2019 chiuso in bellezza: la Roma schianta 4-1 la Fiorentina

(Keivan Karimi) – I tifosi della Roma possono sognare e passare le festività natalizie nel migliore dei modi. Tutto grazie all’ultima grande vittoria del 2019, un successo esterno sulla Fiorentina che consolida il 4° posto in classifica.

Roma meritevole del piazzamento Champions, ma che stasera al ‘Franchi’ dimostra tutte le sue qualità odierne: saper soffrire, dominio territoriale e cattiveria sotto porta.

Il 4-1 sulla Fiorentina è risultato giusto e straripante. I viola, privi del duo Chiesa-Ribery, partono aggressivi nell’anticipo del venerdì sera. Ma la squadra di Paulo Fonseca dimostra saggezza e cattiveria. Non a caso al primo affondo Edin Dzeko colpisce: al 19′ Pellegrini inventa, Zaniolo rifinisce e il bosniaco punisce Dragowski da due passi.

Raddoppio immediato: punizione al limite conquistata da Zaniolo. Come al solito si presenta in battuta Aleksander Kolarov che supera la barriera col suo classico sinistro magico e trova l’angolino. 2-0 e partita già in ghiaccio.

La Fiorentina nel finale di tempo ha un moto d’orgoglio: un’azione ben orchestrata da Castrovilli porta al tiro Caceres. Una deviazione favorisce Milan Badelj che non sbaglia e prova a riaprire il match.

Nella ripresa però la Roma si comporta da squadra matura. Controlla l’eventuale ritorno di fiamma toscano e chiude i conti appena possibile. Il gol che taglia le gambe alla Fiorentina è di Lorenzo Pellegrini: il migliore in campo dialoga con Dzeko e mette alle spalle di Dragowski la terza rete.

Chiude i conti l’ex Nicolò Zaniolo, che in campo aperto non può sbagliare col suo piattone sinistro e stabilisce uno splendido poker, che vendica il clamoroso 7-1 subito dalla Roma al Franchi in Coppa Italia a gennaio scorso.

Un successo che dà ottimismo e fiducia alla banda Fonseca, sempre più in zona Champions League e pronta a vivere un 2020 da protagonista.

Il tabellino del match:

FIORENTINA (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Caceres; Lirola (83′ Sottil), Pulgar, Badelj, Castrovilli (83′ Eysseric), Dalbert; Boateng (66′ Pedro), Vlahovic. All. Montella.

ROMA (4-2-3-1): Pau Lopez; Florenzi, Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout; Zaniolo (90′ Spinazzola), Pellegrini (86′ Under), Perotti (76′ Mkhitaryan); Dzeko. All: Fonseca.

Arbitro: Orsato di Schio

Marcatori: 19′ Dzeko, 21′ Kolarov, 34′ Badelj, 73′ Pellegrini, 88′ Zaniolo.

Viaggiando nella Hall Of Fame: Sergio Santarini, il libero che ha fermato Pelè

Pagine Romaniste (F. Belli) – Lo stoico Epitteto diceva : “Nessuno è libero se non è padrone di se stesso”. L’uomo veramente libero quindi può scegliere di fare una cosa piuttosto che un’altra, anche se sbagliata. La chiave di tutto è la scelta. E così nel gergo calcistico il “libero” è il difensore che, sciolto dall’obbligo di marcare un avversario, può tenere la palla e impostare l’azione come un vero e proprio regista arretrato. Ruolo nato in Svizzera negli anni 30′ col Servette di Rappan, ha raggiunto poi il culmine col suo più celebre interprete Beckenbauer, salvo poi cessare di esistere col fuorigioco e la difesa a zona. E’ un ruolo, quello del difensore libero, che ha rivoluzionato il calcio. A Roma questa rivoluzione è stata importata da Sergio Santarini. Cresciuto calcisticamente nel Rimini, si fa notare in un’amichevole col Venezia che l’aveva richiesto solamente per l’occasione contro il Santos. In quella partita, a 20 anni, marca il giocatore più forte del mondo Pelè in maniera formidabile, senza concedergli il minimo spazio. Viene così notato e poi acquistato dall’Inter di Herrera, che lo ha impiegato come sostituto dello storico libero nerazzurro Armando Picchi. E cosi quel giovane stopper si trasforma in libero, imparando dal compagno di reparto.

L’arrivo a Roma e la rivoluzione col barone

Quando il mago prende il treno in direzione Roma, che è sempre il treno più bello che parte da Milano, se lo porta con se, preferendolo a “Core de Roma” Losi. Ma la svolta arriva col barone. Come lo stesso Santarini dirà: “Ora mi torna in mente il ritiro di Brunico. Proposi a mister Liedholm di modificare il nostro sistema di gioco. Accettò immediatamente, aggiungendo con il suo sorriso e il suo modo di fare: ‘Però… mi date una mano?!’. Insieme a lui, e lo dico con sincera umiltà, siamo stati i primi a rivoluzionare il calcio italiano lanciando il modulo a zona. Grandi critiche agli inizi, ma la strada da seguire sarebbe stata quella. Scelgo questo episodio perché la Roma, altrimenti, non sarebbe diventata quello che è diventata”. Una rivoluzione, quella di cui Santarini fu ideatore e in parte artefice, che porterà la Roma a vincere lo scudetto nel 1983. Uno scudetto che non vedrà mai, perché se ne era già andato al Catanzaro. Non è ormai così giovane da reggere la difesa a zona, non a caso già nell’ultima stagione aveva perso il posto da titolare. Ma come dirà Falcao al termine di quella cavalcata gloriosa: “Se oggi abbiamo vinto lo dobbiamo anche a tutti quelli che hanno iniziato il lavoro con noi tre anni fa. Mi riferisco a Santarini…”. Questa è la storia di “Santa“, un vero e proprio sognatore, perché senza sogno non esiste la rivoluzione. Pagine Romaniste (F. Belli)