migliori sull’asse Pastore-El Shaarawy-Florenzi. Ma il vantaggio arriva con una genialata di Lorenzo Pellegrini al 44′, entrato al posto dell’infortunato Pastore e abile col tacco, marchio di fabbrica del ‘Flaco’, a trovare il gol dell’1-0.

Nella ripresa i giallorossi sembrano in controllo, ma un errore madornale di Fazio regala il pareggio ad Immobile che non perdona. Ma la Roma riparte a testa bassa e con una punizione dell’ex Kolarov che fa esplodere la Sud. Nel finale arriva anche il 3-1 di Fazio, che si fa perdonare e trova la zuccata vincente per un derby meritatamente giallorosso.

Francesco Totti e l’addio a calcio

Lavinia Colasanto – Francesco Totti si racconta. La biografia, scritta insieme a Paolo Condò, ripercorre a 360° la storia del Capitano: nonno, padre, figlio o fratello di ogni singolo tifoso romanista. Leggendolo, sembra di sfogliare l’album dei ricordi di famiglia a tavola, il giorno del tuo compleanno: via Vetulonia, Mazzone, Bianchi, Zeman, il 2001, il rapporto con Cassano, il 2006, Spalletti parte prima, Luis Enrique e Spalletti parte seconda. Quasi tutto già noto. Alcuni passaggi però, quelli dell’uomo e non del calciatore, non li conosciamo. «Sono imbarazzato davanti a manifestazioni d’affetto che mi lusingano oltre ogni limite, ma che qualcosa mi costano. – scrive Totti – Succede ancora oggi: quando entro con la squadra in uno stadio, in un aeroporto, in un albergo, e tutti corrono da me. In quei momenti vorrei scavarmi una buca e sparire: non gioco più, ora i protagonisti sono altri, andate da loro e caricateli di amore come avete fatto con me per venticinque anni. Andate da Daniele (De Rossi, ndr), è lui adesso il nostro capitano». Si è tanto parlato in questi anni del suo rapporto con ‘Capitan Futuro‘, che ormai è capitan presente. Il loro rapporto è spiegato nei capitoli finali del libro in cinque parole: «Quanto ci vogliamo bene, Daniele». 

AMERICAN DREAM – Totti non si sofferma troppo sulla cessione della società, ma riguardo il primo tecnico scelto, Luis Enrique, si espone e racconta i pensieri dopo le sue dimissioni: «Provo un dolore lancinante (…). Luis Enrique mi lascia qualcosa dentro. Il ricordo di una persona vera. Lo abbraccio, abbiamo entrambi gli occhi umidi (…). Se potessi dargli un po’ della mia capacità di vivere in questa città lo farei subito». E pensare che l’ex numero 10 ha rischiato di non iniziare quella stagione con i giallorossi, lo spiega attraverso un dialogo telefonico con Baldini, non quello uscito poche ore fa, quando Totti aveva smesso di giocare, ma un altro, quando era ancora un calciatore della Roma. Baldini: «Guarda Francesco, fosse per me io ti venderei»Trovami una squadra, io non ho problemi», risponde il Capitano. «Non posso, (…) ti vogliono tutti, quindi non ti vendo», chiosa l’ex dirigente.

SPALLETTI PARTE SECONDA – Le aspettative su Luciano Spalletti, racconta Totti, erano positive. Il rapporto tra loro, senza scendere troppo nei dettagli, è diventato insostenibile per entrambi. Il culmine del loro litigio arriva il giorno dopo l’intervista del Capitano ai microfoni della Rai. «Che cosa devo fare io, adesso?», chiede il mister. «Mister ha sentito l’intervista? Guardi che Vito l’ha registrata…», replica Totti. Spalletti: «Non me ne frega niente dell’intervista, conta quello che c’è scritto qui, sui giornali». Totti risponde: «Guardi che io di lei ho parlato soltanto bene, è alla società che ho chiesto più rispetto».  L’allenatore però non ci crede e manda il numero 10 a casa, cacciandolo da Trigoria. Francesco subisce la punizione più umiliante e dice: «Molto bene, accetto la sua punizione. Vedremo se sarò io o lei a pagarne le conseguenze». Dopo un altro botta e risposta a forza di decibel, il mister dice: «Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di quando eri insostituibile». La chiusura di Totti è da brividi: «Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui con una missione (cacciarlo, ndr), portala a termine!».

«SPERAVO DE MORI’ PRIMA» – Quando Totti è sui gradini, prima di entrare sul rettangolo di gioco per il giro di campo e per gli ultimi saluti,  vive il momento più difficile: «Penso al mio passato. Penso e rivivo vittorie, sconfitte, infortuni. La privazione è lancinante. Una mutilazione». Sugli ultimi cinque minuti della gara contro il Genoa, dopo il gol di Perotti, l’ex numero 10 spiega il paradosso che stava vivendo: «Devo perdere gli ultimi cinque minuti della mia carriera. Io, che se potessi di minuti ne giocherei altri cinquemila (…). E’ finita. Sento allargarsi dentro di me un buco enorme, una voragine da togliere il respiro». In chiusura spiega le sue prospettive: rubare con gli occhi il mestiere a Monchi. Si vede nell’area tecnica: «Perché, lasciatemi dire, i campioni li riconosco al volo, o comunque prima degli altri. Mi basta uno stop, un tiro o un dribbling per sapere quanto calcio ci sia dentro un ragazzo». Il prossimo numero 10, magari, in qualche campetto della Capitale, lo troverà lui.

Lavinia Colasanto