Rewind, Roma-Torino. Il primo gol di De Rossi e la favola Totti

Alice Dionisi – Nell’attesa di poter vedere di nuovo la Roma in campo, ripercorriamo alcune partite storiche dei giallorossi in campionato nel corso degli anni. La vittima preferita in Serie A è il Torino, in 175 partite disputate i capitolini hanno vinto 73 volte, conquistando 265 punti totali contro i granata. Ad andare a segno il maggior numero di volte contro il Toro sono stati gli argentini Enrique Guaita e Pedro Manfredini (9 reti) seguiti da Rodolfo Volk, Roberto Pruzzo e Francesco Totti (8 gol). Tra i trasferimenti storici quello di Ruggiero Rizzitelli, che nel 1994 viene ceduto al club piemontese a causa del suo rapporto conflittuale con l’allenatore: “Mi spezzai il cuore da solo: non andavo d’accordo con Mazzone e dopo il primo anno, uno dei due doveva andare via”. Contro il Torino, il 10 maggio del 2003 arriva anche il primo gol in Serie A di De Rossi, tra le mura di casa dello Stadio Olimpico. Daniele ha 19 anni e sulle spalle non c’è ancora il numero 16, ma il 27. È la sua prima partita da titolare e trova la rete beffando Sorrentino in porta, poi replicherà nella stagione 2017/2018, con la fascia da capitano al braccio.

PARTITE

La prima vittoria arriva nella stagione 1928/29, la Roma dilaga e la partita termina 6-1. Nel 1933 il Torino incassa ancora più gol nei 90’ di gioco: una tripletta di Eusebio, una doppietta di Fasanelli e le reti di Costantino e Bernardini per il 7-1 finale. Quando i giallorossi conquistano per la prima volta il titolo nazionale nel 1941/42, al secondo posto in classifica, con appena 3 punti in meno, ci sono i granata, contro i quali la Roma non è riuscita ad andare oltre i due pareggi nell’arco della competizione. 3 dei 19 gol segnati dal capocannoniere del campionato 1962/63, Pedro Manfredini, sono arrivati contro il Torino quando l’argentino, accompagnato da una doppietta di De Sisti, fa uscire gli avversari sconfitti dal campo con un tondo 5-0. Il 15 maggio del 1983 l’ultima partita in casa della stagione è contro i granata, che diventano spettatori dei festeggiamenti all’Olimpico per il secondo scudetto, ottenuto già matematicamente la settimana precedente a Genova. La squadra allenata da Liedholm non vuole sfigurare davanti ai suoi tifosi nonostante sia già Campione d’Italia e vince l’ultima partita dell’anno 3-1 grazie alle reti di Pruzzo, Falcao e Conti.

TOTTI

È il 20 aprile del 2016 e la Roma allenata da Luciano Spalletti affronta in casa il Torino per il turno infrasettimanale della trentaquattresima giornata di Serie A. Manolas trattiene Belotti in area e l’arbitro Calvarese è costretto a fischiare il rigore. Il Gallo trasforma dal dischetto e porta in vantaggio la formazione ospite al 35’, ma nella ripresa è lo stesso difensore greco, resosi protagonista del fallo da penalty nel primo tempo, a regalare ai giallorossi il gol del pari. A 10’ minuti dalla fine Martinez gela l’Olimpico, segnando la rete dell’1-2 su cross di Bruno Peres (parlando di ex…). All’86’ entra in campo Francesco Totti, che nonostante abbia quasi 40 anni è ancora pieno di sorprese. Il numero 10 ci mette poco a rendersi decisivo, tocca il primo pallone dopo qualche secondo dal suo ingresso in tempo e lo infila nella rete di Padelli per il 2-2. Sarebbe stata una bella storia già così, con il capitano che salva la squadra da una sconfitta meritata. Totti però vuole strafare. 3 minuti dopo il gol del pareggio, Calvarese mette di nuovo bocca al fischietto, assegnando un rigore alla Roma. Dagli 11 metri va di nuovo Francesco, lui che di rigori ne ha segnati già 82 in carriera. 3 minuti dopo il suo ingresso in campo, ad un solo giro di lancette dalla fine del tempo regolamentare, fa gonfiare di nuovo la rete e segna il gol del 3-2. L’Olimpico esplode in un boato assordante, sugli spalti c’è un ragazzo che vorrebbe festeggiare, ma invece piange, sopraffatto dalle emozioni e impotente davanti ad un uomo che continua a scrivere la storia della Roma, anche 23 anni dopo il suo esordio. L’ennesimo episodio di una bellissima storia d’amore.

 

Alice Dionisi

Viaggiando nella Hall Of Fame: Vincent Candela, il francese con la Roma nel cuore

Pagine Romaniste (F. Belli) – Un antico proverbio dice che tutte le strade portano a Roma. Non è però vero il contrario e molti si sono persi cercando di trovare la strada del ritorno. Si è perso anche Vincent Candela, che da quando è arrivato nel lontano gennaio del 1997 non è più riuscito a tornare in Francia. Una storia d’amore iniziata tra mille difficoltà, con una trattativa impossibile col Guingamp portata avanti con ostinazione da Franco Sensi“E’ stato lui l’acquisto più difficile della mia gestione. Lo volevo a tutti i costi. Giocava nella provincia francese, ogni volta che cercavo di chiudere mi alzavano il prezzo”. Alla fine però “vouloir c’est pouvoir”, volere è potere e i club si mettono d’accordo. E’ un terzino col piede destro ma preferisce giocare a sinistra. Il suo marchio di fabbrica era il “double marche francaise”, il doppio passo alla francese. Un po’ come la finta di tacco di Kolarov, che ormai passerà agli annali come la finta in serbo. Le prime stagioni con Zeman non sono facili e nell’estate del ’98, quella del trionfante Mondiale in patria e del malore di Ronaldo in finale, sembra a un passo dall’addio. Rischio scongiurato e con l’arrivo di Capello si adatta anche a esterno di centrocampo.

Lo scudetto e la Roma Capitale del suo cuore

La sua stagione migliore probabilmente è quella che porta i giallorossi a vincere il tricolore dopo 18 anni d’astinenza, saltando appena una gara in campionato. Un’astinenza diventata motivo di sofferenza atroce per ogni tifoso e per lui in primis visto come si è prodigato nei festeggiamenti, anche caratterizzati da una certa “alterità” da parte sua e dei compagni. Suo sarà poi il primo gol nella Supercoppa contro la Fiorentina pochi mesi dopo. Tra l’altro questo Vincent già dopo qualche anno non sembrava più francese, immerso com’era nel suo ristorante a parlare di Roma e a godersi le campagne intorno alla Città Eterna. A un certo punto, non si sa bene quando, ha preso anche a parlare romano, tradito ogni tanto da qualche cadenza transalpina che inevitabilmente gli era rimasta in mentem e in corpore. Pochi anni dopo lascia la Capitale per andare al Bolton, salvo poi ripensarci e prendere la via di casa deviando “leggermente” verso il Friuli. Resta all’Udinese una stagione segnando anche un gol alla Lazio con un pallonetto da fuori area. Pensava di imitare quello di Totti in un derby finito 5-1, segno che la testa è sempre rivolta verso la Roma. Pochi anni dopo si ritira dal calcio e la cerimonia d’addio non poteva che celebrarsi nel suo stadio, l’Olimpico. L’amichevole che va in scena è una sorta di lotta emotiva tra due diverse fazioni del suo animo, la nazionale francese campione del mondo del ’98 e i campioni d’Italia della Roma del 2001. Ovviamente, non poteva essere altrimenti, vince la Roma, unica vera Capitale del suo cuore. – Pagine Romaniste (F. Belli).

Le imprese della Roma in Europa: Champions League 2008/2009, giallorossi primi nel girone

Alice Dionisi – È fine agosto del 2008 e la Roma si trova al Grimaldi Forum di Montecarlo per assistere ai sorteggi di Champions League e scoprire quali saranno le sue avversarie. Sul palco c’è Bruno Conti, ambasciatore di questa edizione della massima competizione europea, indaffarato con l’estrazione delle squadre partecipanti alle urne. I giallorossi, in seconda fascia, pescano il Chelsea -finalista l’anno precedente-, il Bordeaux e il Cluj.  Non un girone proibitivo, ma neanche semplice. Il pensiero va alla finale, che si giocherà tra le mura dello Stadio Olimpico il 27 maggio.

 

Rosella Sensi è da poco diventata presidente del club, prendendo il posto del padre dopo la sua scomparsa. Sulla panchina invece, per il terzo anno consecutivo, siede Luciano Spalletti. Il direttore sportivo Daniele Pradè ha ufficializzato gli acquisti di John Arne Riise dal Liverpool e Jérémy Ménez dal Monaco, oltre alla cessione di Mancini all’Inter. Torniamo ai sorteggi: l’allenatore di Certaldo è ottimista, “Mi sembra un bel girone, sicuramente interessante, siamo soddisfatti. Il Chelsea ha qualcosa in più, noi però ci portiamo dietro la qualità raggiunta in questi anni. Spero sia un patrimonio che i ragazzi vorranno custodire come un tesoro”. I blues di John Terry e Frank Lampard, allenati da Scolari, sono gli avversari più pericolosi, ma la Roma avrà tempo per pensarci, prima dovrà affrontare il Cluj in casa e il Bordeaux in trasferta.

 

All’esordio in stagione in Champions League arriva la sconfitta contro i romeni del Cluj, il 16 settembre 2008. Non basta il vantaggio iniziale di Panucci, i giallorossi si fanno cogliere impreparati da Juan Culio che mette a segno la doppietta del ko all’Olimpico. La Roma premia i tifosi giunti in Francia per la trasferta contro il Bordeaux e si fa perdonare il risultato della prima partita, mettendo a segno un 3-1 firmato Júlio Baptista (due gol) e Vucinic. Nella gara d’andata a Londra contro il Chelsea arriva la seconda sconfitta e il gol di Terry al 77’ sembra mettere in dubbio la qualificazione agli ottavi. Al giro di boa i blues sono in testa al girone con 7 punti, seguiti dal Cluj a 4, con Roma e Bordeaux ferme a 3. Il 3-1 è un risultato ricorrente in questa fase a gironi, dopo la vittoria in Francia i giallorossi rifilano lo stesso risultato anche ai blues di Scolari, il 4 novembre 2008. La vittoria contro gli inglesi sembra scacciare il momento di crisi in cui si trova la squadra, proveniente da un momento delicato in campionato. A finire sul tabellino dei marcatori contro il Chelsea sono Panucci e Vucinic, che al secondo gol personale viene travolto dai compagni di squadra festeggianti, incluso mister Spalletti. Un altro 3-1 spetta anche al Cluj in Romania, questa volta firmato da Brighi (doppietta) e Totti, che saranno anche gli stessi protagonisti della vittoria per 2-0 contro il Bordeaux al termine della fase a gironi. Grazie alle tre vittorie europee consecutive la Roma vola al primo posto della classifica, con 12 punti. Il Chelsea, rallentato da un pareggio contro i francesi, si ferma al secondo posto ad 11 punti. Nella fase successiva i giallorossi affronteranno l’Arsenal. I Gunners troveranno la vittoria in casa grazie ad un gol di Van Persie, ma la Roma pareggerà i conti nel ritorno allo Stadio Olimpico grazie al gol di Juan. Il successo nei 90’ minuti non sarà abbastanza e saranno i rigori a negare l’accesso alla fase successiva.

Alice Dionisi

Primavera, le pagelle di Roma-Inter 3-3: Bove tuttofare, bentornato Diawara

(S. Valdarchi) – Una Roma da montagne russe, come del resto lo è stata per tutta la stagione, pareggia per 3 a 3 contro l’Inter in un Tre Fontane vuoto a causa del Coronavirus. La squadra di Alberto De Rossi produce molto dal punto di vista offensivo, ma ogni volta che viene attaccata rischia. Da evidenziare, con un’accezione negativa, l’aspetto mentale dei giovani romanisti, ancora una volta incapaci di gestire il vantaggiofacendosi rimontare per due volte nel corso del match. I padroni di casa sbloccano subito la gara al sesto, quando D’Orazio scappa sull’out di sinistra e dal fondo lascia partire un cross teso dove Riccardi colpisce di prima intenzione, battendo Stankovic. Il resto della prima frazione scorre senza particolari emozioni. Da segnalare la prova positiva di Diawara, per la prima volta in campo dopo l’infortunio dello scorso 23 gennaio. Il centrocampista guineano sembra in forma, non ha paura di andare di andare a contrasto e la sua qualità di gioco spicca tra i colleghi più giovani. Buona notizia per Fonseca in vista dei prossimi impegni.

Nella ripresa l’Inter entra in campo con un altro piglio, spingendo fin dalle prime battute alla ricerca del pareggio. A trovare la rete, però, è ancora una volta la squadra di casa: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra, Stankovic si scontra con Pirola, lasciando il pallone a Bianda che, da pochi passi, trasforma. I nerazzurri non demordono e in pochi minuti pareggiano. Al 57′ Mulattieri, servito in area da Satriano, sfrutta un errore in copertura di Semeraro e mette alle spalle di Cardinali con il destro. 4 minuti più tardi, su cross di Gianelli dalla destra, Parodi devia nella propria porta realizzando il 2 a 2. La gioia dura poco, perché al 64′ Bove, al termine di una lunga manovra romanista, riceve da Simonetti e spiazza con il destro Stankovic per il nuovo vantaggio della Roma. Non basta neanche il terzo gol ai giallorossi per portare a casa i tre punti. Da quel momento in poi in campo c’è solo l’Inter, la Roma si chiude nella propria trequarti sperando di sentire al più presto il triplice fischio. Ad annullare le speranze di vittoria è Agoumé, che a tre minuti dal 90′ lascia partire un tiro violento dal limite per il definitivo 3 a 3. Nel recupero sono ancora gli uomini di Madonna ad andare vicini al gol. Oristanio gira di testa su suggerimento di Agoumé, ma la traversa salva Cardinali e la Roma. Un punto a testa dunque, con la formazione di De Rossi che rimane quinta a quota 32, aspettando la gara di domani tra Sampdoria ed Empoli.

Cardinali 6: due buoni interventi tra i pali, uno per tempo, ma risulta incerto nelle uscite. Non ha grosse colpe sui tre gol interisti, fatto salvo forse il primo in cui potrebbe accelerare l’intervento in presa bassa su Mulattieri.

Parodi 4,5: soffre l’estro di Schirò ad inizio partita, tardando spesso il rientro in difesa dopo le sue avanzate offensive. Viene ammonito per un fallo ingenuo al 37′ ed è lo sfortunato protagonista dell’autogol che regala il momentaneo pareggio all’Inter.

Trasciani 5,5: riesce a neutralizzare per quasi tutta la durata della gara Satriano, avversario difficile da contenere. Andando avanti cala fisicamente ed è poco reattivo ad uscire su Agoumé in occasione del 3 a 3.

Bianda 6,5: il migliore del pacchetto arretrato romanista. Gioca da leader, guidando la linea sul fuorigioco e chiamando sempre le marcature ai compagni. Bene anche in fase di impostazione, dove dimostra coraggio nelle uscite palla al piede. Sua la rete di rapina del raddoppio romanista.

Semeraro 5: scopre di dover scendere in campo nel corso del riscaldamento, quando Calafiori si ferma per un affaticamento al quadricipite destro. Si propone spesso in avanti, ma commette un errore grave in marcatura in occsaione del 2-1, facendosi passare alle spalle Mulattieri.

Simonetti 6,5: instancabile. Gioca una partita intensa, pressando costantemente il portatore di palla avversario. Ha poche chance per mettersi in luce in attacco, ma riesce comunque a servire l’assist a Bove per il 3 a 2.

Diawara 6,5: un’ora di gioco per lui, al rientro dal brutto infortunio al menisco esterno datato 23 gennaio. Segnali positivi per la Roma, il mediano va a contrasto senza paura e la sua frequenza di passo aumenta con il passare dei minuti. Dal 16′ st Tripi 5,5: da quando prende il posto di Diawara, la Roma fatica ad uscire palla al piede e soffre gli attacchi avversari per vie centrali.

Bove 7: il migliore in campo per quel che riguarda la squadra di casa. Recupera una serie infinita di palloni, riuscendo quasi sempre a capovolgere l’azione creando superiorità numerica. Bravo e lucido davanti a Stankovic al 64′, quando lo batte con l’interno destro. Dal 17′ st Nigro 5,5: con una Roma arroccata nella propria trequarti, non si riesce a mettere in mostra, limitandosi alla fase di copertura.

Riccardi 6: ha il merito di sbloccare il risultato, con un bel tiro di prima intenzione dall’interno dell’area di rigore. Dopo però si innervosisce e le sue giocate appaiono confuse. Sbaglia, come gli altri attaccanti, qualche scelta in contropiede, graziando l’Inter sul 3 a 2.

Providence 5: agisce da prima punta, ma con le sue caratteristiche fisiche non riesce ad imporsi. Perde praticamente tutti i duelli aerei contro i centrali interisti. Nella ripresa ha un buono spunto sul centro sinistra, ma sfiora il palo lungo della porta difesa da Stankovic. Dal 17′ st Zalewski 5: con l’uscita di D’Orazio diventa l’unico riferimento in avanti per la Roma, al fianco di Riccardi, ma non si fa mai trovare dai lanci lunghi dei suoi compagni.

D’Orazio 6: parte in quarta con l’assist al bacio per Riccardi, al termine di una bella percussione solitaria sulla sinistra. Cala durante la partita, fino a sbagliare clamorosamente il gol all’inizio dell’azione che porta poi alla rete di Bove. Dal 36′ st Buttaro SV

All. De Rossi 5: un copione già visto, la sua Roma gioca e diverte in attacco, ma fa paura al livello difensivo. Negli ultimi venti minuti rinuncia completamente ad attaccare, dando fiducia ad un’Inter in palese difficoltà.

(S. Valdarchi)

Viaggiando nella Hall Of Fame: Franco Tancredi, la saracinesca pararigori

Pagine Romaniste (F. Belli) – Marco Ansaldo diceva: “I portieri sono gli eroi solitari. Quelli che non possono sbagliare. Là, abbandonati al proprio destino sotto gli occhi dello stadio”. E’ una storia di solitudine quella di Franco Tancredi, solo contro il rigorista di turno, contro la tristezza di aver perso un amico in una brutta serata di inizio estate, persino contro i tifosi che fino a qualche tempo prima l’osannavano. Solo anche, chissà, a parare il tiro di Nino, che non doveva aver paura di sbagliare quel calcio di rigore. Numero uno solitario, ma idolatrato. Non subito, ci son voluti due anni per diventare titolare nella Roma al posto di Paolo Conti e ad entrare nel cuore dei tifosi. La consacrazione è datata 17 maggio 1980: nella finale di Coppa Italia contro il Torino para 3 rigori ai granata salvando i compagni da una sconfitta ormai quasi certa. “Tancredi dice Roma”, titola il Corriere dello Sport il giorno seguente, un tripudio. L’anno successivo, sempre contro il Torino in finale di Coppa Italia, para altri altri due rigori e la Roma bissa il successo dell’anno precedente in maniera quasi identica. Il rigore, da sempre fonte di indefinita e indescrivibile gioia per quel ragazzo cresciuto a Giulianova. Nessun trucco: prima delle partite studia minuziosamente i tiratori e rimaneva fermo fino all’ultimo per poter tuffarsi nella giusta direzione: un perfetto equilibrio di preparazione e capacità. Non a caso nella prima finale col Torino l’hanno bucato solo quei due che nella semifinale contro la Juventus non avevano tirato.

Il duello perso con Grobbelar e il “tradimento”

Una sola volta è andata male, la più importante di tutte, e Grobbelar è stato più bravo. Un incubo, quel 30 maggio del 1984, che non verrà mai dimenticato. E dieci anni dopo ancora peggio, quando verrà a sapere della morte dell’amico fraterno Agostino a causa di una maledetta Smith e Wesson 38 special. Rimane nella Capitale fino al 1990 per poi giocare l’ultima stagione al settentrione. Pochi sanno però che l’ultima gara della carriera, anche se non ufficiale, la gioca comunque con la Roma nel giorno dell’addio al calcio di Bruno Conti. Diventa poi il preparatore dei portieri capitolino fino al 2004, quando sceglie di seguire Capello alla Vecchia SignoraDa quel momento 3 anni di silenzio, nessuna dichiarazione e nessuna giustificazione per quel “tradimento”. Inevitabili poi i fischi alla festa degli 80 anni della Roma, quando sale sul palco durante la premiazione. Pochi giorni dopo tornerà finalmente a parlare, dichiarandosi frustato per quella contestazione pubblica e dando la colpa al suo carattere, non avendo mai chiarito negli anni precedenti il perché di quella scelta. Un difetto di comunicazione insomma. Ma visto che non esiste vero amore senza perdono, nel 2011 torna come preparatore dei portieri al fianco di Luis Enrique e viene accolto con striscioni cordiali. Una pace necessaria per Tancredi, per noi e per conciliarci con il nostro passato. – Pagine Romaniste (F. Belli)

Agli ottavi il Siviglia dell’ex Monchi

Alice Dionisi – Da Nyon arriva il verdetto per le italiane in Europa League, che sono chiamate ad affrontare due spagnole agli ottavi di finale. La Roma pesca il Siviglia dell’ex direttore sportivo Monchi, mentre l’Inter si giocherà il passaggio del turno contro il Getafe. Il 12 marzo i giallorossi voleranno in trasferta in Spagna, per poi giocare il ritorno allo stadio Olimpico la settimana successiva, il 19 marzo. Al contrario, nelle stesse date i nerazzurri affronteranno la gara d’andata a San Siro e il ritorno in trasferta. Per quanto riguarda le altre avversarie ancora in corsa per la finale a Danzica il 27 maggio, i sorteggi hanno decretato che l’Istanbul Basaksehir, qualificatosi come primo nel girone che ospitava anche la Roma, affronterà il Copenaghen, mentre l’Olympiakos sfiderà il Wolverhampton. Strada spianata per il Manchester United, accoppiato contro il Lask Linz. Estratte Rangers-Leverkusen e Wolfsburg-Shakhtar, mentre il Basilea affronterà la vincente tra Eintracht Francoforte e Salisburgo.

Dopo aver eliminato il Gent ai sedicesimi (1-0 in casa e 1-1 in Belgio al ritorno), la Roma ritroverà il tanto contestato ex direttore sportivo Monchi, tornato a Siviglia dopo l’esperienza fallimentare in Italia. Gli andalusi, che al momento occupano il terzo posto in Liga, a pari punti con l’Atletico Madrid, si erano qualificati primi nel girone A, affrontando poi il Cluj ai sedicesimi. Dopo l’1-1 in Romania, gli spagnoli hanno pareggiato 0-0 nel ritorno allo stadio Ramón Sánchez-Pizjuán, con il brivido all’87’ del gol -poi annullato dal VAR- che li avrebbe eliminati dalla competizione. “Questa sfida ha un lato sentimentale per alcuni di noi” ha dichiarato il capo dell’area sportiva giallorossa Manolo Zubiria, “ma si tratterà soprattutto di due belle partite. Avrei preferito affrontare il Siviglia in finale”. La sfida contro gli andalusi allenati da Lopetegui sarà tutt’altro che semplice, dato che è la squadra che detiene il record per il maggior numero di vittorie nella competizione. Ogni qual volta che sono arrivati in finale, gli spagnoli hanno poi vinto il titolo (per ben cinque volte) che invece manca in Italia dalla stagione 1998-1999, quando fu il Parma ad alzare il trofeo. “La Roma non è certamente un piccolo rivale, ma noi abbiamo un feeling speciale con questa competizione e speriamo di andare avanti. So che per il nostro direttore sportivo Monchi queste partite saranno ancora più particolari” ha dichiarato il vice-direttore generale del Siviglia Jesus Arroyo.

Alice Dionisi

La Roma scende in campo al fianco dei cittadini

Alice Dionisi – La Roma per Roma. Attraverso la Onlus Roma Cares, fondata dal club nel 2014, la società si è impegnata nel sociale, schierandosi al fianco dei più bisognosi, sfruttando l’eco mediatico dei calciatori e sostenendo lo sviluppo sano dello sport e della cultura. Tra i progetti promossi dalla Fondazione c’è “A Scuola di Tifo”, dedicato agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori, volto a promuovere il rispetto reciproco e la sana aggregazione. Non c’è spazio per bulli e razzisti nella vita: i ragazzi delle scuole coinvolte ne discutono insieme nel corso di un laboratorio didattico, al termine del quale ricevono la visita a sorpresa di uno o più calciatori della Roma, ai quali possono mostrare cosa hanno imparato e domandare il loro punto di vista su tematiche che (purtroppo) tengono banco sia fuori che dentro il campo da calcio. Un pensiero speciale anche per le associazioni sportive dilettantistiche, che vengono coinvolte nel progetto “Calcio con il cuore”. Roma Cares si impegna a fornire alle società dei corsi di primo soccorso, che alla fine ricevono in dono un defibrillatore che rimarrà in dotazione alla struttura partecipante. Tra i progetti più emozionanti sostenuti dalla Fondazione c’è anche il “Toys Day”, una giornata speciale in cui i calciatori si impegnano a visitare bambini e ragazzi ricoverati negli ospedali della Capitale, portando loro in dono i regali raccolti presso le scuole calcio AS Roma o i Roma Store. “Calcio insieme” invece è un’iniziativa rivolta ai ragazzi dai 6 ai 16 anni affetti da disabilità che attraverso il calcio possono migliorare il livello di integrazione con gli altri ragazzi, ma anche quello motorio. Attraverso il sito della Roma, nella sezione dedicata alla Fondazione, è possibile partecipare alle aste di beneficenza (si possono trovare spesso le maglie indossate dai calciatori durante le gare) per poter finanziare le iniziative promosse. È possibile anche donare il 5×1000 per offrire il sostegno ai progetti a sostegno dei più bisognosi.

Alice Dionisi

Maledette vacanze

Alice Dionisi – Il 2019 della Roma si era concluso con la vittoria per 4-1 ai danni della Fiorentina, con il poker calato da Dzeko, Kolarov, Pellegrini e Zaniolo. Ma il 2020 dei giallorossi si apre con uno scenario differente: l’anno solare comincia con una sconfitta per 0-2 contro il Torino, con la doppia firma di Belotti. Una striscia di cinque risultati utili consecutivi per gli uomini di Fonseca, interrotta dalla sosta natalizia e dai granata. Nell’ultima partita del girone di andata la Roma ha poi incontrato la Juventus, incassando però un’altra sconfitta: 1-2 per i bianconeri che sbloccano il match dopo appena 3 minuti di gioco. Contro il Genoa un sospiro di sollievo: i giallorossi ritrovano la vittoria, conquistando i 3 punti al Marassi grazie alle reti di Under e Dzeko. L’entusiasmo però dura poco, perché gli uomini di Fonseca sono di nuovo chiamati ad affrontare la Juventus per disputare i quarti di finale di Coppa Italia, ma vengono eliminati dai bianconeri che vincono 3-1 allo Juventus Stadium. In campionato arriva una grande prestazione contro la Lazio nel derby capitolino, ma la Roma non riesce ad andare oltre l’1-1. Il turno successivo conferma l’incubo giallorosso, con la sconfitta per 4-2 in casa del Sassuolo, incassando tre gol nei primi 26′. Sei partite disputate, quattro sconfitte, un pareggio e una vittoria. In tutte le partite giocate prima della sosta natalizia erano arrivate soltanto tre sconfitte: contro Atalanta, Parma e Borussia Monchengladbach. Nel 2020 i giallorossi hanno collezionato soltanto quattro punti: clamoroso crollo fisico e mentale degli uomini di Fonseca, che spazzano via le certezze di inizio stagione. Adesso il quarto posto è a rischio, in attesa dell’Atalanta.

Alice Dionisi

 

 

 

 

De Rossi si maschera e assiste al derby in Curva Sud. Un amore viscerale per la Roma

Alice Dionisi – Una truccatrice professionista e il derby da spettatore, accanto i tifosi che lo hanno sempre amato. Attraverso un video pubblicato dalla moglie Sarah su Instagram, Daniele De Rossi rivela di essersi mascherato per poter assistere in incognito alla stracittadina, insieme all’amico Valerio Mastrandea. Parrucca, occhiali, cappello e sciarpa, così l’ex calciatore ha coronato il suo sogno e si è seduto sui seggiolini della Curva Sud allo Stadio Olimpico.

L’addio da calciatore alla sua Roma il 26 maggio 2019, ma mai da tifoso. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, a seguito della breve parentesi con il Boca Juniors, il numero 16 torna nella Capitale e non perde l’occasione per ribadire, ancora una volta, il suo amore per i colori giallo e rosso. Nel corso della sua carriera, più di 600 presenze con il club, De Rossi ha più volte scaldato il cuore dei tifosi con le sue dichiarazioni.

Nella conferenza stampa in cui annunciava il suo “addio” alla Roma, disse: “Sulla mia decisione di rimanere sempre fedele a questa squadra non tornerei indietro, non cambierei una virgola”. Inizia a giocare in prima squadra l’anno dopo lo scudetto, senza mai riuscire a conquistare il titolo da protagonista, ma nel corso della sua carriera vince con i giallorossi due volte la Coppa Italia e una volta la Supercoppa. Si laurea campione del Mondo con la nazionale italiana nel 2006, segnando uno dei rigori decisivi con la Francia.

La frase che descrive meglio la meravigliosa storia d’amore tra De Rossi e la Roma l’ha detta lui stesso: “Ho un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera”. Dopo la vittoria per 3-0 sul Chelsea nella fase a gironi in Champions League, nella stagione della cavalcata giallorossa fino alla semifinale contro il Liverpool, i commentatori della gara nel post-partita gli chiesero se in serate come quella ringraziava di essere romanista. La risposta, di classe: “Noi non viviamo serate di gloria in Champions League, io ricordo ancora la vittoria sul Chelsea di dieci anni fa. Abbiamo preso tante batoste, ma dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7-1”.

Protagonista della rimonta per 3-0 al Barcellona, da capitano, con la C maiuscola, si è preso la responsabilità di andare a calciare il rigore -quello del secondo gol- dopo l’autorete nella gara d’andata al Camp Nou. “Ai compagni ho detto, ‘se loro [i tifosi, ndr] ci credono, dobbiamo crederci come loro. Male che vada non passiamo, le tragedie sono altre’. Una delle serate più belle della mia carriera”.

“La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma” (Roma-Inter 2-1, 2010).
“Io sono di proprietà dei tifosi della Roma” aveva dichiarato nel 2018, quegli stessi tifosi che, nonostante la situazione delicata, ha voluto rassicurare anche nella sua conferenza stampa di addio: “Tanti dicono per strada: ‘Ha smesso Francesco, se smetti anche tu siamo rovinati’, ma la Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, forse la cosa più dolorosa per un tifoso della Roma, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.

Alice Dionisi

Mercato Roma, tripletta in entrata

Alice Dionisi – Ha inizio l’avventura romana del nuovo acquisto scelto dal ds giallorosso Petrachi per rinforzare la rosa della Roma. Il brasiliano Roger Ibanez è sbarcato nella Capitale e ha svolto le consuete visite mediche nella clinica di Villa Stuart, prima di firmare il contratto con il club. Il difensore arriva in prestito gratuito dall’Atalanta, dove ha collezionato appena 2 presenze in un anno, per 18 mesi, fino a giugno 2021. Il suo riscatto è fissato a 8 milioni di euro, con pagamento variabile in base al raggiungimento di determinati obiettivi. Inoltre la Roma si impegna a riconoscere ai bergamaschi il 10% del prezzo di cessione qualora essa avvenga entro giugno 2024, o di un milione più il 10% se dopo tale data.

Concluso il capitolo difesa, Petrachi si è mosso anche a centrocampo: Gonzalo Villar del Fraile, classe 1998, proveniente dall’Elche (Segunda División), è atteso a Roma in giornata, per poi svolgere le visite mediche domani. Il mercato dei giallorossi rimane in terra spagnola, perché continuano i contatti con il Barcellona per Carlez Perez. A Trigoria attendono la risposta del club catalano dopo il summit: la Roma ha offerto 15 milioni per l’esterno d’attacco, ma non intende concedere ai blaugrana il diritto di recompra. Non solo arrivi, ma anche partenze: Mirko Antonucci andrà in prestito secco per sei mesi al Vitoria Setubal, in Portogallo.

Alice Dionisi