Derby: Roma, prova di carattere. Ma l’errore di Pau Lopez…

Alice Dionisi Finisce 1-1 il derby della Capitale tra Roma e Lazio. Stesso risultato ottenuto all’andata, ma scenario differente. Era dalla stagione 2002/2003 che la stracittadina non finiva in parità entrambe le volte. A settembre, Fonseca, appena alla seconda partita sulla panchina della Roma, aveva sofferto la pressione dei biancocelesti, pur riuscendo a portare a casa il pareggio. All’Olimpico si presenta la Lazio da favorita, reduce dalla vittoria contro la Sampdoria per 5-1, ma sono i giallorossi a fare la partita. Al 26’ Edin Dzeko sfrutta il cross di Cristante e beffa Strakosha, firmando la rete del vantaggio della Roma, ma non passano neanche 10’ prima che il risultato venga portato nuovamente sulla parità. La Lazio sfrutta il calcio d’angolo e l’errore di Pau Lopez, che sulla linea della porta non riesce a bloccare il pallone deviato da Santon e regala ad Acerbi l’occasione di pareggiare la partita. La partita termina 1-1 ma la Roma rimpiange le occasioni sprecate e gli errori sotto porta, che non le hanno permesso di portare a casa la vittoria nonostante la superiorità espressa sul campo di gioco. Inzaghi incassa il punto conquistato e ammette: “La Roma è stata più brava di noi, ha fatto una grande partita, ha vinto i duelli individuali. Ho fatto i complimenti a Fonseca, ma la Lazio ha saputo soffrire”. Il portoghese coccola i suoi “Siamo stati coraggiosi”, ma c’è il rammarico per il pareggio “Non rispecchia quello che si è visto in campo. Pau Lopez ha fatto un’uscita infelice, ma resta un grande portiere”. Nel frattempo, il nuovo acquisto Roger Ibanez si è recato nella clinica di Villa Stuart per svolgere le visite mediche, nei prossimi giorni sono attesi anche Villar e Carles Perez.

Alice Dionisi

 

Di Francesco e Inzaghi preparano il derby: “Partita a se’ che va oltre la classifica”

(Keivan Karimi) – Il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco parlerà quest’oggi in conferenza stampa da Trigoria alla vigilia del derby romano contro la Lazio in programma domani alle ore 15 allo Stadio Olimpico.

La Roma è ripartita contro il Frosinone. Derby possibile svolta?
“È lunga la stagione, ma la partita è importantissima per dare continuità. Il derby è partita a sé e dobbiamo avere il desiderio di vincere per ridare entusiasmo”.

Contro il Frosinone possibile svolta tattica?
“C’è ancora tanto da lavorare, però posso lavorare su due sistemi di gioco. Lo sapevo in partenza, è ovvio che molto dipenda dall’atteggiamento in campo, che fa sempre la differenza”.

Manolas ha recuperato?
“Se il sistema sarà quello non lo so, vivo sempre nel desiderio di poter mandare in campo chi è più opportuno. Manolas è da valutare, ha avuto fastidi generali. Tra oggi e domattina decidiamo, oggi è un giocatore in dubbio”.

Possibile quarta partita in pochi giorni per De Rossi.
“Per lui non è un sacrificio. Se chiediamo ai giocatori se vogliono giocare, dicono sempre di sì. De Rossi ha caratteristiche differenti da altri, è un passista, non uno scattista. La stanchezza più che fisica può essere mentale, ma De Rossi domani sarà il capitano”.

Dopo la vittoria col Frosinone ha parlato di un nuovo inizio. Nella sua testa c’è una Roma competitiva per lo scudetto?
“Attualmente no, e l’abbiamo dimostrato. Dobbiamo migliorarci giorno dopo giorno, credo nella crescita della squadra cercando di recuperare posizioni. A Roma di scudetti se ne son vinti pochini, siamo qui per cercare di recuperare. Questo recupero passa per questa partita, delicata e importante”.

Quanto è importante questa partita per il suo futuro?
“Per il futuro della Roma è molto importante, io rappresento la Roma e cerco di fare del mio meglio per portare avanti questa maglia che mi tengo stretta. Cercherò di fare di tutto perché la squadra, non Eusebio Di Francesco, possa portare avanti un determinato cammino di crescita”.

Quanto conterà El Shaarawy in questa partita?
“È in crescita, si sta assumendo responsabilità. Gli è mancata continuità nella partita, deve continuare e non smettere mai, bisogna dimostrare giorno dopo giorno di essere giocatori importanti”.

Dopo l’ultima partita gli attaccanti hanno reso merito al lavoro di De Rossi e Nzonzi. Sono diventati imprescindibili?
“Ci sono altri centrocampisti che possono fare questo ruolo come Cristante e Pellegrini. Giocando 4-2-3-1, alternerò anche loro in questo ruolo”.

In questo clima di contestazione, i tifosi hanno risparmiato l’allenatore. Si è dato una spiegazione di questa situazione? Si sente di dare un messaggio ai tifosi?
“Credo che la gente ce l’abbia con tutti, io faccio parte di questo gruppo. Se parliamo della Curva, ho ricevuto attestati di sostegno e di stima, questo mi fa piacere, ma ciò che mi interessa è che vengano applauditi i ragazzi. Sono loro che diventeranno protagonisti e ci fanno vincere le partite. I tifosi hanno sempre sostenuto la squadra, questo è il romanismo, credo che lo dimostreranno anche domani. Sta a noi trascinare questa gente, principalmente col modo di fare, l’atteggiamento, di combattere palla su palla. In alcune partite siamo mancati, non possiamo permettercelo”.

In questo momento, Cristante e Pellegrini possono essere aiutati stando lontano dai riflettori?
“Concetto validissimo per i giovani e per chi ha trovato difficoltà. Gli ambienti fanno la differenza, alcuni giocatori si devono adattare. Non so quello che fanno dalla mattina alla sera i giocatori, ma se stanno sui social o si caricano o si abbattono. Roma è una piazza particolare, bisogna avere qualcosina in più e la crescita permette loro di affrontare meglio le partite”.

Sul gol del 4-0, il movimento di Kolarov è uno dei pochi “alla Di Francesco” visti in questo inizio di stagione. La coppia Nzonzi-De Rossi, che garantisce copertura, è in grado di fare questo tipo di giocata?
“Dinamismo ce n’è, magari ci sono meno inserimenti. Anche se chiedo loro, in base alle situazioni di gioco, di accompagnare questa giocata, e Kolarov l’ha fatto molto bene. Può essere un’alternativa in mezzo al campo, sa fare tutti i ruoli, è un giocatore tecnico. Ma questi inserimenti li abbiamo fatti anche in altre occasioni, come Cristante contro il Chievo, o lo stesso Pastore che si è inserito molto bene. Quando si gioca con squadre che attaccano, più si riempie l’area e meglio è, chiederò a loro di accompagnare l’azione”.

Come si concilia giocare con Pastore e tre punte con la ricerca dell’equilbrio?
“Non è scontato che giochi in questo modo, anche per le tante partite che ci sono, magari ci sarà qualche sorpresa. A volte ci si difende bene anche attaccando, ci sono pro e contro in ogni cosa. Quel che tutto determina è il risultato. Mettere due giocatori dentro il campo è fondamentale, ti permette di prendere più ripartenze esterne, con un tempo in più per andare a difendere. Questo ci può aiutare. Sono fondamentali loro, è quello che sto ricercando”.

Cos’è che ha in più la Lazio in questo momento?
“Hanno fatto acquisti di esperienza, già pronti, da Badelj a Correa ad Acerbi, che è un giocatore di altissimo rendimento, devo fargli i complimenti. Pochi acquisti di esperienza e ha dato continuità a una squadra che ha fatto bene, con un sistema di gioco. Può essere un vantaggio. Stanno dimostrando di avere grande continuità, ma noi dobbiamo guardare a noi stessi”.

Dzeko è stato incisivo solamente alla prima giornata. Cosa si aspetta da lui qualora giochi domani?
“Ha avuto anche occasioni importanti per fare gol, quello che mi interessa è la grande partecipazione che deve avere alla nostra manovra. Partirà titolare e la ritroverà, darà un contributo come ha sempre fatto nelle grandi partite. Il contesto di squadra fa la differenza, lui ha le caratteristiche per poterlo fare, passa anche da sacrificarsi pensando anche un po’ meno al gol e più alla squadra”.

Nell’ultima partita Santon ha offerto una grande prestazione. Continuasse così, si potrebbe spostare Florenzi a centrocampo?
“Secondo me Ale fa molto meglio l’esterno basso o alto, che la mezzala. Ci vogliono caratteristiche precise, ci sono giocatori più bravi col riferimento sulla linea laterale e Florenzi è uno di questi. Abbiamo Karsdorp, che deve crescere e che si sta allenando con un piglio differente, e Santon che si sta dimostrando affidabile, anche se dirlo per 90 minuti è sbagliato. So che giocatori ho a disposizione, è molto importante”.

 

Ed ecco le parole di Simone Inzaghi, allenatore della Lazio:

Come si vince qusto derby?

“Sappiamo che il derby è una partita a se nel campionato, abbiamo avuto poco tempo, può essere stato un male da un certo punto di vista ma allo stesso tempo anche un bene, perché la Roma avrà lo stesso nostro tempo per prepararlo”.

Roma in difficoltà?

“Siamo all’inizio del campionato, può essere un momento come lo è stato per noi all’inizio del campionato. Vengono da una vittoria con il Frosinone giocata bene, verranno per fare una grande partita”.

4 punti di vantaggio sulla Roma.  Che segnale danno all’interno e all’esterno?

“Dobbiamo continuare in questo percorso, abbiamo iniziato non nel migliore dei modi però la squadra adesso sta accumulando certezze, veniamo da una serie di vittorie ma non dobbiamo fermarci perché è un campionato che corre molto velocemente”.

Quanto vale questa partita per le ambizioni della Lazio?

“Il derby a prescindere dalle ambizioni è una partita importantissima per noi e per i tifosi, vogliamo continuare la striscia di vittorie. Tuttavia incontreremo una grande squadra e la differenza in partite del genere possono farla la gestione dello stress e la fame che riusciranno ad avere i miei ragazzi, dovranno avere la fame giusta, perché obbiamo riuscire a portare a casa la vittoria”.

Che gara ti aspetti da parte della Roma?

“Abbiamo analizzato le ultime due partite, con il Bologna e con il Frosinone, e sono state due gare giocate diversamente dal punto di vista tattico, noi siamo pronti per entrambe le formazioni che schiereranno. Hanno giocato l’ultima con i due mediani e Pastore trequartista, ma possono giocare anche con il 4-3-3. Siamo pronti ad entrambi i moduli”.

È più forte il timore di subire le conseguenze di una sconfitta o la speranza di poter godere dell’entusiasmo che una vittoria potrebbe portare?

“Senz’altro vincere sarebbe una grandissima cosa, aumenterebbe la nostra autostima. Siamo comunque ancora alla 7a giornata, per fare bilanci è presto. Ad inizio campionato abbiamo avuto un momento no, la Roma ci è passata prima del Frosinone e i 4 punti di distacco non vogliono dire nulla”.

Luiz Felipe e Radu?

“Domani avrò tutta la squadra a disposizione ad eccezione di Lukaku. Per Radu abbiamo buone sensazioni; Luiz Felipe mancava dal 18 agosto contro il Napoli, aveva fatto solo un allenamento e mezzo prima di Udine, ha fatto 75 minuti molto buoni ma poi ha avuto un principio di crampi e ho preferito cambiarlo”.

Il gap tra Lazio e la Roma si è colmato?

“È quello che cerchiamo di fare, sulla carta il gap è rimasto ma noi vogliamo azzerarlo. Sappiamo che tutte le squadre di vertice si sono rafforzate ma io sono convinto della mia lazio, abbiamo inserito giocatori importanti che ci potranno dare la possibilità di cambiare come abbiamo fatto in questa settimana. Ricordiamo che sarà la terza partita in 6 giorni, tutte non semplici. Ho il bisogno di utilizzare tutti gli elementi della rosa, e quelli che ho utilizzato fino ad ora mi stanno dando buone risposte.”.

Commento sulla designazione arbitrale?

“Rocchi è l’uomo perfetto per queste partite, ha fatto il mondiale e ha arbitrato molti altri derby, aiuterà a far sì che la partita sia uno spettacolo”.

Moscardelli: «Grazie Totti per le emozioni che mi hai dato. Scudetto? La Roma c’è. Vinciamo il derby»

Simone Burioni – Davide Moscardelli, giocatore dell’Arezzo ma noto per la sua fede romanista, è stato intervistato dalla nostra redazione. Tra i diversi argomenti trattati, l’ex Bologna e Chievo ha parlato di Nazionale, di TottiDe Rossi e, immancabilmente, di derby. Queste le sue parole:

Due anni che sei ad Arezzo, come ti trovi?
Bene, molto bene. Soprattutto l’anno scorso ho fatto un buon campionato con la squadra, quest’anno stiamo trovando un po’ di difficoltà specialmente nelle partite in casa, l’opposto dell’anno scorso, quindi dobbiamo migliorare quello. Di strada ancora ce n’è da fare, speriamo di migliorare il prima possibile.

Hai iniziato come terzino sinistro, poi come sei finito in attacco?
Ero meno di un bambino quindi i miei ricordi sono da attaccante vero, forse stavo troppo avanti e al mister non piaceva questa cosa quindi mi ha spostato in avanti comunque è sempre stato il ruolo che mi piace di più anche perché il calcio si basa tutto sul gol, volevo un ruolo da protagonista.

29 agosto 2010. Il tuo primo gol in Serie A all’esordio contro il Catania. Ci racconti questa giornata?
Ho dormito poco prima e dopo. È un ricordo bellissimo, finalmente la Serie A a trent’anni, già solo quello era stupendo. Il pensiero era di godermi quella partita, poi è arrivato anche il gol e la vittoria quindi per un calciatore è stata la giornata perfetta.

La tua prima partita allo stadio Olimpico è stata all’addio di Bruno Conti. Com’è andata? Ti sei emozionato?
Si, ero veramente piccolo, ma mio padre mi ha portato per la prima volta allo stadio per una festa. Mi ricordo che per salire in tribuna Tevere dalle scalinate ho visto quello stadio enorme, tutta quella gente, è stata una grande emozione. È una delle poche cose che ricordo di quando ero bambino e rimarrà sempre dentro di me.

Veniamo alla Nazionale, ti aspettavi un fallimento del genere?
Nessuno se lo aspettava. Erano alla nostra portata, devo ancora metabolizzare perché sarà dura quando inizieranno i Mondiali, è un peccato, ma possiamo prendere questa cosa per iniziare una rivoluzione totale per tutto il movimento e ripartire dai giovani, dai vivai e da qualsiasi altra cosa. In questo l’Italia è forte, riesce a ripartire dalle cose più brutte e questa calcisticamente è la pagina peggiore del calcio italiano. Bisogna pensare a ripartire subito.

Daniele De Rossi ha lasciato la maglia azzurra. Vuoi mandargli un messaggio?
E’ stato un grande, lo è e lo sarà ancora per me. Mi spiace che ha chiuso così, come Buffon, Barzagli e gli altri veterani dopo tante partite in Nazionale, tante vittorie e anche qualche sofferenza. Però come giocatore e come uomo lo conosciamo, dà sempre tutto sia per la maglia della Roma che per quella della Nazionale. Dispiace che ha finito così, ma non ha niente da rimproverarsi perché ci ha sempre messo la faccia.

Che pensi della Roma di Di Francesco?
Penso che stia facendo un ottimo campionato, forse sopra le aspettative di tutti, però non è così strano perché ha sempre fatto bene come allenatore, poi conoscendo l’ambiente sapeva quanto potesse essere difficile, ma lui è andato avanti con le sue idee giustamente e adesso i frutti si stanno vedendo. L’importante è che continui così.

Una delle idee fondamentali di Di Francesco è il turnover. Da giocatore come vivevi questi continui cambi?
Se danno i risultati bene, perché quando arriva il risultato tutto passa in secondo piano, quella è la cosa principale. Penso sia un fatto di responsabilizzare tutti, ognuno si sente importante e tutti si sentono di dare qualcosa in più perché poi l’occasione arriva e se non la sai cogliere ci rimetti solo tu. Quello deve essere il pensiero del giocatore e credo sia quello che stanno facendo.

Quando giocavi contro la Roma come vivevi il pre-partita e la partita stessa?
Era un’emozione diversa, sentita di più. Poi quando inizia la partita queste cose vengono meno perché il pensiero è sempre quello di far bene per la tua squadra, ma prima era sicuramente un’emozione diversa.

L’attaccante della Roma è Dzeko. Che pensi del bosniaco?
Io sono sempre stato un suo ammiratore dato anche il ruolo. Il primo anno lo ha fatto un po’ così alla Roma, ma data la sua storia si poteva immaginare che avrebbe fatto un po’ di fatica. Poi anno scorso ha fatto vedere a tutti quello che è e quest’anno lo sta dimostrando di nuovo, ultimamente meno con i gol, ma con la prestazione che c’è sempre stata, con l’impegno di aiutare la squadra ed entrare sempre nel vivo del gioco che per una prima punta non è sempre facile o scontato. Mi piace molto per quello, poi per un attaccante il gol è tutto, ma la squadra giocando così crea tantissime occasioni anche per gli altri giocatori quindi lui riesce ad aiutare il gruppo per il risultato finale.

Che hai pensato durante l’addio al calcio di Francesco Totti?
Come te lo spiego? Ci sono cresciuto, è difficile. Si sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel giorno, è stata dura digerire e ancora lo è adesso. Quando vedi la Roma pensi sempre al capitano, è normale. Posso solo che ringraziarlo per le emozioni che mi ha regalato per una vita intera.

Da avversario com’era? Come lo si affrontava?
Sperando che non fosse in giornata, ma anche se non lo era il colpo da campione ce l’ha sempre avuto. O con un passaggio o con un tiro poteva risolvere la partita quindi attenzione massima su di lui che a volte neanche bastava perché con il pensiero e la tecnica era avanti.

Che dirigente può diventare?
Sicuramente non forte come è stato da calciatore. Potrà dare una mano ai giovani che si affacciano con questa società e con questa maglia, sarà molto importante e saprà dare dei consigli importanti soprattutto a loro.

Favorita per lo Scudetto? Le prime posizioni?
La Juve è quella da battere quindi ci si deve mettere per forza. Per quanto riguarda il gioco metto il Napoli che sta facendo un campionato importante. L’Inter per l’allenatore che ha in panchina, che conosciamo bene. Naturalmente ci metto anche la Roma. È più livellato, ci sono più squadre ma alla fine il pensiero va alla Juve e al Napoli, la Roma sta dietro ad aspettare qualche passo falso.

Oltre a Juve e Napoli nelle prime posizioni c’è anche la Lazio. Da giocatore quando giocavi contro di loro avevi qualcosa in più?
Si, pensavo di sì, ma da come sono andate le partite no, perché forse la sentivo troppo. Non ho fatto le mie migliori prestazioni. Peccato perché era una partita a cui tenevo tanto, quasi da dimenticare.

Passando alla Champions League, dove può arrivare la Roma dopo questo inizio folgorante?
Anche lì l’inizio è stato sopra le aspettative di tutti, può finire il girone da prima in classifica, sta facendo grandi cose anche in Champions League. Vediamo di passare questo girone, poi ulteriori considerazioni saranno fatte dopo l’abbinamento con la prossima squadra da affrontare.

Tu sei nato in Belgio come Nainggolan: che idea hai di questo giocatore e che avversario era in campo?
Era tosto (ride, ndr), era tosto già a 19 anni quando giocavamo insieme a Piacenza. Glielo dicevo sempre: hai una forza che neanche tu te ne rendi conto. Era ancora giovanissimo e adesso è uno dei centrocampisti più forti al mondo, quindi sono contento che sia rimasto a Roma e spero rimanga ancora per molto. Posso tifare per lui e per il Belgio in questo Mondiale, gli faccio sicuramente un grosso in bocca al lupo.

Sempre a proposito di Belgio, i rapporti con il ct Martinez ultimamente sono un po’ burrascosi. Ti sei fatto un’idea sul perché? Cosa diresti all’allenatore?
No, non ho la più pallida idea del perché di questo comportamento. Ultimamente lo ha richiamato, Nainggolan è un giocatore troppo importante per la Nazionale e per qualsiasi altra squadra, quindi dovrà fare un passo indietro e portarlo ai Mondiali perché non può fare a meno di un giocatore così.

Tornando al campionato, sabato c’è il derby. Come si avvicinano Roma e Lazio a questa gara?
Si avvicinano benissimo tutte e due, mi auguro sia un derby con uno stadio pieno e con tanta gente. Sicuramente una bellissima partita, sperando che alla fine si parli solo e soltanto di quello, poi il risultato mai come quest’anno potrebbe essere in bilico perché stanno tutte e due facendo un campionato fantastico. Sicuramente spero che vinca la Roma, lo vivo sempre con il pensiero che possa vincerlo ma i derby sono strani, potrebbe essere uno dei derby più belli degli ultimi anni.

C’è un derby a cui sei particolarmente legato?
Sono tanti. E’ scontato dire il 5 a 1 con i quattro gol di Montella, ma ne ricordo anche un altri non per forza vinti, come quello del 3 pari dove la Roma perdeva per 3 a 1, riuscì a fare il 3 pari e poi venne annullato a Delvecchio il gol del 4 a 3, mi ricordo quell’esultanza poi vana. Quello fu un derby vissuto dall’inizio alla fine come dovrebbe essere vissuto, poi il risultato magari ti penalizza ma durante la partita è quella l’emozione che ti deve dare un derby.

Sulle panchine di Roma e Lazio siedono due allenatori giovani ma molto bravi. La tua idea su Di Francesco ed Inzaghi?
Stanno facendo bene, Di Francesco aveva un ruolo difficile da prendere e Inzaghi lo stesso. Inzaghi sta facendo veramente bene e gli faccio i complimenti, la squadra lo segue e si fa ben volere da tutti, sa gestire bene il gruppo e giocano bene, ha fatto veramente un gran lavoro, così come Di Francesco. Anche in panchina quindi è un bel derby tra due allenatori che stanno facendo veramente bene, potrebbe essere una sfida nella sfida ma spero che la vinca mister Eusebio.

Risultato secco?
2 a 1 per la Roma.

Simone Burioni

2009, Roma-Lazio 1-0. Dalla delusione all’estasi. La notte indimenticabile di Marco Cassetti

Luca Fantoni – Spesso si parla di cos’è il destino, se esista o meno. I tifosi della Roma, in quel derby di inizio dicembre, ne hanno avuto la prova evidente. Cassetti era in panchina, non doveva entrare, eppure Mexes si è infortunato. All’epoca il terzino aveva 32 anni, aveva fatto la sua buona carriera in maglia giallorossa ma difficilmente sarebbe rimasto impresso per molto tempo nella memoria dei tifosi. Eppure, il destino, quel giorno, l’ha fatto entrare in campo e gli ha fatto decidere uno dei derby più belli degli ultimi anni. Dietro ad una grande sostituzione c’è sempre però un grande allenatore. In panchina sedeva Claudio Ranieri, in una delle sue prime partite, nella stagione dello scudetto sfiorato. In porta c’era Julio Sergio, protagonista anche lui. In difesa Burdisso e Riise giocavano sulle fasce con Juan e Mexes al centro. Il centrocampo a tre era formato da De Rossi, Pizarro e Perrotta mentre davanti agivano Menez, Vucinic e capitan Totti. La Lazio di Ballardini si schierava invece con un difensivo 5-3-2 con Muslera tra i pali, la difesa era formata da Lichsteiner, Diakitè, Stendardo, Radu e l’ormai romanista Kolarov. Brocchi, Baronio e Matuzalem giocavano alle spalle del duo d’attacco Mauri-Zarate.

LA PARTITA – Il derby è una partita calda per definizione. Quella del 2009 lo è stata forse troppo. Dopo le prime azioni di Juan e Zarate infatti, al 12° l’arbitro Rizzoli è costretto ad interrompere il match per sei minuti per il lancio di petardi in campo. Quando si riprende a vedere il calcio giocato, il primo pericolo è della Lazio. Julio Sergio è bravo a smanacciare un tiro-cross di Matuzalem. Al 43° il destino effettua il suo corso. Mexes accusa un leggero problema al ginocchio e chiede la sostituzione. Fa il suo ingresso in campo Marco Cassetti. Al 60° entra in scena il secondo protagonista di quella fredda ma dolcissima notte. Zarate anticipa Burdisso, rientra sul destro e calcia in porta prendendo il palo. Sulla respinta Mauri tira a botta sicura ma Julio Sergio decide di chiudere la saracinesca ed effettua un intervento degno della “parata del secolo” di Gordon Banks ai mondiali del ’70. Dopo quella prodezza i giallorossi si scuotono. Prima Perrotta impegna Muslera di testa poi, al 79°, Cassetti blocca Kolarov e riparte. Dopo una serie di passaggi la palla arriva a Vucinic che la mette in mezzo e trova lo stinco di quel terzino che da quel giorno diventerà uno dei beniamini della Curva sud. Nel finale viene espulso Pizarro ma alla Roma importa poco, il derby è giallorosso.

Sono passati 8 anni ed ora si parla di una sfida di alta classifica. Di Francesco, come Ranieri al tempo, è al primo derby da allenatore. Roma è una piazza particolare e, se dovesse arrivare un risultato negativo, potrebbe cancellare quanto di buono fatto fino ad ora da Dzeko e compagni. Il mister non deve essere intimorito. Questa è una di quelle partite che si vincono prima con la testa e poi con le gambe. Il destino ci ha già dimostrato che se qualcosa deve andare in un certo modo ci andrà, e tra i giocatori dei giallorossi ce ne sarebbero parecchi che meriterebbero un riscatto. Che sia Defrel, Schick o Bruno Peres, uno di loro deve entrare in campo e dimostrare perché gioca nella Roma. È finito il momento delle scuse, è arrivata l’ora di rimboccarsi le maniche e tirare le somme.

Luca Fantoni