Roma: il 22 giugno allenamento all’Olimpico in vista della ripresa contro la Sampdoria

La Roma si prepara a scendere in campo per la ripresa della Serie A il 24 giugno contro la Sampdoria. La squadra di Fonseca per riprendere il più possibile confidenza con il terreno di gioco in vista della sfida con gli uomini di Ranieri, ha prenotato lo stadio Olimpico per una seduta di allenamento il 22 giugno alle ore 19. I giallorossi in questo modo potranno rientrare all’interno dell’impianto dopo quattro mesi dall’ultima volta, la partita vinta per 4-0 contro il Lecce.

Fonte: CorSport

Cetin, la costruzione di un giocatore solido

(Jacopo Venturi) – Mert Cetin non è di certo stato l’acquisto più esaltante dello scorso mercato estivo della Roma e il suo impatto sulla realtà giallorossa non è stato particolarmente incisivo. Si è visto oggettivamente poco in campo, solo cinque presenze, ma questo comunque permette di sviluppare una riflessione su che tipo di giocatore è e su che tipo di ruolo potrà avere, se lo avrà, nella Roma del futuro. Innanzitutto si nota un aspetto: è un difensore poliedrico, con qualità variegate. Questo è ovviamente un vantaggio se lo si considera come pedina di una rosa, nella quale un giocatore che sa interpretare più ruoli può tornare sempre utile nell’emergenza. Inoltre Cetin ha dimostrato una cosa nei pochi momenti nei quali è stato in campo, ovvero di essere sempre presente a se stesso, nonostante qualche errore tecnico. Ciò non è scontato per un giocatore poco abituato a scendere in campo con continuità. L’esempio in tal senso è Juan Jesus, che possiede indiscusse qualità, ma spesso cade in cali mentali che risultano fatali. Cetin dunque non è un giocatore pronto, ma può diventare un difensore solido e funzionale alla rosa di una grande squadra.

(Jacopo Venturi)

La meglio gioventù – Matteo Politano: non tutte le strade riportano a Roma

(S. Valdarchi) – Nel 1993 a Monte Mario è nato un bambino di nome Matteo, che è cresciuto guardando lo Stadio Olimpico e sognando di giocarci dentro un giorno, vestendo la maglia della sua squadra del cuore: la Roma. 27 anni dopo, Matteo Politano non è ancora riuscito a realizzare quel sogno, nonostante ci sia andato vicino moltissime volte. Dal 2000 al 2004 gioca nella Selva Candida, ma la netta superiorità nei confronti dei pari età lo mette in mostra ben presto e ad 11 anni viene notato dagli osservatori della Roma, che lo portano al Fulvio Bernardini. Gioca fin da piccolo come esterno offensivo, piede mancino, rapido e bravo tecnicamente, ama partire largo a destra per rientrare e creare pericoli con tiri in porta ed assist per i compagni. Per quel che riguarda la Nazionale, ha compiuto tutta la trafila dall’Under 19 in poi, arrivando a collezionare 3 presenze ed un gol per la selezione maggiore.

Gli anni a Trigoria

Come detto, l’attaccante arriva alla Roma da giovanissimo, nel 2004. La prima stagione degna di nota è quella del 2009/10, quando Politano e compagni, guidati da Andrea Stramaccioni, conquistano il titolo di Campioni d’Italia nella categoria Allievi Nazionali. Dal 2010 al 2012 rimane a disposizione di Alberto De Rossi e con la Primavera giallorossa arriva il secondo titolo della sua ancor giovane carriera: lo Scudetto del 2010/11. Nell’estate del 2012, l’esterno romano lascia la Capitale senza veder realizzato il sogno di esordire all’Olimpico ed approda in prestito al Perugia.

Tra Perugia e Pescara

In Umbria, Politano gioca da titolare in Lega Pro, aiutando il Grifone a raggiungere anche i playoff per la Serie B. L’annata a Perugia frutta al classe ’93 33 presenze e 8 gol. Al termine della stagione, viene richiamato a Roma, dove però rimane soltanto qualche mese, prima di essere ceduto, questa volta in comproprietà al Pescara. In Abruzzo gioca due campionati di Serie B, allenato da Serse Cosmi prima e Massimo Oddo poi. Entrambi i tecnici puntano forte sul talento capitolino, che riesce a scendere in campo per ben 81 volte, segnando 12 gol e fornendo 10 assist. Numeri che convincono la Roma, nell’estate del 2015 ad aggiudicarsi alle buste il suo cartellino.

L’exploit al Sassuolo

Dopo i tre anni lontano da Trigoria, la storia si ripete e passati gli esami in Serie C e B, per Matteo Politano arriva la prima esperienza nella massima competizione. La nuova destinazione è il Sassuolo, dove Eusebio Di Francesco stravede per lui e lo vuole come esterno d’attacco nel suo 4-3-3. In Emilia arriva la definitiva esplosione di Politano, che partecipa alla stagione da favola dei neroverdi nel 2015/16, raggiungendo la storica qualificazione in Europa League. In quel campionato segna anche il suo primo gol in Serie A, proprio all’Olimpico contro la squadra in cui è cresciuto e per cui, da sempre, fa il tifo. A fine anno, il Sassuolo lo riscatta e, per la prima volta dal 2004, il cartellino di Politano non è di proprietà della Roma. Rimane in neroverde fino al giugno del 2018, facendo il suo debutto in Europa League e finendo la sua esperienza con 110 presenze, 24 gol e 14 assist.

L’Inter, il mancato ritorno a casa ed il trasferimento ai piedi del Vesuvio

A luglio 2018, Luciano Spalletti convince l’Inter ad investire su Politano e la società nerazzurra lo acquista in prestito con diritto di riscatto. Il classe ’93 trascorre una stagione e mezza a Milano, per un’esperienza a due facce. Nella prima stagione, infatti, l’esterno viene messo al centro del progetto tecnico e gioca praticamente sempre, debuttando anche in Champions League. La successiva, invece, inizia con un cambio sulla panchina interista: Antonio Conte prende il posto di Spalletti e le cose per Matteo Politano mutano rapidamente. Il tecnico pugliese cambia modulo e nel suo 3-5-2 non c’è spazio per l’attaccante romano. Proprio per questo, durante la sessione invernale di mercato, l’Inter decide di venderlo. Si intavola una trattativa con la Roma, che propone come pedina di scambio Leonardo Spinazzola. Politano atterra a Fiumicino, fa le foto con la sciarpa giallorossa e si sottopone alle visite mediche, tutto pronto per il suo ritorno a casa. Tuttavia, come spesso accade nel calciomercato, le cose cambiano in fretta e l’accordo salta per dettagli ancora non del tutto chiari. Fatto sta che il romano abbandona la sua città con le lacrime agli occhi e pochi giorni dopo viene ceduto al Napoli, in prestito con obbligo di riscatto. In Campania gioca soltanto 7 partite, complice lo stop al calcio dello scorso marzo.

(S. Valdarchi)

La Serie A che verrà – Inter 2020-2021

(R.Rodio) – Grinta, compattezza, voglia di vincere. Il progetto di Antonio Conte intende trascinare l’Inter dopo anni di delusioni verso i vertici della classifica.

Un processo verso l’alto che continuerà nella prossima stagione, con Conte che al 100% resterà alla guida dei nerazzurri cercando di migliorare la squadra e costruire un gruppo ancor più compatto di quello attualmente al terzo posto in Serie A.

Come sarà la nuova Inter stagione 2020-2021? Si parte dalla conferma di capitan Handanovic, convinto ancora a restare tra i pali per conquistare finalmente un trofeo in maglia nerazzurra.

Possibile un colpo nella difesa a tre: il veterano Godìn ha deluso, potrebbe essere rimpiazzato immediatamente da un altro esperto come Jan Vertonghen, perfetto come difensore di centro-sinistra per Conte.

A centrocampo i sogni si chiamano Chiesa e Tonali, due stelle italiane che Conte vorrebbe con sé al più presto. Colpi costosi e difficili, finanziabili solo in caso di partenza di altri mediani. Eriksen dovrebbe avere una seconda chance, meno probabilità invece per una conferma di Nainggolan, Asamoah e Biraghi. Per la corsia mancina non dispiacciono il francese Kurzawa e l’atalantino Gosens.

Con la permanenza di Icardi al PSG e Lautaro Martinez diretto a Barcellona, cambierà anche l’attacco dell’Inter. Si cerca un super colpo per affiancare Lukaku: i nomi più probabili sembrano essere Morata, Aubameyang o il giovane Matheus Cunha. A Conte piacerebbe riavere anche Pedro, in scadenza col Chelsea.

La probabile formazione dell’Inter 2020-2021

 

Le imprese della Roma in Europa: lo spareggio con l’Hibernian

Alice Dionisi – La regola dei gol fuori casa non ha sempre portato bene alla Roma. A volte è bastato il piede destro di Bruno Peres sulla linea della porta, altre invece la rete fatale è arrivata quando eravamo già pronti a festeggiare, in attesa soltanto del triplice fischio. Prima ancora dell’introduzione della norma da parte della UEFA, in caso di parità c’erano gli spareggi. I giallorossi hanno anche affidato il loro destino al lancio di una monetina, non sempre atterrata dal lato giusto. Se nella stagione 1960-61 fossero esistiti gli “away goal” la Roma non avrebbe portato a casa la Coppa Delle Fiere.

Era il 27 maggio del 1961 e sulla panchina sedeva Alfredo Foni. Nel doppio confronto con l’Hibernian in semifinale arrivarono due pareggi: 2-2 in Scozia e 3-3 in casa. Il torneo reclamava una finalista e venne estratto lo stadio Olimpico per la terza gara supplementare. Tra le mura amiche, davanti ai suoi tifosi, i giallorossi riuscirono nell’impresa che consentì loro di proseguire il cammino che li portò al primo trofeo europeo della storia del club.

Dopo essere rimasto a secco nella gara d’andata all’Easter Road di Edimburgo, Pedro “Piedone” Manfredini segnò una doppietta nella gara di ritorno. Al bomber argentino però non bastavano più neanche le triplette -quelle si limitava a segnarle alla Lazio in campionato-, così nella partita decisiva all’Olimpico realizzò quattro gol in meno di 60 minuti. La prima arrivò subito dopo il fischio d’inizio, poi ancora al 10’, al 35’ e al 57’. Manfredini aprì le danze al trionfo della Roma, Menichelli e Selmosson si unirono per firmare il definitivo 6-0 sugli scozzesi. Panetti in porta negò all’Hibernian anche la mera consolazione di finire sul tabellino dei marcatori dal dischetto: la vittoria fu tutta a tinte gialle e rosse.

L’assenza della regola dei gol in trasferta permise alla Roma di disputare la finale di Coppa Delle Fiere contro il Birmingham. Quella finale, poi, la Roma la vinse. Questa però è un’altra storia.

Alice Dionisi

Under, la perdita del posto fisso

(Jacopo Venturi) – Bastano pochi dati per descrivere la brutta stagione di Cengiz Under. Il turco quest’anno ha giocato 15 partite in Serie A e solo in due di queste occasioni è stato in campo per 90 minuti. Il tutto per un totale di tre reti soltanto. Eppure le premesse sembravano ben diverse. Under era stato adocchiato sin da subito da Fonseca come uno dei suoi possibili fedelissimi e infatti il tecnico portoghese ci aveva puntato sin dalla prima partita contro il Genoa. In quell’occasione il numero 17 aveva ripagato la fiducia con un gran gol, che però è rimasto poi il miglior guizzo della sua annata. Dopo la seconda giornata infatti è arrivato un infortunio muscolare che lo ha tenuto fuori per un mese e mezzo e lì la sua stagione è girata. Fonseca iniziato a schierare Zaniolo sulla fascia destra, fidandosi sempre di più dell’italiano, che è iniziato a crescere in una posizione che fino a qualche mese fa non sentiva sua. Al rientro dunque Under si è trovato scavalcato da un giocatore importante e questo ha inciso anche sull’aspetto mentale. Il turco infatti è sembrato aver perso anche quella frizzantezza che lo caratterizzava, diventando un giocatore meno utile e pungente. Difficile dire se verrà recuperato da Fonseca. Ma soprattutto a questo punto l’ipotesi di una cessione a stretto giro non è così peregrina, considerando che quando si parla di sacrificabili il suo nome risulta sempre in cima alla lista.

(Jacopo Venturi)

La Serie A che verrà – Lazio 2020-2021

(R.Rodio) – Nella stagione in corso, che dovrà concludersi ad inizio agosto prossimo, la Lazio può definirsi la vera e propria rivelazione.

Una squadra creata a basso costo, ricca di calciatori da rilanciare che si sono trasformati in elementi indispensabili nello scacchiere di Simone Inzaghi. Non a caso i capitolini sono a -1 dalla Juventus, in piena corsa Scudetto.

Ma come cambierà la Lazio nella stagione 2020-2021? L’obiettivo primario ovviamente è il mantenimento dell’ossatura attuale, ovvero dei titolari e dei calciatori di maggior spessore.

Il d.s. Tare dovrà essere bravo a resistere alla proposte per gente come Immobile, Luis Alberto e soprattutto Milinkovic-Savic, richiestissimo sul mercato. Ma intanto sta pensando a rinforzare le seconde linee della Lazio, costruendo una rosa più completa in vista del ritorno in Champions League.

In difesa ad esempio si cercherà uno stopper giovane e dinamico, che possa dare il cambio a due veterani come Acerbi o Radu. I nomi più gettonati sono quelli del brasiliano Adryelson, 22 enne dello Sport Recife, oppure del serbo Strahinja Pavlović, classe 2001 del Monaco.

A centrocampo già bloccato l’italo-argentino Gonzalo Escalante, ex Catania in arrivo dall’Eibar: sarà l’alternativa a Lucas Leiva. Possibili anche dei rinforzi sulle corsie laterali: Marusic (piace al PSG) e Lukaku sono in partenza, per sostituirli si pensa al ritorno di Davide Faraoni dal Verona e sulla sinistra al greco Kostas Tsimikas, che piace anche al Nizza.

In attacco invece il duo Immobile-Correa ha bisogno di un’alternativa all’altezza, nonostante la presenza dell’affidabile Caicedo. La Lazio ha messo da tempo gli occhi su Luis Suarez. Non è il bomber del Barça, bensì un interessante talento offensivo colombiano che gioca nel Real Saragozza.

Ed in panchina? Simone Inzaghi ha tutta la stima del mondo dalla sua, ma se arrivasse un’offerta di una big (Juventus?) lo scenario potrebbe cambiare. Ma la voglia di giocarsi la Champions con la sua creatura è davvero forte.

La probabile formazione della Lazio 2020-2021: