Chi è Paulo Fonseca, il nuovo allenatore della Roma

Alice Dionisi La Roma annuncia il nuovo tecnico, il terzo nel 2019. Dopo l’esonero di Eusebio Di Francesco e l’ingaggio di Claudio Ranieri, chiamato a traghettare la squadra fino al termine della stagione, il club ha scelto: sarà Paulo Fonseca a guidare il gruppo nella nuova stagione. Nonostante l’arrivo del direttore sportivo Petrachi e le chiamate di Francesco Totti, Antonio Conte ha scelto l’Inter e i giallorossi, dopo aver incassato i “no” di Gasperini, Giampaolo e Mihajlovic, hanno virato sul tecnico ex Shakthar Donetsk. Ricordato per essersi presentato vestito da Zorro in conferenza stampa dopo la vittoria in Champions League contro il Manchester City che gli ha permesso il passaggio agli ottavi di finale (dove poi è stato eliminato proprio dalla Roma di Eusebio Di Francesco), l’allenatore dovrà fare i conti con una società che si sta riorganizzando, dopo gli addii di Totti e De Rossi. “Paulo è un allenatore giovane e ambizioso -ha dichiarato il presidente Pallottacon esperienza internazionale, mentalità vincente ed è conosciuto per la sua idea di calcio coraggiosa e offensiva che potrà entusiasmare i nostri tifosi”. Fonseca ha firmato con i giallorossi un contratto biennale, con opzione di rinnovo per il terzo. Nato in Mozambico nel 1973, oltre alla guida tecnica dello Shakhtar (con cui ha vinto 3 campionati, 3 coppe d’Ucraina e una Supercoppa) in carriera ha allenato anche Pacos Ferreira, Braga e Porto, vincendo una Supercoppa portoghese con il Porto nel 2013 e una Coppa del Portogallo con il Braga nel 2016. “Sono entusiasta e motivato dalla sfida che ci aspetta e non vedo l’ora di incontrare i nostri tifosi e di cominciare a lavorare. Credo che insieme potremo creare qualcosa di speciale” sono le parole del tecnico, chiamato a riportare la Roma in Champions League dopo il fallimento della scorsa stagione. Gioco offensivo basato sul possesso palla e sul ruolo fondamentale dei terzini, schierati in un rigoroso 4-2-3-1, per adattarsi al calcio italiano forse Fonseca dovrà rivedere qualcosa in fase difensiva.

Alice Dionisi

Primavera, Inter-Roma 3-0. Giallorossi eliminati: i nerazzurri volano in finale grazie ad Esposito e Colidio

(Jacopo Venturi) – Finisce in semifinale l’avventura della Primavera di Alberto De Rossi. La Roma viene battuta per 3-0 dall’Inter: a Sassuolo decidono la doppietta di un grande Esposito ed il rigore di Colidio. Sopratutto il primo è stato una costante spina nel fianco della difesa romanista: questo è stato evidente soprattutto in occasione della rete del 2-0, quando ha concluso un contropiede micidiale dei nerazzurri guidato Persyn. Il giocatore nerazzurro ha poi servito Esposito, che ha superato Greco con un bel gol in diagonale dal limite dell’area. Da sottolineare che nei minuti finali è stato espulso Cargnelutti. I nerazzurri venerdì in finale affronteranno l’Atalanta. 

(Jacopo Venturi)

Lucas Verissimo, più una buona riserva che un titolare fisso

Luca Fantoni – Il lupo perde il pelo ma non il vizio, o meglio, il direttore sportivo cambia squadra ma qualche pallino se lo porta dietro. È ormai di un anno fa il tram tram mediatico per un possibile arrivo di Lucas Verissimo al Torino. Il ds Petrachiera vicino a chiudere la trattativa ma poi le alte richieste del Santos ne hanno fermato lo sviluppo. Se però lo scorso anno la caratura della squadra (metà classifica) e la stagione del giocatore e dei brasiliani (quarto posto e quasi tutte le partite da titolare) ne potevano giustificare l’acquisto, ora in una piazza come Roma e dopo una stagione come quella appena passata dal Peixe, lo stesso possibile acquisto appare un po’ una forzatura. Nello scorso Brasileirão il Santos ha gravitato sempre nelle zone basse della classifica, concludendo al decimo posto (classifica molto corta con la prima retrocessa a 8 punti dai bianconeri), e il difensore centrale ha giocato solamente 14 partite, chiuso da Gustavo Henrique, il titolarissimo, e da Luiz Felipe e David Braz, utilizzati nelle rotazioni insieme a Verissimo.

CARRIERA E CARATTERISTICHE TECNICHE – Lucas Verissimo fa il suo esordio nel Santos non giovanissimo, a 20 anni (in Brasile di solito si esordisce dai 16/17). Piano piano, complice qualche infortunio dei titolari, si guadagna il posto nell’undici iniziale e mette a referto anche alcune prestazioni niente male come quelle nella doppia sfida contro l’Atletico Paranaense nella Libertadores 2017 dove, nel match di ritorno, salva un gol praticamente a porta vuota, mettendo in ghiaccio la qualificazione ai quarti. Riesce ad avere un ottimo posizionamento difensivo soprattutto sui cross e anche nell’uno contro uno si fa valere. La sua altezza (quasi 1.90) sicuramente lo aiuta in tutte le situazioni aeree ma non lo fa neanche sfigurare per quanto riguarda la velocità. Non brilla in fase di impostazione, il piede è discreto ma nulla di eccezionale. Pecca sotto il profilo tattico, giocando in un campionato come quello brasiliano dove tranne un paio di squadre (Gremio su tutte) la tattica non è sicuramente un aspetto preminente. Sarà necessario un periodo di ambientamento nel campionato italiano e, se alla fine dovesse arrivare, Fonseca dovrà fare un grande lavoro su di lui.

PIÙ CASTAN MENO MARQUINHOS – Se dovessimo paragonare Verissimo a due vecchi acquisti brasiliani della Roma, troveremmo delle somiglianze più con Castan che con Marquinhos. Il giocatore in forza attualmente al Paris Saint Germain arrivò in giallorosso a soli 18 anni (6 anni in meno), da semi sconosciuto ma con un potenziale importante. Verissimo ha già quasi 24 anni, tecnicamente è un giocatore completamente diverso e in Brasile si è già fatto un nome. Per certi versi sarebbe un acquisto simile a quello di Leandro Castan ma anche qui ci sono delle differenze molto importanti da sottolineare. Castan firmò con la Roma non dopo una stagione deludente dal punto di vista personale o di squadra, ma si presentò come titolare di un Corinthians che in due anni era riuscito a vincere Copa Libertadores e Brasileirão. In conclusione, Verissimo può essere un discreto acquisto ma non per una cifra superiore ai 5-6 milioni e soprattutto, per quello che ha dimostrato fino a questo momento, non è pronto per fare il titolare inamovibile in una squadra che milita in un campionato come la Serie A e che punta ad essere protagonista, sia in Italia che in Europa.

Luca Fantoni

Ismaily, un brasiliano ‘europeo’. Il terzino adatto per Fonseca

Luca Fantoni – È il 13 marzo del 2018 quando la Roma batte lo Shakhtar Donetsk e si qualifica ai quarti di finale di Champions League dove poi scriverà la storia contro il Barcellona. Gli ucraini escono dalla competizione a testa alta, mettendo in mostra giocatori interessanti come Fred (finito al Manchester United), Bernard e Ismaily. Il terzino brasiliano è l’arma in più della squadra di Fonseca. Nella partita di ritorno, in cui la Roma pensa soprattutto a verticalizzare e colpire in contropiede mentre lo Shakhtar gestisce il possesso palla, le più pericolose azioni ucraine arrivano proprio dalla sinistra grazie alla costante proiezione offensiva di Ismaily. La sue prestazioni in quella stagione europea (anche un gol contro il Manchester City) attirarono l’interesse della Juventus che voleva comprarlo in caso di partenza di Alex Sandro.

CARRIERA – Ismaily Gonçalves dos Santos nasce nel 1990 nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, una regione che, contrariamente alle tradizioni carioca, non brilla certo per tradizione calcistica. All’epoca giocava attaccante nella squadra del suo paese, l’Ivinhema, e grazie ai suoi gol, ci mette poco a farsi notare e si trasferisce prima al Desportivo Brasil, dove inizia a giocare terzino, e poi in prestito al São Bento in serie B. È dopo questa stagione che Ismaily arriva in Europa, a soli 19 anni. Insieme ad una dozzina di altri giocatori del Desportivo Brasil viene mandato all’Estoril, nella seconda serie portoghese, per permettergli di abituarsi al calcio europeo. Qui gioca tutte le partite da titolare e si guadagna la chiamata dell’Olhanense prima e del Braga poi. Nel 2013 viene acquistato dallo Shakhtar Donetsk per 4 milioni di euro e va a rinforzare la colonia brasiliana creata e sviluppata da Lucescu. Diventa subito un punto fermo degli ucraini anche se nel 2014 rischia seriamente di lasciare la squadra (insieme agli altri sudamericani) a causa dello scoppio della guerra del Donbass. Rassicurato dallo spostamento della squadra a Charkiv, continua la sua avventura in arancionero con la definitiva consacrazione che arriva con la guida tecnica di Fonseca. In Nazionale ha avuto la sfortuna di giocare nello stesso ruolo di Marcelo, Alex Sandro e Filipe Luis quindi ha collezionato solo una convocazione senza però mai scendere in campo.

NELLO SCACCHIERE DI FONSECA – Ormai l’arrivo di Fonseca a Roma è quasi ufficialee in una prospettiva di gioco basata sul possesso palla a tutto campo e sullo sfruttamento degli esterni, un giocatore come Ismaily potrebbe essere utilissimo. Nella stagione appena conclusa ha raggiunto quota 12 assist in tutte le competizioni, confermando la sua già nota propensione per la fase offensiva. Nel campionato ucraino e spesso in Champions League ha dimostrato di essere affidabile anche quando si tratta di difendere. Il campionato italiano tatticamente è di un altro livello e questo potrebbe essere un rischio anche se ormai Ismaily, grazie al suo precoce trasferimento in Europa, ha poco del terzino brasiliano tipico più adatto a offendere. A sponsorizzarlo ci ha pensato anche l’ex giocatore della Roma Zago che ai microfoni de Il Corriere dello Sport ha detto: “Ho lavorato con lui per due anni, è un terzino che sa difendere molto bene, diverso dai terzini brasiliani a cui piace di più attaccare. Lui è completo nelle due fasi. È un professionista di alto livello”. L’adattamento nella capitale non dovrebbe essere un problema e per un costo intorno ai 15 milioni (una cifra superiore potrebbe risultare eccessiva) rappresenterebbe un buon colpo, un terzino affidabile che si esalta nel gioco di Fonseca.

Luca Fantoni

Fonseca e la Roma che verrà: si punta sul 4-2-fantasia

(K.Karimi) – Tutti gli indizi portano a Paulo Fonseca. A meno di colpi di scena dell’ultima ora sarà il portoghese classe ’73 il nuovo allenatore della Roma, che nel tortuoso casting per scegliere il dopo-Ranieri ha deciso di puntare tutto su questo tecnico che dalle nostre parti è conosciuto poco, se non per quell’incrocio contro i giallorossi nella Champions League 2017-18 alla guida del suo Shakhtar Donetsk.

In attesa di sviluppi ed ufficialità è interessante capire come Fonseca fa giocare le proprie squadre, prendendo in esame in particolare due esperienze da allenatore da considerarsi positive: quella alla guida del Braga nel 2015-2016 e le successive tre stagioni come mister dello Shakhtar, squadre regina d’Ucraina. In entrambi i casi, seppur con moduli leggermente diversi, Fonseca ha espresso un calcio propositivo, fantasioso e molto tecnico, scarseggiando però nell’equilibrio di squadra e nella compattezza difensiva.

A Braga il tecnico portoghese amava schierare i suoi con una sorta di 4-2-4 molto aggressivo: linea difensiva a quattro, una costante nella sua carriera, due mediani (Luiz Carlos e Vukcevic) poco dinamici ma complementari, due ali d’attacco vere e proprie come Santos e Rafa Silva oltre a due punte strutturate ma mobili ad agire in tandem, in questo caso la ‘bandiera’ bragense Wilson Eduardo e Rui Fonte (o l’egiziano Hassan).

A Donetsk invece Fonseca ha puntato su un 4-2-3-1 maggiormente ‘europeo’, sulla falsa riga della proposta tattica lasciata da Mircea Lucescu: confermata la difesa a quattro e i due mediani solidi Fred e Stepanenko. Poi una linea di trequartisti tutto estro e fantasia, di solito di origine brasiliana. I tifosi romanisti ricorderanno i patemi d’animo arrivati da Bernard, Marlos e Taison, schierati teoricamente come due esterni ed un centrale ma liberi di scambiarsi la posizione e non dare punti di riferimento. Infine un solo centravanti, forte fisicamente ma tutt’altro che statico (Ferreyra o Junior Moraes).

Roma è ipotizzabile vedere Fonseca riproporre questa sorta di 4-2-fantasia come impianto di base, in particolare per due motivi: 1) la rosa giallorossa è ricca di calciatori, da Zaniolo a Under passando per Pastore e Pellegrini, abili a giostrare sulla trequarti senza problemi. 2) Il 4-2-3-1 è il modulo che ha portato maggiore fortuna ad entrambi, a Fonseca per l’appunto durante i tre anni ucraini e alla Roma stessa che con questo modulo nella prima era Spalletti ha portato a casa gli ultimi trofei della sua storia.

Ma cosa servirà sul mercato per agevolare il lavoro di ‘Zorro’ Fonseca? Dando per scontato che in difesa (situazione di Manolas a parte) la struttura appare adeguata, a centrocampo servirà un calciatore più completo e di livello internazionale, più dinamico di Cristante e più abile a verticalizzare di Nzonzi. In pratica un ‘nuovo De Rossi’ non certo semplice da reperire (proprio il ‘suo’ Fredwhy not?) anche se l’abbassamento di Pellegrini sulla mediana è un’ipotesi più che fattibile. Poi una punta che sappia dialogare con i compagni ed essere letale quando lanciata in profondità: dati per scontati l’addio a Dzeko e l’inaffidabilità di Schick, la dirigenza della Roma dovrà essere brava a scovare il numero 9 ideale e moderno. Consigli? Rodrigo del Valencia e Kai Havertz del Bayer Leverkusen.