Paulo Fonseca è sbarcato a Roma: “Sono molto felice e motivato”

Luca Fantoni – È il giorno di Paulo Fonseca a Roma. Il tecnico giallorosso con un volo da Kiev è sbarcato nella Capitale intorno alle ore 7.00 presso l’aeroporto di Fiumicino. L’allenatore prima andrà in albergo e poi si recherà a Trigoria per conoscere il nuovo ambiente e i dirigenti che non erano presenti all’incontro a Londra. Il portoghese martedì, assieme al suo staff e ai giocatori, sosterrà le visite mediche a Villa Stuart mentre per mercoledì è previsto il primo allenamento stagionale.

Queste le sue prime parole all’uscita dall’aeroporto: “Sono molto felice e motivato“.

Luca Fantoni

La cronistoria degli ultimi due, terribili, mesi della Roma

Luca Fantoni – C’è mai fine al peggio? È la domanda che si stanno facendo tutti i tifosi romanisti e la cui risposta, da due mesi a questa parte, sembra essere solo no. 91esimo minuto di Genoa-Roma. Romero svetta in mezzo a Schick e Nzonzi e pareggia la partita, distruggendo le flebili ma residue speranze di qualificazione alla Champions League. Da quel momento, a cadenza quasi settimanale, i tifosi della Roma si trovano davanti a situazioni incredibilmente difficili da digerire. La prima è il rifiuto di Antonio Conte di venire ad allenare nella capitale. Il 7 maggio, con un’intervista uscita sulla prima pagina de ‘La Gazzetta dello Sport’, l’allenatore salentino specifica che in quel momento “non ci sono le condizioni” per un suo arrivo a Roma, ridimensionando le aspettative di una piazza e di una tifoseria che, con la voce di un possibile arrivo dell’ex Juventus, aveva cominciato a sognare. Ce ne sarà un altro di rifiuto ma questo è sicuramente il più rumoroso.

DE ROSSI – La seconda situazione surreale è l’addio di De Rossi. Il 14 maggio, con uno scarno tweet, la società annuncia che Roma-Parma sarebbe stata l’ultima partita del capitano con la sua storica maglia addosso. Il giorno dopo c’è la conferenza, che per quanto si mantienga su toni pacati, evidenzia il netto distacco tra la posizione di De Rossi che si sentiva ancora utile alla causa e quella della società, convinta di agire per il bene tecnico della Roma. Nella stessa esternazione con la stampa c’è stato il primo riferimento chiaro, da parte di un componente della società, a Franco Baldini con il ruolo ingombrante che occupa pur non essendo nell’organigramma giallorosso. Il giorno dopo, il 16, in tutti i telefoni di Roma arriva un audio di Daniele De Rossi dove accusa la società mentre a Trigoria scoppia la protesta dei tifosi con anche Ranieri che conferma di non rimanere a Roma e che è Franco Baldini, “Testagrigia“, a prendere le decisioni. Il 17 la protesta si sposta sotto la sede dell’Eur dove circa 500 tifosi esprimono la propria rabbia contro la decisione della società. Nelle successive due settimane a Roma non si parla d’altro e tutti i tifosi sembrano finalmente riuniti sotto un’unica bandiera, quella di Daniele De Rossi. Il 26 maggio non è la giornata delle polemiche ma è solo una giornata piena di amore per un capitano, una leggenda, una bandiera che se ne va. Da sottolineare anche il ringraziamento dell’Olimpico a Ranieri, da brividi.

GASPERINI, ROMA GATE E FONSECA – Il 26 maggio poteva essere il ground zero della Roma, il punto da cui ricostruire. Tre giorni dopo invece arriva il rinnovo di Gasperinicon l’Atalanta, seconda scelta dopo Antonio Conte. Anche il tecnico di Grugliascopreferisce altri lidi rispetto a Trigoria. Non passano neanche 24 ore e la mattina del 30 maggio il quotidiano ‘La Repubblica’ esce in edicola con una lunga inchiesta che racconta i rapporti intestini e fratricidi nello spogliatoio giallorosso. I senatori, tra cui De Rossi, vorrebbero la testa di Monchi, Di Francesco e Totti, e tutto è raccontato da una email che Ed Lippie invia a Pallotta a dicembre scorso. L’articolo distrugge anche gli ultimi equilibri rimasti ed alimenta la visione di Trigoria come un trono di spade, in cui tutti vogliono comandare, pieno di segreti e sotterfugi che ovviamente non possono che danneggiare chi la Roma la tifa. In giornata arriva la smentita della società e poi il giorno dopo quella di De Rossi ma ormai la frittata è fatta. Sempre il 31 Pallotta fa uscire una lunga lettera che riassume gli ultimi 12 mesi e forse è la sua migliore uscita pubblica da quando è presidente della Roma, cercando di ricostruire un minimo di empatia con i tifosi. Nel frattempo il tempo scorre, il 5 giugno Massara risolve consensualmente il contratto con la Roma e i giallorossi si trovano ufficialmente senza direttore sportivo. Questo è un altro aspetto che non si può posizionare su una linea del tempo ma che comunque rientra nelle situazioni surreali: trovarsi a pochi giorni dal ritiro senza avere un direttore sportivo ufficiale in grado di operare con la completa libertà. L’11 giugno arriva la prima decisione di questa nuova stagione: Paulo Fonseca diventa il nuovo allenatore. Può piacere o non piacere ma l’importante era comunque prendere una direzione e seguirla. Solo 6 giorni dopo però, l’ambiente nella capitale esplode.

TOTTI – Il 17 giugno Francesco Totti mette fine alla sua carriera da dirigente nella Roma con una conferenza stampa, da lui convocata, nel salone del CONI. La notizia gira già da qualche giorno ma questo intervento pubblico di Totti sancisce la definitiva rottura tra colui che, insieme a De Rossi, rappresenta la gran parte della tifoseria e la società. Qui torniamo al discorso iniziale. Dopo ciò che è successo tra ieri e oggi, la Roma si trova nel punto di massima difficoltà dell’era americana. Ma siamo sicuri che ora si possa ripartire? Ormai questi ultimi due mesi hanno insegnato che può succedere di tutto e il tifoso della Roma non sa più cosa può accadere da qui a 10 giorni. La speranza è che si possano rimettere insieme i pezzi di questo giocattolo che più volte si è rotto ma quello che è certo è che mai come oggi quel 10 aprile 2018, il giorno in cui la Roma scrive la storia rimontando il Barcellona, sembra un giorno lontano, molto lontano.

Luca Fantoni

Lucas Verissimo, più una buona riserva che un titolare fisso

Luca Fantoni – Il lupo perde il pelo ma non il vizio, o meglio, il direttore sportivo cambia squadra ma qualche pallino se lo porta dietro. È ormai di un anno fa il tram tram mediatico per un possibile arrivo di Lucas Verissimo al Torino. Il ds Petrachiera vicino a chiudere la trattativa ma poi le alte richieste del Santos ne hanno fermato lo sviluppo. Se però lo scorso anno la caratura della squadra (metà classifica) e la stagione del giocatore e dei brasiliani (quarto posto e quasi tutte le partite da titolare) ne potevano giustificare l’acquisto, ora in una piazza come Roma e dopo una stagione come quella appena passata dal Peixe, lo stesso possibile acquisto appare un po’ una forzatura. Nello scorso Brasileirão il Santos ha gravitato sempre nelle zone basse della classifica, concludendo al decimo posto (classifica molto corta con la prima retrocessa a 8 punti dai bianconeri), e il difensore centrale ha giocato solamente 14 partite, chiuso da Gustavo Henrique, il titolarissimo, e da Luiz Felipe e David Braz, utilizzati nelle rotazioni insieme a Verissimo.

CARRIERA E CARATTERISTICHE TECNICHE – Lucas Verissimo fa il suo esordio nel Santos non giovanissimo, a 20 anni (in Brasile di solito si esordisce dai 16/17). Piano piano, complice qualche infortunio dei titolari, si guadagna il posto nell’undici iniziale e mette a referto anche alcune prestazioni niente male come quelle nella doppia sfida contro l’Atletico Paranaense nella Libertadores 2017 dove, nel match di ritorno, salva un gol praticamente a porta vuota, mettendo in ghiaccio la qualificazione ai quarti. Riesce ad avere un ottimo posizionamento difensivo soprattutto sui cross e anche nell’uno contro uno si fa valere. La sua altezza (quasi 1.90) sicuramente lo aiuta in tutte le situazioni aeree ma non lo fa neanche sfigurare per quanto riguarda la velocità. Non brilla in fase di impostazione, il piede è discreto ma nulla di eccezionale. Pecca sotto il profilo tattico, giocando in un campionato come quello brasiliano dove tranne un paio di squadre (Gremio su tutte) la tattica non è sicuramente un aspetto preminente. Sarà necessario un periodo di ambientamento nel campionato italiano e, se alla fine dovesse arrivare, Fonseca dovrà fare un grande lavoro su di lui.

PIÙ CASTAN MENO MARQUINHOS – Se dovessimo paragonare Verissimo a due vecchi acquisti brasiliani della Roma, troveremmo delle somiglianze più con Castan che con Marquinhos. Il giocatore in forza attualmente al Paris Saint Germain arrivò in giallorosso a soli 18 anni (6 anni in meno), da semi sconosciuto ma con un potenziale importante. Verissimo ha già quasi 24 anni, tecnicamente è un giocatore completamente diverso e in Brasile si è già fatto un nome. Per certi versi sarebbe un acquisto simile a quello di Leandro Castan ma anche qui ci sono delle differenze molto importanti da sottolineare. Castan firmò con la Roma non dopo una stagione deludente dal punto di vista personale o di squadra, ma si presentò come titolare di un Corinthians che in due anni era riuscito a vincere Copa Libertadores e Brasileirão. In conclusione, Verissimo può essere un discreto acquisto ma non per una cifra superiore ai 5-6 milioni e soprattutto, per quello che ha dimostrato fino a questo momento, non è pronto per fare il titolare inamovibile in una squadra che milita in un campionato come la Serie A e che punta ad essere protagonista, sia in Italia che in Europa.

Luca Fantoni

Ismaily, un brasiliano ‘europeo’. Il terzino adatto per Fonseca

Luca Fantoni – È il 13 marzo del 2018 quando la Roma batte lo Shakhtar Donetsk e si qualifica ai quarti di finale di Champions League dove poi scriverà la storia contro il Barcellona. Gli ucraini escono dalla competizione a testa alta, mettendo in mostra giocatori interessanti come Fred (finito al Manchester United), Bernard e Ismaily. Il terzino brasiliano è l’arma in più della squadra di Fonseca. Nella partita di ritorno, in cui la Roma pensa soprattutto a verticalizzare e colpire in contropiede mentre lo Shakhtar gestisce il possesso palla, le più pericolose azioni ucraine arrivano proprio dalla sinistra grazie alla costante proiezione offensiva di Ismaily. La sue prestazioni in quella stagione europea (anche un gol contro il Manchester City) attirarono l’interesse della Juventus che voleva comprarlo in caso di partenza di Alex Sandro.

CARRIERA – Ismaily Gonçalves dos Santos nasce nel 1990 nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, una regione che, contrariamente alle tradizioni carioca, non brilla certo per tradizione calcistica. All’epoca giocava attaccante nella squadra del suo paese, l’Ivinhema, e grazie ai suoi gol, ci mette poco a farsi notare e si trasferisce prima al Desportivo Brasil, dove inizia a giocare terzino, e poi in prestito al São Bento in serie B. È dopo questa stagione che Ismaily arriva in Europa, a soli 19 anni. Insieme ad una dozzina di altri giocatori del Desportivo Brasil viene mandato all’Estoril, nella seconda serie portoghese, per permettergli di abituarsi al calcio europeo. Qui gioca tutte le partite da titolare e si guadagna la chiamata dell’Olhanense prima e del Braga poi. Nel 2013 viene acquistato dallo Shakhtar Donetsk per 4 milioni di euro e va a rinforzare la colonia brasiliana creata e sviluppata da Lucescu. Diventa subito un punto fermo degli ucraini anche se nel 2014 rischia seriamente di lasciare la squadra (insieme agli altri sudamericani) a causa dello scoppio della guerra del Donbass. Rassicurato dallo spostamento della squadra a Charkiv, continua la sua avventura in arancionero con la definitiva consacrazione che arriva con la guida tecnica di Fonseca. In Nazionale ha avuto la sfortuna di giocare nello stesso ruolo di Marcelo, Alex Sandro e Filipe Luis quindi ha collezionato solo una convocazione senza però mai scendere in campo.

NELLO SCACCHIERE DI FONSECA – Ormai l’arrivo di Fonseca a Roma è quasi ufficialee in una prospettiva di gioco basata sul possesso palla a tutto campo e sullo sfruttamento degli esterni, un giocatore come Ismaily potrebbe essere utilissimo. Nella stagione appena conclusa ha raggiunto quota 12 assist in tutte le competizioni, confermando la sua già nota propensione per la fase offensiva. Nel campionato ucraino e spesso in Champions League ha dimostrato di essere affidabile anche quando si tratta di difendere. Il campionato italiano tatticamente è di un altro livello e questo potrebbe essere un rischio anche se ormai Ismaily, grazie al suo precoce trasferimento in Europa, ha poco del terzino brasiliano tipico più adatto a offendere. A sponsorizzarlo ci ha pensato anche l’ex giocatore della Roma Zago che ai microfoni de Il Corriere dello Sport ha detto: “Ho lavorato con lui per due anni, è un terzino che sa difendere molto bene, diverso dai terzini brasiliani a cui piace di più attaccare. Lui è completo nelle due fasi. È un professionista di alto livello”. L’adattamento nella capitale non dovrebbe essere un problema e per un costo intorno ai 15 milioni (una cifra superiore potrebbe risultare eccessiva) rappresenterebbe un buon colpo, un terzino affidabile che si esalta nel gioco di Fonseca.

Luca Fantoni

Roma, le pagelle della stagione: Pastore e Schick i peggiori, bene El Shaarawy e Zaniolo

Luca Fantoni – La stagione della Roma si è conclusa. è stata un’annata caratterizzata da molte delusioni e pochi lampi di luce. Tanti giocatori da cui si pretendeva tanto hanno reso sotto le aspettative, mentre quelli più insospettabili si sono rivelate le sorprese del campionato. Questi sono i voti della stagione romanista:

OLSEN: 4.5 Sostituire Alisson era impossibile, ma lui neanche ci si avvicina. Il portiere svedese non è ovviamente l’unico colpevole dei tantissimi gol subiti ma non riesce mai a dare un senso di sicurezza alla difesa. 7 clean sheet in tutte le competizioni sono veramente pochi.

MIRANTE: 7 Era arrivato a Roma per fare il secondo e si è ritrovato a concludere la stagione da titolare indiscusso. Beneficia dell’effetto Ranieri che aiuta a compattare la difesa ma anche lui si rende protagonista di ottime prestazioni come quella contro la Juventus. 

FUZATO: S.V. Giudizi rimandati (forse) alla prossima stagione. Non vede mai il campo.

FLORENZI: 6 La stagione del terzino romano è discreta, nulla di più. Segna 3 gol, fa 2 assist ma sulla sua valutazione pesa anche il rigore causato nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Porto. 

KARSDORP: 4 È passato un anno ma la situazione non è cambiata: l’olandese è spesso infortunato e le sue presenze sono ridotte al minimo. Scende in campo solo 14 volte, giocando solamente una volta tutti i novanta minuti e non lascia mai il segno, anzi, lascia alcune perplessità in fase difensiva, come quando si fa sovrastare da Fares contro la Spal.

SANTON: 6 Inizia alla grande con un’ottima prestazione nel derby d’andata. Cala alla distanza per poi concludere il campionato con due mesi di anticipo per un infortunio. Fa il suo, ma il voto non può andare oltre il sei. 

MANOLAS: 6.5 La sua stagione non sarà stata perfetta ma è sempre l’unico a rimanere in piedi quando la difesa della Roma sbanda. Può e deve sicuramente rappresentare le fondamenta dalle quali ricostruire la difesa giallorossa.

FAZIO: 5 Nonostante il record di gol segnati in campionato, la stagione del centrale argentino è negativa. La solidità difensiva della colonna portante della scorsa annata ha lasciato il posto a un insieme di errori e disattenzioni che costano alla Roma parecchi punti. Migliora con Ranieri ma non basta.

JUAN JESUS: 5.5 Non combina disastri ma neanche brilla. Viene utilizzato poco anche se in certi momenti della stagione sarebbe potuto servire per far riposare un Fazio in evidente difficoltà. 

MARCANO: 5.5 Lo spagnolo arrivato a parametro zero non dà mai l’idea di essersi integrato con il resto della squadra. Le prime prestazioni spaventano ma piano piano acquisisce sicurezza, migliorando il suo livello di gioco ma i minuti giocati restano comunque troppo pochi.

KOLAROV: 7.5 Lo stakanovista giallorosso prende mezzo voto in meno per qualche amnesia difensiva di troppo. La sua stagione però è più che positiva: 9 gol e 2 assist sono numeri importanti per un terzino che non si è potuto mai riposare per la mancanza di un’alternativa nel ruolo. Molto importante la rete nel derby contro la Lazio che ha permesso alla Roma di tornare subito in vantaggio dopo il pareggio di Immobile.

NZONZI: 5 Il francese in queste ultime partite ha anche dimostrato di essere in crescita ma le prestazioni di inizio campionato pesano tanto. Pagato 26,5 milioni, fino a febbraio non riesce minimamente ad adattarsi ai ritmi del campionato italiano, più veloci rispetto a quelli della Liga. Per quello visto nelle ultime partite merita forse un’altra chance.

DE ROSSI: 8 È vero che molto spesso è infortunato, ma quando c’è fa tutta la differenza del mondo. Con lui in campo, su 18 partite, arrivano solamente 4 sconfitte. Nel suo ruolo è il giocatore più forte che ha (ormai aveva) la Roma.

PELLEGRINI: 6.5 La stagione di Pellegrini si divide in tre parti: la prima in cui fatica da morire, la seconda, dopo il derby di andata, in cui, nel ruolo di trequartista, riesce finalmente a dimostrare le sue qualità, e la terza, dopo l’ultimo infortunio, nella quale cala un po’. Ha imboccato sicuramente la strada giusta per diventare un punto fermo della squadra giallorossa.

CRISTANTE: 6 Arrivato a Roma da trequartista, a causa dell’abbondanza nel ruolo è costretto a reinventarsi mediano. Alcune prestazioni sono decisamente sottotono ma alla fine, tra i nuovi acquisti, è uno di quelli che se la cava meglio, anche e soprattutto dal punto di vista dell’impegno.

ZANIOLO: 8 È scontato dire che è lui la sorpresa più piacevole di questa nefasta stagione romanista. Fa il suo esordio da titolare contro il Real Madrid per poi trovare il primo gol contro il Sassuolo, con un tocco sotto da campione. La sua gara contro il Porto all’Olimpico può essere considerata senza dubbio la miglior prestazione individuale della stagione.

PASTORE: 4 Quando gioca al top della forma e nel ruolo a lui più congeniale dimostra di essere ancora un giocatore valido. Peccato che questo succeda al massimo tre o quattro volte in tutta la stagione. Dal 24 novembre al 27 aprile gioca un totale di 76 minuti, basta questo dato per analizzare la stagione di Pastore.

CORIC: 5 Sarà giovane, si dovrà abituare ai metodi di lavoro italiani, ma se due allenatori su due non lo fanno mai scendere in campo la colpa è anche un po’ sua.

UNDER: 6 Non si ripete su i livelli della stagione passata dal punto di vista della continuità ma riesce a mettere a referto comunque 6 gol e 11 assist. Peccato per l’infortunio che lo tiene fermo da gennaio a marzo, nel momento decisivo della stagione della Roma. 

KLUIVERT: 5.5 Inizia bene con l’assist per Dzeko contro il Torino. Alla distanza si perde un po’, trovando pochissimo spazio con Di Francesco. La situazione migliora con Ranieri dove si ricomincia a vedere qualche spunto interessante. Per essere il primo anno poteva andare sicuramente meglio ma poteva andare anche molto peggio. La prossima stagione dovrà essere quella della consacrazione.

EL SHAARAWY: 7.5 Stagione eccellente quella dell’ala giallorossa. Da tanti visto solo come un giocatore discontinuo, arriva per il quarto anno consecutivo intorno ai 10 gol stagionali. Per la Roma è fondamentale trovare un accordo sul rinnovo di contratto.

PEROTTI: 5.5 In realtà la stagione di Diego Perotti è difficilmente valutabile. Appena torna in campo si infortuna e alla fine vede poco il campo. Mezzo voto in più per la rete che rimette sui giusti binari la festa di addio di Daniele De Rossi. Ormai l’argentino si è specializzato in questo tipo di gol.

DZEKO: 5 Un’annata da 14 gol in 40 partite non può essere considerata positiva. Trova il gol in casa solo alla terzultima giornata, dopo più di un anno di astinenza. Il bosniaco paga anche alcuni atteggiamenti avuti durante le partite in cui è sembrato svogliato e particolarmente nervoso.

SCHICK: 4 Doveva essere l’anno del riscatto, è stato quello della definitiva bocciatura. Sono solo 3 i gol segnati dal ceco che in campo diventa quasi irritante per gli atteggiamenti che ha. Difficilmente lo si vede andare a contrasto o attaccare il primo palo. I piccoli miglioramenti che si erano visti dopo l’assunzione del mental coach sono scomparsi nell’arco di due o tre partite.

Luca Fantoni

Ranieri: “De Rossi? Ha un grande carattere, nei momenti difficili i compagni si affidano a lui”

Simone Burioni – Claudio Ranieri, tecnico della Roma, è intervenuto in conferenza stampa a due giorni dall’ultima partita della stagione contro il Parma. Queste le sue parole:

 

Domani è l’ultima partita della stagione. Che atmosfera si aspetta di trovare? 
Mi auguro che ci sia l’atmosfera che merita De Rossi. Mi auguro di vedere uno stadio colmo d’amore per Daniele, deve essere una festa per quello che ha dato alla Roma e per il modo in cui l’ha dato. Senza dubbio mi aspetto una cosa positiva per lui al 100%.

De Rossi giocherà dal primo minuto? 
Sì, dal primo minuto. Entrerà in campo con la sua fascia, merita questa standing ovation da parte di tutto l’Olimpico. Deve essere una festa e lui deve fare una grande partita: se ci tengo io figuriamoci lui a finire bene.

Cos’ha di così speciale De Rossi? 
Riesce a trasmettere nel suo gioco la passione per la maglia con cui gioca: l’Italia e la Roma. Si vede che esprime la sua voglia di far bene e di impegnarsi al massimo, che non vuol dire giocare sempre bene, ma che cerca di dare sempre il 100%. Dipende poi da cosa ha dentro, ma un giocatore del genere lo puoi solamente apprezzare e per di più è un punto di riferimento positivo per la squadra. Lui è un punto di riferimento. Ha qualità ma anche un grande carattere, nei momenti difficili i compagni si affidano a lui.

Che Roma pensa di lasciare? 
La squadra si è ripresa, ha fatto rivedere di essere squadra e di essere compatta per un obiettivo. Non ci riuscirà? Pazienza, faremo i complimenti ai nostri avversari. Ma fino in fondo noi dobbiamo dare il massimo perché siamo professionisti e giochiamo per il divertimento e per il gusto di giocare, nessuno ce lo impone. Si gioca per la passione, per il divertimento, non per i soldi. I giocatori devono giocare per questo.

Pensa di tornare ad allenare in Inghilterra? 
Da quando andai per la prima volta all’estero, in Spagna, tanti anni fa, io mi sento un allenatore europeo. Dove ci sarà un progetto che mi intriga andrò.

Ha mai avuto la sensazione che la carriera di De Rossi volgesse al termine prima di due settimane fa? Magari parlando con qualcuno all’interno della società…
No, mai pensato e mai parlato. Anche per me è stato un fulmine a ciel sereno, come per lui.

Dove pensava di incidere di più? 
Dopo aver toccato per mano la squadra, ho capito che dovevo incidere moltissimo sull’autostima e sullo stato morale. Ho capito che dovevo riprenderli sotto l’aspetto psicologico. Credo che abbiamo lavorato bene in difesa, abbiamo preso meno gol ed i ragazzi mi hanno capito sempre di più.

Si aspettava di più da qualche calciatore? 
No, tutti hanno dato il massimo durante allenamenti e partite. Non voglio parlare di chi mi ha deluso. Sono convinto che Schick sia un grandissimo giocatore, e gliel’ho detto, ma ci sono alcuni che esplodono a 19 anni ed altri no. Mi dispiacerà vederlo esplodere a 28 anni, come lui può esplodere. Lui è un ragazzo di grande qualità. Spero che possa rimanere e far vedere che non mi ero sbagliato.

Con quale stato d’animo domani lascerai la Roma? Ti emozionerai anche tu? 
Io mi emoziono sempre. Io mi emoziono ogni volta che guido la Roma. L’ho detto in conferenza in settimana, non entro prima per non sentire l’inno di Venditti, altrimenti mi emoziono. Sono contento che ci sia la festa per Daniele e lascerò la Roma col cuore aperto sperando di vederla sempre più in alto.

C’è rammarico nel non andare avanti con la Roma?
L’ho cominciata a sentire mia giorno dopo giorno. Non devi plasmare una squadra da zero, lo era già ed era abituata ad un certo tipo di gioco. Il lavoro quindi è doppio, perché devi togliere determinate cose, usufruire di un lavoro già fatto da Eusebio e rimodellarla per capire chi poteva seguire le mie idee. Non c’è rammarico, perché sono uno pratico, sapevo già che sarebbe finita nel momento in cui ho firmato. L’ho fatto con tutta la mia volontà e la mia passione. Posso augurare a chi viene dopo di me il meglio.

Domani può essere l’addio anche di altri pezzi importanti della Roma, come Dzeko, Manolas e così via. La Roma deve cambiare tanto o no? 
Io credo che il gruppo sia valido e ben miscelato: ci sono anziani giusti, giovani giusti, dai quali forse ci si aspettava di più. Ma va bene così: il nucleo è valido e sano. Non si riparte da zero, ma da una classifica deficitaria perché la Roma aveva preso stabilmente il posto in Champions League. Ma non si ripartirà da zero. Si ripartirà dall’allenatore che verrà secondo le sue direttive, secondo il suo sistema di gioco, secondo le sue idee. Chi prende una squadra a luglio ricostruisce sempre secondo le sue idee ed esperienze. L’allenatore prende sempre l’esperienza dagli altri allenatori che l’hanno lasciata in ogni singolo giocatore e poi ci mette le sue. Il giocatore deve essere intelligente e plastico nel capire quello che vuole e come lo vuole il nuovo allenatore.

La Roma può far indossare la sua fascia di capitano a De Rossi e non quella della Lega?
Non lo so, ma se c’è bisogno la pago io la multa. Non ne avevo sentito parlare ma a me starebbe bene. Sono d’accordo.

Che cosa pensa dell’introduzione della nuova regola sulla rimessa dal fondo?
Tutte le nuove regole hanno bisogno di tempo per essere capite e sfruttate in una maniera o nell’altra.

Cos’ha trovato qui a Trigoria? Che cosa si poteva fare meglio? 
Ho trovato una struttura più moderna, dal mio punto di vista forse c’è troppa gente: mi hanno detto che in molti sono andati nella sede centrale, ma sono abituato con meno gente. Forse c’è un risparmio in questo (ride, ndr). Capisco che la Roma sta diventando internazionale ed il brand conta molto. Si poteva far meglio forse nel momento più importante: questa è una mia opinione e non critico nessuno, né la società né la stampa. Sono uscite troppe voci: Dzeko va via, Zaniolo va via, viene questo, viene quell’altro. Nelle altre squadre all’ultimo è uscito qualcosa su chi andava e chi veniva, da noi proprio sul momento in cui dovevamo spingere in un’unica direzione. Non dico che ci ha tolto qualcosa, però quando tutti a spingere in quel momento difficile – perché quando l’ho presa io era un momento davvero molto difficile – serviva una linea comune. Non è una critica verso nessuno, ma forse quei punti in più li avremmo strappati da qualche parte. Questo è ciò che credo. Sono convinto che quando devi spingere tutti quanti devono essere concentrati verso un’unica direzione, quando ci sono troppe voci vuoi o non vuoi ne vieni assorbito.

I calciatori pensavano alle voci? 
Non dico questo. Per esperienza, dico che quando tutti spingono in un’unica direzione, la squadra fa sicuramente meglio.

Simone Burioni

Roma, uno 0-0 di rimorsi e speranza tra Europa League e Champions

Simone Burioni – La Roma non va oltre lo 0-0 in casa del Sassuolo. Gli uomini di Ranieri hanno perso una ghiotta occasione per rosicchiare qualche punto su Atalanta e Inter che hanno rispettivamente pareggiato e perso con Juventus (1-1) e Napoli (nerazzurri sconfitti 4-1). Il Milan invece ha battuto il Frosinone 2-0 allungando a +2 sui giallorossi. Unica nota positiva per i capitolini è la matematica qualificazione all’Europa League, perlomeno ai preliminari. Clamorosa, ma ancora possibile, sarebbe invece l’approdo in Champions League che non si può escludere ancora del tutto. La Roma infatti può qualificarsi alla massima competizione europea in due casi: il primo vede i giallorossi vincenti col Parma con ben cinque reti di scarto ed entrambe le milanesi sconfitte. Nella seconda situazione, da capire se più o meno complicata, né l’Atalanta né le due milanesi dovrebbero guadagnare punti e la Roma, ovviamente, dovrebbe battere il Parma. Difficile quindi, ma non impossibile, e Ranieri – nonostante l’ambiente “sconquassato” per la vicenda De Rossi – ci proverà fino alla fine caricando la squadra a dovere sia per cercare di riuscire in un autentico miracolo sportivo sia per salutare nel modo migliore un’altra bandiera romanista che dirà addio. Di imprese Claudio Ranieri se ne intende, basta far correre la mente a pochi anni fa quando con il Leicester si laureò campione d’Inghilterra in una delle stagioni più gloriose che la storia del calcio abbia mai conosciuto. Intanto però le voci di mercato vedono allontanarsi Dzeko, Kolarov e Manolas da Trigoria, con un occhio di riguardo anche a Zaniolo che è nel mirino di Juventus e Tottenham. Il centravanti sembra essere l’obiettivo numero uno dell’Inter, che proverà a portare a Milano il bosniaco a prescindere dall’ingresso in Champions. Kolarov invece, nonostante abbia ancora un anno di contratto, pare voglia cambiare aria e una sua partenza sembra essere cosa quasi certa. Inoltre la Roma si libererebbe dei 6 milioni di ingaggio lordi percepiti dal serbo. Discorso differente per Manolas, il suo futuro dipende dal mercato e la Roma non è padrona del destino del greco su cui c’è una clausola da 36 milioni di euro. Chi la Roma non vuole cedere è Nicolò Zaniolo: il centrocampista fa gola a molti top club europei, ma l’idea della dirigenza è quella di poter trattenere il giovane talento almeno per un altro anno considerata l’età e il margine di miglioramento con un anno di esperienza in Serie A. Rimane invece il rebus allenatore, con Gasperini in pole per la panchina giallorossa. Il tecnico dell’Atalanta dovrebbe facilmente trovare un accordo con il presidente Percassi per essere liberato a fine stagione e raggiungere Roma in quella che si preannuncia essere un’estate davvero complicata tra polemiche e ringiovanimento della rosa.

Simone Burioni

Primavera, Roma-Juventus 2-1: giallorossi vincenti con due bellissimi gol di Riccardi e Celar

Luca Fantoni – Torna a vincere la Roma Primavera dopo quattro pareggi consecutivi in campionato. I ragazzi di De Rossi hanno battuto la Juventus per 2-1, dominando per gran parte della gara. I giallorossi si sono portati sul doppio vantaggio già nel primo tempo grazie ad una percussione centrale di Riccardi e ad una splendida rovesciata di Celar. Nella ripresa Vlasenko ha accorciato le distanze ma non è bastato ai torinesi per raggiungere il pareggio.

IL TABELLINO

ROMA (4-3-3): Zamarion; Parodi (dal 90′ Nigro), Cargnelutti (C), Bianda, Semeraro; Riccardi (dal 73′ Bove), Pezzella (dal 51′ Darboe), Greco; Besuijen(dal 90′ Buttaro), Celar, Cangiano (dal 51′ D’Orazio).
A disposizione: Cardinali, Trasciani, Santese, Tripi, Silipo, Bucri, Felipe Estrella.
Allenatore: De Rossi.

JUVENTUS (4-3-3): Loria (C); Bandeira, Capellini, Vlasenko, Anzolin; Portanova (dal 78′ Markovic), Nicolussi Caviglia, Francofonte (dal 46′ Monzialo); Fagioli (dal 60′ Penner), Olivieri (dal 60′ Petrelli), Frederiksen (dal 46′ Sene).
A disposizione: Siano, Gozzi Iweru, Makoun, Leone, Mohamed Ahamada, Morrone, Fernandes.
Allenatore: Baldini.

Arbitro: Sig. Daniele Rutella di Enna.
Assistente 1: Sig. Michele Falco di Bari.
Assistente 2: Sig. Salvatore Marco Dibenedetto di Barletta.

Marcatori: 35′ Riccardi (ROM), 43′ Celar (ROM), 51′ Vlasenko (JUV).
Ammoniti: 31′ Fagioli (JUV).
Espulsi:

LIVE:

SECONDO TEMPO

94′ – Dopo 4 minuti di recupero termina il match. LA ROMA VINCE PER 2-1 CONTRO LA JUVENTUS.

90′ – Cambi per la Roma: dentro Nigro e Buttaro, fuori Parodi e Besuijen. Celar pericoloso di testa.

81′ – Botta dalla distanza di Celar che sfiora il palo.

78′ – Ultimo cambio per la Juventus: fuori Portanova e dentro Markovic.

73′ – Esce Riccardi per crampi ed entra Bove.

72′ – Ancora decisivo Zamarion con una bellissima parata su un tiro di Sene.

66′ – Il neo entrato Petrelli prova la botta da fuori ma Zamarion è reattivo e respinge.

60′ – Altro doppio cambio per la Juventus: fuori Olivieri e Fagioli, dentro Penner e Petrelli.

57′ – D’Orazio si accentra e calcia ma il suo tiro finisce alto.

51′ – La Juventus accorcia le distanze con un colpo di testa di Vlasenko. doppio cambio per De Rossi: dentro Darboe e D’Orazio, fuori Cangiano e Pezzella.

48′ – Olivieri prova il tiro da pochi passi ma Bianda gli sporca la conclusione.

46′ – Inizia la ripresa. Calcio d’inizio alla Juventus. Entrano Sene e Monzialo ed escono Francofonte e Frederiksen.

PRIMO TEMPO

45′ – Senza recupero termina il primo tempo. 2-0 per la Roma.

43′ – RADDOPPIO ROMA! Affondo sulla destra di Besuijen che mette in mezzo per Celarche si coordina e batte Loria in rovesciata. Gol numero 28 per lo sloveno.

37′ – Portanova stacca sul secondo palo ma il suo colpo di testa termina sull’esterno della rete.

35′ – ROMA IN VANTAGGIO! Riccardi ruba palla a centrocampo, salta secco il difensore e con il sinistro batte Loria.

32′ – Olivieri ha un’occasione importante ma calcia alto con il sinistro.

31′ – Ammonito Fagioli nella Juventus per un fallo tattico su Greco.

29′ – Ci prova ancora Pezzella, questa volta a giro, ma Loria è attento.

21′ – Sale la pressione della Roma con Pezzella che tira forte ma centrale.

18′ – Pericolosissimo Besuijen che entra in area di rigore e calcia con il destro ma il suo tiro è messo in angolo da Loria.

13′ – Celar prova a girarsi ma il suo tiro è ribattuto da un difensore.

7′ – La Juve reagisce con un tiro debole di Francofonte.

5′ – La Roma spinge e conquista il secondo calcio d’angolo della partita.

1′ – Colpo di testa di Greco dopo 30 secondi ma la palla finisce alta.

1′ – Inizia la partita. Batte la Roma.

Luca Fantoni

Conferenza Ranieri: “A De Rossi andava detto in un’altra maniera. Chi decide è il presidente”

Simone Burioni – Claudio Ranieri, mister della Roma, è intervenuto in conferenza stampa a due giorni dalla partita contro il Sassuolo. Queste le sue parole:

 

E’ stata una settimana diversa dalle altre. E’ finita in secondo piano la partita col Sassuolo. Una settimana come questa potrebbe avere una conseguenza negativa o positiva sulla squadra, è più preoccupato o spera che possa essere uno stimolo per le prossime due partite?
Io credo che debba essere uno stimolo positivo e propositivo. Ormai i giocatori sono abituati a tutto. Poteva essere uno stimolo negativo anche il fatto di tutte quelle le voci sull’allenatore del futuro, i ragazzi non hanno mai mollato. Mi auguro invece che questo fatto sproni a fare bene, ci sono due partite da completare, c’è ancora una piccola possibilità però dobbiamo avere la coscienza a posto di aver fatto il massimo che potevamo fare.

Ha parlato dell’aspetto mentale, le chiedo dell’aspetto fisico. Come stanno i giocatori, in particolare Zaniolo e Pellegrini? 
L’aspetto fisico di tutti: stanno bene. Zaniolo riprende oggi, aveva il solito polpaccio indurito, oggi farà lavoro differenziato, mentre gli altri faranno lavoro di scarico. Pellegrini non è grave, è la solita vecchia cosa che gli si acuisce, credo di averlo a disposizione per sabato e se non lo sarà per sabato ce lo avrò sicuramente per la prossima settimana.

Ieri gli sono state attribuite alcune frasi. Quando gli si è chiesto chi decide lei avrebbe risposto “testa grigia a Londra e quello di Boston”. Volevamo verificarle… 
Non mi sembra di aver utilizzato queste parole. Quando i nostri tifosi chiedevano spiegazioni sulle decisioni della fine del rapporto di Daniele (De Rossi, ndr) con la Roma io ho detto sicuramente a Londra e in America. Chi decide è il presidente e la persona che gli è più vicino sta in Inghilterra.

Questo malessere generale è giustificato? O si sente di rassicurare i tifosi della Roma per i progetti dell’immediato futuro di Pallotta? 
Non so i progetti del futuro di Pallotta, non possono aver parlato con me sapendo che io tra due partite finisco il rapporto con la Roma. Non so che programmi ci saranno. Io credo che in ogni società di calcio ci sono dei ricambi, per cui ci sta. Lo abbiamo visto anche in Italia: squadre che hanno perso punti di riferimento, solo che a Daniele (De Rossi, ndr) essendo il capitano e una persona storica qui forse andava detto in un’altra maniera e dargli il modo di pensare bene, invece questo modo non è stato dato. E’ il calcio, è la legge del calcio: la società vuole cambiare, vuole altri giocatori, per cui come come i giocatori scelgono un’altra società, così sono le società che a volte scelgono allenatori, direttori sportivi, giocatori. Certo che per una figura così importante come il capitano della Roma – avendo i tifosi della Roma un amore sviscerato per la squadra – una considerazione più attenta avrebbe consigliato un altro comportamento.

De Rossi ha detto che da dirigente si sarebbe confermato. Se le fosse stato offerto il ruolo da dirigente che cosa avrebbe fatto?
Io non parlo se mi fosse stato offerto un ruolo da dirigente, io sono allenatore e se mi fosse stato chiesto “resterai tu, cosa ne pensi di Daniele?” io avrei detto: “Lo voglio perché so che giocatore è, che uomo è, che capitano è”.

Già diversi anni fa Sabatini parlò di centri di potere. De Rossi ha parlato di società divisa in più parti. Come viene vissuta questa figura di Baldini all’interno di Trigoria? 
Quanto incide Baldini sul lavoro quotidiano? Con me non incide affatto. Non incide nel lavoro quotidiano. Non so che rapporti abbia con il presidente, qua – nel mio lavoro – non incide. In generale non lo so, non conoscendo quello che fa.

L’importanza di De Rossi, al di là di quello che si vede in campo, dentro allo spogliatoio fino a dove arriva?
Si parla sempre di leader. Ci sono vari leader: c’è il leader per la società, il leader per i giornalisti, c’è il leader per i tifosi o per i social. Ci sono anche i leader per l’allenatore. Daniele (De Rossi, ndr) è un allenatore in campo, è l’uomo a cui puoi parlare e lui ragiona con una mentalità non di ego fine a se stessa ma per il bene della squadra. Questi tipi di leader sono i leader che vogliono gli allenatori.

E’ venuto qua con un compito molto difficile: raggiungere il quarto posto. Ha parlato di legge del calcio prima, però a Roma questa legge fino a ieri era diversa: i giocatori romani e romanisti erano il tramite tra i vecchi tifosi, i nuovi tifosi e i bambini che andavano allo stadio. Si aspettava di trovare difficoltà ad allenare qua? 
Ma soprattutto di trovare una situazione così cambiata e diversa? Quando ho accettato questo incarico sapevo di trovare una squadra giù mentalmente, non fisicamente, ma mentalmente sì. E le mie forze sono state rivolte proprio a quello. Le mie forze sono state incentrare a farli credere in loro stessi, a farli ricredere nel senso della squadra. E’ logico che tutte queste cose non mi aiutano nel mio lavoro. Quanto possono aver inciso tutte le chiacchiere nella partita di Genova? Non lo so, non si può quantizzare una cosa del genere. Certo è che avevo chiesto aiuto ai tifosi e l’aiuto dei tifosi è stato magnifico: ci sono stati dietro, ci hanno aiutato a vincere alcune partite difficilissime, per questo io li devo solamente ringraziare.

Nella conferenza stampa De Rossi ha parlato anche di Totti, ha detto: “Spero che Totti prenda più poteri in società”. Molti tifosi dicono che Totti dovrebbe lasciare la Roma. Lei da tifoso della Roma che cosa dice a Totti in questo caso? 
Credo che ogni persona intelligente capisca che sono decisioni che deve prendere Francesco (Totti, ndr), non so quanto potere abbia. Io so che Francesco mi ha chiamato, quindi per me era uno che conta, uno che decide. Io non so quanto all’interno di questa crescita – perché uno non è che appena smette di giocare diventa subito dirigente o se vuol fare l’allenatore diventa subito allenatore, c’è una fase di crescita – Francesco sia felice o non sia felice o quanto sia soddisfatto o non soddisfatto. Sono domande che vanno rivolte a lui e non a me.

Ieri con l’incontro coi tifosi sotto la pioggia hai toccato con mano quanta sia la delusione. Sono ormai 11 anni che non si vince un trofeo alla Roma. Puoi dare un consiglio dall’alto della tua esperienza e della tua grande passione giallorossa su come questa società e questo gruppo possa dare soddisfazione ai tifosi?
Io non sapendo i programmi mi è difficile rispondere a questa domanda. Io credo che un fatto importante sia la costruzione dello stadio. Fare uno stadio per poi cominciare a programmare una Roma grande. E’ una mia considerazione che tiro fuori leggendo quello che scrivete voi perché da quando sono venuto sto pensando solamente alla squadra, a ogni singolo giocatore, a come farlo rendere al meglio, a cercare di tirare fuori il massimo ad ogni partita. Mi sono messo l’elmetto per aiutare la squadra, per aiutare la società e per cercare di fare il meglio.

Si è sentito supportato dalla società? A cosa possono riferirsi i tifosi? Perché quando anche le bandiere come De Rossi vengono meno i tifosi si sentono spaesati. Cosa direbbe ai tifosi della Roma, cosa rimane?
Avevo detto prima che la piazza di Roma è una piazza particolare. Il tifoso romanista si sente partecipe in tutto e per tutto. Per questo quando si gioca all’Olimpico, quando l’Olimpico è pieno, ti soffia dietro e ti permette cose che magari in altri stadi sono impossibili. Detto questo devo dire che capisco il tifoso che dice spesso che il Presidente è in America, è distante, ma io nella mia carriera ho trovato poche volte il presidente vicino, o perlomeno tutti i giorni con la squadra. Al Leicester il vecchio presidente l’ho visto più volte adesso che quando era il mio presidente. Abramovich forse tra tutti gli allenatori quello che lo ha incontrato di più sono stato io, credo che Ancelotti lo abbia visto poche volte, Sarri forse non l’ha mai visto. Sono situazioni, ti danno una squadra, tu lavori sul campo e quello che succede fuori a te non interessa, l’importante è che la squadra vada bene, l’importante è che quando hai bisogno di qualcosa ci sia qualcuno che te la risolve, questa è la cosa più importante per un allenatore di calcio, tutto il resto non conta. Non è importante la presenza di un presidente, ma che tutto vada come deve andare.

Come ha visto De Rossi in questi giorni? Ci ha parlato dopo la conferenza?
Sembra strano, ma ancora ci devo parlare (ride, ndr). Ancora non abbiamo avuto cinque minuti per noi. L’ho visto bello, motivato, determinato, come sempre. L’ho visto come sempre. Dentro di sé sarà squassato, immagino che non dormirà la notte, ma è normale. Chi ha dato tutto ed ha giocato anche non al 100% lo ha fatto per l’attaccamento che ha alla maglia, ai tifosi, alla squadra. Una notizia del genere ti sconquassa, è normale, ma ancora ci devo parlare.

Sarà una Roma col 4-3-3 come abbiamo visto con la Juventus o con il 4-2-3-1? 
Vediamo, sto studiando. Il Sassuolo è una squadra ben organizzata, ho visto la partita d’andata già qui con la Roma in casa. Mi sto facendo un’idea, adesso vediamo in questi ultimi due allenamenti se mi convince di più il 4-3-3 o se ritornare come stavamo prima.

De Rossi giocherà contro il Sassuolo?
Parlerò con lui e vedremo.

Visto che lei di stili di gioco e di campionati ne ha vissuti tanti che cosa consiglierebbe a De Rossi per la prossima avventura? 
Pensare da giocatore e solo da giocatore o avere anche un occhio per la formazione da allenatore? Credo che Daniele (De Rossi, ndr) voglia continuare a giocare, lo ha detto, ed è giusto che sia così. Lui ha già una mentalità da allenatore, in casa ha un padre che è allenatore. Per questo dico che è un leader positivo, non pensa al suo ego ma al bene di tutti. Credo che la formazione che gli ha dato il padre sia di una visione d’insieme e non singola del singolo giocatore.

Chiude la conferenza Ranieri:Volevo fare un appello ai tifosi. Mi auguro che l’ultima partita all’Olimpico sia una festa per Daniele, il tempo per le contestazioni ci sarà. Ma che l’ultima partita sia una dimostrazione d’amore a Daniele e alla Roma, che è la cosa più importante“.

Simone Burioni

Conferenza stampa De Rossi: “Voglio giocare, loro non vogliono, il distacco ci sta. Il romanismo? È importante ed è in mani salde”

Simone Burioni – Daniele De Rossi, in seguito al comunicato della Roma che comunica la separazione dal calciatore, è intervenuto in conferenza stampa. Queste le sue parole:

Inizia Fienga: “Buongiorno a tutti, grazie per essere qui. Vi abbiamo convocato per comunicarvi che ieri mi sono incontrato con Daniele e comunicato la decisione della società di non rinnovare il contratto come calciatore per l’anno prossimo. Abbiamo parlato a lungo e ho espresso a Daniele la volontà e il desiderio di averlo nell’organico della società per continuare la sua carriera all’interno della Roma nel percorso che lui deciderà. Personalmente, e per certi versi quasi egoisticamente, ho sperato e ancora lo faccio che Daniele voglia accogliere l’idea di starmi accanto perché mai come in questo momento mi avrebbe fatto comodo avere un vice come lui nel valutare le situazioni e prendere le decisioni in un contesto nel quale l’azienda si è resa conto di dover cambiare e correggere una serie di scelte fatte nel recente passato, per consentirci di ripartire. Sono convinto che questo tipo di disponibilità Daniele la coglierà quando lo riterrà opportuno anche perché per lui questa proposta è sempre valida, per la Roma e per il management della Roma. Quando deciderà di accogliere questa nostra proposta, riusciamo addirittura ad accelerare lo sviluppo dei progetti che abbiamo intenzione di sviluppare. Daniele ha espresso altre idee ma non voglio entrare nel merito perché sono idee che rispettiamo come lui rispetta le nostre. Voglio che sia Daniele ad illustrarvi le intenzioni. Io sono arrivato da poco ma sono onorato del confronto aperto, trasparente e leale e in questo senso mi sento di impegnare tutta la società per le possibilità che Daniele avrà in futuro qui da noi”.

Inizia a parlare De Rossi:
Una volta hai detto “Ringrazio di essere nato romanista”. Cambieresti qualcosa della tua carriera alla Roma, faresti delle scelte diverse? 
Farei delle scelte diverse riguardo episodi quotidiani, alcune cose dette o alcune cose di campo, come episodi spiacevoli di cui sono stato protagonista come i cartellini rossi o cose del genere. Per quello che riguarda le mie scelte e la decisione di rimanere per sempre fedele alla Roma non cambierei una virgola, non tornerei indietro. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in più nella mia bacheca ma la bacchetta non ce l’ha nessuno. Sono sereno per questa scelta poi nel corso di questi anni qualche errore è stato commesso, ma sarebbe stato impossibile il contrario.

De Rossi rappresenta una coppa in più per i tifosi, non cambierebbero il tuo percorso nella Roma con una vittoria. E’ retorica o è la sintesi di ciò che volevi rappresentare? 
E’ semplicemente un dato di fatto. Lo hanno dimostrato in tanti anni con gli episodi, più o meno positivi, di tenere realmente a me. Io ho fatto la stessa scelta, non li ho cambiati per qualche ipotetica coppa che poi quando vai via non sai mai se vincerai realmente. Ci sono stati tre o quattro anni in cui ho avuto l’opportunità di andare in squadre che si ipotizzava potessero vincere più della Roma, ci siamo scelti a vicenda ed oggi sarebbe un dramma se uno dei due avesse preferito fare altro, vincere di più piuttosto che rimanere a vita con questi colori. Loro potrebbero dire “che ci facciamo con De Rossi, poteva venire Iniesta e vincevamo di più” (ride ndr). Lo stato attuale delle cose vede un grande amore, che penso continuerà sotto forme diverse. Non escludo che nei prossimi anni mi vedranno intrufolato con panino e birra in qualche settore ospiti a tifare i miei amici.

Hai detto di avere un solo rimpianto, quello di poter donare una sola carriera alla Roma. Che cosa hai pensato ieri quando ti è stato comunicato?
Mi è stato comunicato ieri, ma ho quasi 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio, l’avevo capito: se nessuno ti chiama per un anno o per 10 mesi per ipotizzare un eventuale contratto la direzione è quella. Io ho sempre parlato poco anche quest’anno un po’ perché non mi piace, un po’ perché non c’era niente da dire e non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra, i tifosi e tutti quanti.

Il tuo futuro da calciatore dove sarà? 
Io ringrazio Guido per l’offerta e per come mi ha trattato in questi mesi in cui lui era al comando. Voglio ringraziare anche Massara. C’è grande stima e affetto reciproco e la sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore, anche per un anno o due. Sono decisioni che si prendono societariamente e globalmente, la società è divisa in più parti qui. Sono cose che vanno accettate e rispettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Qualche cosa ho sentito ma non ho cercato altre squadre chiedere a niente a nessuno perché ero convinto che questa squadra potesse arrivare in Champions ma ora sembra molto difficile. Fino al pareggio di Genova ero convinto della Champions e non volevo distrarre anche me stesso da quella che era la nostra corsa. Stamattina mi sono arrivati 500 messaggi, dopo controllo se c’è qualche offerta (ride, ndr). Mi sento ancora calciatore, mi ci sono sentito tutto quest’anno nonostante i problemi fisici ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora.

Non sarebbe stato più giusto che fossi tu a decidere quando e come smettere? 
Un po’ come è successo a Del Piero… Ho sempre detto anche a Totti, non posso cambiare idea adesso la penso uguale anche per Del Piero. Non sono d’accordo su questo, c’è una società che deve decidere se puoi o non puoi giocare. Possiamo discutere 10 ore sul fatto che secondo me io sarei potuto essere importante per la squadra, anche facendo 5-10-20 presenze non lo so, nello spogliatoio perché penso di essere importante per loro, che non li guardo perché altrimenti scoppio. La decisione però la deve prendere la società perché potrei decidere io quando smettere ma poi ogni 12 maggio dico di voler fare un altro anno, ma qualcuno un punto deve metterlo. Il mio rammarico non è quello ma il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno, le modalità, un pochino mi è dispiaciuto. Le distanze a volte creano incomprensioni di questo genere e spero che la società migliori in questo perché sono un tifoso della Roma. La società decide chi gioca, l’allenatore decide chi vuole, non posso pretendere diversamente.

Dopo una stagione così amara ed un risveglio come oggi che succede? Te la senti di lanciare un’ancora? 
Io posso dare pochi consigli ai tifosi perché io ho imparato dai tifosi ad amare la Roma. Quando sei piccolo vedi il tifoso amare questa squadra e cresci così, è un circolo vizioso dove ogni componente si alimenta a vicenda. Quello che posso consigliare e chiedere è di essere vicini ai giocatori. Sono persone per bene e meritano grande sostegno.

Il ruolo dirigenziale che ti è stato proposto ti fa rivedere i tuoi piani di fare l’allenatore? 
Io ho sempre detto che potrebbe piacermi fare l’allenatore, ho questa sensazione, potrebbe piacermi studiare per farlo e imparare questo lavoro. Il dirigente non mi attira particolarmente a 360 gradi, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione, anche guardando chi mi ha preceduto e giuro non lo faccio con polemica, è che ancora si possa incidere poco, si possa mettere poco in un ambiente che conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco, spero che prenda più potere possibile, ed un giorno se cambierò totalmente idea lo raggiungerò. Quello che ha detto l’amministratore delegato è vero che mi accoglieranno a braccia aperte, ma la sensazione adesso è che mi piacerebbe fare un lavoro che vorrei fare. Prima devo studiare. E’ un percorso lungo e devo impararlo.

L’eredità del romanismo è al sicuro con Florenzi?
Il romanismo, come mi avete detto voi stamattina riportando le parole dei tifosi, è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro sono due persone che possono continuare questa eredità, non gli deve essere chiesto di scimmiottare me e Francesco perché sarebbe la cosa più sbagliata del mondo. Con la loro personalità devono portare avanti l’attaccamento alla maglia. Ci tengo a dire che c’è Cristante che viene da Bergamo, non è romanista, ma io ne voglio altri 100 così perché dà l’anima in allenamento, dà l’anima in campo. Non posso dire che la Roma ha bisogno di romanisti, ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo. Per vincere non è essenziale nessuna delle due cose ma bisogna creare una squadra che magari le altre squadre possono permettersi di creare ed è lo stato del nostro mercato. Penso che la società sia orientata a cambiare questa situazione, lo spero più che altro. Ho detto Cristante ma avrei potuto dirne molti altri.

Domanda a Fienga: Quali sono stati i motivi della decisione di non rinnovare il contratto?
Ieri parlando con Daniele a nome della società la prima cosa che ho detto che mi rendevo conto e mi scusavo che questo tipo di discorso non fosse avvenuto prima. Come sapete quest’anno ci sono stati parecchi scossoni dirigenziali per cui chi doveva occuparsi di queste faccende è stato avvicendato ed abbiamo avuto diversi problemi, tutto questo è figlio di ciò che è successo quest’anno. Ben prima che si presentasse la situazione, mi ero impegnato personalmente con Daniele a raccontare trasparentemente ogni tipo di valutazione della società che potesse avere un impatto su questa decisione anche se quest’ultima non era stata presa. Nel momento in cui mi sono reso conto che non poteva essere presa una decisione di conferma, perché ad oggi non ci sono le basi tecniche, si può impostare un programma e c’è consapevolezza degli errori commessi recentemente e che vanno sistemati, di un’autocritica che sta facendo la società verso sé stessa. Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come calciatore, ma lo riteniamo e personalmente lo si evince anche dalle risposte che sta dando oggi, è pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda. E’ dirigente da un bel pezzo, lui non vuole dirlo e vuole continuare a giocare a pallone e sicuramente lo rispettiamo, ma è pronto ad assumersi queste responsabilità. E’ il motivo per cui l’ho invitato e caldeggiato a seguire questo, ma anche ad aspettare un attimo scelte di allenatori. E’ in grado di aiutarmi e magari sostituirmi un domani. E’ stato un discorso particolarmente condizionato dagli avvicendamenti dell’anno, dai problemi che abbiamo avuto è inutile nasconderli. Le mosse sono prese da considerazioni che fa l’azienda. Oltre ad esserci un apprezzamento per quello che ha fatto, ma non devo dirlo io lo dicono i tifosi, c’è anche per la maturità, la conoscenza, ed il supporto che ha dato e che potrà dare. Lui vuole continuare a giocare e noi rispettiamo tanto questa scelta. Abbiamo particolarmente apprezzato come Daniele ha rispettato la nostra scelta, ma ha dimostrato che ha la maturità per fare qualsiasi cosa. Ho il dovere di dirlo a nome di tutta l’azienda. Quando deciderà di mettersi un’altra casacca, anzi la giacca, e di aiutare a sviluppare la squadra e l’azienda che conosce meglio di tutti, è il benvenuto perché siamo convinti che ci sarà d’aiuto.

Noto un distacco tra la società e il giocatore. Ti aspettavi un addio così? 
Ho cercato di prepararmi mentalmente senza immaginare come sarebbe stato. Non sarei stato felice neanche se avessi deciso io perché questo è un lavoro che ti entra dentro, questa è casa mia. Sono entrato per la prima volta in quel cancello a 11 anni, la mia macchina viene da sola qui la mattina, vado in automatico, sarà difficile non farlo più. Io voglio giocare loro non vogliono, il distacco ci sta, un minimo di differenze di vedute ci sta, è inevitabile. Non ho rancore nei confronti di Fienga o Massara, magari parlerò col presidente un giorno e con Franco Baldini, non ho problemi. Mi immaginavo zoppo con i cerotti che chiedevo di smettere e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo sennò mi faccio male da solo e vado avanti. Lui dice che io sono già un bravo dirigente ma io ad un giocatore come me l’avrei rinnovato il contratto, sono convinto che potevo dare a livello tecnico. Quest’anno, al netto degli infortuni, quando ho giocato mi sono difeso, ho fatto abbastanza bene, nello spogliatoio risolvo problemi e non penso di crearne. Se fossi un bravo dirigente mi sarei rinnovato. Sono sereno per il fatto che nel mio lavoro ci può stare, così come nel vostro. Ti cacciano via, lo metti in preventivo però non puoi farci nulla.

A Fienga: Con la Champions League sicura si sarebbe fatto lo stesso discorso con De Rossi?
Magari c’è una differenza di vedute ma non c’è assolutamente distacco non capisco da dove emerga. Abbiamo veduto diverse, ma non dimostra distacco e mancanza di stima. Abbiamo idee diverse per l’aiuto che Daniele può dare al club e su questo ci siamo confrontati, ma nessuno vuol mandar via Daniele De Rossi. Non è una scelta fatta per motivi economici.

Come ti spieghi che adesso c’è una sorta di fuggi fuggi generale? Da Manolas a Dzeko… 
Un piccolo dispiacere che ho negli anni è che tante volte ho avuto la sensazione che la squadra diventasse molto forte, molto vicina a quelli che vincevano e poi un passo indietro. Sono leggi del mercato: alcuni possono permettersi una macchina ed altri macchine diverse. Non posso farne una colpa, non entro nei numeri, spero che la Roma con lo stadio possa diventare forte. Tanti giocatori sono andati via e dopo due messi mi hanno chiamato chiedendomi di tornare. La gente si abitua ad altri posti, ma qui si sta bene, è una piazza calda per fare calcio e bisognerebbe fare un passo in più. Non stiamo togliendo i giocatori dalle macerie, sono forti e c’è futuro. Si dovrà sbagliare il meno possibile, ma ne parleremo più avanti, oggi parliamo di altro.

Quando ti sei accorto che non sarebbe arrivato il rinnovo? Che preclusioni ti fai sul futuro?
È una consapevolezza che piano piano è cresciuta durante l’anno. Lo sapevamo tutti che avevo il contratto in scadenza. Non c’è stato un colloquio, ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato. Con il fatto che poi non c’è più stato lui non sono andato a chiedere nulla a nessuno. È vero quello che dice Fienga che gli scossoni societari non hanno aiutato ma io la sensazione ce l’ho sempre avuta. L’ultima volta ho firmato due anni di contratto il giorno dopo che ha smesso Francesco, non è che ho firmato a novembre, anche lì c’è stata un po’ di incertezza. Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza e pure quella è una cosa che mi è sempre mancata visto che a dicembre sono rimasto qui a lavorare sul ginocchio. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò pensare a qualcosa di nuovo, trovare una squadra. Per il futuro vediamo, è una cosa talmente nuova per me che devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo.

Che finale di partita cambieresti? 
Ogni anno se ne aggiunge una nuova da dover cambiare. Forse la più fresca, perché aveva vissuto un’atmosfera e una stagione, la partita che vorrei cambiare forse è Liverpool-Roma che è stata veramente vivere un sogno, quasi come vedere un film. I rimpianti forse li ha anche Messi che ha vinto tutto ed è il giocatore più felice del mondo, magari ha il rimpianto di non aver vinto il Mondiale. Ognuno vive di rimpianti perché questo è un mondo fatto di gente ambiziosa e perché la vittoria è il fine ultimo di quello che facciamo. Per quello che mi riguarda io devo ringraziare Dio per la carriera che ho fatto, nonostante fino ai 14-15 anni non sembrava che avessi queste grandi doti ed avrei sognato di fare una carriera simile a quella di mio padre, che ha fatto 15 anni di C è il mio idolo, sono orgogliosissimo di lui. Sono fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva in una squadra che continuo ad amare tantissimo. Ringrazio anche gli avversari, tante emozioni le ho sentite lì: l’astio che sentivo ai derby, a Napoli, a Bergamo e così via, sono cose che mi hanno fatto sentire vivo. Il calcio è contrapposizione, un po’ di tifo ed ignoranza. Sono contento di aver avuto nemici che si identificano in me perché significava che ero un simbolo per loro.

Una volta terminata la conferenza, De Rossi, tra gli applausi, ha salutato tutta la squadra abbracciando uno per uno ogni compagno.

Simone Burioni