Udinese-Roma, Di Francesco amareggiato: “Manca la voglia di vincere, gli episodi non ci premiano”

(K.K.) – Le parole di Eusebio Di Francesco a fine partita ai microfoni di Sky Sport:

È  mancata la prestazione e la fame.
La prestazione c’è stata, abbiamo fatto l’80% di possesso e creato pericoli. È mancata la voglia di vincere la partita, non so a cosa si lega, se è un problema caratteriale o altro. Non possiamo avere in mano la partita e prendere un gol su fallo laterale a 40 metri dalla porta, dove ci sono state ingenuità. Non abbiamo sfruttato al meglio le opportunità, poi siamo qui a leccarci le ferite. Non mi piace parlare di prestazione, nel gioco stavamo facendo cose importanti ad eccezione degli ultimi 15-20 metri.

Perché manca questa fase di finalizzazione?
Le partite sono decise da episodi, che noi non siamo mai bravi a portare a nostro favore. Ma non si tratta di sfortuna, ma di credere di più in quello che si fa. Quando si giudica si guarda il risultato ed è anche giusto, perché fa parte del giochino. Ma non posso dire che non abbiamo messo alle corde l’Udinese. Sono mancate altre caratteristiche, che però fanno parte del calcio e di una squadra che vuole diventare grande. E noi siamo ancora indietro, inutile cercare alibi, rigori o non rigori. In certi momenti, dopo il gol abbiamo dato fiducia agli avversari rischiando. Nei 55 minuti prima dello svantaggio una squadra che vuole diventare grande deve fare gol, visto che i presupposti li aveva creati. Poi perché? Perché sono avvelenato. Mi aspetto di portare a casa tre punti, non sempre dominare le partite ti porta a vincerle.

Nuova sconfitta prima della Champions. Condiziona?
Per me no. La partita più importante era questa, ci credevo e sono arrabbiato. Dovevamo affrontarla con quel piglio e avere la cattiveria che fa la differenza. Io ho visto il Real che ha preso 3 gol, non c’è stata partita e non la voglio paragonare perché è stata diversa. Però hai perso di nuovo, quindi dobbiamo lavorare diversamente. Abbiamo provato ad alzare l’asticella ma non ci siamo riusciti.

Bologna-Roma 2-0, giallorossi in crisi. Di Francesco a rischio?

Simone Burioni– Bologna-Roma è stata sicuramente una delle partite più brutte da quando Eusebio Di Francesco siede sulla panchina giallorossa. Una partita assolutamente anonima, che la Roma ha perso giustamente contro un Bologna che conquista i primi tre punti stagionali e scaccia momentaneamente la crisi. Crisi che invece sta investendo in queste ore i capitolini: da più di un mese infatti la Roma non riesce a vincere, e l’unica vittoria fino ad ora – alla prima di campionato contro il Torino – è arrivata allo scadere dei 90 minuti grazie ad una magia di Dzeko. Le prossime due gare – entrambe casalinghe, contro Frosinone e Lazio – risultano già decisive per il futuro del tecnico abruzzese: ben altra storia rispetto a quando, solamente pochi mesi fa, la Roma di Di Francesco ha sfiorato una clamorosa qualificazione alla finale di Champions League.
Al Bologna è bastato coprire gli spazi in modo ordinato tenendo un baricentro basso e le linee molto strette; al resto hanno pensato Mattiello e Santander: il laterale sinistro è arrivato alla rete dopo una bella azione personale, mentre l’attaccante sudamericano ha sfruttato l’assist del suo partner d’attacco Falcinelli, il quale si è involato verso la porta di Olsen in solitaria, con la difesa giallorossa ancora posizionata sulla linea di metà campo.
La Roma è in evidente stato confusionale, come evidenziato dai tanti errori sotto porta di Dzeko, Pellegrini e Pastore.

FUTURO – “Sono totalmente disgustato” il commento di James Pallotta, arrivato direttamente da Boston nelle ore successive alla partita. E chissà che lo statunitense non voglia prendere in mano la situazione e agire in prima persona, come fu nel caso dell’esonero di Rudi Garcia. Per il momento, però, Di Francesco sarà confermato sulla panchina, ma i prossimi appuntamenti saranno cruciali per il suo futuro: in caso fallisse le gare contro Frosinone e Lazio, sono già diversi i nomi degli allenatori che potrebbero sostituirlo.
Il primo nome è quello di Antonio Conte, anche se forse è anche la pista più complicata da percorrere: oltre all’ingaggio esorbitante, l’ex Juventus difficilmente prenderebbe in mano una squadra non sua. Un’altro nome finito sul taccuino di Monchi è quello di Paulo Sousa: l’ex Fiorentina è finito ad allenare il Tianjin Quanjian, ma l’avventura cinese sembra arrivata alla fine. Il suo agente proprio in questi giorni sta trattando la rescissione di contratto del suo assistito, perciò il portoghese potrebbe presto tornare su piazza. Infine, le suggestioni Laurent Blanc e Vincenzo Montella, i quali però, per differenti motivi, non convincono a pieno la dirigenza della Roma.

Simone Burioni

Di Francesco in crisi: “Sono responsabile, dovrò cambiare qualcosa”

(Keivan Karimi) – Deluso e contrito Eusebio Di Francesco al termine di Bologna-Roma 2-0, altra brutta sconfitta dei suoi: “Tutti gli allenatori cercano di trovare le soluzioni, non ci sto riuscendo e mi sento responsabile. Si parla sempre di numeri e poco di atteggiamenti, il fuoco dentro manca, serve personalità nel fare giocate importanti e creare superiorità numerica. Manca qualcosa, se perdiamo tutti i contrasti col Bologna. Sto cercando gli uomini giusti e gli schemi giusti”.

Ho fatto il calciatore – continua il tecnico giallorosso – Posso restare sereno ma bisogna analizzare tutto. A Milano abbiamo perso all’ultimo con leggerezza, mentre oggi abbiamo chiuso poco sotto rete. Abbiamo fatto 280 cross da 20-25 metri e abbiamo solo Dzeko dentro che può aiutarti. Le risposte che ho avuto mi porteranno a cambiare, devo studiare e valutare la soluzione giusta. Abbiamo poca solidità difensiva e facciamo ancora figuracce”.

Chiude sull’aspetto tattico: “Non posso restare fermo ad accettare determinate prestazioni, devo cambiare. Oggi ho scelto Marcano perché è impensabile utilizzare sempre gli stessi con 1 sfida ogni 3 partite. Cerchiamo di andare a pressare ma non ci scatta nulla, tanto vale mettersi sotto la traversa e aspettare che arrivi un gol. Ma non è la mia filosofia. Non possiamo parlare di 5-6 giocatori nuovi, bisogna pensare a come si corre, a come si difende”.

Di Francesco anticipa Roma-Atalanta: “Pastore può fare l’esterno. Strootman? Decideremo insieme”

(Keivan Karimi) – Le parole di Eusebio Di Francesco a partire dalle ore 15 in conferenza stampa. A Trigoria il mister anticiperà i temi di Roma-Atalanta di domani sera:

Domani contro l’Atalanta duecentesima partita in A, sensazioni?

“Non ci avevo pensato, bel traguardo che però vogliamo migliorare. Spero sia una festa, l’importante è che vinca la Roma”.

Quali errori non da rifare rispetto alla sconfitta dell’anno scorso?

“Sono passati 7 mesi, ma sappiamo benissimo chi affrontiamo. Hanno già giocato 7 partite di alto rango, ha affrontato il Copenaghen. Hanno un ottimo allenatore”.

Sarà convocato Strootman?

“C’è questa trattativa in corso, oggi lo vedrò all’allenamento e valuteremo insieme il da farsi. E’ successo già con Dzeko in passato, per me sarà convocato ma vedremo dopo e capirete”.

Kluivert è pronto per fare il titolare?

“E’ pronto per essere titolare o entrare in corsa, deve fare ancora molto a livello di crescita ma si allena bene. E’ una pedina che posso sfruttare sempre, valuterò il suo utilizzo. E’ tra quei giocatori in bilico per giocare”.

Pastore provato altro a sinistra, può essere una soluzione?

“E’ una valutazione che sto facendo, sapevamo che poteva giocare in quel ruolo, l’ho provato anche domenica. Può giocare sia in mezzo che da esterno. Nei dati generali a Torino è il calciatore che ha svariato di più dietro le punte. Pastore ha qualità e capacità tecniche elevate, lui sa bene che ci aspettiamo di più da lui. Lo posso mettere a fare anche la punta o il terzino, ma se sbaglia tanti palloni cambia poco il ruolo, deve riacquistare serenità”.

Strootman titolare per 90 minuti a Torino. Il suo pensiero sull’eventuale cessione?

“E’ un giocatore che finché è stato con me è stato importante come tanti altri. Non voglio parlare di titolari, certe cose vanno fatte insieme, nella Roma abbiamo tanti centrocampisti e ognuno farà le proprie valutazioni. La forza della squadra viene prima del singolo”-

Molti calciatori hanno un ruolo difficile da inquadrare. E’ cambiato qualcosa? Pastore è difficile definirlo trequartista…

“La mezzala invece cosa deve fare? Per me ci servivano giocatori con determinati mezzi tecnici, come Pastore o Coric. Lui può fare l’esterno venendo poi a giocare tra le linee, ci sono trequartisti molto più bravi allargandosi esterni. La ricerca è di dare maggiore qualità al gioco di squadra, concretizzare di più la mola di gioco. Zaniolo? Può fare la mezzala, ma anche il trequartista. Come Perrotta che aveva grandi capacità di inserimento”.

Dove si può collocare la Roma? Farete un gran campionato se…?

“Prematuro per dirlo, ma abbiamo giocato e lavorato insieme con tanti calciatori e fatto un ottimo ritiro. Abbiamo grandi capacità di crescita. Pastore ad esempio potrebbe sembrare che abbia sbagliato tanto a Torino, ma in realtà ha corso più di tutti e anche con una velocità maggiore. A lui manca la sua qualità migliore ma la ritroveremo presto”.

Come si può passare in una settimana da inserire Strootman titolare a un partente senza troppi rammarichi? Si fatica a capire in città…

“Ho fatto una scelta a Torino dove meritavano in tanti di giocare, ma sapevo di avere altre partite vicine. Voglio far sentire tutti importanti, ma poi ci sono situazioni che vanno lette a 360 gradi, l’interesse è avere giocatori con il desiderio di restare. Con lui non ho ancora parlato, ci parlerò oggi. Non nascondiamo la trattativa ma è ancora un calciatore della Roma. Le scelte vanno condivise, io faccio l’allenatore e in questo momento viene l’importanza della Roma prima di tutto”.

Cristante ha chance di giocare titolare?

“Ha una grande condizione fisica venendo da un’Atalanta che si allenava bene. Può giocare, è una mezzala ma anche un trequartista di insierimento. Ci darà tanto per movimenti e fisicità, sono contento di lui e quasi sicuramente domani sarà titolare”.

Kluivert è il più pronto per fare l’esterno destro al posto di Under?

“Al momento è quello che si adatta meglio da esterno destro, lo vedo come sostituto di Under ma con caratteristiche diverse. Sa attaccare la profondità, meno bravo tra le linee”.

Bella Napoli, ma è il Torino la prova di maturità

Gianluca Notari – Parliamoci chiaro: alle 20.44 ci saremmo presi anche un pareggio. “Ma magari“, pensavano alcuni. Fortunatamente, tra questi non c’erano De Rossi e compagni, che hanno creduto fin dall’inizio in questa splendida vittoria. Napoli-Roma 2-4, non erano molti quelli pronti a scommetterci. Anzi.
Certo certo, senza il gol di Dybala probabilmente sarebbe stata un’altra partita. Però oh, il calcio è anche questo, prendere o lasciare. E noi, oggi, ce lo prendiamo volentieri.

LETTURA – La cosa che salta all’occhio dell’atteggiamento della Roma di ieri sera è certamente la lettura dei momenti: guidati dall’illuminata serata di mister Di Francesco, i giallorossi hanno saputo alternare fasi di pressing alto a momenti di baricentro basso, pronti ad aspettare il Napoli per poi ripartire. Ed è proprio con le ripartenze che i capitolini hanno colpito e affondato la prima della classe. Prima il rocambolesco gol di Under, viziato da una deviazione decisiva di Mario Rui. Poi la capocciata di Dzeko, con cross al bacio di Florenzi. Di nuovo Dzeko, dribbling secco e sinistro a giro. Infine Perotti, che ringrazia Rui per il goffo tentativo di rinvio del portoghese che spalanca la porta al monito.

TORINO – Proprio Perotti cerca di freddare i facili entusiasmi: «Prima di tutto non dobbiamo rilassarci troppo con questa vittoria, non abbiamo fatto nulla. E’ successo già altre volte che abbiamo fatto un buon risultato e poi perdiamo punti. Dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo fatto nulla e finire la stagione al meglio». Eh si, perché tante volte la Roma ci ha dimostrato che la continuità è spesso manchevole, nelle prestazioni prima e nei risultati poi. Venerdì ci sarà il Torino, che dopo un ottimo periodo successivo all’esonero di Mihajlovic e all’ingaggio di Mazzarri sta vivendo un momento di flessione. Una gara ampiamente alla portata dei giallorossi, specialmente di quelli visti ieri sera, nonostante le assenze a cui dovranno far fronte. Due per la precisione: Fazio e Dzeko, entrambi diffidati ed entrambi ammoniti, salteranno il match contro i granata.

SCELTE – Contro il Toro ci si aspetta dunque qualche volto nuovo rispetto a quelli scesi in campo al San Paolo, visto soprattutto l’impegno di Champions League con lo Shakhtar Donetsk della settimana prossima, con la Roma chiamata a ribaltare il 2-1 subito in Ucraina. Spazio a Jesus in coppia con Manolas, e possibile esordio dal primo minuto per Jonathan Silva, tornato ormai da una settimana ad allenarsi con il resto del gruppo, con Kolarov a rifiatare in panchina. Possibile turno di riposo anche per Nainggolan, con Pellegrini al suo posto al fianco di De Rossi. Confermato Strootman, che sta trovando una certa continuità nelle ultime prestazioni, così come Under, punto di riferimento ormai nell’attacco di Di Francesco. I dubbi più grandi sono legati agli altri due ruoli del tridente giallorosso: Perotti, nonostante il gol del momentaneo 4-1, non è sembrato poi così in forma; pronto El Shaarawy al suo posto, che scalpita per un posto da titolare dopo diverse panchine e la tribuna di Kharkiv. A fare le veci di Dzeko, invece, dovrebbe esserci Schick: l’ennesima chance che il ceco dovrà essere bravo a sfruttare. L’ambiente Roma si aspetta moltissimo dall’acquisto più costoso della sua storia, e sarebbe ora che il talentuoso classe ’96 cominci a dare risposte concrete, anche in vista della prossima stagione. Così come la Roma, affinché quella di Napoli non rimanga una vittoria bella ma inutile.

Gianluca Notari

Chelsea pigliatutto. Dopo il sondaggio per Emerson, i blues puntano anche Dzeko

Simone Burioni – Doppie sirene inglesi. “Chelsea su Emerson”, “Il Chelsea punta Dzeko”. Sono le due frasi che hanno fatto preoccupare i tifosi della Roma negli ultimi giorni. Il brasiliano era accostato alla Juventus, che già nella scorsa primavera si era avvicinata molto al terzino sinistro, ma improvvisamente è spuntato il Chelsea di Conte a fare la voce grossa. Senza perder tempo i blues si sono affacciati anche sulla possibile trattativa Dzeko.

MONCHI FA MURO – Riguardo al bosniaco, il ds giallorosso Monchi non vuole privare Di Francesco di uno dei suoi trascinatori e sembra non voler intavolare per nessun motivo una trattativa con il club inglese. Possibile pressing forsennato da parte dei blues nelle ultime ore del mercato invernale, ma per portare a Londra il numero 9 della Roma, che lo scorso anno ha chiuso la stagione da capocannoniere con 29 gol, servirà un’offerta irrinunciabile considerando anche che una vera alternativa a Dzeko nella rosa di Difra non esiste, se non Schick. Il ceco però deve ancora sbocciare e al momento non assicura una certezza per il tecnico giallorosso.

TENTAZION-E-MERSON – Altro discorso è quello legato al terzino classe ’94 che potrebbe essere sacrificato. Sulla stessa fascia l’imponente Kolarov ha oscurato il ritorno del brasiliano, infortunatosi nella partita d’addio di Francesco Totti il 28 maggio scorso, e la società di Trigoria potrebbe essere invogliata a lasciarlo partire se il Chelsea metterà sul piatto un’offerta ragionevole, che però non è ancora arrivata. Intanto Monchi sta pensando a dei possibili sostituti come lo svincolato Siqueira, ex Atletico Madrid. Particolare attenzione alle ultime ore del mercato di gennaio, che potrebbero essere infuocate. Il countdown sta per iniziare.

Simone Burioni

Inter-Roma, San Siro si riempie. Sosta toccasana, torna Defrel

Simone Burioni – Cinquecentottantasei. Son i chilometri che separano lo Stadio Olimpico dal Meazza di Milano. Un tragitto durante il quale i calciatori della Roma dovranno ritrovare la concentrazione e riportare la testa al campo dopo le vacanze trascorse durante questo periodo di sosta.

SAN SIRO FA 50.000 – Al momento lo stadio San Siro conterà cinquantamila interisti a sostegno della squadra di Luciano Spalletti che nella conferenza stampa post Fiorentina aveva dichiarato che “Il gap con la Roma è stato colmato”. L’allenatore di Certaldo cercherà di rendere il tifo nerazzurro un fattore a proprio vantaggio dopo averlo definito come “Un tifo che ti fa tornare indietro nel tempo”. Dall’altra parte il settore ospite, tinto di giallorosso per l’occasione, conta attualmente 1800 unità che tenderanno ad aumentare nei prossimi giorni.

SOSTA BENEDETTA – Sia la Roma sia l’Inter stanno attraversando un momento di intensa difficoltà e lo stop dei match di campionato non può che aver ossigenato le due squadre, chiamate a reagire nell’immediato. I giallorossi nelle ultime cinque partite hanno ottenuto una sola vittoria (Cagliari), due pareggi e altrettante sconfitte, mentre analizzando lo stesso numero di gare i nerazzurri registrano un percorso di zero vittorie, tre pareggi e due sconfitte (Udinese e Sassuolo).

NESSUN RINFORZO, MA C’È DEFREL – Il mercato di gennaio, con molte probabilità, si chiuderà senza nuovi innesti per la Roma. Come già preannunciato dallo stesso Monchi “I migliori acquisti si chiameranno Defrel, Under, Schick…”. Il talentuoso ceco sta faticando a trovare la confidenza con il gol, mentre l’ex Sassuolo si è allenato a Trigoria per velocizzare il proprio rientro. Defrel infatti sembra essere sulla via del recupero per la sfida con l’Inter e potrebbe portare positività alla rosa di Di Francesco che appare preoccupato (ma non scoraggiato) dalle recenti prestazioni della squadra. Che sia il francese la soluzione? Per adesso “Marchons!”.

Simone Burioni

Studio ed organizzazione: quando i soldi non scendono in campo

Gianluca Notari – Quante volte si è detto “senza i campioni non si vince“? A chi è appassionato di calcio, questa frase non risulterà di certo nuova. Le vittorie si ottengono con i grandi giocatori, ovvio, nessuna squadra scarsa ha mai vinto nulla. Eppure, non tutte le squadre possono avere le rose di Real Madrid, Manchester City e Bayern Monaco. Le squadre di minore cabotaggio devono arrangiarsi. Non c’è altro da fare.

Eppure, non sono sempre le squadre di maggior talento, o quelle che spendono di più sul mercato, a vincere titoli e a raggiungere traguardi importanti. Ne sa qualcosa il Milan, esempio ultimo di squadra spendacciona e perdente. Ma non si senta solo, perché il diavolo è in buona compagnia. Per anni campagne acquisti faraoniche di squadre come il Malaga, il Paris Saint Germain o lo stesso Manchester City hanno dimostrato che i soldi contano, certo, ma fino ad un certo punto. La differenza, benché se ne dica, la fa l’organizzazione. “La potenza è nulla senza il controllo” recitava qualche anno fa una nota pubblicità di pneumatici: se non è un concetto buono aprioristicamente e universalmente, lo si può di certo applicare al calcio. Nell’era degli iPad, delle stats, del mental coaching e dei match analysts, l’organizzazione di gioco, scandagliata e sviluppata in ogni più piccolo particolare, è quantomai necessaria. Il campione – o i campioni – presi da sé possono portare qualche risultato, certo, ma senza una buona organizzazione ed un buono studio delle metodologie di gioco, non si costruisce nulla di duraturo.

A conferma di ciò c’è l’assurdo caso del Monaco: la squadra del principato, nel 2011, fu acquistata da Dmitry Rybolovlev, ricco magnate russo che, dopo aver riportato in Ligue 1 la squadra monegasca, investe sul mercato fiumi di euro, acquistando giocatori come James Rodriguez, Falcao, Kondogbia e Joao Moutinho. Nonostante i buoni risultati – un secondo e due terzi posti in campionato – i traguardi raggiunti sono ben oltre sotto le aspettative e questo, insieme a problemi di natura personale incorsi negli anni, costringono il magnate russo ad un forte ridimensionamento. Vengono ceduti diversi giocatori, come Ocampos, Carrasco e lo stesso Kondogbia, nel tentativo di rientrare un po’ in un investimento che, fino a quel momento, si era dimostrato fallimentare. Così, la società è costretta a rimpinguare il proprio organico promuovendo giocatori dal settore giovanile o comprando giovani dalle belle speranze, politica questa in totale rottura con le campagne acquisti in pompa magna degli anni precedenti. Nel frattempo, però, sulla panchina del Monaco si siede un tecnico sconosciuto ai più, che pur avendo ottenuto ottimi risultati con il Braga e lo Sporting Club de Portugal, era rimasto senza panchina: Leonardo Jardìm. Una scommessa, niente più: ma il tecnico portoghese, in sole tre stagioni, vince un campionato francese – interrompendo la striscia del PSG – e conquista i quarti di finale di Champions League, perdendo contro la futura finalista Juventus. Jardìm ha dimostrato come, con il lavoro sul campo – poche idee, semplici come il 4-4-2 utilizzato in campo, ma chiare – ed un ottimo lavoro di scouting – in patria prima, nel resto d’Europa e del mondo poi – si possono raggiungere risultati ed obiettivi perseguiti per anni, senza successo, sprecando inutilmente milioni su milioni.

Alisson, Manolas, Moreno, Fazio e Juan Jesus: questi 5 nomi sono, ad oggi, la migliore difesa possibile che si può trovare in Italia in questo momento. Certo, nel conteggio dei gol presi manca una gara insidiosa come quella di Genova contro la Sampdoria, e si, la difesa non la fanno solo i difensori ma è la squadra intera a lavorare in transazione difensiva. Ma i numeri questo dicono, e i numeri non mentono mai. 3 su 5 non sono certo dei campioni, due forse lo sono – o comunque sono più vicini al “pianeta campioni” rispetto agli altri – ma sta di fatto che il calcio a livello europeo e mondiale sa offrire certamente di meglio. L’organizzazione però, come abbiamo visto, non si compra sul mercato. La si studia, ci si lavora, si sbaglia e si corregge. Non si compra. Eusebio Di Francesco questo lo sa, lo sa fare e gli riesce anche molto bene. A discapito dei molti detrattori di inizio stagione, ora il suo carro è pieno di gente, tanta, forse troppa, che fa festa e lo venera esaltandone le qualità. Ma in fondo, tra le molteplici qualità che un allenatore può avere, ce n’è una fondamentale, senza la quale non si può fare questo mestiere: sapere allenare. E Di Francesco, in questi primi mesi di Roma, ha dimostrato di saper allenare davvero bene. Amen.

Gianluca Notari

Gonalons, Kolarov e la Roma adulta

Gianluca Notari – “Prima queste partite non le avremmo vinte“. Firmato Diego Perotti, come è sua la firma sull’1 a 0 di questo Roma-Crotone. Risultato secco, forse sotto le aspettative, ma che presta il fianco a diverse considerazioni.
Il volto di questa gara è certamente Maxime Gonalons. Il francese, arrivato come riserva di De Rossi, si era fatto notare nella partita di Londra contro il Chelsea, sorprendendo tutti per la sua calma olimpica dopo la sofferta partita di Baku, ed anche oggi ha dimostrato di essere un elemento di cui mister Di Francesco può fidarsi certamente. Come lui, la Roma oggi ha dimostrato di saper gestire i momenti della stagione, premendo sull’acceleratore quando serve e frenando un po’ quando non è richiesta la velocità massima. Sia chiaro, la concentrazione non deve mai mancare, ma a far specie è la consapevolezza della dimensione e della mentalità che questa squadra sta maturando nei propri confronti. Oggi Nainggolan e compagni hanno fatto ciò che desideravano: andare subito in vantaggio per poi gestire al meglio la partita. E meglio di così proprio non si poteva: era dal 2013 che la Roma non prendeva così pochi tiri nello specchio, appena 3, con Alisson che per reiterata inoperosità rischiava quasi di rimanere senza voto nelle pagelle finali.

Potrebbe essere definita questa una Roma donwtempo: calma e rilassata nei momenti di superiorità, ritmata e vivace quando il gioco lo richiede. E per rimanere sulla metafora musicale, una particolare menzione va fatta per Aleksandar Kolarov, cassa dritta di questa squadra: è lui il faro che illumina la squadra, il compagno a cui tutti si affidano quando si libera spazio sulla sinistra. Ogni qualvolta che l’ex City ha la palla tra i piedi il tifoso romanista scalpita, si agita e sfrega le mani, pregustando la giocata che lo farà gridare di gioia. Il suo rendimento va oltre ogni più rosea aspettativa, e non per la qualità delle giocate – che sapevamo non mancare, ahi noi, per averla testata anche sulla nostra pelle – ma per l’incredibile continuità che gli riesce a dare. Durante la scorsa stagione, con Guardiola, il serbo ha giocato la maggior parte delle partite da difensore centrale, in difese a tre o a quattro. E alla soglia dei 32 anni, non è per nulla facile riprendere un ritmo che si è perso, specialmente in un campionato così dispendioso come la Serie A. Eppure, per Kolarov il tempo sembra non essere passato. Probabilmente arriverà il momento di calo fisico, perché immaginarlo così per tutta la stagione somiglierebbe più ad un romanzo di Bruce Sterling, ma l’impressione è che per il momento Kolarov sia, e si senta, insostituibile. Questo forse alla lunga potrebbe diventare un limite per Di Francesco, che però ha la scusante di non aver mai avuto un suo sostituto naturale, cosa che invece avrà quando, tra poche settimane, rientrerà Emerson Palmieri. In quel momento il tecnico abruzzese dovrà esser bravo ad alternare i due, avendo maturità nel discernere quale dei due sia il più indicato partita per partita.

Insomma, la Roma di Di Francesco non è la Roma più bella che si sia vista da questi lidi. E probabilmente non è nemmeno la più forte. E’ una squadra in crescita, ma che presenta già diversi caratteri distintivi, su tutti quello dell’essere adulta, che sa capire quando si deve accelerare e quando frenare per arrivare all’obiettivo, cioè quello di vincere.
Che poi, vincere le partite sporche è una qualità, non una pecca.

Gianluca Notari

1997, Roma-Napoli 6-2. Primo gol giallorosso in Serie A per Di Francesco

Luca Fantoni – Autunno 1997. La Roma ha concluso la stagione precedente con un deludente 12° posto. Franco Sensi chiama a guidare la squadra un tecnico che, solo sei mesi prima, era sulla panchina della Lazio, Zdenek Zeman. Il boemo, grazie a partite pirotecniche e buoni risultati, ci mette poco a fare breccia nella diffidenza della tifoseria giallorossa. Dopo il discreto avvio in campionato, con due vittorie e due pareggi, di cui uno con la Juve, come avversario arriva all’Olimpico il Napoli di Mutti. I partenopei si presentano con poche aspirazioni e con una squadra modesta, che annovera tra i giocatori migliori il portiere Taglialatela, Igor Protti e un giovane Bellucci. I giallorossi, al contrario, esibiscono una formazione dai nomi altisonanti. Konsel difende i pali, Cafù a destra, entrambi arrivati quell’estate, Aldair e Petruzzi al centro, con Candela a sinistra. Di Biagio gioca come mediano e, davanti a lui, agiscono Tommasi ed Eusebio Di Francesco. L’attuale tecnico della Roma fu acquistato in quella sessione di mercato estivo, dopo due ottime stagioni al Piacenza. In attacco Totti assiste le due punte Balbo e Gautieri.

LA PARTITA – Il match contro il Napoli è l’esempio perfetto del calcio zemaniamo. Pressing asfissiante e difesa altissima. Nei primi minuti la Roma spinge e trova subito il vantaggio grazie a Candela, che vince un rimpallo con Prunier e batte Taglialatela con un tiro a giro. Al 34° Di Francesco comincia a dare spettacolo, saltando con una finta il difensore e appoggiando a Gautieri che con il destro piazza la palla all’incrocio dei pali per il 2-0. Nel secondo tempo i capitolini dilagano. Per primo trova il gol Balbo, che firma la sua 100° rete in campionato, e poi proprio Di Francesco che, sugli sviluppi di un angolo, calcia forte con il destro e cala il poker. Per l’abruzzese è la prima gioia in Serie A con la maglia della Roma, dopo aver segnato in Coppa Italia, un mese prima, contro il Verona. Dopo il 5-0 firmato ancora da Balbo, il Napoli prova a reagire con i gol di Altomare e Bellucci ma, ad un minuto dalla fine, sempre l’attaccante argentino fissa il risultato sul definitivo 6-2, realizzando la tripletta personale.

Il campionato della Roma si chiuderà al 4° posto, dopo una serie di alti e bassi in pieno stile Zeman. Una delle poche certezze di quella stagione fu Eusebio Di Francesco che diventerà, poi, una delle colonne portanti dello scudetto del 2001. Parte della sua crescita come giocatore è passata anche per quella partita contro il Napoli. Questa volta, da allenatore, Di Francesco spera che la sua Roma possa diventare grande attraverso un’altra vittoria sui partenopei, anche se non sarà un 6-2.

Luca Fantoni