Roma alla spagnola: arrivano Villar e Perez

(Jacopo Venturi) – Dalla Spagna a Roma, arrivano Gonzalo Villar e Carles Perez. La Roma chiude il suo calciomercato invernale con due colpi iberici, simili per alcuni versi, molti diversi per altri. La prima similitudine sta nel fatto che sono entrambi acquisti per il presente ma anche per il futuro della Roma: sono giovani e di buona prospettiva, magari non immediatamente pronti al 100% per il contesto della Serie A. Qualche anno fa a gennaio la Roma prese Perotti ed El Shaarawy, giocatori pronti e subito incisivi. Villar e Perez saranno di sicuro utili alla causa ma è evidente che la Roma li abbia presi non solo per completare la rosa, ma anche per puntarci nelle prossime stagioni. Detto ciò però i due sono giocatori molto diversi. A prescindere dal ruolo, Carles Perez è un giocatore con un’esperienza molto più importante rispetto a quella di Villar: il primo viene dal Barcellona e ha giocato la Champions; il secondo non ha nemmeno mai giocato in una massima serie, venendo dall’Elche, che milita nella seconda divisione spagnola. Questo influirà evidentemente sia sull’apporto che entrambi potranno dare a Fonseca nel breve sia sul tipo di lavoro che dovrà essere fatto individualmente con uno e con l’altro.

(Jacopo Venturi)

De Rossi si maschera e assiste al derby in Curva Sud. Un amore viscerale per la Roma

Alice Dionisi – Una truccatrice professionista e il derby da spettatore, accanto i tifosi che lo hanno sempre amato. Attraverso un video pubblicato dalla moglie Sarah su Instagram, Daniele De Rossi rivela di essersi mascherato per poter assistere in incognito alla stracittadina, insieme all’amico Valerio Mastrandea. Parrucca, occhiali, cappello e sciarpa, così l’ex calciatore ha coronato il suo sogno e si è seduto sui seggiolini della Curva Sud allo Stadio Olimpico.

L’addio da calciatore alla sua Roma il 26 maggio 2019, ma mai da tifoso. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, a seguito della breve parentesi con il Boca Juniors, il numero 16 torna nella Capitale e non perde l’occasione per ribadire, ancora una volta, il suo amore per i colori giallo e rosso. Nel corso della sua carriera, più di 600 presenze con il club, De Rossi ha più volte scaldato il cuore dei tifosi con le sue dichiarazioni.

Nella conferenza stampa in cui annunciava il suo “addio” alla Roma, disse: “Sulla mia decisione di rimanere sempre fedele a questa squadra non tornerei indietro, non cambierei una virgola”. Inizia a giocare in prima squadra l’anno dopo lo scudetto, senza mai riuscire a conquistare il titolo da protagonista, ma nel corso della sua carriera vince con i giallorossi due volte la Coppa Italia e una volta la Supercoppa. Si laurea campione del Mondo con la nazionale italiana nel 2006, segnando uno dei rigori decisivi con la Francia.

La frase che descrive meglio la meravigliosa storia d’amore tra De Rossi e la Roma l’ha detta lui stesso: “Ho un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera”. Dopo la vittoria per 3-0 sul Chelsea nella fase a gironi in Champions League, nella stagione della cavalcata giallorossa fino alla semifinale contro il Liverpool, i commentatori della gara nel post-partita gli chiesero se in serate come quella ringraziava di essere romanista. La risposta, di classe: “Noi non viviamo serate di gloria in Champions League, io ricordo ancora la vittoria sul Chelsea di dieci anni fa. Abbiamo preso tante batoste, ma dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7-1”.

Protagonista della rimonta per 3-0 al Barcellona, da capitano, con la C maiuscola, si è preso la responsabilità di andare a calciare il rigore -quello del secondo gol- dopo l’autorete nella gara d’andata al Camp Nou. “Ai compagni ho detto, ‘se loro [i tifosi, ndr] ci credono, dobbiamo crederci come loro. Male che vada non passiamo, le tragedie sono altre’. Una delle serate più belle della mia carriera”.

“La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma” (Roma-Inter 2-1, 2010).
“Io sono di proprietà dei tifosi della Roma” aveva dichiarato nel 2018, quegli stessi tifosi che, nonostante la situazione delicata, ha voluto rassicurare anche nella sua conferenza stampa di addio: “Tanti dicono per strada: ‘Ha smesso Francesco, se smetti anche tu siamo rovinati’, ma la Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, forse la cosa più dolorosa per un tifoso della Roma, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.

Alice Dionisi

Viaggiando nella Hall of Fame: Francesco Rocca, il drammatico calvario “Kawasaki”

Pagine Romaniste (F. Belli) – Ci sono storie che vale la pena raccontare per quello che sono state. E poi ci sono storie che vale la pena raccontare più per quello che sarebbero potute essere, come quella di Francesco Rocca. Un terzino sinistro brillante costretto ad appendere gli scarpini al chiodo troppo presto, a 26 anni, a causa di un maledetto infame infortunio al ginocchio. Riavvolgiamo il nastro però: il ragazzo di San Vito Romano viene notato dalla Roma ed entra nelle giovanili nel 1971. Mancano cinque anni dall’inizio dell’incubo. La sua principale dote è la forza nella progressione palla al piede, nessuno riesce a fermarloGiorgio Rossi, storico massaggiatore del club passato a miglior vita poco tempo fa, ricorda come nelle amichevoli l’avversario diretto di Rocca doveva essere regolarmente sostituito perché non in grado di proseguire. L’esordio in campionato è datato 25 marzo 1973 a San Siro contro il Milan. Si tratta di un giocatore fisicamente superiore, come notato dall’allora capitano Cordova“Francesco, se corri così forte quando arrivi in fondo non trovi nessuno”. L’anno successivo esordisce anche nella Nazionale maggiore col ct Fulvio Bernardini contro “l’arancia meccanica” di Cruijff e compagni. “Fuffo” gli dice: “Qualsiasi cosa accada, ricordati che sei il più forte“. E’ vero. Nessuno riesce a fermare “Kawasaki“, soprannominato così dai tifosi giallorossi come le potenti moto giapponesi in voga quegli anni.

L’infortunio e il calvario

E poi arriva quel maledetto 10 ottobre 1976. Cesena-Roma, dopo tre minuti di gioco un avversario lo colpisce in scivolata. E’ un contrasto duro, ma sembra non sia successo nulla di che. Sembra. Il giorno dopo il ginocchio si gonfia e Francesco inizia a preoccuparsi. Il 16 ottobre è in programma una gara di qualificazione al mondiale contro il Lussemburgo e Kawasaki vuole giocare. Può scendere in campo, lo dicono i medici. E gioca. Ma gioca male attirandosi le critiche di stampa e tifosi. Ancora non si è consumato il fattaccio. Dopo due giorni torna ad allenarsi e i legamenti saltano. “Si era rotto tutto, legamento crociato anteriore, collaterale, menisco, capsula articolare e cartilagine. Avrei dovuto finirla lì”, ricorderà più tardi. Torna dopo mesi contro il Perugia ma a luglio il ginocchio si rigonfia. Si opera altre tre volte tra agosto del 77′ e il giugno del 78′, ma il calvario non finisce. Enzo Bearzot dirà: “Chi più di Francesco Rocca sarebbe stato l’uomo ideale per la mia Nazionale? Un fisico da leone, un fiato da vendere. Lo perdiamo per via di un ginocchio a pezzi dopo che avevo deciso che era lui uno dei miei punti fermi“. Si ritira nel 1981, un anno prima del successo azzurro al Mondiale di Spagna e due prima del tricolore giallorosso. Una storia interrotta all’origine e un calvario che lo tormenta ancora oggi. Infatti come ha dichiarato recentemente è da 40 anni, da quel 10 ottobre del 1976, che ogni sera si mette il ghiaccio sul ginocchio per attenuare l’insopportabile dolore. Un triste monotono gesto ormai quotidiano che rievoca le brutte sensazioni di quegli anni.  E’ questa la storia di Francesco Rocca, un uomo reso dal dolore più grande di quanto avrebbe voluto. Pagine Romaniste (F. Belli)

Mercato Roma, tripletta in entrata

Alice Dionisi – Ha inizio l’avventura romana del nuovo acquisto scelto dal ds giallorosso Petrachi per rinforzare la rosa della Roma. Il brasiliano Roger Ibanez è sbarcato nella Capitale e ha svolto le consuete visite mediche nella clinica di Villa Stuart, prima di firmare il contratto con il club. Il difensore arriva in prestito gratuito dall’Atalanta, dove ha collezionato appena 2 presenze in un anno, per 18 mesi, fino a giugno 2021. Il suo riscatto è fissato a 8 milioni di euro, con pagamento variabile in base al raggiungimento di determinati obiettivi. Inoltre la Roma si impegna a riconoscere ai bergamaschi il 10% del prezzo di cessione qualora essa avvenga entro giugno 2024, o di un milione più il 10% se dopo tale data.

Concluso il capitolo difesa, Petrachi si è mosso anche a centrocampo: Gonzalo Villar del Fraile, classe 1998, proveniente dall’Elche (Segunda División), è atteso a Roma in giornata, per poi svolgere le visite mediche domani. Il mercato dei giallorossi rimane in terra spagnola, perché continuano i contatti con il Barcellona per Carlez Perez. A Trigoria attendono la risposta del club catalano dopo il summit: la Roma ha offerto 15 milioni per l’esterno d’attacco, ma non intende concedere ai blaugrana il diritto di recompra. Non solo arrivi, ma anche partenze: Mirko Antonucci andrà in prestito secco per sei mesi al Vitoria Setubal, in Portogallo.

Alice Dionisi

 

Una grande Roma pareggia il derby per la papera di Pau Lopez e la mancanza di cinismo

Pagine Romaniste (F. Belli)Come all’andata il derby della Capitale termina 1-1. Decidono due errori difensivi da entrambe le parti: Dzeko di testa sfrutta l’uscita sbagliata di Strakosha, poi però arriva il pari di Acerbi che è bravo a farsi trovare pronto nell’area piccola e a sfruttare l’indecisione di Pau Lopez. I giallorossi riescono a fermare la striscia positiva di 11 vittorie consecutive in campionato dei biancocelesti: con questo pareggio la squadra di Fonseca si riporta al quarto posto in classifica a +1 sull’Atalanta.  La Roma ha preso sin da subito il controllo del gioco tenendo le linee alte e strette e dominando come non si vedeva da un pezzo. 69% di possesso palla per il giallorossi che si sono fatti vedere 8 volte dalle parti di Strakosha nel primo tempo. La Roma dopo il primo gol ha preso entusiasmo ed è andata vicina al raddoppio due volte sfruttando anche la gran vena di Under. A svegliare la Lazio ci poteva pensare solo Pau Lopez. Dopo qualche minuto è arrivato il palo di Pellegrini. Anche nel secondo tempo i giallorossi hanno preso in mano il match ma hanno evidenziato i soliti limiti sotto porta. In mezzo anche un rigore annullato da Calvarese per fallo di Patric su Kluivert. Momento nostalgia: quindici anni fa, in un Roma-Lazio terminato 1-1, c’erano sette romani tra campo e panchina: De Rossi, Totti, Curci, Bovo, Firmani, Liverani e Di Canio. Oggi quella romanità tipica della stracittadina della capitale si è un po’ persa. A Trigoria andati via Totti e De Rossi, sono rimasti Pellegrini e Florenzi, ma soltanto il primo è sicuro di giocare, mentre a Formello c’è il solo Cataldi, infortunato. Questa l’analisi a fine gara di Fonseca: “Avremmo meritato di vincere, è vero, così come la Lazio all’andata. Sono triste, il calcio è questo, ma molto orgoglioso di questa squadra. Con questo atteggiamento e questo spirito diventa facile credere nel futuro della Roma. La papera di Pau Lopez? E’ stata una situazione infelice, ma sono cose che capitano. In altre partite lui ci aveva salvati perché è un grande portiere“.

Francesco Belli

Derby: Roma, prova di carattere. Ma l’errore di Pau Lopez…

Alice Dionisi Finisce 1-1 il derby della Capitale tra Roma e Lazio. Stesso risultato ottenuto all’andata, ma scenario differente. Era dalla stagione 2002/2003 che la stracittadina non finiva in parità entrambe le volte. A settembre, Fonseca, appena alla seconda partita sulla panchina della Roma, aveva sofferto la pressione dei biancocelesti, pur riuscendo a portare a casa il pareggio. All’Olimpico si presenta la Lazio da favorita, reduce dalla vittoria contro la Sampdoria per 5-1, ma sono i giallorossi a fare la partita. Al 26’ Edin Dzeko sfrutta il cross di Cristante e beffa Strakosha, firmando la rete del vantaggio della Roma, ma non passano neanche 10’ prima che il risultato venga portato nuovamente sulla parità. La Lazio sfrutta il calcio d’angolo e l’errore di Pau Lopez, che sulla linea della porta non riesce a bloccare il pallone deviato da Santon e regala ad Acerbi l’occasione di pareggiare la partita. La partita termina 1-1 ma la Roma rimpiange le occasioni sprecate e gli errori sotto porta, che non le hanno permesso di portare a casa la vittoria nonostante la superiorità espressa sul campo di gioco. Inzaghi incassa il punto conquistato e ammette: “La Roma è stata più brava di noi, ha fatto una grande partita, ha vinto i duelli individuali. Ho fatto i complimenti a Fonseca, ma la Lazio ha saputo soffrire”. Il portoghese coccola i suoi “Siamo stati coraggiosi”, ma c’è il rammarico per il pareggio “Non rispecchia quello che si è visto in campo. Pau Lopez ha fatto un’uscita infelice, ma resta un grande portiere”. Nel frattempo, il nuovo acquisto Roger Ibanez si è recato nella clinica di Villa Stuart per svolgere le visite mediche, nei prossimi giorni sono attesi anche Villar e Carles Perez.

Alice Dionisi

 

La Roma mette la testa fuori dal buco: l’1-1 del derby manda segnali positivi

(Jacopo Venturi) – In un 2020 iniziato malissimo per la Roma, il pareggio nel derby è la migliore delle notizie. La Roma ha giocato la sua miglior partita dall’inizio dell’anno solare, ma non solo. Lo ha fatto contro un’avversaria lanciatissima come la Lazio di Inzaghi e meritando probabilmente i tre punti. La partita funge dunque da termometro per capire due aspetti fondamentali di questa squadra. Il primo è che non ha raggiunto quel grado di maturità e di consapevolezza che sembrava avere solo un mese fa: la formazione di Fonseca è capace di giocare partite autorevoli, con idee e personalità, come quella di ieri, dopo tre brutte uscite, ma anche di fare il contrario. Il secondo aspetto è che, in valori assoluti, la Roma non ha nulla da invidiare alle prime della classe. E questa considerazione si riempie di amarezza se letta alla luce della precedente. Perché la Roma di quest’anno, mai troppo continua, dà sempre l’idea di potersela giocare con tutti, ma poi non lo fa quasi con nessuno. Sarà dunque una rincorsa complicata quella al posto in Champions League, ma se il futuro prossimo dei giallorossi va interpretato considerando quest’ultima prestazione, Fonseca ha qualche elemento per essere più fiducioso rispetto a quanto non lo fosse qualche giorno fa.

(Jacopo Venturi)

Falsa partenza per la Roma: fuori dalla Coppa Italia, Zaniolo ko e le sconfitte in campionato segnano un gennaio da dimenticare

(Jacopo Venturi) – Cinque partite, tre sconfitte, un brutto infortunio e un’eliminazione della Coppa Italia. Se aveste detto a un tifoso della Roma che l’anno solare 2020 sarebbe iniziato così, non vi avrebbe creduto, o quantomeno non vi avrebbe voluto credere. E anche a ragione. Perché la Roma aveva chiuso alla grande il 2019, aveva dato segnali di crescita e anche la classifica le sorrideva. L’impatto con il 2020 però è stato devastante. Le due sconfitte in campionato contro Torino e Juventus (entrambe in casa) pesano, ma la cosa che sicuramente incide di più è l’infortunio al crociato di Nicolò Zaniolo. Non solo il numero 22 sarà indisponibile per mesi, ma non c’è nessuna certezza su come tornerà. La vittoria contro il Parma in Coppa Italia è stata del tutto inutile, dato che dopo una settimana la Juventus con un netto 3-1 ha buttato i giallorossi fuori dalla competizione, obiettivo svanito anzitempo anche quest’anno. La vittoria contro il Genoa, una delle squadre più in crisi del campionato, è un segnale positivo, ma la Roma sembra aver perso qualche certezza. Ora la partita emotivamente difficile nel periodo più difficile, il derby. Vedremo se la Roma si farà sopraffare dal momento o se avrà invece la forza di reagire.

(Jacopo Venturi)

Viaggiando nella Hall Of Fame: Arcadio Venturi, il leader dell’annus horribilis

Pagine Romaniste (F.Belli) – “Signore e signori, da questo momento la Roma è in serie B. Ma la Roma non si discute, si ama. Sempre”. E’ questa la frase più brutta che almeno una generazione di romanisti ha sentito. L’ha pronunciata Renato Rascel al Sistina annunciando l’unica retrocessione in Serie B. San Francesco diceva che un raggio di sole è sufficiente a spazzare via molte ombre, e Arcadio Venturi è il raggio di sole di quell’annus horribilis. Lui, che quella discesa l’ha vissuta sulla sua pelle in prima persona: “La città reagì molto male. Ci fu un vero e proprio scandalo, si diceva che alcuni giocatori non si impegnassero perché frequentavano ambienti poco consoni alla vita di uno sportivo. E la cosa non era poi così distante dalla realtà. Avendo iniziato da poco fui quello che risentì meno della retrocessione, se a livello societario la situazione era disastrosa, la stagione 1951/1952 per me fu una delle più importanti, dato che al termine del campionato potei disputare le Olimpiadi in Finlandia. Si, perché quel formidabile mediano e all’occorrenza mezzala, che dopo poco sarà anche capitano, è il primo giallorosso del dopoguerra a essere convocato in Nazionale. Poi continua: “Sull’annata di B ho un flash: giocavamo a Messina, nel vecchio stadio Celeste, e ci venne assegnato un calcio di rigore effettivamente non nitidissimo. Io ero il rigorista e lo realizzai tra i fischi assordanti del pubblico. Valse la vittoria e per me era un orgoglio”.

La sconfitta di Piombino e la promozione

Effettivamente in quella stagione ogni trasferta era un po’ speciale, perché tantissimi tifosi romanisti seguivano la squadra in piccoli stadi di categoria. Come quella contro il Piombino, evocata recentemente dl portiere del club toscano Cardinali“È stato sicuramente l’evento più importante a livello sportivo per l’intera città. In quella partita lo stadio si riempì all’inverosimile. C’erano ufficialmente 12.000 spettatori, non so come fecero ad entrare. La maggior parte dei romanisti vennero in treno, arrivando in città sin dalle prime ore dell’alba. Negli anni successivi la giornata non verrà dimenticata neanche a Roma, basti pensare alle dichiarazioni di Franco Evangelisti (presidente del club nel 1965) che dichiarò di amare talmente tanto la Roma da averla seguita persino in Serie B, avendola vista perdere a Piombino”. La sconfitta di Piombino come una medaglia al valore per ogni tifoso romanista appartenente a quella sfortunata generazione di mezzo tra i primi due scudetti. A fine stagione arriva la promozione grazie a una sola lunghezza di distanza dal Brescia e la Capitale festeggia come fosse un tricolore. Né i tifosi né capitan Venturi hanno mai abbandonato la barca: “Quell’anno, nonostante la Serie B, ci seguivano in massa ovunque e lo Stadio Nazionale era sempre pieno. Quando giocavo male con la Roma mi sentivo male”. Perché le emozioni si bruciano, i sentimenti si vivono. Pagine Romaniste (F.Belli)

Spinazzola: “Io rotto? Mi sembra una follia”

Alice Dionisi – Da ceduto all’Inter a titolare nella gara al Marassi contro il Genoa, Leonardo Spinazzola ha risposto sul campo ai dubbi sulla sua condizione fisica. “Ormai sto alla Roma e penso alla Roma, il direttore ha già parlato, non voglio aggiungere altro” ha dichiarato il terzino nel post-partita contro i rossoblù, dove i tifosi giallorossi lo hanno votato come migliore in campo. “Io rotto? Mi sembra una follia, sto bene. Mi sono allenato da solo a Milano e l’ho fatto quando sono tornato a Roma”. Il calciatore non si è lasciato amareggiare da quanto successo con l’Inter, anzi, è tornato nella Capitale con la giusta motivazione e Fonseca l’ha premiato con un posto da titolare. “Sono tornato con una carica di rabbia, perché mi hanno detto che sono rotto, che sono difettoso. Sono chiacchiere. Gioco nella Roma, ho giocato nella Juventus e nell’Atalanta, gioco in Nazionale. Tutti i medici sono incompetenti? Tutti i direttori, tutti i presidenti, tutte le società sono incompetenti? Mi sembra esagerato. Sono sereno anche di testa, oggi ho corso fino alla fine, mi ha dato una grossa carica”. La squadra di Fonseca ritrova la vittoria in campionato battendo il Genoa 3-1, Spinazzola non riesce a mettere a segno la rete personale, ma il cross da cui nasce l’autogol di Biraschi porta la sua firma. Apre le danze Cengiz Under al 4’, poi l’autorete per il 2-0, ma sullo scadere del primo tempo Pandev segna il gol dell’1-2. Nella ripresa Pau Lopez salva il risultato con un intervento su Goldaniga, poi ci pensa Dzeko a chiudere la partita al 74’. Rimane ottimo il rapporto tra il terzino e i compagni: “Ho passato la settimana della moda a Milano. Quando sono tornato mi sono ripresentato e tutti mi hanno dato il benvenuto come nuovo giocatore, sono così. Tutti ci tengono, mi faccio voler bene perché sono sempre allegro e educato, non rispondo mai male a nessuno, sono amico di tutti. Ci tenevano che oggi facessi una grande partita”. Non ha deluso le aspettative.

Alice Dionisi