Come a Roma: Ranieri al posto di DiFra

(S. ZAINO) – Era già accaduto il 7 marzo scorso, via Di Francesco, ecco Ranieri. Solo che la panchina era quella della Roma, amata dal primo, per via del suo passato da giocatore da aggiungere alle stagioni da tecnico, venerata dal secondo, essendo dei giallorossi tifoso da una vita. La storia si ripete sette mesi dopo, incredibile coincidenza, come curioso è che la Roma sia il primo avversario della malata Sampdoria, ultima in classifica, di cui Ranieri ha accettato di correre al capezzale. Lo hanno convinto tre ore di colloquio ieri nella capitale di fronte al presidente Ferreroe ai suoi collaboratori, seguito in serata da una cena in cui si è sviscerato con l’agente del tecnico, Bascherini, l’aspetto economico. Ranieri, che compirà 68 anni proprio il giorno del debutto, il 20 ottobre, di fatto si lega alla Samp sino al 30 giugno 2021. La pregiudiziale è la salvezza in questo campionato: il contratto infatti si prolungherà in caso di permanenza in A. Guadagnerà circa 2 milioni netti a stagione. Ferrero, recentemente contestato dai propri tifosi, dopo la rottura delle trattative con il gruppo Vialli per la cessione della società e i no incassati da Pioli e Gattuso, si aggrappa a lui per non rendere la stagione fallimentare.

Fonte: La Repubblica

Tre nomi per la Roma che verrà

Alice Dionisi – La prossima stagione segnerà un nuovo anno zero nella storia della Roma. Dopo l’addio di De Rossi, l’esonero di Eusebio Di Francesco, la rescissione contrattuale di Monchi e il termine del contratto di Claudio Ranieri, la società valuta i profili degli allenatori che potrebbero sostituire il tecnico testaccino per guidare la squadra in campionato e in Europa League, con l’obiettivo di qualificarsi di nuovo per la Champions dopo il fallito tentativo della stagione appena conclusa. Il nome che fa sognare club e tifosi è quello di Antonio Conte, esonerato dal Chelsea la scorsa estate e ancora in cerca di una panchina per riscattarsi. Il salentino però avrebbe giù comunicato il suo “no” alla Roma, costringendo i giallorossi a ripiegare su altre opzioni.

GASPERINI

Gasperini ha appena conquistato la storica qualificazione in Champions League con l’Atalanta, sulla cui panchina siede dal 2016, dopo aver perso in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Il suo percorso professionale è iniziato nelle giovanili della Juventus nel 1994, dove ha scalato posizioni, dai Giovanissimi fino alla Primavera, prima di approdare al Crotone. In Calabria è riuscito a portare la formazione dalla Serie C1 alla B, prima di essere esonerato nel 2004. Nel 2006 viene chiamato ad allenare il Genoa, centrando la promozione in Serie A alla fine della stagione e guidandoli verso la qualificazione in Europa League due anni dopo. Dopo la breve parentesi all’Inter e la rescissione contrattuale con il Palermo dopo sei mesi, torna di nuovo sulla panchina del Genoa, dove rimane fino alla chiamata dell’Atalanta nel giugno del 2016.

SARRI

Nonostante la qualificazione per la finale di Europa League a Baku, dove affronterà l’Arsenal, l’esperienza di Maurizio Sarri sulla panchina del Chelsea (dove era subentrato proprio ad Antonio Conte) sembra essere giunta al capolinea e il tecnico ex-Napoli potrebbe essere uno dei profili adatti a guidare la Roma nella prossima stagione. La sua carriera da allenatore inizia in Seconda Categoria, sulla panchina dello Stia, per poi culminare con il secondo posto in Serie A (sulla panchina del Napoli, con il record di 91 punti) e la chiamata da Abramovich, che gli apre le porte alla Premier League.

GIAMPAOLO

Allenatore della Sampdoria dal 2016, Marco Giampaolo nasce come osservatore nel Pescara, club in cui diventa anche allenatore in seconda. Nel 2006 viene chiamato alla guida del Cagliari, dove però viene esonerato a dicembre dello stesso anno. Negli anni successivi allena Siena, Catania e Cesena, prima di scendere in Serie B con il Brescia, per poi allenare anche la Cremonese in Lega Pro nel 2014. A giugno del 2015 torna in Serie A, chiamato dall’Empoli, prima di ufficializzare il suo passaggio alla Sampdoria la stagione successiva.

Alice Dionisi

I tifosi salutano De Rossi e Ranieri. Inizia la rivoluzione in casa Roma

Alice Dionisi – Due anni dopo l’addio di Francesco Totti, anche Daniele De Rossi saluta per l’ultima volta squadra e tifosi. Roma-Parma è stato l’ultimo dei 616 match disputati dal numero 16 con la maglia giallorossa, ma anche l’ultima partita del tecnico Ranieri, alla sua seconda esperienza sulla panchina del club. L’allenatore testaccino è stato celebrato dalla Curva Sud, che ha esposto uno striscione in suo onore, “Nel momento del bisogno hai risposto presente. Adesso ricevi l’omaggio della tua gente”. I cori, l’inchino verso i tifosi e poi le lacrime, in una serata tutta all’insegna delle emozioni. Nel post-partita il tecnico ha ironizzato: “Non erano lacrime, ma pioggia. Non mi aspettavo questo gesto, per questo mi sono commosso. A saperlo mi sarei preparato mentalmente, ma è bello saper esternare le proprie emozioni. Questa serata per me sarà indimenticabile, adesso tornerò a fare il tifo sfrenato”. Saluta così la sua Roma Claudio Ranieri, che al minuto 81 sostituisce Daniele De Rossi, per fargli avere la standing ovation che merita, dai suoi tifosi e nel suo stadio. Dopo il triplice fischio il capitano è tornato in campo, un abbraccio commosso con Francesco Totti e un altro con Bruno Conti, un trio romano e romanista, poi il saluto della sua gente. L’ex Gervinho ha rischiato di rovinare la festa all’Olimpico, ma i gol di Pellegrini e Perotti hanno regalato alla squadra l’ultima vittoria della stagione. Una vittoria amara, perché i giallorossi non riescono a centrare l’obiettivo Champions. Dzeko esce dal campo infuriato con Ranieri per la sostituzione in quella che potrebbe essere la sua ultima partita con il club e i tifosi fischiano. Adesso sarà rivoluzione in casa Roma: inizia una nuova era.

Alice Dionisi

Domenica d’addii in casa Roma. Ai saluti De Rossi, Ranieri e non solo

Gianluca Notari – La Roma degli addii è pronta a salutare. Sono diversi i calciatori con in mano le valigie pronte e destinati verso nuovi lidi. A partire da Daniele De Rossi: domenica sarà l’ultima sua apparizione con la maglia della Roma, la numero 616 in una carriera che fin qui ha conosciuto solo i colori giallorossi. L’Olimpico è pronto ad accogliere e salutare il suo capitano e a non fare sconti di contestazione alla società, presa di mira dal giorno dell’annuncio del ritiro del numero 16 a fine stagione.

Sicuro dell’addio è anche Claudio Ranieri. Il mister, arrivato a marzo per tentare di portare la Roma in Champions League non è riuscito in quella che a tutti gli effetti sarebbe stata la tredicesima fatica di Ercole e nelle ultime settimane non ha lesinato dubbi e perplessità dell’immediato futuro dei giallorossi. Potrebbero non far parte della Roma del prossimo anno Edin Dzeko. Tentato dall’Inter, il bosniaco lascerebbe la capitale da settimo miglior marcatore della storia giallorossa e un titolo di capocannoniere nel 2017. 87 reti in 178 partite e l’enorme rammarico di non essere riuscito a sollevare un trofeo in giallorosso.

Stesso rammarico condiviso da Kostas Manolas. Anche il greco viene dato nella lista dei partenti dopo 5 stagioni nella capitale, tante prestazioni da gigante della difesa e una clausola rescissoria che fa gola alle big del calcio europeo. 36 milioni per portarlo via da Trigoria, dove il difensore sembra non respirare più l’aria di casa che percepiva qualche tempo fa.
Dubbi anche su El Shaarawy. Trascinatore della stentata annata romanista, il Faraone non è più sicuro del rinnovo e potrebbe proseguire la sua avventura altrove. Chissà che poi la rivoluzione giallorossa 9.0 non riguardi anche qualche altro elemento della formazione, sacrificato per fare cassa, perché sente il bisogno di cambiare aria alla fine di un ciclo o perché non rientra nei piani del club e del prossimo allenatore.
L’unica certezza è che in un modo o nell’altro la nuova Roma ci sarà. Nessuna paura, anche l’anno prossimo vedremo 11 giocatori in campo.

Gianluca Notari

Roma, uno 0-0 di rimorsi e speranza tra Europa League e Champions

Simone Burioni – La Roma non va oltre lo 0-0 in casa del Sassuolo. Gli uomini di Ranieri hanno perso una ghiotta occasione per rosicchiare qualche punto su Atalanta e Inter che hanno rispettivamente pareggiato e perso con Juventus (1-1) e Napoli (nerazzurri sconfitti 4-1). Il Milan invece ha battuto il Frosinone 2-0 allungando a +2 sui giallorossi. Unica nota positiva per i capitolini è la matematica qualificazione all’Europa League, perlomeno ai preliminari. Clamorosa, ma ancora possibile, sarebbe invece l’approdo in Champions League che non si può escludere ancora del tutto. La Roma infatti può qualificarsi alla massima competizione europea in due casi: il primo vede i giallorossi vincenti col Parma con ben cinque reti di scarto ed entrambe le milanesi sconfitte. Nella seconda situazione, da capire se più o meno complicata, né l’Atalanta né le due milanesi dovrebbero guadagnare punti e la Roma, ovviamente, dovrebbe battere il Parma. Difficile quindi, ma non impossibile, e Ranieri – nonostante l’ambiente “sconquassato” per la vicenda De Rossi – ci proverà fino alla fine caricando la squadra a dovere sia per cercare di riuscire in un autentico miracolo sportivo sia per salutare nel modo migliore un’altra bandiera romanista che dirà addio. Di imprese Claudio Ranieri se ne intende, basta far correre la mente a pochi anni fa quando con il Leicester si laureò campione d’Inghilterra in una delle stagioni più gloriose che la storia del calcio abbia mai conosciuto. Intanto però le voci di mercato vedono allontanarsi Dzeko, Kolarov e Manolas da Trigoria, con un occhio di riguardo anche a Zaniolo che è nel mirino di Juventus e Tottenham. Il centravanti sembra essere l’obiettivo numero uno dell’Inter, che proverà a portare a Milano il bosniaco a prescindere dall’ingresso in Champions. Kolarov invece, nonostante abbia ancora un anno di contratto, pare voglia cambiare aria e una sua partenza sembra essere cosa quasi certa. Inoltre la Roma si libererebbe dei 6 milioni di ingaggio lordi percepiti dal serbo. Discorso differente per Manolas, il suo futuro dipende dal mercato e la Roma non è padrona del destino del greco su cui c’è una clausola da 36 milioni di euro. Chi la Roma non vuole cedere è Nicolò Zaniolo: il centrocampista fa gola a molti top club europei, ma l’idea della dirigenza è quella di poter trattenere il giovane talento almeno per un altro anno considerata l’età e il margine di miglioramento con un anno di esperienza in Serie A. Rimane invece il rebus allenatore, con Gasperini in pole per la panchina giallorossa. Il tecnico dell’Atalanta dovrebbe facilmente trovare un accordo con il presidente Percassi per essere liberato a fine stagione e raggiungere Roma in quella che si preannuncia essere un’estate davvero complicata tra polemiche e ringiovanimento della rosa.

Simone Burioni

L’Inter-Roma degli ex finisce 1-1. Il pareggio fa sorridere il Milan

Alice Dionisi – Un pareggio equo dopo una gara altrettanto equilibrata, che permette al Milan di mantenere il quarto posto in solitaria. Nella trentatreesima giornata di Serie A Inter e Roma si affrontano nello scontro diretto per un posto in Champions League, nel tentativo di sfruttare gli errori di Lazio e Milan, rispettivamente contro Chievo e Parma. I giallorossi affrontano l’ex tecnico Spalletti, che preferisce Lautaro Martinez ad Icardi, mentre Ranieri è costretto a fare a meno anche di Manolas (risentimento muscolare nel riscaldamento), dopo aver rinunciato anche a De Rossi, che segue il match dalla tribuna. Dentro Juan Jesus insieme a Fazio, panchina per l’altro grande ex del match, Nicolò Zaniolo, a cui il tecnico testaccino ha preferito Cengiz Under. Nei primi minuti di gioco ci provano Dzeko e Kolarov, ma Handanovic si fa trovare pronto, poi Mirante nega il gol a Lautaro Martinez su cross di Lautaro, salvando il risultato. Al 14’ i giallorossi passano in vantaggio grazie ad uno tiro a giro di El Shaarawy che sorprende il portiere nerazzurro. Il numero 92 giallorosso trova il gol grazie ad un’azione personale, da sinistra supera palla al piede D’Ambrosio e si accentra, inganna la difesa interista e da fuori area la spedisce di destro in rete. Nella ripresa dentro Zaniolo per Pellegrini, che serve Pellegrini la palla per il potenziale raddoppio, ma il numero 7 non trova la conclusione. Esce Nainggolan, spento contro la sua ex squadra, per fare posto ad Icardi. Al 61’ i nerazzurri trovano la rete del pareggio grazie ad un gol di Perisic, che batte di testa Mirante sul secondo palo. Un risultato giusto, figlio delle occasioni mancate da entrambe le squadre: brivido nel finale (90’) con il sinistro in diagonale di Kolarov, che però non riesce a trovare la porta. Nel post-partita Spalletti si dichiara soddisfatto del risultato: “Nel secondo tempo abbiamo fatto meglio, siamo stati più ordinati. Potevamo fare di più, ma per noi è un risultato prezioso visto come si era messa la partita.

Alice Dionisi

La Giovine Roma, Ranieri riparte dai ’99. Kluivert e Zaniolo per risorgere

Simone Burioni – Un punto per ripartire. Come nella Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, momento fondamentale per il Risorgimento italiano, Claudio Ranierivuole riportare la Roma a brillare e per farlo ricomincia – mantenendo la richiesta di supporto alla Curva Sud – dal punto conquistato con la Fiorentina di Stefano Pioli (2-2) dove Nicolò Zaniolo e Justin Kluivert hanno trascinato i giallorossi nella doppia rimonta completata dal gol di Diego Perotti. Il tecnico romanista si è detto soddisfatto dei due classe ’99 al termine del match: “Bene i due ragazzini, ho fiducia in Kluivert, è acerbo ma ha velocità e fa buoni cross. Avevo bisogno di coprire e attaccare Biraghi e lo ha fatto molto bene”. E se prima l’olandese veniva richiamato sulla tattica, adesso si riscopre attento anche alla fase di non possesso. 

Inoltre anche le statistiche pendono dalla parte di Justin. Con lui in campo dal primo minuto la Roma ha conquistato 6 delle 13 vittorie finora realizzate in Serie A (rispettivamente con Sampdoria, Genoa, Parma, Torino, Bologna nel match di ritorno ed Empoli). Altri due punti ottenuti (con Cagliari e Fiorentina) nelle 5 partite rimanenti dove Kluivert è partito titolare. Ammontano invece a tre le sconfitte, registrate con Bologna (nel match di andata), Udinese e SPAL. La media punti in campionato con il giovane orange in campo dall’inizio è di 1,8 punti a partita, quasi due vittorie ogni tre match, superiore alla media punti totale realizzata dalla squadra giallorossa che ammonta a 1,6 punti a partita.

Tutto questo sembra esser stato notato da Claudio Ranieri che ha schierato titolare Kluivert in tre delle quattro partite di campionato disputate fino ad oggi con la Roma: l’attaccante infatti non è partito dall’inizio solo nel match con il Napoli. La percentuale di utilizzo dal primo minuto dell’esterno olandese dal tecnico giallorosso è del 75%, mentre con Eusebio Di Francesco l’ex Ajax era partito dal fischio iniziale solamente 8 volte su 26 gare di Serie A, per una percentuale pari a circa il 30%. Intanto chi è sicuro del posto è Nicolò Zaniolo che si gode il quarto sigillo in campionato e ha chiarito la situazione rinnovo attraverso un post su Instagram: A pochi minuti dal fischio finale mi sono espresso in una maniera che è stata male interpretata. Sono un giocatore della Roma, un professionista e mi esprimo in campo. Poi ci sono altri professionisti, come il mio agente e la dirigenza, che si occupano dei contratti e che sapranno gestire al meglio la situazione”. 

Simone Burioni

Botta e risposta all’Olimpico. Roma-Fiorentina 2-2

Alice Dionisi – Dopo la sonora sconfitta contro il Napoli (e quella inaspettata contro la Spal), la Roma non riesce ad andare oltre il pareggio con la Fiorentina. Ranieri è costretto a fare a meno di Manolas, squalificato, schierando così Juan Jesus al fianco di Fazio in difesa, davanti a Mirante, preferito tra i pali allo svedese Olsen. Sulle fasce Kolarov e Santon, centrocampo a Nzonzi, Zaniolo e Cristante, con Kluivert e Perotti a supporto di Dzeko. Pioli schiera il “Cholito” Simeone in attacco, in coppia con Muriel (rimane in panchina Chiesa). Alle spalle di Gerson il centrocampo formato da Dabo, Veretout e Benassi. In difesa, davanti ai pali protetti da Lafont, Biraghi, Hugo, Pezzella e Milenkovic. È un botta e risposta ravvicinato quello tra Roma e Fiorentina, che si affrontano dopo la debacle giallorossa in Coppa Italia. Le squadre segnano un gol per tempo ciascuno, con i viola che entrambe le volte passano in vantaggio e la Roma che riesce a recuperare. Al 12’ Pezzella trova il gol del momentaneo 0-1, sfruttando il calcio d’angolo di Biraghi e anticipando Kolarov. Due minuti dopo risponde Nicolò Zaniolo, pareggiando di testa su un cross di Kluivert, con la palla che finisce prima sul palo e che poi supera la linea della porta prima che Dzeko possa rispedirla in rete. Nella ripresa è l’ex Gerson (in prestito secco ai viola) a siglare la rete del vantaggio della Fiorentina fuori dall’area (51’). L’ex giallorosso trova la sua terza rete in Serie A e porta in vantaggio i suoi. Al 57’ risponde Diego Perotti con una rete strepitosa che spiazza Lafont. Amareggiato per il risultato che smuove poco la classifica, Claudio Ranieri è comunque soddisfatto della risposta dei suoi: “In questo momento non ce ne va bene una, ma devo dire che la squadra mi è piaciuta per orgoglio, per reazione. I tifosi devono essere contenti”. Il tecnico però deve continuare a fare i conti con gli infortuni: “Incredibile, ne recupero due e ne perdo altri due, ma dobbiamo essere più forti di quello che sta accadendo”.

Alice Dionisi

Una serie di (s)fortunati eventi

Alice Dionisi – Oltre il danno, la beffa. La Roma esce sconfitta in casa del Porto nella gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League, ma oltre al dispiacere per la sconfitta c’è anche il fattore infortuni. Daniele De Rossi, autore del gol del momentaneo pareggio, è stato costretto ad uscire dal campo per un problema al polpaccio destro a ridosso dello scadere del primo tempo. In campo al suo posto Lorenzo Pellegrini, anche lui destinato a chiedere la sostituzione a Di Francesco nei supplementari, prima del termine della gara. Si allunga così la lunga lista degli infortuni in casa Roma dall’inizio della stagione. Dopo l’eliminazione dalla Champions è arrivata la conferma da parte della società: esonerato Eusebio Di Francesco, reduce anche dalla sconfitta nel derby. “Vorrei ringraziarlo per l’impegno profuso. Ha sempre lavorato con un atteggiamento professionale e ha messo al primo posto gli interessi del Club rispetto a quelli personali. Gli auguriamo il meglio per la sua carriera” ha commentato il presidente Pallotta tramite il sito del club. Rescissione contrattuale per il ds Monchi: la direzione sportiva verrà affidata a Massara, ma non finiscono qui gli addii in casa Roma. Dopo sette anni, lascia anche il medico sociale Riccardo Del Vescovo, dopo un’animata discussione con Fienga, Baldissoni, Massara e Tempestilli. Con lui anche il capo dei fisioterapisti, Damiano Stefanini. È rivoluzione per la società di Pallotta, dello staff di Eusebio Di Francesco rimane solo il preparatore Franchini. Claudio Ranieri risponde presente alla richiesta d’aiuto del club e accetta di tornare allenare i giallorossi fino al termine della stagione. L’aria di cambiamento potrebbe aiutare la Roma ad ingranare la giusta marcia in campionato e ottenere la qualificazione per la prossima edizione di Champions League. Il tecnico testaccino nel suo (secondo) esordio però dovrà fare i conti con gli infortuni. Nella sfida casalinga contro l’Empoli l’allenatore non avrà a disposizione Under, Manolas, De Rossi e Pellegrini, oltre agli squalificati Fazio, Kolarov e Dzeko. Anche la Roma Primavera è chiamata ad aiutare “i grandi” contro il club toscano: in panchina Semeraro, Cargnelutti, Riccardi, Pezzella e Celar. La voglia di esordire davanti ai proprio tifosi e mettersi in luce con il nuovo tecnico potrebbe essere l’arma in più di Ranieri in questa nuova sfida nella Capitale.

Alice Dionisi

Roma, riecco Ranieri: “Ritorno speciale, chiedo aiuto ai tifosi. Voglio il massimo dai calciatori”

(Keivan Karimi) – Le prime parole di Claudio Ranieri come nuovo allenatore della Roma, in conferenza stampa prima del match contro l’Empoli di domani:

Come sono le sue emozioni e sensazioni oggi, rapportate a quelle di 10 anni fa?

“Le emozioni sono sempre belle, continuo a fare questo lavoro perché mi dà emozione. Quando si cambia società è sempre un qualcosa in più per capire, il ritorno a Roma è sempre qualcosa di speciale, per noi tifosi romani. L’emozione è massima, così come l’ambizione e il sapere che è un momento difficile. Ma sono pronto a lottare”.

Finora ha diretto solo due allenamenti. Che indicazioni ha ricavato? Ha capito dove bisogna intervenire?

“Di allenamento vero ne ho fatto uno soltanto. Eravamo dodici, gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà un primo allenamento con più giocatori. Parlerò con ognuno di loro, le cose più importanti sono le motivazioni. Io arrivo da fuori, dico che la Champions League è molto vicina. Saranno importantissime le prossime due partite e sarà importantissimo il pubblico, che deve capire che i ragazzi sono in difficoltà e devono sentirsi ben voluti. Da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions League, col pubblico sono più sicuro, con loro tutto può accadere. Da tifoso romanista, chiedo aiuto a me stesso, visto che sono tifoso”.

Come valori tecnici, cosa l’ha colpita di questa squadra? Ritiene che con 55 gol subiti in 32 partite la fase difensiva sia la priorità?

“Mi sembra che abbiamo fatto 49 gol, per cui questa squadra vuoi o non vuoi riesce a segnare. Dobbiamo essere tutti propensi a rientrare velocemente. Ho dato un’occhiata, non l’ho seguita molto perché spesso giocavo in contemporanea. Molti gol sono arrivati con palla persa in fase di costruzione, dobbiamo stare attenti a questo. Se perdi palla e sulla palla che perdi ti fanno gol, il giocatore si sente colpevole. Non va bene, perdi fiducia in te stesso e perdi un tassello della difesa. É importante non perdere palla. Parlerò con i ragazzi e studierò la situazione più idonea”.

Nel secondo anno a Roma si è dimesso. Per crederci, a cosa si può aggrappare?

“Mi aggrappo ai tifosi. La voglia, la motivazione che hanno i giocatori, devono saper reagire e per farlo devono sentirsi amati. È brutto avere paura di giocare in casa, chiedo ai tifosi questo lasciapassare. Stateci vicino”.

C’è una frase con cui riassumere il momento?

“Se me le chiede così, non mi vengono. Sono un istintivo. Quello che sento, dico. Forse sono credibile per questo, esterno quello che penso senza timore. Noi vogliamo vedere la squadra arare il campo, vogliamo vedere gente che sprizza rabbia e determinazione. Questo noi vogliamo noi tifosi, mi devi far vedere che muori sul campo”.

Quando avrà la fortuna di avere tutti i giocatori sarà meglio, ma ci sono tre situazioni particolari. Florenzi è un terzino o un giocatore d’attacco? Zaniolo può giocare sull’esterno? Schick e Dzeko possono convivere?

“Florenzi è un giocatore universale, che può giocare sia dietro che davanti, con caratteristiche uguali. Dipende dalla partita, dall’avversario e dalla situazione tattica. Essendo romano, so quello che sta passando, ogni errore pesa più a lui che ad altri. Deve tirare fuori la romanità, stare petto in fuori, si sbaglia ma c’è un’altra palla da giocare. Zaniolo: so che il vostro rebus è dove deve giocare lui, Schick e Dzeko. Sappiamo bene che il suo ruolo è al centro, deve entrare in possesso di palla. Dipende però, se ho tre Zaniolo al centro devo vedere chi può giocare aperto. A quel giocatore tolgo il 20% a un altro lascio il 100%, scioglierò il dubbio solo parlando con loro e capendo chi può darmi di più sull’esterno. Altrimenti avrò un giocatore al 100% e uno al 50%, se ne ho uno al 100% e uno all’80%, gioco con lui. Dzeko e Schick devono giocare assieme. Ho visto Schick a Oporto con una rabbia… ha una qualità incredibile, è fortissimo, velocissimo, tecnico. Se si sblocca, ed è vicino a farlo, i tifosi si innamoreranno di lui”.

In passato ha rigenerato tanti giocatori, qui c’è Pastore che vive una stagione di grande difficoltà. Che idea ha di lui? Come si può rilanciare?

“Io non l’ho visto, le poche partite che ha giocato non le ho viste. Lo conosco, è un giocatore di una classe sublime. Io ho bisogno di gente che dimostri che vuol fare la differenza, non guardo nome o altro. Devo vedere chi corre, chi lotta e chi si aiuta. Dobbiamo essere squadra, aiutarci tutti. Chi fa questo, ha più probabilità di giocare. Chi si impegna dall’inizio alla fine ha più probabilità di giocare. Parlo di tutti. Devono dare di più, se stiamo in questa situazione è perché non hanno dato quello che hanno dentro. Il perché non mi interessa. Ha pagato Eusebio, ora loro devono rispondere. Io li aiuterò, loro devono aiutare me e ci devono far vedere quello che sanno fare”.

Ha firmato un contratto per 12 partite. Dove si vede lei dal 1° luglio?

“Io mi vedo adesso qui con voi e mi vedo domani sera in panchina. Non vado oltre. Sono abituato a fare passo dopo passo. Un’altra società non l’avrei presa a queste condizioni, se la Roma chiama devo rispondere sì”.

I cambiamenti a Trigoria hanno avuto un impatto sull’umore?

“Non conosco il prima e ora il nuovo. A me tutte queste cose non interessano, non sono bambini. Sono uomini, devono dare il meglio. Con me, con un altro, con tutti. Scuse non ce ne devono essere più, il calcio lo conoscono, se sono stati acquistati e guadagnano quel che guadagnano è perché lo meritano. Voglio una squadra allegra, sorridente, che lotta e non si arrende mai. I problemi restino a casa, li abbiamo tutti”.

Quando ha visto sul display la chiamata qual è stata la prima battuta? Ha sentito Di Francesco? È vero che non ha voluto trattare il contratto?

“Non ricordo cosa mi ha detto Francesco. Mi ha chiesto cosa facessi e dove fossi. E abbiamo continuato a parlare. Non ho sentito Eusebio, capisco l’amarezza, ma ho fatto un tifo spaventoso per lui. Il primo anno e anche adesso, e mi dispiace tantissimo. È un gran professionista e lavoratore, non c’è un allenatore esente da errori. Non ho trattato il contratto, ho perso rispetto a quando sono andato via. Non sono qui per soldi, ma per la maglia”.

Le sembra più difficile rimettere a posto questa squadra o quella che trovò allora?

“Quella di tanti anni fa era una squadra importante, magari che stava sul viale del tramonto, c’erano diversi giocatori che avevano dato tantissimo, sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo. Per quello andai via, se non riesco a motivare i miei giocatori me ne vado via. Fatemi sentire la squadra e poi saprò rispondere. Ci vuole l’aiuto del pubblico, ma soprattutto dei giocatori. Chiederò loro tantissimo, sono esigente con me stesso e voglio il massimo da loro”.

Lei non ha posto condizioni, ha detto sì a prescindere. Molti allenatori però escono da questa piazza con le ossa rotte. Come si spiega questa contraddizione? Su cosa bisogna intervenire di più, l’aspetto mentale o tecnico?

“La scelgo per un fatto che tutti sapete. Perché la scelgano gli altri non lo so, posso immaginare che Roma dà emozioni che in altri posti non sono così speciali. A Roma si vive 25 ore al giorno di calcio, ne parlate in tutte le sedi. È una squadra che fa notizia. Negli ultimi anni sta lottando sempre per la Champions League, quindi è una delle migliori. C’è una nuova proprietà che fa del suo meglio, investe un sacco di soldi. Chiaro che a fine stagione debba far quadrare il bilancio. Questo è tutto. L’aspetto mentale è la prima cosa. Ho parlato solo di aspetto mentale, non di caratteristiche tecniche. L’aspetto mentale è la cosa più importante, di volere fortemente un obiettivo. Voglio gente ambiziosa, so che entrare in Champions League non sarà facile, ma non mi arrenderò mai. Incontrerò tante difficoltà, se sono un negativo mi arrendo, se sono un caparbio cerco di aumentare e capire perché, scavalco il problema. Voglio giocatori che non si arrendono”.

Dzeko sta segnando meno rispetto agli ultimi anni. Come se lo spiega? Domani Olsen o Mirante?

“È normale che i bomber abbiano un anno no. Quando facciamo le squadre, andiamo a vedere chi sono i giocatori che fanno gol e che media gol hanno. Anche Batistuta e Pruzzo hanno avuto il loro momento no. Può essere un momento no, ci sono ancora 12 partite. Per il portiere, fatemi vedere l’allenamento”.

Lei più volte ha fatto appello ai tifosi. Una vicinanza maggiore dei tifosi, con l’apertura dei cancelli, potrebbe essere d’aiuto? Dall’Inghilterra ha portato la famosa campanella?

“Qui ci vuole la campana di San Pietro (ride, ndr). Non mi chiedete cose alle quali non so rispondere, ora dobbiamo trovare serenità, rabbia e determinazione”.