Cambia l’anno ma non cambia la Roma

Margherita Bellecca – La squadra di Eusebio Di Francesco non sa più vincere e si è dimenticata come si fa. L’ultimo successo risale al 16 dicembre quando all’Olimpico cadde il Cagliari allo scadere grazie al gol di Fazio, in una partita tutt’altro che facile. In casa giallorossa passa l’Atalanta che in una settimana si toglie lo sfizio di battere due delle squadre più forti in campionato, l’altra il Napoli in Coppa Italia.

La Roma si è dimostrata ancora una volta distratta in fase difensiva e di impostazione. Emblematico il primo gol bergamasco con Gonalons che quasi si addormenta per fare il passaggio scatenando la verticalizzazione di Ilicic. Cornelius, con la difesa scoperta, si ritrova clamorosamente 1 contro 1 con Fazio, che forse, non sapendo il piede preferito del danese, lascia lo spazio sinistro sguarnito. L’attaccante la mette proprio là.

Il raddoppio coinvolge tutta la squadra perché Gomez, contro Florenzi, ha fatto il bello e il cattivo tempo, prendendo palla, cadendo, rialzandosi in un attimo e passando la sfera a De Roon. La difesa giallorossa collassa a protezione della porta e nessuno si preoccupa di chiudere sul centrocampista che batte verso Alisson da solo. C’è anche una componente di sfortuna, vista la deviazione di Manolas, ma nulla che possa giustificare un reparto che non è più il migliore in Italia. Sfuriata nervosa nel secondo tempo che dura soltanto 15 minuti dove Dzeko trova il suo nono gol in campionato. Frettoloso nelle scelte Di Francesco che prima mette Schick e poi Under, per cercare di dare una scossa alla Roma che, con 5 attaccanti in campo, è addirittura meno pericolosa dalle parti di Berisha.

Quali possono essere i motivi di una debacle così clamorosa? C’è chi trova nella manata di De Rossi a Lapadula la possibile risposta, chi prende la partita contro il Torino come esempio, chi crede che la troppa esaltazione, col primo posto in champions, abbia dato alla testa ai giocatori e chi semplicemente non sa spiegare l’involuzione della Roma che non sa più segnare e difendere come faceva fino ad un mese fa. Ora c’è la sosta, benedetta da tutto il popolo giallorosso. Tempo per riposarsi e per ricaricare le pile prima della partita contro l’Inter che potrebbe essere il crocevia di una stagione che sta assumendo i contorni di un film horror.

Margherita Bellecca

I quattro moschettieri giallorossi

Margherita Bellecca – Alisson, Manolas, Nainggolan e Dzeko. Che cos’hanno in comune? Facile, tutti e 4 sono giocatori della Roma, ma la risposta non è questa. Questo poker è la catena di montaggio della squadra di Eusebio Di Francesco che, quando ben oliata, riesce a spaccare le partite, ma che, quando uno di questi ingranaggi si arrugginisce, diventa prevedibile facilitando il compito agli avversari.

Alisson – Il portiere ha il compito di parare e fin qui pochi dubbi ma il brasiliano ha fatto molto di più. È diventato un leader tanto silenzioso quanto determinante. Ha parato tiri da lontano, ravvicinati, bombe sotto la traversa e conclusioni a giro a fil di palo. Certo se il portiere non para allora diventa un problema ma la Roma, al momento, non corre un pericolo del genere e spera di non correrlo nemmeno nel futuro, vista la concentrazione massima con cui l’estremo difensore affronta le partite.

Manolas – Di certo il greco non è sempre attento e qualche volta risulta distratto. E’ il difensore più forte della rosa ed è chiamato a comandare la linea arretrata con Fazio. L’inizio di stagione non è stato esaltante, tra il rinnovo di contratto che non arrivava e qualche prestazione che ha lasciato a desiderare. Quando non c’è o quando abbassa il suo livello di gioco si nota, vedere la gara col Sassuolo quando Jesus, entrato al suo posto, si è fatto beffare da Missiroli, ma, nei momenti in cui è al massimo della forma, Manolas è insuperabile.

Nainggolan – L’esclusione dai convocati per la partita contro l’Atalanta ha fatto scalpore. Il belga, per tutti questi anni, è stato letteralmente un punto fermo della Roma fornendo grinta e qualità alla squadra. In campo dà sempre tutto ma spesso si ritrova a correre per due se non addirittura per tre. Poco supportato dal centrocampo il Ninja sembra più volte un soldato in missione, andando incontro ad ogni pallone e perdendo, in qualche occasione, lucidità nel momento di fare la giocata.

Dzeko – E’ il punto di riferimento della squadra, il finalizzatore delle azioni della Roma e se non segna è un problema che diventa grave contando, inoltre, i tiri verso la porta, 75 in totale. Nelle ultime partite sembra essere più in forma e questo può far sorridere Di Francesco nel momento più duro della stagione. La sua assenza dai marcatori, 2 gol segnati nelle ultime 16 partite, si è fatta sentire troppo e i giallorossi hanno pagato caro questo periodo di crisi.

I 4 moschettieri sono pronti a mettersi in gioco per la Roma, per farla tornare in piedi perché l’obiettivo della qualificazione alla Champions League sarà duro da conquistare, Inter e Lazio daranno battaglia fino alle fine, ma è ampiamente alla portata dei giallorossi.

Margherita Bellecca

 

Roma-Atalanta 1-2: le pagelle. Cala la notte all’Olimpico, qualcosa si è definitivamente inceppato

Simone Indovino – Non accenna a terminare il periodo più che buio della Roma, che esce sconfitta dalla gara contro l’Atalanta per 2-1. Giallorossi subito colpito a freddo da un uno-due terribile dei bergamaschi firmato da Cornelius e De Roon. Lo stesso centrocampista verrà poi espulso a fine primo tempo aprendo così più spazi ai ragazzi di Di Francesco che accorciano le distanze con Dzeko. L’orgoglio viene fuori solamente per pochi minuti, difatti sono pochissime le occasioni per il pareggio nonostante la presenza contemporanea in campo del bosniaco, Schick, Perotti ed El Shaarawy. I minuti scorrono fino a quando Guida non fischia tre volte e sancisce la debacle.

ROMA

Alisson 5 – Non si salva nemmeno lui dal pomeriggio da incubo giallorosso. Cornelius lo infila forse in maniera troppo facile, nulla può sulla deviazione nel secondo gol. Impreciso anche con i piedi.

Florenzi 5.5 – Come sempre imprime alla sua partita un cuore difficilmente riscontrabile nel resto dei componenti della rosa. Tuttavia Gomez lo mette in enorme apprensione fino a quando rimane in campo, ragion per cui non può spingere come vorrebbe sulla corsia di destra. Esce stremato a 7 minuti dalla fine.

Manolas 6 – A fargli guadagnare la sufficienza è il secondo tempo in cui combatte praticamente da solo contro i contropiedi dell’Atalanta, riuscendo sempre a fermare gli avversari di turno. Nei primi 45 minuti è protagonista della sfortunata deviazione che beffa Alisson.

Fazio 5 – Prima gara dell’anno da dimenticare per l’argentino, che oggi non è il solito Comandante che conosciamo. Cornelius lo fa letteralmente impazzire, beffandolo a freddo. La sfiducia caratterizza tutta la sua partita odierna.

Kolarov 5.5 – Nel momento di maggior sconforto prova a caricarsi la squadra sulle spalle, provando qualche giocata di personalità per dare uno scossone. Bravo a far espellere De Roon grazie alla sua tipica incursione, non riesce dall’altro canto ad imprimere la giusta qualità nei cross, che sono sempre preda dei giganti orobici.

Gonalons 4.5 – Ancora una partita totalmente al di sotto delle aspettative. Un suo debole passaggio verso Pellegrini scaturisce il primo gol dell’Atalanta e, specialmente nella prima frazione di gioco, è totalmente in confusione. Più in cattedra nella ripresa ma la qualità delle sue giocate è praticamente nulla.

Pellegrini 5 – E’ il migliore del centrocampo e questo la dice lunghissima sulla prestazione degli uomini in mezzo al campo della Roma. Primi 20 minuti orridi, trascorsi perdendo tutti i palloni; sale leggermente l’intensità nei restanti giri d’orologio in cui rimane in campo, fino a quando Di Francesco lo sostituisce per Schick.

Strootman 4.5 – La lavatrice si è definitivamente inceppata. Una delle gare più brutte dell’olandese da quando è nella Capitale: sembra spaesato e senza punti di riferimento, e di conseguenza commette errori su errori che penalizzano non poco i compagni.

El Shaarawy 4.5 – Fumoso e avulso alla manovra. Appare totalmente svogliato e in un momento delicato come questo è proprio l’unica cosa che non servirebbe. Avrebbe la possibilità del pareggio negli istanti finali ma non spacca la porta con la grinta che avrebbe dovuto avere, facendosi respingere il tiro da Masiello. Utile solo nella circostanza in cui fornisce l’assist a Dzeko.

Perotti 4.5 – La lenta metamorfosi dopo la rete al Qarabag sarebbe da psicanalisi. L’argentino viene a prendersi palla in zone del campo molto arretrate tentando le sue consuete incursioni che non portano a nulla. Una marea di passaggi errati verso i compagni che portano inevitabilmente alle ripartenze avversarie.

Dzeko 6 – Anche nel primo tempo da horror era stato l’unico ad inserire nella partita un po’ di qualità, con buoni movimenti volti a far salire la squadra. L’unica nota positiva della serata è il suo ritorno al gol che mancava dalla gara contro la Spal. Senza il corretto aiuto dei compagni difficilmente può rendere di più.

Schick 5 – Messo dentro per tentare il tutto per tutto da Di Francesco ma il ceco a conti fatti non tira mai verso la porta. Si perde spesso in giocate viziose come qualche colpo di tacco di troppo anche se regala vivacità dopo i trenta metri.

Under s.v. – Difficile che il giovane turco riesca a cambiare le sorti della partita con i pochi minuti a disposizione.

Bruno Peres s.v. – Pochi giri d’orologio e qualche cross discreto messo in area.

Di Francesco 4.5 – L’allenatore era chiamato a un totale riscatto della sua squadra che non è arrivato. Si tratta decisamente del momento più difficile da quando siede sulla panchina della Roma e si dovrà fare moltissimo per uscirne. Anche in superiorità numerica i suoi giocatori non riescono a partorire giocate di qualità, non tirando (gol di Dzeko a parte) praticamente mai verso lo specchio.

Simone Indovino

Nainggolan tra selfie e affetto dei tifosi giallorossi

Margherita Bellecca – Ufficializzata ieri, in conferenza stampa da Di Francesco, la notizia dell’esclusione dalla lista dei convocati di Radja Nainggolan, per la partita che si disputerà quest’oggi alle 18.00 contro L’ Atalanta. Chissa’ come l’avrà presa il centrocampista della Roma, che dopo la bravata di Capodanno, oltre le scuse e la multa salata da parte della società, dovrà vedere la partita dalla tribuna? Fatto sta che il Ninja, tra i suoi tifosi, ha trovato chi si è schierato dalla sua parte criticando le scelte di allenatore e società.

Proprio questa mattina il Belga, dopo aver terminato l’allenamento a Trigoria si è recato a fare una passeggiata all’outlet di Castel Romano, dove ha potuto sentire l’affetto di tutti quei tifosi che, tra un richiesta di un selfie ed un altro, gli hanno dimostrato tutta la grande acclamazione che hanno nei confronti di un giocatore come lui, che nonostante gli errori commessi fuori dal campo, rimane fondamentale per la squadra e per tutti i tifosi giallorossi. Diciamola tutta, la bravata di Capodanno, non è la prima stupidaggine commessa dal Belga, perchè si sa, il centrocampista è reduce da queste serate che fanno storcere il naso a tutta la società giallorossa e non solo, ricordiamoci anche della mancata convocazione in Nazionale dal Ct del Belgio Martinez.

Tanti come noi si chiedono se il futuro di Radja è in bilico, ma per il momento non resta che rassicurarci con le parole del Ds Monchi: “E’ un giocatore importante per il futuro della Roma”.

Margherita Bellecca

Pomeriggio a Marassi

Lavinia Colasanto – Si ferma a 12 la striscia di vittorie consecutive in trasferta della Roma. I giallorossi non vanno oltre l’1-1 contro il Genoa nel ventoso pomeriggio di Marassi, perdendo terreno dalle prime della classe. Partita molto fisica e fallosa, con pochi sprazzi di bel calcio, si cerca di badare al sodo ma spesso le due squadre sbagliano l’ultimo passaggio, vanificando ogni sforzo prodotto.

Dopo un primo tempo degno di un film horror la pellicola assume i ricami di un thriller. Il match diventa divertente e gli animi si surriscaldano col pubblico che fa la sua parte. Dopo un lungo attaccare la Roma trova il vantaggio con guizzo di El Shaarawy. Il Faraone è lesto a sfruttare la sua nuova posizione, da esterno alto a sinistra, dopo l’uscita di Perotti, e realizza col destro ottenendo il massimo risultato dal perfetto cross di Florenzi. Per l’azzurro si tratta del quarto gol in campionato, il primo in trasferta, anche questo di pregevole fattura. La trama va avanti senza sorprese con la Roma in pieno controllo della partita fino al punto di massimo shock, quello che neanche il miglior regista poteva pensare di progettare. Calcio di rigore per il Genoa e rosso diretto per De Rossi dopo una manata a Lapadula a palla lontana. Interviene il VAR che aiuta Giacomelli. Il direttore di gara è irremovibile e concede il tiro dal dischetto che proprio l’ex attaccante del Milan realizza con freddezza.

Tutto da rifare per la Roma che però non ha la forza per andare di nuovo in vantaggio, fermandosi a pochi centimetri dalla gloria. Incredibili le occasioni per Strootman, 12esimo legno colpito in campionato per i giallorossi, e per Defrel allo scadere, con tutta la squadra, compresa di staff tecnico, a protestare per un rigore. Qui il VAR resta silenzioso candidandosi al titolo di miglior attore non protagonista. La stagione è ancora lunga, ma la Roma ha cominciato col piede sbagliato quel poker di partite che possono segnare il suo destino: lottare per lo scudetto o restare nella mischia per conquistare la Champions League. Il futuro è ancora tutto da scrivere a cominciare dalla partita casalinga di venerdì pomeriggio, alle 18.30 contro la SPAL. Serve ripartire immediatamente senza leccarsi le ferite perché le altre non aspettano.

 

Lavinia Colasanto

Addio all’angelo dalla faccia sporca

Margherita Bellecca – Il mondo del calcio e tutti gli appassionati di questo sport piangono Antonio Valentin Angelillo che venerdì 5 gennaio, è venuto a mancare all’età di 80 anni.  33 gol fecero di lui il primatista di reti segnate in un campionato di serie A a 18 squadre.

Era la stagione 1958-1959 e l’angelo dalla faccia sporca, giocava nell’Inter già dall’anno precedente. Arrivato in Italia nel 1957, dopo aver giocato nel 1956 nel Boca Juniors ed aver vinto la Coppa America con l’Argentina, sua terra natia. Nonostante il Boca volesse riportarlo in Argentina, nel 1961 per 270 milioni passa alla Roma, debuttando anche nel 1962 in Nazionale Italiana, neutralizzato grazie alle origini del nonno. Nel 1965, passa al Milan poi successivamente al Lecco e infine chiude la sua carriera agonistica nel 1971, dopo aver giocato anche nel Genoa.

Nello stesso anno comincia la carriera da allenatore iniziando con una squadra dilettantistica, l’Angelana di Santa Maria degli Angeli, successivamente però, nel 1981, quando Angelillo passa ad allenare nella città toscana di Arezzo, compie un miracolo sportivo. Vince la Coppa Italia di serie C1 portando gli amaranto in serie B e nel 1983-1984 sfiora per 5 punti il passaggio in serie A. Chiude la sua carriera da allenatore nel 1991 passando a lavorare come osservatore dell’Inter in Sudamerica al fianco di Zanetti. Si ritira dal calcio scegliendo di rimanere a vivere ad Arezzo, città dove si è spento.

Angelo Losi, suo ex compagno di squadra nella Roma, ha voluto ricordarlo così: “La scomparsa di Angelillo è stato un duro colpo, fu un compagno di squadra eccezionale, la notizia mi ha lasciato di stucco. Angelillo era un amicone, un ragazzo molto aperto, stava bene con tutti, partecipava molto bene a qualsiasi momento, era facile essere suo amico. È stato uno dei sudamericani più importanti che hanno giocato in Italia”.

Margherita Bellecca

1986, Roma-Atalanta 4-0. Doppietta di Boniek, poi Giannini e Pruzzo, la Befana è giallorossa

Luca Fantoni – Inizio del 1986. La Spagna e il Portogallo entrano nell’Unione Europea, da poco è stato lanciato il primo sistema operativo “Windows 1.0”, i Queen stavano per monopolizzare le classifiche di tutto il mondo con il loro album “A Kind of Magic” e la Roma, con Eriksson in panchina, cercava di ritornare a vincere dopo lo scudetto del 1983. La prima partita di quell’anno vedeva come avversario l’Atalanta di Nedo Sonetti. Si giocava il 5 Gennaio. All’andata, nella prima giornata di campionato, i giallorossi avevano vinto a Bergamo con un gol di scarto e con la rete del loro terzino, Sebino Nela. Notate delle similitudini? Tranquilli, non siete gli unici. I capitolini scendevano in campo con Tancredi in porta. La difesa a 4 era formata da Nela e Oddisulle fasce con Bonetti e Righetti al centro. L’altro quartetto, questa volta di centrocampo, era composto da Gerolin, che sostituiva Conti, Ancelotti, Boniek e Cerezo. Pruzzo e Tovalieri costituivano il temibile duo d’attacco. Gli orobici rispondevano con un undici di tutto rispetto che annoverava tra i giocatori migliori gente del calibro di Gentile, Prandelli e Donadoni.

LA PARTITA – Con Paulo Roberto Falcao sugli spalti, la Roma e il pubblico sembrano subito ritrovare entusiasmo dopo il deludente pareggio per 0-0 contro il Como nella giornata precedente. Il dominio dei giallorossi, evidente sin dalle prime battute, si concretizza al 42°. Ancelotti serve l’accorrente Nela sulla sinistra, il quale mette un cross sul secondo palo dove Boniek si fa trovare pronto ed insacca. Il polacco si ripete al 59°. Dopo una serie di confusi rimpalli in area infatti, il centrocampista si avventa su una palla vagante a mezza altezza e al volo, di destro, la manda sotto l’incrocio dei pali. Passano 12 minuti e l’Atalanta subisce il tris. Questa volta è il turno di Giannini, subentrato all’infortunato Oddi, di battere il portiere Malizia con un bel tiro di esterno da fuori area. Al 78° ci pensa Pruzzo con un colpo di testa, la specialità della casa, a calare il definitivo poker che regala la vittoria alla squadra di Eriksson. Nel finale si fa male il portiere degli ospiti e Sonetti, non avendo più cambi disponibili, decide di mandare in porta il terzino destro Osti.

Alla Roma di Di Francesco una vittoria del genere servirebbe come il pane. Bisogna allontanare le critiche piovute sulla squadra dopo le ultime deludenti prestazioni. L’osservato speciale, è inutile negarlo, sarà Patrik Schick. Il ceco non sta attraversando un periodo facile ma il pubblico giallorosso si è dimostrato maturo, applaudendolo durante l’uscita dal campo contro il Sassuolo. L’attaccante, sia che parta dall’inizio sia che entri a partita in corso, ha estremamente bisogno di una prestazione al suo livello per riprendersi psicologicamente e per non aggravare ulteriormente la situazione. Questo precedente tra le due squadre, sempre a ridosso della Befana, fa sperare per il meglio. Le premesse ci sono tutte, è arrivato il momento di trasformarle in fatti.

Luca Fantoni

Roma-Sassuolo 1-1: le pagelle. L’anno non finisce come si sperava. Missiroli e la Var fermano Di Francesco

Simone Indovino – Tutto il popolo capitolino sperava di stappare alla mezzanotte di domani con una vittoria in saccoccia della propria Roma, ma questo non avverrà a causa del pareggio maturato dalla sfida di oggi contro il Sassuolo. Partita lenta e macchinosa da parte dei ragazzi di Di Francesco, che riescono a sbloccarla grazie a Pellegrini, ben assistito da Dzeko. La manovra rallenta a poco a poco nella ripresa, finché un cross dalla sinistra non coglie in area Missiroli che sorprende Jesus e infila Alisson. A nulla vale l’assalto finale dei padroni di casa, che realizzano con Florenzi ma il gol viene annullato poco dopo a causa dell’intervento della Var. Un finale di dicembre che si conferma amarissimo.

ROMA

Alisson 5.5 – Bravo per tutto il corso della partita fino al gol subito. Vero che il colpo di testa è abbastanza ravvicinato, ma è altrettanto vero che il brasiliano sarebbe potuto forse essere più reattivo tra i pali.

Florenzi 6.5 – Nulla si può imputare al giocatore romano, che mette tutto se stesso nell’ultima gara dell’anno. Tanta corsa sulla fascia destra e un gol di pregevolissima fattura realizzato sotto la sud, vano a causa della Var che strozza in gola la gioia del classe ’91 e di tutti i tifosi.

Manolas 6.5 – Disputa solo 45 minuti a causa di un problema fisico accusato nel primo tempo, giocati tuttavia in maniera eccellente dal greco che ferma a suo modo tutte le pericolose avanzate del Sassuolo nel tempo in cui rimane sul terreno di gioco.

Fazio 6 – Partenza con qualche disattenzione di troppo, in cui è aiutato dal compagno di reparto. Con l’uscita di Manolas è lui a erigersi a direttore della difesa mettendo in atto una prestazione sufficiente.

Kolarov 5.5 – Calo, probabilmente più fisico che altro, fin troppo vistoso nella ripresa. Troppi gli errori su appoggi banali che rischiano di far ripartire i velocisti del Sassuolo.

De Rossi 5.5 – Una discreta prestazione in fase di manovra; tuttavia il capitano non si fa vedere molto e quindi i compiti più ardui passano al compagno di reparto Pellegrini, decisamente più vispo. In una delle ultime azioni incomprensibilmente non calcia col sinistro ma tenta un improbabile assist.

Pellegrini 7 – Questo pomeriggio è l’uomo in più della Roma, specialmente nei primi 60 minuti. Realizza il momentaneo vantaggio capitolino con un preciso sinistro che punisce i suoi ex tifosi. Cala la sua intensità nei restanti giri d’orologio, trascinato dalla pochezza fisica dei compagni.

Nainggolan 6.5 – Quanta intensità mostrata oggi dal Ninja. Morde le caviglie di tutti gli opponenti scippando palloni per gran parte del match. Non riesce tuttavia ad essere insidioso in fase offensiva ed è forse proprio su questo che Di Francesco dovrebbe lavorare maggiormente.

Perotti 5.5 – I soliti spunti ci sono, ma quest’oggi si rivelano avulsi. Non si rende mai realmente pericoloso per la difesa avversaria e non conferisce il giusto aiuto ai compagni di reparto.

Schick 5 – Bisogna a malincuore ammettere che il ceco non ha trovato il modo di far dimenticare l’errore commesso contro la Juve nei circa 50 minuti disputati quest’oggi. Grande confusione per l’ex Sampdoria, incapace di trovare il giusto guizzo per mettersi in mostra. Di Francesco lo richiama in panchina inserendo in campo El Shaaraawy.

Dzeko 6 – Sembra avere uno spirito diverso rispetto le ultime uscite e sul campo si vede subito. Inserisce nella sua gara tanta grinta e qualità fornendo il prezioso assist che Pellegrini trasforma. Scarica in porta tutta la sua rabbia con un sinistro potentissimo in rete, peccato che la Var rilevi una mezza spalla in fuorigioco…

Juan Jesus 5 – Subentra al poto di Manolas nel primo tempo ma è messo in difficoltà dagli attaccanti avversari. Ha la grande colpa di farsi sorprende da Missiroli che realizzata con un colpo di testa la marcatura del pareggio.

El Shaarawy 5 – Svaria molto sulla fascia destra senza riuscire a dare lo spunto giusto. Poco meno di 45 minuti di poca consistenza per il Faraone.

Under s.v – Pochi minuti, qualche buona accelerazione e un buonissimo cross non sfruttato dai compagni.

Di Francesco 5 – La crisi di gioco e risultati inizia a diventare preoccupante e l’allenatore dovrà immediatamente far qualcosa per ribaltare questo momento. Quello che appare sotto gli occhi di tutti quest’oggi è la mancata cattiveria e intensità dei suoi ragazzi, rei di essersi abbassati troppo in determinate occasioni.

Simone Indovino

Lorenzo, la lunga strada per diventare il Magnifico

Simone Indovino – Il Lorenzo più famoso della storia italiana, De Medici, detto Il Magnifico, nacque proprio l’1 gennaio. Governi, guerre e politica rinascimentale sono le vicende che hanno contraddistinto la sua vita e che gli hanno consentito di guadagnarsi il famoso appellativo. Svariati secoli dopo, nella Capitale italiana, c’è un altro Lorenzo che ha tantissima voglia di fare e di diventare grande. Si parla ovviamente di Pellegrini, un patrimonio che la Roma non può fare altro che coccolare per appoggiare la sua crescita.

CERTI AMORI NON FINISCONO – Aveva appena 9 anni quando indossò per la prima volta la maglia della Roma. Tante stagioni nelle giovanili, che si concludono con l’esordio in Serie A nel 2015 durante un Cesena-Roma. Poi il consueto prestito per valorizzare le sue doti: il Sassuolo, sotto la guida di Di Francesco, mette in risalto le sue caratteristiche e fa di Lorenzo uno dei centrocampisti più promettenti d’Italia. Fino ad arrivare all’estate 2017, in cui Monchi, fiutate le capacità del ragazzo, utilizza il diritto di riacquisto per riportarlo nella Capitale, spegnendo le speranze delle pretendenti italiane che desideravano averlo in rosa.

MATURITÀ – Il presente dice che Pellegrini è uno degli uomini di punta del centrocampo giallorosso. Certo, in maniera comprensibile ha inizialmente pagato lo scotto del salto in una squadra che ha come obiettivo quello di militare nelle zone alte della classifica. Qualche critica di troppo subito rispedita al mittente a suon di prestazioni, spesso sottolineate dallo stesso Di Francesco. Anche nelle gare in cui la Roma non dimostrava la qualità che il mister chiedeva, il classe ’96 sembrava essere l’unico in grado di rispondere agli schemi e ai movimenti auspicati dall’allenatore, forte ovviamente del lavoro compiuto a Sassuolo.

PROTAGONISTA – I numerosi impegni che hanno coinvolto la Roma in questi 4 mesi stagionali hanno obbligato Di Francesco a svolgere delle rotazioni per mantenere alta la qualità delle gare. Pellegrini è tra quelli che è entrato con maggiore convinzione in questa sorta di turnover, complice un momento non proprio brillantissimo del “diretto concorrente” Strootman. I giallorossi non si trovano in un momento positivo, e certi calciatori sono adesso chiamati a dare qualcosa in più per tornare a lottare come all’inizio di dicembre. Lorenzo può senz’altro essere tra questi, perché possiede sia qualità sia carattere. Intanto ha anche aggiustato la mira: sono arrivati due gol nelle ultime settimane, contro la Spal e nel recente passato col Sassuolo. Peccato che la marcatura con la sua ex squadra non abbia portato i tre punti, lasciando amarezza nel centrocampista: «Non è sempre bello segnare se non si portano a casa i 3 punti, specie quando sai che devi vincere. Non riesco neanche ad essere contento, ma sono dispiaciuto».

OBIETTIVI – C’è ovviamente ancora da lavorare, sia dal punto di vista personale che collettivo. Il momento non positivo della Roma può essere superato solo rimanendo tutti uniti. L’Atalanta è il prossimo scoglio da affrontare e i tre punti sono quasi d’obbligo per riprendere la marcia e non abbattere definitivamente il morale. Non possiamo ancora sapere se Di Francesco cavalchi l’onda e schieri nuovamente Pellegrinititolare, ma di certo non potrebbe essere una brutta scelta. Perché Lorenzo magari non affronterà lotte politiche, ma può diventare comunque grandissimo. Anzi, Magnifico.

Simone Indovino