Roma, riparti subito!

Lavinia Colasanto – Ripartire. E’ questa la parola d’ordine usata con maggior frequenza durante gli allenamenti della Roma. Ripartire dopo il brutto pareggio contro il Genoa e farlo immediatamente nella sfida casalinga che vedrà contrapporre la Roma alla neopromossa Spal. La squadra di Semplici, nonostante si trovi al terzultimo posto in compagnia proprio del Grifone, sta facendo un percorso di tutto rispetto avendo vinto 2 partite e pareggiandone 4 nelle 14 giocate.

Di Francesco dovrà rinunciare a più di un giocatore. In difesa Karsdorp, a centrocampo De Rossi, che sconterà la prima delle due giornate di squalifica, e Nainggolan, non convocato, in attacco Defrel, brutta botta alla rotula nell’ultimo assalto della Roma contro il Genoa. Spazio dunque all’ennesimo turnover perché davanti ad Alisson tornerà Manolas che farà coppia con Fazio. Florenzi e Kolarov sulle fasce anche se è atteso l’esordio in campionato di Emerson Palmieri, ma soltanto a partita in corso. Senza il Capitano e senza Nainggolan, il centrocampo sarà composto da Gonalons, Strootman e Pellegrini. In attacco i tifosi della Roma possono leccarsi i baffi vista la quantità di talento di cui dispone Di Francesco. Difficilmente uscirà Dzeko dal trio, mentre è ancora in dubbio la presenza dal primo minuto di Schick. Il ceco se la dovrà vedere con Under che ha voglia di stupire. L’ultimo posto sarà preda di El Shaarawy, soltanto panchina per Gerson.

Contro il 4-3-3 della Roma la Spal si presenterà col suo 3-5-2 con due punti fermi su tutti: gli ex Viviani e Borriello che possono far male da calcio piazzato ed in mischia. Ad accompagnare il bomber ci sarà Paloschi che alla Roma ha segnato un gol, quando militava nel Genoa. Col centrocampista, invece, spazio a Schiattarella, Lazzari, Grassi e Mattiello. A proteggere Gomis, ancora infortunato Meret, ci saranno Vaisanen, Vicari e Felipe.

Quella tra Roma e Spal sarà la 32esima sfida col bilancio clamorosamente in equilibrio viste le 12 vittorie dei capitolini contro le 10 dei ferraresi, 9 sono i pareggi. All’Olimpico non c’è storia, 8 a 1 per i padroni di casa. L’ultimo incontro risale al 18 agosto del 1982 quando i giallorossi vinsero in Coppa Italia per 1-0. Invece sarà la prima volta che Di Francesco e Semplici si troveranno uno contro l’altro.

Occasione da non fallire per la Roma visto che pochi minuti dopo il fischio finale scenderanno in campo Napoli e Juventus al San Paolo. Occhi sempre ben aperti però, perché la Spal non regala niente e ha dimostrato di giocare un buon calcio, lo sanno bene i partenopei che hanno tremato in quel di Ferrara vincendo soltanto all’ultimo istante. Concentrazione massima quindi perché la Roma, davanti al suo pubblico, non può e non deve sbagliare.

Lavinia Colasanto

1967, Roma-Spal 1-0. Sirena firma l’ultima vittoria all’Olimpico contro gli emiliani

Luca Fantoni – Riavvolgiamo il filo della storia e torniamo indietro fino al maggio 1967. La Nike era nata da poco, i Beatles stavano per pubblicare “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e la Roma annaspava nei bassifondi della classifica. Non era un periodo facile. Nonostante le due Coppa Italia vinte, i piazzamenti in campionato non erano mai andati oltre l’ottavo posto. Quella con la Spal era una partita di fine stagione, tanto inutile per i capitolini quanto fondamentale per la salvezza degli emiliani. Sulla panchina dei giallorossi sedeva Oronzo Pugliese. In porta giocava la “figurina introvabile” Pizzaballa. La difesa a tre era formata da Sirena, Losi e Olivieri. Davanti a loro agivano Carpanesi e Carpenetti. Il centrocampo era composto da Colausig e Barison sulle fasce con Peirò e Tamborini al centro. Schultz era il riferimento in attacco. Gli estensi di Petagna invece, si presentavano con Cantagallo tra i pali. Pomaro, Bozza, Bagnoli e Ranzani erano i difensori. A centrocampo c’erano Reja (il futuro allenatore della Lazio), Parola, Massei e Pasetti mentre il duo d’attacco era costituito da Dell’Omodarme e Muzio.

LA PARTITA – Quel Roma-Spal non passerà alla storia come il match più divertente del secolo. I giallorossi, senza più reali obiettivi in classifica, si limitano ad amministrare e gli spallini invece, si mostrano una squadra confusa e demoralizzata dalla posizione in classifica. Dopo due azioni sciupate da Schultz, al 9° è Sirena a portare in vantaggio la sua squadra con un bolide da fuori sul quale Cantagallo non può nulla. Gli emiliani si scoprono e Peirò in contropiede calcia alto da buona posizione. Nel secondo tempo la musica cambia con gli ospiti che cercano di rendersi pericolosi. Ci prova subito Muzioma il suo colpo di testa finisce alto. Al 24° è Reja ad impegnare Pizzaballa ma il portiere si supera e devia fuori. L’ultima occasione per la Spal capita sui piedi di Parola che si fa però anticipare da Losi. Nel finale Barison ha due occasioni per raddoppiare ma le sciupa entrambe. La squadra di Pugliese vince per la seconda volta nel girone di ritorno.Chiuderà il campionato al 10° posto.

Erano altri tempi, un altro calcio, un’altra Roma. La Nike è diventata sponsor tecnico dei capitolini, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” è uno degli album più venduti della storia e la squadra di Di Francesco sta lottando per le posizioni nobili della classifica. Una vittoria contro la Spal sarebbe il modo perfetto per tornare a convincere e per allontanare subito qualche critica di troppo. I due punti persi contro il Genoa sono pesanti, ma non devono sgretolare le certezze che i giallorossi hanno fin qui costruito. Quel pareggio è stato solamente una crepa nel granitico percorso di De Rossi e compagni e, come cantavano i Beatles nel loro brano “Fixing a Hole”, quella crepa deve essere riparata e la Roma lo deve fare subito, a partire dalla partita con la Spal.

Luca Fantoni

De Rossi ma che combini!

Lavinia Colasanto – Si ferma a 12 la striscia di vittorie consecutive in trasferta della Roma. I giallorossi non vanno oltre l’1-1 contro il Genoa nel ventoso pomeriggio di Marassi, perdendo terreno dalle prime della classe. Partita molto fisica e fallosa, con pochi sprazzi di bel calcio, si cerca di badare al sodo ma spesso le due squadre sbagliano l’ultimo passaggio, vanificando ogni sforzo prodotto.

Dopo un primo tempo degno di un film horror la pellicola assume i ricami di un thriller. Il match diventa divertente e gli animi si surriscaldano col pubblico che fa la sua parte. Dopo un lungo attaccare la Roma trova il vantaggio con guizzo di El Shaarawy. Il Faraone è lesto a sfruttare la sua nuova posizione, da esterno alto a sinistra, dopo l’uscita di Perotti, e realizza col destro ottenendo il massimo risultato dal perfetto cross di Florenzi. Per l’azzurro si tratta del quarto gol in campionato, il primo in trasferta, anche questo di pregevole fattura. La trama va avanti senza sorprese con la Roma in pieno controllo della partita fino al punto di massimo shock, quello che neanche il miglior regista poteva pensare di progettare. Calcio di rigore per il Genoa e rosso diretto per De Rossi dopo una manata a Lapadula a palla lontana. Interviene il VAR che aiuta Giacomelli. Il direttore di gara è irremovibile e concede il tiro dal dischetto che proprio l’ex attaccante del Milan realizza con freddezza.

Tutto da rifare per la Roma che però non ha la forza per andare di nuovo in vantaggio, fermandosi a pochi centimetri dalla gloria. Incredibili le occasioni per Strootman, 12esimo legno colpito in campionato per i giallorossi, e per Defrel allo scadere, con tutta la squadra, compresa di staff tecnico, a protestare per un rigore. Qui il VAR resta silenzioso candidandosi al titolo di miglior attore non protagonista. La stagione è ancora lunga, ma la Roma ha cominciato col piede sbagliato quel poker di partite che possono segnare il suo destino: lottare per lo scudetto o restare nella mischia per conquistare la Champions League. Il futuro è ancora tutto da scrivere a cominciare dalla partita casalinga di venerdì pomeriggio, alle 18.30 contro la SPAL. Serve ripartire immediatamente senza leccarsi le ferite perché le altre non aspettano.

Lavinia Colasanto

De Rossi espulso. La Roma frena

Serena Randazzo – “Sbagliando si impara” dice un noto proverbio. E dovrebbe valere per tutti, o quasi. Non di certo per Daniele De Rossi, che di errori ne ha fatti tanti, calcisticamente parlando, ma di lezioni ne ha imparate ancora evidentemente poche. Nella partita di ieri sera contro il Genoa, il centrocampista giallorosso ha rimediato, quasi certamente, due giornate di squalifica per uno schiaffo a Lapadula. La squadra della Capitale era in vantaggio per 1 a 0 a 20 minuti dal fischio finale ed aveva totalmente sotto controllo la partita, quando, dopo un calcio d’angolo battuto dal grifone, Giacomelli ferma il gioco e corre a bordo campo per consultare il VAR. Cartellino rosso per De Rossi e calcio di rigore, questa la sentenza. Le immagini sono chiare: il calciatore di Ostia ha rifilato una manata all’attaccante genoano, giudicata violenta dall’arbitro senza alcuna esitazione. Gesto istintivo? Folle? Stizzito? Non esiste spiegazione. L’unica certezza sta nella rete del pareggio realizzata proprio dall’ex Milan. La partita terminerà sul’1-1, con una grande occasione sprecata dagli uomini di Di Francesco, che nel post partita dichiarerà: “ci siamo pareggiati da soli”. Grande verità. La condotta antisportiva di De Rossi allibisce la piazza romana, che prontamente condanna il giocatore. Non esistono pro in questo episodio, nessuna giustifica.

 

Un leggero passo indietro però è necessario farlo. Il 31 ottobre la Roma vince per 3 a 0 sul Chelsea di Antonio Conte. Dilaga l’entusiasmo della tifoseria romanista per la città, Daniele De Rossi si presenta alle consuete interviste del post partita e dichiara: “Bisogna essere sempre orgogliosi di essere romanisti. Anche quando si perde 7-1, io lo sono sempre”. E la storia della Roma lo dimostra. Di passi falsi ce ne sono sempre stati, ma sarà lì che servirà essere orgogliosi di aver scelto questi colori. Lo scivolone è di nuovo arrivato. Brutto, inutile e ingiustificabile, ma c’è. Bisognerà ora allacciarsi gli scarpini e correre più degli altri per provare a rimediare, dato che con non è con il rancore che si conquistano punti. A questo punto chi davvero crede in questa squadra, saprà perdonarlo, perché sa che nel bene o nel male Daniele De Rossi è anche questo.

Serena Randazzo

Totti al centro sportivo La Longarina

David Moresco – Michela Baldo, Marinella Pellegrini, Carla Caiazzo, Laura Finocchiaro, Liliana Bartolini e Sara Di Pietrantonio. Qualcuno avrà sentito i loro nomi al telegiornale, altri avranno letto le loro storie sui quotidiani, molti altri invece si chiederanno chi sono, perché di loro si parla poco o nulla. Sono alcune delle donne assassinate, con coltelli, pistole o con la benzina, come è successo a Sara, arsa viva dall’ex fidanzato. È dedicato a lei l’evento organizzato dal Dipartimento per le Pari Opportunità al Centro Sportivo Longarina, a “casa” di Francesco Totti. Il Capitano, seduto di fianco ad altri due Campioni del Mondo, Simone Perrotta e Angelo Peruzzi, oltre a calciare il pallone che dà il via alla partita di beneficenza, tira un calcio anche alla violenza contro le donne: «È assurdo e surreale. Cercheremo di dare il massimo affinché le cose cambino». 

Di poche parole Francesco Totti, che fa di tutto per uscire dai riflettori e sfuggire alle telecamere che lo inseguono: il ruolo da dirigente gli impone maggiore attenzione alle dichiarazioni. Le strumentalizzazioni sono dietro l’angolo. Contano di più i gesti. È arrivato al Centro Sportivo con il figlio Cristian, perché i giovani prendano esempio. Il rispetto, sul rettangolo di gioco o verso le donne, è un valore su cui basare la propria vita, va tramandato di padre in figlio. 

CHAMPIONS«La qualificazione in Champions League è ancora aperta, dipende solamente da noi», il commento di Totti all’indomani della sconfitta contro l’Atletico Madrid. A chi gli dice che con lui in campo l’Italia si sarebbe qualificata ai Mondiali in Russia, l’ex numero 10 risponde con il solito umorismo: «Ma chi mi si prende?».

David Moresco

Genoa-Roma 1-1: le pagelle. La follia di De Rossi cancella la bella marcatura di El Shaarawy

Simone Indovino – Si ferma la striscia di vittorie in trasferta della Roma, costretta a impattare sul pareggio nell’ostico campo del Genoa. Gara non proprio brillantissima e molto fisica da parte di entrambe le compagini, sbloccata a metà ripresa da un bellissimo gol di El Shaarawy. Quando il match sembrava incanalato verso le circostanze predilette dalla squadra di Di Francesco, De Rossi rifila uno schiaffo in area a Lapadula rimediando cartellino rosso e rigore in favore dei rossoblù, poi trasformato dall’attaccante. A nulla serve l’assalto finale capitolino.

ROMA

Alisson 6 – Costretto a subire il secondo rigore consecutivo per colpa delle disattenzioni dei compagni. Normale amministrazione nei restanti minuti di partita.

Florenzi 6 – 95 minuti ordinati per il romano, che è braccato costantemente da Laxalt e non ha tanta licenza di offendere. Nessuna sbavatura particolare in fase di ripiegamento. Fornisce un perfetto assist che El Shaarawy trasforma.

Fazio 6.5 – Come sempre è uno dei più positivi: si innalza con tutti i suoi centimetri e sventa tutti i crossi che gli opponenti provano a mettere in area di rigore. Particolarmente con l’animo su di giri nel finale, accusa leggermente l’ingresso di Lapadula.

Juan Jesus 6.5 – Il brasiliano è protagonista di un’ottima partita, in cui spiccano le sue qualità da velocista. In particolare è da segnalare un ripiegamento sublime su Taarabt involato a rete. Coinvolto anche lui nel nervosismo finale.

Kolarov 6 – Rimane una delle colonne portanti di questo team. Riscalda il piede sinistro e mette in difficoltà gli avversari; peccato che non riesca tuttavia ad imprimere la propria firma.

De Rossi 4 – Follia. Ritornano gli atteggiamenti sconsiderati da parte del centrocampista che compromette una partita che si era messa nei binari prediletti alla Roma. Un giocatore della sue esperienza non può permettersi questi atti specialmente con l’ormai consolidata presenza della VAR.

Strootman 5 – Non una domenica positiva per l’olandese. Nel primo tempo è costantemente fuori dal gioco, nella ripresa è più vivace ma sempre inconcludente. Colpisce l’incrocio dei pali sul finale ma da quella posizione poteva fare certamente di più, difficile parlare solo di sfortuna.

Nainggolan 5.5 – Prosegue sulla stessa striscia di Madrid. 95 minuti non precisi per il Ninja che non è pericoloso in avanti ed è protagonista in negativo di svariati passaggi errati.

El Shaarawy 6.5 – In una partita genericamente anonima, era stato lui a dare lo scossone con la splendida rete del momentaneo vantaggio con uno splendido movimento da attaccante vero, appena pochi secondi dal suo posizionamento a sinistra dopo l’uscita di Perotti.

Perotti 5.5 – Forse accusa l’ambiente, forse un po’ di stanchezza fisica. Fatto sta che non imprime la solita qualità che contraddistingue le sue giocate.

Dzeko 5 – Il gol tarda ad arrivare, ma quest’oggi il bosniaco è anche avulso alla manovra offensiva. Potrebbe fare certamente di più in determinati momenti, come la sponda di testa non precisa che avrebbe potuto regalare un pallone facilmente scaricabile in porta a El Sharaawy.

Defrel 6 – Approccia la partita con la giusta grinta. Il francese si rende protagonista di buoni spunti che creano apprensione alla squadra di Ballardini. Sulla punizione a ridosso dello scadere regala in allungo un prezioso assist che i compagni non riescono a trasformare.

Gonalons 5.5 – Un ingresso in campo non da stropicciarsi gli occhi.

Schick s.v. – Ha rischiato di fare esultare i suoi tifosi appena dopo pochi giri d’orologio dal suo ingresso in campo. Il fatto che sia tornato a calcare il prato verde è senz’altro una buona notizia.

Di Francesco 5.5 – Il tecnico avrà sicuramente materiale per discutere con i suoi. Sfuma la tredicesima vittoria consecutiva in trasferta sopratutto a causa di una mossa scriteriata di De Rossi. Tuttavia i suoi non avevano di certo offerto un gioco spumeggiante come il tecnico auspica normalmente.

Simone Indovino

Thomas Vermaelen: Barcellona è la scommessa da vincere

Gianluca Notari – Per chi ama il calcio, domani sera ci sarà una partita imperdibile: Valencia-Barcellona, rispettivamente prima e seconda in classifica del campionato più spettacolare d’Europa, la Liga spagnola. Entrambi gli allenatori hanno adottato nelle settimane scorse un massiccio turnover per arrivare al top a questo appuntamento: nel Valencia hanno riposato Rodrigo, Guedes e Carlos Soler, mentre nel Barcellona, nella sfida di Champions contro la Juventus, a sedersi in panchina è stato sua maestà Messi.

Il Valencia è la vera sorpresa di quest’anno: dopo la scorsa stagione, dove dopo 3 cambi di guida tecnica si è classificato 12°, l’allenatore Marcelino ha riportato gli Xotos nei piani alti del campionato. Il Barcellona, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni. I blaugrana sembrano aver assorbito senza troppi problemi l’addio imprevisto di Neymar e, complice l’infortunio di Dembelé – arrivato proprio per sostituire il brasiliano -, il tecnico Valverde ha reinventato la filosofia del club catalano, abbandonando il 4-3-3 che per un decennio ha fatto le fortune del club, adottando invece un 4-4-2 con un centrocampo a rombo che garantisce più copertura centrale e lascia maggiore spazio ai tezini, Jordi Alba e Nelson Semedo, di percorrere liberamente la fascia senza preoccuparsi più del dovuto della fase difensiva.

Ci sarebbe molto da dire sugli interpreti e sulle caratteristiche di questo Barcellona 2.0, ma leggendo le probabili formazioni del big match di domani c’è un giocatore che balza subito all’occhio. Un giocatore che il club di Bartomeu aveva praticamente ceduto lo scorso anno, ma che è tornato in Catalogna per aver fallito la sua missione a Roma. Questo giocatore è Thomas Vermaelen, e domani sera, complice la squalifica di Piqué, sarà titolare al fianco di Umtiti nella sfida più importante di questo spezzone di stagione.

Vermaelen inizia la sua carriera in Belgio al Germinal Beerschot, squadra con sede ad Anversa, per poi trasferirsi appena quattordicenne nelle giovanili dell’Ajax, in Olanda. Con la squadra di Amsterdam, tra il 2003 ed il 2009 colleziona 143 presenze, guadagnandosi la fascia di capitano prima e le attenzioni di di Arséne Wenger poi. Il tecnico francese riuscì a strapparlo alla feroce concorrenza, e nell’estate del 2009 il belga di trasferisce all’Arsenal. All’ombra del Big Ben, Vermaelen si conferma come uno dei migliori centrali del mondo. Diventa presto un punto fermo della sua nazionale, e dopo appena 2 stagioni in maglia Gunners viene eletto a vice-capitano, scelto personalmente da Wenger per tenere le redini dello spogliatoio insieme a capitan Van Persie, colonna della squadra. Se il racconto continuasse in questo modo, sciorinando magari i diversi trofei vinti dal classe ’85, si sarebbe certi di assistere all’agiografia di un campione universalmente riconosciuto come tale. Invece, la fragilità fisica di Vermaelen lo ha trascinato spesso nel dimenticatoio, quasi mai annoverato tra i centrali migliori del pianeta. Eppure, nella stagione 2013-14 – l’ultima a Londra -, nonostante i problemi al ginocchio riesce a mantenere una certa continuità, collezionando 21 presenze in totale. A fine stagione, arriva la chiamata del Barcellona, e chiaramente Vermaelen coglie l’occasione al volo.

Ma la prima stagione in Spagna è un incubo: subisce uno stiramento alla coscia prima dell’inizio di stagione, e le seguenti ricadute gli permettono di scendere in campo in maglia blaugrana solamente una volta, nell’ultima partita di campionato pareggiata per 2-2 al Camp Nou contro il Deportivo la Coruna. La stagione seguente, invece, le cose vanno piuttosto bene, ma non abbastanza da meritare la riconferma in squadra. Così, nell’estate del 2016, si trasferisce in prestito gratuito alla Roma. L’esordio, come poi sarà l’intera stagione, è terrificante: nel preliminare di Champions League contro il Porto, Vermaelen viene espulso dopo appena 40 minuti. I soliti problemi fisici tempestano la sua stagione: la pubalgia lo tiene fuori dai campi di gioco per i primi tre mesi della stagione, e la conseguente esplosione di Federico Fazio – insieme alla poca propensione di Spalletti nel cambiare gli interpreti – lo relegano per tutto il resto della stagione in panchina. Le presenze, a fine anno, sono appena 9, e il pacco Vermaelen torna a Barcellona.

Quest’anno le cose non sembrano essere cambiate: fino ad ora, nonostante la buona tenuta fisica, Vermaelen ha giocato solamente una gara in Coppa del Re. Ma domani sera, il belga si giocherà un’importante chance per il suo futuro. Contro di lui ci sarà Zaza, già a quota 9 gol in questo campionato: un ottimo test per l’ex Arsenal, che potrà dar prova della sua affidabilità nonostante l’intermittenza con cui è sceso in campo nelle ultime stagioni. Certo, giocarsi il posto con Pique, Umtiti e Mascherano non deve essere la cosa più semplice del mondo ma, infilando qualche buona prestazione consecutiva, Vermaelen potrebbe candidarsi finalmente come valida alternativa per il Barcellona di Valverde. E restituire al mondo del calcio uno dei suoi migliori centrali.

Gianluca Notari

2012, Genoa-Roma 2-4. Quando le idee vengono messe in campo, una delle migliori partite del Zeman 2.0

Luca Fantoni – L’integralismo non è mai, quasi per definizione, un concetto positivo. Può essere religioso, politico e si può applicare anche al calcio. Nessuno meglio di Zdenek Zeman può rappresentare questo tipo di ideologia. 4-3-3 e attacco continuo. Semplice, dannatamente divertente ma spesso inefficace. Se la prima avventura del Boemo sulla panchina della Roma aveva regalato anche alcune gioie, il Zeman 2.0 è stato un vero e proprio disastro. La partita vinta con il Genoa 4-2 però, è stata una delle poche rappresentazioni, perfettamente riuscite, delle idee dell’allenatore. I giallorossi non erano al livello attuale ma erano comunque una buona squadra. In porta c’era ancora Stekelenburg e non Goicoechea. La difesa a 4 era formata da Piris e Balzaretti sulle fasce e Marquinhos e Castan al centro. Il perno basso del centrocampo era Tachtsidis con Florenzi e De Rossi ai suoi lati. In attacco Lamela a destra e Totti a sinistra supportavano Osvaldo. Il grifone di De Canio rispondeva con un 4-4-2 standardcon Frey tra pali, Bovo a destra, Moretti a sinistra, Granqvist e Canini centrali. Sulle fasce laterali agivano Jankovic e Antonelli con i due mediani Kucka e Seymour. In attacco Jorquera giocava alla spalle dell’ex Borriello.

LA PARTITA – L’avvio di partita è da film horror. Dopo 7 minuti infatti, Kucka raccoglie una sponda di Borriello e calcia a giro sotto l’incrocio dei pali. Passa poco tempo e il Genoa raddoppia. Jankovic prima prende una traversa in mezza rovesciata poi, complice una difesa della Roma dormiente, sulla respinta ribadisce in porta. Un doppio svantaggio inaspettato per i giallorossi. Al 27° è Totti a riaccendere le speranze. Il capitano si gira in area e incrociando con il destro trafigge Frey. Un minuto prima dell’intervallo è Osvaldo a firmare un pareggio importantissimo. L’italo-argentino raccoglie un cross di Piris e in acrobazia fa 2-2. Nella seconda frazione l’atteggiamento dei capitolini è subito più aggressivo. Al 56° è sempre l’attaccante ex Fiorentina a segnare il 3-2 con un colpo di testa su calcio d’angolo. Lamela e compagni non soffrono troppo e poco prima della fine è proprio il fantasista argentino a chiudere la partitacon un sinistro chirurgico all’angolino. Questa vittoria fu solo uno specchietto per le allodole per i tifosi che, dopo qualche match si accorsero delle lacune nel gioco del boemo.

Da un’integralista ad un altro, o almeno così si credeva. Di Francesco, arrivato a Roma nello scetticismo di molti, sta facendo ricredere tutti, dimostrando un’elasticità sia dal punto di vista mentale sia da quello meramente tattico, invidiabile. La sconfitta di Madrid non deve ridimensionare il valore di questa squadra che, anzi, dagli errori può crescere e migliorare. Il tecnico pescarese deve passare un’esame, l’ennesimo, per dimostrare che i giallorossi non sono più quella squadra che si sgretolava quando bisognava vincere ma sono diventati un vero e proprio gruppo. Il Genoa è in cerca di punti salvezza ma Natale è ancora lontano e Nainggolan e compagni non devono concedere regali.

Luca Fantoni

Lotti: “Come Governo vogliamo fare di tutto affinché lo Stadio della Roma si realizzi”

Simone Burioni – Luca Lotti, Ministro per lo Sport, questo pomeriggio alle ore 15:00 ha partecipato alla partita di calcio a sette per dire no alla violenza sulle donne. Il politico al termine dell’evento ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni riguardo allo Stadio della Roma. Queste le sue parole:

E’ stanco dopo questa partita?
Sono molto stanco (ride, ndr). Ci siamo divertiti, abbiamo giocato, ma quello che contava era il messaggio che abbiamo lanciato oggi. Quindi un calcio alla violenza e questo credo che sia l’unico messaggio di questa giornata.

Il suo intervento di ieri durante la Conferenza dei Servizi per lo stadio della Roma è stato decisivo?
Confermo che come Governo vogliamo fare di tutto affinché lo stadio si realizzi. C’è una Conferenza dei Servizi aperta e quindi aspettiamo lunedì l’esito. L’importante è che ci siano tutte le carte in regola, come abbiamo sempre chiesto in questi mesi, che però finalmente si arrivi all’approvazione definitiva. Se servirà mettersi tutti intorno al tavolo, le istituzioni, il Comune, il Governo, la Regione, per far si che ci sia un qualcosa in più per chiudere il progetto il Governo c’è. L’importante è che si riesca a mettere la parola fine alla Conferenza dei Servizi e finalmente dare il via libera a questi lavori di un progetto atteso da troppo tempo dai romani e dai romanisti soprattutto.

Come intendete finanziare il ponte di Traiano e quale sarà l’iter che si seguirà per la realizzazione?
Non è un problema di ponte, o meglio, c’è una Conferenza dei Servizi in corso. Noi daremo la nostra disponibilità per migliorare la viabilità. Quello che conta è arrivare alla fine del progetto, poi se ci saranno degli interventi per migliorare la viabilità, tutti insieme troveremo il modo di metterci a sedere e realizzarli.

Il tutto rientrerà nella legge di bilancio?
Vediamo quello che dirà lunedì la Conferenza dei Servizi e poi faremo tutte le nostre valutazioni.

Simone Burioni

Primavera, Sampdoria-Roma 1-4. Poker giallorosso: decidono l’autogol di Veips, Trusescu e la doppietta di Antonucci

(E.Bandini) – La Roma Primavera torna a vincere in campionato. I ragazzi di Alberto De Rossi superano agevolmente la Sampdoria per 4-1.Decisiva la doppietta di Mirko Antonucci, il colpo di testa di Trusescu e l’autogol di Veips.Inutile il gol della bandiera dei doriani su calcio di rigore realizzato da Balde.

IL TABELLINO

Marcatori: 7′ Veips (aut) (Sampdoria), 20′ Antonucci (Roma), 35′ Antonucci (Roma), 63′ Trusescu (Roma), 74′ Balde (Sampdoria).
Ammoniti: 34′ Scotti (Sampdoria).

SAMPDORIA (4-3-3): Krapikas; Tomic, Ferrazzo (81′ Curito), Ejjaki, Veips; Oliana, Scotti, Tessiore; Gomes Ricciulli, Balde, Cappelletti (63′ Yayi Mpie).
A disposizione: Hutvagner, Doda, Fido, Mikulic, Romei, Aramini, Gabbani, Perrone, Canovi, Prelec.
Allenatore: Simone Pavan.

ROMA (4-3-3): Romagnoli; Bouah, Trusescu, Ciofi, Ciavattini; Marcucci, Riccardi (82′ Sdagui), Masangu; Besuijen, Antonucci, Corlu.
A disposizione: Greco, Cargnelutti, Kastrati, Semeraro, Meadows, Cappa, Celar, Pezzella, Petrugnaro, Valeau.
Allenatore: Alberto De Rossi.

Arbitro: Sig. Fabio Schiru di Nichelino.
Assistente 1: Sig. Alessandro Pacifico di Taranto.
Assistente 2: Sig.ra Ylenia D’Alia di Trapani.

LIVE

SECONDO TEMPO

90′ – Termina il match a Genova: la Roma supera agevolmente la Sampdoria grazie a Trusescu e alla doppietta di Antonucci.

82′ – Prima sostituzione per la Roma: fuori Riccardi, dentro Sdagui.

81 – Altro cambio per la Sampdoria: esce Ferrazzo, dentro Curito.

78′ – Doriani vicini al secondo gol. Oliana di testa stacca molto bene dopo un calcio d’angolo, ma Romagnoli ancora una volta si fa trovare pronto e riesce a parare il tiro.

74′ – La Sampdoria accorcia le distanze con Baldé, che realizza il penalty con una botta potente sotto la traversa.

74′ – Calcio di rigore per la Sampdoria, Trucescu atterra in area Ricciulli.

72′ – Sampdoria vicina al gol. Miracolo di Romagnoli sulla conclusione di Tessore, bravo a liberarsi seguendo uno schema da calcio d’angolo.

66′ – Cambio per la Sampdoria: fuori Cappelletti, dentro Mpie.

63′ – GOOOOOOOOOOOOOOOOOL! La Roma cala il poker. Questa volta ci pensa Trusescu di testa dopo un calcio d’angolo battuto da Riccardi.

60′ – Fase confusionaria del match con molti errori tecnici sui passaggi da parte di entrambe le squadre.

52′ – Ancora Roma, ancora Riccardi. Questa volta a dire di no al tiro del classe 2001 è il portiere Krapikas, che devia il pallone in calcio d’angolo.

51′ – Clamorosa occasione da gol per la Roma in contropiede. Riccardi arriva al limite dell’area di rigore doriano e con il sinistro calcia in porta. Il tiro a giro del centrocampista però si stampa sulla traversa.

47′ – Fase di studio tra le due squadre. Sampdoria sicuramente però leggermente più propositiva rispetto alla Roma.

45′ – Inizia il secondo tempo con i giallorossi che giocano il primo pallone della ripresa.

PRIMO TEMPO

45′ – Finisce la prima frazione di gioco.

35′ – GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL! Terza rete della Roma che prova a chiudere i conti con Antonucci che col sinistro coglie in controtempo il portiere ed insacca.

34′ – Primo cartellino giallo della gara: Scotti viene giustamente ammonito per un fallo su Besuijen.

27′ – Soluzione solitaria di Besuijen con la palla che rimbalza a pochi metri da Krapikasche mette in angolo.

26′ – Grande parata di Romagnoli! Uno due tra Ricciulli e Balde che arriva al tiro ma il portiere della Roma è perfetto in uscita bassa.

20′  GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL! Raddoppio della Roma con un bellissimo gol di Antonucci che si fa male anche alla caviglia dopo aver colpito il pallone. Tutto ok per l’attaccante.

17′ – Ancora Sampdoria pericolosa con un tiro da fuori che finisce di poco fuori. Romagnoli era sulla traiettoria.

11′ – Primo squillo della Sampdoria con una affondo sulla sinitra ma è pronto Romagnolialla parata. Sul successivo cross la palla termina sul fondo.

7′ – GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL! Vantaggio della Roma grazie ad un clamoroso autogol di Veips dopo un pessimo pasticcio del portiere Krapikas. I due tentano un fraseggio in area di rigore fino al passaggio sbagliato del difensore centrale che insacca nella sua porta.

2′  Subito due occasioni, una per parte, ma gli attacchi non pungono e si rimane sullo 0-0.

0′ – Comincia la partita.